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VEROLANUOVA,2 MAGGIO 2013 Stili di vita nella prevenzione e cura del diabete e della sindrome metabolica ARMANDO ROTONDI Unità Operativa Semplice Diabetologia Azienda Ospedaliera Desenzano del Garda Presidio Ospedaliero di Leno … ma … Il 30% di poco, è poco Il 30% di tanto, è tanto da De Lapalisse, modif. DEFINIZIONE Il Diabete Mellito è una sindrome cronica caratterizzata da iperglicemia secondaria ad un difetto di secrezione o di attività dell’insulina o più spesso da entrambi. • L’iperglicemia a lungo termine provoca danni a vari organi: occhio, rene, sistema nervoso periferico, apparato cardiovascolare. • Diabete: non solo iperglicemia…. Insulino Stress resistenza ossidativo trombofilia infiammazione Dislipidemia Ipertensione & disfunzione endoteliale & steatosi epatica iperglicemia Obesità & disregolazione adiposa Diabete. L’epidemia del 3° millennio 3 4 5 6 7 8 9 0 1 16149371 2 02 Popolazione mondiale diabetica 1 2 3 4 5 6 03 1 80775517 01 Pazienti con complicanze diabetiche Diabete Mellito “L’epidemia del terzo millennio” 38.2 46.2 18% 25.0 39.7 59% Nord America Europa 2030 1940 1900 1920 1980 1960 2000 Africa Centrale e Sud 10.4 America 19.7 88% Asia 13.6 36.9 198% 81.8 196.1 121% Oceania Mondo 2003 = 189 milioni 2025 = 446 milioni Aumento 135% 1.1 1.7 59% Zimmet P., Oral Communication October 2004 Prevalenza del diabete nel 2010 IDF diabetes atlas, 4th edition, 2009 Prevalenza del diabete nel 2030 IDF diabetes atlas, 4th edition, 2009 2010 2030 Numero tot di persone con diabete (age 20-79) 285 millioni 438 millioni Prevalenza di diabete (anni 20-79) 6.6 % 7.8 % Slide No. 9 • Diabetes and cardiovascular disease • L’obesità sta aumentando con un ritmo allarmante 1998 <10% 10–14% 2008 15–19% 20–24% 25–29% ≥30% • L’obesità aumenta l’insulinoresistenza e accelera l’insorgenza del diabete tipo 2 • Nei paesi occidentali, quasi il 90% dei casi di diabete tipo 2 può essere attribuito all’aumento di peso Centers for Disease Control and Prevention: http://www.cdc.gov/obesity/data/trends.html International Diabetes Federation 2003 Il diabete è un grande problema sociale In ogni famiglia del Veneto c’è o ci sarà nei prossimi anni una persona con il diabete o un soggetto pre-diabetico I numeri del diabete in Italia Prevalenza nella popolazione % Prevalenza forme non diagnosticate Prevalenza oltre i 65 anni % ~ 4,3 1-2% 10-15 _________________________________________ ________ D. di tipo 2: ~ 95% D. tipo 1: ~ 5 % _________________________________________ _______ Annali AMD 2006 Ma……….. • Alla percentuale di diabete noto si deve aggiungere una percentuale simile di diabete non riconosciuto per la scarsità dei sintomi, ed altri casi nei quali, pur se la malattia non si è ancora manifestata, sono presenti alterazioni metaboliche che, se non corrette, possono favorire la comparsa della malattia • Tutti questi soggetti vanno incontro a morbilità e mortalità per complicanze micro e macro-vascolari nettamente superiori rispetto al resto della popolazione • Necessario uno screening per velocizzare le diagnosi di DM2 e il mantenimento non solo degli obiettivi glicemici, ma di tutti i fattori di rischio per MCV concomitanti I danni del diabete.. Piccoli vasi Grandi vasi •retinopatia diabetica sono secondarie ad “aterosclerosi accelerata” •nefropatia diabetica •cardiopatia ischemica (fino all’insufficienza) •neuropatia diabetica •vasculopatia cerebrale (TIA, infarto) •AOCP Il danno tissutale nel DM2 comporta gravi complicanze a lungo termine Occhi (retinopatia, glaucoma, cataratta) Cervello e circolazione cerebrale (infarto, TIA) Cuore e circolazione coronarica Reni (nefropatia, ESRD) Sistema nervoso periferico (neuropatia periferica) Vasi circolazione periferica (malattia vascolari periferiche,gangrene, amputazioni) CHF, congestive heart failure; ESRD, end-stage renal disease; MI, myocardial infarction; TIA, transient ischaemic attack Adapted from Diabetes Atlas 4th edn. International Diabetes Federation. 2009 Diabete e Rischio Cardiovascolare • Il DM2 aumenta di 4 volte il rischio di CAD • Responsabile dell’80% delle morti nei diabetici • 75% dovute ad aterosclerosi coronarica • 25% dovute a vasculopatia cerebrale o periferica • Responsabile >75% delle ospedalizzazioni per complicanze diabetiche • Il 50% dei diabetici tipo 2 all’esordio hanno una preesistente aterosclerosi coronarica • Il 5% degli IMA sono anche diabetici • DM + CHD = tasso mortalità 45% a 7 anni e 75% a 10 anni American Diabetes Association. Diabetes Care 2009; 32 (Suppl 1): S13-S61 Lerman I. Arch Med Res. 2005; 36:300-6; Cimino A, et al. Diabetes Care 31: 2166-2168, 2008 I pazienti diabetici hanno, rispetto ai soggetti non diabetici, un rischio 2-4 volte maggiore di sviluppare cardiopatia ischemica(Angina, Infarto miocardico), scompenso cardiaco, eventi cerebrovascolari acuti e vasculopatia periferica La malattia cardiovascolare, nel complesso, rappresenta la principale causa di morte (circa l’80%) nei pazienti diabetici Therapy for diabetes mellitus and related disorders 2004, 241-246, ADA eds Quanto costa... Costi Totali (Euro) Costi dovuti all’ospedalizzazione (%) Euro (milioni) 6.000 Incremento dei costi dovuti alla presenza di complicanze rispetto alla loro assenza 5.000 109% 3.000 3.148 2.563 2.000 0 5.226 70% 4.000 1.000 247% 1.505 46% Assenza di complicanze 60% 56% Complicanze Complicanze Complicanze microvascolari macrovascolari micro- e macrovascolari Williams R et al. Diabetologia 2002; 45: S13–S17. Fattori di Rischio per Diabete • • • • • • • Età > 40 anni Storia familiare di diabete Razza Sovrappeso (BMI >25 kg/m2) Sedentarietà Storia di prediabete (IGM): [FPG]* e/o [2hPLG]^ Storia di diabete gestazionale o macrosomia fetale * Fasting Plasma Glucose ^ 2 hour Post Load glucose Fattori di Rischio Modificabili per Diabete Tipo 2 • Sovrappeso (BMI >25 kg/m2) • Distribuzione del grasso corporeo • Sedentarietà Prevenire il Diabete • C’è un lungo periodo di intolleranza al glucosio che precede lo sviluppo del diabete • I test di screening possono identificare soggetti ad alto rischio • Ci sono interventi sicuri, potenzialmente efficaci che possono modificare i fattori di rischio Storia naturale del diabete tipo 2 Diabete IGT/IGF Glicemia (mg/dL) Normoglicemia Scompenso Iperglicemia pp Glicemia a digiuno Funzione b-cell residua (%) 120 Insulino resistenza 100 Insulinemia –20 –10 0 10 20 Anni di durata del diabete International Diabetes Centre, Minneapolis, MN. 30 In Italia attualmente in giovani obesi sembra riscontrarsi una prevalenza di: • Alterata Glicemia a Digiuno: 0.27% • Intolleranza ai carboidrai: 4.7% • Diabete tipo 2: 0.1% TOTALE: 5.07% Invitti et Al, Valerio et Al; 2006 Le cause del diabete mellito di tipo 2 Fattori genetici • Anamnesi familiare positiva 92% dei pazienti con diabete mellito di tipo 2 presenta insulinoresistenza 1. Haffner SM, et al. Diabetes Care 1999; 22: 562–568. 2. Bloomgarden ZT. Clin Ther 1998; 20: 216–231. Fattori ambientali • Dieta • Obesità • Sedentarietà Studi di Prevenzione del Diabete con Modifiche Stile di Vita Studio Clinico Misure Adottate Da Qing Dieta+/-esercizio Finnish Prevention Study Diabetes Prevention Study Cambiamento Intensivo Stile Vita Cambiamento Intensivo Stile Vita Riduzione Rischio -31/-46% -58% -58% Stile di vita: nella prevenzione… Alimentazione sana Attività fisica regolare •dieta normocalorica, normoglucidica nei soggetti normopeso •30 - 40 minuti al giorno di passeggio, •dieta ipocalorica normoglicidica nei soggetti obesi (riduzione del peso del 5%) •oppure 10 minuti di corsa o 5 minuti di nuoto Abolizione fumo •oppure 20 minuti di passeggio veloce, Allontanamento stress psichici/ambientali Ma sicuramente… La familiarità per “cattive abitudini” può diventare familiarità per malattia metabolica e complicanze cardiovascolari: Fumo attivo e passivo Tipo di cucina (anche per tradizione locale !!!) Scarsa attività fisica (abitudine di intrattenere i bambini con la televisione …) Metabolic Syndrome • The metabolic syndrome is a complex clustering of risk factors associated with physical inactivity, high-fat/ high- calorie diets, abdominal adiposity, and aging Dec 11th 2003 From The Economist print edition Dec 11th 2003 The Economist Il diabete tipo 2 nella maggior parte dei casi non è una entità patologica distinta, ma la manifestazione di un disordine più ampio: La Sindrome Metabolica Diabete Dislipidemia Insulinoresistenza Iperinsulinemia Aterosclerosi Obesità Centrale Ipertensione Diabete: non solo iperglicemia…. Insulino Stress resistenza ossidativo trombofilia infiammazione Dislipidemia Ipertensione & disfunzione endoteliale & steatosi epatica iperglicemia Obesità & disregolazione adiposa La sindrome metabolica (IDF, 2005) Presenza di obesità centrale (circonferenza addominale > 94 cm nell’uomo o > 80 cm nella donna), più almeno due dei seguenti criteri: – Glicemia a digiuno ≥ 100 mg/dl – Trigliceridi plasmatici ≥ 150 mg/dl – Colesterolo HDL < 40 mg/dl nell’uomo o < 50 mg/dl nella donna – Pressione arteriosa sistolica ≥ 130 o diastolica > 85 mmHg www.idf.org Il nostro metabolismo è quello dell’uomo primitivo che mangiava solo quando il cibo era disponibile. Quindi abbiamo imparato (in millenni di evoluzione)a risparmiare calorie e a depositarle nel tessuto adiposo come scorta per i tempi duri… Ora però l’eccesso di cibo fa si che chi prima era difeso da questi geni ora rischia di più... Mc Kully KS. The significance of wheat in the Dakota territory, human evolution, civilization, and degenerative diseases. Persp Biol Med 2001;44:52-61 La sindrome metabolica è complessa e difficile da definire frequente grave causa di complicanze molto onerose ..... ma è possibile curarla!!! Identificazione dei pazienti Appropiate modifiche dello stile di vita Raggiungimento dei targets terapeutici, spesso con uso di più farmaci Prevalenza della Sindrome Metabolica negli USA 50 Uomini Donne Prevalenza (%) 40 30 20 10 0 20-29 30-39 40-49 50-59 Età (Anni) Ford ES et al. JAMA. 2002;287:356-359. 60-69 70+ Kuopio Ischaemic Heart Disease Risk Factor Study: incremento della mortalità cardiovascolare nella Sindrome Metabolica Sindrome metabolica Sì No Mortalità cardiovascolare RR (IC 95%); 3.55 (1.98–6.43) Mortalità CV (%) 15 10 5 0 0 2 4 6 8 10 12 Follow-up (anni) Lakka HM et al., JAMA 2002; 288:2709-2716 Stili di vita Alimentazione Abbondante Ricca in calorie Riduzione attività fisica in età scolare Sports Più competitivi Minor partecipazione TV, computers, autovetture “dieta del diabete e nella sindrome metabolica” Nella prevenzione Nella cura Per evitare incremento peso Per mantenere un peso corretto Stile di vita nella prevenzione del T2D L’attività fisica, la riduzione del peso corporeo, la riduzione dell’introito di grassi saturi e l’aumentato introito di fibre hanno ridotto il rischio di diabete tipo 2 del 58% in adulti sovrappeso con IGT sia in Finlandia che negli USA Prevention of type 2 diabetes mellitus by change in lifestyle among subjects with impaired glucose tolerance. Tuomilheto J et al. NEJM 2001; 344:1343-50 Reduction in the incidence of type 2 diabetes with lifestyle intervention of metformin. Program Research Group. NEJM 2002; 346:393-403 Diabetes Prevention THE FINNISH DIABETES PREVENTION STUDY (DPS) Randomized Clinical Trial to Prevent Type 2 Diabetes in Persons at High Risk The DPS Research Group Obiettivi • • • • • Riduzione del peso > 5% Intake di grasso totale < 30 (E%) Intake grassi saturi < 10 (E %) Intake di fibre > 15 g/1000 kcal Esercizio fisico aerobico moderatovigoroso > 30 min/die Tuomilehto J, et al. N Engl J Med 2001;344:1343–1350 The Diabetes Prevention Program • A Randomized Clinical Trial to Prevent Type 2 Diabetes in Persons at High Risk • The DPP Research Group Modifiche Intensive dello Stile di Vita • del 7% del peso corporeo ed il mantenimento del più basso peso ottenuto – Apporto calorico fra 1200-1800 kcal/day – Dieta con contenuto di grasso < del 25% delle calorie totali • > 150 minuti/settimana di attività fisica The DPP Research Group, NEJM 346:393-403, 2002 58% Il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 si è ridotto in modo significativo nel gruppo sottoposto ad intervento intensivo sullo stile di vita Quale dieta?? Dieta Equilibrata Proteine Lipidi Rapporto S/M/P Carboidrati Colesterolo Fibre 0.6-0.8 g/kg < 30% 1:1:1 45-60% < 300 mg/die 20-40 g/die Calorie quelle necessarie per ottenere il peso corporeo desiderabile Riduzione Peso in Diabete 2°Tipo Insulino Resistenza Iperglicemia Ipertensione Dislipidemia Evidence-based nutritional approaches to the treatment and prevention of diabetes mellitus. Nutr Metab Cardiovasc Dis (2004) 14: 373–394 • Carboidrati: possono variare tra il 45 ed il 60% dell’energia totale giornaliera I CARBOIDRATI o GLUCIDI nella NUTRIZIONE Funzione principale: forniscono all’organismo energia di rapida utilizzazione: 1 g di GLUCIDI = 4 Kcalorie nei muscoli e nel fegato rappresentano la riserva energetica di rapida utilizzazione; Evidence-based nutritional approaches to the treatment and prevention of diabetes mellitus Nutr Metab Cardiovasc Dis (2004) 14: 373–394 …..per i pazienti con livelli di trigliceridi persistentemente elevati può essere appropriato un tentativo di dieta con una quota di carboidrati ai livelli inferiori del range. Raccomandazioni Nutr Metab Cardiovasc Dis (2004) 14: 373–394 • L’assunzione di Carboidrati può variare tra il 45% e il 60% dell’energia totale (C). • Le caratteristiche metaboliche suggeriscono l’assunzione più appropriata all’interno di questo intervallo per diabetici di tipo 1 e 2 (A). • Quando l’apporto in CHO è al limite superiore è importante consigliare cibi ricchi in fibre e con basso IG (A). FIBRE • Bisogna incoraggiare il consumo di alimenti naturalmente ricchi in fibre • L’apporto ideale di fibre dovrebbe essere di 40 g/die ( o 20 g/1000 kcal) di cui la metà idrosolubili. E’ CONSIGLIABILE L’USO DELLE FIBRE FIBRE INSOLUBILI SOLUBILI Cereali integrali, legumi Frutta, verdura Cereali, legumi, ortaggi e frutta Questi alimenti sono importanti perché apportano carboidrati (soprattutto amido e fibra), ma anche vitamine, minerali e proteine (cereali e legumi) La fibra è importante poiché sembra possa ridurre il rischio di insorgenza di alcune patologie (diverticolosi del colon, tumori del colon-retto, diabete, malattie cardiovascolari) Pane, pasta, riso e altri cereali preferibilmente integrali (evitando di aggiungere condimenti particolarmente grassi) Consumare quotidianamente più porzioni di ortaggi e frutta fresca Aumentare il consumo di legumi (limitare le aggiunte di grassi di condimento) Evidence-based nutritional approaches to the treatment and prevention of diabetes mellitus. Nutr Metab Cardiovasc Dis (2004) 14: 373–394 • Carboidrati: possono variare tra il 45 ed il 60% dell’energia totale giornaliera • Proteine: 10- 20% dell’energia totale giornaliera Le PROTEINE o PROTIDI nella NUTRIZIONE Funzione principale: forniscono all’organismo i materiali per la crescita, il mantenimento e la ricostruzione delle strutture cellulari, sono i costituenti degli enzimi che favoriscono le più importanti reazioni, possono sviluppare energia: 1 g di PROTIDI = 4 Kcalorie Proteine 10-20% fabbisogno calorico giornaliero Proteine 0.8 – 1.2 g/kg/die Se presente microalbuminuria 0.7 – 0.9 g/kg/die nel periodo della crescita le “proteine animali” e “vegetali” dovrebbero essere equamente ripartite in un adulto è considerato ottimale il consumo di: 1/3 di “proteine animali” e 2/3 di “proteine vegetali. Le proteine nella ripartizione giornaliera: Protidi altri Evidence-based nutritional approaches to the treatment and prevention of diabetes mellitus. Nutr Metab Cardiovasc Dis (2004) 14: 373–394 • Carboidrati: possono variare tra il 45 ed il 60% dell’energia totale giornaliera • Proteine: 10- 20% dell’energia totale giornaliera Lipidi: il consumo totale dei grassi non deve superare il 30 35 % dell’energia totale giornaliera I Grassi o LIPIDI nella NUTRIZIONE Funzione principale: forniscono all’organismo energia di riserva che si accumula nel tessuto adiposo: 1 g di LIPIDI = 9 Kcalorie i lipidi cellulari sono i costituenti delle membrane cellulari. • Lipidi 25-30% del fabbisogno calorico totale Ac. Grassi saturi < 7% delle calorie totali (Burro, carne rossa, formaggio, olio di cocco e di palma) Ac. Grassi polinsaturi 7-10% delle calorie totali: Omega-3 Pesce azzurro, noci, mandorle, olio di soia Ac. Grassi monoinsaturi fino al 20% delle calorie totali Colesterolo <300 mg Carni, pesce, formaggi, uova Olio d’oliva extravergine Acidi grassi transinsaturi Derivano dal processo di idrogenazione LDL HDL di acidi grassi polinsaturi Contenuti in prodotti di manifattura (biscotti, dolci, cioccolata) e prodotti che hanno subito processi industriali STOP Limitarne l’introito Quali grassi Grassi animali, burro, strutto etc, cocco, olio di palma COME COMPORTARSI Moderare le quantità di grassi e oli per condire e/o cucinare, utilizzando eventualmente tegami antiaderenti, cotture al cartoccio, al microonde… Limitare i condimenti di origine animale (burro, panna …) e preferire quelli di origine vegetale: soprattutto olio extravergine di oliva e oli di semi Usare i grassi da condimento preferibilmente a crudo, evitando di riutilizzare gli oli e i grassi già cotti Non eccedere nel consumo di alimenti fritti COME COMPORTARSI Consumare il pesce fresco o surgelato due tre volte la settimana Tra le carni preferire quelle magre eliminando il grasso visibile Uova fino a 4 la settimana distribuite nei vari giorni Preferire il latte parzialmente scremato, che comunque mantiene il suo contenuto in calcio Tutti i formaggi contengono quantità elevate di grassi: scegliere quelli a minor contenuto in grassi o consumarne porzioni più piccole Bevande alcoliche 5 - 15 g di alcool al giorno Effetto antiossidante •Riduce il rischio coronarico (aumento HDL) •Migliora la sensibilità insulinica Bevande alcoliche Al giorno 1 dose di alcolici per le donne 2 dosi per gli uomini 1 DOSE 1 bicchiere di vino o 1 birra piccola 1 bicchierino di superalcolico ATTENZIONE Gli alcolici sono calorie ALCOOL • Poco (1 o 2 bicchieri/die) e solo durante i pasti • Rischio di indurre gravi ipoglicemie se consumato lontano dai pasti • Da evitare assolutamente nel caso in cui ci sia sovrappeso, dislipidemia, ipertensione e diabete scompensato FALSE CREDENZE SULL’ALCOL: non è vero che … … l’alcol aiuti la digestione … il vino faccia buon sangue … non è del tutto vero che l’alcool riscaldi … che l’alcool aiuti a riprendersi da uno shock … che l’alcool dia forza Componenti della Dieta e Proprietà Cardioprotettive Nutriente/Alimento Carboidrati Complessi Ac Grassi saturi/Colesterolo Ac Grassi Trans Ac Grassi Monoinsaturi Noci, pesce(PUFA) Folati e fibre Verdure e Frutta Vino ed alcool(moderati) Effetto + -++ ++ + ++ + + =protettivo, ++ =molto protettivo, - =avverso -- = molto avverso Diminuito apporto calorico PESO MEDIO DELLA POPOLAZIONE IN AUMENTO ? La sedentarietà CAUSA PRIMARIA NEL CONDIZIONARE IL SOVRAPPESO E L’OBESITA’ NEI PAESI OCCIDENTALI Rischio di sviluppare la malattia diabetica ed ore passate davanti alla televisione • • • 38.000 uomini di età tra 40 e 75 anni, dello studio Health Professionals Follow-up Study, seguiti per circa 10 anni. Il RR di diventare diabetici cresce al crescere del sovrappeso e delle ore passate alla TV; il rischio decresce al crescere dell'attività fisica In particolare: Attività fisica RR Ore passate alla TV RR Molto bassa 1,00 0-1 / settimana 1,00 Bassa 0,78 2-10 / settimana 1,66 Media 0,65 11-20 / settimana 1,64 Elevata 0,58 21- 40 / settimana 2,16 Molto elevata 0,51 > 40 / settimana 2,87 Hu et al. Arch Int Med 2001 ..e nella cura del diabete.. • almeno 150 minuti/settimana di attività fisica aerobica di intensità moderata (50-70% della frequenza cardiaca massima) • e/o almeno 90 minuti/settimana di esercizio fisico intenso (>70% della frequenza cardiaca massima). L’attività fisica deve essere distribuita in almeno 3 giorni/settimana e non ci devono essere più di due giorni consecutivi senza attività Effetto dell’attività fisica sul livello dei lipidi plasmatici: lo studio “Heritage” • Soggetti studiati: 200 uomini, di età <65 anni, sani e sedentari • Training: 60 sessioni di training aerobico in 21 settimane (da 1 a 4 sessioni per settimana) • Effetto del training sul profilo lipidico: ∆ HDLc ∆ TG ∆ TC/HDLc Normolipemici +3% +2% -2% TG alti +9% - 13 % -4% HDL basse, TG alti + 18 % - 17 % -9% Le variazioni indotte da un training di tipo aerobico sono tanto maggiori quanto meno favorevoli sono le condizioni di partenza del profilo lipidico. Couillard, ATVB 2001 Benefici Esercizio Fisico (Studi Clinici Controllati/Metanalisi) Studio Leon AS 2001 Variazione Parametro HDL LDL TG HbA1c +4.6% -5% -3.7% Fogard RH 2001 Thompson PD 2001 PAS -7.5 -0.5/1% PAD -5.8 Tutti d’accordo ma….. Dieta Equilibrata Esercizio Fisico In Italia.. Il 75% della popolazione conduce una vita completamente sedentaria Il 45% è in sovrappeso Il 9% è obesa Il 36% dei bambini è in sovrappeso 60 milioni di euro la spesa sanitaria annuale per stili di vita non corretti (alimentazione,alcool,fumo) Modificare abitudini alimentari seguite da anni Strategie, strumenti, metodi adeguati alle diverse situazioni e dinamiche. Necessità di un insegnamento graduale per raggiungere conoscenze e capacità Necessità dinecessarie integrare la “dieta” con altri interventi sullo stile di vita Saper apportare modifiche periodiche e Preservare l’autonomia la qualità di vita del creative della dieta pereequilibrare bisogni paziente Incongruenze tra la sfera Biologica e quella Culturale nell’adattamento all’ambiente CIBO ATTIVITA’ FISICA • Impulsi forti che spingono a mangiare • Deboli segnali di stop • Aumento della disponibilità di cibo • Mangiare è gratificante • Non ci sono alternative: bisogna mangiare • Mangiare bene è segno di status elevato • Impulsi deboli che spingono all’attività fisica • Forti segnali di stop • Riduzione della possibilità di fare attività fisica • L’inattività è gratificante • L’inattività è una buona alternativa • L’inattività è segno di status elevato Interventi politici Interventi educazione Interventi urbanistica Interventi sanitari LeGli soluzioni.. ostacoli.. • Mancanza di tempo • Mancanza di spazi idonei • Paura di giudizi sarcastici …. E ALLORA Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, ne’ in eccesso ne’ in difetto, avremmo trovato la strada per la salute…. Ippocrate: “il regime” (metà del IV° sec. A.C.) L'indice glicemico o IG (dall'inglese Glicemic index, abbreviato in GI) di un alimento indica la velocità con cui aumenta la glicemia in seguito all'assunzione di un quantitativo dell'alimento contenente 50 g di carboidrati: viene ottenuto misurando l'andamento della curva a campana dal momento dell'ingestione a due ore dopo. Questo parametro è espresso in percentuale, e si rapporta comunemente alla velocità di aumento della glicemia con la stessa quantità di glucosio o di pane bianco[1]. A seconda dell'alimento di riferimento, se il glucosio o il pane bianco, viene loro assegnato il valore di 100. Per convertire l'indice glicemico dal glucosio al pane bianco basta moltiplicare per 1,37, mentre viceversa basta dividere per la stessa cifra dal pane bianco al glucosio. Alto o Basso Indice Glicemico? La glicemia sale di più e più in fretta La risposta insulinica è più marcata Alto IG La trasformazione dello zucchero in grassi aumenta Dopo 2-4 ore la glicemia scende e torna la fame Nel tempo si crea un sovraccarico di lavoro per il pancreas Basso IG La glicemia sale meno e più lentamente La risposta insulinica è meno marcata La trasformazione dello zucchero in grassi è ridotta La glicemia rimane stabile a lungo ed il senso di fame è ridotto RISPOSTA GLICEMICA AL PANE BIANCO ED A UN PIATTO DI SPAGHETTI 50 Pane bianco Spaghetti 25 0 0 20 30 40 50 60 90 105 120 150 180 Tempo, minuti -25 Ludwig. J Am Med Assoc, 2002 RISPOSTA INSULINEMICA AL PANE BIANCO ED A UN PIATTO DI SPAGHETTI 40 Pane bianco Spaghetti 30 20 10 0 0 30 60 90 Tempo, minuti 120 150 180 Ludwig, J Am Med Assoc, 2002 Indice glicemico • L’indice glicemico può essere un indicatore utile nella scelta del cibo ricco in carboidrati da inserire nella dieta della persona con il diabete. 100-90% Fiocchi di mais Patate Maltosio Miele 70-79% Pane Riso Patata nuova 60-69% Pane bianco Grano macinato Cracker Biscotti Banana 50-59% Grano saraceno Spaghetti Biscotti d’avena Biscotti da tè Saccarosio Patate fritte 30-39% Fagioli secchi Piselli Ceci Mele Gelato Latte Yogurt 40-49% Spaghetti integrali Patate dolci Fagioli Piselli Arance 20-29% Fagioloni Lenticchie Fruttosio Problemi Aperti Quanti Carboidrati Che Carboidrati Quante Fibre Indice glicemico Diete alternative Ripartizione percentuale della quota energetica da macronutrienti di alcune delle principali diete “popolari” Malik VS and Hu FB (2007) Nat Clin Pract Cardiovasc Med 4: 34–41 “Comparison of the Atkins, Zone, Ornish, and LEARN Diets for change in weight and related risk factors among overweight premenopausal women” Gardner CD e al. JAMA, 2007;297:969-977 A 6 mesi , i soggetti assegnati alle lowcarbohydrate diets hanno perso più peso rispetto ai soggetti assegnati alle low-fat diets A 12 mesi la perdita di peso tra i 2 gruppi e’ simile Nordmann AJ e al. Arch Intern Med 2006; 166:285-293 Aderenza alla Dieta in 4 Gruppi di Pazienti Dansinger M L et al., JAMA 2005;293:43-53.