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STORIE DEL BOSCO - Comune di GRESSONEY-SAINT-JEAN

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STORIE DEL BOSCO - Comune di GRESSONEY-SAINT-JEAN
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storie del bosco
kuntjini vam woald
stòrene vòm woald
Cesare Gallarini
e i bambini di
Issime Gressoney- Saint-Jean Gressoney- La-Trinité
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In Valle d’Aosta, Regione autonoma a statuto speciale bilingue, italiano e francese, vi sono i Comuni di Issime, Gressoney-Saint-Jean e Gressoney-La-Trinité che rappresentano una zona trilingue (italiano, francese e tedesco), in
cui vivono popolazioni walser, minoranza etnico-linguistica di origine alemanna. I tre comuni sono situati nella Valle del Lys, ora meglio nota come Valle di Gressoney, ai piedi del Monte Rosa.
L’origine della Comunità Walser del Rosa si inserisce nel
quadro più generale della Walserfrage, ossia della questione Walser, che è ancor oggi argomento di ampio dibattito.
Una delle tesi più accreditate vede i Walser come i primi
abitanti della parte più alta della Valle del Lys, discendenti degli antichi Alemanni, popolazione germanica che viveva nella Germania occidentale. Con il tempo si spinsero
verso sud, nell’Oberland Bernese e in seguito nella Svizzera meridionale, e più precisamente nell’Ober Wallis. Da
qui il loro nome, cioè Walliser, in seguito Walser. Probabilmente per ristrettezze economiche, causate dall’eccedenza della popolazione, si trasferirono nuovamente in Savoia, Austria e, attraverso il Colle del Teodulo a ovest e il
Passo del Monte Moro a est, vennero a insediarsi sul versante italiano, ai piedi del Monte Rosa, in piccoli centri
sparsi attorno al grande massiccio.
Si può fissare tra il 1000 e il 1200 l’insediamento delle colonie alemanne nei due Gressoney e a Issime.
Le popolazioni Walser dell’alta Valle del Lys possiedono
ancora una competenza attiva della lingua minoritaria di
origine alemanna, nelle sue varianti Töitschu a Issime e
Titsch a Gressoney.
L’idioma walser ha conservato le sue antiche radici e rappresenta il segno distintivo dei Walser stessi, al punto che
ancor oggi permette di riconoscere come tale chi lo parla,
distinguendolo nettamente dagli abitanti della rimanente
sfera linguistica tedesco-alemanna.
Il Töitschu e il Titsch sono stati praticati solo oralmente, non
esistendo una tradizione scritta. È pertanto curioso notare
come due persone che parlano fra di loro esclusivamente in
lingua minoritaria, siano poi costrette a ricorrere ad altre lingue nel caso debbano scambiarsi dei messaggi scritti.
Solo in tempi recenti si è tentato di codificare anche la forma scritta delle lingue minoritarie, mediante la pubblicazione di un vocabolario nonché di diversi testi in lingua. La
forma scritta delle lingue minoritarie è tuttavia prerogativa di pochi soggetti, con forme comunque sostanzialmente diverse tra di loro.
Attualmente le lingue minoritarie sono ancora utilizzate
nelle conversazioni, ma il loro uso diventa ogni giorno più
limitato. In particolare nelle generazioni più giovani sono
pressoché inutilizzate.
Tra le cause che stanno determinando la perdita delle lingue minoritarie ovvero l’uso scorretto delle stesse, va rile-
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ISSIME
Marco Armani, Davide Coslovich,
Sophia Coslovich, Martina Coslovich, Simone Lazier,
Andrea Linty, Mirko Martinelli, Federico Praz, Katia Ronco,
Matteo Villani, Arianna Villani
GRESSONEY-SAINT-JEAN
Zoe Marie Bieler, Carolina Billia, Clara David,
Rachele Fiori, Erika Follis, Erica Juglair,
Ilenia Juglair, Amalia Laurent, Kamil Laurent, Valeria Thedy
GRESSONEY-LA-TRINITÉ
Giulia Bortino,Marta Brunero,
Camilla Comune, Matilde Cugnetto, Sara Tunicese,
Stefano Tunice, Kurt Welf
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vata l’assenza di molti termini, oggi di uso comune, quali
ad esempio tutti i termini tecnici, nonché legati al progresso o a beni sconosciuti ai tempi dei nostri antenati. Si riscontra così l’inserimento di francesismi, italianismi e parole in altra lingua, con conseguente inquinamento della
lingua minoritaria.
I Comuni di Issime, Gressoney-Saint-Jean e Gressoney-LaTrinité beneficiano da alcuni anni dei finanziamenti previsti dalla legge 15 dicembre 1999, n. 482 “Norme in materia
di tutela delle minoranze linguistiche e storiche”. La norma
si prefigge l’obiettivo di salvaguardare le minoranze linguistiche presenti sul territorio nazionale. In questo contesto,
le amministrazioni comunali delle popolazioni Walser della Valle del Lys hanno approvato appositi progetti inerenti
attività tese a salvaguardare la minoranza. L’attuazione dei
progetti finanziati, in virtù di apposita convenzione stipulata ai sensi e per gli effetti dell’articolo 86 della legge regionale 54/1998, è stata affidata al Comune di Issime.
Le iniziative intraprese in questi anni dalle amministrazioni comunali e finanziate con i fondi della legge 482/1999
sono molteplici e spaziano in diversi settori; in particolare
per l’attuazione di alcuni progetti sono stati coinvolti i ragazzi in età scolare, proprio nell’ottica di avvicinare le nuove generazioni alla cultura walser, sensibilizzando i giovani all’uso della lingua minoritaria.
Il libro “Le storie del bosco – Kuntjini vam woald – Stòrene vòm Woald” si inserisce nelle attività intraprese a salvaguardia delle lingue minoritarie. L’idea è nata dall’esigenza di coinvolgere le giovani generazioni nell’uso delle lingue dei nostri antenati, sfruttando gli strumenti e le possibilità offerte dalle nuove tecnologie. I bambini in età scolare hanno partecipato attivamente, in orario extrascolasti-
co, a tutte le fasi della produzione del libro, dalla stesura
delle storie con la collaborazione dell’autore Cesare Gallarini, alla realizzazione dei disegni e della bozza del libro
sotto la guida della Associazione Gymnica Monterosa, sino alla traduzione in lingua minoritaria eseguita di concerto con le addette agli sportelli linguistici, attivi nei tre comuni walser sin dal novembre 2005.
Il risultato è a nostro avviso un libro di piacevole consultazione e lettura rivolto principalmente alle giovani generazioni, che offre ai lettori la possibilità di conoscere storie
che hanno per protagonisti gli animali dei nostri boschi e
contestualmente cimentarsi in giochi e attività didattico culturali. Il testo è riportato in tre lingue, differenziate dal
colore del carattere, nero per l’italiano, rosso per il Töitschu e verde per il Titsch.
A nome mio e delle Amministrazioni comunali di Issime,
Gressoney-Saint-Jean e Gressoney-La-Trinité, desidero
ringraziare tutte le famiglie che hanno creduto nella nostra
iniziativa autorizzando i propri figli a partecipare all’attività, le signore Barbara Ronco, Gabriella Thedy e Elisabeth
Favre addette agli sportelli linguistici, e tutti coloro che
hanno contribuito a realizzare il progetto. Il ringraziamento più grande va però ai nostri autori, artisti e grafici “in
erba” che con il loro entusiasmo, impegno e partecipazione hanno reso possibile tutto ciò.
Grazie ragazzi, continuate a collaborare con noi!
Sua jia junhi, gannhit vürsich z’nündŝch helfe! Vergelzgott!
Liebé zòcht tiet vorwerzgoa néntsch z’helfe!
Il Sindaco del Comune di Issime
Christian Linty
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BORGO SORGENTE
BOR BRUNNE
DÒRF BRÒNNE
Issime
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töitschu
italiano
Al centro di un bosco vicino all’antico villaggio chiamato Borgo Sorgente, esisteva
da tantissimi anni una bellissima fontana.
Era chiamata: fontana dell’Acqua Sorgente. Da quando era passato da quelle parti
l’esercito delle 5001 Cavallette Rabbiose
(completa il disegno a pagina 9) la fontana si era ammalata. Tutte le mattine tossiva, tossiva un poco, poi taceva, poi tossiva, poi singhiozzava (prova a fare il singhiozzo) poi starnutiva, insomma era una
fontana sofferente. Tutti gli abitanti del
villaggio erano molto preoccupati. Erano
in trepidazione per la sua salute, soprattutto erano infastiditi dai suoi continui Ecc-
Imitsch in a woald ankeen z’oalt duarf,
das heisst Bor Brunne, ischt gsinh sit lénnhi joari a schienen Trog. Dar het kheisse:
Trog Brouchwasser. Sit das dabbiri sén
gsinh passrut a schweib z’5001-vünvtousunh un ein-Aredŝchurutu Straffla (lljéivri z’dessinh poadŝchu 9) dan Trog ischt
gsinh gcheen chrangh. All muargana hets
ghuschtut, is het ghuschtut as söiri, zu hets
dŝchi gschweikht, zu hets ghuschtut, zu
ischt mu gcheen da jeschte (pruav z’jeschtun) zu hets arnosse, ischt gsinh an trog
das het arlljitte. Ellji d’lljöit van im lann
sén gsinh von di duarna. Dŝchi hen kheen
z’müssurun vür dŝchéin gsüntit, wa
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titsch
Emétsch emmene woald bi em òalte dòrf
keisst Dòrf Brònne, éscht gsid vòn e huffe joar e wònderbare Trog. Hät keisset:
Trog vòm Sprétzbrònne.
Sétter sinn dòa passiert fénf tusòng òn eine Rasené Straffla (tue livrò di zeichnòng)
de Trog éscht erchranget. Jede morge hätter kueschtòt, hätter es bétzie kueschtòt òn
de hätter gschwèget, de hätter kueschtòt,
de hätter kät de gessche (pròbier z’machò
de gessche) alsò éscht gsid e lidege Trog.
D’landslitté sinn allé gsid em sòrg.
Sinndŝch verdrességé gsid fer dŝchin
gsondheit, òberhoupt beleschtégté vòm
dŝchin Ecciu Singh Singh Offh Offh wòa
heindŝché z’nacht ni gloat schloafe.
Herr fòks, Sendég vòm Dòrf Brònne, entschliesst z’versammlò de Tierò-roat fer
z’uszmachò di sach vòm chrange Trog. En
tag, en der sòal “vòn d’biecher” achéèmen
d’noblò roatsherra vòm Dòrf: de pur Herr
Taks, di flénké frou Wisse hasò, de lérer
Herr Huò òn di apòtékré z’freilé Schlangò. Nòa enneré brennendé diskussion
(mach z’gschpél “tue livrò d’setz” zer sit-
UNISCI I PUNTINI E COLORA
LA CAVALLETTA RABBIOSA
SEIL ZSEE UN VEERW DAN
AREDŝCHERETE STRAFFAL
TUE ZÉEMESETZE D’PÒNKT ÒN TUE
FÉERBE D’RASENÉ STRAFFAL
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ciu Singh Singh Offh Offh che non li faceva dormire la notte.
Il Signor Volpe, Sindaco di Borgo Sorgente, decise allora di convocare il Gran Consiglio degli Animali per cercare una soluzione al problema della fontana malata.
Un giorno, presso la sala detta “dei libri”,
arrivarono tutti i consiglieri più illustri del
Borgo: il contadino Signor Tasso, la velocissima Signora Lepre, il maestro Signor
Gufo e la speziale Signorina Vipera. Dopo un’accesa discussione (partecipa al
gioco “Completa le frasi” a pagina 13),
ognuno propose la sua cura per far guarire la fontana. La Signorina Vipera propose un medicamento a base di erbe aromatiche, chiodi di garofano, coda di rospo,
spezie delle Indie e grappa al mirtillo; il
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z’meischta das het nen keen müji sén gsinh
d’veersa Eccciu Singh Singh Offh Offh
das hen dŝchi nöit gloan schloafen
nachtsch.
Dar Gottu Vucks, dar hoptma van Bor
Brunne, het déssidurut z’lécken zseeme
z’Gruass Konseil van di Tschemmini um süjen z’gnérren da chranghen
Trog. An tag, in d’soalu das heisst
“dar büjiunu”, sén arrivurut ellji
d’hüeju, kunselljera van im Bor: dar
pour Gottu Teschunh, d’leebunu Vrawa Hoasu, dar schulmeischter Hieru Howu un dar farmassjinh Vrauli Viperu. Noa
heen gschwétzt un gwüerturut (mach
z’dŝchöck “Lljiévri d’frasini”poadŝchu
13), widermentsch het gseit wi méchtumu
tun um swénjurun dan Trog. Z’Vrauli Viperu het troage vür a remmedi dri weidi
vollu schmakh, negilljini, bottu schwanz,
spéziéréi van Indie un lebwasser dri heiperi; dar pour, Gottu Teschunh, het troage vür z’bdéckhjen dan Trog mit ar gruass wullen déchi, un dar schulmeischter,
Hieru Howu, z’süjen inter dŝchéini büjini
a muadu z’tun. D’chuppletu gwanni het
tò 13) ällé tien entschliesse zem Trog z’goa
òn z‘fénne d’manier fer ne tònz bessrò.
Z’freilé Schlangò tuet antroage e chritter
medizin mé nägelé, chrotto-schwanz, indianesche gwérz òn schnaps mè bloabé
berre; de pur, Herr Taks, tuet antroage
z’ptecke de Trog métten gròsé wollenò deché òn de lérer, Herr Huò, z’sieche en kur
òf dŝchin biecher.
Nacher d’ fachmanna gangen zem Trog
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contadino, Signor Tasso, propose di coprire la fontana con una grossa coperta di
lana e il maestro, Signor Gufo, di cercare
tra i suoi libri una cura. Dopodiché il gruppo di esperti si recò alla fontana per sperimentare tutte le soluzioni nella speranza di guarirla. Con loro grande stupore,
quando giunsero nel prato della fontana,
videro degli stravaganti animali. Era una
famiglia di cinghiali chissà da dove giunti (cerca il disegno con la famiglia dei cinghiali). Come tutti i cinghiali avevano una
fama non proprio rassicurante. Antichi racconti tramandati, dagli anziani di Borgo
Sorgente, narravano che i cinghiali erano
pericolosi, emanavano un odore molto forte e, soprattutto, scavavano profondissime buche al loro passaggio. A dire il vero i cinghiali giunti a Borgo Sorgente non
facevano nulla di quanto narrato. Erano
pacifici, per niente aggressivi e nessun cinghiale, almeno quel giorno, scavava buche. Papà Cinghiale (fai un ritratto nella
cornice a pagina 17) con i suoi 600 chili
si godeva il tiepido sole di primavera,
Mamma Cinghiale con i suoi 400 chili cor-
déssidurut, darnoa, z’goan zam Trog vür
pruavun ellji déi dinnhi un asperrurun nen
gnérren. Dŝchi sén blljibben choalti wénn,
séntsch arrivurun in d’mattu woa ischt
gsinh dan Trog, hentsch gsia droaligi
tschemmini. Ischt gsinh a fammullju wilti schwéin, ganh wissun van woa sén gsinh
gchee (süch z’dessinh dar fammullju wilti schwéin). Wi ellji d’wiltu schwéin sén
nöit gsinh sövvil gschatzti. Oalti kuntjini
das hen zéllt d’oaltu van Bor Brunne, hen
gseit das d’wiltu schwéin sén gsinh
dandŝcherous, hen kheen a stoarhe stankh
un, surtout, hen groabe toeifi lucher woa
dŝchi sén passrut. Um seen z’koarjit d’wil-
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fer z’pròbiere e manier fer ne tònz bessrò. Blieben ällé erschtunté wenn, es moal
zem Trog, tiendŝch gsé e huffe zelté òn
dròm gschpasségé tieré. éscht gsid e familiò vòn wéldòschwi gang wéssò vòn
woa ankéemet (siech di zeichnòng mé d’familiò vòn d’wéldòschwi).
Wie ällé d’wéldòschwi heindŝch ni kät es
guets ruem. Oalte stòrène verzellte vòn
den oaltò litté vòn Dòrf Brònne, heindŝch
zellt dass d’wéldòschwi sinn gsid gférlégé, heindŝch kät en stoarche gstang òn,
òberhoupt, heindŝch teifé locher grapt wòa
sinndŝch passiert.
COMPLETA LE FRASI
LLJIÉIVRI D’FRASINI
TUE LIVRÒ D’SETZ
LO SPEZIALE E
SGORGA L’ACQUA
LA LEPRE CORRE
SALTA
LA VIPERA È
IL FARMACISTA
I CINGHIALI VIVONO
VELOCE
IL TASSO NON VA
VELENOSA
LA CAVALLETTA
IN BRANCO
BORGO SIGNIFICA
IN LETARGO
DALLA SORGENTE
PAESE
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reva tutti i giorni nel tentativo di dimagrire, Nonno Cinghiale fumava il suo sigaro
e Nonna Cinghiale lavorava a maglia. I
Cinque figli, i Cinghialini, giocavano attorno alla fontana, che continuava a tossire e starnutire. I cinghiali arrivavano da
una terra lontana detta la Valle della Paura, avevano valicato le montagne, combattuto contro i Lupiacacciadicinghiali, guadato fiumi in piena e attraversato fittissimi boschi. Alla fine erano arrivati nei prati attorno al Borgo Sorgente e, visto che
tutto era bello, sereno e accogliente, avevano piantato le loro tende.
Il Sindaco, allarmato e preoccupato per la
sicurezza del Borgo, subito andò da Papà
Cinghiale per dirgli che dovevano andar-
tu schwéin das sén arrivurut im Bor Brunne hen nöit toan khés dinhsch van was
dŝchi hen zéllt. Sén gsinh poaslljigi, hen
nöit gsücht chratz un khés wilt schwéin,
den tag, het groabe lucher. Attu Wilt
Schwéin (mach as portret im korniss poadŝchu 17) das het gwegt 600-seckschunnert killu-ischt gsinh in d’oustag sunnu,
Eju Wilt Schwéin das het gwegt 400-virhunnert killu-ischt kannhen all toaga laufe vür armoagere, Oalt Attu Wilt Schwéin
het groeikht dŝchéis sigari un Oaltun Eju
Wilt Schwéin het gweerhut za vingre.
D’Vünv Sü, d’Wiltu Schwéilljini, hen
dŝchi varkwéllt um dan Trog, das ischt
kannhen vürsich z’huschtun un arnissen.
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FAI IL RITRATTO
DI PAPÀ CINGHIALE
MACH Z’PORTRET VAN ATTU
WILT SCHWÉIN
TUE MOALÒ DER ATTÒ WÉLDESCHWI
Woar z‘séege d’wéldòschwi, ankéemet en
Dòrf Brònne, heindŝch néks toat vòn was
hein d’oaltò stòrene zellt: sinndŝch gsid
riebége, sò gar nid ahérégé, òn kein wélde
schwi, wenégschtenz déè tag, hät locher
grapt. Der Attò Wéldeschwi (mach es
gmoal en d’rammò derbi) mé dŝchin
säkschhòndert kilò hät kriegt d’lébò sònnò vòm ustag, d’Ejò Wéldeschwi mé
dŝchin vierhòndert kilò hät all taga gloffet fer z’magere, der Oaltattò Wéldeschwi
hät groukt dŝchin zigarò òn d’Oaltejò Wéldeschwi hät glésmòt. D’fénf Zòcht vòn
d’Wéldòschwi, d’Wéldòschwilene, hein
grodòt dròmm
de Trog wò
hät nachanand
kueschtòt òn ernosset. D’wéldòschwi sinn ankéemet
vòn
emmene wittenz land
keisst d’Valleschò vòn de
fòrcht, heint passiert
d’béerga, krieget mé d’Wolfojagdwéldòschwi, gschpo-
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sene, che lì non potevano stare, che davano fastidio alla fontana malata, che forse
erano pericolosi per la popolazione, che
portavano malattie… che… che… che…
e che caspita!
Nonno Cinghiale, togliendosi il sigaro dalla bocca, rispose che erano stanchi, non
sapevano dove andare, si sarebbero comportati bene e potevano essere molto utili agli abitanti del Borgo.
La Signorina Vipera rispose che non ca-
D’wiltu schwéin sén arrivurut van an uart
vill wéit das het kheisse d’Voald dar
Vuacht, hen kheen passrut d’griet, hen
kheen gchrigit ankeen d’Wolvadasjoagurundwiltuschwéin, gwettit béch vollu wasser un trevursurut dickh woalda.
Um lljiéivrun sén gsinh arrivurut in d’matti um Bor Brunne un, ab hen gsia das ischt
gsinh allz hübs, recht un wol phabts, hen
kheen gmachut doa ürriun khoalt.
Dar Hoptma, alarmiriti un z’müssurun vür
d’sichiri vam Bor, im streich ischt kannhen zam Atte Wilt Schwéin um mu seen
das hettintsch mussun goan awek, das doa
hentsch nöit muan blljiéibe, das dŝchi hen
keen müji dam chranghen Trog, das grech
sén gsinh dandŝcherous vür d’lljöit, das
hen brunnhen d’chranghitini… das…
das… das… un té noch was!
Oalt Attu Wilt Schwéin, noa heen kwénkt
z’sigari van im moure, het antcheede das
dŝchi sén gsinh müdi, dŝchi hetti nöit
gwisst woa goa, dŝchi hetti toan recht un
das dŝchi hetti muan sinh nützlljigi vür
d’lljöit vam Bor. Z’Vrauli Viperu het antcheede das is het nöit antschtanne wi
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altet bacha òn dòrch décké woalda kanget. En der letschté sinndŝch ankéemet ze
matte dròmm Dòrf Brònne òn, gsét dass
alz éscht schéns, riebégs òn heimléchs
gsid, heindŝch gleit ériò zelté.
De Sendég, em sòrg fer d’sécherkeit vòm
Dòrf, éschter férŝché kanget zem Attò
Wéldeschwi fer mò séege dass hettésch
sollò fòrt goa, dass hettésch nid doa chònnò blibe, dass tiendŝch de Trog plagò, dass
grä sinndŝch gférlégé fer d’litté, dass
tiendŝch chrangheite troage… dass…
dass… dass... verflékt!
Der Oaltattò, em kwenke d’zigarò vòm
mul, tuet entchäde dass sinndŝch gsid miedé, heindŝch ni gwésst woa goa, hät-
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piva come dei cinghiali potessero essere
utili al Borgo, si voltò e andò a controllare la fontana seguita dal gruppo di esperti. Anche i cinghiali piano piano si avvicinarono alla fontana, con lo sguardo di
chi è consapevole di essere utile. La Signorina Vipera preparò il medicamento
(prepara anche tu un intruglio con le erbe del giardino), lo fece sciogliere nell’acqua e ottenne un unico risultato: oltre alla tosse e al singhiozzo, la fontana iniziò
anche a lamentare un forte mal di stomaco per la troppa grappa presente nel rimedio. Anche il contadino, Signor Tasso, iniziò a stendere la sua coperta di lana ma
era troppo piccola: quando la stendeva da
un lato, la fontana rimaneva scoperta dall’altro. Anche il rimedio del contadino non
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d’wiltu schwéin hetti muan nützen dam
Bor, dŝchi het dŝchi gchiert un kannhen
lugun dan Trog mit d’chuppletu dar hüeju. Auch d’wiltu schwéin sén kannhen
lljéis lljéis béi am Trog, sichiri z’muan nützen. Z’Vrauli Viperu het ghannut d’remmedi (hann dou auch a süttu dri d’weidi
van im kurtil), hets dŝcha gschmolzen im
wasser un ischt bschit as einigs dinh: mia
dén da huschte un da jeschte, dan Trog het
auch gspürt wia an d’rüppi antweegen in
d’remmedi ischt gsinh z’vill lebwasser.
Auch dar pour, Gottu Teschunh, het gspreite dŝchéin déchi wa ischt
gsinh z’vill lljicki: wénn
dŝch’ischt gsinh von a séitu, dan Trog ischt blljibben
antakhti von d’andra. Um lljiéivrun auch d’idée vam pour
ischt nöit kannhen wol, allz anner dan Trog het noch kheen choalt, het arnosse un ghuschtut. Dar
schulmeischter Howu het gsücht, uber
dŝchéis Verousig Büji dar
Chonscht, an ousganh oan ne
vinnen. An dem d’wiltu
tendŝch rächt dŝché ufgfiert òn dass hettendŝch chonnò fascht nétzléché si fer
d’landslitte vòm Dòrf.
Z’freilé Schlangò tuet entchäde dass
channdŝch nid verstoa wi chennen di wéldòschwi si nétzléché de landslitte vòm
Dòrf, tuedŝché òmchére òn geidsch de
Trog controliere mé d’fachmanna. Ou
d’wéldòschwi sinn wolte wolte biet em
Trog, sécheré z’si nétzléché. Z’freilé
Schlangò tuet hannò d’medizin (tue ou du
es gsouf hannò mé d’chritter vòm goarte), tuets méchlò em wasser òn krieg es
einzèg ergäbnes: usser de hueschte òn de
gessche de Trog krieg ou es stoarchs magòwéh fer de ganze schnaps wò éscht en
der medizin gsid. Ou de pur, Herr Taks,
tuet spreite dŝchin wollenò deché aber
éscht z’fascht lécké gsid òn wenn hädŝcha
gspreitet òf e sittò, de Trog éscht entackté gsid òf dandrò. Alsò ou d’heilméttél
vòm pur hät kein ergäbnes kät, z’gägeteil
de Trog hät geng choalt kät, ernosset òn
kueschtòt. De Lérer Huò tuet sieche, òf
dŝchis Gròs Buech vòm Gwéss e heilméttél oané ne fénne. Ònderdesse d’wéldò-
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sortì nessun risultato, anzi la fontana continuava ad avere freddo, a starnutire e a
tossire. Il Maestro Gufo cercava, sul suo
Gran Libro del Sapere, una soluzione senza trovarla. I cinghiali intanto gironzolavano divertiti attorno alla fontana, finché
il Nonno, rivolgendosi al Sindaco, lo invitò a guardare un’antica iscrizione che
spiccava sulla pietra della fontana. Il Sindaco guardò la scritta e disse a Nonno Cinghiale che era in una lingua che nessun
abitante di Borgo Sorgente era mai riusci-
schwéin hen brenzlut hurtigi um dan Trog,
unz das dar Oalt Attu het gseit dam
Hoptma z’lugun an oalt schrift das ischt
gsinh uber am stein vam Trog. Dar
Hoptma het glugut déi schrift un het gseit
dam Oalten Atte Wilt Schwéin das ischt
gsinh gschribni in a réd das khés lljöitji
van Bor Brunne ischt nji gsinh guts z’chieren, njanka dar Schulmeischter Howu. Dé
Oalt Attu Wilt Schwéin, het gseit das
dŝchiendri, d’wiltu schwéin hen pniet recht
déi réd, antweegen ischt gsinh ürriun oal-
BORGO SORGENTE BOR BRUNNE DÒRF BRÒNNE
02 Borgo sorgente_Delle storie 24/05/10 10.12 Pagina 23
23
schwi sinndŝch lòschtégé òmmagschwanzòt dròm de Trog, béss wenn der Òaltattò,
gäge de Sendég, seit z’lògò en oalté
gschréft òf de stei vòm Trog. De Sendég
lògt di gschréft òn seit dem Òaltattò Wéldeschwi dass éscht en gschréft wò niema
em Dòrf Brònne hät chònnò obersetze, nidemoal de Lérer Huò. De der Òaltattò
Wéldeschwi, seit dass dŝchi, d’wéldoschwi, tien guet pchenne di sproach, war
éscht eriò oalte dialekt. De, de Sendég, mé
d’fachmanna vòm Dòrf Brònne, tuet bie
TROVA LE 6 DIFFERENZE
SÜCH DI DIFFÉRENCES
SIECH D’ÒNDERSCHID
02 Borgo sorgente_Delle storie 24/05/10 10.12 Pagina 24
24
tu réd. Du, dar Hoptma, mit ellji d’hüeju
vam Bor mu zu, ischt kannhen béi dam
Oalten Atte un, mit ar weich wéisi, het mu
gvriegit ol dar méchti chieren d’schrift.
Dar Oalt Attu Wilt Schwéin het gleit a
d’lünniti un volli huamut hedder gseit: NUAN AS LéNHS HOAR VAN AS OALTS WILTS
SCHWéIN TUT MI DéN GNéRREN.
to a tradurre, neanche il Maestro Gufo. Allora Nonno Cinghiale fece notare che loro, i cinghiali, conoscevano perfettamente quella lingua, perché era il loro antico
dialetto. A quel punto, il Sindaco, seguito
dagli esperti di Borgo Sorgente, si avvicinò al Nonno e, un po’ esitante, chiese se
potesse tradurre la scritta. Il Nonno Cinghiale, inforcò gli occhiali e con fare da
esperto declamò: SOLO UN LUNGO PELO DI
VECCHIO CINGHIALE MI SALVERà DAL MIO
MALE. Poi, tranquillamente, silenziosamen-
te si strappò un lungo pelo dal… (il punto esatto è un antico segreto) e lentamente lo immerse nella fontana (trova le differenze tra i due disegni a pagina 23).
Zu, poaslljigi un still hedder antschrissen as lénhs hoar aber… (van woa ischt
as oalts sekret) un lljéis lljéis heddes gleit
im Trog (süch di différences inter di zwei
dessinh poadŝchu 23). Wénn z’hoar ischt
gvallen im wasser, dan Trog het arnosse
sövvil stoarch das dar het toan z’vlljückhjen wéit di zwei lljickschtu wiltu
schwéilljini zu, mit zwian züpfjiti, het
amum gvoan a z’khéjen ous “kloari, freski un süssi wasseri”.
Dan Trog ischt gsinh gneese.
Sitter d’wiltu schwéin hen glebt hurtigi im
Bor Brunne, béi dan Trog, gschatzti van
ellji d’lljöit. Attu Wilt Schwéin mit dam
oalten atte un d’oaltun eju hen artoan an
büttuju woa dŝchi hen varchauft pannala
(veerw d’büttuju dar wiltu schwéin
BORGO SORGENTE BOR BRUNNE DÒRF BRÒNNE
02 Borgo sorgente_Delle storie 24/05/10 10.12 Pagina 25
25
COLORA IL NEGOZIO DEI CINGHIALI
VEERW D’BÜTTUJU DAR WILTU SCHWÉIN
TUE FÉERBE D’BÉTTIÒ
VÒN D’WÉLDÒSCHWI
● bianco wéiss wiss
● nero schwoarz schwoarz
● grigio groaw groab
● blu bloaw bloab
● azzurro ssélesten
hémmélbloab
● rosso ruat ròt
● giallo gelw gelb
● arancione arancione
pòmmeranzfoarb
● rosa rose ròsòròt
● viola viola viòlettfoarb
● verde grün grien
● marrone marronh brun
dem Òaltattò òn, ònentschlossen, tuet fräge ob chennteder d‘gschréft obersetze. Der
Òaltattò Wéldeschwi, leckter d’spégla òn
seiter: NUAN AS LéNHS HOAR VAN AS OALTS
WILTS SCHWéIN TUT MI DéN GNéRREN. De,
riebégs, lisé tueter es lengs hoar abrisse
vòn… (z’rächts òrt éscht es oalts keimnés) òn wolte wolte tueter’s lecke em Trog
(siecht d’ònderschid vòn di zwei zeichnònge zer sittò 23). Wenn z’hoar téppt z’wasser, de Trog tuet gròsartég érniesse, òn tuet d’lécko wéldòschwi wit tònz flécke, de
tuet d’stémm ercklere òn tuet afòa z’sprètzò lisé lisé “hellé, frésché òn méldé wassré”. De Trog èscht bessròt.
Sétter due d’wéldòschwi läben frò òn
gléckléché zem Dòrf Brònne, emmene
schénz òn gròs hus, bi dem Trog, beruemté òn bewòndròté vòn d‘ganzò éwonra.
Der Attò Wéldeschwi mét der oaltattò òn
d’oaltejò wéldeschwi tien ertue en béttiò
foarba zò bemsia spezialisierté (tue d’béttiò vòn d‘wéldòschwi féerbe zer sittò 25).
D’Ejò Wéldeschwi, mé d’frou Wissè hasò tien erschaffe en Loufschòppe vòn Dòrf
Brònne òn d’fénf Léckò Wéldòschwi or-
26_Delle storie 24/05/10 10.21 Pagina 26
02 Borgo sorgente_Delle storie 24/05/10 10.12 Pagina 27
27
Quando il pelo sfiorò l’acqua, la fontana
emise un gigantemastodonticorumorosissimo starnuto, che fece volare lontano i due
cinghialetti più piccoli poi si schiarì la voce e ricominciò a far zampillare silenziosamente “chiare, fresche e dolci acque”.
La fontana era guarita.
Da allora i cinghiali vissero a Borgo Sorgente nei pressi della fontana, stimati e
ammirati da tutta la popolazione. Papà
Cinghiale con il nonno e la nonna aprirono un colorificio specializzato in pennelli (colora il negozio dei cinghiali a pagina 25). Mamma Cinghiale e la Signora
Lepre crearono il Gruppo Corse di Borgo
Sorgente. I cinque Cinghialetti organizzarono un grande parco giochi aperto a tutti i piccoli animali della valle.
ganisieren es sòmmer goarte mét es gròs
gschpélplatz offenz fer d’ganzò léckò tieré vòn d’valleschò.
poadŝchu 25). Eju Wilt Schwéin mit dar
Vrawu Hoasu hen gleit ouf d’Chuppletu
Laufara Bor Brunne. D’vünv Wiltu
Schwéilljini hen ghannut a hof mit vill
dŝchöcki woa hen muan goan ellji
d’lljickun tschemmini van in d’voald.
BORGO SORGENTE BOR BRUNNE DÒRF BRÒNNE
28_Delle storie 24/05/10 10.40 Pagina 28
03 GSJ_Delle storie 24/05/10 10.31 Pagina 29
O TUTTI O NESSUNO!
OL ELLJI OL KHÉMENTSCH!
ODER ÄLLÉ ODER KEIS!
Gressoney-Saint-Jean
03 GSJ_Delle storie 24/05/10 10.31 Pagina 30
30
italiano
Il cartello all’ingresso recitava cosi:
FESTA PRIVATA SOLO PER GLI SCOIATTOLI
Kunigunde la Talpa ci rimase molto male. Primo perché, essendo cieca come una talpa, non
riusciva a leggere molto bene quello che c’era
scritto sul cartello. Secondo, anche se ci fosse riuscita, quelle parole scritte in una strana
lingua, erano per lei assolutamente
IN COM PREN SI BI LI
Allora di corsa, seguendo più il suo fiuto che
la sua vista, raggiunse i suoi amici nel bosco:
il Picchio muratore Eigen, il Corvo pilota Ulrich, l’aristocratico Ermellino Ruth e il Riccio Otto per avvertirli che qualcosa di strano
stava accadendo al castello.
Una volta in cerchio (ti sei messo in cerchio?)
la Talpa Kunigunde spiegò ai suoi amici che
davanti al portone di ingresso del maniero
c’era un cartello con una scritta sconosciuta.
Qualcuno ventilò l’idea che quello era il linguaggio dei Pescicalmidelfiume o quello an-
töitschu
An di tür im inganh ischt gsinh gschribbenz:
PRIVAT FIERTAG NOMMA FER D’EIHÒRNA
Da Scherre Kunigunde ischt blljibben übbil. Amvanh, antweegen, ab sinh blljinni
wi a scherre, ischt nöit arrivurut z’leese
recht was da ischt gsinh gschribbenz an di
tür. Un té zu wénn wol hettis muan, déi
wüerter gschribnu in an droalig réd, sén
gsinh vür im impossible
z’ An tSch to An
Dé séntsch laufen, hets mia gschmékht dén
gsia, hets zuahe dŝchéin vröina im woald:
dar holzpicker houfer Eigen, dar Koaku
Ulrich das vürt d’réoplanini, dar gruass
hieru Schniamous Ruth un otto, as
tschemmilti hass wi an idjil, um nen seen
das etwas drole ischt gsinh drum z’bschin
im schloss.
noa dŝchi hen gleit ellji um un um (hescht
dich gleit dou auch?) da Scherre Kunigunde het asplikurut dŝchéinen gséllje das an
d’gruassun tür vam schloss ischt gsinh a
schrift das is het nöit pniet. Antwier het
gseit das ischt gsinh d’muadu z’schwét-
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31
titsch
Òf de kartell em éngang éscht gschrébenz
PRIVAT FIERTAG NOMMA FER D’EIHÒRNA
Kunigunde d’Schärò éscht schlächt blébet. érscht wéll éscht blénné wie e schäro òn éscht nid erlanget rächt z’läse was
éscht gschrébet òf de kartell. zweitenz ou
werés erlanget, di wòrté gschrébné enneré kòriòse sproach, sinn fer dŝchi gar
Òn lÄS bARE
De en der keitò, nòa dŝchir nasò mé als
dŝchim gsé, hätsch dŝchin freinda em wo-
ald pzochet: de holzbécker Eigen, de Kroak Ulrich, z’ nobal Ermelin Ruth òn der
égél otto fer empiete dass eppés lòs éscht
gschiet em schlos.
Es moal em chreis (häschté gleit em
chreis?) d’Schärò Kunigunde tuet erklere
dass vòr d’hustér vòm schlos éscht en kartell mét enneré ònbekannte gschréft. Epper
tuet dengè dass chennté si d’ sproach vòn
di Stélleféschavòmflòss oder noch d’wonderbaré sproach vòn de tusòng-toalpe.
Älle zéeme fereisen gäge z’schlos fer di
03 GSJ_Delle storie 24/05/10 10.31 Pagina 32
cora più indecifrabile dei millepiedi.
Il gruppo decise di partire alla
volta del castello per decifrare
la strana scritta. Mentre camminavano per il bosco, ogni tanto
Eigen, il Picchio muratore, con il
suo potente becco picchierellava
sui tronchi per valutarne la solidità.
Ma il fatto più strano era che i nostri
amici vedevano molti scoiattoli correre tra
un ramo e l’altro anche loro diretti al castello. E tutti gli scoiattoli avevano la coda molto
molto molto (ripeti 3 volte molto) ben pettinata (disegna le code degli scoiattoli a pagina
33). «Hanno delle code ben pettinate! Devono essere andati dal codiere» disse Otto il
Riccio. «E chi sarebbe il codiere?» chiese
Ruth aggiustandosi l’elegante cappotto.
«Ma il parrucchiere delle code! Gli scoiattoli, quando partecipano ad una festa, prima
vanno sempre dal codiere!».
I cinque arrivarono al castello. Tutto intorno
era pieno di scoiattoli che provenivano anche
da boschi molto lontani e si riconoscevano
perché avevano con loro delle valigie di car-
zen dar Poaslljuguvischavambach ol déja
noch tschebbur dar messjunu.
D’chuppletu het déssidurut z’goan wider
z’schloss vür antdéckhjen déi schrift. Darwil das dŝchi sén kannhen tur da woald,
tan un tan Eigen dar holzpicker houfer
mit dŝchéim hérten beck, het gchlöpft uber
d’billji vür gsien vüvvil dŝchi séji gsinh
hértu. Wa was da ischt gsinh verous sén
gsinh vill verdŝchaza das sén glljiffen inter an grampe un an andre um goan wider
z’schloss. Un allu déi verdŝchaza hen
kheen da schwanz vill vill vill (widerseeg
dröi vért vill) wol zuarni (mach z’dessinh
dar schwanzu da verdŝchaze poadŝchu
33). «Dŝchi hen d’schwanza wol zuarnu!
Dŝchi sén sicher kannhen zam codiere»
het gseit otto z’hassa. «Un wier wérti il
codiere?» het antcheede Ruth das het mu
grüscht dŝchéis paltu. «Wa di zeereri dar
schwanzu! D’verdŝchaza, wénn dŝchi goan machun virtag, darvür goan dal codiere!». Ellji vünvi sén arrivurut zam schloss.
Allz um un um ischt gsinh vollz verdŝchaza das sén auch gcheen van woalda wol
wéit un mu het dŝchi arpniet antweegen
O TUTTI O NESSUNO! OL ELLJI OL KHÉMENTSCH! ODER ÄLLÉ ODER KEIS!
03 GSJ_Delle storie 24/05/10 10.31 Pagina 33
33
DISEGNA LE CODE AGLI SCOIATTOLI
MACH Z’DESSINH DAR SCHWANZU
DA VERDŝCHAZE
TUE ZEICHNÒNG D’SCHWENZ
VÒN D’EIHÒRE
kòriòse gschréft z’ferschtoa. Dèbél gangnendŝch em woald, hienòntoa Eigen de
holzbécker, mé dŝchim stoarche schnabal, tuet òf di stamme bécke fer d’feschtekeit z’schetze. Aber d’gschpasségé sach
éscht dass éndŝché gsellené gséchen e huffe eihòrna loufe vòn emmene ascht zem
andre gäge z’schlos. Òn ällé hein de
schwanz véll véll véll (tues dri moal séege véll) vérdem òn rächt zòrné (tue zeichnò d’schwenz vòn d’eichòrna zer sittò 33).
«Dŝchi hein d’schwenz schén zòrné.
Sinndŝch appa zem codiere kanget» seit
otto der égél. «Òn welz weré de codiere?» tuet Ruth frege débél tuetsmò de sché-
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O TUTTI O NESSUNO! OL ELLJI OL KHÉMENTSCH! ODER ÄLLÉ ODER KEIS!
35_Delle storie 24/05/10 10.37 Pagina 35
03 GSJ_Delle storie 24/05/10 10.31 Pagina 36
36
tone o degli enormi zaini pieni di panini con
le cipolle. Gli scoiattoli, appena arrivati davanti al portone del castello, bussarono impazienti. Dallo spioncino uno scoiattolo enorme, una
specie di guardia scoiattolo, dava un’occhiata, riconosceva l’invitato e lo faceva entrare
nel cortile del castello. Allora Otto chiese ad
una bella Scoiattolina Bionda che passava da
quelle parti (colora la Scoiattolina Bionda nella colonna a fianco) che cosa succedesse nel
castello. «È la festa esclusiva degli Scoiattoli
del Bosco» rispose con voce maliziosa la Scoiattolina (prova a fare la voce maliziosa della Scoiattolina). Il Picchio si fece coraggio e
provò a bussare con il suo potente becco al
portone. L’Enorme Scoiattolo di guardia si affacciò, lo scrutò da becco a piedi e, rivolgendosi anche agli altri animali disse: «Non mi sembrate scoiattoli! Sapete leggere il cartello? Questa è una festa per soli scoiattoli! Gli altri animali del bosco devono tornarsene a casa loro e
non disturbare!». Richiuse con un gran fracasso lo spioncino, e si assicurò di serrare ben
bene il portone del castello con una robusta catena e un enorme lucchetto!
I nostri amici rimasero molto male del com-
COLORA LA SCOIATTOLINA BIONDA
VEERW DA LOUTERE VERDŝCHAZ
TUE FÉERBE Z’BLÒNDS EIHÒRLÉ
03 GSJ_Delle storie 24/05/10 10.31 Pagina 37
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dŝchi hen kheen malliti kartunh ol gruass
rücksékh volli brüatjini dri tzibillji.
D’verdŝchaza, krat arrivurut vür d’gruassun tür vam schloss, hen pickut volli préssu. tur z’fenschterllji an gruasse
verdŝchaz, aswas hütersch, het glugut, het
pniet z’lljöitji un hets is toan z’goan i im
hof vam schloss.
Dé otto het gvriegit am schienen loutere Verdŝchazji das ischt passrut dabbiri
(veerw da Loutere Verdŝchaz héi béi) was
tétti bschin im schloss. «Ischt da virtag nuan vür d’Verdŝchaza van im Woald» het
antcheede mit mallizi da Verdŝchaz (pruav
z’seen dou mit mallizi wi da Verdŝchaz).
Dar holzpicker het mu gmachut mut un
het pruavut z’pickun mit dŝchéin stoarhen
beck an d’gruassun tür. Dan Gruasse
Verdŝchaz das het ghüt het kuckut, hets is
glugut a vam beck unz za vüsse un, mit
schwétzen auch mit dan andren tschemmunu, het gseit: «Dar dunghimi nöit
verdŝchaza! chonder leesen was ischt
gschribbenz? Diŝche ischt a virtag nuan
vür d’verdŝchaza! D’andrun tschemmini van im woald mussun goan amum
ne mantal réschte. «Doch de parrucchiere
delle code! D’eihòrna, wenn gangendŝch
emmene fiertag, vor gangendŝch zem codiere». D’fénfé achéemen zem schlos.
Alz òmmònòm éscht volls eihòrna wò sinn
ou vòn vittèné wòalda chéemet òn hein
enand erchennt wéll heindŝch kät kartònené koffré oder gròssé joakseck volle brotiènè mé zébele. D’eihòrna, kròa achéemet vor der hustér vòm schlos, hòchmietégé tien achleffe. Vòm leifer en gròsse eihòre, e short vòn en eihòre-wächter, hätt
en ougòtò kät òn hätter d’éngladnò tònz
éngòa en d’éngang vòm schlos.
De otto frägt emmene hébs òn blònds Ei-
O TUTTI O NESSUNO! OL ELLJI OL KHÉMENTSCH! ODER ÄLLÉ ODER KEIS!
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portamento degli scoiattoli! Insomma erano
o non erano tutti abitanti del bosco? Erano o
non erano tutti amici? Che senso aveva organizzare una festa solo per gli scoiattoli? Le feste sono belle se tutti possono parteciparvi.
Quindi si consultarono e presero una saggia
decisione. Sarebbero entrati nel castello anche senza invito. Otto, il Riccio, propose di
travestirsi da Scoiattolo, ma i suoi aculei non
lo permettevano. Anche il Corvo Ulrich non
sarebbe stato molto credibile come scoiattolo (ricomponi gli animali nella colonna a pagina 40). Mentre la combriccola discuteva
sulle tecniche da adottare per entrare nella
rocca e partecipare alla festa, nel cortile del
z’ürriu hous un nöit disréndŝchurun!».
het amum ptoan mit gruass veersa
z’fenschterllji un het dŝchi varsicherit
z’wol ptun d’gruassun tür vam schloss
un dŝcha varleit mit ar stoarh chötti un
as gruass moaderschloss!
Ündŝch gséllji sén blljibben übbil das
d’verdŝchaza hennen toan tscheb!
Um lljéivrun hentsch dŝchi pheebe ol nöit
ellji im woald? Sén gsinh ol nöit ellji vröina? Was ischt gsinh z’hannun a virtag nuan vür d’verdŝchaza? D’virtaga sén hübschu wénn ellji mian goa.
Dé hentsch gschwétzt inter dŝchiendri un
déssidurut etwas gutsch. Dŝchi wérti kannhen i im schloss unza oan sinh avittriti.
otto, z’hassa, het gseit das hettintsch muan dŝchi disgisurun wi Verdŝchaza, wa
dŝchéin spitza hendŝchis nöit gloa. Auch
dar Koaku Ulrich wérti nöit gsinh a rechte verdŝchaz (léck amum zseeme di tschemmini poadŝchu 40). Darwil das d’chuppletu het déssidurut wi tun um goan i im
schloss um machun virtag, im hof vam
schloss, d’verdŝchaza hendŝchi varkwéllt
vill. Wier het tanzut, wier het gsunnhe un
O TUTTI O NESSUNO! OL ELLJI OL KHÉMENTSCH! ODER ÄLLÉ ODER KEIS!
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hòrlé, wò éscht dòa passiert (tue féerbe
z’Blònds Eichòrle of d’sittò 36) was tuet
gschie em schlos.
«éscht e fiertag nomma fer d’eihòrna vòm
woald» tuet mét enneré schlouèné stémm
z’Eihòrlé entchäde (probier z’machò di
schloènò stémm vòm Eihòrlé).
De holzbécker machmò muet òn tuet achleffe òf d’hustér mé dŝchim stoarche
schnabal. De Gròsse Eihòre-Wächter tueter’s vòm schnabal bés ze tschapte lògò
òn seit ou den andre tieré: «dòngeder nid
eihòrna! chennder läse de kartell? Déŝchè
éscht e fiertag nomma fer d’eihòrna! Dandrò tieré vòm woald messen zròck gòa òn
nid verschtére!» métten gròsse gétés ptueter de leifer òn verschliesster d’hustér mét
e feschté chetté òn es gròss mòarvelschloss! Èndŝché freinda sinn schlächt blébet fer wétte heindŝché d’eihòrna ufgfiert.
Alsò, sinndsch oder nid ällé éwonra vòm
woald? Sinndŝch oder ni ällé freinda? Wòròm òrganisiere e fiertag nòmma fer d’eihòrna? D’fiertaga sinn schéné wenn älle
chennen goa.
Sòmét heindŝch enand béfreet òn heindŝch
entschlosset dass werésch énkanget en
z’schlos ou òané élladòng. otto der égél,
tettéŝché ferkleite wie en eihòre, aber mé
dŝchine stachla éscht das ni mégléch. ou
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40
RICOMPONI GLI ANIMALI
LÉCK AMUM ZSEEME DI TSCHEMMINI
TUE ZÉEMESETZE DE TIERÉ
ermellino schniamous ermelin
riccio riccio égél
talpa scherre schärò
picchio
holzpicker
holzbécker
castello, gli scoiattoli si divertivano un mondo. Chi ballava, chi cantava e chi beveva.
Anzi alcuni scoiattoli erano già molto allegri. Tra gli invitati c’era anche il grande direttore d’orchestra: lo Scoiattolo Von Karajan che dirigeva la banda con un ritmo forsennato. La sua bacchetta volteggiava ad
una velocità incredibile. Era più veloce della luce (mi sai dire qual è la velocità della
luce?). Era così veloce che iniziò ad incendiarsi. Rapidamente il fuoco raggiunse un
ramo e si propagò per tutto il cortile. Gli
scoiattoli terrorizzati iniziarono a fuggire
in ogni direzione e non potevano scappare
sugli alberi perché erano in fiamme.
Nel frattempo l’ingegnosa Talpa, in collaborazione con il Picchio muratore aveva costruito una galleria che, passando sotto il
castello, permetteva agli animali di raggiungere il cortile dove si svolgeva la festa. Sbucati nel cortile videro il fuoco e tutti gli scoiattoli che gridavano e scappavano in ogni
direzione (esci dal labirinto a pagina 43).
Non riuscivano a uscire dal cortile del castello perché il cancello era chiuso con il
grosso lucchetto e nessuno trovava le chia-
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wier het trunghe. Wa éttlljig verdŝchaza
sén aschuan gsinh vill hurtigi. Inter d’lljöit ischt auch gsinh dar gruass verdŝchaz
Von Karajan das het gstanne vür da lljöitere mit vill mut. Dŝchéin backetu ischt
kannhen dür un ta wi dar winn. Ischt kannhen léstur dén z’gsicht (chonneschmer see
vüvvil z’gsicht gannhi lést?). Ischt kannhe sövvil lést das dŝchi het kiet vöir. In a
streich z’vöir het griffe an grampe un alli
da hof ischt gsinh in as vöir. D’verdŝchaza
volli vuacht sén askappurut ter allu d’séiti
un hen nöit muan streeben ouf ter d’bauma
antweegen dŝchi sén gsinh allu in as vöir.
An dem da witzege Scherre, gholfni vam
fer de Kroak Ulrich weré ni mégléch ŝché
ferchleite wie en eihòre (tue zéemesetze
de tieré òf d’sittò 40). Débél d’bandò hasaliert fer wétte éngoa em schlos, us of der
antrétt d’eihòrna heindŝché déchtég vertwellt. Wéer hät tanzòt, wéer hät gsònget
òn wéer hät trònget. Mengé eihòrna sinn
schò déchtég lòschtégé gsid. Emétsch
d’éngladnò éscht ou de orchester dérektor: der Eihòre Von Karajan wò dirigiert
d’blächmòsék wie es veròckts. Dŝchis stäckié tuet flénk wérbiò. éscht flénkòr als
z’liecht (wellé éscht d’flenkeit vòm
liecht?). Sotte flénks dass häts fir kécht.
z’fir erlangt en ascht òn rasch em ganze
antrétt. D’eihòrna, erschtròckté, tien éberoal zloufe, chennendŝch aber ni zloufe òf
d’bouma wéll d’grämpna sinn en de
flamme.
Ónderdesse d’gschéchtò Schärò, zéeme mé dem murer-bécker
hät but es tunnel wo passiert ònder
em schlos fer dass de tièré chenné erlange
d’antrétt woa éscht de fiertag. Òf d’antrétt
gséchendŝch z’fir òn d’eihòrna wò bréllen
òn entzloufen éberoal (gan us voòn “labi-
O TUTTI O NESSUNO! OL ELLJI OL KHÉMENTSCH! ODER ÄLLÉ ODER KEIS!
03 GSJ_Delle storie 24/05/10 10.31 Pagina 42
42
vi. Anche gli alberi erano tutti in fiamme:
ma questo l’ho già detto.
Vista la scena i nostri eroi iniziarono rapidamente ad organizzarsi per portare tutti gli scoiattoli in salvo. Il Corvo Pilota accese i suoi
potenti motori e volando al di là del muro del
castello portò in salvo gli scoiattoli più legge-
holzpicker houfer het kheen gmachut as
tünnil das ischt passrut unner am schloss
un sua di tschemmini hen muan arrivurun
im hof woa ischt gsinh da virtag. A voart
im hof hentsch gsian z’vöir un allu
d’verdŝchaza das hen grawut un askappurut ter allu d’séiti (sortri vam labirinto poadŝchu 43). Dŝchi hen nöit muan sortrun
van im hof vam schloss antweegen d’gruassun tür ischt gsinh bschlossni mit dam
gruasse moaderschloss un khémentsch
het gvunnen d’schlussia. Auch d’bauma
sén gsinh allu in as vöir: wa diz hennich
aschuan gseit.
Ab gsian das ündŝchi hen gvoan a z’dŝchi
lécken zseeme um vüren allu d’verdŝchaza awek van doa. Dar Koaku het amprénnt
dŝchéini stoarhi mutur un gvlljükht ennut
d’mouru vam schloss um troan awek
d’lljichtur verdŝchaza. «Darvür d’fümmili un d’chinn» hets grawut. Darwil das
d’Schniamous, das het gmachut il vigile,
het zeihut dan gruaschte verdŝchaze dan
inganh vam tünnil, z’hassa un da Scherre hennen gholfe un dŝchi gvürt im tünnil
das dŝchi hen kheen gmachut.
03 GSJ_Delle storie 24/05/10 10.31 Pagina 43
43
ESCI DAL LABIRINTO
SORTRI VAM LABIRINTO
TUE USGOA VÒM LABYRINT
rinto” derbi). chennendŝch ni usgoa vòn
d’antret wéll de portal éscht zue mé dem
gròsse mòarvelschloss òn niema fénnt
d’schlòssia. ou d’bouma tien verbrenne:
aber detz hannés schò gseit.
Èndŝché muetégé tiendsché jaschtég gä
z’tue fer d’ganzò eihòrna z’erette. De Kroak Pilota emprennt dŝchin machtégé mòtòra, fléckter änet d’murò vòm schlos òn
tueter errete d’liechtò eihòrna «z’érscht
d’wiber òn d’chénn» tueter rauò.
En dem dass z’Ermelin, verchleits wie e
schérŝchan tuet zeichò dè gròschte eihòrna der éngang vòm tunnel, der égél òn
d’Schärò tientŝchne hälfe ŝché z’erette òn
tiendsché dòrch de tunnel fiere.
Gsteldé fer z’gsé woa hätŝché de holzbécker koaltet. Wenn häschne gfònnet
channtsch wéder d’stòré läse.
Entléch chéemen d’wissò Mòardre-firwéerchra wò tien férŝché abschnide z’moarveschloss, gangen én en z’schlos òn tien
gschwénn z’fir erlessche.
zòm gléck d’eihòrna sinn ällé wòl. Us
lutter freid d’eichòrna organisieren en
fiertag wòa tiemò trénge, ässe òn tiemò
03 GSJ_Delle storie 24/05/10 10.31 Pagina 44
44
ri. «Prima le donne e i bambini» urlava. Mentre l’Ermellino, trasformatosi in vigile, indicava agli scoiattoli più grossi l’ingresso della
galleria, il Riccio e la Talpa li aiutavano a mettersi in salvo guidandoli attraverso il cunicolo da loro costruito.
Fai una pausa per scoprire dove si è nascosto
il Picchio col becco aperto. Solo quando l’avrai
trovato potrai riprendere a leggere la storia.
Finalmente arrivarono le Faine pompiere con
i loro rossi camion che velocemente tranciarono il lucchetto, entrarono nel castello e rapidamente spensero l’incendio.
Tutti gli scoiattoli, grazie al coraggio dei nostri cinque eroi, erano sani e salvi. Grande
era la gioia degli abitanti del bosco e, per festeggiare, gli scoiattoli organizzarono una festa dove si beveva si mangiava e si ballava la
Greshoneytanz (sai ballare questa danza?).
Una festa senza guardie all’ingresso, portoni chiusi e, soprattutto, senza muri e lucchetti. Un banchetto danzante per tutti gli
abitanti del bosco. La Talpa Kunigunde, il
Picchio Eigen, il Corvo Ulrich, l’Ermellino
Ruth e il Riccio Otto erano i più celebrati,
corteggiati e lusingati.
CERCA IL PICCHIO NASCOSTO
SÜCH DAN KHOALTNE HOLZPICKER
SIECH DE KOALTNÒ HOLZBÉCKER
O TUTTI O NESSUNO! OL ELLJI OL KHÉMENTSCH! ODER ÄLLÉ ODER KEIS!
03 GSJ_Delle storie 24/05/10 10.31 Pagina 45
45
Loa ab um antdéckhjen woa heji dŝchi
khoalte dar Holzpicker mit dan beck artoani. Nuan wénn di heschts dén gvunne
mascht widergréiffen z’leesen z’kuntji.
For se tun arrivurun d’Moadri pompiere
mit ürriu ruati kamiunhi das lést lést hen
trommut z’moaderschloss, kannhen i im
schloss un arlljöscht z’vöir.
Allu d’verdŝchaza, antweegen z’gut mut
van ündŝch vünv gruassu, hen dŝchi gsovvurut. Ellji déi das hen dŝchi pheen im woald hen kheen an gruass vroeit un vür machun virtag d’verdŝchaza hen organisé a virtag woa het mu trunghe, kesse un tanzut dan
Greshoneytanz (pniejischt diŝchen tanz?).
A virtag oan hütara im inganh, oan
bschlossnun türrini un, surtout, oan mouri un moaderschlossi. As ümmis woa het
mu tanzut vür ellji déi das hen dŝchi pheen
im woald. Da Scherre Kunigunde, dar
holzpicker Eigen, dar Koaku Ulrich,
d’Schniamous Ruth un otto z’hassa sén
gsinh pnoati, gschatzti un gröimti.
z’kuntji ischt um lljéivrun, wa darvür ich
will der seen as sekret (arbéjiri z’uar am
büji). Da loutere Verdŝchaz ischt gsinh
tanzò de Greschòneytanz, tréngen òn essen jedé schläckeri (channtsch tanzò
déŝche tanz?).
E fiertag òané wächtra òane ptoané hustérra òn, òberhuopt, òané mure òn moarvelschlòssia. E fiertag fer d’ganzò tieré
vòm woald. D’Schärò Kunigunde, de
46_Delle storie 24/05/10 10.35 Pagina 46
03 GSJ_Delle storie 24/05/10 10.31 Pagina 47
La storia sta per finire, prima però ti voglio
svelare un segreto (avvicina l’orecchio al libro). La Scoiattolina Bionda si era innamorata del Riccio Otto, il suo salvatore, e per provare il suo amore gli diede un bacio.
E come tutte le storie magiche anche la mia
ha una sua piccola morale: alle feste o tutti
o nessuno!
argauhit van otto z’hassa, das hets z’is
kheen gsovvurut, un vür mus seen hets mu
keen as tschuppi.
Un wi allu d’varhoakschutun kuntjini auch
méis willt seen etwas: um machun virtag
ol ellji ol khémentsch!
holzbécker Eigen, de Kroak Ulrich, z’Ermelin Ruth òn der égél otto sinn emeischte gschmeichleté. D’stòre éscht schier fertég, aber zérscht wéllender en keimnés
séege (tu bie z’òr dem buech): z’blònds
Eichòrle és verliebts am dŝchim retter der
égél otto òn wie bewis tuetsmò e
schmòck gä.
Òn wie d’ganzò wònderbare stòrene ou
miné hät e lécke sénn: ze fiertaga oder ällé oder keis!
O TUTTI O NESSUNO! OL ELLJI OL KHÉMENTSCH! ODER ÄLLÉ ODER KEIS!
48_Delle storie 24/05/10 10.49 Pagina 48
04 GLT_Delle storie 24/05/10 10.42 Pagina 49
LA VALLE PERDUTA
D’VARLUARNU VOALD
D’VERLÒRNE VALLESCHÒ
Gressoney-La-Trinité
04 GLT_Delle storie 24/05/10 10.43 Pagina 50
50
italiano
Nel Bosco Bello, ai piedi del Ghiacciaio
Vecchio, viveva la Volpe Inventatutto, una
volpe molto particolare che passava tutto
il suo tempo a creare strane macchine che
non funzionavano mai. Ma la Volpe Inventatutto non era l’unico animale che abitava nel Bosco Bello. C’erano le Vipere
calzolaio, specializzate nella fabbricazione di scarpe e cinture. Tutti gli animali del Bosco Bello si rifornivano proprio da loro. I Millepiedi che erano
simpatici ma molto esigenti in fatto di scarpe (che numero hai di
piede?) erano i migliori clienti
delle Vipere calzolaio. Le Vipere calzolaio erano inoltre
specializzate nel fabbricare
lunghe cinture con tantissimi
buchi realizzati con i loro acuminati denti (guarda il disegno della vipera, della Lunga cintura e
dei Millepiedi e impara i nomi nella colonna a fianco). Ma il Bosco Bello era famoso per la presenza dei Cervi lavandai,
grandi ungulati (sai cosa vuol dire ungu-
GUARDA I DISEGNI E IMPARA I NOMI
LUGI DI DESSINH UN LEERN D’NOAMI
TUE LÒGÒ D’ZEICHNÒNG
ÒN TUE LÉRE D’NOAMNA
Vipera
Lénnhi - Viperu
Schlangò
Cintura
Gürtil
Gértél
Millepiedi
Messji
Tusòntoalpna
LA VALLE PERDUTA D’VARLUARNU VOALD D’VERLÒRNE VALLESCHÒ
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51
töitschu
titsch
Im Schiene Woald, za vüsse vam Oalten
Glétscher, het glebt dar Vucks Inventiriallz,
a verousege vucks das het passrut z’ganz
zéit z’machun droaligi maschinnini das
sén nji kannhe. Wa dar Vucks Inventiriallz
ischt nöit gsinh z’einig tschemmi das het
glebt im Schiene Woald. Sén gsinh d’Lénnhini Schumachera, dŝchi hen gmachut
schu un gürtia. Ellji di tschemmini vam
Ém Hébsche Woald, en d’fiess vòm Oalte Gletscher, hät gwont en Fòks woa hät
alz erfònnet, en gschpässége fòks woa passiert dsŝchin ganze zit fer erschaffe strenké maschine woa heindsch nie fònziòniert.
Aber de Fòks éscht nid gsid z’einzégs tier
woa hät gwont ém Hébsche Woald.
Sinndŝch gsid d’schlangè schuemachra,
hantléché z’machò schue òn gértia. Ällé
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52
lato?) specializzati da secoli nel lavaggio
di tutti i vestiti degli animali del Bosco
Bello. Pulivano perfettamente tutto quello che gli animali portavano per coprirsi:
dalle enormi mutande di lana delle marmotte, ai delicati impermeabili delle lontre. I Cervi lavandai per pulire utilizzavano le macchinelavaeasciuga che funzionavano solo grazie all’acqua proveniente
dal Ghiacciaio Vecchio, situato sopra il
Bosco Bello circondato da picchi nevosi.
Un’altra caratteristica dei Cervi lavandai
erano le loro enormi corna chiamate cornacorna che terminavano con dei grossi
pomelli (colora i pomelli del cervo lavan-
Schiene Woald hen gchauft z’ürrienandre.
D’Messjini, das sén gsinh simpatik wa hen
wéllje sinh wol diniti mit da schune (vüvvil messt déin vuss?) sén gsinh déi das hen
z’meischta gchauft za Lénnhunu schumachera. D’Lénnhini schumachera hen auch
gmachut lénh gürtia mit vill lucher das
dŝchi hen gmachut mit ürriu spitzugun
zénn (lug z’dessinh dar viperu, vam Lénhen Gürtil un dar Messjunu un leern d’noami poadŝchu 50). Wa da Schiene Woald ischt gsinh fameux antweegen doa hen
dŝchi pheebe d’Hürsch weschera, mit
gruass noagla (wissischt was wéllji seen
mit gruass noagla?) das sit hunnertini joari hen gweschen allu d’patti van ellji di
tschemmini im Schiene Woald. Dŝchi hen
gvlietrut hübsch allz was di tschemmini
hen gleit a um dŝchi pleiten: d’gruassu
wullunun gallusunh dar murmenu un d’féinu impermeabil dar lüdriji. D’Hürsch
weschera um vlietrun hen broucht d’maschinniniweschuntrüchni das sén kannhe
mit brouhen z’wasser vam Oalten Glétscher, das ischt gsinh uab da Schiene Woald inter d’spitza allu in a schnia. As an-
LA VALLE PERDUTA D’VARLUARNU VOALD D’VERLÒRNE VALLESCHÒ
04 GLT_Delle storie 24/05/10 10.43 Pagina 53
53
de tieré vòn Hébsche Woald heindŝché
geng z’éne dienòt. D’tusòntoalpna, woa
sinn gsid sémpatésche aber hein geng verlangt schéne òn stoarche schue (wéttégs
nòmmer éscht vòm fiess?), sinndŝch gsid
d’beschtò chònde vòn ällé d’schlangè
schuemachra. D’Schlangè schuemachra
heindŝch ou erschaft, mé eriò rézé zenn,
lenge gértia mét vél locher (lòg de
zeichnòng vòn d’schlangò, z’lengs
gértél òn vòn de tusòntoalpna zer sittò 50). Aber de Hébsche Woald éscht
gsid véll pchannte fer d’hérscha wässchra, wéldé tieré (weischt was well séege wéld?) hantléché ém wäsche d’ganzò
chleider vòn de tieré vòn Hébsche Woald. Heindŝch pòtzt ällé de patna vòn de
tieré: d’gròse wòllené ònderbriech vòn
d’mòrbenè, d’liechtò rägelmantla vòn d’féschottra òn véllé andré. D’Hérscha wäschra, fer pòtze, hein brucht d’maschine
wäscheòntrechne. Déŝché sinndŝch kanget tank z’wasser vòm Oalte Gletscher, woa
hätsché gfònnet òbna de Hébsche Woald.
D’Hérscha wässchra heindŝch kät gròse
hòrné, gschruete hòrnéhòrné, woa
COLORA I POMELLI DELLE CORNA
DEL CERVO
VEERW D’PÜMPLA Z’HÜRSCH HUARNI
TUE FÉERBE D’CHNÉFF VON D’HÒRNÉ
04 GLT_Delle storie 24/05/10 10.43 Pagina 54
54
daio a pagina 53) chiamati pomellipomelli. Si narra che alcuni Cervi lavandai più
anziani arrivarono ad avere addirittura cinquantasette pomellipomelli che venivano
utilizzati sia per stendere i panni degli animali sia per appendere il cappello quando
rientravano a casa. Purtroppo, nel corso
degli anni, il Ghiacciaio Vecchio si era
quasi totalmente sciolto. Diventava sempre più piccolo e l’acqua che forniva per
alimentare le grosse macchinelavaeasciuga (disegna la macchinalavaeasciuga a
pag. 58) era sempre meno.
La diminuzione dell’acqua inoltre creava
un altro grosso problema: l’aria del Bosco
Bello puzzava.
Leggi questo pezzo tappandoti il naso:
puzzava perché gli animali del Bosco Bello erano costretti a indossare per molti giorni i loro vestiti prima di poterli portare a
LA VALLE PERDUTA D’VARLUARNU VOALD D’VERLÒRNE VALLESCHÒ
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nes verous dinh das d’hürsch weschera
hen khee sén gsinh ürriun gruass huarni
das hen kheisse huarnihuarni das im spitz
hen kheen gruass pümpla (veerw d’pümpla dar Hürsch wescher poadŝchu 53) das
hen kheisse pümplapümpla. Dŝchi zélljen
das éttlljig oalti Hürsch weschera hen unza kheen sibnunvöfzg pümplapümpla un
déi sén gsinh brouchti vür spreiten di
tschemmunun patti un um hénghjen da hut
wénn dŝchi sén arwunnen zam hous. Schat
das in d’joari zéit, dan Oalten Glétscher
ischt gsinh villje alli gschmolzni. Ischt
génh gcheen lljickur un z’wasser das het
dinut um tun z’goan d’maschinniniweschuntrüchni (mach z’dessinh dar maschinniweschuntrüchni poadŝchu 58) ischt
génh gsinh minnur. Z’wasser lljickur
ischt auch gsinh as problemi: d’luft vam
Schiene Woald het gstunghe.
Lees diz mit pschoeiben d’noasu: dŝchi
het gstunghe antweegen di tschemmini
vam Schiene Woald hen mussun troan ürriun patti vür vill toaga, ievun dŝchi muan
troan z’weschen. D’Hürsch weschera, ab
sinh lljütschil wasser, hen widerzuahe
heindŝch glivròt mé gròse chnéff, gschruete chnéffchnéff (féerb d’chnéff vòn d’Hérscha wässchra zer sittò 53).
Tièmò zelle dass eltrégé hérscha wässchra
heindŝch kät sògar sebnòfofzg chnéffchnéff
òn heindŝché brucht fer henge d’patna vòn
de tieré òn fer henge de huet wenn
sinndŝch erwònnet z’ém hus. Leider, én
d’joare, der Oalt Gletscher hätsché schier
ällé gschmolzet. Éscht geng kéemet léckòr
òn z’wasser fer nere d’gròse maschine wäscheòntrechne (tue moalò d’maschin wäscheòntrechne zer sittò 58) éscht gsid geng
wenegòr. D’redukzion vòm wasser hät ou
es anders problem erschaft: d’lòft vòn hébsche woald hät gstònget.
Läs déŝché stòck mé pschòbne naso: hät
gstònget wòròm de tieré vòn Hébsche Woald heindŝch angleit fer mé taga ériò chleider vor z’ŝché chònnò troage wäsche òn
parfumière. D’hérscha wässchra, fer z’wenég wasser, heindŝch chònnò wäsche
d’patna nòmma es moal z’manòd.
Jetza chanscht fri lòa din nasò.
Em anfang de tieré heindŝch kät de schòld
der Sténkmoardrò woa hät gwont ém Héb-
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LA VALLE PERDUTA D’VARLUARNU VOALD D’VERLÒRNE VALLESCHÒ
57_Delle storie 24/05/10 10.47 Pagina 57
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58
lavare e profumare. I Cervi lavandai, per
la poca acqua, erano costretti ad accettare
i panni da lavare solo una volta al mese.
Adesso puoi liberare il tuo naso.
All’inizio gli animali davano la colpa alla Puzzola Puzzolente che viveva nel Bosco Bello. Ma anche dopo averla immersa per una settimana nella vasca da bagno
con dieci chili di doccia bagno schiuma al
lampone e mirtillo (trova l’animale puzzolente immerso nella vasca nella colonna a fianco) il fetore nel bosco rimaneva.
Quante docce ti fai durante la settimana?
Occorreva trovare al più presto una soluzione, prima che l’odore nel Bosco Bello
diventasse insopportabile. Il Ghiacciaio
Vecchio intanto continuava a restringersi
e l’acqua era sempre più scarsa. Gli animali non sapevano proprio come fare per
riavere un grande ghiacciaio. Erano vissuti in quella zona da sempre e non conoscevano nulla all’infuori del loro Bosco
Bello. Non sapevano quindi come e dove
trovare un nuovo ghiacciaio o un fiume o
un lago che alimentasse le macchinelavaeasciuga. Si rivolsero alla Volpe Inventa-
DISEGNA LA TUA MACCHINA LAVASCIUGA
MACH Z’DESSINH VAN DÉIS MASCHINNI
WESCHUNTRÜCHNI
TUE ZEICHNÒNG DINE MASCHIN
“WÄSCHEÒNTRECHNE”
TROVA LA PUZZOLA
SÜCH Z’TSCHEMMI DAS STINGHT
TUE FÉNNÉ D’STÉNKMOARDRÒ
LA VALLE PERDUTA D’VARLUARNU VOALD D’VERLÒRNE VALLESCHÒ
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d’patti z’weschen nuan a voart zam moanut.
Nunh mascht antschoeiben déin noasu.
In dar iesti di tschemmini hen keen
d’sköisu dam Tschemmi das het Gstunghe
das het dŝchi phee im Schiene Woald. Wa,
auch noa z’is heen gloan milden vür a
wuchu zéit in an trog dri zien killu gut
laubu ampunh un heiperi (süch z’tschemmi das stinght im trog poadŝchu 58), da
stankh im woald ischt noch gsinh.
sche Woald. Noa heindŝcha gleit fer a wòchò én d’ badwannò mé zäne kilò seifò mé
hémberrò òn bloab berrò (fénn d’sténkmoardrò ém d’badwannò), de gstang ém
woald éscht blébet.
Wevél moal tueschté bado én d’wochò?
Hämmo mòssò denge férŝché wétté tue
vor dass de gschmack ém woald wérte
kéemet ònertregléch. Ònderdesse, de gletscher hätŝché geng mé hénderzochet òn
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60
tutto che, informata della situazione, si
chiuse nel suo LCN (Laboratorio Cose
Nuove) per ideare una macchina crea
ghiacciaio che potesse funzionare senza
acqua. Uscì dopo un mese dal suo laboratorio (prova a russare) con il progetto sotto la zampa sinistra. La macchina fabbrica ghiacciaio, chiamata dalla Volpe carro
granatina, consisteva in un enorme imbuto trita tutto, un posto di guida e delle manopole (guarda cosa aziona ogni manopola e colora gli oggetti a pagina 61). La
macchina granatina avrebbe realizzato il
ghiacciaio solo se ogni animale del Bosco
Bello avesse donato un oggetto prezioso
da inserire nell’imbuto. Tutti gli animali
vüvvil vörti weschischt dich in d’wuchu?
Mu het mussun vinnen zam phentschte a
muadu z’tun, ievun da stankh im Schiene
Woald chénti noch gruassur. An dem dan
Oalten Glétscher het dŝchi génh zükht un
z’wasser génh churzur. Di tschemmini hen
franh nöit gwisst wi tun um heen amum
an gruassen glétscher. Dŝchi hen glebt in
den uart sit lénnhi zéiti un hen piénnt khés
dinh ous ter ürriu Schiene Woald. Dé
hentsch nöit gwisst wi un woa vinnen a
nawen glétscher ol an bach ol a sia das hetti kheen wasser um tun z’goan d’maschinniniweschuntrüchni. Dŝchi sén kannhen
zam Vucks Inventiriallz das, noa heen
gwisst was ischt gsinh drum z’bschin,
ischt kannhen in dŝchéin BND (Büttuju
Nawun Dinnhi) um inventurun as
maschinni vür machun an glétscher das
tétti goan unza oan wasser. Ischt gsortrut
noa a moanut van in dŝchéin büttuju (pruav z’rumpfu) mit dam prodŝchet unner am
schirken tschapte. Z’maschinni das het
gmachut dan glétscher, dar Vucks het mu
gleit noame charre granatina, ischt gsinh
gmachiti mit an gruassen buttjur das het
04 GLT_Delle storie 24/05/10 10.43 Pagina 61
61
TROVA COSA AZIONANO I BOTTONI
E COLORA GLI OGGETTI
SÜCH WAS D’BUTTUNH TUN Z’GOA UN
VEERW DI DINNHI
TUE FÉNNÉ WAS STÉRT D’CHNÉFF ÒN TUE
FÉERBE D’SACHE
z’wasser éscht geng gsid wenegòr. De tieré heindŝch ni gwésst wétte tue fer hä wéder en gròse gletscher. Heindsch geng
gläbt én die valleschò òn heindŝch nécks
pchennt usgnomme ério woald. Heindŝch
nie gwésst wétte òn woa fénné en nué gletscher oder en bach oder en sé fer nere
d’machine wäscheòntrechne. Heindŝch
gfregt dem Fòks, woa hätŝché ptoat ém
dŝchin wéerchstòbò fer erfénne en machin
woa tiége machò de gletscher òané bruche
wasser. Noa en manòd éschter user vòn
dsŝchin wéerchstòbò (probier z’ruffò) mé
de plan drònder dsŝchin lénke tschapte. De
Fòks hät gschruet désŝché maschin charre
granatina: hät kät en gròse bòttiòr woa hät
alz gmalt, en platz fer fiere òn véll gréffa
(lòg was stért jedé gréf òn féerb d’stéck).
D’machin hetté gmacht z’isch sò ällé de
tieré vòn Hébsche Woald hettén kät e
wéerdsach z’lecke ém bòttiòr.
De tieré sinndŝch schlecht blébet. Éscht
ni gsid schén sŝche mòssò trenne vòm e
wéerdsach, òberhoupt sò d’machin vòm
Fòks hät ni fònziòniert! Aber éscht gsid
wéchtég hä wéder de gletscher. Hämmò
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62
CERCA E ACCOPPIA LE SCARPE
SÜCH D’SCHU UN LÉCK DŝCHU
POAR UM POAR
TUE SIECHE ÒN TUE ZÉEMESETZE D’SCHUE
ci rimasero male. Non era bello doversi
separare da un oggetto importante soprattutto se l’invenzione della Volpe, come era
prevedibile, non avesse funzionato! Ma
l’importanza di riavere il ghiacciaio era
essenziale. Bisognava rischiare!
Così ogni animale portò un oggetto prezioso: i Cervi lavandai degli antichi cestelli per contenere i vestiti delle principesse, l’Aquila delle preziose piume più
leggere dell’aria, le Marmotte delle mutande alate appartenute al dio Mercurio e
le Vipere delle cinture lunghissime e resistentissime. Anche i Millepiedi portarono
delle robuste scarpe da corsa ognuna di un
colore diverso (cerca le scarpe nella colonna a fianco). La Volpe Inventatutto mise gli ingredienti portati dagli animali nella macchina trita tutto, si posizionò al posto di guida, azionò una leva, premette un
pulsante e girò una manopola. Il carro emise uno strano cigolio, produsse del fumo,
ma del ghiacciaio nemmeno l’ombra. In
compenso il marchingegno staccò la sua
ombra da terra: cominciò a volare. La Volpe, al posto di guida, dopo il primo stupo-
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ghackut alltsch, a wéiti um z’is vüren un
éttlljig hanthebbi (lug was allu d’hanthebbi tün z’goan un veerw di dinnhi poadŝchu
61). Z’maschinni granatina hetti gmachut
dan glétscher nuan wénn ellji di tschemmini vam Schiene Woald hetti keen as
roatschigs dinh z’lécken im buttjur. Ellji
di tschemmini sén blljibben übbil. Ischt
nöit gsinh hübs mussun loan as roatschigs
dinh surtout wénn l’invenzione vam
Vucks, wi ischt gsinh tellz, hetti nöit gfunsiunurut! Wa ischt gsinh important z’heen
amum dan glétscher. Mu het mussun pruavun! Sua ellji di tschemmini hen troan as
roatschigs dinh: d’Hürsch weschera oalt
koavenji das hen kheen dar reinun patti,
dar Oaru roatschig veedri lljichtur dén
d’luft, d’Murmeni gallusunh mit da vekhe
das sén gsinh van il dio Mercurio un
d’lénnhini lénh un stoarch gürtia. Auch
d’Messjini hen brunnhe stoarch schu um
laufen, aller voarwunu (süch d’schu poadŝchu 62). Dar Vucks Inventiriallz het gleit
di dinnhi das di tschemmini hen brunnhe
im maschinni das het allz ghackut, dar het
dŝchi gsétzt um z’is vüren, bürt a liévu,
mòssò riskiere! Sotte ällé de tieré heindŝch
treit e wéerdsach: d’hérscha wässchra
heindŝch treit oalte chrättna fer d’chleider
vòn d’prénzesse, z’Hoaré hät treit hébsché
fädre liechtòr alz d’lòft, d’mòrbene
heindŝch treit gròse ònderbriech woa
heindŝch kért dem gott Mercurio òn
d’ schlange heindŝch treit lenge òn feschte
gértia. Ou de tusòntoalpna heindŝch treit
feschté schue ällé gfoarbte (siech d’schue
zer sittò 62). De Fòks woa hät alz erfénnet hät gleit ällé déŝché déngé em charre
granatina, hätsŝché gsétzt, hät tréckt en
chnòff òn hät kért en gréff. D’maschin hät
LA VALLE PERDUTA D’VARLUARNU VOALD D’VERLÒRNE VALLESCHÒ
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re, iniziò a governare il carro per viaggiare tra le nuvole. Si alzò tantissimo da terra (saltando quanto riesci ad alzarti da
terra?) volando sopra il Bosco Bello, sopra il Ghiacciaio Vecchio e oltre
le montagne. La Volpe osservando il mondo dall’alto, scoprì che esisteva un’altra valle,
con un bosco verdissimo, con delle
montagne altissime, un enorme lago blu e un ghiacciaio molto esteso e profondo. In quel momento alla Volpe venne in mente la
storia che quella volpona di
sua nonna (guarda e colora il
ritratto della Nonna volpona
qui a fianco) gli raccontava quando
era piccola. Era la storia di una valle ricca e rigogliosa chiamata Valle
Perduta. Chi l’avesse trovata sarebbe stato appagato per tutta la vita.
Eccola: quella che la Volpe vedeva dall’alto era proprio la Valle Perduta! Immediatamente azionò le manopole per scendere a terra e poter raccontare quanto scoperto. Tutti gli animali, sentito il racconto
gnjeckut as buttunh un gchiert d’hanthebbu. Da charre het kreckut, het grauhut, wa
vam glétscher ischt nöit gsinh trasse. In
d’wéiti z’maschinni het antseilt dŝchéin
schat van nidder un het gvoan a z’vlljückhjen. Dar Vucks, das het z’is gvürt, noa
sinh blljibben choalts, hets gvoan a z’vüren
da charre um goan inter d’neebla. Is het
dŝchi bürt vill van nidder (z’sprinnhen
vüvvil di bürrischt dich van nidder?) un
gvlljükht uber da Schiene Woald, uber dan
Oalten Glétscher un ennut d’griet. Dar
Vucks, séntsch lugun d’weeld van hua, het
antékht das ischt gsinh an anner voald, mit
an schienen grüne woald, mit hüej griet,
an gruasse bloawe sia un an gruasse un
toeifen glétscher. An dem dam Vucks ischt
gcheen in z’hopt z’kuntji das dŝchéin oaltun eju (lug un veerw z’portret van d’Oaltun Eju héi béi) het mu zéllt wénn is ischt
gsinh lljicks. Ischt gsinh z’kuntji van an
grün un schien voald das het kheisse Varluarnu Voald. Wier hettadŝcha gvunne wérti gsinh hurtig vür dan ganze lebtag. Lug
dŝcha doa: déja das dar Vucks het gsia van
hua ischt franh gsinh d’Varluarnu Voald!
LA VALLE PERDUTA D’VARLUARNU VOALD D’VERLÒRNE VALLESCHÒ
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Im streich hets broucht d’hanthebbi vür
dŝchi stüren un muan zéllje was is het
kheen antékht.
Ellji di tschemmini, noa heen khüert was
dar Vucks het kheen zéllt, hendŝchi gleit
zweg um goan in d’Varluarnu Voald un
antwier het gseit mu lécken noame:
d’Voald vam Hübsche Hübsche Woald.
Noa a wuchu un a schwiere vojedŝche
séntsch arrivurut in d’Varluarnu Voald woa
dŝchi hen dŝchi phee un dŝchi phen dŝchi
gmacht a strenké gétés òn e huffe rouch,
aber nie de gletscher. Aber d’maschin
hätsŝché bérrt vòn d’bode òn hät angfanget
z’flécke. De Fòks, woa hät gfiert, éscht gsid
verwòndròt òn hät angfanget z’reise
emétsch d’näbla. Hätsŝché bérrt véll vòm
bode (wenn spréngscht wevél tueschte bérre vòn bode?) òn hät gfléckt druf de Hébsche Woald, der Oalt Gletscher òn òber
d’béerga. De Fòks hät glògòt d’wéelt vòn
d’héche, òn hät gsét woa èscht gsid en andre valleschò, mé en griene woald, hòche
béerga, en gròse bloabe sé òn en gròse gletscher. Ém dem ougòbléck dem Fòks éscht
kéemet zé d’stòré woa dsŝchiné gròsmamma (lòg òn tue féerbe z’béld vòn d’grossmamma) hämmò zellt wenn éscht gsid
lécks. Éscht gsid en stòré vòn e hébsche òn
riche valleschò gschruete d’Verlòrne Valleschò. Welz hèttésŝcha gfònnet werté gsid
z’frédò fer de ganze läbtag. Lòg doa: di woa
de Fòks hät gsét vòn d’héche éscht gsid
wérkléch d’Verlòrne Valleschò! De Fòks
hät férsŝché kért d’ gréffa fer goa embré òn
zelle was hät gsét. Ällé de tieré heindŝch
glost d’stòré vòm Fòks òn de heindŝché
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della Volpe, si organizzarono per raggiungere la Valle Perduta che qualcuno propose di chiamare: la Valle del Bosco Bello
Bello. Dopo una settimana di faticoso viaggio arrivarono nella Valle Perduta dove vissero e vivono ancor oggi felici e sereni
(conta gli animali nel disegno a fianco)
continuando a costruire scarpe e cinture
sempre più lunghe, a inventare carri volanti sempre più sofisticati, ma soprattutto cercando di lavare i panni sporchi di tutto il mondo.
channòt fer goa ém d’Verlòrne Valleschò,
woa epper hät entschlosset z’schrie d’Valleschò vòn Hébsche Hébsche Woald.
Noa e wòchò sinndŝch arrifiert en d’Verlorne Valleschò woa heindŝch gläbt òn läbendŝch noch hit zfrédò, òn sinndŝch kanget vorwertz z’machò schue òn gertià geng
lengòre, z’erfénne machine fer flécke geng
schenòre, aber òberhoupt z’wäsche
d’méschtégò pattna vòm ganze wéelt.
noch nunh hurtigi un heitiri (zéll di tschemmini im dessinh héi béi) mit goan vürsich
z’machun schu un gürtia génh lénnhur, z’inventurun charri das vlljückhjen génh mia
sophistiqué, wa surtout z’lugun z’weschen
d’packutun patti van d’ganzu weeld.
LA VALLE PERDUTA D’VARLUARNU VOALD D’VERLÒRNE VALLESCHÒ
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piccolo glossario
churz diktioneri
lécks wòrterbuech
singolare
plurale
singolare
plurale
agnello
z’lamm
d’lammer
z’lamm
d’lammer
anatra
d’gmoutun oandju
d’gmoutun oandji
d’entò
d’enté
ape
z’béji
d’béjini
d’bienò
d’biene
aquila
dar oaru
d’oari
z’hoaré
d’hoarene
asino
dar üeŝchil
d’üeŝchia
der eŝchél
d’eŝchia
bruco
da wurm
d’wurma
-
-
calabrone
dan breeme
d’breemi
de bréemò
d’bréeme
camoscio
d’gémtschu
d’gémtschi
d’gemtschò
d’gemtsche
camoscio maschio
dar gémtschunbokh
d’gémtschunbokha
de gemtschbock
de gemtschbocka
cane
dar hunn
d’hünn
de hònn
d’hònna
capra
d’geiss
d’geiss
d’geis
d’geis
capretto
d’gitzu
d’gitzi
d’gétzò
d’gétze
capriolo
-
-
z’ré
d’ré
caprone
dar bockh
d’bockha
de geisbock
d’geisbocka
cavallo
z’ross
d’ross
z’ros
d’rosser
cervo
z’hürsch
d’hürschi
de hérsch
d’hérscha
cinghiale
z’wilt schwéin
d’wiltu schwéin
z’wéldschwi
d’wéldòschwi
civetta
d’wittju
d’wittji
de bébener
d’bébenera
coccinella
z’gügi
d’gügini
z’kossiene
d’kossiene
codirosso
da rüatjinh
d’rüatjianha
de rédél
d’rédla
STORIE DEL BOSCO KUNTJINI VAM WOALD STÒRENE VÒM WOALD
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69
singolare
plurale
singolare
plurale
coniglio
z’lappinh
d’lappinh
d’hasò
d’hase
corvo
dar koaku
d’koaki
de kroak
d’kroaka
donnola
d’wislu
d’wisli
d’wéslò
d’wésle
ermellino
d’schniamous
d’schniamöisch
d’wissè wéslò
d’wssé wésle
fagiano
dar woaldhoanu
d’woaldhoani
de woaldhanò
d’woaldhane
faina
dar moadru
d’moadri
d’wissè moardrò
d’wissé moardre
falco
z’wannerllji
d’wannerlljini
z’wannerlé
d’wannerlené
farfalla
d’pavelljiuru
d’pavelljeri
d’fiffoaltrò
d’fiffoaltre
formica
d’ammessu
d’ammessi
d’oameissò
d’oameisse
gallina
d’hénnju
d’hénnji
d’hennò
d’henne
gallo
dar hoanu
d’hoani
de hanò
d’hane
gatto
d’chatzu
d’chatzi
d’chatzò
d’chatze
gazza
dan dŝcheei
di dŝcheeja
d’géedŝchò
d’géedŝche
ghiro
dan gîr
d’gîra
-
-
grillo, cavalletta
da straffal
d’straffla
de schtraffal
d’schtraffla
gufo
dar howu
d’howi
de huò
d’hue
leone
z’léjunh
d’léjunh
de lei
d’leia
lepre
dar hoasu
d’hoasi
de wéld hasò
d’wélde hase
lince
d’luchtschu
d’luchtschi
-
-
lombrico
dar wurm
d’wurma
de héerdwòre
d’héerdwòrma
lontra
d’lüdruju
d’lüdriji
z’féschotter
d’féschottra
lucciola
z’schingügi
d’schingügini
de schinwòre
d’schinwòrma
lucertola
da lattuch
d’lattucha
z’lattelté
d’latteltene
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70
singolare
plurale
singolare
plurale
lumaca
da schnecke
d’schnecki
d’schnäckò
d’schnäcke
lupo
dar wolf
d’wolva
de wolf
d’wolfa
maiale
z’schwéin
d’schwéin
z’schwi
d’schwi
marmotta
d’murmenu
d’murmeni
d’mòrbenò
d’mòrbene
martora
dar moadru
d’moadri
d’moardrò
d’moardre
merlo
d’meerlu
d’meerli
der amsal
d’amsla
montone
dar widder
d’widdera
de wéder
d’wédra
mosca
d’vlljoeigu
d’vlljoeigi
d’fleigò
d’fleige
moscone
dar breemu
d’breemi
de bréemò
d’bréeme
mucca
d’chu
d’chü
d’chue
d’chie
mulo
z’nuas
d’nuas
z’nòs
d’nòs
oca
d’oandju
d’oandji
d’gans
d’gens
orso
dar beeru
d’beeri
de bärò
d’bärna
passero
da schniavoggal
d’schniavoggla
de spatz
d’spatza
pavone
z’pavvunh
d’pavvunhi
de pfou
d’pfoua
pecora
z’schoaf
d’schoaf
z’schoaf
d’schoaf
pernice
d’koutŝchu
d’koutŝchi
d’pärniŝchò
d’pärniŝche
pesce
dar visch
d’vischa
de fésch
d’fésscha
piccione
di toubu
di toubi
d’tubò
d’tube
picchio
dar holzpicker
d’holzpickera
de holzbécker
d’holzbéckra
pipistrello
d’vleddermous
d’vleddermöisch
d’flädermus
d’flädermisch
pulce
d’vlua
d’vlüa
d’flò
d’flé
pulcino
z’kiutzi
d’kiutzini
z’pòllé
d’pòllene
STORIE DEL BOSCO KUNTJINI VAM WOALD STÒRENE VÒM WOALD
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71
singolare
plurale
singolare
plurale
ragno
z’anniŝchi
d’anniŝchini
d’spéngò
d’spénge
ramarro
dan einuks
d’einuksa
-
-
rana
dar hoptschul
d’hoptschela
d’hoptschal
d’hoptschala
riccio
-
-
der égél
d’égia
rondine
d’schwalmu
d’schwalmi
d’schwalbò
d’schwalbe
rospo
dar bot
d’botta
de chrott
d’chrotta
salamandra
da wetterguage
d’wetterguagi
-
-
scimmia
d’schümmju
d’schümmji
der aff
d’affa
scoiattolo
da verdŝchaz
d’verdŝchaza
der eihòre
d’eihòrna
stambecco
da steinbockh
d’steinbockha
de steinbock
d’steinbocka
talpa
da scherre
d’scherri
d’schärò
d’schäre
tarlo
di dŝchoamelu
di dŝchoameli
de holzwòre
d’holzwòrma
tasso
z’teschunh
di teschunh
de taks
d’taksa
topo
d’mous
d’möisch
d’mus
d’misch
toro
da stir
d’stira
de stier
d’stiera
uccello
dar voggal
d’voggla
de vogal
d’vogla
usignolo
dar oustagvoggal
d’oustagvoggla
de nachtigall
d’nachtigla
verme
dar wurm
d’wurma
de wòre
d’wòrma
vespa
z’weschki
d’weschkini
d’wäschkò
d’wäschke
vipera
d’viperu
d’viperi
d’schlangò
d’schlange
vitello
z’chalb
d’chalber
z’chalb
d’chalber
volpe
dar vucks
d’vücksch
de fòks
d’fòksa
zanzara
z’möschi
d’möschini
d’meschò
d’mesche
zecca
dan zeche
di zechi
d’wäntelò
d’wäntele
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Finito di stampare
nel mese di giugno 2010
presso Tipografia DUC
Saint-Cristophe (Aosta)
su carta patinata opaca R 4oo Burgo
Fly UP