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DEMOCRAZIA COS` E` - Liceo Scientifico "A.Oriani"
LA CLASSE 4°E E LA PROF.SSA CAIME PRESENTANO L’ANALISI E LA RIELABORAZIONE DEL LIBRO: DEMOCRAZIA COS’ E’ SCRITTO DA GIOVANNI SARTORI PARTE PRIMA: LA TEORIA I CAPITOLI: I: DEFINIRE LA DEMOCRAZIA II: POPOLO E POTERE III: LA QUESTIONE DEL REALISMO IV: PERFEZIONISMO ED UTOPIA V: OPINIONE PUBBLICA E DEMOCRAZIA GOVERNANTE VI: DEMOCRAZIA VERTICALE VII: DEMOCRAZIA E NO PARTE SECONDA: L’ATTUAZIONE I CAPITOLI: VIII: DEMOCRAZIA DEGLI ANTICHI E DEMOCRAZIA DEI MODERNI X: LIBERTA’ E LEGGE X: EGUAGLIANZA XI: LIBERALISMO, DEMOCRAZIA E SOCIALISMO XII: MERCATO, CAPITALISMO E PIANIFICAZIONE XIII: CONCLUSIONI ESPOSIZIONE DEL LAVORO TORNA ALL’INDICE DEFINIRE LA DEMOCRAZIA capitolo I Presentazione a cura di HAAG MARIAGIULIA MAZZOTTI GIULIA DEMOCRAZIA DERIVAZIONE DEL TERMINE Dal latino tardo: democratia Dal greco: demokratia (composto da démos = popolo e del tema di krateo = comandare) potere (kratos) del popolo (demos) DEMOCRAZIA • SIGNIFICATO LETTERALE Forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo, senza intermediari, o tramite rappresentanti (definizione dal vocabolario di lingua italiana “Devoto Oli”, edizione “Le Monnier”) DEMOCRAZIA DEFINIZIONE PRESCRITTIVA • Società libera, non oppressa da un potere politico decisionale e incontrollato. • Poliarchia = governo di molti (contrario di un oligarchia chiusa e ristretta). • Sistema posto da una deontologia democratica DEONTOLOGIA DEMOCRATICA • Letteralmente “discorso sulla doverosità”. • Allude a quella dimensione della nostra esistenza che viene resa, da un punto di vista linguistico, con un “deve” o un “dovrebbe”. DEMOCRAZIA • DEMOCRAZIA POLITICA • DEMOCRAZIA SOCIALE • DEMOCRAZIA ECONOMICA • RAPPORTO FRA ESSE DEMOCRAZIA POLITICA • Entità politica forma di Stato e di governo • Fa perno sull’eguaglianza giuridico–politica Torna a “democrazia” DEMOCRAZIA SOCIALE • Eguaglianza di condizioni. Guidata da uno spirito egualitario. • Contrario dell’aristocrazia (struttura verticale). • Ethos, modo di vivere e convivere come una generale condizione della società. • Ethos egualitario= eguaglianza di stima DEMOCRAZIA SOCIALE • Prevede una società in cui l’Ethos richiede ai propri membri di vedersi e trattarsi come socialmente eguali. • Insieme delle democrazie primarie. • Società multi-gruppo. • Strutturata in gruppi di volontari che si autogovernano Infrastruttura di microdemocrazie che supporta la macro-democrazia d’insieme Torna a “democrazia” DEMOCRAZIA ECONOMICA Eguaglianza economica Pareggiamento della povertà e della ricchezza Benessere generalizzato DEMOCRAZIA INDUSTRIALE Democrazia nel posto di lavoro e nell’organizzazione-gestione del lavoro (fabbriche). Polites (membro della città politica) sottenda un membro di una concreta comunità economica (lavoratore) Micro-democrazie nelle quali si dà insieme titolarità ed esercizio del potere. Autogoverno del lavoratore nella propria sede di lavoro, integrato da una democrazia funzionale. Torna a “domocrazia” RAPPORTO FRA ESSE Democrazia politica Con essa s’intende sempre la democrazia in generale. • Condizione necessaria della democrazia sociale ed economica. • È completata in senso politico dalle altre. •Democrazia politica: Sovraordinata e condizionata. •Democrazia sociale ed economica: Subordinate e condizionate. SINGOLARE O PLURALE? Esistono democrazie di diverso tipo a seconda della: • Struttura (di tipo presidenziale o parlamentare, proporzionalistico o maggioritario). • Situazione politica-economica-sociale dello Stato. Esiste una teoria centrale o sono solo democrazie al plurale (alternative/ irriducibili l’una all’altra)? TEORIA DEL SINGOLARE Democrazia = tronco dal quale si diramano molteplici rami. TEORIA DEL PLURALE Il tronco non c’è. Le teorie della democrazia fanno ciascuna albero a sé. LE TEORIE DELLA DEMOCRAZIA = Teoria descrittiva + Teoria prescrittiva • Teoria partecipativa • Teoria rappresentativa Secondo Barry Holden (1974) • Teoria radicale • Teoria elitista • Teoria neo-radicale • Teoria liberal democratica • Teoria pluralista LE TEORIE DELLA DEMOCRAZIA Molteplicità di teorie Teoria d’insieme Sotto teorie incomplete Teoria completa Si rischia di spacciare una parte per il tutto. (errore della pars pro toto) DEMOCRAZIE LIBERALI Teoria della democrazia al singolare Divisa dalla discontinuità che separa la democrazia degli antichi da quella dei moderni (che è una fondamentalmente) Teoria della democrazia liberale • descrittiva e prescrittiva • conversione della teoria in pratica (teoria dello Stato liberal-democratico) I TRABOCCHETTI Semplicismo L’idea di democrazia deve essere semplice per essere compresa da tutti Semplificare troppo, porta alla cancellazione di eventuali problemi, non risolvendoli. In questo modo è come se si aggravassero. I TRABOCCHETTI • TERMINOLOGICO Discutere sulla parola ignorando la cosa • SEMPLICISMO REALISTICO Conta più il reale che l’ideale • SEMPLICISMO PERFEZIONISTICO Conta più l’ideale che il reale CONCLUSIONE È difficile unire gli ideali alla realtà Sarebbe più costruttivo partire da un’esperienza democratica in piccolo (micro-democrazia) per poi passare ad una in grande (democrazia politica complessa) TORNA ALL’INDICE DEMOCRAZIA: COSA E’ CAPITOLO II POPOLO E POTERE Damassa e Beghi DEMOCRAZIA: POTERE POPOLARE CHE COS’ E’ IL POPOLO? POPOLO COME: 1. TUTTI 2. 3. 4. 5. 6. PLURALITA’ APPROSSIMATIVA: I PIU’ POPULACE: PROLETARIATO TOTALITA’ ORGANICA PRINCIPIO MAGGIORITARIO ASSOLUTO PRINCIPIO MAGGIORITARIO TEMPERATO IL POPOLO TUTTI LETTERALMENTE INTUITIVO: LA TOTALITA’ MA TOTALITA’ DEGLI AVENTI DIRITTO: LA VERA DEMOCRAZIA NON ESISTE I PIU’ NON E’ UN VERO E PROPRIO CRITERIO IMPOSSIBILITA’ DI DETERMINARE IL POPOLO MAGGIORITARIO POPULACE INADEGUATEZZA DEI TUTTI E DEI PIU’ POPOLO = PROLETARIATO (MODELLO MARXISTA) MA ESCLUSIONE DEL NON - PROLETARIATO IMMUTABILE! DIFFICOLTA’ INDIVIDUAZIONE PROLETARIATO TOTALITA’ ORGANICA INACCETTABILE: SI FONDA SULLA CONCEZIONE ROMANTICA DI VOLK IMPERSONALE FLUIRE DELLA STORIA ACCORPAMENTO DEL SINGOLO NEL POPOLO TOTALITARISMI XX SECOLO PERDITA DIRITTI PERSONALI POPOLO MAGGIORITARIO ASSOLUTO “I PIU’ CONTANO PER TUTTI, I MENO PER NESSUNO” TEMPERATO “I PIU’ PREVALGONO SUI MENO NEL RISPETTO DEI MENO” MAGGIORANZA E RISPETTO DELLE MINORANZE “Nelle democrazie l’opposizione è un organo della sovranità popolare altrettanto vitale quanto il governo. Sopprimere l’opposizione significa sopprimere la sovranità del popolo” Ferrero “La prova più sicura per giudicare se un paese è veramente libero è il quantum di sicurezza di cui godono le minoranze” Lord Acton LA DEMOCRAZIA NON E’ MAJORITY RULE UN 51% IMMOBILIZZATO NON PUO’ INIBIRE UN 49% IL CONCETTO DI DEMOCRAZIA DEVE APPRODARE AL PRINCIPIO MAGGIORITARIO TEMPERATO GOVERNARE NEI LIMITI RISPETTARE LE MINORANZE LA SOCIETA’ DI MASSA STORIA DEL “POPOLO” GRECIA: DEMOKRATIA DI ERODOTO: DEMOS COME CITTADINI DELLA POLIS, COME COMUNITA’ (LA GAMEINSCHAFT TOENNIESIANA) MASSA: DERIVANTE DALLA CADUTA DELLA PARTIZIONE DEGLI STATI TOMISTICA COSA CAMBIA TRA POPOLO E MASSA GRANDEZZA: POLIS PICCOLA CITTA’ (RUSSEAU) MEGALOPOLI SOLITUDINE E DEPERSONALIZZ. ACCELLERAZIONE DEL MOVIMENTO MODIFICAZ. TESSUTI SOCIALI = ALIENAZIONE RAPPORTO MASSA - POLITICA ALIENAZIONE UOMO–MASSA ISOLATO, VULNERABILE, DISPONIBILE APATIA MANIPOLAZ. POLITICA (ESTREMISMO) TIPO PSICOLOGICO SOCIETA’ DI MASSA OFFRE SCARSO SOSTEGNO ALLA LIBERALDEMOCRAZIA LA TITOLARITA’ SOVRANITA’ POPOLARE NON RISOLVE PROB. ESERCIZIO MEDIOEVO: POTERE PRINCIPE DA TRASLATIO IMPERII CONCETTO DI OMNIS POTESTAS A POPULO AGGIRATO DALLA FICTIO DELLE RAPPRESENTANZE PROBLEMA DIFFICILMENTE RISOLVIBILE NE’ RAPPRESENTANZA NE ELEZIONE SONO GARANTI ASSOLUTE DELLA SOVRANITA’ POPOLARE CERTA SOLO NELLA CITTA’ DI ROUSSEAU, IRREALIZZABILE QUINDI SU LARGA SCALA OCCORRE CONSIDERARE LA DEMOCRAZIE COME PROBLEMA DI TECNICA COSTITUZIONALE L’ELLITTICITA’ DEL POTERE POTERE KRATIA POPOLO DEMOS LA DEMOCRAZIA COME LEGITTIMITA’ “Government of the people, by the people, for the people” A. Lincol (Gettysburg, 1863) TORNA ALL’INDICE Capitolo IV PERFEZIONISMO E UTOPIA “Quel che ha sempre reso lo Stato un inferno in terra è proprio il tentativo dell ‘uomo di trasformarlo nel suo paradiso” Holderlin Contessi Carlotta , Fuochi Flavia , Minghetti Simone Punti affrontati: 4.1_ LA DEONTOLOGIA MALE INTESA 4.2_ DALLA SCIENZA ALL’UTOPIA 4.3_ L’IMPOSSIBILE 4.4_ L’AUTO GOVERNO CHE MAI SARA’ 4.5_ LA FUNZIONE DEGLI IDEALI 4.6_ PERICOLO OPPOSTO E ESITO INVERSO 4.7_ PERFIZIONISMO E DEMAGOGIA (Fuochi) (Contessi) (Minghetti) (Fuochi) (Contessi) (Minghetti) (Fuochi) 4.1 DEONTOLOGIA MALE INTESA Fuochi DEONTOLOGIA: DEONTOS dal greco DOVERE La deontologia afferma che fini e mezzi sono strettamente dipendenti gli uni dagli altri (il che significa che un fine giusto sarà il risultato dell'utilizzo di giusti mezzi.) DEONTOLOGIA MALE INTESA CATTIVO REALISMO CATTIVO IDEALISMO PERFEZIONISMO Modo sbagliato di intendere e impiegare gli ideali DEMOCRAZIA: Sovranità popolare Eguaglianza Auto governo Qual è la natura dei tre concetti? (sovranità popolare, eguaglianza, autogoverno) DESCRITTIVA PRESCRITTIVA DESCRITTIVAMENTE: Sovranità popolare Eguaglianza Principio di legittimità Eguali leggi Eguale voto L’auto governo PRESCRITTIVAMENTE Microdemocrazie Tali concetti fondano la deontologia democratica Che cos’è? IDEALE: Di un individuo o di un popolo Ciò in cui si crede Serve a raggiungere un fine Funzione Il perfezionista che risolve tutto fondendo l’ideale col reale non ha pienamente il controllo dei suoi ideali 4.2 DALLA SCIENZA ALL’UTOPIA Contessi Mondo IDEALE PLATONE Mondo REALE Filosofo RE Uomo contemplativo MARX Filosofo rivoluzionario E’ l’azione rivoluzionaria che rende il reale razionale Con MARX città utopica realizzabile perfezionismo Con Marx : attivistico Con Platone: contemplativo MORO: Dal greco OU = non TOPOS = luogo nessun posto L’UTOPISTA: SA CHE CIÒ IN CUI CREDE NON È REALIZZABILE Mannheim : UTOPIA = stato mentale che trascende la realtà in direzione rivoluzionaria IDEOLOGIA = stato mentale che trascende la realtà in direzione conservatrice IDEOLOGIA CONSERVATRICE (propriamente detta) RIVOLUZIONARIA (utopia) DISUOTOPIZZARE L’UTOPIA Non più inattuabile ma realtà di domani Mancanza del vocabolo impossibile Perfezionista Contemplazione del perfetto Mancanza dell’ impossibile 4.3 L’IMPOSSIBILE Minghetti A priori si può (a volte) sapere cos’è impossibile Logica formale: PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE Impossibilità pratica Sull’utopia è dimostrabile l’irrealizzabilità ex ante Struttura logica: più di una cosa meno di un altra Impossibile il più di due cose È falso credere che l’utopico non sia determinabile ex ante 4.4 PERFEZIONISMO E DEMAGOGIA Fuochi UTOPIA : è dimostrabile che è irrealizzabile Utopia (Marx) = AUTOGOVERNO Definibile solo in astratto(governare se stessi da se) Intensità : Quanto è forte Estensione : spazio: su quanti è forte tempo: per quanto è forte Def.: La intensità di un autogoverno sta in relazione inversa all’estensione alla quale si applica 1 caso: Autogoverno del despota : intensità massima estensione minima 2 caso: Polis greca : intensità diminuisce estensione aumenta 3 caso: grande città : intensità minima estensione massima Governo indiretto (Governato da rappresentanti) L’intensità di un autogoverno sta in relazione inversa alla durata alla quale si applica Def.: Quando l’intensità è alto la durata e breve. es. comune di Parigi 1871 governo del popolo La durata fu di due mesi circa 4.5 LA FUNZIONE DEGLI IDEALI Contessi IDEALE Nasce dall’insoddisfazione del reale Definito come una stato di cose desiderabile che non coincide mai con la realtà Contrasta la realtà L’ideale, essendo forza d’urto, è destinato a non riuscire Se realizzabile in parte, l’ideale finale sarà diverso da quello iniziale, perché modificato. 4.6 PERICOLO OPPOSTO ED ESITO INVERSO Minghetti Il discorso sugli ideali (che nascono dalla insoddisfazione del reale), se calato in un preciso contesto storico-politico , porta a distinguere fra Ideale democratico senza democrazia Ideale democratico in democrazia L’ideale non combatte più un nemico ma sostiene la creatura generata Ma qual è la funzione degli ideali democratici in democrazia? Una funzione di negazione anche se pur sempre critica, cioè l’ideale deve spingere il reale”verso il meglio”. Una critica costruttiva dunque, dove gli ideali non devono reagire contro il reale, ma interagire con il reale Un ideale è costruttivo solo se impara dall’esperienza In una democrazia che esiste, la ricetta massimalista produce effetti contrari, per cui si deve invece adottare un’ottica ottimizzante. Se è vero gli ideali sono Domande che fronteggiano”resistenze” Ne deriva che un ideale funziona costruttivamente quando si misura e confronta con le resistenze in cui si imbatte. Si ha quindi: Nella misura nella quale un ideale è convertito in realtà, nella stessa misura va riproporzionato alla realtà di “pilotaggio di retroazioni” Se questa regola è violata, otteniamo esiti inversi. Ad es. prendiamo il principio “tutto il potere al popolo” dove, affinché il popolo abbia il potere sul serio, bisogna che ci sia la condizione che il popolo impedisca qualsiasi potere illimitato e cioè si abbia il principio “tutto il potere a nessuno” e cioè un’ ottimizzazione degli ideali secondo il “principio del pericolo opposto”. Per una democrazia senza più nemici, il vero pericolo non sta nella concorrenza di contro ideali, ma nel reclamare una “vera democrazia” capace di scavalcare quella che già esiste. 4.7 PERFIZIONISMO E DEMAGOGIA Fuochi In pratica: PERFEZIONISMO In teoria: Errore intellettuale sviluppato da intellettuali = = DEONTOLOGIA Pura e semplice convenienza DEMAGOGIA dal greco Demos = popolo Ago = condurre POLITICAMENTE Portare il popolo a … Assecondare le necessità del popolo a vantaggio del demagogo Il demagogo se privato del perfezionismo e dell’intellettualismo produce meno danno ANALOGIE •La democrazia si fonda sulla concorrenza tra partiti •L’economia di mercato si fonda sulla concorrenza tra produttori DIFFERENZE •Concorrenza politica: - è soggetta a un esame meno valido - non è sottoposta a un controllo legale •Concorrenza economica : - è soggetta a un esame molto valido - Sottoposta a controlli legali CONCLUSIONI IL PERFEZIONISMO Aggiunge credibilità ALLA DEMAGOGIA TORNA ALL’INDICE CAPITOLO V OPINIONE PUBBLICA E DEMOCRAZIA GOVERNANTE Marco Panzavolta & Marco Gennari Democrazia è governo del popolo sul popolo Governata Governante Occasioni elettorali Nelle quali sono fondamentali per il governo le opinioni dei governanti Da dove vengono le opinioni? •Devono essere proprie dei governanti; •Devono essere formate liberamente; Perché si dice opinione pubblica? •perché nasce dal popolo; •Perché riguarda cose che interessano la cosa pubblica (bene comune, etc…) Opinioni dei governati Devono essere proprie dei governati Devono essere formate liberamente È diffusa tra pubblici Investe materie che sono di natura pubblica Per questo si dice opinione pubblica Un governo è basato sul consenso se nasce dal voto che esprime l’opinione degli elettori e governa in sintonia con esso. Ci sono tre livelli di consenso: 1.Accettazione di valori ultimi; 2.Accettazione delle regole del gioco; 3.Accettazione delle politiche di governo; 3 livelli di consenso Accettazione di valori ultimi Accettazione delle regole del gioco Accettazione delle politiche di governo È a livello di comunità È a livello di regime È a livello di governo Formazione dell’opinione Discesa a cascate Ribollire dalla base in su ( bubbling up) Identificarsi con gruppi di riferimento Discesa a cascata 5 livelli 1. Elite economiche sociali Circolano le idee 2. Elite politiche di governo Si scontrano le idee 3. Rete comunicazione di massa 4. Leader di opinioni locali 5. Demos Arrivano ai media Filtro alle comunicazioni sociali Le informazioni arrivano Ribollire dal basso: maree di opinioni che si formano dal popolo e che risalgono la corrente della cascata. Identificazione in gruppi di riferimento:opinioni derivano da gruppi di riferimento (famiglia, coetanei, identificazioni religiose,etniche,etc…) Opinione senza informazione Per una democrazie realmente efficace: •Opinione pubblica espressa mediante libere elezioni; •Opinione pubblica deve essere autonoma Perché si crei opinione autonoma il pubblico deve essere informato Ma la base dei mezzi pubblici è povera e scadente PROBLEMA DELL’ALTO GRADO DI IGORANZA POLITICA DEL CITTADINO MEDIO Problema sempre esistito : •Un tempo si attribuiva al basso tasso di alfabetizzazione Rivelatasi accusa inconsistente L’educazione in generale non ha alcun effetto sull’educazione politica (la politica è una materia, chi non se ne interessa non ne saprà nulla anche se è plurilaureato) •Oggi vengono messi sotto accusa i processi informativa per : Insufficienza quantitativa (semmai troppa informazione) tendenziosità Accusa debole e ribaltabile Accusa fondata (ma vi è equilibrio,una tendenziosità viene neutralizzata da quella contraria) Povertà qualitativa Accusa più seria Il problema dell’ignoranza del cittadino è tollerabile finché la pubblica opinione si esprime eleggendo perché L’elettorato non decide cosa fare ma solo chi farà ne deriva Buono strumento per controllare i leaders. La buona qualità dell’opinione pubblica non è condizione necessaria per il funzionamento del sistema rappresentativo. Tuttavia se si vuole una democrazia che partecipi allora il discorso è tutto da rifare … Quando il cittadino partecipa? •Il termine partecipazione è un prendere parte in persona liberamente deciso dalla persona stessa quindi È un mettersi in moto da sé e NON essere messo in moto da altri •L’efficacia del partecipare di ognuno è in relazione inversa al numero dei partecipanti: •Ex: ( 4 partecipanti: il partecipare di ognuno vale ¼) 10000 partecipanti: il partecipare di ognuno vale 1/10000 quindi Spesso il partecipazionista non si dichiarava tale DEMOCRAZIA PARTECIPATORIA Democrazia elettiva e rappresentativa Ammette partecipazione e referendum ma in subordine e senza entusiasmo. Democrazia diretta e referendaria Democrazia senza rappresentanza e che è tale quando elimina i rappresentanti Democrazia Partecipatoria sta a cavallo tra le due: esalta gli ideali della democrazia diretta ma non la sostituisce del tutto a quella rappresentativa Il partecipazionista rifiuta di considerare la partecipazione elettorale come partecipazione autentica •Votare non è un prendere parte; •Partecipazione elettorale è solo un modo di dire in cui il termine partecipazione non significa nulla. GLI EFFETTI DI UNA PARTECIPAZIONE DI MASSA A livello di massa la partecipazione forte presuppone intensità(sentire intensamente la politica) Sequenza virtuosa INTENSITA’ INTERESSE ATTENZIONE INFORMAZIONE SAPERE Sequenza perversa INTENSITA’ ESTREMISMO L’estremismo può culminare in un rigido fanatismo che distruggerebbe la democrazia (nessuna possibilità di scambi d’opinione). DEMOCRAZIA REFERENDARIA •Democrazia senza rappresentanti e rappresentanza; •Immediatezza di interazioni, rapporto diretto tra partecipanti (veri); •Non vincolata dal numero dei partecipanti che si autogovernano. In questo differisce dall’autogoverno che non può oltrepassare gruppi relativamente piccoli. Dove vi è Esempio: assemblea 400/500 persone ekklesia (Demos) città antica possibilità di scambio di opinioni. Nella democrazia diretta composta da folle oceaniche (di intere nazioni) le interazioni fra i partecipanti sono impossibili Necessità di referendum democrazia referendaria Democrazia impoverita Il cittadino si limita ad approvare o disapprovare alternative precostituite Ne derivano tre conseguenze Conseguenza n°1 Impossibilità di mediazione e compromessi Democrazia a somma nulla:si vince tutto o si perde tutto. •Principio maggioritario assoluto; •Violazione diritti delle minoranze; •Aggravamento conflittualità. Conseguenza n° 2 Più rischi di manipolazione e imbroglio del popolo; Ma la stessa domanda può cambiare percentuale di approvazione a seconda di come viene formulata. Ex: diritto alla vita? 60% SI diritto all’aborto? 20 % SI Conseguenza n° 3 I cittadini dovrebbero acquisire non solo una buona opinione pubblica ( che non hanno) ma cognizione. La televisione non aiuta. TORNA ALL’INDICE Capitolo VI Democrazia verticale Minnozzi, Tardozzi e Valorosi INDICE DEGLI ARGOMENTI 1) Principio maggioritario e comando di minoranza. 2) La tirannide della maggioranza. 3) Elezione, selezione, disselezione. 4) Minoranze ed élites. 5) Da Mosca a Dahl. 6) La legge di ferro dell’oligarchia. 7) La teoria competitiva della democrazia. 8) La critica anti-elitista. 9) Poliarchia selettiva. PRINCIPIO MAGGIORITARIO E COMANDO DI MINORANZA Dimensione orizzontale della politica opinione pubblica e democrazia elettorale Dimensione verticale della politica sistema di governo (archia) L’archia può essere di tipo democratico oppure non democratico. La differenza viene spiegata dai termini inglesi “rulership” e “leadership”. • RULERSHIP = comando come imposizione (comandare comandando) • LEADERSHIP = comando come guida (comandare guidando) Quindi la democrazia verticale è una leadership. Ma perché il comando della maggioranza in una democrazia verticale diventa un comando di un leader (o di una minoranza)? • Diventa comando di minoranza se per maggioranza si intende “maggior numero”. Ma “è contrario alla natura delle cose che il gran numero governi e che il piccolo numero sia governato”. Rousseau • Se invece per maggioranza si intende “principio maggioritario”, allora l’archia si sottopone alla regola maggioritaria e quindi rimane una democrazia. La democrazia verticale (cioè l’edificio la cui base è l’elezione e l’opinione pubblica) si costruisce in 3 stadi: 1. Le maggioranze elettorali eleggono i propri candidati, le minoranze li perdono. 2. Gli eletti rappresentano una minoranza.. 3. Gli eletti eleggono a loro volta un governo e alla fine compare un primo ministro, un leader. La democrazia però non viene stravolta. “Date tutto il potere ai più, opprimeranno i meno. date tutto il potere ai meno, opprimeranno i più.” Hamilton LA TIRANNIDE DELLA MAGGIORANZA Tocqueville e Mill il problema della democrazia non era posto dai pochi, ma dai molti: è il problema della tirannide della maggioranza. Ci sono 3 contesti in cui questo problema può variare: 1. Contesto costituzionale violazione dei diritti delle minoranze 2. Contesto elettorale tirannide dei numeri 3. Contesto sociale oppressione della società sull’individuo Contesto costituzionale le minoranze vengono distrutte applicando il principio maggioritario assoluto (tutto il potere ai più). Contesto elettorale in realtà non esiste una tirannide della maggioranza in questo ambito, perché è una tirannide dei numeri, che sono stati comunque definiti dalle elezioni (libere). Contesto sociale in questo contesto si può parlare di tirannide del pensiero, imposto dalla maggioranza. È una tirannide “spirituale” che ha come scopo il conformismo [ le società in parte impongono una conformità ad alcuni usi e credenze ]. Le maggioranze elettorali non possono tiranneggiare. Le maggioranze di massa (definite da “identificati”, in classi, partiti ecc.) sono maggioranze stabili che hanno più probabilità di poter tiranneggiare. Nelle democrazie occidentali non esistono maggioranze di massa. ELEZIONE, SELEZIONE, DISSELEZIONE ELEZIONE = da eligere (scegliere non a caso ma selezionando). • Il principio di maggioranza (diritto della maggioranza di prevalere su minoranza/e in seguito a elezioni) risale a Locke. Prima il principio era l’unanimità. Con Locke il diritto di maggioranza è disciplinato e controllato da un sistema costituzionale. • L’elezione quindi è uno strumento quantitativo per definire la maggioranza. Ma dovrebbe essere teso a una selezione qualitativa. Invece si utilizza il sistema proporzionale che potrebbe sembrare giusto ed equo, ma esclude la selezione della melior pars, in quanto tutte le “partes” hanno un po’ di potere e di conseguenza la qualità viene a mancare (disselezione). MINORANZE E ELITES Le minoranze di potere sono minoranze controllanti: dotate di potere di controllo su un universo di potenziali controllati. Come identificarle? Criterio altimetrico: un gruppo è in controllo perché sta “in alto” Ma nelle democrazie i gruppi di controllo sono tali in quanto riescono a farsi eleggere Così si aggiunge un criterio meritocratico: l’altolocato arriva in alto perchè lo si presume qualificato e capace. •Dal criterio meritocratico Pareto adotta il termine elite ed elabora la teoria sulla circolazione delle elites: “elites al potere cadono se diventano incapaci, e le elites capaci diventano elites al potere” Lasswell la rilancia neutralizzata: elites sono coloro che hanno maggior potere in un gruppo, elites politica è la classe di potere in alto In seguito Dahl introduce la ruling elite: essere elite è soltanto avere potere torna alla concezione puramente altimetrica Ma se le minoranze di potere sono definite solo dall’”essere in alto”, il concetto di elite viene neutralizzato e non si possono più valutare i potenti in ragione dei loro meriti e demeriti. DA MOSCA A DAHL La democrazia è gestita da minoranze al plurale o al singolare? Secondo Mosca in ogni società esistono due classi: governanti (meno numerosi) e governati Tesi è troppo generica che può essere smentita solo dall’esistenza di sistemi anarchici, privi di comando e verticalità: ma la verticalità è propria di ogni governo della realtà. Per Wright Mills gli Stati Uniti sono dominati da un’elite di potere: accusa il paese di porsi come esempio di poliarchia e pluralismo, fondando la sua tesi su prove circostanziate. Per dimostrare l’esistenza di una ruling elite occorre stabilire che per una serie di decisioni controverse prevale sempre lo stesso gruppo identificabile come tale Se questo gruppo varia, non perdura e non prevale Quindi Mosca e Mills hanno torto: La democrazia non è sconfitta dall’oligarchia, ma esiste e funziona come poliarchia La struttura di potere della democrazia è poliarchia: La democrazia genera una poliarchia aperta LA LEGGE DI FERRO DELL’OLIGARCHIA Nel 1910 Michels ricava questa legge dallo studio della socialdemocrazia tedesca: L’organizzazione snatura la democrazia e la trasforma in oligarchia. L’organizzazione determina una divisione di ogni partito in una minoranza che diriga e una maggioranza diretta Organizzazione più forte = minor grado di democrazia Il suo problema era quindi l’organizzazione: il mondo contemporaneo tende sempre a una maggiore e articolata organizzazione. Michels studiava i partiti di massa che sono il fenomeno che si avvicina di più al prototipo ideale di democrazia: le associazioni volontarie Cerca quindi la democrazia dentro le singole organizzazioni Ma guardando i rapporti tra le organizzazioni in concorrenza osserviamo che competono perché la loro forza viene dalla maggioranza che li segue e competono promettendo benefici e vantaggi ai governati Deriva che La maggioranza disorganizzata dei politicamente inerti è contesa tra le minoranze attiva politicamente. Quindi, anche se le minoranze sono organizzate al loro interno in maniera oligarchica, la loro competizione porta a una democrazia: Il potere del demos è il potere di essere giudice della sorte dei competitori. LA TEORIA COMPETITIVA DELLA DEMOCRAZIA Schumpeter = padre della teoria competitiva della democrazia: “Il metodo democratico è quell’accorgimento istituzionale per arrivare a decisioni politiche, nel quale alcune persone acquistano potere di decidere mediante una lotta competitiva per il voto popolare” Parla di “metodo democratico”, dunque la democrazia strettamente procedurale: Democrazia è la serie di effetti secondari e composti che seguono l’adozione del metodo democratico. Per arrivare a questo fine occorre il principio delle reazioni previste: Gli eletti sono condizionati dalle reazioni dei loro elettori rispetto alle loro decisioni. Questa “lotta competitiva” produce responsiveness, e questa responsività fa girare tutta la questione nell’interesse del demos Demorazia è quindi poliarchia ma non vuole soltanto dire che molti capi si sostituiscono a uno solo: Il sistema di capi delle democrazie è una leadership: Un sistema di capi guidanti che, molte volte, sono anche guidati. LA CRITICA ANTI-ELITISTA Inizialmente la teoria di Schumpeter era considerata: Un’altra teoria sulla democrazia Una teoria contrapposta a quella definita da lui “classica Dopo la rivoluzione culturale degli anni ’60: o Schumpeter diventa un elitista al pari di Mosca e Pareto. o La sua teoria diventa una delle teorie alternative della democrazia (basata sull’elitismo). o La teoria partecipazionistica diventa la teoria classica della democrazia. CRITICA AGLI ANTI-ELITISTI: 1) Schumpeter non può essere visto come continuatore di Mosca e Pareto. 2) Tutti e tre non possono essere detti elitisti. 3) Gli anti-elitisti non spiegano quale sarebbe la loro teoria “classica” della democrazia. La teoria classica per Schumpeter era ricondotta alla fine a pura e semplice volontà della maggioranza. La sua teoria è altra nel senso che tramite questa si arriva alla descrizione di come la democrazia funzioni. Come si fa a concepirla in alternativa ad un’altra contraria? E quale sarebbe questa contraria? Per gli anti-elitisti sarebbe la teoria classica della democrazia. Classico riferimento ai Greci. Ma la teoria degli antichi è critica della democrazia. Per classico allora si intende Rousseau, James Mill, John Stuart Mill e G.H.D. Cole. James Mill e Cole si possono subito eliminare. • Rousseau riteneva che la migliore forma di governo fosse la repubblica “aristocratica” fondata sulle elezioni. (PERCIO’ E’ UN ELITISTA NON UN ANTI-ELITISTA) • John Stuart Mill invece era per la democrazia rappresentativa che doveva selezionare i migliori. (PERCIO’ E’ UN ELITISTA E NON UN ANTI-ELITISTA) LA TEORIA DELLA DEMOCRAZIA E’ UNA, NON CE N’E’ UNA CLASSICA E UNA CONTRARIA. Elitismo è un termine che non si sa bene cosa sia, ma si sa bene a cosa serve: ad attaccare la selezione travestendola e denunziandola come discriminazione. POLIARCHIA SELETTIVA COME SI DEFINISCE LA DEMOCRAZIA VERTICALE ASSIOLOGICAMENTE E PRESCRITTIVAMENTE? • La democrazia verticale è stata costruita o lasciata senza sostegno di valore. Infatti la libertà politica, che è il valore fondante della democrazia verticale è diventato un ideale realizzato, mentre l’eguaglianza, valore fondante della democrazia orizzontale, è in larga parte ancora da realizzare. • La libertà quindi non è più un valore. L’eguaglianza invece sì. • Essa può essere aritmetica (lo stesso a tutti) e proporzionale (lo stesso agli stessi). • L’eguaglianza proporzionale può essere un sostegno della democrazia verticale il valore si chiama eguaglianza di opportunità. • Se abbiamo verticalità è auspicabile che sia “buona”, quindi selezionata. • Allora la democrazia verticale è poliarchia selettiva. (DEFINIZIONE PRESCRITTIVA) • La democrazia è anche poliarchia elettiva. (DEFINIZIONE DESCRITTIVA) TORNA ALL’INDICE DEMOCRAZIA: COSA E’ Giovanni Sartori A cura di Boschi Sara e Goretti Chiara CAPITOLO 7: DEMOCRAZIA E NO 7.1 Contrari, contraddittori e Gradi 7.2 Assolutismo, Autoritarismo e Autorità 7.3 Totalitarismo 7.4 Dittatura e Autocrazia 7.5 Conclusioni CONTRARI, CONTRADDITTORII E GRADI “Ogni determinazione è negazione” (Spinoza) Definire Delimitare, assegnare confini Determinazione di un concetto a contrario Cosa è democrazia? Il contrario o l’opposto di: autoritarismo, totalitarismo, dittatura o simili. (definizione ex adverso) La definizione ex adverso non esclude che tra gli opposti ci siano termini intermedi (tertium datur): BELLO----SEMIBELLO-----SEMIBRUTTO----BRUTTO DEMOCRAZIA Denota e circoscrive una cosa, una determinata realtà Risponde alla domanda: CHE COS’E’? CHE COSA NON E’ DEMOCRAZIA? DEMOCRATICO Connota una proprietà o attributo di qualcosa: induce a graduare. Risponde alla domanda DEMOCRATICO IN CHE MISURA? DI QUANTO? ASSOLUTISMO, AUTORITARISMO E AUTORITA’. Opposti di DEMOCRAZIA Origine greca: Tirannia, Origine romana: Dispotismo Dittatura Conio recente: Totalitarismo, Autoritarismo Origine nel XVIII sec Assolutismo, Autocrazia TIRANNIDE • QUOAD EXERCITIUM: tirannide nel modo di esercitare il potere • EX DEFECTU TITULI: tirannide per difetto di legittimità. DISPOTISMO Termine che i greci applicavano ai barbari, ai non-greci. ASSOLUTISMO ABSOLUTUS (da ABSOLVERE) Rende l’idea di essere svincolato da qualcosa POTESTAS ABSOLUTA: Potere supremo, sovraordinato Teoria dell’assolutismo di Bodin (1576) Sottoponeva il monarca al diritto divino e al diritto naturale -solo con Hobbes si arriva ad una idea di monarca superiore ad ogni legge- L’assolutismo come potere svincolato da ogni limite si afferma solo agli inizi del Settecento ASSOLUTISMO NEL SENSO NEGATIVO DI POTERE NON CONTROLLATO PER DUE MOTIVI: 1)Non esistono contropoteri che riescano a contenerlo; 2) Legibus solutus: cioè svincolato da leggi e superiore alle leggi. L’ASSOLUTISMO E’ DAVVERO UN CONTRARIO DI DEMOCRAZIA? SI’ IN MODO INDIRETTO DIVISIONE DEL POTERE E RISPETTO DELLA LEGGE SONO IDEE PROPRIE DELLO STATO LIBERALCOSTITUZIONALE. DEMOCRAZIA PURA (né liberale né costituzionale) PUÒ DIVENTARE ASSOLUTA “L’ASSOLUTISMO DEMOCRATICO” E’ PLAUSIBILE La legittimazione democratica limita il potere finché contrasta un potere autocratico. Sconfitto il potere contrastante la sovranità popolare può acquistarne tutti gli attributi (in altre parole se essa è opposta ad un altro potere è limitatrice di quest’ultimo, mentre quando il potere contrastante viene a mancare ridiventa un potere illimitato). Il fatto che uno stato sia munito di legittimazione democratica non è sufficiente per escludere che possa esercitare un potere assoluto. La legittimazione democratica attribuisce di per sé al potere una sanzione assoluta Assolutismo NON è un valido contrario di democrazia. AUTORITARISMO Termine derivante da “autorità”, coniato dal fascismo. Dopo essere stato inteso come termine apprezzativo, con la caduta del fascismo e del nazismo diventò un termine significante “cattiva autorità” (abuso, uso improprio dell’autorità). AUTORITA’ E AUTORITARISMO: DUE CONCETTI ANTITETICI Autorità: Da Auctoritas (termine romano), al giorno d’oggi indica un potere accettato, rispettato, legittimo. Tra autoritarismo e autorità c’è incompatibilità. POTERE E AUTORITA’ Potere Forza sorretta da sanzioni che si impone dall’alto su chi la subisce. Autorità Forza derivata dal riconoscimento, potere di prestigio. Una buona democrazia deve trasformare il potere in autorità. TOTALITARISMO Parola coniata dal fascismo, sebbene questo non fu mai una dittatura totalitaria a differenza dello stalinismo e del nazismo. Deriva da totalità Idea di qualcosa che abbraccia e pervade tutto . Problema dell’applicazione del totalitarismo a tutte le epoche Questo concetto se applicato a tutta la storia diventa distorto. Definizione di Carr: Un totalitarismo è la credenza di qualche gruppo organizzato o istituzione, sia esso una chiesa, il governo o un partito, di possedere una speciale via di accesso alla verità. Si deduce che definire il totalitarismo perdendo di vista l’idea di totalità è definirlo a vuoto. “Totalitarismo” comporta il dominio dello Stato sulla vita extrapolitica dell’uomo. Totalitarismo come designazione di un sistema politico che si afferma negli anni tra la prima e la seconda guerra mondiale (secondo Friedrich). Le sei caratteristiche del totalitarismo: 1)Ideologia ufficiale; 2)Partito unico di massa controllato da una oligarchia; 3)Monopolio delle armi; 4)Monopolio di tutti gli strumenti di comunicazione; 5)Sistema terroristico di polizia; 6)Economia diretta dal centro; Le prime cinque caratteristiche non sono un’esclusiva del totalitarismo. Friedrich risponde a questa obiezione affermando che le caratteristiche in questione sono da intendere come una “sindrome”. La sesta caratteristica è stata aggiunta in seguito perché Friedrich non la riteneva applicabile alla Germania nazista. Fu aggiunta poiché necessaria per comprendere il totalitarismo comunista. La completezza di un regime totalitario non è direttamente proporzionale al terrore. Un regime totalitario “ben funzionante” è tanto capillare, tanto invasivo, tanto onnipervadente da non avere bisogno di terrorizzare. Chi ha bisogno di incutere timore attraverso la violenza è il dittatore che è sprovvisto di un apparato burocratico, di partito unico e fideismo ideologico. Il terrore è una caratteristica CONTINGENTE e non necessaria al totalitarismo. CRITICHE 1) Il totalitarismo (inteso come tipo) è da abolire perché contiene casi diversi FALSO Un contenitore non presuppone l’uniformità dei casi contenuti. Per esempio nessuno ha mai sostenuto che il termine “democrazia” sia da abolire perché le democrazie non sono uguali. 2) Il totalitarismo è da abolire perché non contiene casi, la casella resta vuota. FALSO Se esso viene inteso come tipo ideale allora non è detto che debba contenere casi concreti (basta pensare al tipo ideale di “anarchia”, usato da tutti senza che sia mai esistito un sistema politico anarchico). TOTALITARISMO E’ UN BUON CONTRARIO DI DEMOCRAZIA? La sostantivazione di totalità non denota nessuna precisa forma di governo. Un totalitarismo può essere anche oligarchico, sarebbe più corretto dire “dittatura totalitaria” come contrario. “Democrazia totalitaria” (termine coniato da de Jouvenel) non è affermazione paradossale. La democrazia è regime di “tutti” e come tale è investita di una giurisdizione sul “tutto”. DITTATURA E AUTOCRAZIA Autoritarismo e totalitarismo diventano più precisi e più contrari di democrazia se trasformati in predicati di dittatura. CONCETTO DI DITTATURA Dictator romano: magistratura straordinaria per emergenze di guerra strettamente vincolata a sei mesi di durata. Questo incarico morì definitivamente con Cesare. “Dittatura” si trasmette come termine positivo (Machiavelli e Rousseau elogiavano la dittatura romana). Significato di “dittatura” al giorno d’oggi: forma di Stato e struttura di potere che ne consente un uso illimitato (assoluto) e discrezionale (arbitrario). Lo Stato dittatoriale è lo Stato noncostituzionale, Stato nel quale il dittatore scrive una costituzione che gli consente tutto. DITTATURA E DITTATURA Nuemann distingueva così i diversi tipi di dittatura: 1) Dittatura semplice 2) Dittatura cesaristica 3) Dittatura totalitaria Questa tripartizione è più corretta trasformandola in questa maniera: 1) Dittatura semplice 2) Dittatura autoritaria 3) Dittatura totalitaria 1) Dittatura semplice: il potere è esercitato mediante i normali strumenti coercitivi dello Stato impiegati in modo “anormale”. 2) Dittatura autoritaria: il potere dittatoriale si fonda anche sul partito unico, su un sostegno di massa, su una legittimazione ideologica. 3) Dittatura totalitaria: gli elementi precedenti sono più intensi, questo tipo di regime soffoca l’autonomia dei sottosistemi. Paragonando democrazia e dittatura si ottiene una “buona opposizione”. Opposizione di tipo strutturale (fondata sull’eterogeneità delle rispettive strutture statali che limitano e controllano il potere). Strutture liberal-democratiche (proprie della democrazia) Strutture che nulla limitano e tutto consentono (al dittatore) Ma fino a che punto una costituzione democratica smette di essere tale? Data la complessità delle strutture in questione, è chiaro che tra di esse esistono zone di sovrapposizione Dittatura è un buon contrario ma non ancora un contraddittorio. AUTOCRAZIA Con il concetto di autocrazia arriviamo al contraddittorio di democrazia, inteso come confine tra democrazia ed altro. Autocrazia è proclamarsi capo da sé, oppure trovarsi ad essere capo per diritto ereditario. Democrazia significa che nessuno si può autoproclamare capo e tantomeno ereditare il potere. Contrapposizione democrazia/autocrazia Principio di investitura e di legittimità del potere. La prova concreta sono le elezioni (il principio di investitura si ribalta nel suo opposto). DEMOCRAZIA COME NON “AUTOCRAZIA” Sistema politico caratterizzato dall’assenza di ogni potere “ascritto”, o che si impernia su questo principio: nessuno può detenere a titolo proprio e irrevocabile il potere. Il principio democratico si fonda sull’assioma che il potere dell’uomo sull’uomo può essere attribuito soltanto dal riconoscimento e dall’investitura altrui. CONCLUSIONI DEFINIRE LA DEMOCRAZIA COME NON-AUTOCRAZIA SIGNIFICA DEFINIRLA AL NEGATIVO. QUESTO IMPLICA CHE NON SODDISFA IL CAPIRE LA DEMOCRAZIA NELLA SUA ACCEZIONE AL POSITIVO. DEFINIRE AL NEGATIVO HA UN LIMITE, CHE VIENE PERO’ COMPENSATO DA UNA FORZA: “DEMOCRAZIA E’ IL ROVESCIO DI AUTOCRAZIA”, COMPORTA UNA CARATTERISTICA NECESSARIA, VERA PER DEFINIZIONE. SE LA CARATTERISTICA NON-AUTOCRAZIA E’ PRESENTE, C’ E’ DEMOCRAZIA , IN CASO CONTRARIO NO. LA TEORIA DELLA DEMOCRAZIA E’ COMPLICATA MA IN QUESTO CASO, E’ SEMPLICE. A cura di Boschi Sara e Goretti Chiara TORNA ALL’INDICE LIBERTA’ E LEGGE “Democrazia Cosa è” di Giovanni Sartori CAPITOLO IX “ Dove non c’è legge non c’è libertà.” (Locke) Lavoro di : Cusumano Alessandra Pasi Anna Temi trattati : La libertà politica La libertà liberale Supremazia della legge e democrazia in Rousseau Libertà e autonomia Il diritto dei legislatori Legge e diritti LIBERTA’ POLITICA Riflessione morale: Libertà come rapporto Libertà come affermazione dell’io Libertà ultima sta “in interiore hominis” Libertà politica è in relazione agli altri QUINDI DISTINGUIAMO TRA Libertà interiore del volere (filosofia ed etica) Libertà esteriore del fare (politica) Libertà politica: empirica specifica pratica Libertà politica si applica al rapporto cittadini-stato dal punto di vista dei cittadini Hobbes: “libertà propriamente significa assenza […] di impedimenti esterni” Locke (1632-1704) Libertà metafisica Libertà empirica No errore di porre soluzioni filosofiche a problemi pratici Libertà = autodeterminazione (da: “Saggio sull’intelletto umano”) Libertà = “non essere soggetti alla volubile, incerta, arbitraria volontà di un altro uomo” (da: “Due trattati sul governo”) Consideriamo il problema dal punto di vista dello stato Se diciamo che lo stato è “libero di” Stato tirannico Priva i sudditi di ogni libertà Stato oppressivo Libertà politica: attribuzione di potere ai poteri minori, libertà da, condizione di tutte le libertà di, in concreto potere legale, limitato da leggi La libertà da è però incompleta Rossier : 1) indipendenza 2) privacy 3) potere 4) opportunità Sartori : 1)indipendenza 2)privacy 3)capacità 4)opportunità 5)potere libertà negative libertà positive LIBERTA’ DI (libertà positive) Danno il potere di fare, ma senza Indipendenza non c’è conseguenza Senza diritti non c’è esercizio dei diritti La libertà è sempre da affermare Ma prima bisogna che non ci siano ostacoli all’ affermare Libertà = libertà di scelta Libertà negativa è il “sine qua non” di tutte le libertà positive La libertà effettiva deve essere affermata, legittimata da diritti, leggi che danno il potere di scegliere LIBERTA’ LIBERALE Libertà da = problema la libertà liberale è la soluzione del problema elaborata dal liberalismo Cicerone : “legum servi sumus ut liberi esse possimus” (siamo servi delle leggi al fine di poter essere liberi) Da: Oratio pro Cluentio, 53 Aristotele: Vivere secondo i dettami della politeia “non è servitù, ma salvezza” Da: Politica, 1310 a La libertà politica ha il compito di proteggere il cittadino dall’oppressione Si esplica Nella legge e mediante leggi In concreto ? La tradizione giuridica dell’Occidente risale ai Romani Sistema di diritto comune, di “common law”, riconcepito poi come “rule of law”, regola della legge, anglosassone Limite: è un sistema che limita il contenzioso tra privati ma non mira alla disciplina dei poteri pubblici Evoluzione costituzionale della “rule of law” Potere pubblico può essere controllato e sottoposto a una legge superiore, la normativa costituzionale Le idee che, nel mondo reale, garantiscono la libertà politica, sono di matrice liberale Perché la soluzione del problema del potere si fonda sul diritto Il diritto è limite Prima di tutto limite del potere del popolo Kelsen : “una democrazia senza quella autolimitazione che rappresenta il principio della legalità, si autodistrugge” SUPREMAZIA DELLA LEGGE E DEMOCRAZIA IN ROUSSEAU La libertà è fondata dalla legge e nella legge Periodo storico: 1712-1778 Ci si allontana dal giusnaturalismo, verso il costituzionalismo SOMMARIO Per rendere l’uomo libero Propone un governo di leggi supreme, lontane dalla volontà degli uomini Destinato per sua natura a non realizzarsi mai Scriveva Rousseau: • Il problema della politica è “mettere la legge al di sopra dell’uomo” (Considerazioni sulla Polonia) • “è soltanto la legge quella cui l’uomo deve la giustizia e la libertà” (Economia politica) • “quando la legge è sottomessa agli uomini non restano che schiavi e padroni” (Lettere dalla Montagna) • “qual è la forma di governo che per sua natura si tiene sempre più accosto alla legge?” (Confessioni) Sostiene che non ci sia libertà senza leggi; che un popolo sia libero solo se ubbidisce a leggi, non a uomini; si propone di mettere la legge al di sopra degli uomini Come può un popolo, che non sempre sa vedere il bene, pur perseguendolo, mettere in atto un sistema legislativo? In concreto, Rousseau propone Legiferando il meno possibile Infatti osserva Gli ateniesi persero la loro democrazia perché ciascuno proponeva leggi a sua fantasia, ma è l’antichità delle leggi a renderle sacrosante (Discorso sull’Ineguaglianza) Le leggi di Rousseau sono Leggi Poche Generalissime Antiche Immutabili Leggi supreme “Ci vorrebbero degli Dei per dare delle leggi agli uomini” (Contratto Sociale II, 7) Liberare l’uomo Governo impersonale di Leggi Popolo: giudice e custode, non facitore della legge In che modo? Con la volonté générale COS’E’ LA VOLONTA’ GENERALE? Da Didertot: “la volontà generale è in ciascun individuo un atto puro dell’intendimento che ragiona nel silenzio delle passioni” (Encyclopédie) Rousseau non accetta questa definizione Perché: Anche nello stato civile l’uomo deve consultare la sua ragione discostandosi dalle sue passioni = “assoggettarsi a una legge di ragione” Ma il deposito della volontà generale non poteva essere per Rousseau, “in ciascun individuo” Volontà generale non è la somma di volontà particolari né una volontà individuale privata di ogni particolarismo (Contratto Sociale) Ma è: Una volontà indistruttibile, non “volente”, che c’è sempre, un ente di ragione oggettivo. Che porta in sé le leggi Prodotte ex ratione Rousseau percepiva la fine del giusnaturalismo La sua volontà generale si può vedere come “l’ordine di natura” o “ragione naturale” espressi da esso Tenta quindi di mitigare la posizione in una più soggettiva: “la volontà generale tende sempre all’utile pubblico” ma è conteggiabile, è la “somma di differenze di volontà particolari” (Contratto Sociale II, 3) Volontà popolare Volontà generale Dovrebbe confluire nella Consultazioni popolari ad opera di un popolo illuminato Elementi inconciliabili La democrazia di Rousseau era davvero democrazia? Intende la democrazia come una sottospecie della Repubblica che conviene agli stati piccoli popolo Classe selezionata di cittadini, “patrioti” Democrazia: legge del governo della legge statica, immobile Lontana da Demos (Grecia) Classe generale (Hegel) Rousseau non è un riformatore “una volta che i costumi sono stabili e i pregiudizi radicati, è vana e pericolosa impresa volerli riformare” (Contratto Sociale II, 8) “non bisogna mai toccare un governo stabilito se non quando diventi in compatibile con il bene pubblico” Rousseau: voleva liberare l’uomo con un sistema che vincolasse la legislazione Si colloca agli antipodi della soluzione liberale La sua legge del Giusto, superiore alla volontà umana, non fu mai (Sartori) LIBERTA’ E AUTONOMIA Libertà come autonomia definizione democratica di libertà: “maggiore” libertà democratica: autonomia Delimitata dalle forze di cui l’individuo dispone “minore” libertà liberale Libertà naturale Libertà civile Libertà morale Limitata dalla volontà generale Rende l’uomo padrone di sè «L’impulso del solo appetito è servitù; l’obbedienza alla legge che ci siamo prescritti è libertà». (dal “Contratto Sociale”) Non è autonoma dalla volontà generale Autonomia? Ha per contrario «l’impulso del solo appetito» Autonomia qualificata come libertà morale e filosofica. 1. Autonomia da riferire alla sua ipotesi contrattualistica, cioè all’ipotesi di una stipulazione originaria in cui la posizione di ogni contraente è quella di chi si sottomette a norme che ha liberamente accettato. 2. Autonomia condizionata alla dimensione cittadina della sua democrazia. Secondo Rousseau : la democrazia in grande è impossibile «più lo stato si ingrandisce, più diminuisce la libertà» Non ha più senso parlare di autonomia quando l’autogoverno faccia a faccia non è più possibile. Una volta legittimata la Legge, una volta posta la vera Legge, libertà è «libertà nella legge». Principale fonte dei mali del genere umano. L’uomo è libero perché quando governano le Leggi e non gli altri uomini egli non si dà a nessuno: è libero perché non è esposto all’arbitrio. CONCETTO DI LIBERTA’ in Rousseau Secondo Kant Bobbio L’autonomia è la definizione della libertà morale e della nostra libertà interiore. Uno stato di autonomia si riferisce alla volontà, dove uno stato di libertà come non-impedimento si riferisce all’azione. Libertà del volere = problema interiore Libertà di fare = problema esteriore Problema della libertà politica:non essere impediti nel fare Quando ci occupiamo di autonomia (libertà interiore) combattiamo l’eteronomia Combattiamo l’oppressione esteriore Autonomia e coercizione non si escludono Dà valore alla persona Individuo = soggetto attivo e responsabile I problemi della libertà esteriore esulano dall’autonomia Autonomia in sede politica è in senso traslato Bobbio:«il concetto di autonomia nell’uso politico indica che le norme regolanti le azioni dei cittadini devono essere conformi quanto più possibile ai desideri dei cittadini» Autonomie locali Stati di decentramento politico-amministrativo: presuppongono una libertà da, dallo Stato centrale o centralizzatore La libertà politica muore anche di “vera Libertà”. Erroneamente legittimata come “Libertà maggiore” Porta alla conclusione che lo Stato sia la «massima espressione della libertà» (De Ruggiero) Libertà da e libertà come autonomia stanno fra loro come libertà eterogenee L’autonomia è sacrosanta ma non è libertà dall’oppressione. IL DIRITTO DEI LEGISLATORI LEGGI Sempre da fare e rinnovare Oggi non siamo liberi perché facitori delle leggi, ma perché i legislatori che le fanno non sono liberi di farle a loro arbitrio CONSEGUENZA COSTITUZIONALISMO Costituzionalismo liberale: rifonde e equilibra in sé la legge come limite e come manifestazione di volontà. Equilibrio in funzione di com’è fatta la legge COSA è LEGGE? Tradizione romanistica: IUS (diritto) si associa con IUSTUM (giusto) “Tutta l’autorità politica era espressione di giustizia[…] il diritto civile fluisce dalla giustizia” (Carlyle) Nella rule of law fino al XIX secolo il diritto(ius) è tale perché incarna il giusto(iustum) Oggi: IUS GIUSTIZIA SISTEMA GIURIDICO DIRITTI = le specifiche prerogative dei cittadini In inglese sono rights il plurale di right, giusto Legame tra legge diritto e giustizia= costante DIRITTO LEGGE: fino ad un secolo fa non è mai stata solo forma (forma di legge) ma anche contenuto; per millenni si è ritenuto che la legge dovesse incorporare e esprimere valori di giustizia. Le leggi sono da fare:non possono essere “fermate” alla Rousseau. Il costituzionalismo consente il fare delle leggi trasformando il parlamento in organo legislativo: facitore di leggi. Si è governati da leggi soltanto se il legislatore è anch’esso sottoposto a leggi. In questo contesto emerge l’idea di: FORMA di legge FORMA: rispetto di determinate procedure Con la FORMA si vuole assicurare il controllo del contenuto Idea di LEGGE e di DIRITTO come lo IUS IUSTUM Diritto risolto nella sua forma La nozione di costituzione diventa formale Dagli anni Venti per costituzione si intende qualsiasi forma che uno Stato si dà Allora la “costituzione” non serve più a proteggere la libertà La soluzione costituzionale del problema della libertà presuppone: Rifiuto della definizione formale Mantenimento della definizione garantista Se alla legge basta la “forma di legge” e se la legalità sostituisce la legittimità, nulla vieta che il tiranno eserciti il suo potere in nome della legge. Il nesso tra libertà e legge perde la sua certezza Il formalismo giuridico facilita sviluppi degenerativi dei sistemi legislativi La rule of law diventa rule of legislators Il comando del diritto diventa il comando dei legislatori «Ci siamo abituati a concepire tutto il diritto come legge scritta […] il processo legislativo non fu più ricondotto alla attività teoretica di esperti, giudici o avvocati, ma piuttosto alla mera volontà di maggioranze vittoriose nei corpi legislativi» (Bruno Leoni) Una concezione volontaristica della legge si sostituisce alla ricerca del diritto (produzione giudiziaria del diritto). In passato il giudice accertava quale fosse la legge in conformità alle consuetudini,alla lex terrae, ai precedenti giudiziari Oggi il rischio è che i legislatori concepiscano le leggi come comandi, comandino sottoforma di legge. La legge risulta così “sciupata” per: inflazione delle leggi cattiva qualità perdita di certezza perdita di generalità Nei sistemi parlamentari di tipo assembleare: Produzione a catena di leggi nel nome (nella forma) ma nonleggi nella sostanza CONSEGUENZA Inflazione di leggi Svalutazione delle leggi Per lungo tempo i legislatori lasciarono ai giuristi il compito di elaborare i codici col tempo Governare nelle leggi (nell’ambito delle leggi) trasformato nel governare mediante leggi (rischio: sottrarsi al loro controllo) Ordinamento giuridico consente In base a previsioni affidabili, l’organizzazione di progetti di vita Norme che non durano, in continuo rifacimento rovesciano la certezza che ci si aspetta dal diritto Diventa nemico, non organizza più con affidabilità il nostro vivere e convivere La generalità della legge si perde con leggi settoriali e parziali, che favoriscono alcuni destinatari a danno di altri. “Una regola generale obbedita da tutti non presuppone, diversamente da un comando, una persona che ne sia all’origine. Differisce da un comando anche per la sua generalità e astrattezza […] tuttavia […] le leggi trapassano gradualmente in comandi man mano che il loro contenuto diventa più specifico”. (Hayek, “The Constitution of Liberty”) Leggi percepite come comandi, IUSSUM in luogo di IUSTUM LEGGE E DIRITTI Libertà è liberarsi dalle leggi? “Coloro che raziocinano contro le leggi possono ben farlo a cuor leggero, perché le leggi li circondano, li proteggono e li conservano in vita; per poco che le leggi accennassero a cadere tutte, passerebbe loro a un tratto la voglia di raziocinare e di ciarlare”. (Croce) NO Le libertà in questione non sono interiori ma rapportuali, libertà tra La libertà di ognuno deve trovare il suo limite nel rispetto della libertà altrui Libertà e legge indebolite da : positivismo giuridico, legittimità risolta in legalità, inflazione delle leggi e loro cattiva qualità,perdita di certezza e generalità Premessa importante: Libertà=Prodotto dei Diritti Costituzionalismo inglese nasce e si afferma proprio con questa premessa Il nostro IUS quindi resta IUSTUM (libertà nella legge sostenuta da diritti del cittadino, dell’uomo, e “umani” e dalla sua conformità a quei diritti). I diritti sono libertà da convertite in libertà di Al crescere dei diritti cresce la libertà politica Libertà economicosociale Libertà liberale Libertà democratica Bisogna tenere conto che: l’autonomia è una libertà puramente interiore la libertà politica non è meramente negativa perché si esplica sempre in un fare la libertà da diventa una serie di poteri di è la libertà da che sta dalla parte dei cittadini. CONCLUSIONE Perché libertà e legge siano indissolubili è necessario un ordine politico non oppressivo, che allontana il potere politico da quello personale e lo vincola il più possibile. costituzionalismo Stato di diritto che sottopone il facitore di leggi alle leggi che fa. Le società libere si fondano nella libertà nella legge e non nella autonomia. TORNA ALL’INDICE Capitolo X “L’uguaglianza” Andraghetti Riccardo Venieri Nicolò Sartori divide il capitolo in sei paragrafi: 1. 2. 3. 4. 5. 6. Le eguaglianze al singolare Le eguaglianze al plurale Eguali opportunità I criteri dell’eguaglianza Come massimizzare? Il calcolo dell’eguaglianza Le eguaglianze al singolare •Idea - protesta •Tawney: ”L’eguaglianza è difficile perchè ci chiede di nuotare contro corrente” infatti perchè Il mondo è diseguale L’eguaglianza è simbolo della rivolta contro: •Cristallizzazioni gerarchiche •Privilegi •Svantaggi/vantaggi della nascita Personaggi del passato • Rousseau: “La forza della legislazione deve mantenere l’eguaglianza,perché la forza delle cose tende a distruggerla” La legislazione deve creare l’eguaglianza tra individui poiché essi sono diversi per natura quindi L’eguaglianza tra uomini è un problema di giustizia • Aristotele: “Ingiustizia è ineguaglianza, giustizia è eguaglianza” Le eguaglianze al plurale Le eguaglianze sono moltissime. • • • Eguaglianze - libertà Eguaglianze poi libertà L’eguaglianza più tranquilla • Isonomia = eguali leggi • Isegoria = eguale assemblea Eguaglianza delle condizioni Eguaglianza del sociale Eguaglianza di stima (condizione dell’america secondo Tocqueville) (Bryce) “Il Nuovo Mondo non aveva un passato feudale,era nuovo” •Eguaglianza materiale è Eguaglianza economica che si definisce: •Eguale proprietà •Eguale nulla tenenza per tutti Eguali opportunità La eguaglianza di opportunità è recente (risale alla rivoluzione francese) Molti articoli discutono su “eguali leggi” Considerando come premesse l’isonomia e la libertà di Rousseau si ricava Eguale accesso ai pubblici uffici per merito di capacità, virtù e intelligenza Eguale opportunità = eguale accesso … Eguale accesso a tutto per tutti per merito ≠ eguali condizioni di partenza 1. Eguale accesso: eguale carriera(promozione) a eguali capacità (Meritocrazia) •Rimuove ostacoli •Il talento è dato per scontato •È posto da forme di accesso: diritti, procedure,modalità •È divieto di discriminazione •È una aggiunta di libertà(certo) 2. Eguale partenza: I partenti devono essere in condizioni uguali •È da fabbricare •Il talento crea diversità tra chi lo ha e chi no •È posta da condizioni e circostanze materiali •Aiutata da discriminazioni •È libertà(forse) Eguagliare le partenze è difficile: •Eguale educazione però Il povero è sempre svantaggiato quindi •Eguale benessere Eguaglianza economica Non si fonde mai con le eguali partenze perchè Si divide in positiva(1) e negativa(2): 1. Relativo pareggiamento nell’avere 2. Nulla a nessuno Eguaglianza economica radicale Gli strumenti delle eguali partenze non sono gli strumenti economici Richiede lo stato onnipotente Questo è ancora più vero per … Egualitarismo totale Che è … L’intento di renderci identici nei beni e nell’essere Sartori ci indica alcuni tipi di eguaglianze 1. Eguaglianza giuridico - politica 2. Eguaglianza sociale Eguaglianza di opportunità Eguaglianza economica 3. Eguale accesso 4. Eguali partenze 5. Relativa 6. Radicale 7. Egualitarismo totale (tutti identici in tutto) La tabella registra le distinzioni all’interno della eguaglianza di opportunità e dell’eguaglianza economica e aggiunge una classe residuale che siamo andati facendo. I criteri di eguaglianza Aristotele distingue: Eguaglianza aritmetica •Lo stesso a tutti •Eguaglianza sta per identico •È facile:applicazione automatica Eguaglianza proporzionale •Lo stesso agli stessi •Eguaglianza sta per diverso •È difficile:ogni volta si deve decidere •L’eguale che è giusto:attribuire a ciascuno ciò che gli spetta La giustizia fiscale è proporzionale in proporzione alla ricchezza Dalla giustizia fiscale nascono delle regole: eguali quote a tutti 1. Lo stesso a tutti: eguali quote a chi è eguale a) In proporzione 2. Lo stesso agli stessi: b) Quote diseguali per differenze rilevanti c) Quote eguali per meriti eguali d) Quote eguali per bisogni eguali 1. La stessa regola per tutti Le leggi non generali non sono più leggi protettive In tal caso 2. L’eguaglianza proporzionale ”guarda in faccia” Abbiamo bisogno di eccezioni e ci occorre flessibilità “guai se la legge si commuove” Bisogna passare al criterio inconveniente Ma nel criterio lo stesso agli stessi, chi è stesso? … Il criterio 2b (quote diseguali alle differenze rilevanti) e il criterio 2d (a ciascuno secondo i suoi bisogni) sono caratteristici anche nella società medievale I bisogni del guerriero sono superiori ai bisogni del contadino Dalla premessa che qualsiasi regola tratta egualmente Eguali trattamenti (leggi eguali) sono Eguaglianza-libertà Non producono Eguali esiti (eguagliamenti in esito) sono Dal che deriva che … Per essere resi uguali occorrono trattamenti diseguali quindi Non più eguali opportunità Eguaglianza poi libertà Come massimizzare? 1. Eguaglianza giuridico/politica 2. Eguaglianza sociale 3. Eguale accesso 4. Eguali partenze 5. Eguaglianza economica L’ordine di queste eguaglianze è più o meno quello del loro susseguirsi storico. E’ possibile quindi che le eguaglianze più antiche siano la condizione e il sostegno delle eguaglianze più recenti. Il fatto che un’eguaglianza sia condizione necessaria di un’altra non vuol dire che queste, nel loro insieme, siano sommabili. Alcune eguaglianze possono sommarsi tra loro ma altre si cancellano e negano a vicenda. 1. Quote uguali a tutti 2. Quote proporzionali alle differenze 3. Quote tanto sproporzionate da neutralizzare le differenze 4. A ciascuno in base alla capacità 5. A ciascuno in base al bisogno Non esiste un’unica uguaglianza onnicomprensiva La massimizzazione dell’uguaglianza non si può ottenere come la somma di tutte le uguaglianze Maggiore eguaglianza è effettivo controbilanciamento di disuguaglianze. Il calcolo dell’eguaglianza Esistono uguaglianze che negano la libertà L’unico tipo di uguaglianza “liberticida” è l’identità (= uguale come identico), ma non sempre: Gli uguali trattamenti favoriscono la libertà, garantendo trattamenti identici per tutti. Non negano la libertà Sono gli esiti identici a togliere la libertà. Il rapporto tra libertà e uguaglianza è di tipo procedurale : Per ottenere l’uguaglianza bisogna prima disporre della libertà, mentre è impossibile arrivare alla libertà tramite l’uguaglianza TORNA ALL’INDICE NEI SECOLI, IN OGNI PARTE DEL MONDO, SI E’ COMBATTUTO ED UCCISO PER LA LIBERTA’, PER LA DEMOCRAZIA E PER LE IDEOLOGIE POLITICHE IN GENERE… …negli Stati Uniti d’America (1776) …in Francia (1789) …in Messico (1910) …in Ungheria (1956) …in Germania (1989) …in Congo(1996) …ed in migliaia di altri luoghi in tutte le regioni del pianeta… …con risultati più o meno soddisfacenti e positivi per il popolo… …proviamo ad analizzare cause e conseguenze di mille battaglie… DEMOCRAZIA COS’ É UN LIBRO DI GIOVANNI SARTORI CAPITOLO 11 11.1 Liberalismo puro e semplice 11.2 Socialismo e socialdemocrazia 11.3 La democrazia liberale 11.4 Libertà ed eguaglianza 11.5 Stato liberale e società democratica I primi due paragrafi sono a cura di Gregory Mathoux Il secondo, il terzo, il quarto sono a cura di Alessandro Bizzarro COME POSSIAMO COMBINARE IL GRADO DI INIZIATIVA SOCIALE NECESSARIO AL PROGRESSO CON IL GRADO DI COESIONE SOCIALE NECESSARIO ALLA SOPRAVVIVENZA ? ( BERTRAND RUSSELL ) GREGORY MATHOUX POLITICA NEL XIX E XX SECOLO Ci sono quattro correnti principali: 1. Liberalismo 2. Democrazia 3. Socialismo 4. Comunismo Tutte le ideologie nascono poco dopo la rivoluzione francese (1789), ma solo una è veramente matura, quella liberale. Questa sopravvivrà all’eclissi del Terrore, dunque la rivoluzione francese è preceduta dalla maturazione liberale. IL LIBERALISMO E’ stata la dottrina predominante per 4 secoli nell’occidente ma non veniva chiamata così. Infatti solo nell’ 800 prende questo nome, liberales viene coniato in Spagna nel 1810. La costituzione degli Stati Uniti d’America è il prototipo di tutte le costituzioni liberali, il loro sistema venne percepito prima come una repubblica poi come una democrazia. I Francesi Tocqueville, Montesquieu, Constant sono gli autori più consistenti di tutto il pensiero liberale ma il liberalismo francese venne messo in crisi con la rivoluzione del 1848. Negli anni 1780/1850 i liberali acquisivano un nome proprio. Coincideva con la I rivoluzione industriale, con tutte le tensioni e crudeltà che l’hanno caratterizzata. Nome coniato contemporaneamente al liberalismo economico, ovvero una società vista come capitalistica e borghese, guadagnandosi la malevolenza dei proletari. Si generalizza quindi questa idea, in realtà i grandi pensatori di stampo liberale non c’entrano nulla con il mondo dell’economia. La nascita del liberalismo è quindi costellato da molti eventi sfortunati che lo porteranno a sottendersi alla parola democrazia. COS’É IL LIBERALISMO PURO E SEMPLICE? • Non è sicuramente economia di mercato • È invece una teoria sulla libertà individuale e sullo stato costituzionale, che basa i propri valori sulla difesa della proprietà privata e sulla libertà di parola. Oggi sentiamo parlare spesso di “nuovo liberalismo”, ma è raramente un discendente dell’antenato sul quale si basa. È diventato quindi solo una etichetta per la maggior parte dei partiti di oggi. SOCIALISMO Se il liberalismo fu una rivoluzione matura, certamente non lo fu quella socialista. I socialismi sono molti e diversi tra loro ma un punto li accomuna: • È l’avversione e negazione della proprietà privata. La rivoluzione francese difendeva invece la proprietà privata ritenendola un diritto inviolabile e sacro. Inoltre la rivoluzione del 1789 mantenne sempre il senso di una rivolta contro lo stato, e mal si addiceva al socialismo che voleva fare dello Stato strumento di eguaglianza materiale. La parola socialismo appare infatti per la prima volta nell’ Encyclopédie Nouvelle di Leroux come una tesi in antitesi all’individualismo. Si arriva al 1848, anno di grandi rivoluzioni liberali in Europa. In Francia a differenza delle altre nazioni europee la rivoluzione è di stampo socialista. La cosa spaventò e venne sconfitta In questo modo il Socialismo lascia la Francia e si infonda in Germania dove ci sarà la diffusione dei grandi partiti operai. I PARTITI OPERAI • Il primo partito operaio tedesco risale al 1863, fondato da Lassalle, che Karl Marx detestava. • Fu seguito nel 1869 dal primo partito Marxista di Liebknecht e Bebel. I due partiti si unificano nel 1875 a Gotha dove, per poco, prevalgono i lassalliani. Erfurt, 1891, uscì il programma socialista che rappresentava le dottrine marxiste ortodosse, e che stabiliscono cosa sia il socialismo. Le dottrine socialiste non marxiste restarono minoritarie in Europa, tranne che in Inghilterra dove il Socialismo non divenne mai Marxista LA SOCIALDEMOCRAZIA OGGI coloro che si ritengono Socialdemocratici sono coloro che hanno ripudiato la versione Marxista del socialismo. IERI la socialdemocrazia era vista come una cosa unica al socialismo Marxista, tanto che il partito di Karl Marx portava questo nome e anche Lenin apparteneva al partito Russo dei Lavoratori Socialdemocratici. Erano quindi sinonimi, erano fase di passaggio per il Comunismo. Poi nel 1918 con la fondazione del Partito Comunista Russo, il socialismo non comunista resta Marxista, grazie alla lontananza delle loro idee a quelle comuniste, mentre il comunismo è definito come Leninismo-Stalinismo. SCHEMA RIASSUNTIVO Prima appare la.. LIBERALISMO : COSA Poi … ( III SECOLI) Prima appare la.. SOCIALISMO : PAROLA PAROLA Poi … ( II DECENNI) COSA ALESSANDRO BIZZARRO RAPPORTO TRA LIBERALISMO E DEMOCRAZIA -a livello temporalePartendo dalla DEMOCRAZIA GRECA Partendo dalla DEMOCRAZIA MODERNA DEMOCRAZIA antica LIBERALISMO antico LIBERALISMO moderno DEMOCRAZIA moderna I: DEMOCRAZIA ANTICA Atene VI-V sec a.C. Seguita poi da altre città greche Coinvolgimento del popolo nelle discussioni politiche Inizialmente riguardava un gruppo ristretto di individui Poi con Clistene Riforma anti-oligarchica Viene coinvolta quasi l’intera popolazione maschile Primo esempio di partecipazione politica dei ceti meno abbienti Esclusi schiavi e stranieri II: LIBERALISMO Ideale politico di inizio ‘800 che vuole fare valere la libertà individuale Si oppone alle prospettive consuetudinarie Fornisce una prospettiva diversa a seconda delle situazioni Prospettiva che è fornita dalla volontà della ragione umana Liberalismo vuole difendere i diritti individuali dall’oppressione della collettività Sostegno dello slancio economico Proprietà privata Libertà di parola III: Difficile è la definizione della DEMOCRAZIA DEI MODERNI Prende il via e si afferma sulla scia del pensiero liberale Analisi di Alexis de Tocqueville (1805-1859) DEMOCRAZIA AMERICANA sulla Viaggio negli Usa nel 1831 confrontata con DEMOCRAZIA FRANCESE Paese natale del pensatore Analisi degli obiettivi delle due democrazie e delle possibili degenerazioni DEMOCRAZIA AMERICANA Basata sull’eguaglianza sociale figlia degli ideali liberali DEMOCRAZIA FRANCESE Basata sull’eguaglianza socialista Entrambe cercano EGUAGLIANZA Eguaglianza che porta libertà Democrazia liberale anti-socialista Eguaglianza che nega la libertà Democrazia che può sfociare nel Socialismo Analisi di altri due pensatori dal punto di vista liberale Hans Kelsen (1881-1973) Raymond Aron (1905-1983) È a contatto con i totalitarismi democratici (nazional-socialismo) Definisce i totalitarismi analizzando i regimi comunisti dell’est Entrambi captano le possibili degenerazioni della democrazia a contatto con tesi estremizzate derivanti dal socialismo LIBERAL DEMOCRAZIA concilia Principio di libertà con Principio di eguaglianza I concetti di libertà ed eguaglianza sembrano simili ma in realtà… Metafora del gomitolo fatto con due fili Figlio del LIBERALISMO Figlio della DEMOCRAZIA La coesistenza di queste due ideologie non è dunque così semplice come appare… Andiamo allora a studiarle più a fondo… FILO LIBERALE -Eguali opportunità di diventare ineguali- Eguaglianza giuridico-politica Contrario a tutte le egualità elargite dall’alto Sostiene i tentativi di differenziazione dalla massa Meritocratico Può creare aristocrazie qualitative SLANCIO VERTICALE FILO DEMOCRATICO -Diseguali opportunità per diventare eguali- Vuole elargire dall’alto egualità e benefici Frena ogni tentativo di differenziazione e vuole porre tutti gli uomini sullo stesso piano Mediocre Non tollera alcun tipo di aristocrazia ALLARGAMENTO ORIZZONTALE LA DIFFERENZA FONDAMENTALE LIBERALISMO DEMOCRAZIA Si basa su: Singolo Individuo Intera Società STATO LIBERALE E SOCIETA’ DEMOCRATICA LIBERALISMO Tecnica dei limiti dei poteri dello stato Attento alla forma dello stato DEMOCRAZIA Immissione del potere popolare nello stato Attento al contenuto delle norme statali Il Liberale e il Democratico Attento alla democrazia in senso politico Attento alla democrazia in senso economico-sociale Quindi alla perfetta democrazia liberale servono entrambi, perché ognuno di essi ha obiettivi complementari all’altro Un democratico Un liberale benessere e coesione sociale problemi e forme statali e libertà individuale DEMOCRAZIA per essere valida deve nascere anche con presupposti LIBERALI ALESSANDRO BIZZARRO & GREGORY MATHOUX 2008 TORNA ALL’INDICE CAPITOLO 12 MERCATO CAPITALISMO E PIANIFICAZIONE A cura di Alessandro Storace e Giovanni Pierpaoli PARAGRAFI AFFRONTATI • • • • 12.1 L’Economia Pianificata 12.2 Mercato e Economia Mista 12.3 Ordine Spontaneo e Mente Invisibile 12.4 La Malvagità del Mercato 12.1. L’ECONOMIA PIANIFICATA Democrazia sistema politico Pianificazione,mercato e capitalismo sistemi economici Per quanto le due cose si intreccino fra loro,sistema politico e sistema economico non sono la stessa cosa. Quindi per capire meglio come si collegano, è necessario prima differenziarli. IN ECONOMIA DISTINGUIAMO DUE TIPI DI PROCEDURE: Economia pianificata sistema pianificato economia di Stato nella quale il comando del pianificatore sostituisce Il mercato. decide lo Stato Pianificazione economica sistemi non pianificati pianific. limitata pianific. totale PIANIFICAZIONE ECONOMICA • PIANIFICAZIONE LIMITATA: insieme degli interventi dello Stato che comincia,al minimo,da interventi mirati,per arrivare,al massimo,ad una programmazione totale da parte di uno Stato dirigista il pianificare dello stato è salvato da meccanismi di mercato la pianificazione è quindi salvata dal mercato • PIANIFICAZIONE TOTALE: sistema economico centralizzato in cui una master mind soppianta il mercato pianificazione di tipo comunista PIANIFICAZIONE TOTALE Questa è la pianificazione di tipo comunista, ma ciò non vuol dire che discenda da una dottrina comunista che abbia preceduto il fatto, semmai il contrario. Marx non prefigurò mai un sistema di economia pianificata, si fermò all’abolizione della proprietà privata. Lasciò due indicazione generiche a riguardo Autogestione decentrata dei produttori e centralizzazione dei mezzi di produzione Quando Lenin prese il potere la sua ricetta economica fu il “comunismo di guerra” Non fu concepita come un economia di emergenza dettata dalle circostanze. La sua politica di esproprio e eguagliamento delle paghe era da lui intesa come un “economia naturale”.in seguito al disastro economico che ne seguì egli ripiegò sulla NEP, la Nuova Economica. Alla morte di Lenin il primo piano quinquennale, l’inizia dell’economia pianificata fu ordinato da Stalin La pianificazione sovietica è una creatura di Stalin. Quindi la pianificazione sovietica fu una creazione non prevista. IL PROBLEMA DEL “CALCOLO ECONOMICO” • Già nel 1920-22 Ludwig von Mises, economista austriaco, sollevava il problema del“calcolo economico” osservando che senza calcolo economico non vi può essere economia, e che la società socialista sopprimendo la razionalità economica sopprimeva anche l’economia. • All’inizio degli anni trenta Hayec precisava il punto così: “siccome il valore economico dei beni è il loro valore di scambio, senza libero scambio di mercato il calcolo dei costi e dei prezzi diventa impossibile”. A tale obiezione l’economia marxista non è mai riuscita a rispondere, si continuò a sostenere che l’economia era “razionale”. • Joseph Schumpeter,uno fra i maggiori economisti del ventesimo secolo, affermava che in termini di “logica del modello è innegabile che il modello socialista si pone su un livello superiore di razionalità”.Egli precisava che il suo punto valeva soltanto per “possibilità”, possibilità che il socialismo non fu in grado di realizzare. Razionalità è un criterio. Per Mises e Hayec, è poi per tutta la scienza economica mainstream, il criterio di razionalità che fonda un sistema economico è il calcolo e la minimizzazione dei costi. E’ VERO O NO ALLORA CHE I COSTI E I PREZZI DECISI SONO “ARBITRARI”, CIOÉ CHE NON SONO RICAVATI, NE’ RICAVABILI, DA UNA BASE DI CALCOLO CHE ABBIA SENSO ECONOMICO? Se è vero, la pianificazione collettivistica non può che essere totalmente irrazionale. La razionalità è un criterio, nessuna organizzazione, nessun assetto, è razionale se lo viola. La verità è che i sistemi nei quali l’economia di mercato funziona sono sistemi di mercato. 12.2. MERCATO E ECONOMIA MISTA Nel 1776 Adam Smith, economista e filosofo scozzese vide nei processi economici l’operare di una “mano invisibile”. Egli intendeva che il motivo del “guadagno proprio” produceva benefici sociali non perseguiti dai singoli individui ma risultanti dal meccanismo che essi attivavano. Da allora il mercato viene inteso come una mano invisibile variamente corretta, disturbata o anche contrastata dagli interventi della “mano visibile”, cioè lo Stato. MANO INVISIBILE E MANO VISIBILE Stati e governi sono sempre intervenuti nelle questioni economiche. Lo stesso laissez faire, principio proprio del liberismo economico, fu il prodotto di interventi contro impedimenti agli scambi In molti paesi l’industrializzazione è stata sostenuta da interventi protezionistici; e gli Stati “liberistici” intervengono nel libero mercato per “liberarlo” da peccati monopolistici e altri mali. Ma se la mano invisibile si trova sempre fronteggiata dalla mano visibile, fino a che punto i sistemi di mercato sono tali? Le risposte sono due: I sistemi di mercato sono “impuri” I sistemi di mercato sono sistemi “misti” SISTEMA DI MERCATO Il mercato è caratterizzato da proprietà sistemiche, che “fa sistema”. Il mercato è un sottosistema dell’economia nel suo insieme quindi quando affermiamo che i nostri sono sistemi di mercato non intendiamo che sistema economico e sistema di mercato siano coestensivi. il secondo è un sottosistema del primo. Le cose alle quali il mercato non attende sono molte. Ci troviamo sempre più esposti a inquinamento e degrado ambientale. Chi paga? Anche la difesa nazionale è un problema dello Stato al quale il mercato non può provvedere. Il mercato è soprattutto il sottosistema del settore produttivo che collega produttori di beni con consumatori di beni. CHE GRANDEZZA HA QUESTO SETTORE IN RAPPORTO ALL’INTERO SISTEMA ECONOMICO? La risposta dipende dalla distinzione fra produttivo e non produttivo. Ma questa misura non ci darebbe un “sistema misto”. E’ peggio se la nozione di “sistema misto” viene derivata dalle impurità, (imperfezioni, limitazioni, carenze del mercato). Il mondo reale non è semplice come noi lo immaginiamo nella nostra mente, è caratterizzato da resistenze quindi le nostre realizzazioni del mercato saranno sempre sub-ottimali,e che qualsia si mercato concreto sarà impuro, cioè non funzionerà come le nostre semplificazioni mentali vorrebbero che funzionasse. Il “mercato reale” non è un “mercato ideale”, ma ciò non vuol dire che il primo sia un sistema diverso dal secondo. Quindi un sistema non è “misto” perché i meccanismi di mercato sono soltanto un sottosistema, e nemmeno è lecito, in quanto da deriva da “impuro”. SE IL TERMINE “MISTO” HA SIGNIFICATO, ESSO DEVE INDICARE UN TERTIUM GENIUS TRA MERCATO E QUALCOS’ALTRO. COSA? MISCELA DI MERCATO CON CHE COSA? Se il secondo elemento è la proprietà di stato, la proporzione tra privato e pubblico ricade nell’ambito delle inefficienze del sistema, o delle sue impurità, e non basta a produrre un sistema sui generis. Quindi il secondo elemento della miscela è la pianificazione. Se la pianificazione è totale, allora il mercato non c’è Se la pianificazione è limitata, allora è salvata dai meccanismi di mercato Una pianificazione di mercato, o un socialismo di mercato, sono pur sempre sottospecie della specie “mercato”. Se così non è, arriviamo semplicemente all’ammazzamento del mercato, e ciò provoca soltanto un morto. Se il morto generi un altro “vivente” resta da dimostrare, e questo ci viene spiegato meglio da Lindblom (1977), il quale disegna un sistema misto. LA FORMULA DI LINDBLOM La formula di Lindblom è market planning La sovranità del pianificatore sopra il mercato Il pianificatore(lo Stato) non elimina e sostituisce il mercato con la propria pianificazione, ma pianifica il mercato. Nella formula di Lindblom la produzione è regolata dagli acquisti dello Stato, mentre nell’economia di mercato è orientata dagli acquisti dei consumatori. Lo stato comanda comprando, perché è l’unico acquirente di tutti i prodotti finali. Secondo Lindblom tutta la produzione sarebbe guidata dagli acquisti di un governo che ha rimpiazzato il consumatore quale sovrano. L’autorità del governo dirigerebbe l’investimento delle risorse nel processo produttivo comprando o non comprando i prodotti finali, o comprandone in maggiore o minore quantità. NON SAREBBE PIU’ SEMPLICE LASCIARE I PRODUTTORI VENDERE DIRETTAMENTE AI CONSUMATORI? Il funzionario pubblico vuole prodotti diversi da quelli che i consumatori comprerebbero se lasciati a se stessi. Lindblom concede che la sovranità del pianificatore possa portare alla soppressione della “sovranità del lavoratore”, oltre che del consumatore perché: • i livelli salariali rifletterebbero le preferenze del pianificatore riguardo ai posti di lavoro. • potrebbe diventare necessario rendere il lavoro obbligatorio. La formula della “pianificazione del mercato” fa parte delle teorie del socialismo di mercato in quanto le imprese private rimangono le unità produttive. La funzione più importante del mercato, la determinazione dei prezzi, secondo Lindblom, rimane intatta. CONFUTAZIONE DELLA FORMULA DI LINDBLOM Non è affatto certo che quando il pianificatore stanzia maggiori fondi per l’acquisto di un prodotto esistano subito fabbricanti. ESEMPIO: Operatori elettronici poniamo che i pianificatori decidano che gli utenti li sotto-impiegano, e che ce ne sono troppi. Reagendo a minori acquisti e minori fondi, i fabbricanti dovranno cominciare dal ridurre gli stanziamenti non immediatamente redditizi quali quelli per la ricerca; Se non saranno i pianificatori a decidere chi debba chiudere i battenti, alla lunga sarà tutto il complesso dell’industria degli elaboratori a sopravvivere vegetando. Mettiamo che a dieci anni di distanza i pianificatori si accorgano che i loro elaboratori siano incapaci di reggere alla concorrenza. POTRANNO PAGARE DI PIU’ PER ACQUISTARE PIU’ ELABORATORI? No, visto che il loro è un “sistema chiuso”. Esempi a parte, è improbabile che con un sistema di sovranità del pianificatore continuino a verificarsi i miracoli dovuti ai meccanismi di mercato. Le probabilità sono, dunque, che la sovranità del pianificatore si risolva in un sistema di collusioni tra compratore pubblico e produttori alla ricerca di modi “privati” di sopravvivere. Eliminata la sovranità del consumatore, e con essa la verifica del consumo, al pianificatore si chiede non solo di non sbagliare mai, ma anche di essere un angelo incorruttibile. Se il pianificatore non è angelo ed è corruttibile, il sistema è un sistema ottimale che assegna colossali fortune ai produttori preferiti e ai pianificatori che li preferiscono. Lindblom ha indirettamente dimostrato non solo che veri e propri sistemi misti non esistono, ma anche quanto sia difficile progettarli. L’IDEA CHE I SISTEMI ECONOMICI SIANO DIVERSI SOLTANTO “IN GRADO”, E CHE QUINDI SI PASSI DA UNO ALL’ALTRO VARIANDO LA MISCELA TRA MERCATO E PIANIFICAZIONE, E’ UN’IDEA SBAGLIATA CHE CI HA INDOTTO A SBAGLIARE. SE NE AVVEDA BENE CHI CERCA DI RTORNARE DALLA PIANIFICAZIONE COLLETTIVISTICA AL MERCATO, QUEL RITORNONON E’ UNA RICOMBINAZIONE DELLE MISCELE, MA LA TRASFORMAZIONE IN UN ALTRO GENERE. Il mercato e la sua legge della concorrenza vale solo per i “pesci piccoli o medi”, e non per le multinazionali e i super capitalisti, i quali aggirano il mercato e ammazzano la concorrenza. Questa obiezione non tiene conto della distinzione tra: Concorrenza come struttura (come regola del gioco) Concorrenzialità (come grado di competitività) Un altro problema è dato dalla sottocompetitività situazione nella quale non esistono concorrenti in grado di competere DATO UNO STATO DI SOTTOCOMPETITIVITA’, CHE NE E’ ALLORA DELLA COMPETIZIONE COME STRUTTURA? Uno stato di sottocompetitività non toglie che le potenzialità strutturali sussistano. Non è vero che un monopolista può alzare i prezzi a volontà. Finché egli opera in un sistema a struttura concorrenziale i suoi prezzi devono pur sempre impedire al concorrente sottocompetitivo di diventare competitivo. Quindi la struttura resta operante anche quando i concorrenti non ci sono, ad un passo falso del monopolista essi spuntano. Chi sottovaluta il mercato non avverte che il sistema è sorretto non solo dalla concorrenzialità in atto, ma ancor più dalla propria strutturazione. 12.3. ORDINE SPONTANEO E MENTE INVISIBILE Il mercato calcola costi e prezzi in funzione delle preferenze dei consumatori,ma non solo. Per capire meglio bisogna rifarsi a Hayek, economista e filosofo austriaco, premio Nobel per l ‘economia nel 1974, secondo il quale le società sono tenute assieme da due tipi di ordine, dove ordine significa che le attività dei loro membri sono “reciprocamente adattate l’una all’altra”. NELLE SOCIETA’ CI SONO DUE TIPI DI ORDINE: • ORGANIZZAZIONE: tipo di ordine raggiunto disponendo le relazioni fra le parti secondo un piano prestabilito. Ma nelle società esistono ordini di altro tipo che non sono stati previsti ma sono il risultato di azioni di individui che non intendevano creare un tale ordine.(Quindi non è detto che dietro un ordine ci debba essere un ordinatore). • ORDINE SPONTANEO: questo tipo di ordine si forma da se,si autoorganizza.Un esempio è dato dal sistema di mercato che ordina spontaneamente gli scambi e i reciproci adattamenti fra esseri umani che si affannano per ottenere cibo,alloggio e,il loro accumulo. CARATTERISTICHE DOVUTE AGLI ORDINI SPONTANEI • Il mercato non costa: un sistema basato su feedbacks non richiede ne consente amministratori. • Il mercato è enormemente flessibile e in continuo adattamento: non manifesta resistenze al cambiamento,il mercato non è mai invecchiato. • Un ordine spontaneo che si auto-organizza è un ordine libero. L’espressione libero mercato non ha nulla a che vedere con la libertà dei singoli individui,significa solo che il mercato va lasciato a se stesso, ai propri meccanismi. L’ORDINE LIBERO COME SI RAPPORTA ALLA LIBERTA’ INDIVIDUALE? Un ordine spontaneo non è coercitivo (atto a costringere) in quanto non è gestito né da singole persone né da un singolo potere,ma è autoregolato dai propri feedbacks. IL SISTEMA DI MERCATO PROMUOVE LA LIBERTA’ INDIVIDUALE? Il sistema di mercato promuove alternative,che sono il complemento necessario della libertà di scelta. Sistemi di mercato strutture di alternative consentono e basta, o incoraggiano l’attuazione, ma per passare alla realtà servono condizioni adeguate. ciò non significa che tutti i partecipanti a transizioni di mercato siano egualmente liberi di scegliere. Ad esempio, la mia reale libertà di scelta di consumare è una funzione di quanto è pieno il mio portafoglio. La riconduzione del mercato a una libertà di scelta è sottoposta a importanti restrizioni e impedimenti. PER QUANTO RIGUARDA LA LIBERTA’ DI SCAMBIO? E vero che le parti di una transazione sono libere di entrarvi o no;ma anche in questo caso è vero con restrizioni. Le parti che entrano in un rapporto di scambio non sempre hanno la stessa “forza”,le loro risorse (economiche o altre) possono essere diseguali transazioni “libere”,ma condizionate e vincolate da una inegualgianza delle condizioni di partenza. Possono definirsi libere quando le parti possono rifiutare lo scambio. In conclusione il legame tra mercato e libertà individuale è da precisare: I sistemi di mercato non ostacolano l’esercizio di quel qualsiasi “potere di libertà” di cui gli individui dispongono,a meno che essi non vietino la libertà di scelta. ALTRE PROPRIETA’ DEL SISTEMA DI MERCATO La teoria delle decisioni è basata sulla perfetta informazione e ritiene che il responsabile di decisioni sbagliate sia l’imperfetta informazione. Ma l’economia di mercato è regolata da milioni di decisioni di individui che sono sicuramente “imperfettamente informati” Non ha quindi senso imputare decisioni sbagliate all’insufficiente informazione. Ciò non vuol dire che il mercato operi al “buio”,ma sa quel poco che deve sapere. Il mercato sbroglia le informazioni. La concorrenza di mercato è una procedura di scoperta,e finisce quindi per essere anche un semplificatore di informazioni. Il mercato oltre a produrre informazione sottoforma di segnali semplici autentifica o falsifica l’informazione attraverso i processi di feedback che la producono. Es. il singolo produttore ha solo bisogno di sapere se un certo prodotto ha mercato e se gli è possibile produrlo ad un prezzo inferiore o pari a quello di mercato. Tutto ciò lo scopre provando. Gli ordini organizzati impongono alti costi di informazione e di conoscenza,mentre l’ordine di mercato non ha bisogno di essere capito e ha bassi costi di informazione. Il mercato non è solo una mano invisibile,è anche una mente invisibile. RIASSUMENDO Il mercato: • è l’unica base per calcolare prezzi e costi. • non ha costi di gestione. • è flessibile e sensibile al cambiamento. • è il complemento della libertà di scelta. • semplifica enormemente l’informazione. 12.4. LA MALVAGITA’ DEL MERCATO IL RIFIUTO DEL MERCATO DIPENDE DA DUE ORDINI DI CONSIDERAZIONI: La sua opposizione al progetto egualitario. La sua concentrazione di malvagità capitalistica. MERCATO E PROGETTO EGUALITARIO La società di mercato non rifiuta l’eguaglianza a favore dell’ineguaglianza,essa è profondamente eguagliante Ha affermato l’eguaglianza di opportunità di merito e negato le ineguaglianze di nascita e di ceto Ma il mercato rifiuta le eguali partenze e l’eguagliamento materiale,che sono alla base del progetto egualitario. Le rifiuta perchè eguali condizioni di partenza richiedono trattamenti diseguali,regole che favoriscono i peggiori e penalizzano i migliori. MERCATO è per una giustizia proporzionale. favorisce gli eguali in bravura. PROGETTO EGUALITARIO è per una giustizia ridistributiva. favorisce i diseguali. Il sistema di mercato non è anti-egualitario,ma tale deve sembrare ai fautori del progetto egualitario. LA CRUDELTA’ DEL MERCATO Il mercato è un entità crudele perché? la sua legge è quella del successo del più capace, gli “incapaci” sono espulsi dalla società di mercato. La crudeltà del mercato è una crudeltà sociale,una crudeltà collettivistica. Il mercato è cieco di fronte ai singoli individui,è invece una spietata macchina al servizio della società, dell’interesse collettivo. LA “CACCIA AL CAPITALISTA” La crudeltà del mercato spesso viene attribuita al capitalista. ma non è così il capitalista privato è nel mercato,parte del mercato. (egli è arricchito dalle leggi del mercato, leggi che possono arricchirlo come rovinarlo). Il mercato è un ordine spontaneo nato senza essere concepito o disegnato da nessuno, e tanto meno dai capitalisti. Il protagonista vero è il mercato, e la crudeltà del mercato non sarà curata dall’eliminazione del capitalista. IL MERCATO E’ MALVAGIO PERCHÉ E’ CRUDELMENTE INDIVIDUO-SERVENTE. MERCATO CAPITALISMO E PIANIFICAZIONE PARTE II A cura di Giovanni Pierpaoli VALORE ECONOMICO: Secondo Marx: Un prezzo che si colloca tra il prezzo a cui si acquista e il costo al quale si può produrre. Valore è valore lavoro:un prezzo da calcolare in rapporto al tempo di lavoro socialmente necessario al lavoratore per produrre un bene ammettendo però che non è detto che al lavoratore spettino i frutti integrali del proprio tempo-lavoro La sua critica al capitalismo: Nel sistema capitalistico il lavoratore riceve meno di quello che gli spetterebbe e inoltre il mercato ignora e stritola i singoli MERCATO Marx lo condanna in ragione di un principio individualistico Il sistema mercato è formato da individualisti capitalisti, i quali lo difendono, e da individui singoli che vengono schiacciati dal mercato in funzione di un principio collettivistico: il bene collettivo dei consumatori Le due parti Gli individualisti sono coerenti in partenza poiché pongono l'interesse personale a motore del mercato ma quando attaccati dai collettivisti rispondono che sono proprio loro a creare i benefici per i collettivisti I collettivisti sono coerenti quando attaccano la <<avidità capitalistica>> ma la loro coerenza finisce quando la loro “terapia” comincia Da quando esiste la moneta, esiste il ricco ma solo dal 18° sec. con la nascita della macchina complessa nasce il capitalismo. Ma in cosa consiste questo rivoluzione: Prima: produzione per il consumo Ricchezza per uso: negli antichi imperi i poveri lavoravano per i ricchi i quali trasformavano la loro ricchezza in palazzi, templi, cattedrali. Cioè in beni <<a consumo estetico>>. Nelle società preindustriali l'investimento risulta secondario, le ruote del commercio erano: comprare, trasportare, rivendere Dopo: produzione per la vendita Ricchezza per investimento: l'insediarsi delle macchine costose che non più aiuta l'uomo ma lavora per l'uomo da l'input per la coniazione della trinità: capitale capitalista capitalismo In riferimento ad una: ricchezza per investimento Ricchezza la quale subisce una rivalutazione concettuale Per uso (sempre gradita) consumabile e quindi non capitale perché non si rigenera Per investimento: ricchezza destinata all'investimento , quindi produzione e profitti destinata a rigenerarsi Accumulazione di capitale: diventa la condizione necessari alla crescita economica, sia Per una economia collettivistica Per una economia di mercato Senza capitale, quindi, non vi può essere né economia industriale né progresso tecnologico. Ma l'unica variante riferita al capitale risulta essere chi controlla il capitale STATO PRIVATI Proprietà sociale Proprietà privata Stati capitalisti: poco e male capitalizzati poiché le sue risorse derivano quasi esclusivamente dal fisco Stati comunisti: stato proprietario controllore di tutto il capitale. In fine tutto verte sul capitalista privato quindi sul concetto di proprietà PROPRIETÀ La proprietà non riguarda solo l'aspetto economico, solamente con l'emergere della ricchezza per investimento la proprietà assume una valenza perlopiù economica; prima, sin dai tempi antichi, possedere significava accrescere le proprie chance di vita: proprietà era protezione e quindi <<avere potere>>. Solo quando il governo delle leggi si afferma sopra il governo degli uomini <<l'avere>> assume valenza particolarmente economica Condizioni economiche della democrazia: 1) Condizioni facilitanti della democrazia 2) Rapporto tra mercato e democrazia Condizioni facilitanti: Liberalismo: emerge tra il '600-'700 e non da collegarsi ad aspetti economici. Il liberalismo istituisce lo stato limitato, il controllo del potere e la libertà del cittadino; ma in quanto status non attende al benessere difatti nasce in società ancora povere prima della rivoluzione industriale. Non vi sono precondizioni economiche del liberalismo Che l'economia sia causante della democrazia è una tesi insostenibile e se guardiamo ai casi di successo economico e successo democratico se ne ricava che non vi è nessun rapporto di causalità tra i due fattori il che porta il ragionamento verso pure e semplici condizioni facilitanti. Rapporto tra democrazia e mercato La democrazia presuppone: Politica pacifica Autonomia della società civile Valori pluralistici Fattori culturali (religiosi...) Oggi democrazia e benessere sono frequentemente correlate ma questa associazione non spiega: per spiegare occorre una imputazione causale Il benessere <<facilita>> la democrazia? Il mondo abbonda di sistemi di mercato senza democrazia invece tutte le democrazie sono al tempo stesso sistemi di mercato Il mercato non è condizione facilitante di democrazia La democrazia postula il mercato? Quanto più una democrazia conta sul benessere altrettanto richiede una economia in crescita ma se ci accontentiamo di una democrazia austera allora il mercato non è più un sine qua non Per quanto sistema politico e sistema economico diventino interconnessi le due cose non avranno mai un rapporto di causalità FINE GRAZIE DELL’ATTENZIONE Hanno partecipato tutti gli alunni della classe 4°E Professoressa Luisa Caime Liceo scientifico Alfredo Oriani, Ravenna 2008