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Ipertestualita’, multimedialita’ e
interattivita’ per la comunicazione
scientifica – I parte
Note tratte da:
-
Linearità e ramificazione: luoghi comuni e possibilità concrete di Stefano Penge
28 febbraio 2003
Dal testo…

Il testo e l’informazione sequenziale

Linearita’ solo apparente nella scrittura



Nella stesura: idee che si aggregano e precisano
Nell’interpretazione: ricostruzione del significato a più livelli, con aspettative, ipotesi,
ritorni indietro, etc
La sequenzialita’ e’ allo stesso tempo limite e vantaggio:



Limite: articola il pensiero nella sola logica di chi scrive
Vantaggio: propone una logica concettuale che solo se seguita nella sua interezza
puo’ essere profondamente compresa e capita
Per una comprensione completa del testo la lettura va fatta dall’inizio alla fine
2
… all’ipertesto

Alcune definizioni:

Mancanza di linearita’ nella scrittura:



Nella stesura: idee che si aggregano secondo nodi concettuali piu’ o meno importanti e
rilevanti
Nell’interpretazione: completamente libera nella scelta del lettore.
Non sequenzialita’ o sequenzialita’ nella rete del documento

Il ruolo lettore/autore: discriminazione delle scelte di contenuto in base alla propria
associazione logica dei concetti






Il lettore è una talpa che percorre gallerie esistenti, esita di fronte a bivi di cui non vede l'esito finale,
torna indietro sulle sue orme, crea scorciatoie trasversali tra gallerie parallele
Disponendo per principio degli stessi strumenti di chi ha tracciato originariamente quelle gallerie, ogni
lettore è chiamato ad essere autore
Vantaggio: propone una logica concettuale che solo se seguita nella sua interezza puo’
essere profondamente compresa e capita
E’ praticamente impossibile una comprensione completa dell’ipertesto a meno che non
venga esplorato in tutte le sue ramificazioni
All’origine della teoria ipertestuale, il lettore poteva interagire nella creazione di nuovi
collegamenti tra i documenti
L’ipertestualita’ e’ uno stile d’analisi e di rappresentazione di qualsiasi tipo di discorso
reso possibile dalla tecnologia digitale:
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le unità sono frutto dell'analisi e non preesistono ad essa;
le varie unità d'analisi di un discorso sono una dentro l'altra, a vari livelli di annidamento
le associazioni che creano/interpretano il significato (e/o gli aspetti estetici) possono essere affidate ad un
supporto pubblico, modificabile, etc.
3
… all’ipertesto

Alcuni sensi dell’uso comune del termine:

Tecnica ipertestuale:

Si chiama di solito ipertesto un documento strutturato in piccole unità (eventualmente
chiamate nodi, o pagine) collegate fra di loro da relazioni di uno o più tipi che fungono da
guida nella lettura, la quale avviene in finestre multiple sovrapposte:






Scrittura ipertestuale (cio’ che riguarda il galateo ipertestuale)

Per scrivere in modo ipertestuale bisogna seguire un decalogo di regole non solo tecniche, e
soprattutto bisogna accettare:




la possibilità di punti di vista multipli
l'assenza di gerarchia
la proprietà condivisa delle idee
Si scrive in maniere ipertestuale per imparare a pensare in modo ipertestuale:



I libri game
Qualche film-documentario
Quasi tutto il Web
Alcuni CD-Rom
Gli help in linea di quasi tutti i software in commercio
L’ipertesto ha la qualita’ principale nell’essere un isomorfismo con le strutture associative della mente
Scrivere in forma ipertestuale sarebbe la maniera migliore di conservare quella ricchezza di
collegamenti che invece andrebbe persa nella linearizzazione forzata cui la scrittura tradizionale la
sottopone
L’ipertesto e’ una fotografia del pensiero (senza pero’ attribuire troppo peso a questa
sorta di ingenuita’ filosofica)
4
… all’ipertesto

Il punto di vista:

Nel testo:


e’ superiore al testo
Nell’ipertesto:

E’ interno




chi percorre la rete è, in ogni momento, in un punto particolare (un nodo)
da qui può spostarsi solo lungo certe direzioni prestabilite (legami d'autore) o secondo
dei passaggi che ha contribuito a creare lui stesso (legami dinamici)
la visione totale della rete (con la possibilità di accesso diretto ad un nodo qualsiasi)
non è necessaria
possono però esistere mappe di vario genere, con strumenti di ricerca, filtro, etc.
5
Caratteristiche tecniche dell’ipertesto

La tridimensionalita’:


Una rete non è soltanto una mappa disegnata su un piano, come comunemente viene pensata e
descritta
La struttura (ricorsiva) dei nodi e dei legami permette di creare scrivendo non una sola, ma
diverse reti, a più livelli



E' possibile visitare questo spazio tridimensionale attraversando i livelli in tutti i sensi
Si puo’ decidere di restare ancorati ad un strato chiedendo alla rete di "nascondere"
momentaneamente tutti gli altri



Ogni livello è definito da un tipo di legami
Lo strumento concettualmente potentissimo che permette la selezione degli ancoraggi e’ il filtro dei legami
Creare un filtro significa sezionare il solido ipertestuale (es.: un albero genealogico puo’ essere attraversato
in modi diversi: “figlio di…”, “fratello di…”, “cugino di…”)
Un esempio:
"Ti dico che Mario va a Venezia perché muoio dal desiderio di andare anch'io a Venezia"


Puo’ essere tradotta in una rappresentazione reticolare a tre livelli, con sette nodi e quattro legami
Questa rappresentazione non solo contiene le stesse informazioni della frase "Lineare", ma le rende tutte
esplicite nel momento in cui si vuole avere accesso ad esse



LIVELLO RETORICO (due nodi e un legame, quello finale): Ti dico che Mario va a Venezia -- FINE -- muoio dal desiderio
di andare anch'io a Venezia
LIVELLO SINTATTICO (due nodi e un legame): Ti dico -- OGGETTO -- Mario va a Venezia
LIVELLO GRAMMATICALE (tre nodi e due legami): Mario -- AZIONE - andare -- MOTO VERSO LUOGO -- Venezia
6
Caratteristiche tecniche dell’ipertesto

Il gioco del primo piano e degli sfondi:



in ogni momento, c'è almeno un nodo che è in primo piano
il suo significato pieno può essere afferrato solo nel contesto di una o più cornici
sovrapposte che ne costituiscono lo sfondo
lo sfondo può variare, a seconda del percorso seguito nella lettura

sfondo è lo sfondo di esperienze (cognitive, affettive, sensoriali) del soggetto nel momento in cui "legge"
quel nodo o segue un link fra due nodi:



Un link ipertestuale non ha significato solo per il fatto di collegare due nodi con un'etichetta. Una relazione tra due segni
"in presenza" coinvolge immediatamente "in assenza" tutti gli altri segni di un ambito.
Due nodi non sono collegati solo nella memoria di un computer, o (peggio) sul monitor di quel computer, ma sempre e
comunque sullo sfondo del bagaglio di conoscenze di un soggetto, per il quale quel link è significativo
sfondo è anche, in senso dinamico, la sequenza di sfondi che hanno reso significativo il percorso fra i nodi
dell'ipertesto:

Uno stesso nodo visitato come primo o come ultimo ha un senso radicalmente diverso: nel primo caso ha per sfondo solo
l'esperienza anteriore, nel secondo quell'esperienza modificata e intrecciata con l'esperienza di lettura di tutto l'ipertesto
PER QUESTO E’ DIFFICILE SCRIVERE IN MANIERA IPERTESTUALE:
occorre un'enorme dose di immaginazione nel figurarsi la condizione
emotiva e cognitiva del lettore in un determinato punto
7
Manuale di scrittura ipertestuale

Alcune indicazioni:


spesso si preferisce scrivere in modo tradizionale e "ipertestualizzare" in seguito il
testo lineare. Questa è anche l'unica strada percorribile nel caso di versioni
ipertestuali di testi esistenti (per esempio, classici)
La difficoltà sta nel rinunciare a creare un unico flusso di argomentazioni.






Buttar giù le idee senza un ordine preciso, comprese quelle non pertinenti
Connetterle non solo tramite dei quindi e dei siccome, ma anche con dei diversamente
Lasciare emergere le strutture meno eleganti, in attesa di ricomprenderle in unità di livello
più alto.
Consentire uscite laterali
Un ipertesto non è mai chiuso e completo.
Non si tratta di una scrittura ingenua o automatica, ma di una scrittura parallela,
multipla, aperta a diversi esiti.
8
Manuale di scrittura ipertestuale

Le fasi di scrittura:


Costruire la mappa concettuale
Creare i nodi e nominarli


Espanderli


Questa fase potrebbe ricorsivamente includere nuovamente tutte le altre. Ogni nodo può essere un
segnaposto per una rete di sottonodi, in maniera gerarchica (i sottonodi di un nodo non possono rimandare
a nodi di livello superiore) oppure libera. La scelta del livello di "zoom" al quale si decide di iniziare a
lavorare (anche sapendo di potere salire o scendere a volontà) spesso si rivela di importanza cardinale nel
determinare il senso complessivo dell'ipertesto e la sua leggibilità
Tracciare i legami e nominarli


Attenzione ai nomi: assegnare nomi ai nodi e soprattutto ai legami non è una pedanteria, ma obbliga al
quel minimo di consapevolezza e autocontrollo che è il primo test sulla percorribilità dell'ipertesto. Ad ogni
nodo possono essere collegati tutti quegli elementi che lo rappresentano o ne facilitano la comprensione,
anche appartenenti a media diversi: dal testo scritto al video
E‘ la parte più delicata. Non essendoci un riferimento standard per le tipologie di nodi, ognuno è autorizzato
a reinventarle. Il che spesso si traduce non in una proliferazione di categorie ma in una banale ripetizione
senza fantasia.
Dai legami linguistici (causa/effetto, finalità, limitazione) a quelli logici (appartenenza, opposizione,
possibilità, necessità); dai legami spazio, temporali (distanza, coincidenza) a quelli tradizionali (commento,
citazione): ce n'è per tutti i gusti.
Fino ai legami paradossali, come i bellissimi legami di "mutua indifferenza" o "intersezione vuota".
Ri-Costruire la mappa e identificare possibili itinerari

Questa è l'operazione finale, ma che spesso costringe a rivedere le logiche interne dell'ipertesto. La verifica
della esistenza di cammini significativi, o al contrario, di vicoli ciechi, di loop infiniti, può - e anzi deve portare alla modifica dei legami o dei nodi. E poiché questa verifica su un ipertesto di una certa dimensione
non può essere fatta solo dal suo autore, è buona norma prevedere un certo numero di strumenti di
annotazione o di riservati al lettore. Insomma, volenti o nolenti, gli autori devono riconoscere ai lettori una
parte di privilegi fino a questo momento loro riservati
9
Strumenti di produzione ipertestuale

Alcuni esempi di software (che non producono solo ipertesti per il WEB):


Word Office
Textis (http://www.geocities.com/Athens/Forum/9897/down.html)


Ipernote (http://www.garamond.it/garamond/ipern21.htm)


Non è un software di scrittura ma di organizzazione reticolare di testi esistenti. Utilizza una metafora
piuttosto forte, che è quella della tessitura. Fili di perle (costruiti a partire da documenti lineari) possono
essere intrecciati in trame bidimensionali. La particolarità più evidente di Textis è forse quella di non
permettere il collegamento tra nodi in maniera arbitraria. Un nodo è collegabile (e di fatto collegato
automaticamente) ai soli quattro nodi che gli sono adiacenti nella trama
è un software tutto centrato sul testo scritto, pur essendo dotato di caratteristiche multimediali. Si scrive
normalmente, quasi come con un Word Processor tradizionale, ma con una separazione più netta tra le
pagine. Queste hanno lo statuto di nodi : ognuna ha un nome, una keyword, una data di creazione e un
autore. Sul testo si interviene aggiungendo legami tra le pagine o con immagini, suoni, video. Il programma
fornisce automaticamente una vista reticolare ("indice grafico") dell'ipertesto
Promenade (http://www.lynxlab.com/lynx/promenade/)

Promenade è un sistema autore pensato per consentire una facile progettazione di ipermedia anche
complessi senza perderne di vista la struttura. Non richiede nessuna abilità informatica particolare.
Promenade permette di creare, salvare e stampare oggetti multimediali anche complessi; è stato pensato,
più che come uno strumento autonomo di creazione di ipermedia finiti, come strumento di progettazione di
oggetti ipermediali che dovranno essere effettivamente realizzati dagli studenti.
L'unità minima di significato è il nodo. Ogni nodo è composto da un nome, una o più coppie di
attributo/valore (proprietà) ed eventualmente un testo multimediale che lo descrive
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Approfondimenti –
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sulla teoria dell’ipertestualita’
http://www.onlynx.it/article.php?titolo=Editoriale - Onlynx, riflessioni su multimedia, ipertesti e internet con un
occhio particolare alle applicazioni didattiche
http://www.team2it.com/garcia/index.html – Che cosa sono gli ipertesti, breve storia degli ipertesti
http://www.eastgate.com/ - Casa editrice di ipertesti
http://www.univ.trieste.it/~nirital/lughi/infohum/inform/saggi/lughiper.html - Ipertesti letterari e labirinti narrativi
http://utenti.lycos.it/ingridtotti/tesi.htm - La diffusione e la ricezione dei prodotti
multimediali in Italia dal 1990
Corcione, D., Di Tonto, G., Dal testo all'ipertesto: teoria, utilizzo, aree applicative, Milano, Jackson 1990.
Scavetta, D., Le metamorfosi della scrittura. Dal testo all'ipertesto, Firenze, La Nuova Italia, 1992.
Nelson, T. H. Literary Machines 90.1, Padova, Muzzio, 1992.*
Nyce - Kahn, Da Memex a Hypertext, Padova, Franco Muzzio Editore, 1993
De Francesco C., Iperlibro. Un ipertesto sugli ipertesti, Milano, Mc Graw-Hill, 1993
Bolter, J.D., Lo spazio della scrittura, Milano, Vita e pensiero, 1993.*
Landow, G.P., Ipertesto. Il futuro della scrittura, Bologna, Baskerville, 1993.*
Waterworth J. A., Multimedia, Padova, Franco Muzzio Editore, 1993
Ricciardi (a cura di ), Oltre il testo: gli ipertesti, Milano, Franco Angeli, 1993.
Rovelli C.,"I percorsi dell'ipertesto", Roma-Bologna, Castelvecchi-Synergon, 1993
Maragliano, R., Martini, O., Penge, S., I media e la formazione, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1994.
Maragliano, R. Manuale di Didattica Multimediale, Bari, Laterza, 1994
Ricciardi M. (a cura di), "Oltre il testo: gli ipertesti", Milano, Franco Angeli, 1994
Cesareni, D., Ipertesti e apprendimento, Roma, Garamond, 1995.
Vanini, W., Pandolfi, A., Che cos'è un ipertesto, Roma, Castelvecchi, 1995.
Calvani A. (a cura di), Multimedialità nella scuola, Roma, Garamond 1996
Penge S., "Storia di un ipertesto", Firenze, La Nuova Italia, 1996
Rovelli C. Mouse & conoscenza, Bologna, Synergon, 1996
Piro N., Come si produce un CD ROM, Roma, Castelvecchi, 1997
Maragliano, R. Tre ipertesti sulla didattica (???). Bari, Laterza, 1998
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Per saperne di piu’
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Tratto da
Penge S., Storia di un ipertesto, Firenze, La Nuova Italia, 1996
Che cos'è un ipertesto? Domanda non facile.
Il problema della delimitazione dell'oggetto vale tanto per un discorso teorico - come quello che si svolge qui - quanto per un'attività pratica - come
quella descritta sopra. Prima di iniziare a parlare, è necessario concordare con gli altri un argomento. E' una regola di buona creanza: si offre la
scelta tra uscire subito dal sentiero comune o proseguire (e tacere per sempre). La prima definizione è una delimitazione di campo: "stiamo per
parlare di tutti quegli oggetti che hanno la proprietà di essere ipertestuali".
Ma in questo, come in tanti altri casi, non è possibile premettere una definizione induttiva dell'oggetto; non è possibile raccogliere tutti gli
ipertesti prodotti fino a questo momento e tirarne fuori le caratteristiche comuni. Sono troppi, sono troppo diversi; appena si trova una
caratteristica comune, ecco un esempio di ipertesto che non ne è provvisto.
Non è un problema relativo a questo oggetto particolare. (…)
L'istanza classificatrice, derivata dalla scienze biologiche pre-darwiniane (che cioè ogni specie vivente sia sempre stata così com'è oggi fin dalla
creazione), si traduce nell'illusione che anche nelle scienze umane si possano classificare oggetti descrivendone le caratteristiche naturali.
Il romanzo - come l'ipertesto, che qui ci interessa - non è un oggetto naturale, ma artificiale; perciò il problema non è di tipo descrittivo, ma
prescrittivo. Non "com'è" un ipertesto, ma "come deve essere". (…)
Il concetto di ipertesto farebbe da modello, da regolo sul quale misurare gli (aspiranti) ipertesti reali. La forma della definizione prescrittiva è la
domanda: quali oggetti sono a pieno titolo "oggetto del discorso"? Quali sono i parametri che permettono di assegnare a qualcosa l'aggettivo
"iper" (o di rifiutarglielo)? O in forma attiva: quali regole bisogna osservare nella creazione di un ipertesto?
Ci sono grosso modo due scuole di pensiero, che si differenziano per la maniera in cui intendono il concetto di informazione e di rapporto tra
informazioni. Queste due tendenze si sono già scontrate nel medioevo, sotto le bandiere di "realismo" e "nominalismo". Oggi la disputa è più
sottile e meno dichiarata.
La prima scuola sostiene che ci sono nel mondo due tipi di oggetti: le cose e le informazioni. Rappresentare significa far corrispondere ad ogni
cosa una informazione - l'immagine numerica della cosa. Se le cose sono collegate fra di loro, anche le informazioni corrispondenti devono
essere collegate fra di loro. Un ipertesto consiste, in questa visione, di un insieme di informazioni, collegate fra di loro in maniera
corrispondente ai collegamenti reali tra le cose (…).
L'altra scuola sostiene invece che le informazioni sono oggetti dotati di dignità propria, che non sono legate da un rapporto di rispecchiamento
con le cose, ma sempre e soltanto con altre informazioni. Un ipertesto quindi è semplicemente un sistema di oggetti attivi, collegati fra di loro
non da legami permanenti, ma dalla capacità di ricevere e inviare messaggi gli uni gli altri: una pagina di testo è in grado di inviare un
messaggio ad un'altra pagina, oppure ad un'immagine, e così via (…).
C'è in effetti una terza scuola: quella che nega l'esistenza degli ipertesti (…). Qui bisogna notare come sul terreno degli ipertesti si attui la
grande rivincita degli umanisti: è l'informatica per i non specialisti, i letterati, gli insegnanti, i medici. Forse è proprio questa volgarizzazione che
gli informatici non perdonano.
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Per saperne di piu’
Le due scuole sono però d'accordo su alcuni parametri fondamentali. E' sicuramente iper:

tutto ciò che è non-sequenziale;

tutto ciò che si tiene sulla base di legami associativi;

tutto ciò che si presenta visivamente come un mosaico di finestre,
Ci sono poi altre qualità secondarie, non necessarie ma quasi sempre auspicabili:

è possibile una (ri)scrittura anche da parte del lettore;

i codici usati possono essere molteplici (si parla di ipermedia)
E' facile dimostrare come questi parametri non siano del tutto soddisfacenti indicando oggetti che soddisfano i requisiti prescritti ma a tutta evidenza
non sono ipertesti. Per esempio:

Un romanzo moderno (da "Tristram Shandy" in poi)

Un'enciclopedia

Un quotidiano

Un nastro magnetico

Un film
O accettiamo l'idea che anche i libri e i giornali sono ipertestuali (e non può non venire in mente il signor Jourdain, che faceva della prosa senza
saperlo), oppure - se quest'idea ci infastidisce - riconosciamo di sapere già in qualche modo distinguere tra ipertesti e resto del mondo. E infatti
chi acquista un libro sugli ipertesti ha già un'idea, almeno vaga, di che cosa troverà.
Ma allora una questione più profonda (non di fatto ma di diritto) va posta preliminarmente: chi stabilisce questi parametri?
In un senso stretto: quali sono le categorie professionali abilitate? gli autori, gli editori, i critici, i lettori? In un senso lato: quali sono le
discipline che per prossimità o derivazione storica hanno il diritto di stabilirli?
Sono stati fatti numerosi tentativi - finora vani - di recuperare gl ipertesti dentro la semiotica, la letteratura, la pedagogia, per non parlare
dell'informatica e dell'intelligenza artificiale.
Ma come sempre quando si tratta di oggetti reali - pensati, prodotti, consumati da soggetti diversi - definire un modello ideale significa
tracciare dei ferrei limiti che gli ipertesti reali continueranno allegramente ad oltrepassare. Come sapeva già Hegel, la teoria arriva sempre
dopo, a giochi fatti, e non può che estrapolare dai fatti una forma più generale (che verrà puntualmente smentita dai fatti ancora da venire...).
Insomma, la tentazione di entrare nelle paludi della definizione va respinta (…).
Così, tutto quello che si può fare è proporre un esame delle operazioni che si compiono usando quegli oggetti che chiamiamo ipertesti;
descrivere le attività nelle quali sono coinvolti, i "giochi" che si possono fare con essi.
Non si tratta cioè di enumerare le proprietà degli ipertesti, ma di riflettere sulle relazioni che si instaurano tra noi, le macchine e i loro contenuti
quando leggiamo, scriviamo, disegnamo o suoniamo in maniera ipertestuale. Indagare su quali METAFORE ci permettono di gestire in maniera
efficace le novità, sfruttando l'esperienza passata; quali INTERFACCE ci consentono di manipolare oggetti e utilizzare i risultati di queste
manipolazioni per guidare la nostra attività; quali STRUTTURE reggono gli oggetti e ci permettono di conferire loro significato.
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