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L`Età giolittiana (1900

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L`Età giolittiana (1900
L’Età giolittiana (1900-1914)
L'Età degli Imperi (1870-1914):
l'Italia dal 1900 al 1915
1
Caratteri generali
Dopo la crisi di fine secolo e le elezioni del 1900:
-sconfitta della Destra autoritaria, revoca delle leggi
eccezionali, rispristino della legalità;
-Vittorio Emanuele III, nuovo Re, è a favore della
conciliazione nazionale;
-con il governo Zanardelli (1901-1903) e poi quelli
giolittiani (fino al 1914) si afferma una sinistra
liberale, aperta a correnti riformatrici, che assicura
all’Italia una certa tranquillità sociale, il definitivo
decollo industriale, l’apertura a socialisti e cattolici.
L'Età degli Imperi (1870-1914):
l'Italia dal 1900 al 1915
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Il sistema giolittiano come fine del
liberalismo ottocentesco
Sistema ottocentesco
-economia e
industrializzazione di
grado ancora basso
-suffragio ristretto e a
collegio uninominale
-vita politica basata sui
rapporti personali tra
ministri, prefetti, grandi
elettori
Sistema giolittiano
-decollo economico e
concentrazione
industriale
-suffragio universale
maschile con sistema
proporzionale
-presenza politica delle
masse
- vita politica basata sui
rapporti tra partiti
L'Età degli Imperi (1870-1914):
l'Italia dal 1900 al 1915
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Limiti del sistema giolittiano
Il programma politico di
G. è una forma di
liberalismo empirico: si
adatta alle circostanze e
tenta di imbrigliare nel
proprio sistema tutte le
componenti sociali, al
fine di allargare il
consenso

la ricerca della mediazione
politica a tutti i costi
comporta:
-corruzione parlamentare
ed elettorale
(trasformismo);
-manipolazione delle
istituzioni;
-elezioni falsate dal
clientelismo e malavita.
Inoltre:
-divario Nord-Sud;
-emigrazione
G.Salvemini: Giolitti
ministro della malavita
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l'Italia dal 1900 al 1915
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Il riformismo giolittiano
Il presupposto di Giolitti: è necessario un aumento del
potere d’acquisto dei lavoratori per stimolare ed
aumentare la domanda - dunque, l’offerta - interna

- fine delle repressioni antioperaie
- rispetto del diritto di sciopero
- neutralità del governo nei conflitti industriali
- riconoscimento del sindacato come mediatore sociale
dei conflitti di lavoro (CGIL: 1906)
- promozione e sviluppo delle cooperative operaie e
contadine
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l'Italia dal 1900 al 1915
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Sviluppo e miglioramento
della legislazione sociale
- assicurazione
obbligatoria contro gli
infortuni sul lavoro
- limitazione del lavoro
notturno delle donne
- innalzamento dell’età
minima per il lavoro
minorile (12 anni)
- istruzione elementare
totalmente gratuita
- monopolio statale delle
assicurazioni sulla vita
Sviluppo delle strutture
dello stato
- statalizzazione del
servizio telefonico
- statalizzazione delle
ferrovie
- legge sulle
municipalizzazioni
(l’esercizio dei servizi
pubblici ai Comuni)
- suffragio universale
maschile (24% della
popolazione)
L'Età degli Imperi (1870-1914):
l'Italia dal 1900 al 1915
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Il decollo economico
Tra il 1888 e il 1896 il processo di
industrializzazione italiana subisce un notevole
ritardo (scarso sviluppo capitalistico
dell’agricoltura, crisi agraria del 1895,
eccessivo sviluppo del capitalismo finanziario,
interessato solo alle speculazioni borsistiche,
scarsa azione economica dello stato)
Dopo il 1896 il processo riprende a ritmi elevati
fino al 1908. I fattori che determinano la
ripresa sono:
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1) generale ripresa del mondo capitalistico dal 1896
(fine della Grande Crisi, 1873-1896) al 1914;
2) fine della crisi agraria e conseguente ripresa della
produzione, con tendenza al rialzo dei prezzi;
3) politica protezionista avviata dal 1887: i gruppi
industriali italiani (cotonieri, lanieri, siderurgici e
zuccherieri) e i produttori di grano spinsero il
governo alla politica doganale  situazione
privilegiata solo per alcuni settori, a scapito di altri
(agricoltura specializzata meridionale); l’aumento
dei prezzi dei prodotti protetti generò malcontento
nei consumatori; fu evidente la collusione tra gruppi
industriali e poteri dello stato; sviluppo disarmonico,
che permette tuttavia all’Italia di essere competitiva
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4) riordinamento bancario 1893-1895:
-istituzione della Banca d’Italia, che funziona da
Tesoreria dello Stato e da emissaria monetaria;
-istituzione della B.Comm.It. e del Cred.Ital., due
banche miste di cui usufruirono industrie elettriche,
siderurgiche, chimiche e meccaniche;
5) risanamento delle finanze dello stato mediante
aumento della pressione fiscale e contenimento delle
spese

slancio dell’industria dal 1896 al 1908,
in particolare nei campi:
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Elettrico:
Produzione: 100 mln kwh
nel 1898, di cui l’85%
- centrale termica di
assorbito dall’industria;
Milano (la prima in
il resto
Europa);
dall’illuminazione
- centrale idroelettrica di
pubblica, privata e dalle
Tivoli con linee di
linee
ferroviarie
trasporto per Roma

il carbone bianco
smentisce tutti coloro
che ritenevano
impossibile per l’Italia
divenire una potenza
industriale a causa della
deficienza del carbon
fossile
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Siderurgico:
-soc. Elba, che costruisce
un altoforno a
Portoferraio (primo in
Italia);
-soc. Ilva, che costruisce
l’impianto di Bagnoli;
-acciaierie Falck di S.San
Giovanni
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Meccanico:
-Olivetti di Ivrea;
-Ansaldo cantieri;
-Breda, Officine
Meccaniche di Milano;
-FIAT di G.Agnelli:
l’industria
automobilistica è il vero
fatto nuovo; l’auto
diverrà negli anni da
bene di lusso a bene di
consumo.
Tra il 1904 e il 1906 si
verificò un boom
borsistico delle azioni
automobilistiche
-Lancia a Torino;
-Alfa Romeo a Milano
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La guerra di Libia (1911-1912)
La politica estera non era il centro di azione della
politica di Giolitti; tuttavia l’Italia non doveva
restare esclusa dalla spartizione del mondo;
l’occasione venne dal declino dell’Impero Ottomano,
in preda alle guerre balcaniche.
Giolitti intraprende la guerra per assecondare la destra
nazionalista e il capitale finanziario, ma anche per un
più ampio coinvolgimento popolare nel sistema
politico
1911: le truppe italiane sbarcano in Tripolitania e
Cirenaica;
1912: pace di Losanna, con cui l’Italia ottiene la Libia,
Rodi, le isole del Dodecaneso 
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L’allargamento del suffragio
Il coinvolgimento nella guerra delle masse rese
indeclinabile l’allargamento del suffragio (1913):
avevano diritto di voto, oltre che tutti i maschi
alfabetizzati da ventuno anni in poi, anche:
-analfabeti di almeno trent’anni;
-analfabeti tra i ventuno e i trent’anni che avessero
svolto il servizio di leva
In tal modo, le masse contadine e operaie sono inserite
nella vita politica, offrendo così largo spazio a
socialisti e cattolici, che dalla conclusione del
Risorgimento non avevano avuto una vera e propria
“cittadinanza politica “
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I socialisti nell’età giolittiana
Fondato nel 1892, il PSI è diviso in correnti,
il cui alternarsi costituisce la storia stessa
del partito:
-revisionisti: Bissolati e Bonomi, favorevoli
alla partecipazione ai governi borghesi in
direzione riformista;
-riformisti: Turati e l’opposizione
costruttiva;
-massimalisti: Labriola e Serrati, teorici
della rivoluzione (dal ‘12 al ‘14 sarà l’ala
di maggioranza, capeggiata da Mussolini)
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I cattolici nell’età giolittiana
Da Pio X in poi, i cattolici non partecipano attivamente
alla vita politica. Nel 1904, Pio X attenua il nonexpedit in funzione anti-socialista (deputati cattolici
no, cattolici deputati sì).
Due sono le correnti, entrambe avverse al
materialismo e ateismo:
-clerico-conservatrice;
-democratico-progressista (organizza le masse in leghe,
sindacati, etc). E’l’ala modernista di R.Murri
(teorico della D.C.), scomunicata dal Papa nel 1907.
1913: patto elettorale “Gentiloni” in funzione antisocialista
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La fine del sistema giolittiano
L’esito delle elezioni del 1913 impresse una svolta a
destra al governo, con una netta involuzione
conservatrice e nazionalista: la “situazione
giolittiana” (economica, politica, sociale) non esisteva
più.
Nel marzo 1914 Giolitti si dimette; l’incarico va ad
Antonio Salandra, che avrà il compito di guidare
l’Italia nella guerra.
Infine, le vicende internazionali avevano dato avvio ad
una serie di manifestazioni antimilitariste

la settimana rossa del giugno 1914 in tutta Italia,
caratterizzata da violenze e repressioni sanguinose
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