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Diapositiva 1
L’Economia presa in
piccole dosi…
Parma in MoVimento
…migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano
nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per
molestarli, incepparli, scoraggiarli. E’ la vocazione naturale che
li spinge; non soltanto la sete di denaro. Il gusto, l’orgoglio di
vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito,
ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli
impianti, abbellire le sedi, costituiscono una molla di progresso
altrettanto potente che il guadagno.
Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori
che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e
investono tutti i loro capitali per ritrarre spesso utili di gran lunga
più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e
comodamente ottenere con altri impieghi.
Luigi Einaudi
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• Per economia - dal greco οἴκος (oikos), "casa" inteso
anche come "beni di famiglia", e νόμος (nomos), "norma" o
"legge" - si intende sia l'utilizzo di risorse scarse per
soddisfare al meglio bisogni individuali e collettivi
contenendo la spesa, sia un sistema di organizzazione
delle attività di tale natura poste in essere da un insieme di
persone, organizzazioni e istituzioni (sistema economico).
• "la scienza che studia le modalità di allocazione di risorse
limitate tra usi alternativi, al fine di massimizzare la propria
soddisfazione"
• La finanza è la disciplina che studia processi con cui
individui, imprese, enti, organizzazioni, e stati gestiscono i
flussi monetari (raccolta, allocazione e usi) nel tempo.
• la finanza, quindi, è "quella scienza che studia le modalità
di allocazione del denaro tra usi alternativi, al fine di
massimizzare la propria soddisfazione".
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• La microeconomia è lo studio del comportamento dei
singoli agenti economici e dell'aggregazione delle loro
azioni in un modello istituzionale. I singoli agenti sono
tipicamente i consumatori e le imprese. Il comportamento
di tali agenti viene tradizionalmente supposto
massimizzante (nell'utilità o nel profitto). Il modello
istituzionale è il meccanismo del prezzo, sia esso in un
mercato impersonale (perfetto o imperfetto) che in
un'impostazione che utilizza la teoria dei giochi. L'analisi
utilizzata è a mercato in equilibrio.
• La macroeconomia studia un sistema economico nel suo
complesso, essa cioè si occupa delle variabili economiche
aggregate e delle loro interdipendenze. A differenza della
microeconomia, che punta a spiegare i comportamenti dei
singoli operatori economici, la macroeconomia considera
le interazioni tra macro-variabili, ciascuna delle quali è il
risultato della somma di singoli comportamenti individuali.
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Gli operatori di un'economia svolgono una o
più delle seguenti funzioni:
• produzione di beni e servizi;
• intermediazione finanziaria;
• assicurazione;
• consumo di beni e servizi;
• accumulazione di ricchezza;
• redistribuzione del reddito e della ricchezza.
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Gli operatori economici vengono classificati secondo le
funzioni svolte. Si hanno:
•
•
•
•
le famiglie, che consumano beni e servizi prodotti (prodotti nel territorio
considerato, o importati, a cura di altri operatori, dal "resto del mondo"), ma
possono anche produrre e accumulare (imprese individuali, aziende familiari);
le società che svolgono attività finalizzate al conseguimento di utili ed
all'accumulazione:
le società di intermediazione finanziaria (in primo luogo le banche; in Italia vi
sono poi le SIM, le SGR, le SICAV ecc.);
le società di assicurazione;
le società (dalle grandi società per azioni alle piccole società di persone) che
producono altri beni e servizi;
la pubblica amministrazione, in tutte le sue articolazioni, che contribuisce al
consumo (cosiddetti consumi collettivi), produce prevalentemente servizi non
destinati alla vendita (istruzione, ordine pubblico, difesa ecc.) e redistribuisce il
reddito e la ricchezza tra gli operatori del sistema;
altre organizzazioni senza finalità di lucro, che erogano servizi a beneficio
delle famiglie (partiti, sindacati dei lavoratori, organizzazioni religiose,
associazioni culturali ricreative e sportive, enti di beneficenza ed assistenza).
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Le diverse attività di produzione di beni e servizi
vengono classificate in settori economici. Al livello
più generale si usa la tradizionale distinzione tra:
• settore primario, che comprende l'agricoltura, la
selvicoltura, la pesca, lo sfruttamento delle cave e
delle miniere;
• settore secondario, che comprende l'industria in
senso stretto, l'edilizia e l'artigianato;
• settore terziario, che produce e fornisce servizi.
• settore terziario avanzato
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Forme di mercato
•
Un mercato è in concorrenza perfetta se ogni compratore e ogni
venditore è così piccolo da non potere influenzare il prezzo…
•
… e se i beni offerti dai vari venditori sono sostituibili tra loro.
•
Se il prezzo è dato e invariabile…
•
Il ricavo totale cresce proporzionalmente alla quantità venduta
•
Il ricavo medio resta costante
•
Il ricavo marginale è anch’esso costante e pari al prezzo.
•
Obiettivo dell’impresa: massimizzazione del profitto
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Il profitto è massimo quando ricavo marginale = costo marginale
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•
Profitti e perdite: misurazione
•
Profitto = ricavo totale – costo totale
•
( RT – CT )
•
oppure: ricavo medio – costo medio
moltiplicato per la quantità
•
•
( (RMe – CMeT)  Q )
( (P – CMeT)  Q )
•
Nel caso opposto:
•
Perdita = costo medio – prezzo
moltiplicato per la quantità
•
( (CMeT – P)  Q )
•
La quantità Q, rispettivamente,
massimizza il profitto o minimizza la
perdita.
P = Rme
Monopolio
•
•
•
•
•
Causa fondamentale del monopolio: barriere all’entrata
Le barriere all’entrata hanno tre cause:
Una risorsa chiave è detenuta da una sola impresa:
monopolio di una risorsa
Gli Stati concedono a un’impresa il diritto esclusivo di
produrre un bene (brevetti, privative): monopolio legale
La struttura dei costi di produzione rende la singola
impresa più efficiente di una moltitudine di piccoli
produttori: monopolio naturale
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Monopolio naturale: si ha quando la curva dei costi totali di
un’impresa è decrescente in maniera continua.
Casi:
distribuzione
dell’acqua,
rete
ferroviaria
Se la produzione venisse divisa tra più imprese, ognuna potrebbe produrre meno e
dovrebbe affrontare costi medi totali più elevati.
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• Caratteristica fondamentale di un’impresa monopolistica è la sua
capacità di influenzare il prezzo di mercato. In concorrenza perfetta
invece il prezzo è dato.
• La curva di domanda dell’impresa concorrenziale corrisponde a una
quota piccolissima del mercato ed è perfettamente elastica. Quella
dell’impresa monopolistica coincide con la curva di domanda di
mercato ed è normalmente inclinata negativamente.
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• La curva di domanda (che riflette la disponibilità a pagare dei
compratori) costituisce per il monopolista l’unico vincolo alla sua
capacità di esercitare il suo potere di mercato.
• Se il monopolista aumenta il prezzo del bene, i consumatori ne
acquistano una quantità minore e viceversa se lo diminuisce.
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• Il monopolio diminuisce il benessere collettivo?
• Gli economisti danno a questa domanda una risposta
positiva: il monopolio comporta una perdita secca di
benessere per i consumatori.
• La curva di domanda riflette la disponibilità a pagare
• La curva di costo marginale del monopolista riflette il costo
del monopolista
• La quantità socialmente efficiente si trova in
corrispondenza dell’intersezione tra la curva del costo
marginale e la curva di domanda
• Poiché però l’impresa monopolistica massimizza il suo
profitto quando RM = CM, essa produce una quantità
inferiore a quella socialmente efficiente.
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Oligopolio
• Un mercato oligopolistico è un mercato nel quale sono
presenti solo poche imprese, ciascuna delle quali, con le
sue scelte, può esercitare un impatto sensibile sul profitto
degli altri venditori.
• L’oligopolio è un tipo di concorrenza imperfetta, nel quale
pochi venditori vendono prodotti simili (petrolio, palle da
tennis)
• Si distingue dalla concorrenza monopolistica, nella quale
molte imprese vendono prodotti simili ma non identici (CD,
videogiochi, auto).
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Tipologia dei mercati
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• Molto spesso le imprese oligopolistiche adottano un
comportamento strategico: agiscono in base alle mosse
compiute dagli avversari per “rubare” quote di mercato.
• Per questo, spesso, in mancanza di accordi per cooperare,
producono esiti negativi per tutte (riduzione dei margini di profitto).
• La “teoria dei giochi” ha studiato il comportamento strategico tipico
di queste imprese.
• Esempio di “gioco non cooperativo” è il dilemma del prigioniero.
• Supponiamo che Bonnie e Clyde siano arrestati.
• Al momento dell’arresto hanno addosso armi illegali per il cui porto
la condanna è 1 anno.
• Vengono interrogati in stanze diverse contemporaneamente.
• Il magistrato propone a ciascuno un patto: se confessa e denuncia
il complice, gli verrà condonato il reato di porto d’armi e verrà
liberato. Al complice verranno dati 20 anni. Se entrambi
confessano, la condanna è 8 anni (parziale condono per avere
confessato).
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Questa è la “matrice delle vincite” (payoffs):
La strategia consistente nel confessare è detta strategia dominante. A entrambi
conviene non conoscendo la scelta dell’altro. Se potessero comunicare potrebbero
cooperare e scegliere la strategia dell’omertà.
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• Per questo spesso le imprese oligopolistiche stabiliscono accordi
espliciti o segreti (detti “di cartello” o “trust”), per cooperare e
mantenere così alti i profitti.
• Esempi: OPEC, Società assicuratrici
NB. Quando nell’oligopolio c’è collusione esplicita o implicita, si realizzano
condizioni identiche a quelle di un mercato monopolistico.
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• Vediamoci un bel video che illustra meglio le
strategie della cooperazione.
• Tratto dal film a beatiful mind, le dinamiche dominanti
• http://www.youtube.com/watch?v=9tkpT8Ieo1w
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• Le principali variabili che occupano la macroeconomia
sono la produzione, la disoccupazione e l'inflazione. Altre
variabili, strettamente collegate alla prima possono essere
il consumo, l'investimento, le esportazioni, le importazioni,
le aspettative degli operatori, la politica monetaria della
banca centrale, la politica fiscale del governo.
• Le interazioni tra le diverse variabili macroeconomiche
sono studiate nel loro contributo alla determinazione di un
equilibrio economico (di breve periodo -da qualche mese e
qualche anno-, di medio periodo -qualche decennio- e di
lungo periodo -circa un secolo-). Il fine è anche quello di
prevedere gli scenari futuri (attraverso la raccolta e
l'elaborazione dei dati), in modo che la politica possa
intervenire per modificare, ove necessario, i trend (le
tendenze) e perseguire taluni fini quali l'aumento
dell'occupazione o delle esportazioni o il controllo
dell'inflazione.
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• Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, in molti
Paesi si cominciò a tenere un sistema di
contabilità nazionale, ovvero un sistema per
osservare quantitativamente l'attività economica di
un Paese, secondo un ordinato schema di
definizioni per costruire coerentemente le misure
che indicano le quantità considerate. Il sistema di
contabilità nazionale permette di misurare la
produzione aggregata (ovvero "totale"), la cui
misura è il Prodotto interno lordo (PIL), che indica
il valore dei beni e servizi finali prodotti all'interno
di un Paese. Esistono tre metodi, che sono
necessariamente equivalenti fra loro, che
consentono di calcolare il PIL di un Paese: due di
essi guardano alla produzione, il terzo al reddito.
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•
•
•
•
•
•
Il PIL è il valore dei beni e servizi finali prodotti in un'economia
in un dato periodo:
In questo senso, il PIL è uguale alla somma dei beni prodotti e
consumati all'interno dell'economia. Questo significa che non
devono essere considerati i beni intermedi, ovvero i beni che
vengono utilizzati per la produzione di altri beni (come l'acciaio nella
fabbricazione delle automobili: il valore dell'acciaio, infatti, è
intrinseco al valore delle automobili). Gli unici beni intermedi che
possono essere considerati sono quelli che vengono esportati,
poiché, uscendo dal sistema del Paese, diventano dei beni finali.
Il PIL è la somma del valore aggiunto nell'economia in un dato
periodo:
Ogni impresa, in tutte le trasformazioni che apporta ai propri input,
aggiunge del valore. Tale valore è semplicemente uguale alla
somma del valore della propria produzione meno il valore dei beni
intermedi utilizzati. La somma di tutti i valori aggiunti è uguale al PIL;
Il PIL è la somma dei redditi dell'economia in un dato periodo:
Si distinguono due tipi di reddito: quello delle imprese, denominato
reddito da capitale o profitto, e quello dei lavoratori, ovvero il reddito
da lavoro. La somma di tutti i redditi dà come risultato il PIL.
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• Prima di proseguire
guardiamoci un altro filmato
• Discorso di Robert Kennedy sul PIL all’Università del
Kansnas nel 1968
• http://www.youtube.com/watch?v=iLw-WLlM9aw
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Alternative al PIL
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• Indice di sviluppo umano
• Indice di benessere economico
sostenibile (ISEW)
• Genuine Progress Indicator
• Benessere interno lordo
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•
•
•
L'Indice di sviluppo umano (in inglese: HDI-Human development index) è un
indicatore di sviluppo macroeconomico realizzato dall'economista pakistano
Mahbub ul Haq nel 1990. È stato utilizzato, accanto al PIL (Prodotto Interno
Lordo), dalle Nazioni Unite a partire dal 1993 per valutare la qualità della vita
nei paesi membri.
Si cercò quindi, attraverso l'Indice di sviluppo umano, di tener conto di
differenti fattori, oltre al PIL procapite, che non potevano essere detenuti in
modo massiccio da un singolo individuo, come l'alfabetizzazione e la speranza
di vita.
La scala dell'indice è in millesimi decrescente da 1 a 0 e si suddivide in paesi
ad alto sviluppo umano (indice compreso tra 1 e 0,800), paesi a medio
sviluppo (indice compreso tra 0,799 e 0,500), paesi a basso sviluppo (indice
compreso tra 0,499 e 0).
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• Indice di benessere economico sostenibile
• L' Indice di benessere economico sostenibile (in
inglese: Index of Sustainable Economic Welfare o
ISEW) è un indicatore economico alternativo a prodotto
interno lordo. Piuttosto che sommare semplicemente tutte
le spese come nel Pil, le spese per il consumo sono
corrette tenendo conto di altri fattori come la distribuzione
del reddito, il deperimento delle risorse naturali e le perdite
economiche dovute al degradamento dell’ambiente; si
valorizza, invece, il tempo libero inserendo un suo valore
economico e un’approssimazione del valore del lavoro
domestico non pagato. Le spese per la ricerca e lo
sviluppo, per l’istruzione e per la sanità non contribuiscono
alla formazione sono parte integrante del consumo.
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• Questa in sintesi la formula dell'ISEW:
• ISEW = consumo personale
+ spesa pubblica non-defensive
- spesa privata defensive
+ formazione del capitale
+ servizi da lavoro domestico
- costi di degrado ambientale
- deprezzamento del capitale naturale
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Genuine Progress Indicator
•
•
•
•
•
•
Il Genuine Progress Indicator (GPI), cioè l'indicatore del progresso
genuino (spesso tradotto anche come indice di progresso effettivo o
indicatore del vero/reale progresso) è un concetto nell'economia verde e
nell'economia di assistenza sociale che è stata suggerita per sostituire il
Prodotto Interno Lordo (PIL) come misuratore dello sviluppo economico. È
stato generato da Redefining Progress
Il GPI misura l'aumento della qualità della vita di una nazione, evidenziando
l'incremento della produzione di merci e l'espansione dei servizi hanno
provocato realmente sul miglioramento del benessere della gente del paese.
I fautori di GPI sostengono che misura più attendibilmente il progresso
economico, poiché distingue fra sviluppo utile e sviluppo poco economico.
Il confronto tra il PIL e il GPI è analogo alla differenza che c’è tra il Ricavo
Totale di un'azienda e l'Utile Netto; infatti Utile = Ricavo - Costo
Di conseguenza, il GPI sarà zero se i costi finanziari del crimine e
dell'inquinamento uguagliano i benefici finanziari nella produzione di beni e di
servizi, se tutti gli altri fattori rimangono costanti.
Per questi motivi è calcolato distinguendo tra spese positive (che
aumentano il benessere, come quelle per beni e servizi) e negative (come i
costi di criminalità, inquinamento, incidenti stradali), diversamente dal PIL, al
quale si propone come alternativa, che considera tutte le spese come positive
e che non considera tutte quelle attività che, pur registrando flussi monetari,
contribuiscono ad accrescere il benessere di una società (casalinghe,
volontariato).
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• Secondo il modello di Lawn, il “Costo" dell’attività economica
comprende i seguenti effetti nocivi:
• Costo per la riduzione delle risorse naturali
• Costo del crimine
• Costo per la riduzione del Buco nell'ozono
• Costo della ripartizione della famiglia
• Costo dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del rumore
• Perdita di terreni coltivabili
• Perdita di aree umide
Il GPI tiene conto di questi problemi incorporando la
Sostenibilità: se l'Attività economica di una nazione per un
anno è stata migliore o peggiore della capacità futura di
ripetere, nel lungo termine, almeno lo stesso livello di attività
economica. Per esempio, l'attività agricola che usa
recuperare le risorse idriche, tramite lo scolo del fiume, avrà
un più alto GPI di quella attività agricola che abbassa
drasticamente il livello delle acque d’irrigazione pompandola
dai pozzi.
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Benessere interno lordo
• Il BIL o Benessere Interno Lordo è un indicatore erroneamente
considerato alternativo al prodotto interno lordo: i due indicatori in
realtà sono due cose totalmente diverse.
• Il PIL è un (buon) indicatore della performance delle economie
mercantili, cioè di come si comportano i sistemi economici basati sullo
scambio di merci attraverso il denaro.
• Il BIL è, per il momento, solamente una bozza di indicatore che
cerca di misurare la qualità della vita dell'uomo e della comunità in cui
vive. Per le comunità in cui il PIL è basso (i cosiddetti paesi in via di
sviluppo o, in quelli sviluppati occidentali le comunità cosiddette
marginali) sicuramente un aumento del PIL comporta un aumento del
BIL, ma esistono anche fenomeni che fanno aumentare il BIL senza
far aumentare il (o addirittura comportando una riduzione del) PIL. Per
le comunità con un PIL elevato (i cosiddetti paesi sviluppati o
comunque le comunità "economicamente ricche" indipendentemente
dai paesi in cui sono presenti) invece è dimostrato che un eventuale
aumento del PIL non comporta alcuna variazione positiva del BIL e
spesso comporta una diminuzione di tale indicatore (ad esempio, si
può avere un alto prodotto interno lordo in una zona ad alto
inquinamento, fattore che abbassa il BIL).
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Altre cose da tenere in
considerazione
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• Disoccupazione
• L'occupazione, in un dato Paese, è semplicemente il numero di
persone che hanno un impiego. In negativo, la disoccupazione è il
numero di persone che non hanno un impiego, ma che lo stanno
cercando. Una persona che non ha un impiego e che non lo sta
cercando, quindi, non è un disoccupato.
• La somma di questi due dati dà la forza lavoro, che quindi è definita
come:
• L (forza lavoro) = N (occupati) + U (disoccupati)
• Il 'tasso di disoccupazione u si ricava mettendo a rapporto il numero
dei disoccupati con la forza lavoro
• La costruzione del tasso di disoccupazione potrebbe non
corrispondere alla realtà. Basti pensare al caso estremo in cui, in un
Paese con alta disoccupazione, i lavoratori, scoraggiati, smettono di
cercare lavoro, e decidono di non iscriversi alle liste di collocamento.
Se tutte le persone che non hanno un lavoro smettessero di cercare
lavoro, insomma, il tasso di disoccupazione sarebbe zero, il che non è
assolutamente vero.
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• Il tasso di disoccupazione è importante per due motivi:
• innanzitutto, solitamente alla disoccupazione vengono
associati problemi finanziari e psicologici. Anche se questo
non è molto grave negli Stati Uniti, dove solitamente ogni mese
molte persone perdono il lavoro, ma molte altre (circa il 30%) ne
trovano uno, in Europa le cose già cambiano: un disoccupato
europeo rischia di rimanere "a spasso" molto più a lungo
rispetto ai pochi mesi del lavoratore statunitense. Ovviamente,
in entrambi i casi, vi sono gruppi di persone, come le
minoranze, che sono perennemente disoccupate;
• soprattutto, però, il tasso di disoccupazione può essere un
ottimo indicatore dello stato di salute dell'economia di un
Paese, ovvero se il Paese sta utilizzando al meglio le sue
risorse. Un tasso di disoccupazione alto indica che c'è qualcosa
che non va. Ma anche un tasso di disoccupazione basso può
essere un problema, perché il sistema potrebbe utilizzare troppo
la sua forza lavoro. Ma di questo ci occuperemo più avanti.
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• Inflazione
• Con il termine inflazione si indica l'aumento generalizzato
e continuo dei prezzi. Il suo contrario, ovvero la
diminuzione del livello dei prezzi, è la deflazione. Nel
primo caso si ha un tasso di inflazione positivo, nel
secondo tale tasso è negativo. Il livello dei prezzi viene
misurato in due modi: il deflatore del PIL e l'indice dei
prezzi al consumo.
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Forme societarie
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•
Impresa individuale: Unico titolare dell’attività è il singolo imprenditore che si assume il
rischio e le responsabilità che l'esercizio dell'attività economica comporta. Risponde
direttamente alle obbligazioni verso i terzi con il suo patrimonio. L'impresa individuale rispetto
alla collettiva è caratterizzata da una maggiore flessibilità e rapidità di decisione e da minori
oneri amministrativi, contabili e fiscali. Le imprese individuali sorgono con l'inizio dell'esercizio
professionale di un'attività economica organizzata per la produzione e lo scambio di beni e di
servizi. Entro trenta giorni dall'inizio dell'attività – come prescritto dal Codice civile –
l'imprenditore deve chiedere l'iscrizione al Registro delle imprese della provincia in cui è
ubicata la sede dell'impresa. È possibile utilizzare anche i modelli cartacei, oltre alla modalità
telematica e su supporto informatico.
•
Società collettiva: Si costituisce una società collettiva quando due o più persone si
accordano per svolgere insieme un'attività economica allo scopo di dividerne gli utili.
L'accordo deve risultare dall'atto costitutivo, che sancisce la nascita delle imprese collettive,
fatta eccezione per le società di capitali. A ricoprire il ruolo imprenditoriale è la società e non il
singolo. La richiesta d'iscrizione al Registro delle imprese deve essere inoltrata alla Camera di
commercio entro trenta giorni dalla costituzione della società.
•
Attività esercitata: Le società sono caratterizzate dal conferimento iniziale di beni e servizi da
parte dei singoli soci, dall'esercizio comune dell'attività, dall'obiettivo comune del
conseguimento e divisione degli utili. Nell'atto costitutivo deve essere indicato l'oggetto
sociale, cioè l'attività che si intende esercitare. Le società si distinguono in commerciali e non
commerciali. Le prime sono quelle che svolgono: un'attività industriale diretta alla produzione
di beni o di servizi; un'attività intermediaria nella circolazione di beni; un'attività di trasporto per
terra, per acqua o per aria; un'attività bancaria o assicurativa; altre attività ausiliarie. Le
società non commerciali esercitano attività diverse da quelle sopra elencate, come ad
esempio quelle agricole o professionali. Queste sono costituite sotto forma di società semplici.
Parma in MoVimento
• Le forme societarie si dividono in due grandi gruppi, se società di
persone e le società di capitali.
• Società di persone: Nelle società di persone i soci hanno
responsabilità illimitata per le obbligazioni sociali (ad eccezione dei
soci accomandanti delle società in accomandita semplice).
Rispondono dei debiti con il patrimonio personale coprendo anche la
parte dei soci insolventi. Appartengono a questa tipologia: le società
semplici, le società in nome collettivo, le società in accomandita
semplice.
Società di capitali: rispondono delle obbligazioni assunte
esclusivamente con il proprio patrimonio, la responsabilità dei soci
(fatta eccezione dei soci accomandatari) è limitata e circoscritta ai loro
rispettivi conferimenti sociali. Hanno personalità giuridica e sono
considerate distinte dagli individui che le compongono, sia ai fini fiscali
che a quelli civili. Entro venti giorni dalla stipulazione dell'atto
costitutivo, redatto da un notaio, deve essere prodotta istanza di
iscrizione della società al Registro delle imprese, a cura del notaio
stesso. L'iscrizione ha efficacia costitutiva, nel senso che da questo
momento la società acquista personalità giuridica. Nel caso di omessa
iscrizione la società è inesistente e chiunque abbia assunto
obbligazioni in nome della società ne risponde solidalmente e
illimitatamente.
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Società di persone:
Società semplice: non ha per oggetto l’esercizio di una attività commerciale, ma attività
agricole, professionali in forma associata, di gestione di patrimoni immobiliari. Le società
semplici devono richiedere, entro il termine di trenta giorni dall'accordo sociale,
l'iscrizione nel Registro delle imprese tenuto dalla Camera di Commercio territorialmente
competente.
Società in Nome Collettivo: può esercitare sia attività di impresa commerciale, sia
attività economiche non commerciali. La responsabilità dei soci è solidale e illimitata per
le obbligazioni sociali assunte. La costituzione deve avvenire per atto pubblico o scrittura
privata autenticata e deve essere depositato in Tribunale. L'atto costitutivo deve essere
iscritto, al Registro delle imprese delle Camere di Commercio, entro trenta giorni dalla
sua stipulazione. Se non si provvede all'iscrizione la società dovrà pagare una sanzione
e sarà considerata "irregolare" e quindi caratterizzata dalla maggiore responsabilità dei
soci per le obbligazioni sociali.
Società in Accomandita Semplice: viene posta in essere quando i soggetti finanziatori
vogliono investire i loro capitali in un'attività di impresa senza volersene assumere i
rischi. Questi soci, detti accomandanti, affidano in gestione i loro capitali ad altri soci,
detti accomandatari, i quali si assumono in forma illimitata e solidale le responsabilità
connesse all'esercizio dell'impresa. Gli amministratori devono chiedere l'iscrizione al
Registro delle imprese entro trenta giorni dalla stipulazione dell'atto costitutivo della
società. In caso di mancata iscrizione, la società incorrerà nel pagamento di una
sanzione e sarà considerata "irregolare", con una conseguente maggiore responsabilità
da parte dei soci per le obbligazioni assunte.
Parma in MoVimento
Società di capitali:
• Società per Azioni: esercitano un'attività di impresa utilizzando il
patrimonio conferito dai soci mediante quote di partecipazione, che hanno
lo stesso valore e sono rappresentate da un titolo nominativo detto
“azione”. Il capitale non può essere inferiore a centomila euro. Per la
costituzione regolare di una società per azioni occorrono la stipulazione
per atto pubblico (da parte di un notaio) e l'iscrizione nel Registro delle
imprese.
Società in Accomandita per Azioni: hanno le stesse caratteristiche delle
società in accomandita semplice e delle società per azioni. Il patrimonio
sociale è costituito da azioni, ma i soci si distinguono in accomandatari,
che hanno il potere di amministrare la società e la conseguente
responsabilità illimitata, solidale e sussidiaria, e gli accomandanti, che
sono obbligati nei limiti delle azioni sottoscritte e non possono svolgere
attività di amministrazione della società.
Società a Responsabilità Limitata: le quote sociali non sono
rappresentate da azioni e il capitale minimo, per la costituzione, è
diecimila euro. L’adozione di questa forma societaria viene preferita alla
società per azioni per lo svolgimento di attività di impresa di media
dimensione. L'atto costitutivo, redatto da un notaio, è soggetto
all'iscrizione nel Registro delle imprese entro venti giorni dalla sua
stipulazione.
Parma in MoVimento
•
S.r.l. Unipersonale: con il decreto legislativo n. 88 del 3 marzo 1993, per
la prima volta si è consentito ad un unico soggetto di costituire una
società, mediante atto unilaterale. La riforma del diritto societario, adottata
con il decreto legislativo n. 6 del 17 gennaio 2003, ha esteso questa
possibilità pure alle S.p.A. In entrambi i casi sono previsti determinati
obblighi, relativi al versamento dei conferimenti in denaro e alla pubblicità.
Nel caso di mancata ottemperanza a detti obblighi, il socio perde il
privilegio della responsabilità limitata, nel senso che, in caso d'insolvenza
della società, risponde illimitatamente per tutte le obbligazioni sorte nel
periodo in cui era azionista o quotista unico.
Società Cooperativa: la caratteristica delle società cooperative è lo
scopo mutualistico, che consiste nel perseguimento di un beneficio a
favore dei soci, e non da fini di lucro. Obiettivo della società non è quello
di realizzare utili e di distribuirli tra i soci che la compongono, ma di cedere
agli stessi soci beni e servizi a prezzi inferiori a quelli praticati sul mercato.
Lo scopo di lucro, tuttavia, non è del tutto assente: i beni e i servizi
prodotti e non consumati dai soci vengono venduti con conseguente
realizzazione di utili, i quali, se non destinati nel reinvestimento, possono
essere distribuiti in misura minima in rapporto al capitale sociale. Per la
costituzione della società
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Il Signoraggio
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• Signoraggio è un termine che deriva dal francese “
seigneur ”che in italiano significa “ signore ”; nel medioevo
i titolari del diritto di battere moneta erano appunto i signori
feudali i quali beneficiavano del guadagno che ne
derivava.
• Quando la base monetaria consisteva di monete in metallo
prezioso, chiunque disponesse di quest’ultimo, poteva
portarlo presso la zecca di stato dove veniva trasformato in
moneta su cui si riportava l’effigie del sovrano. I diritti
spettanti a questi e alla zecca erano esatti trattenendo
parte del metallo prezioso. In questo contesto il diritto di
zecca , cioè l’imposta sulla coniazione , coincide con il
signoraggio infatti valore nominale della moneta e valore
intrinseco non coincidevano; l’imposta sulla coniazione
serviva a finanziare la spesa pubblica.
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ESEMPIO IN ” SOLDONI “ DEL SIGNORAGGIO
• Lo Stato prende in prestito una banconota da €100 euro
dalla Banca Centrale e la « paga » con una « obbligazione
» da €100 . A fine anno dovrà « drenare » dalla
popolazione quei €100 per restituirli al legittimo
proprietario ( che è il Banchiere Internazionale ) , più gli
interessi, diciamo un 2,5%. La Banca Centrale ha
stampato quella banconota spendendo (tutto compreso )
30 centesimi di euro ( quindi era solo un pezzo di carta,
una merce come un'altra , come un biglietto del cinema )
mentre la banconota da €100 ( +2,5% ) , che lo Stato
restituisce alla Banca Centrale. La Banca Centrale è una
tipografia e si comporta come se fosse la padrona della
banconota.
Ergo : il signoraggio su una singola banconota è di €102,5
- €0,30 = €102,2
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• Le banche centrali
• L’autonomia
• Riserva frazionaria
• Rischio inflazione
• Convertibilità
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Un ultimo filmato……
Video di Severen Suzuky all’ONU.
http://www.youtube.com/watch?v=ccAQoOBErEM
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Grazie per l’attenzione!!
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