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16_ genere
Sociologia della cultura
Luca Salmieri
Genere
Universalità delle differenze di genere
Con gradi e forme diverse, in tutte le culture che ci e dato conoscere si
ravvisano distinzioni tra maschile e femminile. Il genere rappresenta un
ordine di senso e di comportamento che diamo per scontato.
Il concetto è sorto per segnalare il ruolo e la forza dei condizionamenti
sociali e culturali nel costruire differenze e disuguaglianze a partire da
questa unica distinzione, il dimorfismo sessuale.
Nel 1975, l’antropologa Gayle Rubin, con il saggio The Traffic
in Women, ha introdotto per la prima volta il concetto di genere: sexgender system come l’insieme dei processi, adattamenti, relazioni e
pratiche con cui, in ogni società, i dati biologici immediati
dell’appartenenza sessuale e delle funzioni riproduttive vengono
adoperati dalla cultura per stabilire il prodotto dell’azione e
dell’organizzazione sociale.
Il concetto postula una declinazione culturale delle differenze biologiche e
rende credibili gli effetti variabili della costruzione del maschile e del
femminile.
Il dominio maschile è una costante trasversale delle culture: laddove il
potere di uno dei sessi sull’altro è netto, si tratta sempre di quello degli
uomini sulle donne, mai del contrario.
Dibattito teorico
Essenzialismo
Tendenza a ipostatizzare le caratteristiche del maschile e del femminile,
a considerare alcuni elementi storici, sociali e culturali come qualità
presenti costantemente in tutti i soggetti appartenenti a quel genere. La
tendenza spiccata nelle donne a essere remissive e dedite alla cura e
all’accudimento ha costituito un motivo ricorrente del femminismo
essenzialista durante tutto l’Ottocento e il Novecento.
Ma è anche una deriva comune a diverse elaborazioni teoriche più
recenti sul genere perché riaffiora nel culturalismo (Alcoff, 1989). Le
qualità del femminile – la cura degli altri, la mitezza, il sacrificio –
vengono segnalate presso tutte le culture, per avallare l’ideologia di
un’essenza culturale delle donne.
Dibattito teorico
Decostruzionismo
È una teoria filosofica orientata a smontare gli apparati linguistici e
simbolici che costruiscono la realtà su presupposti impliciti,
pregiudizi nascosti, contraddizioni latenti. Il femminismo
decostruzionista si pone agli antipodi dell’essenzialismo: la lettura
storica che propone è un vero e proprio costruttivismo culturale.
Lacan nella psicoanalisi, Derrida nella grammatica dei linguaggi,
Foucault nella storia, smantellano il concetto di soggetto così come si
era imposto nella tradizione illuminista e occidentale: un’identità
essenziale repressa, destinata a un lungo processo di emancipazione.
Secondo Foucault, noi siamo dei costrutti; la nostra esperienza riferita
alla soggettività è costruita mediante discorsi e dispositivi sociali posti al
di là della nostra portata, sia che agiamo da singoli sia che agiamo
all’interno di gruppi.
Secondo Derrida le donne sono state definite come differenza
soggiogata all’interno di rigide opposizioni binarie: cultura/natura,
positivo/negativo, analitico/intuitivo, maschile/femminile. Nell’Occidente è
all’opera un discorso essenzialista che Derrida definisce logocentrismo.
Dibattito teorico
Il pensiero della differenza sessuale
Il pensiero unico maschile ha impedito alle donne di accedere all’ordine
simbolico, garantendosi il monopolio del processo di significazione.
Alle donne è negata la facoltà di autodefinirsi: le donne sarebbero da
sempre un “non soggetto”, un oggetto della rappresentazione altrui.
Rivelatore della posizione della massima esponente di questo approccio
– Luce Irigaray – è il titolo della sua prima pubblicazione: Speculum
(1974). La figura femminile è un’immagine riflessa del modello di
riferimento: l’uomo. In alternativa, le donne devono fondare e sviluppare
un proprio sistema di rappresentazione.
Lo scarto del pensiero della differenza rispetto al decostruzionismo
riguarda la prassi politica: se, infatti, l’adozione di una prospettiva tesa a
smontare l’ordine simbolico comporta ai suoi estremi l’annullamento
della stessa rappresentazione dei due generi, il pensiero della
differenza, al contrario, postula l’esigenza di partire dalla differenza per
colmare un vuoto e costruire un regi me simbolico diverso, di
rappresentazione femminile.
Dibattito teorico
Differenze multiple e situate
Le differenze nel mondo delle donne variano in base a fattori storici,
sociali, economici e culturali. L’importanza attribuita a tante variabili
nasce da una critica al movimento di liberazione delle donne che ha
preteso di dare voce all’universo femminile su scala mondiale e di tacere
le importanti differenze esistenti nei paesi del globo e nelle culture che lo
attraversano, o all’interno di società che solo a prima vista risultano
omogenee, tra donne di razze, classi, e appartenenze distinte.
Le studiose attente a coglierne le sfumature hanno il merito di non
suggerire teorie di genere valide in assoluto.
Il genere non corrisponde a un mantello culturale sovrapposto alla
struttura biologica delle differenze fisiche. Le caratteristiche fisiche non
sono “date” una volta per tutte, ma plasmate, alterate, adattate e
modificate nei rapporti specifici tra soggetto e ambiente esterno. Alla
differenza di partenza se ne aggiungono altre, frutto di incroci tra il
disordine dei corpi e quello dei segni culturali
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