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Contesto storico

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Contesto storico
NAPOLI
Napoli sconvolgeva tutti, le sue dimensioni erano almeno tre volte quelle
di Roma, era la più grande metropoli d’Europa dopo Parigi, situata in
una posizione fra le più straordinariamente belle sulla faccia della terra.
Napoli aveva più che triplicato le sue dimensioni durante i novant’anni
del governo spagnolo e in duecento anni le aveva decuplicate. Tuttavia, i
suoi oltre trecentomila abitanti erano ancora stipati entro i confini della
città vecchia, sviluppata su un piano urbanistico delineato dagli antichi
greci e che ora si presentava come un insieme caotico di magnifici
palazzi principeschi appena costruiti e di taverne frequentate da povera
gente.
Roma generalmente contava edifici che raggiungevano i tre piani e la
città era caratterizzata da ampie strade dritte, da grandi piazze e da
splendide fontane che erano il frutto del rinnovamento urbano promosso
da Sisto V. A Napoli le case contavano anche sei o sette piani e
torreggiavano su stretti vicoli dove non penetrava mai il sole. Questa si
presentava come la capitale del regno delle due Sicilie, comprendente la
maggior parte dell’Italia meridionale e le Isole, possedeva i caratteri
della vera ricchezza e del potere vero. Napoli si presentava così come
Cervantes l’aveva descritta nel Don Chisciotte “ la città più ricca e più
depravata del mondo intero”.
Roma era formalmente elegante ma assai improduttiva. Napoli invece
possedeva tutte le caratteristiche di una vita economica multiforme,
fatta di produzione e consumi, di gente disperata che lottava ogni
giorno per il pane ed i ricchi che vivevano in una suprema e oziosa
opulenza.
In campo militare Napoli presidiava le forze che mantenevano il
potere spagnolo nel centro del Mediterraneo, una soldatesca sempre in
agitazione e parassitaria che viveva alle spalle dei napoletani. La città
aveva a carico anche i cortigiani della nobiltà locale, le persone al
seguito dei governanti spagnoli e la burocrazia degli occupanti, perché
così era che vedevano i napoletani gli spagnoli.
Nel 1510 e nel 1547 erano scoppiate delle rivolte armate che avevano
costretto la Spagna ad abbandonare l’intenzione d’introdurre a Napoli
l’inquisizione spagnola, e queste furono solo due delle periodiche
insurrezioni dei napoletani contro la Spagna che avrebbero seguito per
tutto il secolo successivo.
Ragione di miseria del popolo napoletano, che pure disponeva di tante
risorse naturali e geografiche, era l’avidità dei vicerè che si
susseguivano ai quali veniva data la libertà di trarre profitto dalle loro
cariche in qualsiasi modo, mentre la città accumulava enormi deficit. I
più colpiti erano naturalmente i poveri ma di tanto in tanto essi
trovavano degli alleati contro la Spagna in napoletani appartenenti a
ceti sociali più elevati. Il porto della città era il più attivo d’Italia e
intorno vi si raccoglieva un’operosa comunità di mercanti e finanzieri
stranieri. L’afflusso continuo di gente nuova e la vicinanza col traffico
marittimo internazionale rendevano la società napoletana più
cosmopolita rispetto a quella romana.
Napoli era anche un centro della controriforma e non meno dominata
dalla chiesa di quanto lo fosse Roma e ne era lo specchio reale dei
successi, e dei suoi fallimenti ma era anche una città che rivendicò
sempre la propria autonomia religiosa e intellettuale dei dettami di
Roma, come ebbero modo di sperimentare Sisto V nel 1586 e
Clemente VIII nel 1594, quando tentarono di rimpiazzare a forza i
frati di due conventi napoletani con altri più aderenti alla
controriforma ma questi vennero respinti dalla popolazione armata.
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