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2 volte - EcolePatrimoineEurope
PROGETTO COMENIUS- E P E I T E
« Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione
Europea. L’autore è il solo responsabile di questa pubblicazione (
comunicazione) et la Commissione declina ogni responsabilità sull’uso che
potrà essere fatto delle informazioni in esso contenute».
Realizzato dagli alunni di 2 D Relazioni Internazionali
Docente referente : Prof.ssa Franca Miserocchi
ITSC « A.LOPERFIDO »
Matera, il 30 Dicembre 2011
TRADIZIONI DI NATALE IN ITALIA
La festa del Natale e' considerata, quasi in tutto il mondo, la festa più importante
dell'anno. Viene celebrata il 25 dicembre e per il popolo cristiano si festeggia la nascita
di Gesù Cristo. In realtà' il Natale ha origini pagane. Ai tempi dell'antica Roma era il
giorno dedicato all'adorazione del Dio Mitra, che rappresentava il Sole, ed era appunto
legato al suo passaggio. Successivamente intorno al IV-V secolo D.C., con il
diffondersi del Cristianesimo, al culto di Mitra e' stato sostituito quello di Gesu' che
rappresenta anche per i Cristiani la luce. Oggi quando si parla del Natale ci si riferisce
al periodo che va dal 24 dicembre al 6 gennaio o Epifania. Quest'ultima generalmente
rappresentata da una simpatica vecchietta, che, nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio, entra
nelle case a cavallo di una scopa, porta regali e riempie di dolci la calza dei bambini
buoni o di carbone quella dei piu' “monelli”. Durante il periodo che precede la festività‘
vera e propria è usanza fare il presepe ed addobbare l'albero. Il presepe, la riproduzione
della scena della nascita di Gesu' e l'albero è adornato con palle e luci variamente
colorati vengono montati l'8 dicembre, giorno dell'Immacolata, e riposti la sera del 6
gennaio.
Per le famiglie di tutto il mondo il Natale e' l'occasione per riunirsi, mangiare e
scambiarsi regali in segno di reciproco affetto. Non fa eccezione la famiglia italiana il
cui culto per la buona tavola durante questa festa si manifesta in tutta la sua grandezza,
in una maratona mangereccia che ci vede impegnati ad assaporare ogni tipo di
pietanza, dal dolce al salato, dal pesce alla carne, ovviamente in porzioni più' che
abbondanti. I menù possono essere svariati, con ricette tramandate e/o tipiche della
regione di provenienza, a rivisitazioni o nuove "tendenze", influenzati da ingredienti
tipici di altre parti del mondo.
Il cenone del 24 dicembre e' all'insegna del pesce. L'antipasto, Il primo piatto può'
essere un risotto alla pescatora o un piatto di spaghetti alle vongole Passando al
secondo il fritto misto, l'orata e la spigola al forno con patate ed insalata sono i padroni
della tavola.
Nel pranzo del 25 dicembre, quindi del giorno di Natale, e' consentito mangiare la
carne. Il primo e' sostituito da una lasagna o dai cannelloni o ancora da un timballo di
pasta, mentre il secondo vede l'arrivo di un bel piatto di arrosto misto o roast beef.
Per finire, formaggi vari quindi frutta, frutta secca e dolci in quantita', il tutto
bagnato da buon vino, rosso o bianco, e fiumi di spumante, caffe' ed
ammazzacaffe'.
Cio' che sicuramente e' possibile trovare su tutte le tavole italiane sono il
panettone, il pandoro ed il torrone.
Il panettone ed il pandoro sono i dolci Italiani natalizi per eccellenza. Il
panettone, di provenienza lombarda, e' caratterizzato al suo interno da uvetta e
frutta candita. Il torrone, il piu' tipico dei dolci natalizi, e' disponibile al miele o
al cioccolato con mandorle, pistacchi e nocciole, etc…
TRADIZIONI DI NATALE IN BASILICATA
L’attuale Natale dei lucani si presenta all’insegna delle tradizioni, profumi, colori, festa,
corsa ai regali e tanta buona cucina.
Anno dopo anno i gesti sono sempre gli stessi anche se il rito che si ripete con più forza è
quello della cucina. Si riscoprono quindi il piacere di una tavola imbandita e i gusti di una
volta che appartengono alla tradizione culinaria locale .
In Basilicata, il cenone di Natale prevede tredici portate, tutte a base di pesce. A pranzo si
usa mangiare una pasta fatta in casa a forma di cilindri, gli strascinati, conditi con ragù di
Carne mista, o la minestra di scarole, verze e cardi, mentre tra i secondi troviamo il
baccalà lesso. Famose anche le pettole, una pasta lievitata fritta con le alici.
Era un Natale ('u Natèl") povero quello che si festeggiava a Matera; una festa stupenda
sotto vari aspetti: gastronomico, spirituale e familiare che iniziava la vigilia
dell’Immacolata e che per molti consisteva in un rigoroso digiuno. Le donne preparavano
"Il pane dell’Immacolata", o "Pane a tarallo" (“u’ fclatid "), appetitoso e profumato quando
era fresco. Il giorno dell'Immacolata incominciavano le feste natalizie con la preparazione
delle pettole (“u pattl"), delle cartellate (“u’ carteddet ") e dei porcellini (“u’ prciddiz“)
immersi nel miele o vin cotto
Camminare per le strade era un vero piacere olfattivo: da quasi tutte le case proveniva
un'intenso odore di frittura di pettole.
Questo era solo il primo assaggio. L'atmosfera natalizia era sentita soprattutto in casa,
dove le mamme e le nonne impastavano in continuazione la farina per fare i dolci: le
friselle ("u' frsedd"), le strazzate ("u' strazzet"), le meringhe ("u' schmjtt"), i taralli
salati ("u' cangedd"), i biscottini al vino bianco (bschttjn), i biscotti grossi all'uovo
ricoperti di zucchero ("u' vschutt ingjlppet") e i pasticcini ("u' pastccjn").
Ancora oggi la vigilia di Natale è un momento per stare insieme alla famiglia, mentre si
assaporano le pettole e si gioca come in altri tempi. Gli adulti giocavano alla "Stoppa" o
alla "Briscola", mentre i bambini al "Gioco dell'oca" ("la pop'r"), con i bottoni come
segna-posizione, al mazzetto o a tombola, dove il segna-caselle era costituito dalla
corteccia dell'arancia o mandarino, o da legumi. Si aspettava la nascita di Gesù fino allo
scoccare della mezzanotte, si scambiavano gli auguri e si inzuppavano i taralli in un
bicchiere di vino riservato solo ai grandi. Per i bambini c'era qualche dolcetto e alcune
famiglie potevano permettersi piccoli fuochi d’artificio a forma di stelle filanti da far
accendere ai propri figli per strada.
A mezzanotte si dava inizio alla processione per la nascita e adorazione del Bambin Gesù
per poi inserirlo nella grotta del presepe: Natale era arrivato.
Il mattino seguente i bambini si recavano nelle case dei parenti per fare gli auguri e nella
maggior parte dei casi ricevevano un pugno di fave arrostite, qualche dolcetto o fico secco.
Già allora i bambini scrivevano la letterina di Natale,in cui erano riportati i buoni propositi,
la ponevano sotto il piatto del genitore, per leggerla durante il pranzo.
Col passare dei giorni , cresceva l'attesa per la fine dell'anno vecchio e l'arrivo del nuovo.
Le aspettative della gente erano molte, così come le speranze che nell'anno nuovo potessero
in un certo qual modo migliorare le condizioni di vita di ciascuno dei componenti della
famiglia.
Allo scoccare della mezzanotte per tutto il vicinato si sentivano urla di festa, e si ripeteva
l'usanza di buttare le "robe vecchie" come piatti, bottiglie di vetro, bicchieri e tutto ciò che
era considerato difficilmente riparabile in quanto si riteneva che fosse di buon auspicio.
Oltre tutto, ciò dava molta allegria. Le famiglie si trattenevano in casa a attendere l’anno
nuovo, giocando e chiacchierando.
Se vi erano giovani e ragazze si improvvisavano balli al ritmo di un tamburello ma dopo il
reciproco scambio di auguri tutti tornavano a casa. .
Ognuno però già sapeva che l'anno nuovo sarebbe stato come il vecchio, quindi si diceva a
voce alta "Ionn nuv, vjta vecchij: iev passèt n'ata scjrnèt" (anno nuovo, vita vecchia, era
passata un'altra giornata).
Si incominciava così ad attendere soprattutto i bambini il regalo che la Befana avrebbe
portato. Non si trattava di doni molto costosi, in quanto le famiglie non potevano permettersi
grosse spese.
La cena della vigilia dell'Epifania, secondo tradizione, era abbondante e caratterizzata dal
mangiare nove alimenti (“nove cose”) di caratteristiche diverse. Non si trattava certo di
nove portate; si voleva dire che nel pasto dovevano entrare almeno nove ingredienti; cosa
facilissima da ottenersi.
Intensa era l’attesa nel giorno di vigilia, in particolare per i bambini che credevano nella
vecchia Befana, la quale, di notte scendeva lungo i camini delle case, per portare i suoi doni.
I bambini, per la circostanza, erano soliti appendere alla cappa del camino un calzino.
I doni consistevano in frutta secca, un’arancia, una mela, qualche caramella. Niente
giocattoli. Solo negli anni ’30 si cominciò a donare una palla di gomma ai maschietti e
una bambolina alle femminucce.
Per i bambini cattivi si diceva che, durante la notte, passasse l’artigiano che riparava i
piatti (“u conza piatt"), con l’intento di cucire la bocca di coloro che avevano compiuto
monellerie. Con la Epifania e con l’arrivo dei Magi a Betlemme, finivano le feste
natalizie e il presepe veniva “guastato”, anche se non erano poche le famiglie che
preferivano tenerlo fino al 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate, data di inizio del
carnevale.
Nel giorno dell'Epifania venivano posti i Re Magi e dal giorno successivo si procedeva
nel ritorno alla normalità: i bambini a scuola e gli adulti a lavorare nelle campagne.
Il Natale della famiglia materana media era più o meno riconducibile a quanto descritto,
ma c'è da dire che molte altre persone in questo periodo non avevano neanche il pane
per sfamarsi, e per loro queste feste erano solamente giorni come altri. Spesso non si
aveva neanche la forza di sperare in un altro giorno diverso, per cui si usava dire in
segno di rassegnazione:
"Mò van Natel senza dner m lascj u giurnel e m vauchj a chuchuè"
(Ora viene Natale, sono senza soldi, leggo il giornale e vado a dormire).
Come ogni città, Matera offre prodotti che si possono gustare prevalentemente durante il
periodo di Natale la cui preparazione richiede solamente pochi ingredienti, un pò di tempo
libero e tanta voglia di stare insieme.
Famose sono le pettole, "u pattl", una specie di frittelle che si preparano per la Vigilia di
Natal e i dolci fritti come "u porceduzz" (i porcellini), "u' cartddet" (le cartellate), o i
biscotti preparati al forno come "u strazzet" (le strattate).
Si tratta di piatti particolari che avevano la funzione di allietare la festa e di riunire tutta la
famiglia intorno ad un unico tavolo.
Durante le fasi di rimozione del presepe alla Candelora si pensava all'anno appena
trascorso e si pregava affinché l'anno successivo potesse essere migliore.
Il rito che consacrava la fine delle feste era la processione finale del pupo che
rappresentava Gesù Bambino in giro per la casa (solitamente ambiente unico); infine si
smantellava il tutto, infatti si ponevano i pupi in un contenitore, si conservavano le casette
e le luci, e si mangiavano i mandarini appesi all’albero (nei tempi più moderni anche le
cioccolate).
CANZONI E
FILASTROCCHE
TRADIZIONALI
CRISH PEN
U CONT DU NATEL
CRISH PEN
Crish pen, crish post,
Com crishì Gesù iund alla foss.
Sant’Onn i Sant’Anastasij
Non trumbè i non crishì
Na fazzatour d pen agnt
U CONT DU NATEL
Ven Natel, ven chntend,
ca l’uagnedd stann aspttonn,
(2 volte) stonn aspttonn ch tutt lu cor,
pettila vol e pettila vol.
RIT: Tulì, Tulè, La nett du Natel
E la nett d Natel
iè na fest pringpel
(2 volte) ca nascij Nostr Signor
jin da na povr mangiator
.RITSan Gisepp fu chiamet,
sop o cil fu prtet,
(2 volte) ch n vaij e ch n'agnjll
San Gisepp u vcchiarill.RIT
San Gsepp u vcchiaril
vint a chuch ch mech staser
(2 volte) t’l'egghij fott u littcjdd
sott a lu titt d’anma maij.
RITMarij lavev i Gjsepp spannav,
u njnnjll chiangiav ca vlav la mann,
(2 volte) fe la ninn, fe la nonn
fe la ninn nonn vu fej
RIT Viene Natale, viene contento,
che le ragazze stanno aspettando,
(2 volte) stanno aspettando con tutto il cuore,
pettole vogliono, pettole vogliono.
RIT: Tulì, Tulè, la notte di Natale
E la notte di natale
è una festa principale
(2 volte) che nacque Nostro Signore
in una povera mangiatoia.
RIT San Giseppe fu chiamato,
sopra il cielo fu portato,
(2 volte) con un bue e coh l’’agnello
San Giseppe il vecchiarello.
RIT San Giuseppe vecchierello
vieni a dormire con me stasera,
(2 volte) l’ho preparato il lettino
sotto il tetto dell’anima mia.
RIT Maria lavava e Giuseppe stendeva,
il piccolo piangeva che voleva il latte,
(2 volte) fai la ninna, fai la nanna
fai la ninna nanna vuoi fare
Attualmente non mancano manifestazioni di vario genere e per ricordare a
tutti la ricorrenza del Santo Natale, i Sassi vengono illuminati nella loro
parte più suggestiva da una gigantesca cometa luminosa, per ricreare lo
splendore di un presepe naturale scavato nel tufo e dove è possibile visitare
ed assistere al Presepe vivente d’amore a cui partecipa anche la natura con il
suo scenario indimenticabile e unico al mondo .
MENU TIPICO DI NATALE
CARTELLATE
PORCELLI
NON SOLO
DOLCI
SECONDO
PIATTO
PRIMO
PIATTO
pettole
Arrosto misto
Pasta al forno
PASTA AL FORNO (Past’ au’ furn’)
INGREDIENTI
 Pasta secca tripolina
 Ragù di carne
 Polpettine di carne
 Scamorza fresca
 Parmigiano reggiano
 Uova sode
 Salame
PROCEDIMENTO
Preparare il ragù di carne, lasciare il sugo della giusta
consistenza quindi né troppo liquido né troppo denso.
Cuocere la pasta, scolarla piuttosto al dente, finirà la sua
cottura in forno con tutti gli altri ingredienti. Versare nel
tegame da forno un abbondante mestolo di ragù, fare uno
strato di pasta precedentemente irrorata da un po’ di sugo,
disporre i pezzi di scamorza fresca, le polpettine, le uova
sode, uno strato di ragù e spolverizzare con abbondante
parmigiano. Ripetere l’operazione finché la pasta sarà finita.
Infornare a 200° per 20 minuti circa. A cottura ultimata,
sfornare e lasciare riposare per 5 minuti quindi servire.
ARROSTO MISTO
INGREDIENTI:
 Mezzo pollo
 Costine di maiale
 Costine di agnello
 800 gr di patate
 Mezzo bicchiere di vino bianco/rosso
 Rosmarino
 Sale
 Pepe
 Olio
PREPARAZIONE
Condire il coniglio e il pollo a pezzi, le costine di maiale e d’agnello con sale, pepe,
rosmarino, olio e vino, lasciare insaporire un paio d’ore. Mettere la carne con la
marinata in una teglia, coprire con alluminio e far cuocere in forno a 200 °C per
un’ora circa. Controllare ogni tanto, se necessario aggiungere un po’ di vino bianco.
Sbucciare le patate e tagliare a spicchi, condire con sale, pepe, rosmarino, metterle in
una teglia rivestita di carta forno, infornare a 180°C per 35-40 minuti, mescolando
ogni tanto.
Servire l’arrosto misto con le patate al forno. BUON APPETITO .
CARTELLATE ( U’ CARTDDAT)
INGREDIENTI:
 ½ kg di farina
 5 uova intere
 50 g. di zucchero
 limone grattato
PROCEDIMENTO:
Impastare la farina con le uova e lo zucchero, aggiungere il limone grattato.
Tirare una sfoglia sottile con il mattarello e fare delle strisce larghe 1cm e lunghe 10 cm.
Arrotolare ogni striscia e ogni tanto unirle. Riscaldare in una pentola l’olio e friggere le
cartellate.
Una volta pronte servire le cartellate con miele, cannella o zucchero.
PORCELLI (L’ PURCIEDD)
INGREDIENTI:
 1kg di farina
 4 uova
 100 gr di strutto
 1 dado di lievito
 un pizzico di sale
PROCEDIMENTO:
Impastare gli ingredienti in modo che l’impasto sia duro. Lavorarlo facendolo ammorbidire e
far lievitare per circa 2-3 ore. Quando è lievitato stendere l’impasto e tagliarlo a piccoli pezzi,
passare ognuno alla grattugia. Coprire i pezzi e dopo mezz’ora scoprirli. Riempire d’olio una
padella e friggerli.
Una volta pronti servirli con un po’ di zucchero.
PETTOLE (L’ PETTL)
INGREDIENTI:
 500 gr di patate
 1 kg di farina di grano duro
 1 kg di farina di grano tenero
 Lievito
 Acqua quanto basta per ottenere un
impasto morbido ed elastico
 Sale q.b.
PROCEDIMENTO:
Lessare le patate e subito dopo passarle. Impastare le patate con le due varietà di farine alle
quali si aggiunge lievito e sale. Quando l’impasto è pronto, mettere a lievitare in una coppa
coperta per circa un’ora e mezza. Quando è lievitato preparare un pentolone con olio nel
quale friggere le pettole.
Una volta pronte, servirle al naturale o con lo zucchero.
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