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le infezioni ospedaliere - Area-c54

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le infezioni ospedaliere - Area-c54
Tecniche infermieristiche
Confort alberghiero
e trasporto materiali biologici
h14
PRINCIPI DI IGIENE
Per Igiene, si intende il complesso delle norme
riguardanti la pulizia e la cura della persona e degli
ambienti.
L’igiene nel suo significato più ampio o più semplice,
mira a mantenere lo stato di salute dell’individuo e
della collettività.
Il mantenimento dello stato di salute passa attraverso
la prevenzione dell’insorgenza e il diffondersi delle
malattie.
A questo scopo vanno individuati i fattori che
favoriscono o riducono il diffondersi delle malattie.
IL CONCETTO DI SALUTE
Salute non è semplicemente assenza di malattia
ma la capacità di mantenere un equilibrio tra le
varie “dimensioni” di un individuo.
Quali sono queste dimensioni?
DIMENSIONE FISICA
è la parte più tangibile perché
riferita al funzionamento
dell’organismo
DIMENSIONE PSICHICA
cioè la capacità di costruire,
elaborare e articolare il
pensiero in modo coerente
DIMENSIONE EMOTIVA
cioè la capacità di gestire
con equilibrio le emozioni
DIMENSIONE RELAZIONALE
la capacità di interagire con gli
altri individui
DIMENSIONE
SPIRITUALE
connessa al sistema di valori che
caratterizza il modo di concepire
l’esistenza
DIMENSIONE SOCIALE importante e
fortemente condizionante perché non
si può ritenere e mantenere sano un
individuo in un contesto sociale in cui
sono presenti problemi sanitari,
economici, politici, culturali, ambientali,
etnici ecc.
Per poter prevenire in modo adeguato ed
efficace è necessario conoscere la storia
naturale della malattia
•1) FASE INIZIALE
L’esordio di una malattia può essere
sintomatico o asintomatico
Esempi di sintomo:
•febbre
•esantema (macchie, rossore, pustole
sulla pelle)
•tosse
•ecc.
2) DECORSO
Dopo una fase iniziale la malattia evolve e si manifesta
con le sue caratteristiche tipiche in modo acuto, cioè
immediato, veloce come ad esempio l’influenza o la
salmonellosi, oppure in modo cronico cioè lentamente,
subdolamente es. Epatite B, AIDS, BSE.
3) ESITO FINALE
La conclusione della malattia può essere:
la guarigione  la malattia ha fatto il suo corso e non
ha lasciato sequele (es. Influenza)
la cronicizzazione  la malattia non
guarisce ma, anche se diminuiscono i
sintomi, si hanno manifestazioni interne
o esterne all’organismo che non
guariscono (es. Epatite B, Epatite C,
AIDS)
la morte  spesso le malattie
indipendentemente che abbiano un
decorso lento o veloce, acuto o cronico,
possono portare a morte.
LA PREVENZIONE …..
Fino alla prima
metà del ‘900 le
più
importanti
patologie erano
soprattutto
di
ordine
infettivo
contagioso
(colera,
peste,
tubercolosi, ecc)
Oggi sono più rilevanti le patologie di natura
cronico/degenerativa,
tra
cui
le
malattie
dell’apparato cardiovascolare (infarto cardiaco,
ipertensione, arteriosclerosi, ecc.), le malattie
neoplastiche (tumore o cancro) che possono colpire
sia organi solidi ( polmone, intestino, ecc.) che non
(sangue).
…..LA PREVENZIONE….
Anche se sono stati fatti
notevoli passi avanti circa la
conoscenza di tutte le patologie,
alcune di esse, di rilevante
impatto sociale, sono ancora al
centro di molti studi poiché
rimangono al loro riguardo
numerosi punti oscuri (es.
cancro, AIDS, ecc.).
…..LA PREVENZIONE….
Se pur con queste limitazioni, oggi, si
possono prevenire anche malattie
importanti ed anche mortali. L’intervento
che viene effettuato è diverso a seconda
della conoscenza che
noi abbiamo della
malattia e dal tipo
di popolazione che
andiamo ad informare.
…..LA PREVENZIONE….
PREVENZIONE PRIMARIA
Quando si interviene prima che la persona si ammali.
Questa è la vera prevenzione.
Le azioni possono essere rivolte su due fronti:
1) PROTEGGERE ED IRROBUSTIRE L’INDIVIDUO
I punti cardine di questo tipo di
prevenzione sono:
a) i vaccini  con i quali si
protegge l’individuo da alcune
malattie conosciute(es. poliomielite,
difterite, tetano, morbillo, epatite B,
ecc.)
…..LA PREVENZIONE….
b) le condizioni igieniche ambientali: molto
importante in questo caso l’attenzione verso: fognature,
acquedotti ed il corretto smaltimento dei rifiuti solidi.
Sono importanti interventi di prevenzione della salute
pubblica anche quelli di bonifica di siti inquinati come
alcuni insediamenti industriali (es. ETERNIT)
…..LA PREVENZIONE….
c)buona e corretta alimentazione: rispettare sia le
condizioni igieniche degli alimenti che il loro apporto
calorico può garantire un ostacolo al contrarre malattie
d) l’igiene mentale: mantenere quella condizione di
serenità che ci mette al riparo da stati di depressione o di
estraniazione alla vita sociale che possono favorire
l’abbassamento delle nostre difese immunitarie e quindi
favorire l’insediamento di malattie organiche.
…..LA PREVENZIONE….
2) ALLONTANARE LE FONTI O I RISCHI DI MALATTIA
Tutte le volte che è possibile si devono
allontanare le possibili fonti di contagio o i fattori
di rischio che possono determinare una malattia.
Se ciò non fosse possibile, si devono allontanare
le persone dalle fonti inquinanti (es. la persona
viene allontanata da lavorazioni nocive oppure
viene evacuata una zona residenziale poiché vi è
un pericolo grave di inquinamento ambientale)
…..LA PREVENZIONE….
PREVENZIONE SECONDARIA
La prevenzione secondaria viene attuata
spesso quando non è possibile mettere in atto
la prevenzione primaria oppure le conoscenze
sulla storia naturale della malattia non sono
complete.
La prevenzione secondaria
può essere attuata
ricercando piccoli segnali o
indicatori di inizio di
malattia.
…..LA PREVENZIONE….
La prevenzione secondaria si attua attraverso
gli screening per patologie molto importanti
quali:
• PAPTEST  tumori del collo dell’utero e annessi
• AUTOPALPAZIONE, MAMMOGRAFIA cancro della
mammella
• ESAMI EMATICI PERIODICI  ipercolesterolemia,
diabete,ecc.
• CONTROLLO DELLA PRESSIONE  ipertensione
arteriosa
• SCREENING DURANTE LA GRAVIDANZA
• SCREENING ALLA NASCITA
…..LA PREVENZIONE
PREVENZIONE TERZIARIA
Alcuni non riconoscono a questo tipo di intervento
una vera e propria caratteristica di prevenzione,
ma un indirizzo prevalentemente di riabilitazione.
•
•
•
•
Certo è che tale attività può:
minimizzare le complicanze: assunzione di farmaci
ridurre la disabilita: ginnastica riabilitativa postintervento
minimizzare le sofferenze: interventi
infermieristico/medico-chirurgici
adattare l’utente a nuove condizioni: utilizzo di
protesi
TRASMISSIONE DELLE
MALATTIE INFETTIVE
LE COMPONENTI NECESSARIE
PER LA TRASMISSIONE
DELLE MALATTIE
AGENTE
INFETTIVE SONO:
AMBIENTE
OSPITE
CHE COSA SI INTENDE PER:
AMBIENTE  Dove l’agente e l’ospite
interagiscono
L’ambiente
è
quella
variabile
che
permette all’ospite e all’agente di
incontrarsi e permette la trasmissione
della malattia.
CHE COSA SI INTENDE PER:
OSPITE 
La
persona
che
“ospita” l’agente e può trasmetterlo
L’uomo o l’animale che alberga in sé il
microrganismo patogeno
CHE COSA SI INTENDE PER:
AGENTE 
Il microrganismo cioè la
vera causa di malattia
La maggior parte delle malattie
trasmissibili
all’uomo
sono
provocate da batteri e virus e
molti di questi hanno l’uomo
come unico ospite.
Altri microrganismi sono invece
patogeni anche per gli animali
ed hanno come serbatoio
animali domestici o selvatici.
AMBIENTE
L’AMBIENTE FISICO……
L’AMBIENTE
NATURALE,
CON
LE
SUE
COMPONENTI PUÒ DIVENTARE CAUSA DI
MALATTIA.
ORA ANALIZZEREMO TALI COMPONENTI.
L’ARIA
L’aria è l’elemento indispensabile alla vita.
Pochi minuti senza respirare e si rischiano danni
irreversibili e addirittura arrivare alla morte (es.
annegamento, arresto respiratorio, ecc.)
La composizione dell’aria è una miscela gassosa formata
da:
Azoto (N) 78% - Ossigeno (O) 21% - altri gas 1%
Tale miscela si trova, con diverse percentuali in base
all’altitudine, in tutta l’atmosfera che circonda la terra.
…..L’AMBIENTE FISICO……
Le funzioni principali dell’atmosfera
sono:
• fornire ossigeno indispensabile
alla vita di tutti gli animali
• fornire Azoto e Carbonio per i
microrganismi e le piante
• proteggere dalle radiazioni
provenienti dallo spazio (radiazioni
ionizzanti o raggi UV)
• stabilizzare la temperatura a livelli
compatibili con la vita.
L’inquinamento atmosferico è sostanzialmente
prodotto da due fonti:
fonti fisse
insediamenti industriali
e riscaldamenti urbani
fonti mobili
autoveicoli e mezzi in movimento.
Le conseguenze, oltre ai problemi respiratori, sono
la formazione di piogge acide e l’ inquinamento del
suolo e delle acque.
…..L’AMBIENTE FISICO…..
Per ciò che riguarda l’aria i
parametri da conoscere sono:
- la temperatura
- l’umidità
- la pressione
- la velocità dell’aria
• La temperatura normalmente diminuisce con
l’altezza (1 grado Centigrado ogni 100 metri di altezza).
• L’umidità esprime la quantità di vapore d’acqua che
vi è nell’aria in un dato momento; questo valore
espresso in percentuale.
• La pressione si misura con il barometro
e varia con l’altezza, le variazioni stagionali
e meteorologiche. Questo ha particolare
importanza per la diluizione degli agenti
contaminanti perché le masse d’aria
tendono a muoversi da zone di alta
pressione verso zone di bassa pressione.
•Il movimento dell’aria (i venti) è anch’esso
molto importante agli effetti della diluizione degli
agenti contaminanti. La rotazione della terra
determina i prima istanza i venti a causa del
trascinamento dell’aria. Ulteriore causa della
formazione dei venti è il riscaldamento dell’aria
all’equatore e la formazione di aria fredda ai poli.
…..L’AMBIENTE FISICO…..
L’ACQUA
E’ la componente principale del nostro
organismo (60%-80% del nostro
peso).
E’ la sostanza più abbondante e
diffusa sulla terra. I depositi principali
sono rappresentati dagli oceani, dai
mari interni e dalle acque di superficie
(laghi e fiumi).
L’acqua è presente, in una certa
quantità
anche
nell’aria;
è
determinante per la meteorologia e
per la stessa vita sul nostro pianeta.
Il fabbisogno idrico nell’uomo adulto si può quantificare in
circa2,5 litri/giorno. A questa quantità si deve aggiungere la quota
di acqua per esigenze igienico-sociali (circa 200 litri/giorno) e per
l’irrigazione delle campagne e il mantenimento degli allevamenti
animali (circa 100 litri/giorno).
L’approvvigionamento avviene con difficoltà poiché la maggior
parte dell’acqua disponibile è salata (97%) ed il restante è
formata, prevalentemente, dai ghiacciai (2,5%). Soltanto lo 0,5%
è utilizzabile come potabile soprattutto da falde profonde molto
spesso inquinate.
…..L’AMBIENTE FISICO…..
RETE FOGNARIA
Si distinguono due tipi di fognature: statica e dinamica
•Fognatura statica (ferma)
è costituita da pozzi neri, fosse biologiche che dovrebbero
andare ad esaurimento; pericolo per il possibile inquinamento
delle acque profonde.
•Fognatura dinamica (in movimento)
è costituita da acque nere che vengono raccolte dalle
abitazioni domestiche o collettive (es. caserme, ospedali,
scuole, ecc.). Le acque bianche invece vengono raccolte dalle
superfici scoperte come tetti, strade oppure dai “toretti” della
città.
…..L’AMBIENTE FISICO…..
IL SUOLO
In superficie ed al suo interno avvengono probabilmente, i
più importanti processi per la vita dell’uomo e
dell’ambiente. La maggior fonte di inquinamento di questa
parte del nostro pianeta è rappresentata dai rifiuti solidi
urbani, seguita ai liquidi che si producono, attraverso il
deposito di rifiuti, e che penetrano nel sottosuolo
inquinandolo in profondità.
La quantità di rifiuti urbani prodotta annualmente in Italia è
di oltre 26 milioni di tonnellate con valore medio di 450
Kg/abitante a cui bisogna aggiungere circa 35 milioni di
tonnellate di rifiuti industriali.
…..L’AMBIENTE FISICO…..
Tale quantità di rifiuti viene smaltita con vari metodi:
1) Discarica controllata
purtroppo rappresenta una minoranza poiché sono soprattutto abusive con
grave e pericoloso impatto ambientale.
2) Incenerimento
negli anni 60-70 sembrava aver risolto il problema dei rifiuti solidi, ma si è
rivelato come un inceneritore potesse inquinare zone anche lontane dal sito,
con la possibile produzione di forti inquinanti come la Diossina.
3) Compost
E’ la trasformazione della frazione organica, dei rifiuti, in fertilizzante. Soluzione
interessante ma spesso si rischia se la parte organica non è pura e sicura, di
apportare sostanze dannose al terreno con rischi infettivi e chimici
4) Riciclaggio
soprattutto di carta, plastica e vetro.
5) Scarico in mare
Purtroppo è una pratica di uso comune, sicuramente dannosa,ne consegue un
inquinamento delle acque e delle coste con riflussi a riva dei materiali non
degradabili.
…..L’AMBIENTE FISICO…..
IL CLIMA
Possiamo
sintetizzare
dicendo che è l’insieme delle
condizioni atmosferiche che
caratterizzano una regione.
Ovviamente può variare
molto a seconda della
posizione geografica in cui ci
si
trova
(nord,
sud,
altitudine, ecc.)
MICROCLIMA o
ARIA INDOOR o
ARIA INFRAMURALE
MICROCLIMA
INSIEME DEI COMPONENTI CHIMICI E FATTORI
FISICI CHE CARATTERIZZANO L’ARIA DEGLI
AMBIENTI CONFINATI
definiscono uno stato di
COMFORT (benessere)
individuale e collettivo
• Composizione chimica dell’aria indoor:
• ≈ 78% Azoto
• ≈ 21% Ossigeno
• ≈ 0,03 Anidride Carbonica
• ≈ 0,07 tracce di altri gas inerti, vapore acqueo, et
FATTORI FISICI
Strettamente correlati alla tipologia
costruttiva dell’edificio, all’ampiezza
dell’ambiente, alla
presenza di finestre in numero adeguato,
al ricambio naturale dell’aria
􀂉 temperatura dell’aria (T°)
􀂉 calore radiante
􀂉 umidità relativa (UR)
􀂉 movimento dell’aria (v)
FATTORI FISICI
TEMPERATURA dell’aria (T°) 􀂉 Dovrebbe rimanere costante
CALORE RADIANTE 􀂉 quota di calore che mediante onde
elettromagnetiche si trasmette da un corpo più caldo ad uno più
freddo senza intermediazioni.
L’effetto radiante complessivo in un ambiente dipende da elementi presenti
nell’ambiente stesso: persone, pareti, pavimenti, macchinari, etc. dev’essere
trascurabile o assente (Δt = ± 2)
MOVIMENTO DELL’ARIA (v) 􀂉
Favorisce la perdita di calore
dal corpo umano
condizioni di umidità e temperatura mal sopportate con aria
immota, sono ben tollerate con una adeguata ventilazione!
FATTORI FISICI
UMIDITÀ RELATIVA (UR) 􀂉 È importante sia per lo
stato di comfort ambientale, sia perché se si discosta
troppo dal range di normalità può favorire l’insorgenza
di malattie infettive e non
infettive.
Dipende da:
• livello igrometrico esterno,
• quota prodotta dalle persone presenti nell’ambiente
(una persona a riposo emette circa 5 g/h di vapore
acqueo),
• umidità delle pareti dell’edificio
dal benessere
termoigrometrico al
benessere ambientale
Aggiunge altri due fattori
• Illuminazione
(può essere naturale, data dalle finestre che devono avere
una superficie corrispondente ad 1/7 del pavimento; o
artificiale attraverso lampade a fluorescenza o a
incandescenza.
L’intensità della luce deve essere rapportata all’attività delle
persone presenti in quell’ambiente.
• Rumore
MODIFICAZIONI
IN NEGATIVO DEL MICROCLIMA
VIZIATURA
INQUINAMENTO
VIZIATURA
ALTERAZIONE DELL’ORIGINARIO STATO DI BENESSERE
AMBIENTALE (COMFORT)
DOVUTA A MODIFICAZIONE DEI
PARAMETRI FISICI E CHIMICI.
È dovuta all’uso degli ambienti confinati da parte di una utenza
numerosa e/o per un lungo periodo di tempo
Possibili conseguenze sull’uomo:
Diminuzione rendimento lavorativo
Aumento incidenti ed infortuni (fino al 30-50% in più)
Malessere
Disturbi tipici del collasso da calore (congestione, tachicardia,
cefalea, depressione psichica, lipotimia).
Fonti di viziatura
Uomo e sue attività
Affollamento
igiene corpo e abiti
stati morbosi
abitudini alimentari
funzionalità alcune ghiandole
attività svolta
Strumenti e oggetti d’uso presenti
Effetto: ↑ T°, ↑ UR, produzione di odori molesti
…..L’AMBIENTE FISICO…..
FATTORI DI AUTODEPURAZIONE NATURALE
(DISINFEZIONE NATURALE)
Sono quelle condizioni ambientali ostili ai
microrganismi che ne limitano lo sviluppo.
Normalmente
nell’ambiente
esterno
il
microrganismo muore o se è in grado di
sopravvivere, difficilmente si riproduce.
I fattori di autodepurazione sono:
- essiccamento  il microrganismo muore
- diluizione  diminuzione della carica batterica
- sedimentazione  minore quantità di germi
sospesi nell’aria
- raggi ultravioletti (componenti dei raggi solari)
ottimi battericidi
-antagonismo biologico  scarsa sopravvivenza di
alcuni microrganismi rispetto ad altri
OSPITE
L’OSPITE
L’ospite è la seconda
componente necessaria
per la trasmissione della
malattia.
L’ospite
è
l’uomo o l’animale che
ha
in
se
il
microrganismo e può
trasmetterlo ad un’altra
persona o animale.
L’OSPITE
L’ospite per essere in grado di
ricevere, quindi di far penetrare,
attecchire ( cioè il microrganismo
trova un luogo dove stabilirsi) e
moltiplicarsi (aumentare il suo
numero)
deve
essere
suscettibile.
L’OSPITE
Per essere un ospite
suscettibile occorre
che la persona o
l’animale
agevoli
tutte le fasi di
sviluppo
del
microrganismo.
L’OSPITE
La persona può ostacolare
la
penetrazione
del
microrganismo:
• mantenendo
la
pelle
curata e senza ferite,
• lavandosi bene le mani
ogni
volta
che
si
contaminano;
• evitando luoghi affollati e
chiusi
•adottando
delle
sane
abitudini di vita (es. non
bere, non fumare, non
drogarsi, ecc.).
L’OSPITE
L’attecchimento e lo sviluppo del
microrganismo avvengono perché il
nostro sistema immunitario
è insufficiente per
ostacolare i germi che
possono essere molto
forti o molto numerosi.
L’OSPITE
Il nostro sistema immunitario è condizionato da
molti fattori come la somministrazione di terapie
immunodepressive (es. cortisone, antitumorali,
ecc.); oppure dal nostro stato di nutrizione o
protezione del nostro corpo nei confronti degli
agenti esterni (si mangia poco, non è corretto
l’apporto nutrizionale oppure il nostro abbigliamento
non è adatto al clima in cui ci troviamo, cioè siamo
poco, troppo o mal coperti)
L’OSPITE
Tutte
queste e altre condizioni fanno si
che l’ospite, che normalmente viene a
contatto con milioni di microrganismi senza
che questi penetrino, si sviluppino e si
moltiplichino, si trovi in condizioni favorevoli
(ospite suscettibile) nei confronti di un
determinato microrganismo e che l’incontro
provochi la malattia.
L’OSPITE
DIFESE DELL’OSPITE
Le difese che l’individuo mette in atto quando
viene aggredito da germi patogeni sono
sostanzialmente di due tipi:
1) difese aspecifiche (sono immediate e contro
chiunque aggredisca)
Di queste fanno parte la cute che, se integra,
non permette il passaggio dei germi, alcune
sostanze particolari che si trovano in alcuni
organi (occhi, bocca, stomaco, ecc.) possono
ostacolare la penetrazione e lo sviluppo.
DIFESE DELL’OSPITE
2) difese specifiche (sono
normalmente più lente e
specifiche su un tipo di
germe)
Questo tipo di protezione
viene effettuata con i
vaccini, oppure con la siero
profilassi (somministrazione
di anticorpi già formati).
L’AGENTE
L’AGENTE
Generalità
I microbi, germi, microrganismi, ecc. sono nomi
generici che identificano organismi viventi di
piccolissime dimensioni, molto semplici, costituiti
da pochi elementi.
Molti di questi microrganismi, una volta penetrati,
possono moltiplicarsi e con le tossine prodotte
danneggiare l’organismo che li ospita (ospite).
L’AGENTE
La velocità con la quale possono manifestare
la loro presenza spesso è dovuta alla loro
qualità (germi molto forti  molto invasivi e
patogeni) e alla loro quantità (carica
microbica).
I microbi che sono in grado di provocare
malattie sono detti patogeni.
L’AGENTE
Oltre ai germi patogeni, capaci di provocare
malattie all’uomo, agli animali ed alle piante,
esistono numerosi germi non patogeni che
vivono
sia
nell’organismo
umano
che
nell’ambiente.
Alcuni di questi germi fanno parte della flora
batterica dell’individuo e non solo sono utili ma
addirittura indispensabili per l’equilibrio del
metabolismo umano (formazione di vitamine,
digestione alimentare,ecc.).
L’AGENTE
Questa distinzione netta, tra germi patogeni e
batteri facenti parte della flora batterica non è
sempre assoluta.
Alcuni germi presenti sulle mucose (intestino,
bocca, vagina, ecc.) e sulla pelle, possono, in
particolari circostanze (paziente ricoverato in
Ospedale, paziente sottoposto ad intervento
chirurgico, ricoverato in reparti a rischio come la
rianimazione, in terapia con farmaci particolari)
possono “incattivirsi” (virulentarsi) per rottura
dell’equilibrio del sistema e provocare la malattia.
Questi germi vengono detti opportunisti.
CATENA EPIDEMIOLOGICA
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
La catena epidemiologica rappresenta quella serie
di eventi concatenati che permettono la
trasmissione del germe tra:
 un ospite suscettibile che si è ammalato di una
malattia infettiva e contagiosa
e
 un altro ospite suscettibile
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
La trasmissione
può avvenire
Direttamente
cioè senza
intermediari
Es. baci, rapporti
sessuali
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
Indirettamente
mediante veicoli
(componenti inanimate)
mediante vettori
(componenti animate).
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
L’infezione rappresenta il
risultato della penetrazione
nell’organismo di un agente
patogeno.
Le conseguenze della “lotta”
tra l’agente infettivo e le
difese dell’organismo ospite
possono essere molto
variabili.
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
Nella maggior parte dei casi non si ha
sviluppo di malattia.
In altre situazioni si verifica una condizione
patologica lieve e con leggeri sintomi.
In altri casi vi può essere
lo sviluppo di una malattia
conclamata con segni e
sintomi importanti.
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
Questa continua e
costante variabilità è
dovuta principalmente
alla diversa rispondenza
che ogni singolo
individuo ha verso un
attacco di un agente
esterno.
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
Nella trasmissione delle malattie infettive le
variabili che vengono considerate sono:
qualità e quantità del germe
(tipologia e carica microbica)
stato di benessere dell’individuo
condizioni ambientali
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
La trasmissione di un agente infettivo
implica il riconoscimento di un punto di
partenza della catena degli eventi che
portano all’insorgere della malattia infettiva.
Tale punto viene definito:
•SERBATOIO DI INFEZIONE
•SORGENTE O FONTE DI INFEZIONE
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
SERBATOIO DI INFEZIONE
E’ l’uomo o l’animale, dove il
microrganismo vive e si moltiplica e può
essere trasmesso ad altro uomo o animale.
In alcuni casi è l’ambiente con la presenza
di germi molto resistenti(es. spore del
tetano).
Se il microrganismo crea nell’individuo solo
le condizioni di serbatoio di malattia si dice
che l’evento non è contagioso poiché il
germe non può essere trasmesso ad un
altro ospite per vie naturali.
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
SORGENTE DI INFEZIONE
L’uomo
o
l’animale
che
ospitano il germe e che
possono eliminarlo all’esterno.
Molto spesso,
sorgente
serbatoio coincidono.
e
L’eliminazione all’esterno di un
germe patogeno da parte di un
ospite infetto è indispensabile
per
la
trasmissione
della
malattia
VIE DI ELIMINAZIONE
• VIA RESPIRATORIA
i microrganismi vengono eliminati sotto forma di goccioline
attraverso la respirazione, la tosse , gli starnuti, ecc.
(influenza, raffreddore, pertosse, TB polmonare, meningite, ecc.)
• VIA INTESTINALE
Con le feci vengono eliminati germi patogeni
(vibrione del colera, virus della poliomielite, virus dell’epatite A,
ecc.)
• VIA GENITO-URINARIA
l’eliminazione di agenti patogeni attraverso le urine non
rappresenta un evento molto frequente (es. TB renale).
Le secrezioni degli organi genitali possono dar luogo a malattie a
trasmissione sessuale (es. sifilide, AIDS, Epatite C, ecc.)
VIE DI ELIMINAZIONE
• VIA CUTANEA
i germi vengono eliminati attraverso le lesioni
cutanee presenti durante le malattie
esantematiche (es. varicella), micosi cutanee o
da lesioni profonde che fistolizzano all’esterno
(es. pus)
• VIA PLACENTARE
Attraverso questa via di eliminazione la madre
affetta da una malattia infettiva la trasmette
all’embrione (es. rosolia, toxoplasmosi, ecc.)
VIE DI PENETRAZIONE
• VIA CUTANEA
La cute se integra costituisce un naturale e valida barriera
all’ingresso dei microrganismi.
L’ingresso può avvenire attraverso le lesioni, le punture
degli insetti, il morso o il graffio di animale
• VIA MUCOSA
Le mucose delle vie respiratorie, apparato digerente,
apparato genito-urinario, congiuntiva, ecc. costituiscono la
principale porta d’ingresso per germi patogeni poiché sono
particolarmente vulnerabili, anche se dotate di alcuni fattori
di difesa.
• VIA PLACENTARE
Dall’organismo materno a quello fetale attraverso la
placenta
PERIODO DI INCUBAZIONE
E’ l’intervallo di tempo che intercorre tra il
contatto con un agente infettivo e la comparsa
del primo segno o sintomo di malattia infettiva
Corrisponde al tempo
necessario perché il
germe
penetri,
attecchisca
e
si
moltiplichi
fino
al
momento in cui il suo
numero è sufficiente a
produrre segni o sintomi
PERIODO DI INCUBAZIONE
La durata del periodo di incubazione varia in
relazione a:
Carica microbica = più germi ci sono e più
velocemente si sviluppano
Virulenza del germe = più il germe è “cattivo”
cioè virulento più velocemente c’è sviluppo di
malattia
Risposta immunitaria dell’ospite = più le
difese sono deboli e più si creano le
condizioni ideali per lo sviluppo del germe
LE DIFESE DELL’OSPITE
Possono essere di due tipi:
• DIFESE ASPECIFICHE
sono dei meccanismi attivi verso una vasta
gamma di microrganismi
• DIFESE SPECIFICHE
sono dei meccanismi attivi verso specifici
microrganismi
DIFESE ASPECIFICHE
Sono identificabili in:
CUTE E MUCOSE
quando queste barriere anatomiche sono integre
rappresentano la prima difesa dell’organismo
SECREZIONI
alcuni organi producono sostanze in
grado di ostacolare la penetrazione
dei germi (es. lisozima presente
nelle lacrime, acido cloridrico
presente nei succhi gastrici)
DIFESE ASPECIFICHE
ANTAGONISMO BIOLOGICO
Meccanismo di difesa messo in atto dalla flora
batterica presente in molti organi (es. cute,
rinofaringe, genitali, intestino) che in uno stato di
equilibrio si oppone alla presenza di germi patogeni.
RISPOSTA INFIAMMATORIA
In caso di piccole ferite con punte o taglienti, o
escoriazioni della cute, l’organismo mette in atto
delle difese locali. L’aumento della temperatura
locale o la presenza di gonfiore della parte
dimostrano la presenza di una attività di difesa da
parte dell’ospite nei confronti di microrganismi
invasori
DIFESE SPECIFICHE
Il meccanismo di difesa
specifico si basa su un
sistema di
riconoscimento del
germe da parte del
sistema immunitario
dell’ospite.
Il sistema immunitario
riconosce parti del
germe ANTIGENI e
produce nei loro
confronti degli
ANTICORPI
Questo tipo di difesa può essere:
ATTIVA

l’ospite produce da sé gli anticorpi
attraverso il sistema immunitario
A sua volta questa difesa attiva può essere
NATURALE 
l’ospite si ammala e forma anticorpi
specifici contro il microrganismo responsabile di quella
malattia
ARTIFICIALE

(VACCINI)
non si verifica la malattia ma si induce l’organismo
dell’ospite a formare anticorpi
specifici introducendo parti
del microrganismo o esso
stesso ucciso o attenuato.
Solo per le malattie per cui è
disponibile il vaccino.
Questo tipo di difesa può essere:
PASSIVA
 l’ospite
anticorpi già formati
assume
A sua volta questa difesa passiva può essere
NATURALE

durante
la
gravidanza
il
bambino
assume passivamente gli anticorpi della madre
ARTIFICIALE

assunzione di anticorpi già formati in
casi di emergenza (epatite B, tetano, ecc)
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Per essere tali devono
avere le seguenti
caratteristiche:
•Insorgere durante il
ricovero in Ospedale
•Non essere manifeste al
momento del ricovero
•Non essere in
incubazione al momento
del ricovero
•Insorgere anche dopo
le dimissioni
dall’ospedale
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Nel 1800 F. Nightingale pioniera della
professione infermieristica diceva che “…. la
più grande umiliazione per un Ospedale è
essere all’origine di una malattia infettiva o
vedere l’infezione propagarsi.”
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Nello stesso periodo un chirurgo di nome
Semmelweis notò che se i colleghi si fossero
lavati le mani, passando dal tavolo autoptico
alla sala parto, sarebbero morte meno
partorienti.
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Nel 1940 circa vi fu la scoperta dei farmaci
considerati miracolosi: gli antibiotici.
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Arrivando ai giorni nostri, nel 1983 in Italia
da parte dell’Istituto Superiore di Sanità (il
più importante organo tecnico-scientifico del
Servizio Sanitario Nazionale) con uno studio
sulle I.O., descrisse la situazione di 143
Ospedali pubblici, studiando 34.577 pazienti
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Dallo studio emerse che il
19,3%
dei
pazienti
esaminati soffrivano di
un’infezione e tra questi
il 6,8% si trattava di
infezioni
ospedaliere
mentre il restante 12,5%
di infezioni comunitarie
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
La più alta percentuale di I.O. è stata
riscontrata nei reparti di:
• Terapia intensiva (es. rianimazione,
centri trapianto, ecc.)
• Geriatria
• Chirurgia
• Ortopedia
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
•
•
•
•
•
Le localizzazioni più diffuse sono:
Urinarie (IVU) circa il 40%
Respiratorie circa il 15%
Ferita chirurgica (ISS) circa il 15%
Batteriemie (infezioni del sangue)circa
il 5%
Piaghe da decubito circa il 5%
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Se si affronta il discorso in termini di costi,
l’indagine citata, ha reso evidente che ogni
anno in Italia 600.000 pazienti ricoverati
contraggono una I.O.
Il costo di queste I.O. si aggira sui 500
milioni di euro all’anno in termini di:
•Degenza supplementare
•Farmaci, interventi aggiuntivi, personale,
ecc.
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Secondo recenti stime, elaborate sulla
base di esperimenti statunitensi,
sarebbe possibile ottenere in Italia la
riduzione delle infezioni secondo il
seguente prospetto:
•Inf. vie urinarie
- 40%
•Inf. ferita chirurgica - 30%
•Inf. respiratorie
- 20%
•Batteriemie
- 10%
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
La riduzione sarebbe
possibile adottando
semplici misure di
controllo
della
diffusione come ad
esempio il corretto
lavaggio delle mani
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Il controllo delle infezioni ospedaliere
si può attuare attraverso:
•Corrette procedure assistenziali
•Disinfezione/sterilizzazione
•Buon uso degli antibiotici
•Isolamenti
•Educazione sanitaria
LA DISINFEZIONE
LA DISINFEZIONE
La disinfezione è l’insieme delle misure attuate al
fine di ridurre a livello di “sicurezza” il numero di
microrganismi presenti su una superficie o
nell’ambiente.
Si parla di DISINFEZIONE se queste misure
vengono attuate su una superficie o su uno
strumento;
si parla di ANTISEPSI se le stesse vengono
effettuate su un tessuto vivente (es. la cute)
LA DISINFEZIONE
DISTRUZIONE D TUTTI I MICRORGANISMI
PATOGENI ESCLUSE LE SPORE E PARTE
DEI SAPROFITI
LA DISINFEZIONE
La disinfezione può essere distinta in tre diversi
livelli:
DISINFEZIONE A BASSO LIVELLO: consente di
eliminare un consistente numero di batteri, alcuni
virus e alcuni miceti. Non è però in sufficiente a
garantire l’eliminazione di batteri particolarmente
resistenti.
DISINFEZIONE DI MEDIO LIVELLO: con essa si
riesce ad eliminare un numero ancora maggiore
di batteri, la maggior parte dei virus e dei miceti.
DISINFEZIONE AD ALTO LIVELLO: permette di
ridurre ad una percentuale molto bassa la
presenza di batteri. Molto bassa, ma non a zero
perché le spore resistono
LA DISINFEZIONE
Il risultato del processo di disinfezione si
ottiene attraverso l’uso di sostanze chimiche
i DISINFETTANTI e gli ANTISETTICI
I DISINFETTANTI
DISINFETTANTE = sostanza ad azione
germicida destinata ad essere utilizzata su
materiali o oggetti
ANTISETTICO = sostanza ad azione
germicida caratterizzata da bassa tossicità
e da assenza di effetti irritanti indicata per
l’applicazione su tessuti viventi
USO DEI DISINFETTANTI
1) Nessun disinfettante può essere efficace se
impiegato su materiali oppure oggetti non
puliti. La sporcizia protegge i microrganismi
impedendo al disinfettante di raggiungerli e
di svolgere la sua azione.
2) Le soluzione acquose di disinfettante ed in
misura minore anche quelle alcoliche possono
essere contaminate da microrganismi.
USO DEI DISINFETTANTI
3) I contenitori dei disinfettanti devono essere etichettati.
L’etichetta deve riportare
•il nome del disinfettante,
•la concentrazione,
•l’uso cui è destinato,
•la data di preparazione,
• la data di scadenza del flacone chiuso ed uno spazio
dove segnare la data di scadenza una volta aperta la
confezione.
4) Si devono evitare operazioni di TRAVASO dei
disinfettanti in altri contenitori, inoltre evitare il
RABBOCCO.
USO DEI DISINFETTANTI
5) Tutti i disinfettanti, se usati in modo
improprio rispetto alle indicazioni d’uso,
possono determinare effetti indesiderati, di
tossicità sul paziente e/o sull’operatore e danni
più o meno rilevanti sui materiali.
6) Usare flaconi di piccole dimensioni, di
capacità inferiore a 500 ml e forniti di dosatore
(dispenser, nebulizzatore, ecc.)
USO DEI DISINFETTANTI
7) Richiudere il flacone immediatamente
dopo l’uso e conservarlo tappato (non usare
tappi di sughero o di cotone).
8) I disinfettanti, in particolare se in
soluzione acquosa, devono essere utilizzati
entro 7-10 giorni dall’apertura del flacone.
USO DEI DISINFETTANTI
9) L’operatore durante l’uso dei disinfettanti,
deve evitare che l’apertura del flacone venga
a contatto diretto con le mani o con qualsiasi
materiale (cotone, garze, cute o mucose del
paziente)
10) Se vi fosse una fuoriuscita di un certa
quantità di soluzione che cola lungo il flacone
è necessario asciugarlo immediatamente.
11) La conservazione dei disinfettanti deve
avvenire lontano da fonti di calore e dalla
luce.
FATTORI CHE CONDIZIONANO
L’ATTIVITA’ DEL
DISINFETTANTE/ANTISETTICO
LA CONCENTRAZIONE D’USO
(il prodotto deve essere usato con le concentrazioni che il ,produttore
indica poiché soluzioni diverse possono essere inefficaci o addirittura
dannose)
IL TEMPO DI CONTATTO
( occorre che il disinfettante abbia il tempo di agire. A seconda del
prodotto i tempi possono variare da 30 secondi ad alcune ore)
LA CARICA MICROBICA
(l’efficacia dell’azione del disinfettante è inversamente proporzionale alla
quantità di germi presenti)
LA SPECIE MICROBICA
(alcune specie batteriche sono più resistenti delle altre all’azione del
disinfettante es. TBC, spore di Clostridium Difficile, ecc.)
FATTORI CHE CONDIZIONANO
L’ATTIVITA’ DEL
DISINFETTANTE/ANTISETTICO
LA TEMPERATURA D’USO
(seguire le istruzioni sull’etichetta; normalmente la temperatura di
utilizzo è quella ambientale. In alcuni casi vi sono specifiche
indicazioni su quando e come utilizzare con altre temperature)
LA NATURA DEL MATERIALE DA TRATTARE
( certamente una superficie liscia è più facilmente disinfettante
rispetto alla presenza di anfratti, rientranze o nicchie)
LA PRESENZA DI SOSTANZE INATTIVANTI
(oltre ai germi, la soluzione disinfettante può venire alterata e
quindi resa meno efficace dalla presenza di saponi o dalla durezza
dell’acqua)
QUALE DISINFEZIONE PER QUALI
MATERIALI
Decidere che tipo di disinfezione effettuare e
quali sostanze usare dipende dalla criticità
del materiale che deve essere trattato.
Per criticità si intende la potenzialità di un
materiale, se non correttamente trattato, di
favorire la diffusione di microrganismi.
Tale potenzialità può essere maggiore o
minore in relazione all’uso a cui è destinato il
materiale
CARATTERISTICHE DEI
DISINFETTANTI
• SPETTRO D’AZIONE
• EFFICACIA
• EFFETTI DANNOSI O INDESIDERATI
• COSTO
CLOREXIDINA
• LIVELLO DI ATTIVITA’ BASSO
• USATA PER L’ANTISEPSI DI
MANI,MUCOSE E CUTE LESA, PER LA
FORTE AFFINITA’ PER LA CUTE E LA
BASSA TOSSICITA’
• SI CONTAMINA FACILMENTE
INDICAZIONI D’USO: L’ANTISEPSI DI
MANI,MUCOSE E CUTE LESA
COMPOSTI A BASE DI AMMONIO
QUATERNARIO
• LIVELLO DI ATTIVITA’ BASSO
• DATO L’ELEVATO NUMERO DI INFEZIONI COVUTE A
CONTAMINAZIONE DEL PRODOTTO SE NE SCONSIGLIA
L’USO COME ANTISETTICI PER CUTE E TESSUTI
• SONO POTENZIATI IN SOLUZIONE ALCOOLICA AL 70%
• HANNO BASSA TOSSICITA’
• FACILITA’ D’USO
• OTTIMI COME DETERGENTI
INDICAZIONI D’USO: DETERSIONE DI SUPERFICI
AMBIENTALI
ALCOOLI
• LIVELLO DI ATTIVITA’ INTERMEDIO BASSO
• UTILIZZATI ALOOL ETILICO E ISOPROPILICO IN
SOLUZIONE ACQUOSA AL 70%
• SCARSO POTERE DI PENETRAZIONE
• MANCANZA DI AZIONE RESIDUA
• INFIAMMABILI,CORROSIVI SUI
METALLI,VOLATILI,INATTIVATI DA MATERIALE
ORGANICO,DANNEGGIANO LE MONTATURE IN
GOMMA
INDICAZIONI D’USO: ANTISEPSI DELLA CUTE
INTEGRA, DISINFEZIONE DI OGGETTI NON
CRITICI, DETERSIONE/DISINFEZIONE DI
BASSO LIVELLO DI SUPERFICI AMBIENTALI
DERIVATI DELLO IODIO
• LIVELLO DI ATTIVITA’ INETRMEDIO
• USATI SOLUZIONI ALCOOLICHE (ALCOOL
IODATO,TINTURA DI IODIO)
• LO IODOFORO PIU’ UTILIZZATO E’ IL
POVIDONE IODIO CHE NON MACCHIA ED E’
RELATIVAMENTE ATOSSICO E NON IRRITANTE
INDICAZIONI D’USO: ANTISAPSI DI CUTE
INTEGRA,CUTE LESA E DELLE MUCOSE
DIFINZEZIONE DI OGGETTI NON CRITICI O
SEMICRITICI DIFINFEZIONE AMBIENTALE
PEROSSIDO DI IDROGENO
• LIVELLO DI ATTIVITA’ INTERMEDIO-ALTO
• CONCENTRAZIONE D’USO: 3%
• L’AZIONE OSSIDANTE E’ LEGATA AL
RACHIDE IDROSSILICO LIBERO
INDICAZIONE D’USO: DETERSIONE DI
PICCOLE FERITE
COMPOSTI DEL CLORO
• LIVELLO DI ATTIVITA’ ALTO
• UTILIZZATI IPOCLORITO DI SODIO DI CALCIOI
CLORAMINA
• POSSONO AVERE AZIONE CORROSIVA SUI
METALLI
• POSSONO ESSERE INATTIVATI DA PARTE DI
MATERILAE ORGANICO
• HANNO RELATIVA INSTABILITA’
INDICAZIONI D’USI: ANTIISEPSI DI CUTE
INTEGRA E LESA, DIFINFEZIONE DI OGGETTI
NON CRITICI E SEMICRITICI DIFINFEZIONE
AMBIENTALE,DECONTAMINAZIONE DI SANGUE
GLUTARALDEIDE
• LIVELLO DI ATTIVITA’ ALTO
• NON ESERCITA AZIONE CORROSIVA
• NON CAUSA LA COAGULAZIONE DI SOSTANZE
PROTEICHE
• SOSTANZA TOSSICA, IRRITANTE SENSIBILIZZANTE
• RESPONSABILE DI DERMATITI DA CONTATTO,
CONGIUNTIVITI,IRRITAZIONE DELLE MUCOSE DELLE
PRIME VIE RESPIRATORIE,SINUSITI,ASMA,NAUSEA
VOMITO,CEFALEA
INDICAZIONI D’USO: DA 20 MIN AD ALCUNE ORE
(SPORE) PER STRUMENTI SEMICRITICI NON
PROCESSABILI CON IL CALORE
IMPORTANZA DELL’ETICHETTA
Secondo la normativa,
ogni
imballaggio
di
sostanza
o
preparato
pericoloso deve essere
munito di etichetta che
permetta l’identificazione
rapida
dei
pericoli
associati alla presenza e
all’uso del prodotto.
ETICHETTA
Sull’etichetta devono essere presenti, in
caratteri leggibili ed indelebili tra le altre
informazioni anche:
•Simboli e indicazioni di pericolo
(stampa in nero su fondo gialloarancione)
•Le frasi di rischio (frasi R)
•I consigli di prudenza (frasi S)
SIMBOLI E INDICAZIONI DI PERICOLO
(STAMPA IN NERO SU FONDO GIALLOARANCIONE)
CORROSIVO
ESPLOSIVO
MOLTO TOSSICO
NOCIVO
LE FRASI DI RISCHIO (FRASI R)
Le frasi di rischio
descrivono in forma
sintetica
i
rischi
potenziali
associati
all’impiego
della
sostanza. Le frasi di
rischio
sono
identificabili con la
lettera R
ESEMPI DI FRASI DI RISCHIO
• R1 Esplosivo allo stato secco.
• R2 Rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o
altre sorgenti d'ignizione.
• R3 Elevato rischio di esplosione per urto, sfregamento,
fuoco o altre sorgenti d'ignizione.
• R4 Forma composti metallici esplosivi molto sensibili.
• R5 Pericolo di esplosione per riscaldamento.
• R6 Esplosivo a contatto o senza contatto con l'aria.
• R7 Può provocare un incendio.
• R8 Può provocare l'accensione di materie combustibili.
• R9 Esplosivo in miscela con materie combustibili.
• R10 Infiammabile.
• R11 Facilmente infiammabile.
I CONSIGLI DI PRUDENZA
(FRASI S)
I consigli di prudenza
descrivono
le
comuni
norme di sicurezza da
adottare
per
rendere
minimi i rischi
I consigli di prudenza
sono identificabili con la
lettera S
ESEMPI DI CONSIGLI DI
PRUDENZA
•
•
•
•
•
•
•
•
•
S 1 Conservare sotto chiave.
S 2 Conservare fuori della portata dei bambini.
S 3 Conservare in luogo fresco.
S 4 Conservare lontano da locali di abitazione.
S 5 Conservare sotto (liquido appropriato da indicarsi
da parte del fabbricante).
S 6 Conservare sotto (gas inerte da indicarsi da parte
del fabbricante).
S 7 Conservare il recipiente ben chiuso.
S 8 Conservare al riparo dall'umidità.
S 9 Conservare il recipiente in luogo ben ventilato.
I RIFIUTI OSPEDALIERI
CHE COS’E’ LO SMALTIMENTO
DEI RIFIUTI?
• La raccolta, la cernita, il trasporto, il
trattamento dei rifiuti, nonché
l'ammasso e il deposito dei medesimi
sul suolo o nel suolo.
• Le operazioni di trasformazione
necessarie per il riutilizzo, il recupero o
il riciclo dei rifiuti
DIFFERENTI MODALITA’ DI SMALTIMENTO
DEI RIFIUTI URBANI E OSPEDALIERI
Classificazione tipologia rifiuti
(D.M. n° 219 del 26 Giugno 2000 Allegato I e II; D.P.R. 15/07/03 n° 254)



Rifiuti sanitari non pericolosi (RSNP);
Rifiuti sanitari assimilati ai rifiuti urbani (RSAU);
e fra questi i rifiuti assimilati oggetto di raccolta
differenziata
Rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo (RSP-nonI);

Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo (RSP-I);

Rifiuti sanitari che richiedono particolari modalità di
smaltimento (RS-particolari)
RIFIUTI SANITARI NON PERICOLOSI
Il dettaglio dei rifiuti sanitari non
pericolosi viene descritto nel capitolo dei
rifiuti sanitari assimilati agli urbani
RIFIUTI SANITARI
ASSIMILATI AGLI URBANI
(RSAU)
DEFINIZIONE:
Sono considerati RSAU i seguenti rifiuti destinati allo
smaltimento:
1 I rifiuti derivanti dalla preparazione dei pasti,
provenienti dalle cucine delle strutture sanitarie;
2 I rifiuti derivanti dall’attività di ristorazione e i residui
dei pasti provenienti dai reparti di degenza delle strutture
sanitarie, esclusi quelli che provengono da pazienti affetti
da malattie infettive per le quali sia ravvisata
clinicamente, dal medico curante, una patologia
trasmissibile attraverso tali residui;
3 La spazzatura;
4 I rifiuti costituiti da indumenti monouso;
5 I rifiuti provenienti da attività di giardinaggio,
effettuata nell’ambito delle strutture sanitarie;
6 Gessi ortopedici, assorbenti igienici, pannoloni e
pannolini pediatrici;
7 Sono da conferire negli ordinari circuiti di raccolta
differenziata, vetro, carta, cartone, metalli,
imballaggi in genere, materiali ingombranti, nonché
altri rifiuti non pericolosi che per qualità e per
quantità siano assimilati agli urbani
ATTENZIONE
·
·
·
·
non introdurre assolutamente nei
sacchi neri:
parti anatomiche riconoscibili o non
riconoscibili;
rifiuti sanitari pericolosi a rischio
infettivo
rifiuti assimilati agli urbani oggetto
di raccolta differenziata (es: carta,
vetro, ecc)
rifiuti liquidi
CONFEZIONAMENTO:
il sacco nero deve
essere:
- chiuso a cura del
personale di reparto,
- non deve superare il
peso di 10 kg.
- per i reparti con
elevata produzione di
pannoloni utilizzare
doppio sacco nero
per lo smaltimento
DEPOSITO LOCALE della S.C./S.S.
Il locale generalmente designato per il deposito dei
RSAU e’ il locale vuota vasi.
I sacchi neri devono essere inseriti all’interno dei
carrelli chiusi metallici deputati al trasporto.
I carrelli devono essere lavati e disinfettati dalla ditta
in appalto
MOVIMENTAZIONE INTERNA:
E’ effettuata a carico della ditta in appalto dal reparto alla
benna localizzata all’interno del P.O.
RESPONSABILITA’ DEL PROCESSO:
Tutti gli operatori sono tenuti ad osservare e a fare
osservare le norme per il corretto smaltimento dei rifiuti.
A.F.D. e I.P. sono i responsabili operativi del:
corretto confezionamento
deposito nel reparto
corretto conferimento del rifiuto
devono pertanto disporre e verificare che tutte le
operazioni siano svolte in maniera corretta.
RIFIUTI SANITARI OGGETTO DI
RACCOLTA DIFFERENZIATA
Il D.M. n° 219/2000 ha come obiettivo la
riduzione di alcune categorie di rifiuti
attraverso la raccolta differenziata.
Questa permette di ridurre la quantità dei
rifiuti smaltiti dalla struttura sanitaria,
rendere possibile il recupero di alcune
categorie di rifiuti con un minore
impatto ambientale.
Il recupero è possibile per le seguenti tipologie di rifiuti:
VETRO
DEFINIZIONE: comprende i contenitori in vetro di
farmaci, alimenti, bevande, soluzioni per infusione senza
cannule o aghi ed accessori per la somministrazione,
esclusi i contenitori di soluzioni di farmaci antiblastici o
visibilmente contaminati da materiale biologico,
che non siano radioattivi ai sensi del D.Lgs.230/95( e
successive modifiche ed integrazioni),
e non provengano da pazienti in isolamento infettivo.
CONFEZIONAMENTO:
in apposito contenitore per il vetro in plastica rigido
privo di sacco.
CARTA E CARTONE DA IMBALLAGGIO:
DEFINIZIONE:
comprende tutta la carta( non plastificata )
da imballaggio, ad es. scatole di farmaci, fogli sparsi di
carta prodotta da attività d’ufficio, giornali e riviste
( anche utilizzati dai pazienti),
scatoloni in cartone (devono essere appiattiti e
schiacciati)
ESCLUSA:
carta tipo medical grade ( crespata verde),
pellicole in plastica,
carta carbone,
carta cerata,
carta per E.C.G., E.E.G.,
fax su carta chimica.
CONFEZIONAMENTO:
in apposito contenitore per la raccolta della carta privo di
sacco, localizzato presso gli appositi locali di maggior
BATTERIE E PILE ESAUSTE
DEFINIZIONE:
comprende le pile e gli accumulatori utilizzati per il
funzionamento delle diverse apparecchiature sanitarie
e non sanitarie,
pile e accumulatori utilizzati dai pazienti.
ATTENZIONE:
le pile non vanno abbandonate nell’ambiente
ospedaliero né collocate in contenitori per altri tipi di
rifiuti
CONFEZIONAMENTO:
Utilizzare un qualsiasi contenitore nel quale inserire
pile e/o accumulatori
(sacchetto in plastica, scatola di cartone ecc.)
TONER, NASTRI E
CARTUCCE PER STAMPANTI
DEFINIZIONE:
inchiostro in polvere pigmentato per stampanti,
fotocopiatrici, fax
ATTENZIONE:
tali rifiuti non vanno abbandonati nell’ambiente
ospedaliero né collocati in contenitori per altri
tipi di rifiuti
CONFEZIONAMENTO:
inserire all’interno del loro involucro originale o
all’interno di sacchetti/buste di carta
MERCURIO
DEFINIZIONE:
comprende il mercurio derivante dalla rottura di
sfigmomanometro, termometri e da altre
apparecchiature che eventualmente lo contengano
-
MODALITÀ DI RACCOLTA E CONFEZIONAMENTO:
Indossare guanti monouso
Raccogliere il mercurio
Inserirlo all’interno del contenitore in vetro (es.
provette)
Chiudere ermeticamente la provetta
Non depositarlo vicino a fonti di calore
ATTENZIONE:
Il mercurio non deve essere abbandonato nell’ambiente
ospedaliero né collocato in contenitori per altri tipi di
rifiuto
DOCUMENTAZIONE ICONOGRAFICA –
LASTRE RADIOLOGICHE
DEFINIZIONE:
comprende qualsiasi radiogramma prodotto dalla
S.C./Radiologia
In riferimento al D.M. 14/02/1997 art. 4 comma 3
La disponibilità dei radiogrammi deve essere mantenuta
per un periodo non inferiore a 10 anni.
I referti vanno conservati a tempo indeterminato.
CONFEZIONAMENTO:
buste di carta e contenitori in cartone (cartoni da
riciclare che abbiano contenuto materiale es. farmaci,
cancelleria ecc.)
DEPOSITO LOCALE E MOVIMENTAZIONE INTERNA:
Nel caso in cui le S.C./S.S. abbiano necessità di smaltire
radiogrammi,
MATERIALE FUORI USO
DEFINIZIONE:
comprende il materiale da rottamare
(arredi, apparecchiature elettromedicali)
per quanto riguarda il materiale informatico
(computer, stampanti, scanner).
Le modalità sono molto diverse a seconda
dell’Azienda per cui attenersi alle disposizioni
interne
RIFIUTI SANITARI
PERICOLOSI NON A RISCHIO INFETTIVO
( RSP-nonI )
DEFINIZIONE:
Sono considerati rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo i
rifiuti in cui il rischio prevalente è quello chimico e sono costituiti
da:
•
bagni esausti di fissaggio della Radiologia
•
bagni esausti di sviluppo della Radiologia
•
liquidi di scarto del Laboratorio Analisi
•
liquidi di scarto del Centro Immunotrasfusionale
•
liquidi di scarto dell’Anatomia Patologica
•
liquidi di scarto delle UU.OO., (quali la glutaraldeide, ecc)
CONTENITORI DA UTILIZZARE:
Taniche e bidoni in materiale rigido forniti dalla ditta autorizzata
contrassegnati dalla lettera “R” (di colore nero su sfondo giallo)
CONFEZIONAMENTO:
Nel caso in cui non sia presente un collegamento idraulico diretto
con le vasche di raccolta i rifiuti sanitari pericolosi non a rischio
infettivo devono essere immessi esclusivamente nei contenitori
forniti dalla ditta appaltatrice e nell’effettuare il travaso è
obbligatorio l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale
(DPI)
I contenitori devono essere:
- Ermeticamente chiusi per impedire fuoriuscita del contenuto
- Conservati chiusi e lontano da fonti di calore
-Raccolti separatamente per tipologia di rifiuto prodotto dalle
diverse apparecchiature
-Provvisti di etichette riportante la lettera R di colore nero su
sfondo giallo
DEPOSITO LOCALE E MOVIMENTAZIONE INTERNA
I bidoni vengono movimentati dal personale della ditta
appaltata in un apposito locale di deposito temporaneo
sito nel cortile del P.O.
Periodicamente la ditta appaltatrice
provvede al loro ritiro
I bidoni non devono essere assolutamente
abbandonati presso corridoi o sotterranei.
RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI
A RISCHIO INFETTIVO (RSP-I)
DPR 15/7/2003 N° 254
Si definiscono rifiuti sanitari pericolosi a rischio
infettivo:
- assorbenti igienici, pannolini pediatrici e pannoloni
- bastoncini cotonati per colposcopia e pap-test;
cuvette monouso
per prelievo bioptico
endometriale;
- bastoncini oculari non sterili,bastoncini oftalmici di
TNT;
- cannule e drenaggi;
- cateteri( vescicali, venosi, arteriosi per drenaggi
pleurici….);
raccordi; sonde; circuiti per
respiratori automatici;
- circuiti per circolazione extracorporea;
- piastre, terreni di culture;
- deflussori
Si definiscono rifiuti sanitari pericolosi a rischio
infettivo:
- fleboclisi contaminate
- filtri di dialisi;
- filtri esausti provenienti da cappe ( in assenza di
rischio chimico);
- guanti monouso;
- materiale monouso contaminato da materiale
biologico:
- pipette;
- provette;
- indumenti protettivi;
- mascherine; occhiali;
- telini;
- lenzuola;
- calzari;
- soprascarpe; copricapo; camici.
- materiale per medicazioni: garze, tamponi, bende, cerotti,
lunghette, maglie tubolari;
- rifiuti provenienti da reparti di malattie infettive;
- sacche vuote per trasfusioni, urina, stomia,
nutrizione
parenterale;
- set di infusione;
- sonde rettali e gastriche;
- sondini ( nasografici per broncoaspirazione, per
ossigenoterapia,…);
- spazzole; cateteri per prelievo citologico;
- materiale per prelievo citologico;
- speculum auricolare monouso; speculum vaginale;
- suturatrici automatiche monouso;
- gessi e bendaggi;
- denti, tessuti, organi e parti anatomiche non riconoscibili;
- rifiuti di gabinetti dentistici con esclusione di amalgama;
- rifiuti ristorazione
- spazzatura
- contenitori vuoti di vaccini ad antigene vivo
Per quanto riguarda i rifiuti sopra elencati, questi
andranno smaltiti secondo le modalità dei rifiuti
sanitari pericolosi a rischio infettivo nelle seguenti
condizioni:
1.
tutti i rifiuti provenienti da ambienti di isolamento
infettivo, nei quali sussiste un rischio di trasmissione
biologica aerea, nonchè da ambienti dove soggiornano
pazienti in isolamento infettivo affetti da patologie causate
da agenti biologici di gruppo 4 del D.lgs. 626/94.
2.
nel caso non provengano da area di isolamento
infettivo, sono da considerarsi rifiuti pericolosi a rischio
infettivo quando presentino una delle seguenti condizioni:
A. siano contaminati da: sangue o da liquidi
biologici che contengono sangue;
fanno eccezione: gli assorbenti igienici,
che anche se contaminati da sangue,
sono considerati pericolosi solo se
provenienti da aree di isolamento
infettivo o quando il medico curante
dichiari la presenza di una patologia
trasmissibile attraverso tali rifiuti.
A. siano contaminati dai seguenti
liquidi biologici
(anche se non contaminati da
sangue):
•
•
•
•
•
•
•
•
liquido seminale
secrezioni vaginali
liquido cerebro-spinale
liquido sinoviale
liquido pleurico
liquido peritoneale
liquido pericardico
liquido amniotico
B.
in caso siano contaminati da feci e urine, solo
quando sia dichiarata dal curante sulla cartella
clinica, una patologia trasmissibile attraverso tali
secreti.
tutta la rimanente lista dell’ allegato I art. 2, comma
1 lettera d rimane invariata e cioè:
piastre, terreni di colture ed altri presidi utilizzati
in microbiologia e contaminati da agenti patogeni
aghi, siringhe, lame, vetri, lancette pungidito,
lame rasoi, angioset, bisturi monouso
MODALITÀ DI RACCOLTA:
Tali rifiuti dovranno essere raccolti nell’apposito contenitore
riutilizzabile, in cui sarà stato precedentemente inserito il sacco in
polietilene, avendo cura di fissarlo ai bordi del contenitore.
I rifiuti sanitari a rischio infettivo non devono essere più
disinfettati! (art.15 D.M. 219/2000).
Per prevenire eventuali spandimenti di liquidi biologici occorre
inserire nel sacco una bustina di gel coagulante
I rifiuti verranno, pertanto, inseriti nel sacco di plastica fino a
riempimento di quest’ultimo, lasciando lo spazio per consentirne
la chiusura.
Si raccomanda di non riempire eccessivamente il contenitore.
Le strutture complesse di dialisi e pronto soccorso verranno
forniti di contenitori monouso per lo smaltimento dei rifiuti
sanitari pericolosi a rischio infettivo seguendo le modalità sopra
descritte.
CONFEZIONAMENTO:
Il sacco dovrà essere sempre chiuso mediante apposita
fascetta prima di apporre il coperchio del contenitore.
L’operatore provvederà, infine, a chiudere i contenitori
rigidi sia in modo parziale che definitivo.
Sul coperchio andrà poi posta l’etichetta, indicante la
data e il reparto e/o servizio.
DEPOSITO LOCALE E MOVIMENTAZIONE INTERNA:
Il contenitore chiuso verrà collocato dal personale del
reparto nel punto dove avviene il ritiro da parte del
servizio di raccolta interna, negli orari stabiliti in accordo
con la Direzione Sanitaria.
Si ricorda che, qualora il personale addetto al ritiro
dovesse trovare contenitori in cattive condizioni (ad es.
contenitori rotti o visibilmente sporchi) è tenuto a non
ritirare il contenitore.
Nel caso in cui i contenitori presentino alterazioni es:
difficoltà alla chiusura o impedimenti vari all’utilizzo il
personale del reparto/servizio è tenuto ad avvisare
tempestivamente il servizio che provvederà alla
sostituzione
AGHI E TAGLIENTI
DEFINIZIONE:
Si considera materiale pungente o tagliente i rifiuti di
seguito specificati:
·
·
·
·
·
·
·
·
·
·
·
·
·
·
tutti i tipi di aghi;
lame da bisturi;
bisturi e rasoi monouso;
lamette;
lancette pungidito;
tine-test
mandrini;
vetrini;
provette rotte;
siringhe;
vacutainer;
deflussori
aghi
fialette di vetro.
Questi rifiuti devono essere smaltiti
nell’apposito contenitore rigido monouso
per aghi e taglienti (Multibox da 5 lt. e da
2 lt.) che, riempito per non oltre i ¾ della
sua capacità, verrà chiuso definitivamente
e conferito all’interno del contenitore per
rifiuti pericolosi a rischio infettivo.
I contenitori per aghi e taglienti devono essere collocati
nelle seguenti aree:
· in sala medicazione
· sui carrelli della terapia
· negli ambulatori medici
· nelle sale prelievi dei laboratori analisi
· nel locale adibito a preparazione pazienti per
intervento chirurgico
· nel locale adibito ad indagini diagnostiche e/o
strumentali
·
dove si renda necessario, a seguito di valutazione
ponderata del responsabile del presidio sanitario di
riferimento
Il contenitore non deve essere collocato nei luoghi di
libero accesso al pubblico.
Occorre inoltre nella manipolazione di questi rifiuti
l’utilizzo di idonei mezzi di protezione individuale
RIFIUTI SANITARI CHE RICHIEDONO PARTICOLARI
SISTEMI DI SMALTIMENTO (RS-particolari)
FARMACI SCADUTI: Sono classificati come speciali
non pericolosi.
FARMACI NON SCADUTI: I farmaci non scaduti, dei
quali non si prevede l’utilizzo
Questo materiale deve essere restituito alla Farmacia
corredato dell’apposita modulistica
MATERIALE ANTIBLASTICO
rifiuti derivati dall’utilizzo dei chemioterapici/antiblastici
Sono rappresentati da:
1)
flaconi che hanno contenuto i farmaci antiblastici
2)
taglienti, siringhe, aghi, deflussori ecc.
3)
garze e cotone contaminati
4)
residui di farmaci utilizzati nella preparazione e
somministrazione della terapia
5)
mezzi di protezione individuale (sovracamici, guanti,
mascherine, ecc.)
CONFEZIONAMENTO:
Questi rifiuti vanno conferiti come segue:
contenitore rigido con doppia chiusura e doppia
etichettatura recante la dicitura: rischio biologico e chimico.
PARTI ANATOMICHE
1 introdurre le parti anatomiche nel sacco di polietilene;
2 introdurre questo in un secondo sacco di plastica nero sul quale deve
essere apposta l’etichetta adesiva con l’indicazione di:
· nome e cognome del paziente;
· identificazione della parte anatomica;
· data dell’intervento;
· reparto di provenienza.
3 depositare la parte anatomica così confezionata nelle apposite celle
frigorifere situate in camera mortuaria
4 compilare in tutte le sue parti il modulo per la richiesta di inumazione
ed inviarlo all’ufficio stato civile dell’ospedale congiuntamente ad
eventuale consenso alla cremazione e scheda di morte debitamente
modificata
PULIZIA E
SANITIZZAZIONE IN
OSPEDALE
La pulizia in ospedale
occupa un posto primario
nella
lotta
contro
le
infezioni ospedaliere.
Da
ciò
scaturisce
l’importanza di dare agli
operatori delle norme che
permettano di applicare
correttamente
metodologie al fine di
garantire ad ogni servizio il
più alto livello igienico
richiesto.
La struttura ospedaliera è stata idealmente divisa in tre
zone e raggruppata in settori aventi caratteristiche
affini e modalità di intervento simili
Si distinguono quindi:
• Zone a basso rischio
• Zone a medio rischio
• Zone ad alto rischio
Per ogni zona deve essere previsto un protocollo
indicante il tipo di trattamento da effettuare
Zone a basso rischio
Sono considerate zone a
basso rischio:
• Uffici
• Corridoi
• Sale d’attesa
• Atri
• Ecc.
Zone
a medio rischio
Sono considerate zone a
medio rischio:
•
•
•
•
•
Aree di degenza
Poliambulatori
Radiologia
Laboratorio
Ecc.
Zone
ad alto rischio
Sono considerate zone
ad alto rischio:
•
•
•
•
Camere operatorie
Rianimazione
Unità coronarica
Centrale di
sterilizzazione
• Ecc.
Per ogni zona deve essere previsto un protocollo indicante
il tipo di trattamento più adatto:
Sanificazione o pulizia
metodica che si avvale dell’uso di detergenti e mezzi
meccanici (es. spazzole) per ridurre il numero di batteri,
consentendo di mantenere i livelli di sicurezza nei limiti
fissati dalle normative sull’igiene per oggetti e superfici
Sanitizzazione o disinfezione
metodica che si avvale dell’uso di disinfettante, al fine di
mantenere i livelli di sicurezza fissati dalla normativa.
Entrando nello specifico di ogni servizio occorre fare
una ulteriore suddivisione:
Zone degenti
(camere di degenza)
Zone percorsi
(corridoi, ascensori)
Zone servizi
(cucina, soggiorni,sale da pranzo)
Zone servizi igienici
(bagni, vuotatoi, ecc.)
Questa ulteriore differenza serve per far notare come in
una stessa zona, esempio di medio rischio, possano
esserci aree a basso rischio (corridoi) o zone ad alto
rischio (servizi igienici)
Per la pulizia degli
ambienti si distinguono tre
modalità di carattere
generale
1 PULIZIA GIORNALIERA
E’ la pulizia di tipo ordinario e si effettua
quotidianamente in ogni locale del presidio
sanitario con cadenze differenziate a seconda
delle zone o del rischio infettivo:
• Una volta al giorno (es. uffici)
• Due volte al giorno (es. degenze)
• Tre volte al giorno (es. servizi igienici)
2) PULIZIA A FONDO
E’ la pulizia di tipo straordinario da
effettuare periodicamente nel corso
dell’anno.
Implica la totale sanificazione degli
ambienti.
Di norma si effettua una o due volte
l’anno, o quando vi è necessità (es.
lavori di ristrutturazione)
3) PULIZIA TERMINALE
Si effettua su specifica richiesta quando è
stato dimesso un paziente infetto o che ha
imbrattato pareti, infissi e suppellettili.
Si richiede in genere con formula scritta,
motivando l’accaduto.
PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA
Per
raggiungere
tale
obiettivo,
occorre
procedere rispettando una
corretta successione delle
azioni
1) Asportare
la
polvere
dalle superfici sopra il
livello del pavimento e dalle
superfici con l’ausilio di
garze o panni monouso
umidificati.
PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA
2) Asportare la polvere ed i
residui dAl pavimento con il
“metodo a umido”, utilizzando
la scopa a trapezio e panni
monouso umidificati, oppure
la scopa a frange avvolta da
garza umidificata.
Tutti i tipi di scope utilizzati per
l’asportazione della polvere
vanno utilizzati strisciandoli
rasoterra e mai sollevandole
dall’area da trattare
PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA
3) Lavaggio pavimenti con sistema MOP
PULIZIA
DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
PULIZIA A FONDO
dei pavimenti: si ottiene con
macchine
lavapavimenti,
capaci di asportare anche lo
sporco profondo e può essere
eseguita ogni tre mesi se si
procede alla metallizzazione
degli stessi con apposite cere
metallizzate
antisdrucciolevoli; in caso
contrario
deve
essere
eseguita almeno una volta alla
settimana
PULIZIA
DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
pareti:
devono essere lavate ogni tre o quattro
mesi utilizzando la scopa a trapezio e
le garze o i panni umidificati con
soluzione detergente, risciacquate con
acqua e asciugate accuratamente.
I vetri devono essere puliti con la
stessa metodologia una volta al mese
i termosifoni: devono essere puliti due
o tre volte al mese
PULIZIA
DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
Pulizia dei sanitari
Lavabi: pulire almeno una
volta al giorno con polveri o
creme
leggermente
abrasive,
risciacquare
e
disinfettare
con
idoneo
disinfettante
Water: pulire con polveri o
creme
leggermente
abrasive,
risciacquare
abbondantemente
e
disinfettare
con
idoneo
disinfettante almeno due
volte al giorno
PULIZIA
DELLE ZONE
A MEDIO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA
La pulizia dei pavimenti delle stanze di degenza, degli ambulatori,
ecc. e delle superfici al di sopra di essi deve essere eseguita almeno
due volte al giorno come segue:
a) Rimuovere lo sporco dai pavimenti con metodo ad umido
convogliando lo sporco in un punto della stanza raccoglierlo e
versarlo nell’apposito sacco dei rifiuti.
b) lavare con acqua e detergente utilizzando il sistema MOP; le
frange, le garze, i panni e la soluzione detergente devono essere
sostituiti dopo la pulizia di ogni stanza
c) asportare la polvere dalle superfici
utilizzando garze o panni monouso
umidificati da sostituire ad ogni stanza.
Le pulizie devono iniziare 15 minuti
dopo il rifacimento dei letti
PULIZIA
DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
PULIZIA A FONDO
I pavimenti
devono essere detersi a
fondo con macchine
lavapavimenti almeno una
volta ogni due mesi se
trattati con cere,
altrimenti devono essere
lavati a fondo una volta alla
settimana
PULIZIA
DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Pareti e soffitti: la pulizia deve
essere fatta almeno una volta la
settimana e sempre dopo la
permanenza nella stanza di un
paziente infetto.
La detersione deve essere fatta
con garze o panni monouso
umidificati con detergente non
abrasivo
per
non
compromettere la levigatezza
delle superfici.
Vetri: lavare i vetri almeno una
volta alla settimana
PULIZIA
DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Cucina: il materiale usato per la pulizia della
cucina non deve essere adibito ad altri usi.
La metodologia delle pulizie non è diversa, ma ciò
che conta è la frequenza che ovviamente
dev’essere molto elevata e precisamente prima e
dopo ogni pasto.
Occorre sottolineare che anche
in cucina si può procedere
alla sanitizzazione
con soluzioni di disinfettante idoneo,
previa accurata sanificazione
PULIZIA
DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Sala di medicazione: i pavimenti e le superfici al di sopra
di essi devono essere lavati dopo ogni seduta.
Le pareti, i soffitti ed i vetri vanno puliti almeno una volta
la settimana.
Data l’attività che viene fatta nell’ambiente, dopo la
pulizia dei piani di lavoro (carrelli, lettini, ecc.)
si deve procedere alla sanitizzazione con soluzione a
base di idoneo
disinfettante
per mantenere
bassa
la concentrazione
microbica.
PULIZIA
DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Termosifoni:
si procede ad una pulizia
settimanale utilizzando garze o
panni monouso umidificati con
soluzione detergente
Porte:
sono da lavare con soluzioni
detergenti, da risciacquare ed
asciugare accuratamente con la
stessa frequenza delle pareti
corrispondenti.
Le maniglie devono essere
lavate almeno due volte al
giorno
PULIZIA
DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Servizi igienici, ripostigli per la
biancheria sporca, vuotatoi: i pavimenti
devono essere con i metodi già descritti
avendo cura di utilizzare panni o garze
pulite per ogni singolo servizio.
Lavabi : sono da pulire due volte al
giorno e disinfettati sempre con
soluzioni a base di idoneo disinfettante,
allo scopo di ridurre la concentrazione
microbica. La frequenza delle pulizie
contribuisce a mantenere un livello
accettabile di contaminazione
PULIZIA
DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Bidet, vasche, docce:
pulire adeguatamente
dopo l’uso procedendo
poi alla sanitizzazione
Water : la pulizia deve
essere accurata ed
eseguita almeno due
volte al giorno seguita
da sanitizzazione
PULIZIA
DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA
La pulizia delle stanze di degenza deve essere effettuata
tre volte al giorno come segue:
• rimuovere lo sporco dai pavimenti con metodo ad umido
e dopo averlo raccolto versarlo nell’apposito sacco dei
rifiuti.
• lavare con acqua e detergente utilizzando il sistema
MOP
• una volta al giorno disinfettare, utilizzando una frangia
pulita del MOP imbevuta di disinfettante
• asportare la polvere dalle superfici utilizzando garze o
panni monouso inumiditi, in seguito ripassare con
soluzione disinfettante
PULIZIA
DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO
Pavimenti :
la pulizia a fondo dei pavimenti dev’essere eseguita
ogni settimana Utile la metallizzazione che rende i
pavimenti il più possibile impermeabili allo sporco.
Pareti :
le pareti divisorie interne ed i vetri dei box devono
essere puliti almeno una volta al giorno utilizzando
garze o panni
monouso e sanitizzati con
idoneo disinfettante. Le
pareti esterne dei box
devono essere pulite
almeno tre volte
la settimana
PULIZIA
DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO
Cucina :
i
pavimenti
devono
essere
puliti
almeno
quattro volte al giorno e
le superfici al di sopra di
essi deterse e sanitizzate
prima e dopo ogni pasto
e comunque non meno di
quattro volte al giorno
PULIZIA
DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO
Ascensori e scale : gli
ascensori che comunicano
direttamente con il servizio,
vanno puliti e sanitizzati
almeno tre volte al giorno,
per gli altri è sufficiente due
volte.
Le scale e i loro corrimano,
che
comunicano
con
il
servizio
vanno
sanitizzati
almeno due volte al giorno.
PULIZIA
DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO
Servizi igienici :
devono essere puliti e sanitizzati almeno
quattro volte al giorno ed una particolare
intenzione deve essere rivolta ai sanitari.
E’ consigliabile far usare
ai pazienti dei copri-water
monouso di carta allo
scopo di ridurre al minimo
il rischio di contagio
Il materiale per le
pulizie non monouso
deve
essere
accuratamente lavato,
disinfettato
ed
asciugato
per ridurre al minimo la
moltiplicazione
batterica
Il personale addetto alle pulizie deve
avere un abbigliamento idoneo, in
grado di fornire una reale protezione.
In particolare deve essere composto
da:
• Guanti di gomma
• Scarpe impermeabili
• Copricapo
• Mascherina (per i servizi igienici)
RACCOMANDAZIONI
•
•
•
•
•
Una buona pulizia e’ migliore di una
cattiva
disinfezione
La disinfezione, se necessaria, è inutile
se non
è preceduta da una adeguata
pulizia
Si devono eliminare le spugne per
qualsiasi uso
Usare sempre stracci puliti rinnovandoli
spesso
Si devono eliminare i cestini aperti
usando
cestini chiusi e comunque non
vuotare il sacchetto, ma sostituirlo.
GLI ISOLAMENTI
GLI ISOLAMENTI
Tutti i pazienti devono essere
considerati potenzialmente affetti
da patologia trasmissibile, pertanto
occorre attuare sempre e per ogni
paziente le
PRECAUZIONI STANDARD
Esistono poi delle
PRECAUZIONI AGGIUNTIVE
che vanno attuate per i pazienti affetti da
malattie trasmissibili attraverso:
- Via aerea
- Droplets o Goccioline
- Contatto
PRECAUZIONI STANDARD
si applicano a tutti i pazienti
indipendentemente dal fatto che ci sia
diagnosi o sospetto di infezione
UTILIZZO DEI D.P.I.
GUANTI → ▪ in caso di contatto con materiali biologici
▪ in caso di contatto con mucose e cute non integra
▪ in caso di accesso vascolare
(es. prelievi, posizionamento e manutenzione cannule)
I guanti vanno sostituiti nel corso di manovre differenti sullo
stesso paziente (es. igiene – medicazione)
I guanti vanno tolti prima di toccare materiale non
contaminato
Mascherina
Occhiali
Schermi
facciali
Camice
protettivo
Da utilizzare
durante procedure
che generano
schizzi o spruzzi di
materiale biologico
PRECAUZIONI AGGIUNTIVE
ISOLAMENTO PER PATOLOGIE TRASMISSIONE VIA AEREA
da adottare in aggiunta alle PRECAUZIONI STANDARD nei confronti di
pazienti con sospetta o nota patologia a trasmissione aerea (es. TBC, morbillo,
varicella, etc.)
• Paziente ricoverato in camera singola nella quale
devono essere garantiti almeno 6 ricambi d’aria/ora
• La porta della stanza deve rimanere chiusa
• Occorrente per il lavaggio antisettico delle mani
• Limitare le visite
• Limitare il trasporto del p.te (se necessario far
indossare la mascherina)
• In caso di trasporto informare il personale del
Reparto/Servizio dell’isolamento in atto
ISOLAMENTO VIA AEREA
UTILIZZO DPI
GUANTI
OCCHIALI SCHERMI FACCIALI
CAMICE PROTETTIVO
COME
PRECAUZIONI
STANDARD
PROTEZIONE RESPIRATORIA
TBC POLM.ATTIVA= indossare il respiratore facciale FFP3
MORBILLO, VARICELLA= non necessaria per il personale
immune
il personale non immune deve
indossare respiratore facciale
PRECAUZIONI AGGIUNTIVE
Isolamento per patologie a trasmissione
attraverso
DROPLETS
(GOCCIOLINE)
da adottare in aggiunta alle PRECAUZIONI
STANDARD nei confronti di pazienti con
sospetta o nota patologia a trasmissione
attraverso goccioline o droplets (es. meningite,
pertosse, difterite, etc.)
GOCCIOLINE
• Il paziente deve essere ricoverato in camera singola
Se questo non è possibile:
- mettere il p.te in fondo alla stanza, verso la finestra,
isolandolo con un paravento
- mantenere almeno 1 metro tra il p.te isolato e gli
altri p.ti o visitatori
- La porta della stanza può rimanere aperta
• Occorrente per il lavaggio antisettico delle mani
• Limitare il trasporto del p.te (se necessario far
indossare la mascherina)
• In caso di trasporto informare il personale del
Reparto/Servizio dell’isolamento in atto
GOCCIOLINE
UTILIZZO DPI
GUANTI
OCCHIALI, SCHERMI FACCIALI
CAMICE PROTETTIVO
COME
PRECAUZIONI
STANDARD
PROTEZIONE RESPIRATORIA
- Indossare la mascherina chirurgica per procedure
effettuate a meno di 1 metro dal p.te
- Indossare filtranti facciali durante le manovre a
rischio di schizzi o spruzzi di materiale organico o uso
di broncoscopi, gastroscopi, etc.
PRECAUZIONI AGGIUNTIVE
Isolamento per patologie a trasmissione
attraverso
il
CONTATTO
da adottare in aggiunta alle PRECAUZIONI
STANDARD nei confronti di pazienti con sospetta
o nota patologia a trasmissione attraverso il
contatto diretto con il p.te o il contatto indiretto
con
superfici
contaminate
(es. infezioni da Clostridium difficilis, da MRSA,
VRE, malattie gastroenteriche, scabbia, etc)
CONTATTO
UTILIZZO DPI
MASCHERINA
GUANTI
OCCHIALI,
SCHERMI FACCIALI
COME
PRECAUZIONI
STANDARD
CAMICE PROTETTIVO: utilizzare camice monouso
impermeabile non sterile
CONTATTO
- Ricovero in camera singola
- Se questo non è possibile:
• mettere il p.te in fondo alla stanza, verso la finestra
isolandolo con un paravento
• mantenere almeno 1 metro tra il p.te isolato e gli altri
p.ti o visitatori
- La porta può restare aperta
- Non sono necessari sistemi di ventilazione particolari
- Occorrente per il lavaggio antisettico delle mani
padelle e/o pappagalli: devono essere personalizzati,
dopo l’uso devono essere trattati con lavapadelle a
disinfezione
termica. In caso di lavapadelle a
disinfezione termica non funzionante lavare i presidi ed
immergerli in soluzione disinfettante di ipoclorito di
sodio ad una concentrazione di 1000ppm.
servizi igienici: devono essere dedicati e devono essere
lavati e disinfettati almeno 4 volte al giorno. La
disinfezione va effettuata con una soluzione di
ipoclorito di sodio ad una concentrazione di 1000 ppm.
posate, piatti, bicchieri: devono essere monouso e una
volta utilizzati vanno smaltiti nel contenitore per rifiuti
sanitari pericolosi a rischio infettivo posto all’interno
della stanza.
- Il trasporto del paziente non richiede particolari
attenzioni
- In caso di trasporto informare il personale del
reparto/servizio dell’isolamento in atto
- Non utilizzare centrini o copri-comodini o copritavoli per permettere pulizia delle superfici piane
- Le operazioni di pulizia ordinaria e straordinaria
dei locali ospitanti pazienti in isolamento e dei
bagni utilizzati, devono essere svolte per ultime
rispetto agli altri locali.
RACCOMANDAZIONI
Gli operatori sanitari sono tenuti ad
informare i visitatori esterni, e comunque tutti
coloro che non fanno parte dell’équipe
medico-infermieristica (compresi i consulenti
di altri reparti, il personale delle imprese di
pulizia,
il
personale
del
servizio
di
manutenzione, etc.), delle precauzioni da
adottare a seconda del tipo di isolamento
attuato e che vengano utilizzati i DPI previsti
per il tipo di isolamento attuato.
LA STERILIZZAZIONE
DISINFEZIONE:
Distruzione di tutti i microrganismi patogeni
escluse le spore e parte dei saprofiti
STERILIZZAZIONE:
Distruzione dei m.o. patogeni e non,
comprese le spore
PULIZIA - DETERSIONE:
Rimozione dello sporco con azione
meccanica con o senza detergenti
Classificazione
dei presidi sanitari
• PRESIDI NON-CRITICI
• Cute integra
• Disinfezione medio o basso livello
• PRESIDI SEMI-CRITICI
• Mucose
• Disinfezione alto livello/sterilizzazione
• PRESIDI CRITICI
• Distretti sterili (sangue)
• Sterilizzazione
LA STERILIZZAZIONE
La
sterilizzazione
occupa,
insieme al lavaggio delle mani, i
primi posti nel controllo delle
infezioni ospedaliere.
L’aumento
di
tecnologia
sofisticata e di pratiche invasive
sul paziente, ha posto la
sicurezza di tali operazioni in
primo piano.
Gli strumenti utilizzati in tali
pratiche
possono,
se
non
opportunamente
trattati
diventare veicolo d’infezione.
LA STERILIZZAZIONE
STERILITA’
E’ il raggiungimento di una
definitiva
condizione
di
sicurezza
nella
quale
la
sopravvivenza di forme viventi
(microrganismi) sia altamente
improbabile.
Viene considerata sterile una
partita di strumenti nella
quale la probabilità di trovare
un
microrganismo
sopravvissuto è pari a 10-6.
LA STERILIZZAZIONE
La sterilità,intesa come la distruzione dei
microrganismi i forma vegetativa e di
spora, non deve essere considerata come
attuata
e
conclusa
nel
processo
chimico/fisico di sterilizzazione ma come
risultato di una serie di procedure
collegate ad una metodologia ben
definita.
LA STERILIZZAZIONE
Nel processo di sterilizzazione devono,
essere comprese tutte quelle operazioni
che sono preliminari e conseguenti al
trattamento stesso. Tali procedure sono
da definire (protocolli operativi) e
assolutamente da rispettare per non
compromettere l’incolumità del paziente
e la salute dell’operatore
PRINCIP
I
AGENTE
STERILIZZANTE
FISICO
CALORE
FISICO
CHIMICO
CHIMICO
MACCHINA
VALORE
NEGATIVITA’
POSITIVITA’
AUTOCLAVE
ECCELLENT
E
Non possono
essere sterilizzati
i materiali
termolabili
Basso costo, è il più
diffuso e si può
adottare in tutte le
strutture sanitarie
RADIAZIONI
(Beta,
Gamma, ….)
ACCELERATORI
LINEARI
BUONO
E’ disponibile solo
a livello
industriale
Economica
ACIDO
PERACETICO
“STERIS”
BUONO
Alti costi, non
permette il
confezionamento
Sterilizza strumenti
termolabili
PEROSSIDO
DI IDROGENO
(Gas plasma)
“STERRAD”
BUONO
Alti costi, non
tutto il materiale è
compatibile
Permette il
confezionamento
OSSIDO DI
ETILENE
AUTOCLAVI
BUONO
Tempi lunghi di
ricevimento del
materiale
Permette il
confezionamento
Sterilizza strumenti
termolabili
GLUTARALDEIDE
Macchine
a circuito chiuso
SCARSO
Non garantisce
una perfetta
sterilizzazione, è
tossico
Bassi costi
LA PREPARAZIONE DEL MATERIALE DA
STERILIZZARE
- DECONTAMINAZIONE
- DETERSIONE
- RISCIACQUO
- ASCIUGATURA
- CONTROLLO E MANUTENZIONE
- CONFEZIONAMENTO
- IDENTIFICAZIONE DELLE CONFEZIONI
DECONTAMINAZIONE
La normativa vigente (DPR 28/11/1990)
prescrive che i presidi riutilizzabili debbono,
dopo l’uso,
essere immediatamente immersi in una soluzione
disinfettante, di sicura efficacia contro il virus
dell’HIV, per almeno 20 minuti.
Questo serve come protezione del lavoratore
prima che effettui del operazioni sul materiale
(pulizia).
Questa procedura è detta decontaminazione
DETERSIONE
La detersione è un requisito
essenziale per la sterilizzazione
Se uno strumento non è pulito non
si può in alcun modo ottenere la
sua sterilità
DETERSIONE
Le procedure per il lavaggio dello
strumentario sono due:
- lavaggio manuale
- lavaggio automatico
LAVAGGIO MANUALE
Il personale addetto a tale operazione deve
essere addestrato ed idoneo alla mansione e
deve:
• indossare robusti guanti di protezione
• fare molta attenzione agli strumenti appuntiti e
taglienti
• rispettare il tempo di immersione della
decontaminazione
• spazzolare il meno possibile
•Sciacquare
• asciugare bene tutto il materiale
• verificare l’efficienza dello strumento
•Lubrificare se necessario con apposito prodotto
LAVAGGIO AUTOMATICO
Le macchine lavatrici automatiche e gli
apparecchi ad ultrasuoni garantiscono una
adeguata pulizia del materiale, senza che il
personale venga a contatto con i presidi da pulire.
Le
macchine
lavatrici
provvedono
automaticamente a tutte le fasi del programma
impostato.
Le macchine ad ultrasuoni
provvedono alla pulizia in
zone difficili oppure in
strumenti piccoli e delicati
Il lavaggio automatico è
da preferire al lavaggio
manuale poiché oltre alla
maggiore pulizia
effettuata dalla macchina
(ciclo a caldo, appositi
prodotti, ecc.) vi è un
minor rischio per il
personale addetto alla
procedura.
CONFEZIONAMENTO
Ha lo scopo:
• Conservare la sterilità
• Permettere la penetrazione ed il
contatto con gli strumenti dell’agente
sterilizzante
• Ridurre il rischio di contaminazione al
momento dell’apertura
CONFEZIONAMENTO
Il confezionamento deve essere adeguato a:
•TIPO DI MATERIALE
l’articolo che sarà sottoposto al trattamento deve essere
resistente all’agente sterilizzante(calore, radiazioni, gas,
ecc.)
• TIPO DI STERILIZZAZIONE
la confezione deve permettere la penetrazione dell’agente
sterilizzante e nello stesso tempo essere impermeabile
all’aria.
• UTILIZZO
L’estrazione del presidio dalla confezione deve essere
comoda, sicura e non permettere la contaminazione del
contenuto
CONFEZIONAMENTO
• MANTENIMENTO DELLA STERILITA’
Il prodotto sterilizzato deve mantenersi tale per il tempo
previsto per la confezione
• COSTO
La sterilizzazione del prodotto ed il suo confezionamento
devono essere economicamente convenienti
CONFEZIONAMENTO
Le confezioni devono avere alcune caratteristiche
• PESO: i pacchi di teleria non devono superare i 5 Kg,
mentre per lo strumentario non devono essere superati i 7
Kg
• DIMENSIONI: non devono essere superate le misure di 1
unità di sterilizzazione per ogni confezione (30 x 30 x 60)
All’interno delle buste tubolari, piatte o a soffietto, il
contenuto non deve superare i ¾ della confezione
• PROTEZIONI: aghi ed eventuali taglienti vanno protetti
con supporti adeguati e resistenti al calore, in modo che
non possano ferire chi le manipola e/o lacerare la
confezione
CONFEZIONAMENTO
• ALLESTIMENTO:
all’interno
della
confezione il materiale deve essere
preparato in maniera logica in modo che
faciliti
l’estrazione
senza
essere
contaminato
CONFEZIONAMENTO
• POSIZIONAMENTO: per quanto possibile
occorre conservare la forma originale del presidio
o quanto meno la sua forma di utilizzo, poiché il
calore tende a modificarla. Recipienti, tubi e simili
devono essere disposti con l’apertura verso il
basso onde evitare la raccolta di acqua di
condensa o che si formino bolle d’aria che
potrebbero lacerare la busta
• IDENTIFICAZIONE: vi deve essere un indicatore
di processo ben visibile. La busta deve riportare
la data di sterilizzazione e la data di scadenza
CONFEZIONAMENTO
Per il confezionamento del materiale
possono essere utilizzati:
• buste
e/o
rotoli
in
accoppiato
carta/polipropilene
• carta medical o surgical grade liscia o
crespata
• containers con filtri
CONFEZIONAMENTO
• CONFEZIONAMENTO CON ROTOLI
E/O BUSTE IN ACCOPPIATO
CARTA/POLIPROPILENE
• Viene utilizzato per materiale di piccolo
ingombro (singoli strumenti, piccoli set
chirurgici o per medicazione, garze, ecc.)
CONFEZIONAMENTO
CONFEZIONAMENTO CON FOGLI IN
CARTA (MEDICAL O SURGICAL GRADE
LICIA O CRESPATA), FOGLI IN TNT O
POLIPROPILENE
Questo confezionamento è indicato per
la sterilizzazione di set di biancheria e
strumentario, mentre non è idoneo per
dispositivi di piccole dimensioni o di
materiali disomogenei tra loro e/o privi
di supporto.
CONFEZIONAMENTO
CONFEZIONAMENTO CON CONTAINERS CON
FILTRI
I containers con filtri sono indicati per il
confezionamento di set per interventi chirurgici da
utilizzare in un’unica prestazione.
I filtri possono essere di carta
(monouso quindi sostituiti
ogni volta) o di tessuto
(multiuso, devono essere
controllati e sostituiti
quando deteriorati o
comunque, ogni 50 cicli).
CONFEZIONAMENTO
Nei reparti si confeziona il materiale
utilizzando rotoli e/o buste in accoppiato
carta/polipropilene di varie misure
DURATA DEL CONFEZIONAMENTO
BUSTA SEMPLICE
30 GIORNI
BUSTA DOPPIA
60 GIORNI
IDENTIFICAZIONE DELLE CONFEZIONI
E’ necessario che sulle confezioni vengano
sempre riportati i seguenti dati:
• Reparto di provenienza
• Data di sterilizzazione
• Data di scadenza
Per scrivere questi dati sulle confezioni non si
devono utilizzare penne appuntite che
potrebbero danneggiare la confezione.
Si raccomanda di scrivere i dati lungo il
bordo, oltre la saldatura della buste.
CARICAMENTO DELL’AUTOCLAVE
Una volta che il materiale da sterilizzare è stato
confezionato, inizia la fase di sterilizzazione
vera e propria.
Il primo momento importante è il caricamento
dell’autoclave.
Il caricamento all’interno dell’autoclave deve
essere fatto in modo che il materiale risulti
uniformemente distribuito, così da permettere
al vapore di circolare liberamente e di
penetrare in ogni confezione contenuta
all’interno della camera di sterilizzazione.
Il materiale non deve toccare le pareti e la
porta della camera.
CARICAMENTO DELL’AUTOCLAVE
La capacità della camera di sterilizzazione non è infinita e
deve essere gestita in modo opportuno. Il principio
generale è di far passare l’agente sterilizzante (vapore) in
ogni superficie, angolo e confezionamento.
Le disposizioni generali sono:
• occorre che ci sia
uno spazio tra una
confezione e l’altra,
non devono essere
pigiate tra loro
• tra le confezioni
ci deve passare
comodamente una
mano
CARICAMENTO
DELL’AUTOCLAVE
•le
pareti
della
camera
di
sterilizzazione devono essere libere
per la circolazione del vapore
• utilizzare ceste
caricamento
d’acciaio
per
il
STOCCAGGIO DEL MATERIALE
• Le scorte di materiale sterile devono essere
stoccate in un locale idoneo, non polveroso
ed asciutto, non accessibile al transito
comune, possibilmente in armadi chiusi,
altrimenti in scaffalature disposte a 20/25
cm da terra ed a 40/50 cm dal soffitto.
• Il locale adibito allo stoccaggio deve
garantire un buon isolamento dall’umidità,
dagli insetti ed una buona pulizia.
• Le superfici devono essere lisce e senza
crepe, lavabili e disinfettabili.
• Le scorte dovranno essere adeguate al
fabbisogno, per ragioni sia di ordine igienico
che economico.
STOCCAGGIO DEL MATERIALE
• Le confezioni devono essere maneggiate il
meno possibile; quelle lacerate, danneggiate,
aperte o cadute a terra devono essere
considerate non sterili e pertanto il materiale
deve essere sottoposto nuovamente a tutte le
fasi
di
preparazione
(lavaggio,
confezionamento, ecc.) e risterilizzato.
• Le riserve di materiale devono essere
controllate periodicamente per valutarne
l’usura e la scadenza.
• Il controllo deve avvenire settimanalmente e
deve essere registrato su un’apposita scheda,
segnalando la data e la firma dell’operatore.
Tale scheda, che deve essere posta nelle
vicinanze del luogo di deposito, va conservata
per un anno.
CONTROLLI DI STERILITA’
CONTROLLI FISICI
• Verifica parametri con strumenti di misurazione
(termometro, manometri, spie luminose, registratore)
I più importanti tra i controlli sono (UNI EN 285):
• Vuoto test che verifica la perfetta tenuta della camera
di sterilizzazione ,
• il test di Bowie e Dick per la verifica della rimozione
dell’aria e della penetrazione del vapore.
• la prova di umidità residua per verificare la
formazione eccessiva di umidità nel materiale e quindi
non sicurezza di avvenuta sterilizzazione.
CONTROLLI DI STERILITA’
CONTROLLI CHIMICI
• Impiego di sostanze (inchiostri , cere)
che, applicate su supporto di carta,
reagiscono a stimoli fisici (calore,
pressione, umidità), modificandone il
colore e/o la consistenza.
CONTROLLI DI STERILITA’
CONTROLLI BIOLOGICI
• Valutano la capacità dell’autoclave di
inattivare i microrganismi presenti nelle
confezioni (normativa UNI EN 285)
• Si utilizzano spore altamente resistenti
al calore, la cui mancata sopravvivenza
è indice che il processo di
sterilizzazione è avvenuto
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