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I CERCHI IN ARTE
I CERCHI IN ARTE “L’attenzione che avete tanto cortesemente dedicato alle mie fantasie dimostra, per lo meno me lo auguro, che la scienza e l’arte talvolta possono incontrarsi, come due pezzi di quel puzzle che è la vita umana, e che può stabilirsi un contatto attraverso la frontiera che separa i nostri rispettivi campi d’indagine” M.C.Escher Il cerchio è sempre stato simbolo di perfezione e armonia poiché privo di angoli, spigoli e rotture. Il cerchio inoltre rappresenta la dimensione spirituale; infatti nella sua opposizione al quadrato, il cerchio incarna il cielo in rapporto con la terra, a tutto ciò che è materiale. Già nell’antichità il movimento circolare fu definito da Aristotele il movimento perfetto, infinito, divino e immutabile (e per questa caratterizzava i moti del mondo sopralunare); questa caratteristica ha permesso di associare al cerchio il concetto di tempo, pensato a sua volta come una successione continua e invariabile di istanti tutti identici gli uni agli altri. Il cerchio rappresenta inoltre il ciclo della vita perché non ha né inizio né fine. Per questo molte culture hanno usato il cerchio per raffigurare il cielo, l’universo e la vita stessa. La ruota della vita per i buddisti La ruota della vita fu realizzata per visualizzare meglio il pensiero di Maudgalyayana, uno dei primi discepoli del Buddha: per questo motivo si trova dipinto alla sinistra di tutti i monasteri tibetani, per aiutare l’uomo a riflettere sul senso della vita. Nella parte centrale sono raffigurati 3 animali, simboli delle tre maggiori debolezze umane incarnate in animali, cioè l’avidità (il gallo), l’aggressività (il serpente) e l’ignoranza (il maiale). Il centro è circondato da due semicerchi che rappresentano i Sentieri; questi simboleggiano le differenti direzioni tra le quali si può scegliere nella vita: il Sentiero Bianco si muove verso l'alto, verso rinascite che porteranno a una vita migliore; il Sentiero Oscuro si muove verso il basso, verso rinascite che porteranno a vite peggiori. La prima moneta del Regno Unito d’Italia In tutto il mondo e per tutti i popoli la moneta ha sempre avuto una forma circolare. Lo scudo in argento da 5 lire battuto a Firenze nel marzo del 1861 è la prima moneta commemorativa del Regno d’Italia, ovvero la prima nella serie delle coniazioni del Regno che nella leggenda del diritto celebra Vittorio Emanuele II come “Re d’Italia”; infatti il Parlamento italiano riunito aveva solennemente conferito a Vittorio Emanuele il titolo di “Re d’Italia”, che andava a sostituirsi a quello di “Re di Sardegna”. Stonehenge Sin dall’antichità, il tema circolare ricorre in molte altre forme d’arte come l’architettura. Il complesso megalitico di Stonehenge è stato costruito nella pianura di Salisbury, in Gran Bretagna, all'incirca nel 3100 A.C . Il nome Stonehenge deriva da stone, pietra ed henge, sospeso, riferito agli architravi. La costruzione è formata da grosse pietre dette menhir e dolmen disposte in un’area circolare con diametro di 33 m, al cui centro c’è una pietra piatta lunga circa 5 metri che è stata chiamata “pietra di altare” per la sua forma e per la posizione centrale. A causa di miti e leggende popolari si riteneva che il luogo fosse un ritrovo per i druidi, ma l’ipotesi è molto improbabile, poiché i Celti, che avevano i druidi come casta sacerdotale, si diffusero solo nel 300 a.C. La funzione della struttura è poco chiara, anche se si ipotizza che potesse essere un tempio dedicato al sole. Infatti nel solstizio d’inverno, il 21 dicembre, e in quello d’estate, 21 giugno, i primi raggi dell’alba si posavano proprio sulla pietra centrale della costruzione. Inoltre, nella parte esterna della costruzione ci sono 56 buche che secondo alcuni corrisponderebbero agli anni che ci sono tra un’eclissi di luna e la successiva. Molti i pittori che utilizzano il cerchio nelle loro opere Mercurio passa davanti al sole, Giacomo Balla (1914) L’opera è un dipinto di Giacomo Balla, famoso pittore nato nel 1871 ed esponente del Futurismo italiano. Con quest’ opera il pittore rappresenta un fatto realmente accaduto, il 7 novembre 1914, ovvero il passaggio di Mercurio davanti al Sole. L’autore, appassionato di astronomia, osservò il raro fenomeno (avviene poche volte in un secolo), probabilmente utilizzando un telescopio con lenti offuscate, e ne trasse un quadro dove la massa più grande è quella del Sole in giallo che è attraversata dal pianeta Mercurio, con un taglio diagonale, raggi di luce bianca, segmenti del cielo azzurro ed effetti ottici verdi e neri. Il pittore cerca di rappresentare i soggetti con tecnica aurea e con linee circolari; questo trasmette un’idea di movimento come se il dipinto fosse visto dall’osservatore che si sposta guardando fuori e dentro a un cannocchiale Notte stellata, Vincent Van Gogh(1889) Questo dipinto, realizzato nel 1889, è sicuramente l’opera più rappresentativa delle diverse atmosfere notturne dipinte da Vincent Van Gogh, pittore olandese impressionista. L’opera è conservata nel Museum of Modern Art a New York. Van Gogh fa esplicito riferimento all’opera in una delle sue lettere risalente al 2 giugno anche se molti critici, dall’analisi delle luminosità della Luna e di Venere rappresentate nel quadro, ritengono che l’opera sia stata realizzata poco prima dell’alba del 19 giugno 1889. . Nell’opera l’autore cerca di rappresentare quella angosciosa vita che egli attribuisce alla notte; una notte che è schiarita da bagliori luminosi che tratteggiano le geometrie dell’universo. I tratti che compongono l’opera sono caratterizzati da segni circolari che richiamano oggetti sferici e tondeggianti: le colline azzurre nella notte sono trattate con linee ondulate e parallele, e il cielo con stelle a forma di spirale, che sembrano essere trascinate in una corrente densa dello spazio, quasi a rappresentare una ribellione degli elementi della natura. Nel dipinto si vede in primo piano la parte più alta della chioma di un cipresso,qui le linee del colore seguono quelle che delimitano la figura e ciò crea un effetto come se il vento stesse scuotendo la chioma dell’albero. Sullo sfondo delle colline che si abbassano mano a mano che lo sguardo dell’osservatore si sposta da destra a sinistra. Ai piedi delle colline si nota una piccola città con una chiesa e un alto campanile,in queste figure le linee di colore sono date in maniera mollto più uniforme,ma vengono usati sempre colori scuri tipici della notte come il blu e il verde. Su alcune case si notano delle macchie gialle che sono le luci provenienti dalle finestre. Quadrati con cerchi concentrici, Wassialy Kandiskij (1913) Questo quadro di Kandiskij è conservato nel Lenbachhaus di Monaco. Il titolo originale del dipinto era “Farbstudie” (studi di colore). Il quadro è composto da 12 quadrati con all’interno dei cerchi concentrici colorati, tra cui molti di essi rossi, arancioni e gialli. È stato dipinto nel 1913 nel momento in cui Kandinsky stava riflettendo sul modo in cui i colori interagiscono fra loro e esternano il loro “suono interiore”. Secondo Kandiskij ogni colore ha un effetto “fisico” che corrisponde a ciò che con la vista percepiamo, ovvero ad esempio che il colore che vediamo e un altro effetto “psichico” che è dato da una vibrazione dell’anima davanti al colore. Ad esempio il colore rosso può scatenare una reazione fisica perché il nostro occhio percepisce il colore, ma anche una reazione psichica che nel caso del rosso ci fa percepire, grazie al suono interiore del colore, l’idea del dolore. Il pittore russo considerava il cerchio una forma modesta ma capace di affermarsi con prepotenza, stabile ma contemporaneamente instabile, silenziosa e sonora al tempo stesso. L’artista trova nel cerchio maggiori possibilità di esprimere le sue emozioni interiori. Sono state fatte molte riproduzioni del dipinto di Kandisky che stranamente sono molto più grandi dell’originale, che misura solo 20x30cm. Diversi cerchi, Wassialy Kandiskij (1926) L’opera è un dipinto ad olio su tela realizzato da Kandinsky nel 1926. La tela a sfondo nero possiede delle sfumature di grigio che circondano alcuni cerchi che sembrano fluttuare nel vuoto e che ricordano moltissimo i pianeti che orbitano nell'universo secondo le leggi della reciproca attrazione gravitazionale. Alcuni di essi sono più isolati rispetto ad altri che invece formano degli agglomerati consistenti. Il cerchio blu predomina sugli altri per grandezza e poiché si sovrappone su un cerchio bianco sfumato nei contorni richiama le eclissi lunari. Il cerchio nero interno a quello blu si può notare anche se in forma molto più piccola, in altri cerchi di diversi colori e dimensioni che costellano l'intera opera. I colori sono come trasparenti e perfette sono le sfumature dovute al sovrapporsi dei cerchi e dei loro colori. Infatti alcuni cerchi si sovrappongono e si eclissano a vicenda, senza però oscurarsi reciprocamente del tutto. Forme circolari, Robert Delaunay (1912) Robert Delaunay fu un pittore francese che si interessò gradualmente a diverse correnti pittoriche, come il post-impressionismo, il cubismo e il futurismo. Delaunay viene inoltre ricordato come il fondatore del cubismo orfico, ossia lo studio della scomposizione degli oggetti nello spazio e la corrispondenza tra i diversi colori. L’artista in quest’opera del 1912, riuscì a sezionare le forme circolari attraverso un accurato studio del disco simultaneo del colore. Dischi solari, Robert Delaunay (1914) Il quadro è un dipinto di Robert Delaunay che risale al 1914. Nell’angolo a destra dell’opera si vede un aeroplano dedicato a Louis Bleriot, genio in materia di aeroplani in contrapposizione con i fratelli Wright, i reali inventori dell’aeroplano. Poco più in giù si può riconoscere la torre Eiffel che, simbolo della sua patria, è dipinta in bianco, rosso e blu ovvero i colori della bandiera francese che dominano insieme ai loro complementari: nero, verde, giallo e arancio. A sinistra, in primo piano c’è un elica che se si fa ruotare su se stessa produce un’ellissi, che riprende il tema circolare di tutta quest’opera. I grandi e piccoli centri concentrici colorati vengono chiamati dall’autore “dischi solari” perché riprendono e amplificano la luce del sole. Le faux miroir, Renè Magritte (1929) L’autore di quest’opera è Renè Magritte, nato a Lessines in Belgio nel 1898; fu uno dei principali esponenti del surrealismo. In questo dipinto, Magritte vuole rappresentare l’occhio come un sistema di specchi; l’immagine inviata al cervello è ciò che viene riflesso sulla retina. Nello spazio normalmente occupato dall’iride l’autore disegna invece un cielo azzurro ricco di nuvole che non rispecchia una realtà esterna ma un mondo tutto interiore il quale viene inquinato dalla pupilla nera che rompe una situazione armoniosa e solare realizzata dal sole. Inoltre l’artista surrealista libera la propria fantasia tralasciando regole o canoni tradizionali e provando a raffigurare la parte più profonda dell’uomo, i sogni. Litografie circolari , M.C.Escher (1956-1970) Tra il 1956 e il 1970 le opere di Escher sono focalizzate sull’idea dell’infinito. Tra le opere più belle di questo periodo ricordiamo il Limite del cerchio III e Angeli e diavoli che sono una rappresentazione di uno spazio iperbolico, il cui modello è dovuto al matematico francese Poincarè. In tale geometria il piano è rappresentato dalla regione interna ad una circonferenza (chiamata circonferenza limite o orizzonte) e in esso non vale il V assioma euclideo delle parallele: esistono cioè più rette parallele ad una retta data condotte da un punto esterno alla retta stessa. Nella geometria euclidea due segmenti sono uguali (o congruenti) se uno può essere sovrapposto all'altro; tale relazione coinvolge un movimento rigido del piano, che mantiene le distanze invariate (isometria); ma nel modello di Poincaré la lunghezza di un segmento AB è definita in modo diverso: AU ( ABU ) AU BV d ( AB ) ln( ABUV ) ln ln BU ln AV ( ABV ) BU AV BV dove U e V sono gli estremi dell’arco AB (come in figura) e AU, AV, BU, BV sono le ordinarie lunghezze euclidee dei corrispondenti archi. Usando la definizione di lunghezza appena data la congruenza tra due segmenti non è più la stessa della geometria euclidea; due segmenti che sono congruenti dal punto di vista euclideo non lo sono più dal punto di vista iperbolico e viceversa (nella figura a destra sono rappresentati cerchi isometrici nel piano di Poincarè). Se si misura la grandezza dei pesci o degli angeli, più ci si avvicinano al bordo, più sembrano diventare piccoli, ma solo se ragioniamo con la metrica euclidea; se utilizziamo la metrica iperbolica sono invece di ugual dimensione. Perciò ci poniamo al centro del disegno e supponiamo di voler camminare fino al bordo di esso, mentre camminiamo ci restringeremmo sempre più come accade ai pesci raffigurati nell’opera. Per raggiungere il bordo quindi dovremmo percorrere una distanza che ci sembrerà infinita. Riprende il tema circolare anche l’ultima frontiera in campo artistico. I cerchi nel grano sono aree di campi di cereali, o di coltivazioni simili, in cui le piante appaiono appiattite in modo uniforme, formando così varie figure geometriche ben visibili dall'alto. A seguito del numero crescente di apparizioni di queste figure a partire dagli inizi del 1980, il fenomeno dei cerchi è diventato oggetto d'indagine per capire chi sia il responsabile di queste figure. Si sa con certezza che molti cerchi, compresi quelli più difficili, sono fatti dall'uomo come ad esempio quelli realizzati da Doug Bower e Dave Chorley Non esiste alcuna prova che metta in dubbio l'origine umana di tutti i cerchi nel grano, anche se varie ipotesi, totalmente prive di riscontri ed evidenze scientifiche, sono state avanzate per cercare di spiegare in modo alternativo la creazione di tali figure e una delle ipotesi più accreditate è quella che descrive il fenomeno come effetto del passaggio di esseri extraterrestri.