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ARTE ETRUSCA

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ARTE ETRUSCA
ARTE ETRUSCA
900-750 A.C. Circa - Sviluppo di villaggi Etruschi nell'area dell'odierna Toscana.
750-600 A.C. - Le colonie Greche, loro principali partner commerciali, esercitano forte influenza nello
sviluppo delle nuove urbanizzazioni Etrusche.
616 A.C. -
Tarquinio Prisco diventa il primo Etrusco a comandare su Roma
550 A.C. -
Fondazione di alcune città nella pianura Padana e espansione verso la Campania.
535 A.C. -
Il controllo della Corsica segna il punto più elevato dell'espansione Etrusca.
509 A.C. -
La caduta della dinastia Tarquinia in Roma segna l'inizio del declino della civiltà Etrusca.
396 A.C. -
Il Sacco di Veio, dopo un assedio decennale, sancisce la fine della
lunga guerra con Roma. Alcune Lucumonie restano indipendenti.
265 A.C. -
Capitolazione di Velzna (Orvieto), ultima città etrusca ad arrendersi allo
romano.
90 A.C. -
Dopo secoli di declino, gli Etruschi diventano cittadini romani a tutti gli effetti.
strapotere
ARTE ETRUSCA
Gli Etruschi sono un popolo dell’Italia antica
affermatosi, in un'area denominata Etruria
corrispondente alla Toscana, all’Umbria fino al
fiume Tevere e al Lazio settentrionale, con
propaggini in Campania e verso la zona padana
dell’Emilia Romagna, a partire dall’VIII secolo
a.C.
Nella loro lingua si chiamavano Rasena o
Rasne, entrambi col significato di "Tirreni" e
poi "Etruschi", abitanti dell' Etruria.
La civiltà etrusca, discendente della cultura
villanoviana, fiorì a partire dal X secolo a.C., e
fu definitivamente inglobata nella civiltà
romana entro la fine del primo secolo avanti
Cristo, alla fine di un lungo processo di
conquista e assimilazione culturale che ebbe
inizio con la data tradizionale della conquista di
Veio da parte dei romani, nel 396 a.C.
Tyrsenoi per i Greci, Tusci per i Romani, gli Etruschi
si riferivano a loro stessi con il nome di Rasna o
Rasenna. La loro civiltà fiorì tra l‘VIII e il I secolo
a.C. nell'Italia centrale in una zona delimitata a sud
e a est dal Tevere, a nord dalla Pianura Padana, a
ovest dal mare Tirreno, pur estendendosi con
alcune propaggini discontinue in Campania, Emilia
Romagna e Lombardia.
Gli Etruschi non furono mai organizzati in uno
stato unitario ma in città stato indipendenti legate
da accordi strategici e militari in federazioni che si
radunavano generalmente presso un santuario,
similmente ai popoli latini.
Culturalmente la civiltà etrusca fu una delle più
avanzate del Mediterraneo ed economicamente
floride: abili navigatori e mercanti , sapienti
costruttori ed ingegneri soprattutto nella
costruzione di cisterne,condotte idriche e ponti,
furono attivi nelle arti sia in pittura che in scultura
ma soprattutto nella ceramica realizzando
imitazioni di vasi greci di altissima fattura, e ancora
furono eccellenti nella metallurgia, nell'oreficeria e
persino nell'impianto di ponti dentali.
ARTE ETRUSCA
ARTE ETRUSCA
Un elemento però distingue gli Etruschi nettamente dagli altri
popoli italici: la lingua, non indoeuropea anche se scritta con
caratteri dell'alfabeto greco. Questa caratteristica unita ad altri
elementi ha fatto si che già nell'antichità si diffondesse la notizia
che gli etruschi erano un popolo di origini orientali, secondo alcuni i
Pelasgi.
In realtà oggi, insieme a molte teorie più o meno verosimili, gli
studiosi tendono a ritenere gli Etruschi una popolazione autoctona
sviluppatasi sotto l'influsso di contatti ripetuti e continuativi con
altri popoli anche orientali.
Per molti gli Etruschi rappresentano ancora oggi un mistero, in
parte anche giustificato. Di essi ci restano migliaia di sepolture e
molti corredi funebri, alcune costruzioni ma nessuna ben
conservata. Dei loro templi e dei loro edifici restano a volte
fondazioni, lacerti di mura, frammenti di decorazione fittile.
Pochissime sono le testimonianze della vita quotidiana e della
storia etrusca, pochissimi testi etruschi, le lamine di Pyrgi, la
mummia di Zagabria, anche a causa della loro scomparsa e
progressiva "romanizzazione" nel I sec a C.
Pianta della tomba della Cornice di Cerveteri
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Le prime manifestazioni d'arte etrusca risalgono al VII secolo a.C. e si realizzano in un arco
di tempo lungo circa seicento anni. Gli Etruschi hanno accolto molti elementi della
tradizione greca, ma li hanno filtrati alle proprie esigenze.
Nel mondo greco l'arte ha subito una notevole evoluzione, mentre nel mondo etrusco i
modelli adottati inizialmente si sono ripetuti per tutto il periodo, mostrando soltanto
alcune modifiche nei particolari delle decorazioni.
La casa, la tomba, il tempio, le mura, si realizzano sempre secondo lo stesso schema; le
soluzioni diverse adottate in rari casi sono dovute a particolari esigenze, quali la
conformazione del terreno, la sua natura geologica, la capacità delle maestranze addette ai
lavori, la necessità di concludere rapidamente i lavori di costruzione, ecc.
L'arte etrusca in ogni sua manifestazione, ha caratteri legati alla vita quotidiana o alle
pratiche magico-rituali del culto religioso ed appare comunque lontana da ogni
idealizzazione.
La gran parte della produzione etrusca conserva un carattere fortemente artigianale e
decorativo e solo raramente raggiunge il livello di un'opera personale, eseguita da un
artista consapevole del proprio ruolo, apprezzato dalla società in cui vive.
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Verso il VII secolo le città ormai formate si completano con grandi mura costruite a blocchi
squadrati di forma rettangolare. Nelle mura si aprono le porte di accesso alle città,
costruite ad arco; esse sono generalmente tre, corrispondenti alle tre vie principali, cui
fanno riscontro tre templi. L'origine dell'arco risale all'architettura orientale, probabilmente
mesopotamica, e giunse in Italia, forse per opera dei Greci.
Una chiara testimonianza del fatto che gli Etruschi credevano nella sopravvivenza del
defunto nell'aldilà sono le tombe considerate come case, dove venivano deposti oggetti
utili o i canopi (vasi funerari) che riproducevano le fattezze del morto.
Tomba Regolini Galassi a Cerveteri
Le tombe etrusche si differenziano a seconda dei luoghi e della natura del terreno: a tholos
con copertura a falsa cupola, o a ipogeo, camera murata o scavata nella roccia tufacea
segnalata all'esterno, soprattutto nei secoli VII e VI a.C., da tumulti di terra leggermente
conici, talora di grandi dimensioni, retti alla base da un anello in muratura.
A partire dal VI secolo a.C. nelle tombe completamente scavate nella roccia come le tombe
di Tarquinia la camera ha soffitto piano o a due spioventi o a cassettoni, talvolta sostenuto
da pilastri o colonne per dargli maggiore solidità.
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LE MURA-LE PORTE- L’ARCO
Le testimonianze dell'arte etrusca si riferiscono quasi esclusivamente ad opere di
carattere funerario. Proprio all'interno delle tombe (realizzate soprattutto in pietra o
scavate nella roccia), infatti sono stati trovati i dipinti parietali, le suppellettili ed i vasi,
che costituiscono, in massima parte, ciò che abbiamo della civiltà etrusca. Per quanto
riguarda l'architettura, di grande interesse sono i resti di mura cittadine: nelle loro
porte viene introdotto un nuovo sistema costruttivo, l'arco, che sarà poi largamente
recuperato dalla civiltà romana.
Mura etrusche del III sec. a.C.
L'arco etrusco di Perugia
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L'arco etrusco
L'arco etrusco, che sarà poi imitato dai Romani,
era costruito senza calce e i massi aderivano
per pressione.
Prima di costruire l'arco veniva realizzata una
struttura in legno che serviva a sostenerlo
finché non era terminato, poi si costruivano
con i blocchi di pietra le due pareti verticali e
l'arco stesso.
Per ultima, al centro dell'arco veniva sistemata
la pietra più importante: la chiave di volta.
Essa impediva alle altre pietre di cadere perché
con il suo peso spingeva l'arco verso il basso.
Bastava togliere la chiave di volta
per far cadere l'arco
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La Etrusca 'Porta dell'Arco'
Elemento caratterizzante l'esposizione del museo di Volterra è l'urna
cineraria tipica di Volterra e del suo territorio: in essa venivano riposti i
resti del defunto dopo il rito della cremazione, quasi esclusivo a
Volterra. Essa ha esteriormente, l'aspetto di un piccolo sarcofago
distinto in due parti essenziali: la cassa che funge da vero e proprio
contenitore delle ceneri, e il coperchio, nella fase più antica (IV sec.
a.C.) semplicemente displuviato (urne semplici a cassetta) poi,
esibente il defunto semisdraiato nel secolo VII sul letto in occasione
del banchetto, momento sociale al quale, in Etruria, partecipavano con grande scandalo dei greci e dei romani- anche le donne di casa.
Si deve agli Etruschi, se concludendo il
processo di aggregazione tra i vari
insediamenti del colle volterrano nel secolo VII
a.C., essi danno vita alla città di Velathri
(Volterra) costruendo nel IV sec. la grande
cinta muraria il cui perimetro, di oltre sette
chilometri, lascia supporre che insieme
all'habitat racchiudesse anche terreni a
pascolo e a coltivazione, capaci di assicurare
alimenti in caso di prolungati assedi.
Infatti, Volterra, divenne una delle dodici
lucomonie che formarono la nazione etrusca,
con un territorio che si estendeva dal fiume
Pesa al mar Tirreno e dall'Arno al bacino del
fiume Cornia; inoltre, nel VI sec., divenne la più
importante base strategica della valle inferiore
dell'Arno sia per la spinta romana dal sud, sia
per l'invasione gallica dal nord.
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Perugia, posizionata tra i territori etruschi e
umbri in posizione dominante sul Tevere che ne
delimitava i confini, nasce da insediamenti
villanoviani (fin dal IX sec. a.C.) riunitisi nel VI sec
a.C. sui Colle Landone e Colle del Sole, separate
da una sella, strutturandosi come città etrusca,
sede di lucumonia e membro della Dodecapoli
Etrusca.
La costruzione delle sue mura in blocchi di
travertino a secco avviene tra il VI e il III sec. A.C.
Del loro perimetro di circa 3km, creato in
simbiosi con i colli, lunghi tratti sono ancora oggi
ben conservati e ben visibili, specie sui versanti
ovest e nord.
La cinta muraria si presentava in pianta a forma
di trifoglio ed era munita da almeno 7 porte di
accesso, di cui 6 sono tuttora esistenti e
riconoscibili nelle loro impostazioni e strutture
originarie etrusche, anche se modificate in parte
dai Romani e nel medioevo.
Verso ovest si apre l’Arco della
Mandorla (Via S. Giacomo), oggi ad
apertura ogivale medievale, ma
con lo stipite e il fianco destro in
conci etruschi che fanno intendere
il taglio a tutto sesto originario.
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L'Arco etrusco di Augusto è una delle sette
porte delle mura etrusche di Perugia. Fu
costruito nella seconda metà del III secolo a.C.
e fu fatto ristrutturare da Augusto nel 40 a.C.
dopo la sua vittoria nella guerra di Perugia.
Rappresenta la più integra e monumentale
delle porte etrusche cittadine e si apre sul
cardo maximus della città, corrispondente
all'attuale via Ulisse Rocchi. L'arco è costituito
da una facciata attraversata da un solo fornice
(cioè da una sola arcata).
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Le rovine di Falerii Novi (cittadina in prossimità
di Roma) di notevole rilevanza storico
architettonica, sono racchiuse da una cinta di
mura, perlopiù di forma trapezoidale, quasi
perfettamente conservata. Le mura, costruite
con giganteschi blocchi quadrati di tufo rosso,
si estendono per 2108 metri di lunghezza, sono
alte circa 17 metri.
Nelle stesse mura si aprivano sette porte
(secondo alcuni nove) affiancate da grandi torri
poste ai lati.
Tra le porte meglio conservate possiamo
osservare la Porta di Giove
La caratteristica della porta di Giove è quella di
essere il primo esempio di architettura etrusca
(arco etrusco) nel territorio falisco dove si può
riconoscere una testa del Dio Giove nella
chiave di volta dell’arco (copia dell’originale
conservata nel Forte Sangallo a Civita
Castellana).
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L’ARCHITETTURA RELIGIOSA
A differenza di quello greco il tempio
etrusco non è la dimora del dio, ma un
luogo consacrato, di culto, preghiera e
di offerta. Spesso il tempio etrusco si è
rivelato un vero giacimento di reperti,
anche preziosi, a dimostrazione del
fatto che vi si praticava la divinazione e
il ringraziamento agli déi per le
preghiere esaudite. Tutte le attività
religiose e magiche erano gestite da una
potente classe di sacerdoti e indovini
(gli arùspici).
L’architettura religiosa etrusca, così
come quella civile, ha lasciato poche
tracce a causa del fatto che i templi
erano costruiti con materiali deperibili.
Le informazioni che abbiamo su di essi
ci provengono dai testi di Vitruvio, che
li classificava sotto un nuovo ordine,
quello tuscanico. La colonna tuscanica,
sempre secondo la definizione
vitruviana, aveva un capitello molto
simile a quella dorica, era rastremata
ma non scanalata e presentava un
basamento.
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Dei templi etruschi possediamo pochi resti (a Veio, Ardea, Marzabotto, Satrico, Pyrgi, Fiesole,
Orvieto), che riguardano in genere i muri di fondazione e le terrecotte architettoniche che
decoravano la copertura.
Per ricostruire la struttura ci si è avvalsi di Modellini fittili, come per esempio, di quello
rinvenuto a Vulci (Viterbo) del 200 a.C. e della descrizione che ne ha lasciato Vitruvio nella sua
opera De Architectura. Era caratterizzato da un ampio sviluppo della parte frontale ed eretto su
un alto basamento in pietra, il podio, che lo proteggeva dall'umidità e gli dava slancio, e a cui si
accedeva attraverso una scalinata posta solo sul lato anteriore. La pianta era generalmente
quasi quadrata e l'interno si componeva di due parti distinte: la pars antica o pronao, con più
file parallele di quattro colonne di tipo tuscanico, rielaborazione della dorica, con base, fusto
liscio, capitello a echino e abaco spesso circolare, molto distanziate tra loro, e la pars postica, o
cella.
La cella occupava tutta la larghezza del tempio e presentava all'interno
tre ambienti, dei quali quello centrale più ampio, dedicati
probabilmente a una triade divina, oppure era costituita da un
unico ambiente, con ai lati due ambulacri coperti (alae).
I tetti di legno erano a doppio spiovente, coperti da coppi e
tegole, sostenuti da travi decorate da lastre di terracotta
policrome impreziosite da bassorilievi. Antefisse qualche volta a
forma di figure mitiche poste al termine delle file di coppi o tegole
trattenevano la copertura del tetto. Acroteri con motivi vegetali o con
Figure, decoravano il frontone, gli spioventi, il colmo.
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Questa, in sintesi, è la descrizione vitruviana
del tempio etrusco: “ E’ caratterizzato da una
pianta di larghezza poco inferiore alla
lunghezza, con la metà anteriore occupata dal
portico colonnato e la metà posteriore
costituita da tre celle, per tre diverse divinità, o
da una sola cella fiancheggiata da due alae o
ambulacri aperti”. Il tempio era accessibile non
tramite un crepidoma perimetrale, ma
attraverso una scalinata frontale. L'area del
tempio è divisa in due zone: una antecedente
o pronao con otto colonne disposte in due file
da quattro, una posteriore costituita da tre
celle uguali e coperte, ognuna dedicata ad una
particolare divinità.
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A differenza dei templi greci ed egizi, che si evolvevano
assieme alla civiltà e alla società, pare che i templi
etruschi siano rimasti sostanzialmente sempre uguali nei
secoli, forse a causa del fatto che nella mentalità etrusca
essi non erano la dimora terrena della divinità, bensì un
luogo in cui recarsi per pregare gli dei (e sperare di essere
ascoltati).
Frequenti erano gli omaggi da portare nei templi,
solitamente consistenti in statuette votive in terracotta o
bronzo, oppure in offerte sacrificali (agnelli, capre, ecc...).
Elementi decorativi del tempio etrusco sono perlopiù
applicazioni fittili, in buona parte realizzate serialmente a
stampo. Fra queste, in particolare, acroteri ed antefisse in
terracotta dipinta.
Un esempio significativo è l'antefissa con la testa di
Gorgone nel tempio del Portonaccio a Veio, oggi
conservato al Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma.
Ricostruzione e resti del
tempio di Portonaccio
Antefissa a Gorgone, dal
Tempio etrusco
di Portonaccio – Veio (VI
sec. a.C.)
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Vulca (uno dei pochissimi artisti
etruschi di cui ci sia stato tramandato il
nome) fu uno scultore etrusco del VI
sec. a.C. originario di Veio. A lui, o alla
sua scuola o bottega, è stato attribuita
la decorazione fittile del tempio
rinvenuto nella località di Portonaccio a
Veio, dedicato probabilmente alla dea
Minerva, che comprendeva il celebre
Apollo di Veio.
L’Apollo di Veio mostra rapporti con la scultura ionica, non solo
nell’acconciatura dei capelli e nel sorriso,ma anche nella veste pieghettata.
Ma le somiglianze sono solo esteriori: la veste non aderisce al corpo con
leggerezza e lo stesso sorriso si trasforma in un ghigno per lo spessore
delle labbra taglienti.
Fu rinvenuto quasi integro nel 1916, negli scavi del santuario di
Portonaccio presso Veio. Alto circa 1,80 m, faceva parte delle sculture in
terracotta in dimensioni naturali, che ornavano il colmo del tetto del
tempio tuscanico dedicato a Minerva, a circa 12 m di altezza. La raffinata
esecuzione di alcuni elementi della statua, come l’acconciatura, il sorriso
arcaico e il complesso panneggio della veste, hanno fatto pensare, solo
inizialmente, che la statua fosse di un artista greco.
L'Apollo di Veio
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L’aspetto più spettacolare del tempio di Portonaccio è
dovuto alla decorazione acroteriale (elemento
ornamentale posto alla sommità o alle estremità del
frontone dei templi greci e romani) del VI secolo a.C.,
giunta fortunosamente fino ai nostri tempi e costituita
da alcune statue in terracotta a grandezza naturale le
quali rappresentavano un episodio mitico che vedeva
protagonisti Apollo (il cosiddetto "Apollo di Veio") ed
Ercole impegnati nella contesa per la cerva cerinitide
alla presenza di Mercurio e di una dea con un
bambino in braccio (verosimilmente Latona col
piccolo Apollo). Le statue furono rinvenute quasi
integre nel 1916, negli scavi di Giulio Quirino Giglioli
(1886-1957) . Il pezzo più pregiato, la statua di Apollo,
è conservato nel Museo nazionale etrusco di Villa
Giulia a Roma.
Di notevole importanza sono anche le antefisse in
terracotta, alcune delle quali riportano ancora parte
dei colori originali, che raffigurano Satiri e Menadi. e
sono anch’esse conservate al Museo di Villa Giulia in
Roma.
Ercole
Latona con in braccio il piccolo Apollo
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Il Tempio etrusco-romano di Fiesole (FI) venne
costruito tra la seconda metà del IV sec. a.C. e
il II sec. a.C., sebbene l'area fosse in uso per
rituali sacri almeno dal VII secolo a.C., e fu
scavato all'inizio del Novecento.
La cella è la parte più antica ed è divisa in tre
parti: ciò fa supporre che il tempio fosse
dedicato a Giove, Giunone e a Minerva.
Fra questi ruderi sono state ritrovate monete
di bronzo e d'argento (III sec. A.C.).
Il Tempio di Fiesole
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Fiesole - Resti Etruschi
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Mura etrusche di Fiesole
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Gli dei dell’Etruria non si presentano tutti con
connotazioni definite. Di alcuni non si
conoscono i nomi o l’essenza o il sesso: gli dei
superiori o il genio, spirito creatore e
protettore dell’uomo, appartengono a questa
categoria. In seguito all’influenza che i Greci
esercitarono in Etruria fu favorito il processo di
individualizzazione, personalizzazione e
umanizzazione delle divinità etrusche.
Alcuni esempi di piante di templi Etruschi.
2-Pyrgi. 3-Orvieto. 4-Tarquinia.
Ricostruzione 3D del Tempio di Talamonaccio
(Grosseto)
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Elenco delle località in cui sono presenti importanti
necropoli e testimonianze etrusche:
Montalto di Castro (VT) Area della città etrusco-romana di
Vulci Loc. Vulci,
Tarquinia ('VT)
Museo Archeologico Nazionale Palazzo Vitelleschi
Tarquinia (VT) Necropoli di Monterozzi
Tarquinia (VT) Civita-Ara della Regina Visibile dall'esterno
Tuscania (VT) Museo Nazionale Archeologico ex Convento
di S. Maria del Riposo
Tuscania (VT) Area archeologica Madonna dell'Olivo
Visitabile su richiesta
Vetralla (VT) Area archeologica di Grotta Porcina
Liberamente accessibile
Vetralla (VT) Necropoli rupestre di Norchia Liberamente
accessibile
Viterbo
Museo Archeologico
Viterbo Necropoli rupestre di Castel d'Asso Liberamente
accessibile)
Carta delle Necropoli Etrusche in
provincia di Viterbo
Barbarano Romano (VT) Necropoli rupestre di San Giuliano
Blera (VT) Necropoli rupestri di San Giovenale e Terrone
Liberamente accessibili
Canino (VT) Museo Archeologico di Vulci Loc.Vulci
Canino (VT) Tomba Francois Loc. Vulci Visitabile su richiesta,
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Tarquinia, culla della civiltà etrusca, è situata in
bella posizione sul Mar Tirreno e conserva le
testimonianze di una storia ininterrotta che
dalla leggenda del fanciullo etrusco Tagete
conduce fino ai giorni nostri.
La Tarquinia etrusca, famosa e potente,
sorgeva sul colle della Civita. Dopo la sua
distruzione si sviluppò l'abitato odierno sulla
collina di fronte.
La Necropoli Etrusca, che si estende per circa
tre chilometri dall'abitato, è ricca di tombe a
camera con decorazioni che costituiscono la
più completa documentazione dello sviluppo
della pittura dal VI al II sec. a.C.
Necropoli "Monterozzi" di Tarquinia
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La Necropoli Etrusca di Tarquinia conserva suggestive
tombe a camera sotterranea sparse in campagna a
circa 4 km dal centro abitato. Le tombe vanno dal VII
sec. all’età Romana e presentano numerose varietà di
forme e pitture che ci restituiscono un’eloquente
testimonianza degli usi e costumi, delle credenze,
dell’indole e della civiltà dell’antico popolo Etrusco.
Il Museo Nazionale Tarquiniese ospita una delle
maggiori raccolte di antichità Etrusche, come i famosi
sarcofagi scolpiti, gli altorilievi, i vasi dipinti e gli
affreschi provenienti dall’area sepolcrale.
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Necropoli rupestre di Norchia (Viterbo)
E’ la più grandiosa e spettacolare necropoli rupestre
d’Etruria con tombe che esemplificano la vasta gamma
di tipi documentati: a dado con strutture addossate, con
vano di sottofacciata anche aperto a portico, a tempio,
a vestibolo. L’imponenza dei monumenti e la
spettacolarità
della
natura
regala
sensazioni
indimenticabili quasi si percorressero strade e luoghi
fuori dal tempo. La Cava Buia, con la sua cupa
atmosfera di luogo angusto e scarso di luce per la
rigogliosa vegetazione che la sovrasta in alto, infonde
un desiderio di silenzio e contemplazione che riconcilia
con l’incontaminata natura circostante.
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Quello di Norchia è un prezioso esempio di tombe
etrusche rupestri uniche al mondo; si possono
scoprire migliaia di tombe dal V al II sec. a.C.: "il
luogo più suggestivo nell'intero arco dei cimiteri
etruschi" ,così lo definì George Dennis.
Le tombe si dividono in due periodi: l'Arcaico (in un
epoca compresa tra il VI e V secolo a.C.) e
l'ellenizzante (tra il IV e il II sec. a.C.).
Le tombe sono a facciata, scolpite nel tufo rosso e ,
benche' il tempo abbia fatto opera di corrosione,
ancora vi si riconoscono i profili emozionanti
dell'arte etrusca.
Molto del materiale rinvenuto nelle tombe si trova
esposto al Museo Civico di Viterbo.
Impressionante e monumentale questa Necropoli
rende ancor di più il senso di quanto gli etruschi
venerassero il culto dei defunti.
Le tombe a dado sono grandi costruzioni squadrate,
scavate nel tufo oppure costruite con blocchi, nel
loro interno si trovano due ambienti.
Sulla facciata delle tombe a dado ci sono delle belle
cornici e le porte per poter entrare.
Queste sepolture sono meno antiche dei tumuli e
furono utilizzate nel VI e V secolo a.C.
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Ricostruzione della necropoli
di Norchia
Gruppo di tombe a facciata
con finta porta
Le tombe a tempio
Necropoli di Norchia
Tomba Camino
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La fama di Norchia è strettamente legata alle
spettacolari necropoli rupestri che la circondano
e che mostrano l'esibizione di una ricchezza,
legata al ceto sociale dell'aristocrazia agraria,
che voleva distinguersi pubblicamente.
La varietà dei tipi architettonici è vastissima, le
tombe a facciata sono in due o tre ordini,
disposti su gradoni in parte naturali, in parte
costruiti, modificando l'aspetto morfologico delle
pendici dei pianori.
La tipologia più frequente è quella delle tombe a
dado con la peculiarità per Norchia del vano di
sottofacciata aperto a portico (vedi figura). La
parte superiore, il dado vero e proprio, reca
scolpita la finta porta e culmina con una terrazza
che veniva utilizzata per il rito della libagione
(gocce di vino o di latte venivano sparse
sull'altare in onore agli dèi), una scala
conduceva poi al portico colonnato dove
avveniva il pasto rituale ed i defunti venivano
posti nella camera ipogea sigillata da grossi
blocchi.
Modello di struttura di tomba a dado con
portico aperto, tipico di Norchia
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Intorno al 625 a.C., all’inizio del cosiddetto periodo arcaico,
sorgono nell’intera area di San Giovenale abitazioni ben
costruite, a pianta rettangolare ed in numero notevole. E’ in
questa fase che si può cominciare a parlare di una cultura
etrusca. Queste abitazioni erano costruite con blocchi di tufo
regolari e dotate di tetto spiovente in tegole. Nella parte
orientale, nel Borgo, si trova l’area più vasta di abitazioni
preservate. Gli edifici sorgevano ai piedi di una parete di
tufo verticale, probabilmente scavata dall’uomo, che ne ha
protetto i resti.
Sono ancora visibili resti di focolari e vasche. Sembra che la
città sia stata distrutta da un terremoto intorno al 550-530
a.C., come mostrano alcune spaccature nella parete di tufo.
Intorno all'insediamento abitativo, come consuetudine,
sorsero le necropoli: Grotte Tufarina, Porzarago, Le
Grotticelle, Le Poggette, Cammerata, Montevangone e il
Terzolo. La più notevole e facilmente visitabile in quanto
immediatamente prossima all'acropoli è quella di Casale
Vignale con una notevole varietà di tipologie delle tombe,
da quelle ipogee a camera e sezione ogivale di ascendenza
tarquiniese, ai grandi tumuli di ispirazione ceretana per
finire a quelle rupestri a dado e semidado. Una strada
tagliata nel tufo conduceva dalle necropoli al Borgo, si tratta
della cosiddetta Tagliata delle Poggette ai cui lati furono
scavate delle tombe rupestri.
Veduta dell'abitato
di San Giovenale (VT)
Interno di due tombe della
necropoli di Casale Vignale
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Necropoli di San Giovenale (VT)- Tomba
della sedia
L'ingresso apogeo.
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L'Ipogeo dei Volumni è una tomba etrusca di
datazione incerta ma attribuibile al III sec. a.C.
Si trova a sud est di Perugia, in località Ponte
San Giovanni.
Sezione laterale di una scansione laser della
tomba. Si notino la scalinata di accesso e i
cubicoli laterali
Interno della tomba. Ad
accompagnare il defunto, disteso su
un triclinio, due angeli della morte
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L'ipogeo dei Volumni che si trova
nell'immediata periferia di Perugia lungo la
strada che porta a Ponte San Giovanni, è uno
degli esempi più completi, più grandiosi e più
interessanti di tomba etrusca. Esso costituì il
sepolcro di una nobile famiglia del Il secolo
a.C., quella dei Volumni, che vollero
organizzare la loro dimora ultraterrena dando
ad essa la struttura, la configurazione di una
casa vera e propria a testimonianza della
continuità della vita anche nell'al di là.
L'ipogeo si compone infatti di un vestibolo e,
discesa la scalinata, di un atrium, di un
tablinum e di vari cubicoli o stanze. In ogni
ambiente è stata trovata una ricca collezione
di urne in arenaria e di suppellettili varie che
costituivano il corredo del morto. Numerose
iscrizioni ed anche alcune pitture e sculture a
bassorilievo accompagnano i vari sepolcri.
ARTE ETRUSCA
Populonia (Piombino LI) fu antica città degli
Etruschi, l'unica sul mare.
L'ingresso al borgo dall'unica porta della cinta muraria.
Monete d'oro coniate a Populonia, probabilmente uno dei primi
esempi di monetazione della Penisola italica
Nella pianura sottostante la Rocca di Populonia
che fronteggia il meraviglioso golfo di Baratti, si
trovano numerose presenze archeologiche
costituite da resti di necropoli con tombe di
vario tipo che sono disseminate lungo tutto il
territorio.
ARTE ETRUSCA
Aiace suicida. Statuetta in bronzo proveniente
da Populonia, Firenze, Museo Archeologico
Tomba del bronzetto offerente
La tomba del Bronzetto dell'Offerente, si trova a Populonia e risale alla fine del
VI o agli inizi del V secolo a.C.
La costruzione fortemente squadrata, presenta una caratteristica copertura in
lastre monolitiche inclinate a doppio spiovente e originariamente decorate con
antefisse e acroteri fittili.
La mancanza, nell'architettura funeraria etrusca, di precise regole proporzionali
e stilistiche non è da interpretare come un limite ma, semmai, come
un'ulteriore vantaggio.
In tal modo era infatti possibile ampliare tombe ipogee preesistenti
aggiungendovi corridoi, camere o tumuli esterni senza per questo violare
alcuna regola costruttiva.
ARTE ETRUSCA
Tumulo dei Carri, Necropoli di San Cerbone. E'
il più monumentale tumulo di Populonia con i
suoi trenta metri di diametro
ARTE ETRUSCA
Le città erano situate di norma
su alture scoscese vicino a corsi
d’acqua, Tutte quelle costiere, a
eccezione di Populonia, erano ad
una certa distanza dal mare.
Erano circondate da un fossato e
da un terrapieno, che ne limitavano
e consacravano l’area
Le case, la cui forma ci è conservata
dalle urne funerarie, fatte di legno,
argilla e canne, ebbero l’aspetto di
grandi capanne, a pianta ellittica o
quadrangolare. Fuori dal recinto
della città erano collocate le necropoli
Vulci
Mura etrusca
Necropoli di Cavalupo.
Museo etrusco di Vulci
ARTE ETRUSCA
Vulci (in etrusco Velch) era situata sulla riva destra del
fiume Fiora, a circa cento chilometri da Roma, venti a
nord-ovest di Tarquinia e dodici dal mare. I suoi
artigiani ne fecero un centro importante e ricco fin dal
IX secolo a.C.; essa proseguì la sua affermazione anche
nel campo della ceramica e della lavorazione della
pietra fino al IV secolo a.C.. Il suo contributo al
commercio con i mercanti greci nell'importazione di
ceramiche corinzie, ioniche e attiche fu molto
importante; anche per queste ragioni si trovò più
volte a guidare la Lega delle città etrusche contro
Roma.
L'abitato sorgeva su un pianoro di tufo, che ancora
oggi resta parzialmente inesplorato. Le necropoli di
Cavalupo, di Ponterotto, di Polledrara e di Osteria
sono databili dall'VIII secolo a.C. fino all'epoca
imperiale romana. La maggior parte delle sepolture,
anche le più ricche, sono quelle fra la fine del VII
secolo a.C. e la metà del V secolo a.C.. Fra la necropoli
di Cavalupo e quella di Ponte Rotto, non lontano da un
antico insediamento villanoviano, nel 1857 fu
scoperta la Tomba François, così chiamata dal nome
dell'archeologo che ne eseguì il rilevamento. È una
tomba a "T" molto complessa architettonicamente,
con un'eccezionale decorazione pittorica.
Ingresso di una Tomba della necropoli di Cavalupo
intagliato nella roccia
ARTE ETRUSCA
Tomba Francois o ipogeo dei Saties a Vulci
ARTE ETRUSCA
Intorno a Cerveteri c’erano quattro necropoli, e quella
della Banditaccia è la più importante. E’ stata scoperta
nell’800, e prende il nome dal luogo dove si trova: “terra
bandita” cioè un terreno di proprietà del comune dove
era vietata l’agricoltura e ogni altro tipo di attività.
Le tombe che si trovano in questa necropoli coprono un
arco di tempo che va dal VII al I secolo a.C.
Nella necropoli della Banditaccia di Cerveteri ci sono due
tipi di tombe: i tumuli e le tombe a dado.
I tumuli sono tombe molto particolari costituite da un
grosso basamento circolare scavato nel tufo oppure
costruito con blocchi messi uno sopra l’altro sormontato
da una copertura a punta, formata da un tumulo di terra.
All’interno si trovano una o più camere sepolcrali.
Le tombe a dado sono grandi
costruzioni squadrate, scavate nel tufo
oppure costruite con blocchi, nel loro
interno si trovano due ambienti.
Sulla facciata delle tombe a dado ci
sono delle belle cornici e le porte per
poter entrare.
Queste sepolture sono meno antiche dei
tumuli e furono utilizzate nel VI e V
secolo a.C.
Veduta aerea della necropoli
della Banditaccia
Tumulo
Tombe a dado
ARTE ETRUSCA
Cerveteri e la Necropoli della Banditaccia
Sul sito dell’antica Caere (Kysry per gli Etruschi)
si ha modo di visitare uno dei più suggestivi
complessi monumentali del genere: la
Necropoli Etrusca della Banditaccia. La visita si
rivela interessante soprattutto per gli aspetti
architettonici degli ambienti funerari che si ha
modo di incontrare lungo tutta la via
Sepolcrale come la Tomba dei Capitelli o la
Tomba dei Rilievi.
Le collezioni del Museo Nazionale Cerite, che
ha sede nel Castello Ruspoli (XII sec.), e che
conserva parte dei rinvenimenti emersi dagli
scavi delle necropoli e dalla zona dell’abitato
permettono di ricostruire culti funerari,
produzioni ceramiche e architettura templare
del popolo Etrusco.
ARTE ETRUSCA
Tomba dei Rilievi IV secolo a.C. Cerveteri (A 40 km da Roma)
La Rilievi è una delle tombe più belle di tutta l'Etruria Etrusca.
La Tomba fu ricavata su di una cava di tufo e la scala di ingresso
scende lungo la parete della cava stessa.
L'interno è nella semplicità del rappresentato, sontuoso tanto
da far chiamare questa tomba con il nome di Tomba Bella o,
come la chiama il Lawrence, Grotta Bella.
ARTE ETRUSCA
La Tomba dei Rilievi, detta anche Grotta Bella,
è interessante per via dei bassorilievi scolpiti e
i rilievi in stucco sulle colonne,sui muri intorno
alle nicchie sepolcrali, e sopra la banchina in
pietra tutt'intorno alla tomba.
“Gli oggetti rappresentati per lo più armi ed
emblemi di guerrieri, scudi, elmi, corazze,
schinieri, spade, lance, cinture, la collana di un
nobile, e poi il sacro calice, lo scettro, il cane a
guardia dell'uomo anche nell'estremo tragitto,
due leoni fissi sul portale della vita o della
morte, il tritone o sireno, e l'oca che nuota sulle
acque e immerge il capo nella grande corrente
del principio o della fine delle cose”.
E’ la tomba più importante che sia stata
ritrovata nella necropoli; è datata alla fine del
IV secolo, inizio III, è una tomba ipogea senza
tumulo.
Vi si accede tramite una profonda scalinata ed
è formata da una sola stanza rettangolare
molto grande.
Il soffitto che richiama come sempre il tetto
della casa è sorretto da due pilastri centrali a
base quadrata con capitelli di tipo ionico.
D.H. Lawrence - Paesi Etruschi
Particolare della sepoltura principale
ARTE ETRUSCA
Proveniente da Cerveteri, il Sarcofago
degli sposi, risale alla seconda metà del
VI secolo a.C. ed è considerato uno dei
capolavori della coroplastica etrusca,
fortemente influenzato dall’arte ionica. Il
sarcofago contenente le ceneri dei
defunti era quindi un'urna. I due, sdraiati
su di un letto avente zampe adornate di
volute e su un materasso munito di
coperta e cuscino, dovevano tenere in
mano degli oggetti conviviali che
dovevano essere utilizzati al loro
banchetto funebre al quale
partecipavano anch'essi e che era
organizzato da amici e parenti in loro
onore. O forse la sposa versa del profumo
nella mano dello sposo.
Sono sdraiati sul letto conviviale in posizione di
perfetta parità, particolare che la dice lunga sul ruolo
della donna nella società etrusca.
Il marito, dal petto possente e muscoloso, con lunghi
capelli e barba a punta, appoggia affettuosamente il
braccio destro sulla spalla della consorte. Le
espressioni serene dei volti, i gesti pacati, parlano di
un reciproco amore e, soprattutto, di un profondo
rispetto.
Minore attenzione è riservata alla parte inferiore dei
corpi, piuttosto schiacciata e rigida. La donna porta ai
piedi le scarpe a punta dette "calcei repandi"
Il Sarcofago etrusco è un contenitore destinato
a conservare il corpo del defunto e
rappresenta la più tipica scultura funeraria a
partire dalla metà del IV secolo a.C. I reperti
più rappresentativi, si trovano principalmente
a Tarquinia nonché nelle zone interne
dell'antica Etruria centro-meridionale.
Già tra il V e IV secolo a.C. si rileva in Etruria
una produzione propria pittorica e scultorea
funeraria dissociata dalle tipologie greche,
mostrandosi quindi più soggettiva
artisticamente e più indipendente nelle
composizioni.
Questa caratteristica è rilevabile dall'esempio di
due sarcofagi: il Sarcofago degli Sposi di Caere
(Cerveteri), in realtà un cinerario, oggi a Roma
nel Museo di Villa Giulia, del 520 a.C. che
mostra il ricorrente tema arcaico raffigurante
uomini e donne in convivio e quello dei Tetnies
di Vulci, oggi nel Boston, Museum of Fine Arts,
del 360 a.C., dove è raffigurata una coppia di
sposi distesi e abbracciati, avvolti sotto un
manto dal morbido drappeggio, che ricopre la
Kline, ovvero il letto conviviale.
ARTE ETRUSCA
Sarcofago di Larth Tetnies e della moglie Thanchvil Tarnai,
340 A.C., da Vulci
Questi sarcofagi, che sono di epoca
classica, rappresentano infatti, temi
giudicati "scandalosi" per la cultura greca
quali "uomini e donne sotto lo stesso
mantello" o affiancati, perché considerati
un aspetto sociale troppo promiscuo.
ARTE ETRUSCA
MUSEO ETRUSCO DI VILLA GIULIA - ROMA
La villa in cui è ospitato il museo fu voluta da Papa
Giulio III e costruita tra il 1550 e il 1555 con il
contributo dei più grandi artisti dell'epoca, quali il
Vasari, il Vignola, l'Ammannati. Nel 1889 la villa fu
destinata a museo per raccogliere le antichità
preromane del Lazio.
Della collezione di questo museo, ordinata per
aree geografiche, fanno parte alcuni capolavori
dell'antica Etruria, quali il Sarcofago degli sposi
di Cerveteri (VI secolo a.C.) e la statua
dell'Apollo di Veio (VI secolo a.C.) ma anche
pregiate raccolte storiche, come la Castellani,
ricca di ceramiche, bronzi e celebri lavori di
oreficeria. Recenti restauri dell'edificio hanno reso
fruibile un nuovo spazio espositivo al piano nobile
dove sono collocate le antichità di Pyrgi.
ARTE ETRUSCA
ETA’ ARCAICA
Tipicamente etruschi sono i buccheri e i
canopi.
Il canopo è un vaso funerario di origine egizia
dal caratteristico coperchio a forma di testa
umana o animale.
I buccheri sono vasi artistici prodotti con una
terra odorosa e generalmente rossastra,
destinati a mantenere fresca e aromatica
l'acqua, ancora oggi riprodotti in Umbria. Il
bucchero nero fu proprio dell'arte etrusca,
mentre il bucchero grigio fu usato anche in
Grecia e Spagna.
Museo Civico Archeologico e elle Tradizioni
Popolari, Grotte di Castro (Vt)
Vasi di bucchero e d'impasto lucidato, talvolta
decorati con disegni geometrici a vernice
bianca, databili tra la fine del VII ed il VI secolo
a.c.
ARTE ETRUSCA
Primi e assai caratteristici documenti della
plastica etrusca sono, già a partire dal VII sec., i
canopi, ossia vasi cinerari di bronzo e di argilla
dal corpo panciuto, con il coperchio
interamente a foggia di testa umana. Talvolta
al vaso erano applicate due braccia, in luogo
delle anse, ed il tutto era collocato su di una
sorta di tronetto circolare.
Canopo (tipo di vaso cinerario) femminile.
630-620 a.C.
Trono in pietra calcarea, gli orecchini in
argento.
Vaso rinvenuto a Chiusi città di
Porsenna.Museo archeologico di
Chiusi.
L’ETÀ CLASSICA
ARTE ETRUSCA
La leggenda
Secondo il mito, la vestale Rea Silvia venne
violentata dal dio Marte e partorì due gemelli.
Il nonno dei gemelli, Niumitore, fu scacciato
dal trono di Alba Longa dal fratello Amulio. Per
evitare che i nipoti, diventati adulti, potessero
rivendicare il trono usurpato, Amulio ordinò
che fossero gettati nel Tevere in una cesta.
Questa cesta si incagliò sul fiume alle pendici
di un colle, dove i gemelli furono trovati da una
lupa che si prese cura di loro finché non furono
trovati dal pastore Faustolo. L'antro della lupa
era il leggendario lupercale presso il colle
Palatino.
La Lupa Capitolina è una scultura di bronzo, custodita ai Musei Capitolini, a dimensioni
approssimativamente naturali. Viene tradizionalmente considerata di fattura etrusca, si ritiene
che sia stata fusa nella bassa valle tiberina fra la fine del VI e l’inizio del V sec. e che si trovi a
Roma sin dall'antichità. I gemelli sono stati aggiunti verso la fine del XV sec. In quest’opera si
può cogliere il senso della trasfigurazione della realtà oggettiva: l’asprezza che emana tutta la
statua è accentuata dalla forma anatomica e dall’assenza del manto peloso.
ARTE ETRUSCA
La famosa Chimera di Arezzo, bronzo etrusco
del IV secolo a.C. Firenze, Museo Archeologico
Nazionale. Firenze
La sua datazione viene fatta
risalire ad un periodo compreso
tra l'ultimo quarto del V sec. e i
primi decenni del IV sec. a.C.
Faceva parte di un gruppo di
bronzi sepolti nell'antichità per
poterli preservare.
Fu rinvenuta in Toscana
precisamente nella città di Arezzo
durante la costruzione di
fortificazioni medicee.
Rappresenta un mostro
mitologico avente corpo e testa
di leone, coda di serpente e, sulla
schiena, una testa di capra
vomitante fiamme. I vari restauri
settecenteschi ne hanno
completamente snaturato il
significato. Ma ciò nonostante,
l’opera presenta la medesima
vivacità espressiva già incontrata
nella Lupa Capitolina.
Anche se si tratta di un mostro
immaginario, questa scultura
testimonia la ricerca verso un
realismo interpretativo ed
esaltativo di alcuni aspetti
caratterizzanti la natura.
ARTE ETRUSCA
ETA’ ELLENISTICA
Il cosiddetto Bruto
capitolino è una
statua bronzea
conservata nei Musei
Capitolini a Roma.
Solo la testa è antica.
300-275 a.C. circa
La statua è conosciuta fin dal
Cinquecento e l'identificazione con
Lucio Giunio Bruto, il mitico fondatore
della Repubblica Romana, venne
condotta tramite i confronti con i ritratti
sulle monete del 59 e 43 a.C. fatte
coniare dal presunto suo discendente
Marco Giunio Bruto, l'assassino di
Cesare.
L'Arringatore è una scultura bronzea alta
170 cm raffigurante un uomo togato, datata
tra la fine del II e gli inizi del I sec., realizzata
con tecnica a cera persa, in sette parti
distinte a fusione cava, poi unite tra loro.
La statua è stata rinvenuta nel 1566 a
Sanguineto, frazione di Tuoro sul Trasimeno
ed è conservata presso il Museo
archeologico nazionale a Firenze.
ARTE ETRUSCA
La civiltà Etrusca dominò tutta l'area
dell'Italia centrale prima dell'avvento dei
romani. Le origini di questo popolo sono a
tutt'oggi misteriose, essendo giunti fino a noi
solo frammenti del loro sistema di scrittura,
per questo indecifrabile. E' invece ben chiara
quella che fu la loro grande capacità
ingegneristica, commerciale, industriale e
agricola. Contadini, mercanti, minatori e
ingegneri, essi costruirono per primi le
fognature e bonificarono la pianura
acquitrinosa che in seguito divenne il centro
di Roma. Era loro usanza prevedere il futuro
interpretando la direzione dei fulmini od
osservando le interiora di animali
precedentemente sacrificati ma, al pari dei
coloni Greci dell'Italia del sud, ignorarono
per troppo tempo l'ascesa della potenza dei
romani che, dopo 130 anni di continui
attacchi alle loro città-stato dette
'Lucumonie', misero fine alla loro civiltà.
L'ultima città etrusca a capitolare fu Velzna
(l'odierna Orvieto) nel 265 a.c.
ARTE ETRUSCA
L’abitazione comune la città di ((BO)Marzabotto
L’abitazione comune della città di Marzabotto (BO)
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Nave Etrusca recentemente scoperta a Pisa
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Corredo funerario
Tomba Regolini Galassi a Cerveteri
ARTE ETRUSCA
Le Lamine di Pyrgi (uno dei porti di Caere Vetus, l'antica Cerveteri) sono tre
documenti incisi su lamine d‘oro, di notevole interesse storico-linguistico per
l‘archeologia etrusca e considerate tra le prime fonti scritte italiche.
Provenienti dall'area del santuario di Pyrgi, recano una dedica alla dea Uni da parte di
Thefarie Velianas, regnante di Caere. Redatte in etrusco e in fenicio, risalgono agli
inizi del V sec. a C. Non si tratta di un testo bilingue vero e proprio poichè non vi è
una esatta corrispondenza tra i due testi, ma solo una concordanza di contenuti
espressi in maniera diversa. Le tre lamine sono oggi conservate nel Museo di Villa
Giulia, Roma.
ARTE ETRUSCA
Le vicende della conquista romana si
fanno più serrate: nel 310 a.C. Roma
sconfigge gli Etruschi ad Arezzo,
Cortona e Perugia; nel 295 con la
sconfitta dei Galli e degli Etruschi a
Sentinum, Roma sottomette i Volsini,
Arezzo e Perugia; nel 280 Roma
conclude un trattato di alleanza con
alcune delle città più importanti della
confederazione etrusca: Volsini,
Arezzo, Perugia, Vulci, Rusellae,
Vetulonia e Populonia.
Un potere centrale etrusco non é mai
esistito; così ognuno risolve la sua
questione in casa propria. Altro non
possono fare, una vera nazione
Etrusca non é mai esistita, una
coscienza nazionale neppure.
Il destino é uno solo: quello di
sottomettersi a chi sta
facendo nascere questa coscienza: la
romanità.
Da questo momento l'Etruria
diventa romana; e così si
concludono le vicende della gloriosa
civiltà etrusca, che però non muore
culturalmente, anzi, riesce a
sopravvivere ancora, fino influenzare
alcune importanti caratteristiche della
vita sociale e pubblica, oltre che
artistica, dei Romani conquistatori.
Non nella lingua però. Ed è un
problema avvolto anch'esso, come le
origini, in un'atmosfera di mistero.
Una lingua impenetrabile e
indecifrabile.
L'Etrusco non assomiglia né al latino,
né al greco, né a nessun'altra lingua
conosciuta.
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ARTE ETRUSCA
ARTE ETRUSCA
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