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Diapositiva 1 - Istituzione Scolastica Mont Emilius 2

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Diapositiva 1 - Istituzione Scolastica Mont Emilius 2
Acacia
Noce
Castagno
Pino Silvestre
Faggio
Pioppo Tremulo
Roverella
Abete Rosso
Regno: Plantae
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Fabales
Famiglia: Mimosaceae
Genere: Acacia
Specie: Robinia pseudoacacia
Acacia Mill., 1754 è un genere di piante della
famiglia delle Mimosaceae (o Fabaceae secondo la
classificazione APG).
Ci sono approssimativamente 1300 specie di
Acacia al mondo, di cui circa 960 originarie dell'
Australia e le rimanenti diffuse nelle regioni
calde e a clima tropicale di entrambi gli emisferi,
in Africa, nel sud-est asiatico e nelle Americhe.
Le Acacia preferiscono terreno asciutto e ben drenato non
calcareo, posizione in pieno sole riparata dai venti freddi,
nelle località a clima freddo si possono coltivare in vaso per
poterle riparare in locali idonei nei mesi invernali.
Dopo la fioritura è da prevedere sempre un'energica
potatura. Le specie più comuni fioriscono durante l'inverno o
all'inizio della primavera.
La moltiplicazione avviene per semina per talea o per innesto
sopra un soggetto ottenuto da seme di A. retinodes.
È indicata nelle diete dato che diminuisce il senso di fame e
produce un effetto lassativo ed attenua l'assorbimento dei
grassi e degli zuccheri. In Valle d’Aosta si produce anche il
miele d’acacia.
Specie : Castanea Sativa
Famiglia: Fagacae
HABITAT: Il castagno, pianta a un tempo agraria e forestale, occupa un posto di
primaria importanza fra le piante economiche dell’Europa Mediterranea.
In Europa, il castagno è presente nelle regioni montuose temperate e temperatocalde ed è coltivato fra i 300 e i 1000-1200. Relativamente al terreno il castagno ha
esigenze particolari e precise che limitano la possibilità di coltivazione. Il
castagno è molto presente nei terreni ricchi di potassio e nelle zone molto
piovose, e anche nella zona compresa tra Châtillon e Pont-Saint-Martin e
all'imbocco della Valle del Lys, dove si concentra l'80% dei castagneti della
Regione.
PIANTA: il castagno europeo (Castanea sativa) è un albero longevo di elevato e
maestoso portamento, alto in media dai 10 ai 20 metri, capace però di raggiungere
dimensioni colossali di 30-35 m e 6-8 m di circonferenza; dotato di una radice
molto robusta ma di limitato sviluppo in profondità, le sue radici sono poche ma
anno una grande resistenza sul terreno. Il fusto ed i rami presentano, nei primi
anni, una corteccia liscia, brillante, di colore bruno-rossastro. Dopo i 10-15 anni la
corteccia si presenta di color grigio-bruno con profonde screpolature in senso
longitudinale. I germogli sono a sezione rotonda e le gemme sono ovate, lisce di
color verdastro sfumato di rosso.
FOGLIE: le foglie sono alternamente disposte, di forma ellittico-lanceolata,
dentate, con apice acuminato e base leggermente cuneata, misurano da 8 a 20 cm
in lunghezza e da 3 a 6 cm in larghezza. La loro consistenza è piuttosto tenace,
quasi coriacea. Il ciclo vegetativo dura dai 140 ai 185 giorni, in funzione delle
caratteristiche pedoclimatiche del sito.
INFIORESCENZE: il castagno è una pianta monoica con fiori
unisessuali, monoici e poligami, portati sulla vegetazione dell’anno,
che si evolvono solo a foliazione completa; i fiori staminiferi o
maschili sono portati in infiorescenze amentiformi erette e lunghe
da 10 a 20 cm (fino a 35 negli ibridi eurogiapponesi); i fiori
pistilliferi o femminili (o amenti androgini), meno numerosi, solitari
o aggregati in numero di 2-3 fino a 7, sono localizzati alla base delle
infiorescenze staminifere e sono protetti da un involucro verde,
squamoso, destinato a costituire la cupola, comunemente detta
riccio, dapprima verde, quindi giallo-marrone a maturità.
Importanza del castagneto
La sua diffusione consentì alle popolazioni montane di avere frutti da consumare freschi
o trasformare per un consumo durante l’anno, e legna da ardere e da costruzione. La
sua coltivazione avviene in fustaie, dove i singoli alberi raggiungono proporzioni
monumentali con esemplari secolari. Si tratta di un bosco dalle caratteristiche singolari.
L’intervento dell’uomo consiste soprattutto in una drastica operazione di taglio del
sottobosco, a fine primavera-inizio estate, per consentire un’agevole raccolta dei frutti
FRUTTO: il frutto che produce il
castagno è la castagna,incluso in un
riccio molto spinescente. La forma del
frutto è determinata dalla posizione che
è messo dentro il riccio. A causa del
polline, certe volte sono "vuote" o
"vane".
NOME SCENTIFICO:Fagus sylvatica
FAMIGLIA: Fagaceae
•Habitat
•Caratteristiche principali
•Foglie e fiori
•Utilizzo
I faggi sono originari delle regioni
temperate dell’emisfero settentrionale e
ampiamente diffusi nelle foreste decidue
dell'Europa centrale. Molto comuni sui
rilievi di tutta Italia a quote comprese tra
i 700 e i 2000 m, formano boschi puri,
o misti con abeti.
I faggi sono alberi maestosi, che possono raggiungere
i 40 m di altezza e presentano una ramificazione
cospicua. Hanno una corteccia grigiastra e liscia e in
inverno sviluppano caratteristiche gemme allungate,
protette da una capsula di colore rosso-violaceo. Le
foglie sono semplici, ovali, con margine continuo e
leggermente ondulato. I frutti, detti faggiole, sono
avvolti in una capsula verde ricoperta di aculei
flessibili non pungenti spesso utilizzati come mangime
per i maiali. I fiori invece, sono unisessuali
Le foglie del Faggio sono ovali a
margine ondulato, con venature
ben evidenti, verde più scuro nella
pagina superiore, più chiare
inferiormente.
Il frutto del Faggio è formato
da una cupola che a maturità
si apre liberando 1-2 acheni
(faggiole).
Il Faggio è un legno di media durezza, ha una
struttura regolare con fibra dritta, ma data la
sua nervosità non ne è consigliato l’uso nei
casi di riscaldamento a pavimento e nei bagni.
.
VARIE:
La roverella è un albero deciduo della famiglia delle Fagaceae.Specie
eliofila, che s'adatta ai climi moderatamente freddi. In Sardegna vegeta
in genere dai 500-600 mt. Ai 1200-1400 mt. in particolare nella zona
centro-settentrionale dell'isola. Pianta longeva forma boschi puri o misti
con leccio e sughera nelle zone meno elevate e calde, nelle zone più alte
e fredde si consocia con tasso, agrifoglio, acero trilobo e carpino nero.
Ad un aumento dell'umidità atmosferica, esse sono
gradualmente regredite cedendo terreno al faggio.
Attualmente la roverella occupa la fascia di transizione tra i
boschi sempreverdi e mediterranei e quelli di latifoglie. Le
specie tipicamente mediterranee, come l'olivo e il fico, a causa
della loro sensibilità al gelo, possono vivere soltanto in una
ristretta fascia costiera , formando dei boschi sempreverdi. A
quote più elevate, con temperature più basse e gelate più
frequenti, si insedia la roverella, divenendo dominante.
La chioma è cupoliforme , ampia,
irregolare e poco densa., consentendo nel
sottobosco lo sviluppo di uno strato
erbaceo molto ricco di specie. Nelle
regioni meno fredde le foglie, pur
seccandosi, persistono sull'albero tutto
l'inverno. Spesso questa specie è stata
confusa con la Rovere per l'esistenza di
numerose forme ibride di passaggio; ma
la Roverella differisce per la tomentosità
dei giovani rami e della pagina inferiore
delle foglie, che sono maggiormente
picciolate. La forma della foglia è lobato
- lanceolata (5 -15 x 10 cm.) con lobi poco
profondi. E' una pianta dioica con
infiorescenze ad amento, quelli maschili
(4-6 cm.) sono più lunghi di quelli
femminili. Nella Roverella, a differenza
della Farnia e del Rovere, la produzione
delle ghiande avviene sin da giovane età.
Portamento:L’ albero è alto in
media 15-20
mt.(eccezionalmente 25),
fusto contorto e ramificato
dal basso, chioma ampia,
irregolare e rada.
Corteccia :Grigio scura e fessurata sin
da giovane in piccole scagli
quadrangolari.
GEMME: Grigie ovoidali,
appuntite e ricoperte di peli.
FOGLIE: Caduche tardivamente (fine inverno), alterne
e di forma e dimensione molto variabile anche nello
stesso esemplare, in genere ovato-allungate, cordate
o cuneate, dal margine lobato, pelose nella pagina
inferiore.
FRUTTI: Achenio
(ghianda) ovoidale
con cupola pelosa
emisferica che
ricopre per circa un
terzo la ghianda. Il
frutto è la
caratteristica
"ghianda", lunga
circa 2,5 cm.,
avvolta per meno
della metà da una
cupola emisferica
anch'essa
pubescente. Questi
frutti, come anche
quelli delle altre
querce, vengono
utilizzati come
alimento per i
maiali ad
allevamento brado.
FIORI: Unisessuali
sulla stessa pianta
(monoica), maschili in
amenti penduli,
femminili in spighe
nell'ascella delle foglie
apicali.
Nome Comune: Noce
Specie: Juglans regia
Famiglia: Juglandaceae
Ordine: Juglandales
Il noce è un albero maestoso, alto dai 10 ai
25 metri; la chioma è a forma di cupola
globosa; il tronco è eretto, ramoso, con rami
giovani verdi e glabri, cioè senza peli. La
corteccia è di colore grigio-biancastro, liscia
negli alberi giovani, diventa con l’età rugosa.
E’ un albero longevo che può raggiungere i
200 anni di età.
Foglie: caduche, composte da 5-9 foglioline
ellittiche, imparipennate, lunghe 20-25 cm, con
margine liscio e fogliolina apicale più grande,
hanno inserzione alterna. Le foglie sono vellutate
da giovani, di un bel colore verde sulla pagina
superiore, più chiaro su quella inferiore. Vi sono
dei ciuffetti di peli all’attaccatura delle
nervature secondarie sulla nervatura principale.
Hanno un profumo debolmente aromatico.
Fiori: sono a sessi separati sulla stessa pianta e
poco appariscenti. Le infiorescenze femminili,
raccolte in gruppi di 2-5 fiori verdi, ciascuno di
un centimetro, si trovano alle estremità dei
rametti nuovi. I fiori maschili, che sono riuniti
in rametti di 5-10 centimetri di colore brunoverdastro, si trovano in posizione ascellare sui
rametti dell’anno precedente.
Il noce è una pianta
originaria dell'Asia (pendici
dell'Himalaya), introdotta in
Europa in epoca
antichissima per i suoi frutti
eduli.
Diffusa in tutto il mondo, in
Italia la coltura della noce
da frutto, in genere
promiscua, ha una certa
rilevanza solo in Campania.
Il frutto è una drupa, composta dall'esocarpo
(mallo) carnoso, fibroso, annerisce a maturità e
libera l'endocarpo legnoso, cioè la noce vera e
propria, costituita da due valve che racchiudono
il gheriglio con elevato contenuto in lipidi.
Limiti pedoclimatici: sensibile ai ristagni idrici
e stress idrici conseguenti a terreni sciolti; non
tollera i terreni pesanti, asfittici, mentre resiste
anche ad elevato tenore in calcare. Teme gli
eccessi termici (caldo e freddo).
Ha una forma espansa caratteristica, con chioma espansa di un
gradevole colore verde chiaro.Il suo legname è modesto, apprezzato in
falegnameria.
Può raggiungere la bellezza di 40 metri, con aghi come foglie.
Corteccia: Alla base degli alberi adulti è bruna-rossastra e si stacca a
placche. Nelle parti più giovani dei rami e del tronco il colore tende al
rosso-marrone.
Foglie: Aghiformi, sempreverdi, raggruppati in mazzetti di due aghi
(raramente tre o quattro), lunghi circa 3-5 cm (talvolta fino a 10 cm),
di colore verde chiaro, ritorti e con rivestimenti brunastri alla base.
Fiori: Fiorisce all'inizio dell'estate, i fiori possono essere:
microsporofilli: formano piccoli coni sessili, penduli, di colore giallo, alla
base dei getti dell'anno.
macrosporofilli: formano coni rossastri, globosi e generalmente isolati,
eretti all'impollinazione in seguito pendenti e trasformantisi in strobili
(pigne) ovali, circa 3-7 cm, con cortissimo picciolo. Inizialmente verdi,
poi grigio - marroncine scure e si trovano in coppie o in gruppi sugli
steli ricurvi. Le pigne maturano e liberano i semi in tre anni.
Radici. Il pino ha un sistema di radici a fittone con radici laterali che
si approfondano e si allontanano orizzontalmente con cui può penetrare
in profondità anche in strati acquiferi.
Differenze con piante simili
Inconfondibile per gli aghi corti e di
colore chiaro e la corteccia
rossastra, anche se spesso
condivide l'habitat con specie molto
simili. Il portamento è simile al pino
da pinoli (Pinus pinea), dal quale si
distingue però completamente per il
colore della corteccia e delle foglie,
che sono più corte e leggermente
avvolte, e per gli strobili più piccoli.
Ecologia
È una pianta colonizzatrice con
poche pretese nei riguardi del
terreno e della necessità di acqua.
È una specie adattabile che
preferisce terreni calcarei ma
tollera anche terreni argillosi,
resiste al freddo (microterma) ed al
secco; è spiccatamente una pianta
eliofila.
Il pino silvestre predilige terreni
morbidi e areacei della zona
temperata settentrionale. Ci sono
però anche altre specie di Pinus
sylvestris ai margini
settentrionali dei tropici. Specie
diffusa in varie zone d'Italia
specie al centro-nord. Usato
anche nei parchi e nei giardini. È
diffuso nelle Alpi, nonché
nell'Europa centrale e
settentrionale. Cresce
solitamente a quote comprese tra
i 500 e 1400 metri (anche se
sporadicamente può spingersi fino
a 1800-1900 m), e in Piemonte è
presente anche a quote
relativamente basse (colline del
Basso Monferrato e Novarese in
popolazioni residue, Langhe).
Forma sia boschi puri che misti,
solitamente con l'abete rosso o
l'abete bianco
Il pino silvestre è
uno dei più alti dell'Europa e dell'Asia
ed è l'unica conifera autoctona e
spontanea dell'alta pianura
piemontese e lombarda.
E' una specie pioniera: si adatta a crescere su
svariati tipi di suoli, esige piena luce e resiste
tenacemente alla siccita' ed al freddo. Le
attuali pinete naturali di pianura ci ricordano
parte dell'antico paesaggio forestale della
Padania ed hanno percio' un elevato valore
naturalistico.
Molto spesso il pino silvestre forma boschetti
puri o misti con la betulla ,il castagno e la
farnia.
Nome scientifico:Populus tremula
Famiglia:Salicacee
La sua altezza si aggira sui 20-25 m, ha fusto diritto e
slanciato ed una chioma di forma globulare. Le sue foglie
turionali sono ovali e appuntite, con picciolo a forma
cilindrica, mentre le brachiblastali hanno forma
tondeggiante con picciolo leggermente schiacciato ai lati
che le rende particolarmente mobili al minimo soffio di
vento.
Cresce in tutta Europa, ma lo si può trovare
anche in alcune zone dell'Africa del nord. In
Italia è presente sulle Alpi fino ad un'altezza di
1600 m e sugli Appennini fino a 1800 m; in
alcune zone inoltre lo si può trovare anche a
poche centinaia di metri dal mare.
Il pioppo tremulo è utilizzato per la produzione di
legno,in genere per la costruzione di fiammiferi e
imballaggi,poiché il legno è resistente. Questo
legno è il pesante tra i pioppi. Il legno è molto
tenero e si essicca da discretamente bene. La
lavorabilità è buona. Si vernicia e lacca bene, ma
è difficilmente levigabile. Questo legno è molto
attaccabile da funghi ed insetti.
Nome scientifico: Piceas Abies
Nome comune: Abete Rosso
Regno: Plantae
Divisione: Pinophyta
Classe: Pinopsida
Ordine: Conifere
Famiglia: Pinaceae
Genere: Picea
PORTAMENTO:
Alto fino a 60 metri, con tronco diritto e chioma
conica relativamente stretta. Il Portamento può
differenziarsi in base all'altitudine, la chioma,
infatti, può assumere una forma più espansa alle
quote alpine più basse, mentre tende a divenire
più stretta a quote maggiori (per contenere i
danni provocati dalla neve).
CORTECCIA:
FOGLIE:
È sottile e rossastra con l'età
diviene bruno-grigiastra e si
divide in placche rotondeggianti
o quasi rettangolari (di circa 12 cm).
Sono costituite da aghi
appuntiti, a sezione
quadrangolare, lunghi
fino a 2,5 cm, inseriti
direttamente sul rametto
a spirale con la tendenza
ad appiattirsi.
Sulle Alpi è specie tipica dell'orizzonte
montano medio e superiore e di quello
subalpino inferiore, trovando condizioni
climatiche tra i 1200 e i 1800 m di
altitudine, anche se in condizioni
particolari può scendere fino a soli 600800 m di altitudine, come nel Tarvisiano,
oppure risalire fino a 2100-2200 m, come
in alcune località dell'alta Valtellina.
L’Abete Rosso è diffuso in Europa e Asia centrale e
settentrionale. Utilizzatissimo per impieghi silvicolturali e
come albero ornamentale. In Italia è presente allo stato
spontaneo sulle Alpi dalla Liguria e nelle Alpi Giulie. Ne
sono conosciuti anche alcuni popolamenti relitti
nell'Appennino Tosco-Emiliano, altrove il peccio è stato
diffusamente coltivato per rimboschimenti. Nell'arco
alpino l‘Abete Rosso forma boschi di notevole estensione
solo a partire dalla sezione nord-occidentale delle Alpi
Marittime, ma fino alla Valle d'Aosta è spesso
subordinato all'abete bianco nell'orizzonte montano e al
larice in quello subalpino.
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