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Presentazione di PowerPoint
Francesco Monaco
Dipartimento politiche di sviluppo e coesione ANCI Roma
Il ruolo dei Comuni nel nuovo ciclo di
programmazione 2007-2013
Obiettivo 3: Cooperazione territoriale europea
Gorizia, 21 novembre 2006
Base giuridica del partenariato istituzionale\1
Articoli 11, 27 (§3) e 32 (§2) del Regolamento CE 1083\2006
del Consiglio recante disposizioni generali sul Fondo
europeo di sviluppo regionale
Sanciscono l’applicazione del principio della
“stretta cooperazione”
Ai fini della:
• preparazione e sorveglianza del Quadro di
riferimento strategico nazionale;
• preparazione, attuazione, sorveglianza e valutazione
dei Piani Operativi
2
Base giuridica del partenariato istituzionale\2
Art.11, Regolamento CE 1083\2006 – PARTENARIATO
1. Gli obiettivi dei Fondi sono perseguiti nel quadro di una stretta
cooperazione, (in seguito: «partenariato»), tra la Commissione e ciascuno
Stato membro. Ciascuno Stato membro organizza, se del caso e
conformemente alle norme e alle prassi nazionali vigenti, un partenariato
con autorità ed organismi quali:
a) le autorità regionali, locali, cittadine e le altre autorità pubbliche
competenti;
b) le parti economiche e sociali;
c) ogni altro organismo appropriato in rappresentanza della società civile, i
partner ambientali, le organizzazioni non governative e gli organismi di
promozione della parità tra uomini e donne.
Il partenariato è condotto nel pieno rispetto delle competenze istituzionali, giuridiche e finanziarie di
ciascuna categoria di partner di cui al paragrafo 1.
3
Base giuridica del partenariato istituzionale\3
Art. 27 (§3) del Regolamento CE 1083\2006
Art. 32 (§2) del Regolamento CE 1083\2006
TITOLO II - CAPO II
Approccio strategico alla coesione
TITOLO III - CAPO I
Programmazione
Quadro di riferimento strategico
nazionale
Disposizioni generali relative ai
fondi strutturali e al fondo di
coesione
Contenuto
(…)
3. Il quadro di riferimento strategico
nazionale si applica
all'obiettivo «Convergenza» e all'obiettivo
«Competitività regionale e occupazione».
Esso può inoltre, se uno Stato membro lo
decide, applicarsi all'obiettivo
«Cooperazione territoriale europea»,
lasciando impregiudicate le scelte future
di altri Stati membri interessati.
(…)
Preparazione e approvazione dei
programmi operativi
(…)
2. Ciascun programma operativo
è redatto dallo Stato membro o
da un'autorità da esso
designata, in cooperazione con i
partner di cui all'articolo 11.
(…)
4
(a) Estensione dell’ambito di riferimento del QSN (FS + FAS + CON)
Architettura programmatica
Intesa C.U. 3\2\2005 art.8, co.6, L.131\2003 (QSN, cap VI, L’attuazione)

Redazione di un Documento Strategico Preliminare Nazionale (DSPN)

Redazione di un Documento Strategico del Mezzogiorno (DSM)

Redazione dei Documenti Strategici Preliminari Regionali (DSPR)

Redazione del QSN (a)

Previsione che i DSPR si evolvano in Documenti Strategici Regionali di
Programmazione Operativa” (DSRPO) dai quali dovrebbero derivare i POR

Evoluzione dei citati Documenti strategici dei Ministeri in documenti della stessa
natura dei DSRPO

Individuazione delle Intese Istituzionali di Programma Stato-Regione e degli
conseguenti APQ riformati

Introduzione dell’Accordo di Programma Regionale(b)
(b) “Strumento di Attuazione Regionale“ quale strumento di attuazione per i settori, programmi e/o progetti per i quali viene
individuata come necessaria e/o opportuna e/o comunque più efficace una modalità attuativa basata sulla cooperazione della Regione
con gli Enti Locali (cfr. anche l’art.34 del TUEL)
5
Effettività del partenariato istituzionale
Nel Regolamento CE 1083\2006 vi è espresso
richiamo all’applicazione delle norme e delle
prassi nazionali vigenti (art. 11 §1)
Livello nazionale
1. Linee guida per la
definizione del QSN
Livello regionale
Conferenza
Unificata ( e StatoCittà)
(Conferenza Unificata
3 febbraio 2005)
2. Approvazione QSN
(CIPE previo parere CU)
(*) Proposta ANCI per cap. VI, QSN
Tavolo CITTA’ in
ogni Regione (*)
1. coinvolgimento
autonomie locali nei
processi di
programmazione
regionale (art. 118 Titolo V
Cost.; art. 4 §2 TUEL)
2. delega di funzioni
amministrative alle
autonomie locali (art. 123
Titolo V Cost.; art. 4 §4, § 5 –
art. 5 TUEL)
6
I 4 pilastri
Le nuove opportunità per i Comuni\1
A) CIRCA LA PROGRAMMAZIONE
1.
unica politica di coesione, comunitaria e nazionale, attraverso il QSN e il DSR
con una ventilazione finanziaria settennale (certezza della
programmazione)
2.
rafforzamento del partenariato istituzionale (principio di effettività)
3.
focalizzazione sullo SVILUPPO URBANO (policentrismo sostanziale)
B) CIRCA LA GESTIONE DEI PROGRAMMI
1.
Possibilità della DELEGA di funzioni gestionali di una parte del PO tramite gli
istituti (decentramento amministrativo):
ORGANISMO INTERMEDIO
SOTTODELEGA alle AUTORITA’ URBANE
SOVVENZIONE GLOBALE
7
Decentramento amministrativo\1
Le nuove opportunità per i Comuni\2
Forme di gestione dei PO
1.
a titolarità o a regia
regionale;
2.
a bando;
3.
tramite decentramento
mirato ossia delega di
funzioni a determinati
territori/città da indicare nel
programma operativo
Gli ORGANISMI INTERMEDI
sono soggetti, pubblici o
privati, delegati a svolgere
funzioni della AdG o di
Certificazione del
Programma Operativo.
Quando dette funzioni
riguardino la gestione di una
parte del PO, all’Organismo
Intermedio delegato è
conferita una SOVVENZIONE
GLOBALE tramite apposita
Convenzione/APQ con la
Regione
8
Decentramento amministrativo\2
Le nuove opportunità per i Comuni\2
Requisiti e Condizioni
I REQUISITI e le CONDIZIONI per la scelta degli O.I. variano a
seconda della complessità della delega, massima se associata alla
Sovvenzione Globale (S.G.)
I Requisiti “base” , relativi alla separazione delle funzioni
amministrative (artt.58, 59, 60, 61 Reg.Gen.), devono essere
integrati dalla capacità di solvibilità nel caso della S.G.
Le Condizioni per gli EE.LL, singoli o associati, o di loro soggetti
strumentali (STU,…), di accedervi riposano solo sulla volontà del
PO FESR, e del PO FSE, di farvi ricorso per la realizzazione delle
strategie del PO, e si concretizzano con le designazioni nello
stesso ( §.2 art.59), a seguito di intese (APQ/Convenzioni).
9
Cooperazione transfrontaliera
La cooperazione territoriale europea \ Art. 6 FESR
Cooperazione territoriale
europea
priorità 1:
realizzazione di attività
economiche, sociali e
ambientali transfrontaliere
mediante strategie comuni di
sviluppo territoriale sostenibile,
in particolare:
a) PMI, turismo, cultura,
commercio transfrontaliero;
b) promozione e protezione e
gestione congiunte risorse naturali e
culturali nonché prevenzione dei rischi
naturali e tecnologici;
c) rafforzamento collegamenti tra
le zone urbane e
rurali;
d) accesso alle
reti e ai servizi di trasporto,
informazione e comunicazione,
approvvigionamento idrico ed
energetico, smaltimento dei rifiuti;
e) capacità e utilizzo congiunto di
infrastrutture, nella salute, cultura,
turismo e 'istruzione.
10
Cooperazione transnazionale\1
La cooperazione territoriale europea \ Art. 6 FESR
Cooperazione territoriale
europea
a) innovazione: creazione e
sviluppo di reti scientifiche e
tecnologiche.
priorità 2:
creazione e sviluppo della
cooperazione transnazionale,
inclusa la cooperazione
bilaterale tra regioni marittime
non disciplinata dal punto 1),
tramite il finanziamento di reti
ed azioni che favoriscano uno
sviluppo territoriale integrato,
concentrate principalmente
sulle seguenti priorità:
b) ambiente: attività di gestione
delle risorse idriche, efficienza
energetica, prevenzione dei rischi e
protezione ambientale.
c) accessibilità: attività intese a
migliorare l'accesso e la
qualità dei servizi di trasporto e
telecomunicazioni.
11
Cooperazione transnazionale\2
La cooperazione territoriale europea \ Art. 6, FESR
d) sviluppo urbano sostenibile:
rafforzamento dello sviluppo
policentrico a livello
transnazionale, nazionale e
regionale che presenti un chiaro
impatto transnazionale.
Le azioni possono includere:
creazione e miglioramento di
reti urbane e collegamenti tra
zone urbane e rurali;
strategie per affrontare questioni
comuni alle zone urbane e
rurali; conservazione e
promozione del patrimonio
culturale; integrazione strategica
delle zone di sviluppo su base
transnazionale.
Cooperazione territoriale europea
priorità 3:
rafforzamento dell'efficacia della
politica regionale:
a) della cooperazione interregionale su
innovazione ed economia della
conoscenza e su ambiente e
prevenzione dei rischi;
b) di scambi di esperienze in
merito all'individuazione, al
trasferimento e alla diffusione delle
migliori prassi, compreso lo
sviluppo urbano sostenibile di cui
all'articolo 8;
c) studi, raccolta di dati e analisi.
12
Le 3 priorità degli OSC
La cooperazione territoriale europea \
Orientamenti strategici per la coesione (OSC)
In conformità agli orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione
dell’agenda di Lisbona rinnovata, i programmi sostenuti dalla politica di
coesione devono cercare di indirizzare le risorse verso le seguenti tre
priorità:
– rendere più attraenti gli Stati membri, le regioni e le città
migliorando l’accessibilità, garantendo una qualità e un livello
adeguati di servizi e tutelando l’ambiente;
– promuovere l’innovazione, l’imprenditorialità e lo sviluppo
dell’economia della conoscenza mediante lo sviluppo della ricerca e
dell’innovazione, comprese le nuove tecnologie dell’informazione e
della comunicazione; nonché
– creare nuovi e migliori posti di lavoro attirando un maggior numero
di persone verso il mercato del lavoro o l’attività imprenditoriale,
migliorando l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese e aumentando
gli investimenti nel capitale umano.
Decisione del Consiglio dell’Unione Europea n°11807/06 del 18 agosto 2006
13
La cooperazione territoriale europea \
Orientamenti strategici per la coesione (OSC)
Cooperazione interregionale
I programmi di cooperazione interregionale dovrebbero concentrarsi
sulla strategia di Lisbona rinnovata: rafforzare l'innovazione, le PMI e
l'imprenditorialità, l'ambiente e la prevenzione dei rischi. Si
promuoveranno inoltre gli scambi di esperienze e di buone prassi in
materia di sviluppo urbano, la modernizzazione dei servizi pubblici
(tra cui l’uso delle TIC nelle strutture sanitarie e nella pubblica
amministrazione), i programmi di cooperazione, gli studi e la raccolta
di dati.
La cooperazione interregionale può inoltre essere incentivata
nell’ambito di programmi a favore della Convergenza e della
Competitività regionale ed occupazione. Saranno inoltre incoraggiati
gli scambi di esperienze e di buone prassi per quanto riguarda lo
sviluppo urbano, l’inclusione sociale, i rapporti tra città e zone
rurali e l’attuazione di programmi di cooperazione.
Decisione del Consiglio dell’Unione Europea n°11807/06 del 18 agosto 2006
14
Gruppo di lavoro cooperazione territoriale
La cooperazione territoriale europea nel QSN:
policentrismo

Nella nuova programmazione alla cooperazione è richiesto di concorrere esplicitamente
al raggiungimento delle grandi priorità strategiche della politica di coesione[1],
producendo effetti di accelerazione dello sviluppo economico e della crescita, da
conseguirsi concentrandosi sulle priorità adottate per la competitività e l’occupazione e
valorizzando il potenziale competitivo regionale e locale frenato dall’esistenza di
confini amministrativi [2].

Il miglioramento del potenziale competitivo delle regioni frontaliere e delle macroaree
transnazionali consentirà all’Europa di sfruttare meglio il suo policentrismo per la
costruzione di sviluppo mediante la cooperazione tra sistemi locali (città e sistemi
produttivi).
Per l’Italia, paese in cui il policentrismo è caratteristica saliente dello sviluppo
regionale, la cooperazione territoriale costituisce un’opportunità importante della
programmazione 2007-2013.

[1] Le tre grandi priorità fissate dagli orientamenti strategici comunitari: rendere l’Europa e le sue regioni un luogo più attrattivo
per vivere e lavorare; migliorare la conoscenza e l’innovazione per la crescita; più e migliori posti di lavoro.
[2] (Fonte: obiettivi strategici comunitari).
15
Contributo per il capitolo QSN: Obiettivi specifici e metodi della cooperazione territoriale
Gruppo di lavoro cooperazione territoriale
La cooperazione territoriale europea nel QSN:
obiettivo sviluppo urbano sostenibile (S.U.S.)
Nel campo dello sviluppo urbano sostenibile, l’obiettivo comunitario
di rafforzare lo sviluppo policentrico, si potrebbe tradurre, per l’Italia,
nei seguenti obiettivi specifici:
a) valorizzazione del potenziale delle città come luoghi di produzione
di cultura, ricerca e innovazione, salvaguardia ambientale, ai fini dello
sviluppo economico e della creazione di nuovi posti di lavoro, oltre
che di sviluppo della creatività;
b) creazione di reti operative (di città, ndr) per l’elaborazione a
livello transnazionale di metodologie condivise e di tecnologie
avanzate per la gestione dello sviluppo urbano, per la valorizzazione
dei centri storici, per il miglioramento dei collegamenti centri-periferie,
città-campagna; per lo sviluppo di iniziative policentriche di
preservazione e valorizzazione del patrimonio culturale.
16
Contributo per il capitolo QSN: Obiettivi specifici e metodi della cooperazione territoriale
Gruppo di lavoro cooperazione territoriale
La cooperazione territoriale europea \ QSN:
priorità strategiche S.U.S.
Il perseguimento, nei diversi programmi, di questi obiettivi
specifici consentirebbe all’Italia di perseguire le seguenti
priorità strategiche:
a) favorire crescita di attrattività, rilancio e
riposizionamento delle città italiane su specifici mercati
obiettivo;
b) crescita economica e equilibrata delle città confinanti,
attraverso la messa in rete di strutture e servizi che
consentano sia di raggiungere rating più elevati a livello
europeo e internazionale, sia di contrastare esclusione e
disagio (presidi ospedalieri, trasporto integrato, centri
servizi comuni)
17
Contributo per il capitolo QSN: Obiettivi specifici e metodi della cooperazione territoriale
Gruppo di lavoro cooperazione territoriale
La cooperazione territoriale europea nel QSN:
qualità progettuale
La cooperazione territoriale come motore di sviluppo del potenziale locale/regionale è
condizionata dal capitale territoriale, inteso come i punti forti intrinseci delle singole
realtà territoriali associati alla loro posizione geografica e connettività, ma anche al loro
tessuto economico, alle risorse naturali, sociali e culturali. Sarà in ogni caso necessario:
a) realizzare progetti di scala significativa, dove sia minima, se necessaria, l’attività di
analisi e studio preliminare e massima la produzione di servizi per i cittadini e le
imprese;
b) stabilire per tali servizi obiettivi quantificabili, misurabili e monitorabili;
c) coinvolgere maggiormente il partenariato privato nella realizzazione dei progetti;
d) integrare le competenze già impegnate in questo campo con competenze
manageriali di elevato profilo, in grado di disegnare e realizzare progetti complessi;
e) introdurre una forte cultura della valutazione, che consenta, già a metà del periodo
di programmazione, di disporre di informazioni rilevanti e comunicabili sui risultati
conseguiti.
18
Contributo per il capitolo QSN: Obiettivi specifici e metodi della cooperazione territoriale
Gruppo di lavoro cooperazione territoriale
La cooperazione territoriale europea \ QSN:
sistema di valutazione
Diventa in ogni caso imprescindibile l’inserimento e l’irrobustimento di sistemi di
valutazione della qualità dei singoli progetti di cooperazione già nella fase di selezione
delle proposte progettuali. Tali sistemi di valutazione possono riguardare:
a) l’introduzione di elementi di autovalutazione nei format di presentazione dei progetti,
nei quali il promotore del progetto fornisca informazioni e dati che consentano di
misurare la rilevanza del progetto misurandola secondo scorebord e indicatori standard
adottati a livello europeo e internazionale;
b) l’utilizzo di roster di esperti internazionali, per effettuare valutazioni cieche
indipendenti dei contenuti specifici e di merito delle proposte progettuali, una volta che
questa abbia passati i primi filtri di valutazione di conformità delle regole di eleggibilità
e della valutazione tecnica sommaria svolta dai segretariati tecnici congiunti.
Per lo sviluppo di progetti di particolare interesse (progetti strategici), occorre prevedere
term of reference specifici, che definiscano in modo chiaro obiettivi quantificati,
risultati attesi, criteri e parametri specifici di selezione e valutazione, sui quali aprire
processi di selezione competitiva tra proposte diverse di realizzazione dello stesso
progetto.
19
Contributo per il capitolo QSN: Obiettivi specifici e metodi della cooperazione territoriale
Gruppo di lavoro cooperazione territoriale
La cooperazione territoriale europea \ QSN:
governance
Il modello di governance nazionale deve, perciò, assicurare che vi
sia coerenza e integrazione tra i programmi di cooperazione
territoriale (Obiettivo 3) e la programmazione complessiva della
politica regionale nazionale, con riferimento alla cooperazione
che avviene entro le frontiere dell’UE, nonché a quella che
riguarda le frontiere esterne, coinvolgendo politica di coesione e
politiche di prossimità e allargamento
La cooperazione territoriale vede protagoniste le Regioni e gli
attori locali, mentre alle Amministrazioni centrali è affidato un
ruolo di coordinamento strategico e di accompagnamento,
all’interno di un modello di governance multilivello rispettoso dei
principi di sussidiarietà e partenariato che governano la politica
comunitaria di coesione.
20
Contributo per il capitolo QSN: La governance della cooperazione territoriale
Gruppo di lavoro cooperazione territoriale
La cooperazione territoriale europea \ QSN:
governance: la posizione dell’ANCI
Il testo finale del QSN fornirà anche orientamenti su come migliorare, anche nel caso
delle attività di cooperazione, la definizione del ruolo degli Enti locali, assicurando il
loro coinvolgimento e rafforzando gli strumenti e le procedure di raccordo e
concertazione per assicurare un’azione coordinata tra regioni ed enti locali. Inoltre, si
metterà in evidenza come le Regioni, anche alla luce della configurazione che assumerà
il modello di programmazione unificata postulato dal QSN, potranno imprimere alla
cooperazione, in un rapporto fortemente partenariale, un indirizzo coerente con le linee
adottate per lo sviluppo regionale 2007-2013.
Il modello di governance nazionale della cooperazione territoriale dovrebbe mantenere
un forte ancoraggio alla governance complessiva del QSN, in funzione degli obiettivi
strategici dello stesso. Nell’ambito di tale governance verrà perciò istituito un Gruppo
di coordinamento strategico che vedrà operare in modo collegiale Amministrazioni
centrali e regionali, Enti Locali (*) e partenariato istituzionale ed economico-sociale, in
modo da imprimere all’attività di cooperazione un indirizzo coerente con le priorità di
politica proprie dell’intera nazione, per quanto riguarda lo sviluppo economico e sociale,
le infrastrutture e i trasporti, l’ambiente, la ricerca, la valorizzazione delle risorse
culturali, nonché la politica estera, nel caso della cooperazione territoriale che riguarda
le frontiere esterne.
(*) Emendamento ANCI
21
Contributo per il capitolo QSN: Obiettivi specifici e metodi della cooperazione territoriale
Ambiti della cooperazione in Italia
Ambito Geografico
Programma Operativo
Cooperazione
transfrontaliera
Frontiere Alpine
Più programmi operativi che riguardano le province confinanti con Svizzera e Austria delle regioni Piemonte, Trentino,
Lombardia, Veneto.
Italia Austria Slovenia
Programma operativo di cooperazione multilaterale nel quadrilatero Ungheria, Austria, Slovenia, Nord-Est Italiano.
Italia Francia Alpino
Area di cooperazione importantissima per l’integrazione fra il sistema Piemonte - Valle d’Aosta e l’area Lyon - Alta
Savoia.
Italia Francia Marittimo
Area di cooperazione allargata e rinnovata che interessa Toscana – Liguria – Sardegna in Italia e Corsica – Provence
Cote d’Azur per la Francia.
Adriatico
Italia Albania Grecia
Italia Tunisia Malta
Programma transfrontaliero
di bacino mediterraneo
Area di cooperazione fra Italia e Balcani che dovrebbe contribuire a sviluppare azioni di cooperazione transfrontaliera
multilaterale.
Area trasfrontaliera che interessa l’area sud dell’Adriatico con l’area del mediterraneo orientale.
Programma transfrontaliero marittimo (l’unico italiano cofinanziato da ENPI) che interessa l’area dello stretto di
Sicilia.
Nuovo programma operativo cofinanziato da ENPI e da FESR che intende sviluppare le relazioni dirette fra paesi della
sponda sud del Mediterraneo e Paesi della sponda Nord
Cooperazione
transnazionale
Mediterraneo
Il nuovo programma operativo per la cooperazione fra le regioni europee del Mediterraneo e, in parte, per l’effetto di
questa cooperazione con i paesi e le regioni della sponda sud.
Spazio Alpino
Programma operativo tradizionale che interessa l’area nord d’Italia e che permette di sviluppare una intensa
cooperazione a livello di crinale alpino.
Balcani Sud
Nuovo PO che nasce dalla separazione della troppo grande area di cooperazione CADSES
Cooperazione
interregionale
Programmazione regionale
Ogni regione, nella propria autonomia e accordandosi con altre regioni europee, può avviare azioni di cooperazione sia
all’interno del PO FESR che all’interno del PO FSE, non dimenticando il PO Sviluppo Rurale.
Programmazione su bandi o
iniziative comunitarie
La Unione Europea, con propria programmazione, manterrà aperta la possibilità di programmare azioni di cooperazione
fra regioni,città e altre unità territoriali con proprie iniziative finalizzate alla promozione di scambi di esperienze e reti
(ex Interreg IIIC).
22
Tratta da: “Guida all’utilizzo dei fondi strutturali 2007-2013”, a cura del Progetto ANCI-POSTIT II
Tipologie di iniziative di cooperazione territoriale
Iniziative proprie della autorità
di gestione
Sulla base degli obiettivi da raggiungere, per le azioni di informazione, animazione o altre azioni
trasversali, la autorità di gestione promuoverà e gestirà in proprio alcuni progetti, sottoponendoli
alla approvazione del partenariato del programma.
Progetti strategici o strutturanti
Questa tipologia di progetti sono quelli maggiormente innovativi rispetto alla vecchia programmazione.
In sintesi, si tratta di progetti complessi (ovvero composti da più interventi), transnazionali
(riguardanti più nazioni) e congiunti (ovvero i cui effetti sono da misurarsi soltanto sulla base
della realizzazione contemporanea o collegata delle diverse azioni), di dimensione adeguata a
contribuire al raggiungimento di un obiettivo del programma. Questi progetti, sulla base di una
proposta diretta del partenariato di programma, verranno via via individuati e progettati a cura dei
partner regionali e subregionali e sottoposti a valutazione ex ante al fine di verificarne l’efficacia
potenziale. Sulla base di questa progettazione e valutazione, verranno scelti gli attuatori pubblici e
i livelli di cofinanziamento. La valutazione dovrà tenere conto della programmazione in corso a
livello regionale e nazionale e relativa alla medesima materia. Quindi, i progetti strutturanti sono
utili per rafforzare e approfondire una programmazione esistente e non per crearne una nuova o
forzare quella attiva.
Progetti pilota / innovativi
Progetti di piccole dimensioni, congiunti e transnazionali, finalizzati a iniziative innovative o a iniziative
finalizzate a mobilitare comunità locali o regionali o sub regionali. I progetti tenderanno ad avere
un basso impatto effettivo relativamente all’efficacia attesa per il raggiungimento degli obiettivi
del programma ma, in vero, potranno avere un alta importanza in termini di mobilitazione,
animazione e conoscenza del programma stesso verso target potenziali.Questi progetti sono stati
tipici delle modalità di attuazione dei programmi transnazionali e interregionali in corso e sono
spesso gli unici noti agli enti locali e alle comunità locali italiane.
23
Tratta da: “Guida all’utilizzo dei fondi strutturali 2007-2013”, a cura del Progetto ANCI-POSTIT II
Caratteristiche del progetti strutturanti\1
Dimensione
Il progetto deve avere una massa critica sufficiente da incidere significativamente sul raggiungimento
degli obiettivi del programma
Struttura
Il progetto è composto da più operazioni situate in diversi paesi e integrate funzionalmente all’obiettivo
fra loro.
Impatto atteso
L’impatto deve essere significativo e deve essere valutato ex ante al fine di permettere di condividere a
livello transfrontaliero/transnazionale sull’investimento.
Carattere transnazionale/
frontaliero genuino
Il progetto deve rispondere a bisogni o a problemi che si possono affrontare soltanto attraverso un
genuino approccio ultranazionale o ultraregionale. In particolare, questo elemento è decisivo per
definire l’effettiva ammissibilità all’interno del programma operativo.
Integrazione con la
programmazione
regionale/nazionale
Il progetto deve integrarsi agli obiettivi della programmazione regionale me a quella nazionale e non
sovrapporsi o contraddire le stesse. Il progetto deve essere una sorta di completamento
transnazionale o transfrontaliero delle programmazioni di riferimento in tutti gli spazi e regioni
nei quali impatta.
Networking
Il progetto deve creare o integrare una rete di soggetti istituzionali o economico/sociali che
supporteranno anche in futuro la gestione integrata del progetto e ne cureranno l’ulteriore
sviluppo. La nascita della rete del progetto, inoltre, è fondamentale per diffondere e consolidare
la cultura della programmazione gestione dei problemi comuni con strumenti e risorse comuni
anche a livello transnazionale e transfrontaliero.
Approccio policentrico
Il progetto complesso potrà e dovrà avere un approccio policentrico, ovvero che collega i centri di
intervento con l’effetto degli stessi con la loro relazione con altri centri minori. Questo approccio
deve inoltre garantire che non ci sia una rigida gerarchia o priorità interna ai progetti e che il loro
rapporto funzionale esista ma sia, altresì, più possibile paritario.
24
Tratta da: “Guida all’utilizzo dei fondi strutturali 2007-2013”, a cura del Progetto ANCI-POSTIT II
Caratteristiche dei progetti strutturanti\2
Impatto sociale di
lungo termine
Un progetto strategico (o progetto strutturante) dovrà avere un impatto sociale rilevante e
sopratutto a lungo termine anche per giustificare l’importanza a lungo termine
dell’approccio interpartenariale transnazionale. In altre parole, soltanto con un obiettivo di
fondo così rilevante (l’integrazione territoriale europea) si giustifica l’orientamento ad un
impatto sociale a lungo termine.
Approccio
intersettoriale
I progetti complessi, tendenzialmente, interessare più settori di intervento e prevedranno impatti
multipli di vari tipi. Naturalmente, come tutti i progetti di questa portata ambizione e
ricadute potenziali, si debbono considerare come attesi sia impatti a livello sociale e
culturale, sia impatti sulle attese di nuovi investimenti o di sviluppo locale.
Capacità di
coinvolgimento
I progetti complessi e transnazionali, per loro stessa natura, prevedono un forte coinvolgimento
della popolazione e una forte ricerca di consenso. Infatti, soltanto con un approccio che
integri il top-down (ovvero il rispetto della programmazione di livello regionale e
nazionale e delle sue indicazioni) con quello bottom up (ovvero con la spinta dai territori
verso un determinato investimento) si riesce veramente a costruire un progetto importante,
efficace e che non trovi ostacoli nella sua realizzazione. In questo campo, fondamentale
sarà il ruolo degli enti locali..
Negoziazione o bando
I progetti strategici saranno pianificati e programmati senza procedura a bando, in quanto
tendenzialmente univocamente determinati/bili. Questo, naturalmente, non significa che, in
determinate occasioni, anche una procedura a bando non sia opportuna per individuare le
scelte migliori fra più alternative possibili. In questi casi, anche se con una procedura
molto ristretta e guidata, sarà possibile prevedere processi di valutazione simili quelli della
corrente programmazione.
25
Tratta da: “Guida all’utilizzo dei fondi strutturali 2007-2013”, a cura del Progetto ANCI-POSTIT II
Procedura di generazione di un progetto strutturante
Negotiation
Project
Strategy
Strategic Project Procedures
Individuazione dei
temi prioritari e degli
obiettivi
Valutazione delle
caratteristiche del progetto
e della sua coerenza con
la programmazione di
riferimento
Individuazione
dello chef de file
dello Strategic
project
Approvazione del
Progetto e
convenzione fra
AUG e CdF
Stesura provvisoria del
progetto con
individuazione di massima
delle operazioni e delle
procedure di attuazione
Valutazione ex ante
dell’impatto del progetto in
funzione degli obiettivi
previsti
Eventuale appello
per progetti e per
iniziative
Convenzione fra
CdF e partner
attuatori delle
operazioni
Attuazione e
rendicontazione
Appello definitivo
per progettazione
delle operazioni
26
Tratta da: “Guida all’utilizzo dei fondi strutturali 2007-2013”, a cura del Progetto ANCI-POSTIT II
Costruire reti di città per la competitività \
Difficoltà definitorie
Uno degli obiettivi della futura programmazione, in merito al rafforzamento della
competitività nazionale e regionale, è quello di articolare un processo di coesione e
integrazione fra le città e i sistemi urbani regionali, nazionali ed europei.
Difficoltà di definizione di città e\o aree urbane e sistemi urbani. La definizione di
città o centro urbano non è significativa in sé, in quanto la sociologia e la geografia ci
hanno insegnato che la città possono essere, ad un tempo:
a) capaci di assumere il ruolo di regione, ovvero di luogo di identità diffusa e non solo
concentrata nell’agglomerato che distribuisce sul territorio stesso dell’intorno urbano
le funzioni rare (si pensi al rapporto fra Cambridge (USA), sede del MIT e Boston,
oppure a quello fra Roma e il polo produttivo, plurimodale e di ricerca di Pomezia).
b) capaci di esprimere meglio le loro potenzialità in quanto poli di rete tematica o
geografica (si pensi alle città baltiche o alla rete delle città olandesi o renane).
c) capaci di integrarsi in forme nuove, extra gerarchiche, che costruiscono a livelli
diversi relazioni positive e sinergiche (ovvero il cosiddetto fenomeno del
policentrismo urbano, che si esprime a livello metropolitano, regionale, interregionale,
nazionale e internazionale).
Quindi, operare con una ottica di rete significa affrontare il tema urbano nella sua forma più aperta e omnicomprensiva, ovvero27
significa essere capaci di cogliere le diverse dimensioni del fenomeno e del suo contributo alla costruzione di competitività
(regionale, nazionale continentale) nell’ottica dell’orientamento alla società della conoscenza e dell’informazione.
Costruire reti di città per la competitività \
Tipologie di reti dall’esperienza UE
Lo sviluppo europeo di reti internazionali fra città e funzioni urbane è una delle più alte eccellenze
che si sono affermate dietro lo stimolo delle politiche europee di coesione.
Da ESPON, URBACT, URBAN, MEDA (con le iniziative Medact e Med-Pact), URBAL ecc.
sono da considerare tipologicamente identificabili le seguenti reti:
a) reti urbane nazionali di rilievo ultranazionale (p.e. la rete delle città olandesi);
b) reti di città frontaliere integrate (l’integrazione progressiva fra Savona, Imperia e Nizza, per
esempio, oppure l’integrazione fra Lille e Bruxelles);
c) reti regionali di regioni transfrontaliere/transnazionali (Bacino del Reno, Baltico, Manica,
Euroregione Friuli – Corinzia - Slovenia, Euroregione Catalogna – Languedoc - Roussillion, rete
delle città danubiane, rete delle città adriatiche eccetera);
d) reti tematiche di città (rete delle città sostenibili, rete delle città della ceramica, rete delle città
della cultura rete europea delle città strategiche, reti di città per lo sviluppo congiunto di
determinate innovazioni o funzioni eccetera);
e) reti istituzionali fra più nazioni (rete delle città medie north - ouest fra Inghilterra e Francia, reti
delle città francofone, eccetera) che proiettano a livello internazionale le reti istituzionali nazionali;
f) rete istituzionale base delle città europee Eurocities (riunisce potenzialmente tutte le città ma
promuove attività soprattutto in favore delle città di maggiori dimensione; non ha mai promosso
progetti di rete adeguatamente significativi).
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Costruire reti di città per la competitività \
Vantaggi derivanti dalle reti-1
Al fine di promuovere una maggior partecipazione delle città alle reti urbane europee e
transnazionali è importante integrare la visione generica della internazionalizzazione con la
visione strategica e specifica del vantaggio della cooperazione. Infatti, l’esperienza europea e
americana ci insegnano che le reti funzionano quando la cooperazione mira a costruire vantaggi
specifici per le città che ne sono parte. I vantaggi possono essere
a) Aumento del potere specifico della singola città e funzioni varie di lobbying. Chiaramente, la
partecipazione alla rete è soprattutto politica e i prodotti della rete sono tendenzialmente
dichiarazioni, documenti di intenti, studi eccetera.
b) Capacità di acquisire un potere di investimento su di una tematica comune altrimenti
impossibile, ovvero la rete come progetto comune, luogo di scelte comuni che comportano un
investimento integrato delle diverse città. Questa tipologia è specifica delle reti tematiche che
promuovono la valorizzazione di una risorsa comune, di uno spazio geografico condiviso, di una
piattaforma logistica integrata o integrabile. La partecipazione è principalmente politica e di
partenariati locali (fino all’individuazione delle azioni di investimento). Poi tende ad essere
oggetto di azione comune, di rilievo specificamente tecnico-economico-amministrativo.
c) Aumento della conoscenza su singoli problemi, ovvero rete come fonte di conoscenza e
condivisione di esperienze, soprattutto tramite funzioni di formazione, sperimentazioni comuni,
change management eccetera. Come si evince, in questo caso la partecipazione alle attività di
rete è specificamente indirizzata ai dipendenti di livello dirigenziale e ad alcuni assessori con
incarichi specificamente tecnici, oltre a partenariati tecnici e economici locali.
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Costruire reti di città per la competitività \
Vantaggi derivanti dalle reti-2
d) Aumento della partecipazione della città a dinamiche progettuali o
eventuali internazionali, ovvero rete come fonte di occasioni di
internazionalizzazione e di immagine per la città e la sua classe
dirigente. In questo caso, la partecipazione è estesa anche a
partenariati sociali e culturali locali, accademie e luoghi di
formazione e prevede la promozione di attività reciproche di
conoscenza e di diffusione di opportunità reciproche.
Le reti, chiaramente, sono spesso un insieme di
questi vantaggi ma, purtroppo, la
partecipazione delle città italiane tende a diluire
eccessivamente nelle attività della rete (o nelle
motivazioni di promozione della rete) l’insieme
di questi vantaggi, senza concentrarsi a
sufficienza e per un tempo adeguatamente lungo
su uno di questi, vanificando l’efficacia
dell’investimento nella rete.
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Costruire reti di città per la competitività \
Ruolo di ANCI per le reti 2007-2013
1) promuovere informazione e
animazione in merito al tema delle reti
e della cooperazione urbana, delle
esperienze europee in merito;
2) sviluppare una riflessione
organizzativa e istituzionale sulle reti
di città;
3) sviluppare una riflessione specifica
sugli strumenti di funzionamento delle
reti (trasferimento di esperienze,
scambio di buone prassi, progetti
congiunti, change management,
progetti strutturanti, progetti di rete),
sulla loro fattibilità e sul loro profilo
valutativo;
4) sviluppare una animazione di reti
regionali (in accordo con le regioni e
con le Anci regionali);
5) sviluppare una azione di
animazione e supporto progettuale
a reti tematiche nazionali su temi di
particolare rilievo per le città
meridionali;
6) promuovere la costituzione e
animare e supportare
progettualmente una rete di città
medie meridionali che, per questa
loro azione, si integrino con le
migliori esperienze delle reti e delle
città medie del centro-nord;
7) supportare il rafforzamento le il
rilancio della rete delle città
metropolitane nazionali (le 13
indicate nel QSN), sviluppando
animazione e supporto progettuale.
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