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Ti racconto il mio Dio

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Ti racconto il mio Dio
Scuola primaria “Parini”
Gorla Minore
a.s. 2006-2007
Classe 4^ A
presentazione
la mappa del percorso
i bambini raccontano …
gli incontri
Halima
Jasvir
i nostri nonni dicono …
dialogo interreligioso
abbiamo imparato che …
L’esperienza religiosa identifica, diversifica e abbraccia popoli e
singoli, è parte integrante del “tesoro” tramandato nella storia
dell’umanità,
dalle
origini
ad
oggi.
Approfondire
la
consapevolezza di questo patrimonio è occasione per scoprire
come spesso i popoli, divisi da frontiere di ogni tipo,conservano
nella loro memoria un passato sorprendentemente parallelo,
costruito su valori universali e condivisibili da ognuno.
Il percorso proposto non ha la pretesa di essere completo
ed esaustivo, ma vuole essere una semplice risposta al
desiderio di conoscenza che scaturisce da un gruppo di
ragazze e ragazzi che vivono in un contesto dove le
diversità si pongono a confronto quotidianamente, e un
contributo allo sviluppo di una mentalità aperta che,
attraverso la conoscenza di sé e degli altri, permetta
gradualmente di indirizzare il proprio agire verso la
comprensione e il rispetto.
Rita Cattaneo
PARTENZA
Le religioni nell’antichità
Le religioni oggi
Viale delle storie e dei fondamenti
Cristianesimo – Islam – Sikhismo:
Storia, fondamenti, tappe della vita
Piazza dei libri sacri
Bibbia
Corano
Guru Granth Sahib
Strada dei luoghi di culto
La chiesa
La moschea
Il Tempio d’oro di Amritsar
Palazzo delle feste
Feste cristiane
Feste musulmane
Feste sikh
ARRIVO
Il dialogo interreligioso
Il decalogo di Assisi per la pace
Notizie interreligiose dal mondo
Ogni argomento del percorso è stato
analizzato e approfondito dai ragazzi, quindi
elaborato e raccolto in un fascicolo.
Io sono di religione Sikh, sono nato in Italia, ma i miei genitori sono indiani e mi raccontano della nostra
religione. Mi dicono che i nostri Guru si sono sacrificati e hanno fatto tanti sacrifici e noi dobbiamo essere
grati. Il nostro libro sacro è il Guru Granth Sahib: i Guru hanno detto che il Guru Granth Sahib è Dio. Di notte,
dopo la preghiera, il libro viene messo a “letto”: ha la sua camera, se fa freddo gli mettono la coperta e se fa
caldo l’aria condizionata. E’ trattato come una vera persona. Nella mia casa abbiamo una parte del libro sacro
e la mia mamma lo tiene con molta cura. Io non riesco a leggerlo perché è scritto nella lingua della mia terra.
Nei nostri templi ( a Bergamo, Brescia o Reggio Emilia ) quando si entra, bisogna togliersi le scarpe e coprirsi
la testa: i maschi si mettono da una parte e le donne dall’altra, ma i bambini piccoli possono anche non
seguire queste leggi. Per essere un Sikh bisogna non tagliarsi i capelli, portare il turbante, avere un pettine
che si infila nei capelli, dei pantaloncini corti. Bisogna pregare al mattino alle 6 e alla sera, non mangiare
carne, lavarsi ogni giorno al mattino e portare un braccialetto in acciaio, il Kara. Le carni che non si possono
proprio mangiare sono quelle di mucca, perché dà latte e aiuta nell’aratura, e quella di cavallo perché i nostri
guru ci sono saliti sopra e sono quindi sacri. Ogni persona Sikh ha il cognome “Singh”, che vuol dire leone,
se è maschio e “Kaur” se è femmina perché Guru Nanak aveva il cognome Singh e Kaur era il nome della
sorella del guru. Guru Nanak e Guru Gobind Singh hanno detto che non bisogna combattere contro altre
religioni, perché siamo tutti uguali. I miei genitori dicono che tutti siamo fratelli perché di Dio ce n’è uno solo
e che tutti lo vedono in modo diverso. Mia mamma mi racconta molte cose della nostra religione e dei
miracoli accaduti.
A. S.
Io sono cattolica, quest’anno devo fare la prima comunione e vado a
catechismo. Fare la comunione vuol dire ricevere Gesù nel cuore.
Tutte le domeniche, alle ore 10, vado a messa perché è la messa dei
bambini. Il nostro parroco si chiama don Giuseppe. Prima che inizia la
messa suor Rosanna ci fa dire le preghiere, che sono delle lodi a Dio.
In chiesa c’è l’altare, che è una specie di tavolo, fatto di marmo.
Sull’altare c’è una tovaglia bianca ricamata e una candela. Poi c’è il
Tabernacolo che contiene un calice d’oro con le ostie; il Tabernacolo
è sempre chiuso a chiave e lo apre solo il prete. Sempre in chiesa c’è
il fonte battesimale, dove si battezzano i bambini appena nati. C’è
anche il leggio dove il prete appoggia la Bibbia. La Bibbia è un libro
che contiene l’Antico e il Nuovo Testamento, la storia di Dio prima e
dopo Gesù.
G. A.
Io sono musulmana, sono arrivata da un anno in Italia, prima abitavo in Marocco. Al
mattino quando mi sveglio, io, mio fratello, la mamma e il papà diciamo le preghiere.
Quando preghiamo io e la mamma mettiamo il velo. Quando preghiamo mettiamo il
tappeto e ci giriamo dove c’è il sole. Quando preghiamo le donne non possono mettere
i jeans, ma un vestito lungo, gli uomini possono pregare anche con i jeans. Gli uomini
pregano a voce alta e le donne no. La prima volta che sono andata alla moschea ho
visto tutte le donne con il velo, gli uomini non lo mettono perché sono maschi.
I. M.
Io sono cattolica e al mattino e alla sera, con la mamma e con mio fratello, dico le preghiere. Di solito
dico il Padre Nostro, l’Angelo di Dio, una preghiera di Padre Pio per farmi guarire, il Ti adoro e l’atto di
dolore. Qualche volta scendo al piano di sotto dalla nonna: quando sta dicendo il rosario ( che è una
“fila” di preghiere ) con il nonno, mi dice di stare con loro. A messa ci vado una volta alla settimana,
con tutta la mia famiglia; vado alla messa della 10 della domenica. Il prete che celebra si chiama don
Giuseppe, ma quello che mi ha battezzata si chiama don Stefano e adesso è in un’altra parrocchia.
Vado anche a catechismo e lì ci dicono tante cose su Gesù: venerdì la catechista ci ha raccontato
anche il Vangelo che don Giuseppe ha letto domenica a messa. Poi ci ha detto che fare la prima
comunione è un impegno molto grande. A casa mia ho tante Bibbie e Vangeli, alcuni sono miei e di
mio fratello, altri sono di mia mamma, ma i suoi sono un po’ malconci. Anche mia nonna ha tante
Bibbie, ho provato ad aprirle, ma sono troppo difficili per me.
F. D.
Io sono cristiana. Il nostro giorno di “riposo” è la domenica. Alla domenica
mattina si va a messa, che dura un’ora: alle dieci c’è quella dei bambini ed è
quasi tutta cantata. La parte più “noiosa” della messa è la predica, quelle per me
più belle sono la lettura del Vangelo e il canto finale. Il venerdì pomeriggio si va
a catechismo dove ci leggono dei brani della Bibbia e poi ce li spiegano in modo
semplice. Il nostro parroco, don Giuseppe, ci raccomanda di dire a casa le
preghiere o anche il rosario. Io le preghiere le dico tutte le sere, il rosario invece
lo dico quando vado a dormire da mia nonna Giovanna.
G. D. V.
Sono un bambino di 10 anni e di religione sono cristiano cattolico. Nella nostra religione crediamo in Dio, in suo
figlio Gesù, nella Madonna, Maria, che è la mamma di Gesù. Dagli otto anni si fa catechismo dove, a gruppi con
una catechista, ci insegnano cose su Gesù, leggiamo il Vangelo, il libro di catechismo e diciamo le preghiere.
Quest’anno dobbiamo fare la prima comunione: si riceve Gesù nell’ostia consacrata. Tutte le sere dico le
preghiere, insieme alla mamma. Ci sono diverse preghiere: l’Ave Maria alla Madonna, il Padre Nostro rivolto a Dio
che è come il padre di tutti, l’Eterno Riposo per i morti, il Gloria al Padre. Tutte le domeniche alle dieci andiamo
alla Messa, quella dei bambini. La Messa è celebrata dal nostro parroco don Giuseppe. Vengono lette le letture e
il Vangelo. Poi c’è il momento della comunione dove si riceve dal prete l’ostia consacrata, che contiene Gesù. I
chierichetti aiutano il prete durante la messa. Nella nostra religione si festeggia la nascita di Gesù con la festa
del Natale, che è preceduta da un periodo di diverse settimane ( l’Avvento ), la festa dei magi che portano in
dono a Gesù bambino oro, incenso e mirra ( l’Epifania ). Dopo circa trent’anni dalla nascita Gesù è stato
crocifisso per poi resuscitare dopo tre giorni: è la festa di Pasqua. Il nostro libro sacro è la Bibbia che si
suddivide in due parti: l’Antico Testamento e il Nuovo Testamento. Nell’Antico Testamento si trova la storia
d’Israele e del suo popolo prima della nascita di Gesù. Nel Nuovo Testamento si trova invece la vita di Gesù.
V. T.
Io e la mia famiglia, alla domenica, precisamente alle ore dieci, andiamo alla
messa dei ragazzi, quando entriamo in chiesa facciamo il segno della croce
con l’acqua santa, prendiamo il foglietto e un libretto per seguire la messa.
Prima di sederci ci inginocchiamo e dico a bassa voce “Ti adoro Gesù”, poi
stiamo in piedi un momento per salutare Gesù. Il nostro parroco si chiama don
Ambrogio: durante la messa fa la consacrazione delle ostie, cioè il corpo di
Gesù entra nelle particole. Alla fine della messa il prete ci dà un foglietto
riguardante un momento della vita di Gesù. Alcune domeniche il parroco ci dà
il pane benedetto da dividere con tutta la famiglia. Al giovedì vado alla
preghiera dei ragazzi, che sarebbe l’anticipazione della messa della domenica.
Di sabato , alle ore 10,30 vado a catechismo: suor Agostina ci dice che, per
fare una buona confessione servono cinque cose: la preghiera, l’esame di
coscienza, il pentimento dei peccati, il proposito di non commetterne più e la
confessione. Ogni sera e ogni mattino io, da solo, dico le preghiere.
A. B.
Io sono un bambino cristiano. Alla domenica
vado alla messa: don Ambrogio parla della
vita di Gesù, poi si recitano delle preghiere e
si leggono i Vangeli. Dopo c’è la
consacrazione: il prete alza l’ostia al cielo e
pronuncia le parole sacre. Dentro quell’ostia
c’è Gesù vivo. Poi il parroco distribuisce la
comunione e a noi, che non abbiamo ancora
fatto la prima comunione, fa un segno della
croce. Vado anche al catechismo: l’ultima
volta abbiamo parlato della Madonna e di
Giuseppe che si erano dimenticati di Gesù nel
tempio e avevano paura che fosse scappato.
P. L.
Io sono albanese e sono cristiano. Noi
albanesi crediamo molto in Dio. Mia mamma e
mio papà tengono 17 quadri religiosi, due però
non sono ancora appesi al muro. Questi
quadri sono stupendi: non c’è la madonna o
Dio, ma Gesù che benedice. Le nostre feste
più importanti sono Natale e Pasqua: quando
ci sono queste feste facciamo tantissimo da
mangiare. A Pasqua non si mangiano il
formaggio, la carne e le uova.
J. B.
Io sono cristiano-cattolico. Alla mattina dico sempre le
preghiere con la mia famiglia. Alla domenica, alle dieci, vado a
messa con mia nonna. A celebrare la messa c’è don Ambrogio
che è molto bravo. Prima della comunione benedice l’ostia
grande. Noi cristiani, dopo un po’ dalla nascita, facciamo il
battesimo che ci toglie il peccato originale fatto da Adamo ed
Eva e ci fa diventare figli di Dio. Io a casa tengo la Bibbia, il
nostro libro sacro, che narra la storia di Israele e la vita di Gesù.
Io vado a catechismo al sabato mattina alle dieci e trenta. Suor
Agostina ci insegna sempre nuove preghiere, ci prepara a
ricevere la confessione e la comunione, ci legge molte parabole.
La vita di Gesù la conosciamo attraverso i Vangeli di Giovanni,
di Matteo, di Marco e di Luca.
L. F.
Quando vado a messa, il parroco che si chiama don
Ambrogio spiega bene i Vangeli dei quattro evangelisti:
Marco, Luca, Matteo e Giovanni. Il giorno del catechismo è
il sabato: la nostra catechista si chiama suor Agostina, ci
spiega la vita di Gesù e i sacramenti. Insieme alla suora ci
sono due ragazzi che controllano chi fa lo spiritoso.
C. C.
Io sono musulmano. Noi musulmani crediamo in Allah e
non mangiamo carne di maiale. Preghiamo alle due, alle
sei e alle otto: prima di pregare ci laviamo le mani, le
orecchie, il viso e i piedi. Nelle feste importanti le donne si
mettono vestiti eleganti, tutti colorati: blu, giallo, rosso,
fucsia e bianco, e si mettono a danzare anche per cinque
ore, mentre gli uomini suonano. Durante i matrimoni la
festa può durare fino a sette giorni.
M. A.
Io dico le preghiere con la mamma prima di dormire. Vado
a messa: celebra don Giuseppe. Il prete durante la messa
consacra l’ostia e beve nel calice. In chiesa si fa il segno
della croce con l’acqua santa. Vado anche a catechismo:
la mia catechista si chiama Wilma e ci insegna tante cose
di Gesù e di Dio. Alla domenica pomeriggio vado
all’oratorio: lì si gioca.
F. S.
Io di religione sono cristiana e la domenica
vado a messa. In chiesa il parroco e la suora
ci dicono molte cose sulla famiglia di Gesù.
Mi piace andare a messa perché so che così
rispetto Gesù … ma mi annoia un po’ la
predica, che il prete fa sempre dopo aver
letto il Vangelo. Per conoscere meglio Gesù
vado a catechismo: mi diverto a imparare
queste cose! A catechismo ci leggono la
Bibbia e il Vangelo, ma anche a scuola
nell’ora di religione imparo tanto. Nella nostra
religione ci sono i “santi” e a me i santi
interessano un sacco! Io credo in Dio che
con noi è buono e generoso, anche se non
l’ho mai visto. Anche se sono cristiana non
dico che non mi interessano le altre religioni,
anzi, mi piacerebbe conoscere meglio quelle
dei miei compagni musulmani e sikh.
P. C.
Halima è nata e vissuta in Marocco,
abita in Italia da 17 anni con il
marito e i suoi tre figli di 19, 15 e 8
anni. Conosce l’arabo, il francese,
l’inglese e l’italiano. Invitata dalla
maestra è venuta nella nostra classe
e ci ha parlato delle feste
musulmane: con lei abbiamo visto la
videocassetta del matrimonio, in
Marocco, di sua sorella. Ci ha
portato da vedere un bellissimo
abito, colorato e ricamato, il leggio
dove si appoggia il Corano quando si
prega e un particolare “rosario” che
serve per pregare, nominando i 99
nomi
di
Allah.
Al
termine
dell’incontro, per ringraziarla le
abbiamo donato dei fiori con un
biglietto che diceva: ”E’ stata una
splendida occasione per cercare … e
forse trovare ciò che ci unisce”.
Halima si è commossa!
Halima è venuta nella nostra classe: aveva un
vestito molto elegante. Ci ha portato alcuni oggetti
legati alla sua religione e ce li ha mostrati. Ci ha
fatto vedere il leggio dove si mette il Corano e la
maestra ha appoggiato sopra il Corano che ha
portato la nostra compagna musulmana. Abbiamo
visto anche una specie di rosario che serve per
dire i 99 nomi di Allah. Poi siamo andati in aulavideo e Halima ci ha mostrato la cassetta del
matrimonio di sua sorella: abbiamo notato che la
festa era di notte. Una festa di matrimonio può
durare anche sette giorni! La sposa, durante il
primo giorno, cambia sette vestiti: le femmine non
vedevano l’ora di osservarli tutti e cercavano di
indovinare il colore di quello successivo. Un nostro
compagno, invece era interessato al cibo della
festa, ma Halima ha detto che si mangia tardi,
verso mezzanotte. Mentre vedevamo il filmato
abbiamo fatto un mucchio di domande e Halima,
pazientemente, rispondeva a tutti. Mi è piaciuto
tantissimo incontrare Halima perché ho potuto
conoscere molte cose che non conoscevo della
religione dei miei compagni musulmani.
A. S.
Lunedì è venuta a scuola Halima, una signora di religione
musulmana che conosce la maestra perché suo figlio è
stato suo alunno. Halima ci ha raccontato le feste della
religione islamica. Per prima cosa ci ha spiegato che
tutte
le feste si celebrano seguendo il “calendario
lunare” e perciò ogni anno cadono in giorni o mesi
diversi. Poi Halima ci ha mostrato il leggio dove si
appoggia il Corano e un oggetto simile al nostro rosario
solo che, al posto della croce, ha un fiocco formato da
tanti fili (rappresenta la grandezza di Allah). In aulavideo poi abbiamo visto un filmato riguardante la festa
del matrimonio della sorella di Halima: il matrimonio per
i musulmani è un contratto, non un sacramento come per
noi cristiani. Il matrimonio è sempre molto “colorato” e
si celebra spesso la sera. All’entrata della sala, prima
che arrivino gli sposi, c’è la madre della sposa ad
accogliere i parenti e gli amici. La sposa si cambia ben
sette vestiti, ognuno di colore diverso, bellissimi, da
fiaba e poi sfila dinanzi alle persone, emozionatissima! A
mezzanotte viene servito il cibo, molto buono, a base di
agnello, frutta e dolci tipici. La festa è piena di danze
che durano anche cinque ore, interrotte da chiacchiere
con gli amici.Halima ci ha parlato anche delle altre
feste musulmane: la festa del compleanno del profeta
Maometto, la festa dell’agnello che ricorda il sacrificio
di Ismaele e la festa che si fa alla fine del Ramadan.
E’ stato meraviglioso!!!
G. D. V.
Mia mamma Jasvir è nata e vissuta in
India, nel Punjab. In Italia è giunta dieci
anni fa: qui c’è tutta la nostra famiglia.
Non conosce ancora bene l’italiano e io
cerco di insegnarglielo, parlando con lei
in italiano. A mia mamma piace molto
vivere in Italia, sa cucinare piatti
indiani, piatti tipici del Punjab e piatti
italiani. Io preferisco il cibo italiano: la
cucina indiana e soprattutto quella del
Punjab (legata alla religione sikh)
prevede molte verdure, che a me non
piacciono molto. A mia mamma piace
tanto venire a scuola a parlare delle
usanze indiane. L’anno scorso, quando è
venuta a raccontarci le fiabe, l’ha detto
a tutti i nostri parenti e amici. Adesso
l’ha già detto a tutti, prima ancora di
venire!
A. S.
Jasvir è venuta a scuola con un abito formato da una tunica lunga fino al ginocchio e da un paio di pantaloni
larghi, in seta ricamata color turchese. Portava anche una lunga sciarpa dello stesso tessuto e colore dell’abito: il
chunny. Portava una collana, degli splendidi orecchini e diversi anelli indiani, in filigrana d’oro. Aveva anche dei
bracciali: uno in particolare era interessante. È il Kara, uno dei cinque K dei sikh. Il cerchio del bracciale
rappresenta l’unicità di Dio, il materiale, l’acciaio, rappresenta la forza di Dio. Jasvir e la sua famiglia sono
vegetariani, come tutti i sikh: possono mangiare però i derivati del latte. Mangiano molti legumi, soprattutto le
lenticchie. Qui in Italia però mangiano anche un po’ di carne. Jasvir ci ha anche spiegato che la religione sikh è
diversa dall’induismo, infatti uomini e donne sono considerati uguali e non divisi in categorie. Abbiamo imparato
tante cose: è stato proprio bello!
F. D. e L. F.
Questa mattina è venuta a scuola Jasvir, la mamma di un nostro compagno, a parlarci delle feste e delle
tradizioni sikh. La religione sikh è monoteista e i suoi maestri sono i guru. Il fondatore è Guru Nanak: la festa più
importante è quella del suo compleanno, durante la quale sfilano dei carri carichi di cibo, che i partecipanti
possono mangiare. Il primo carro trasporta il libro sacro e, prima del passaggio, le strade vengono lavate in
segno di rispetto.
Ci ha colpito molto la celebrazione del matrimonio che abbiamo visto in
videocassetta. A differenza di quello islamico, il matrimonio sikh è legato alla
religione e non è un contratto. Il giorno prima della celebrazione gli sposi si
riuniscono con i parenti e viene loro spalmata su tutto il corpo una crema gialla
composta da farina, acqua e colorante. Nella casa degli sposi, la madre dello
sposo o della sposa, intinge le mani nella crema e lascia l’impronta su una
parete. Alla sposa vengono poi infilati numerosi bracciali di vari colori. Poi agli
sposi vengono offerti dei dolci, ma non mangiano da soli, vengono imboccati!
Poi tutti gli ospiti e i presenti si esibiscono in danze tipiche orientali:
particolare è una danza in cui le donne portano in equilibrio sulla testa delle
lanterne accese. Il giorno del matrimonio gli sposi si recano al tempio per la
cerimonia nuziale: quando entrano, tutti si inchinano davanti al Guru Grant
Sahib . Vengono recitate delle preghiere accompagnate dal suono di strumenti
particolari che sembrano un po’ delle pianole e un po’ delle fisarmoniche. Gli
sposi vengono uniti legando gli scialli che portano, poi compiono molto
lentamente quattro giri intorno al libro sacro. L’incontro con Jasvir è stato
bellissimo perché ci ha permesso di conoscere meglio la religione sikh e di
ampliare le nostre conoscenze sul mondo.
A. B. e V. T.
NATALE
Nove giorni prima di Natale iniziava la “novena” e andavo tutti i pomeriggi in
chiesa: pregavo con molta devozione perché aspettavo la nascita del nostro
Salvatore con molta ansia. Abitavo vicino alla casa di un maestro di musica:
durante la notte di Natale la banda musicale del paese suonava, in onore di Gesù,
le varie melodie in giro per il paese. A mezzanotte si fermavano davanti alla casa
del maestro per fargli gli auguri, suonando ”Piva,piva”, “Tu scendi dalle stelle” e
“Adeste fideles”. Per me era molto emozionante sentire tutte quelle melodie! Il
giorno di Natale, appena sveglia, pregavo per ringraziare Gesù dei poveri doni
ricevuti, che per me erano stupendi. Alle 10 del mattino andavo alla santa messa
solenne con mio zio Giovannino e mia cugina Lidia, poi andavo al cimitero a trovare
il mio papà, che non ho mai conosciuto, e tutti i miei cari. Tornati ci aspettava il
pranzo. Nel pomeriggio andavo ancora in chiesa, alla funzione dei Vespri. Alla
sera, dopo cena, recitavo il rosario e mia mamma accendeva un lumino davanti a
un piccolo presepe fatto di cartone, in onore di Gesù.
PASQUA
Nonna Francesca
e nonno Guido
Quando ero bambino, durante la Quaresima, ogni venerdì andavo in chiesa, alla
“Via crucis”. Il venerdì santo, alle ore 15, quando moriva Gesù sulla croce, le
campane non suonavano più per rispetto e si andava a baciare il Signore. A Pasqua
le campane riprendevano a suonare a festa perché Gesù era risorto. Al mattino
andavo alla santa messa solenne e dopo al cimitero con la mia mamma e i miei
fratelli e sorelle, a trovare i miei cari. Al pomeriggio c’erano i Vespri, poi andavo
all’oratorio. La giornata finiva con la recita del rosario, prima di andare a
dormire.
NATALE
Prima di Natale, durante l’Avvento,
si andava in chiesa tutte le sere
per prepararsi alla ricorrenza del
S. Natale. Si preparava il presepe
con dei rami di pino e del muschio,
poi, la notte di Natale si metteva
Gesù Bambino nella capanna. Si
dava una grande importanza alla
nascita di Gesù!
PASQUA
La domenica prima di Pasqua si faceva , come oggi, la benedizione dell’ulivo: il
sacerdote teneva l’ulivo in chiesa e lo benediva, poi dava dei rametti ai fedeli,
da portare a casa. Durante la settimana santa si svolgevano le cerimonie come
quelle attuali. Al venerdì santo si celebrava la “Via crucis” e tutta la chiesa
rimaneva spoglia. La domenica di Pasqua, durante la messa, era tutto un cantico
per ringraziare Gesù risorto.
Nonno Giuseppe
NATALE
Alle otto del mattino andavo a messa con tutta
la mia famiglia: la mamma, il papà e i miei otto
fratelli (eravamo sei femmine e tre maschi). Al
ritorno dalla messa ci facevano trovare delle
sorprese: bambole di pezza per noi femmine e
dei giocattoli in legno per i maschietti. Anche
se i regali non erano tanti, noi eravamo felici
ugualmente! La mamma preparava il pranzo per
la grande festa. Una buona minestra con le
tagliatelle fatte in casa, un bel piatto di carne
bollita e , come dolce, una torta margherita
fatta con le uova fresche che il papà
raccoglieva al mattino presto nel pollaio.
PASQUA
A Pasqua, come a Natale, per prima cosa si
andava a messa. Per pranzo la mamma ci
preparava le fettuccine al sugo di pomodoro e,
come secondo, visto che c’era il pollaio, si
mangiava il cappone con le patate arrosto. Come
dolce c’era la colomba fatta con pasta di pane
decorata con le uova sode colorate.
nonna Bruna
NATALE
Per la preparazione del Santo Natale si andava
tutte le sere alla novena. Alla vigilia di Natale
non si faceva colazione e a pranzo si faceva
astinenza dalla carne. Il giorno di Natale si
andava tutti in chiesa per vedere il presepe e per
adorare Gesù Bambino. Si faceva gran festa, ma
non si facevano i pranzi che si fanno adesso.
Durante l’Avvento i ragazzi andavano nelle
famiglie a cantare la “stella” (canti natalizi) che
mettevano allegria a tutti.
Nonna Anna e nonno Bruno
PASQUA
Tutti i venerdì di Quaresima si faceva
la “Via crucis”, ci andavano tutti, sia
grandi che piccoli. Il venerdì santo si
faceva la messa al mattino; alla sera,
prima di fare la “Via crucis” si faceva
il “lucernario”: si spegnevano cioè
tutte le luci e le candele e si suonava
la “racola”, un arnese in legno. Il
sabato mattina si festeggiava la
Risurrezione, si accendevano tutte le
luci e si suonavano le campane. Alla
domenica si festeggiava la Pasqua
andando a messa.
NATALE
Il periodo di Natale iniziava con l’Immacolata (8 dicembre). Noi
ragazzini ci arrampicavamo sulle rocce del Monte Carogna
(chiamato così perché soggetto a frane), per raccogliere la
“muffa”, che sembrava velluto, per preparare il presepio con le
statuine di cartone. Il pino lo prendevano gli adulti (sempre dalle
pendici del Monte Carogna): era alto fino al soffitto, si addobbava
con cioccolatini, noci e nocciole ricoperte di carta colorata. Per
fare la neve si usavano dei batuffoli di bambagia, le candeline si
accendevano solo a mezzanotte. Quando si andava alla S. Messa,
per sentire meno il freddo delle notti invernali di montagna, si
portava una borraccia, una bottiglia o una borsa d’acqua calda che
si teneva sotto i piedi o appoggiata sullo stomaco, durante la
funzione. Abbiamo anche provato a scaldare i mattoni da portarci
appresso! A quei tempi non eravamo molto ricchi … anzi … ma si
ricorda con piacere quanta neve scendeva e … soprattutto … le
calzature che indossavamo, tipiche del posto: i “sabot”, zoccoli di
legno intagliati a mano, con calzettoni molto pesanti, fatti dalla
mamma. Questo era “Natale”!
PASQUA
Quando moriva Gesù, legavano le campane e si frequentavano le
funzioni. A quei tempi la Risurrezione si celebrava la domenica
mattina, alle dieci e quando suonavano le campane, ovunque ci si
trovava, ci si inginocchiava e ci si lavavano gli occhi con l’acqua
della fonte più vicina. La mamma prendeva il bastone o un manico
di scopa e incominciava a battere sui letti, sui muri … anche noi
bambini, se eravamo in casa, eravamo “battuti” perché si diceva
che dopo la morte di Gesù il demonio si impadroniva della casa e di
noi: così facendo lo si scacciava. Dopo qualche giorno iniziavano le
benedizioni delle case.
PASQUA
A Pabillonis per la Pasqua si usava mangiare l’agnello allo
spiedo, le uova cotte al forno con il pane. Il pane bianco,
detto “coccoi”, veniva tutto lavorato con dei coltellini. Per
dolce si facevano gli “ispadruas”, con formaggio fresco,
buccia d’arancia e spezie varie. Tutte le sere della
Settimana Santa arrivava un missionario per le prediche e,
quando arrivavano gli uomini dalla campagna, raccontava la
vita di Gesù. Il Venerdì Santo si allestiva il “Calvario” ai
piedi del pulpito, davanti all’altare. Veniva sistemata una
grossa croce su cui veniva crocifisso Gesù. Sul palco
prendevano posto alla destra del predicatore i 4 giudei,
alla sinistra Giovanni, la Maddalena e Maria. Finita la
predica, i 4 giudei toglievano i 3 chiodi (mani e piedi) di
Gesù, la corona di spine e consegnavano tutto a Giovanni e
alla Maddalena. Poi prendevano Gesù e lo deponevano su un
tavolo a fianco del Calvario. Terminata l’operazione si
iniziava la processione per le vie del paese. Davanti la
croce, dietro tutti gli uomini e per ultimo Gesù. In senso
contrario, e per altre strade, la Madonna vestita di nero
con tutte le donne che cercano il figlio. La domenica,
giorno di Pasqua, dopo tutte le funzioni, dalle chiese
partivano le processioni: Gesù, risorto, cercava la madre,
Maria cercava Gesù. Si incontravano in piazza e, quando
erano l’uno di fronte all’altra, alla Madonna toglievano il
manto nero e mettevano un velo bianco. Poi cominciava la
festa di fuochi artificiali.
Nonna Teresina e nonno Isidoro
Oggi nel mondo persone che appartengono a religioni diverse
vivono in stretto contatto tra di loro: a volte però sembra che
la religione divida gli uomini e li spinga, in alcuni casi, a farsi la
guerra. I rappresentanti delle grandi religioni mondiali, per
cercare di superare contrasti e incomprensioni, cercano di
trovarsi insieme, di favorire iniziative che mettano in evidenza
i valori comuni (la pace, la giustizia, la solidarietà …) tra le
varie religioni:
è il DIALOGO INTERRELIGIOSO
Il 27 ottobre 1986 Giovanni Paolo II convocò
una Giornata mondiale di preghiera per la pace,
ad Assisi (la città di S. Francesco), a cui
presero parte i rappresentanti di tutte le
religioni del mondo. Per la prima volta nella
storia si realizzava un incontro come questo.
A questo incontro ne seguì un secondo nel 1993
e un terzo nel 2002.
Il 24 Gennaio 2002, durante l’incontro ad
Assisi con i capi religiosi di tutto il mondo,
fu letto un “decalogo” per la pace che, un
mese dopo, Giovanni Paolo II mandò a 60
Capi di Stato e di Governo del mondo.
1) Noi ci impegniamo a proclamare la nostra ferma convinzione che la violenza e il
terrorismo sono in opposizione ad un vero spirito religioso e, condannando ogni
ricorso alla violenza e alla guerra in nome di Dio e della religione, noi ci
impegniamo a fare tutto il possibile per sradicare le cause del terrorismo.
2) Noi ci impegniamo a educare le persone
al rispetto e alla stima reciproci, in modo
che si possa raggiungere una coesistenza
pacifica e solidale tra i membri di etnie,
culture e religioni differenti.
3) Noi ci impegniamo a promuovere la
cultura del dialogo, in modo da sviluppare
la comprensione e la fiducia reciproche
tra gli individui e tra i popoli, perché
queste sono le condizioni di una pace
autentica.
4) Noi ci impegniamo a difendere il diritto di ogni persona
umana a condurre un’esistenza degna, conforme alla sua
identità culturale, e a costituire liberamente una famiglia
che le sia propria.
5) Noi ci impegniamo a dialogare con sincerità e
pazienza, non considerando ciò che ci separa
come un muro invalicabile, ma, al contrario,
riconoscendo che il confronto con la diversità
degli altri può divenire occasione di una più
grande comprensione reciproca.
6)
Noi
ci
impegniamo
a
perdonarci
reciprocamente per gli errori e i pregiudizi del
passato e del presente, e sostenerci nello sforzo
comune per vincere l’egoismo e l’abuso, l’odio e la
violenza, e per imparare dal passato che la pace
senza giustizia non è pace autentica.
7) Noi ci impegniamo ad essere dalla parte di coloro
che soffrono per la miseria e l’abbandono, divenendo la
voce dei senza-voce e lavorando concretamente per
superare tali situazioni, convinti che nessuno può
essere felice da solo.
8) Noi ci impegniamo a fare nostro il grido
che non si rassegnano alla violenza ed al
desideriamo contribuire con tutte le nostre
dare all’umanità del nostro tempo una reale
di giustizia e di pace.
di coloro
male, e
forze a
speranza
9) Noi ci impegniamo ad incoraggiare ogni
iniziativa che promuova l’amicizia fra i
popoli, convinti che, se manca una solida
intesa tra i popoli, il progresso tecnologico
espone il mondo a dei rischi crescenti di
distruzione e di morte.
10) Noi ci impegniamo a chiedere ai responsabili delle
nazioni di fare tutti gli sforzi possibili perché, a livello
nazionale e internazionale, sia costituito e consolidato
un mondo di solidarietà e di pace fondata sulla
giustizia.
considerazione
reciproca
ascolto
parola
scambio
arricchimento
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