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ricerca il diritto di farcela!
il diritto di farcela!
la povertà in Ticino e il suo impatto
sui servizi sociali
febbraio 2007
Ricerca del Coordinamento donne della sinistra
con la collaborazione di operatrici e operatori di enti, associazioni e
organizzazioni impegnati sul campo
1
Sommario
Introduzione
pag. 3
Premessa
pag. 5
Chi ha partecipato all’inchiesta
pag. 8
Le domande e le risposte del formulario
pag. 9
Le proposte scaturite dal formulario
pag. 31
Conclusioni
pag. 33
2
Il diritto di farcela
«La précarité est l'absence d'une ou plusieurs sécurités permettant aux
personnes d'assumer leurs responsabilités élémentaires et de jouir de
leurs droits fondamentaux. L'insécurité qui en résulte peut être plus ou
moins étendue et avoir des conséquences plus ou moins graves ou
définitives.»
J. Wresinski1
Nell’anno del decennale dall’introduzione della Legge parità, la situazione delle donne in
Ticino sta peggiorando sempre più.
La povertà e la precarietà avanzano in tutti i campi, colpendo in modo particolare alcuni
gruppi di donne.
Nel piccolo Ticino, parte di uno dei Paesi più ricchi del mondo possiamo assistere, ormai
da alcuni anni, ad un aumento della povertà, il che significa che un settore importante
della popolazione si trova in una situazione di precarietà e di bisogno. In questi casi
possiamo chiaramente parlare di persone e famiglie che vivono in situazioni di difficoltà.
Le politiche promosse dal governo e dalla maggioranza del parlamento cantonale si sono
sempre più indirizzate verso il “taglio” dei servizi e dei contributi rivolti alla popolazione,
che si è così vista privata dell’importante sostegno che lo Stato deve garantire ai suoi
cittadini, affinché nessuno si trovi a disagio e in condizione di estrema insicurezza.
Il cambiamento strutturale in atto nella nostra società non ha fatto poi altro che acuire
situazioni già di per sé non facili.
Una delle ultime decisioni prese da governo e parlamento è stato quella concernente
l’anticipo alimenti, una misura che ha colpito in modo particolare le donne. Con la modifica
del 14.12.04 del Regolamento concernente l'anticipo e l'incasso degli alimenti per i figli
minorenni, il Consiglio di Stato ha limitato il periodo in cui si ha diritto all'anticipo alimenti a
60 mesi complessivi. Tale modifica ha comportato la necessità, per molte famiglie
monoparentali, di dover far capo agli assegni integrativi e, infine all'assistenza sociale.
Da anni, studi e statistiche documentano che i bambini provenienti da famiglie
monoparentali sono particolarmente toccati dalla povertà.
L'assenza di risorse finanziarie si ripercuote sulla qualità della vita, sull'habitat e sulla
salute. La povertà provoca il ritiro sociale, l'abbandono di attività sportive, culturali e altre
attività che permettono la socializzazione. Le diverse ricerche sulla povertà eseguite
all'estero dimostrano che è manifesto il fenomeno di riproduzione sociale della povertà,
cioè la povertà torna di nuovo a divenire un fenomeno ereditario. La povertà colpisce infatti
molto direttamente lo sviluppo del bambino, origina uno shock psicologico. Isolamento,
tristezza, paura, umiliazione, perdita delle sicurezze elementari, vergogna, difficoltà
scolastiche e disturbi comportamentali possono manifestarsi presso i bambini che
crescono in seno a famiglie povere.2
Ma povertà significa anche privazione della propria capacità progettuale, del proprio
spazio di autodeterminazione, al di là del fattore prettamente economico.3
1
Conseil économique et social. Eds Journal Officiel, Paris 1987:104p.
cfr., per molti, Povertà e disoccupazione: ripercussioni sulle famiglie, Raccomandazioni della Commissione federale di coordinamento
per le questioni familiari, Berna 1998, p. 16. s.
3
Marazzi, La povertà in Ticino, p. 238 s.
2
3
Il Coordinamento donne della sinistra, che si batte contro queste proposte, ma anche un
certo modo di agire della politica che non tiene in giusta considerazione i bisogni della
popolazione, in particolare delle persone in difficoltà; nell’ambito del suo impegno politico
ha avuto occasione anche di confrontarsi con situazioni concrete di persone che si
attendono risposte dalla politica.
Ed è per queste ragioni che il Coordinamento ha voluto avviare una riflessione sulla
questione della povertà, delle sue cause e dei suoi effetti, ma soprattutto ha cercato, con
le associazioni e i servizi sociali operanti sul nostro territorio di individuare delle proposte,
che potessero da un lato prevenire la povertà e dall’altro fossero di sostegno alle persone
in difficoltà.
Per avere un quadro più chiaro della situazione in Ticino abbiamo svolto inchiesta
qualitativa presso i servizi e le associazioni operanti nel cantone che ci ha permesso di
raccogliere dei dati, consentendoci di riflettere e formulare alcune proposte che noi
riteniamo interessanti e che vi presentiamo di seguito.
Prima di addentrarci sui risultati della nostra inchiesta, una domanda, ben espressa da
Silvano de Pietro su La Regione, rimane però centrale:
“Si può discutere su quale sia la soglia di povertà in una società ricca come quella
svizzera: non potersi permettere un telefonino, per esempio, è indice di povertà? O
bisogna letteralmente dormire sotto i ponti e rovistare tra i rifiuti? Si può anche sostenere,
come amano fare quelli che guardano politicamente a destra e difendono acriticamente le
ragioni dell’economia, che è povero chi vuole esserlo, chi non si dà abbastanza da fare,
chi s’accontenta dell’assistenza pubblica, e così via. Si possono insomma relativizzare i
criteri che definiscono la povertà.
Ma tutto questo non fa altro che confermare che la povertà è in primo luogo un concetto
socioculturale. Se diamo per scontato che in Svizzera opera uno stato sociale in grado di
assicurare a tutti l’esistenza, cioè la sopravvivenza fisica, allora la povertà è
evidentemente un concetto politico. In altre parole, abbiamo il tasso di povertà che la
politica ritiene debba esserci o possa venir tollerato. La povertà, specie quella dei giovani
(a cui, onestamente, non si possono dare colpe più di tanto), non è voluta da un destino
cinico e baro, ma è quel rischio strutturale che la politica ha deciso di tollerare”.
Prevenire e lottare contro la povertà sarà possibile, quando la politica, ma anche i cittadini
decideranno che nel caso della povertà non può esserci nessuna tolleranza. Anzi, in
questo caso sarà più che opportuno e necessario utilizzare la famosa tolleranza zero.
4
Premessa
Nel mese di settembre del 2006 un gruppo di riflessione promosso dal Coordinamento
donne della sinistra sul tema della povertà e dell’impatto della stessa sulla società ticinese
e in particolare sulle donne, dopo una serie di incontri di lavoro, ha deciso di preparare un
formulario da inviare a tutti gli Enti, le Organizzazioni e le Associazioni direttamente o
indirettamente coinvolti da queste problematiche.
Il formulario è stato redatto grazie ad un’approfondita riflessione svolta dal Coordinamento
insieme ad alcune/i operatrici/ori del settore per cercare di formulare domande utili a
tratteggiare una radiografia della situazione ticinese, sia tenendo conto della realtà vissuta
dalle/gli operatrici/ori coinvolti, sia, soprattutto, cercando di conoscere e capire come è
cambiata ed evoluta negli ultimi anni la quotidianità degli utenti e quindi delle persone che
vivono queste situazioni di disagio.
Va subito detto che si tratta di un’analisi qualitativa e non quantitativa, che non ha quindi la
pretesa di dare risposte statisticamente significative.
Essa però affronta da un punto di vista abbastanza particolare, un tema tutto sommato
poco indagato, soprattutto in relazione all’importanza che esso assume nel nostro
Cantone.
Va ricordato infatti come in Ticino l’evoluzione del reddito ci veda scivolare sempre più in
basso rispetto alla media svizzera, a fronte invece di un continuo aumento dei prezzi che
ci avvicina, per lo meno nei centri urbani, alle città più care a livello nazionale.
Ma vediamo brevemente alcuni dati essenziali.
La situazione della “povertà” in Ticino
Se consideriamo le persone che beneficiano di una prestazione sociale, un ticinese su tre ha bisogno
di un sostegno finanziario, tenendo conto che i ticinesi che ricevono una prestazione sociale sono
circa 100.000.(97.405 nel 2005) 4
Se assumiamo come parametro per definire povera una persona il fatto che faccia capo ad una
prestazione sociale secondo la LAPS (Legge per l’armonizzazione e il coordinamento delle
prestazioni sociali), nel dicembre 2006 il numero scende (si fa per dire!) a circa 13.695 persone e
5.378 economie domestiche5.
Del resto i salari ticinesi sono i più bassi di tutta la Svizzera, dato confermato dall’ultima pubblicazione sul reddito in Svizzera da parte dell'Ufficio federale di statistica 6 che mostra come a sud delle
Alpi il salario mensile lordo nel 2004 è stato in media di 4'823 franchi, contro i 5'548 del valore
medio di riferimento a livello nazionale. I salari in tutti i cantoni svizzeri sono dunque sempre
superiori a quelli ticinesi e, se si considerano i salari delle grandi regione svizzere, essi si collocano,
se si esclude appunto il Ticino, sempre al di sopra dei 5’200 Fr.
Sull’altro fronte, come già detto, purtroppo non è più vero che il costo della vita in Ticino sia più
basso che nel resto del Paese: Lugano è infatti censita tra le 5 città svizzere più care.
4
Fonte: Per gli assicurati sussidiati: Dipartimento della sanità e della socialità, Ufficio dell'assicurazione malattia, Bellinzona; per il totale
degli assicurati: Ufficio federale della sanità pubblica, Sezione statistica e matematica, Berna.
5
http://www.ti.ch/DFE/USTAT/DATI_CANTONE/13_sicurezza/tabelle/T_130401_06C.xls
6
Ufficio federale di statistica - Rilevazione svizzera sulla struttura dei salari 2004 – 8 novembre 2005
5
Il che equivale a dire che in Ticino si fa sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese.
Ma il dato più allarmante rispetto alla situazione del reddito e della povertà in Ticino è che, mentre
per i posti meno qualificati, a livello nazionale, l'oscillazione del salario tra un Cantone e l'altro si
colloca al massimo tra un +1,8% e un - 1,8%, in Ticino ci allontaniamo dalla media svizzera di ben
il -10,3%, dato che dimostra in modo chiaro come siano soprattutto i salari bassi ad essere molto più
bassi rispetto al resto del Paese con le conseguenze sociali che ne derivano.
A tutto ciò va poi aggiunto che i costi della salute sono in Ticino più alti della media nazionale, il
che si traduce in premi per l'Assicurazione malattia tra i più elevati a livello svizzero 7, con le evidenti ripercussioni che questo comporta sul reddito disponibile delle famiglie ticinesi con redditi
bassi.
Inoltre per i lavoratori poveri, l’ultimo studio pubblicato dall’Ufficio federale di statistica su base
regionale, evidenzia come il tasso di “working poor” - le persone che pur lavorando percepiscono
un salario troppo basso per poter vivere dignitosamente – sia molto più elevato in Ticino, rispetto
alle altre regioni linguistiche del paese. Nel 2003, la percentuale di lavoratori poveri rappresentava8
in Ticino il 12,6% della popolazione attiva, mentre era dell’8,9% in Romandia e del 6,6% nella
Svizzera tedesca.
In questo contesto se si analizza più in dettaglio la situazione delle donne, il quadro è ancora più
allarmante, considerando in particolare le famiglie monoparentali, che sono costituite nella stragrande maggioranza dei casi da donne sole con figli.
Se infatti si analizzano le entrate (l’unico dato in cui possiamo distinguere le donne dagli uomini) si
evidenzia come le discrepanze dei salari tra i due sessi restino ancora elevate con le conseguenze sui
redditi che si possono immaginare.
Molte donne inoltre rientrano nella categoria delle persone con formazione ridotta o non qualificate.
Se a questo si aggiunge che le donne frequentemente, proprio per conciliare i loro compiti educativi
con la necessità del lavoro, sono impiegate a tempo parziale, i dati diventano allarmanti.
Dagli ultimi dati definitivi9, risulta infatti come il 63% delle donne che in Ticino lavorano a tempo
pieno guadagnano meno di 4’000 fr. e ben il 32% dei tempi pieni femminili ottengono un salario
inferiore ai 3’000 fr.
Se si analizzano invece i salari ottenuti lavorando a tempo parziale, il 78,4% (ben 4 donne su 5)
delle ticinesi ha un salario inferiore ai 3’000 fr. e il 48,3% (quindi circa la metà delle donne ticinesi)
percepisce un salario addirittura inferiore ai 2’000 Fr.
A questo dobbiamo aggiungere che in Ticino, nel 2000, 21'188 persone vivevano in famiglie
monoparentali, (che rappresentavano il 6,9% della popolazione cantonale e il 6,2% delle economie
domestiche)10 e che ben l'87,4% di queste famiglie monoparentali è "guidato" da donne11.
Dal punto di vista della nazionalità, le monoparentali sono marcatamente svizzere, sia nei genitori
che nei figli (essi superano addirittura l'80% del totale) 12.
Le famiglie monoparentali costituiscono il 20,4% dei working poor in Ticino13.
7
Ufficio federale di statistica -Indice dei premi dell’assicurazione malattie 2004 e 2005 – 10 novembre 2005
Ufficio federale di statistica – Working poor – 26 novembre 2004
9
Ufficio federale di statistica - Rilevazione svizzera sulla struttura dei salari 2004 – 8 novembre 2005
10
Matteo Borioli e Pier Zanetti, Ustat, Foto di famiglia (dall'esterno) in dati 2-2005, p. 27
11
Matteo Borioli e Pier Zanetti, Ustat, Foto di famiglia (dall'esterno) in dati 2-2005, p. 27
12
Matteo Borioli e Pier Zanetti, Us tat, Foto di famiglia (dall'esterno) in dati 2-2005, p. 27
8
6
Il breve spaccato statistico che precede è utile per capire come la situazione in Ticino sia
decisamente più complessa che nel resto del Paese.
Siamo cioè di fronte ad una realtà difficile, che merita grande attenzione e che esige in
modo palese, per evitare difficoltà sociali molto complesse da gestire e con costi
elevatissimi, un rafforzamento della rete sociale di difesa e di sostegno, certamente non
uno sfilacciamento della stessa, come purtroppo oggi sta avvenendo con, ad esempio, la
cancellazione parziale dell’anticipo alimenti, del diritto ad ottenere borse di studio sopra i
40 anni o con la riduzione delle fasce che beneficiano di sussidi di casse malati.
Da qui l’importanza della nostra indagine che ha cercato di leggere, per lo meno dal profilo
qualitativo, i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni sia a livello della qualità del servizio
offerto/ricevuto, sia dell’efficacia del funzionamento della rete sociale di protezione.
Si tratta, a nostra conoscenza, della prima indagine che ha tentato di sondare questo
particolare aspetto del cambiamento avvenuto, un aspetto, a nostro giudizio, molto
importante per capire gli effetti della progressiva erosione delle risorse disponibili che
l’Ente pubblico sembra disposto a mettere a disposizione per la rete sociale.
Una rete di protezione sociale che, dall’indagine, continua saldamente ad esistere ma
sembra avere maglie sempre più larghe rispetto ad un bisogno in continua crescita e con
fili sempre più tesi e sfilacciati rispetto alla complessità delle risposte da dare.
Per questo motivo è interessante il duplice punto di vista che l’inchiesta propone: da un
lato quello sul grado di soddisfazione (o insoddisfazione) e di oggettiva possibilità (o
impossibilità) di dare risposte adeguate al bisogno da parte degli operatori attivi sul territorio, dall’altro quello sull’effettivo bisogno del Paese, un bisogno in continua crescita e sempre più complesso da affrontare e da gestire.
Dall’indagine emerge infatti in modo chiaro come le persone in difficoltà non abbiano più
“solo” un problema, ma come le diverse situazioni di malessere si sovrappongano tra loro,
creando bisogni “multipli” sempre più complessi.
Sull’altro fronte, quello delle risposte, si evidenzia come sia sempre più difficile per l’Ente
pubblico rispondere a questi “bisogni-multipli” in modo complessivo e soddisfacente e
come, di conseguenza, le richieste di aiuto investano sempre più anche il settore privato,
diventando sempre più necessaria l’attiva collaborazione tra pubblico e privato per tentare
di rispondere meglio al continuo aumento del bisogno.
Le modalità di collaborazione possono diventare, in alcuni casi, molto complesse.
13
Davide Perozzi, Ustat, Nuove forme di povertà: i working poor ticinesi nel 2003, in dati 2-2005, p. 75 ss.
7
Chi ha partecipato all’inchiesta
Il questionario è stato inviato ad un’ottantina di Enti, Organizzazioni e Associazioni pubblici
e privati a cui è stato chiesto di far redigere il formulario non tanto dai responsabili, quanto
piuttosto dagli operatori in diretto contatto con l’utenza.
Le risposte rientrate hanno visto la partecipazione di 33 operatori in rappresentanza di 24
Enti, Organizzazioni e Associazioni, cioè pari a quasi un terzo degli Enti interpellati.
Si tratta quindi di un risultato piuttosto interessante, tenuto conto soprattutto del fatto che
la partecipazione all’indagine era del tutto volontaria.
Va detto che gli Enti che hanno partecipato all’indagine14 rappresentano uno spaccato
significativo di quelli effettivamente attivi sul territorio, soprattutto in ambito para-pubblico e
privato.
Degli Enti, Organizzazioni e Associazioni che hanno partecipato, 14 si occupano di temi
legati al lavoro, alla salute o ai consumi, mentre sono 10 quelli che si occupano più
specificatamente di donne, di giovani e di minori e della famiglia15.
Sono invece 21 gli operatori riferibili al gruppo ”Lavoro, salute e consumi” e 12 quelli del
gruppo “Donne, giovani-minori e famiglia”16.
Di tutti gli Enti che hanno risposto17, il 64% sono riferibili al gruppo ”Lavoro, salute e
consumi”, il 36% al gruppo “Donne, giovani-minori e famiglia”.
Analizzando le differenze nelle risposte degli operatori dei due diversi gruppi sopra indicati
(”Lavoro, salute e consumi” e “Donne, giovani-minori e famiglia”), si evidenzia come siano
decisamente maggiori le difficoltà incontrate dagli operatori del gruppo ”Lavoro, salute e
consumi”, rispetto all’altro, come se i vincoli, le leggi e i regolamenti a cui essi devono far
riferimento siano così tanti e così “stretti” da rendere l’aspetto burocratico e procedurale
decisamente prevalente su quello della relazione con l’utenza e quindi dell’ascolto della
stessa, con tutte le conseguenze che questo comporta.
14
Tabella 01: lista Enti interpellati
Tabella 02.1: tipologia degli Enti interpellati
16
Tabella 02.2: tipologia degli operatori degli Enti interpellati
17
Tabella 02: tipologia dei servizi e degli operatori interpellati
15
8
Le domande e le risposte del formulario
Domanda 118
A vostro giudizio, c'è stato negli ultimi anni un peggioramento delle prestazioni
erogate in generale e, in particolare, nel vostro Servizio?
Le risposte:
T_1
1
DOMANDA 1
DOMANDA
A vostro giudizio, c'è
stato negli ultimi anni
un peggioramento
delle prestazioni
erogate in generale e,
in particolare, nel
vostro Servizio?
N=33 OPERATORI ENTI
LAVORO/SALUTE/
DONNE/FAMI-GLIA
CONSUMI
In generale Sì
Sì
NUMERO
IN o/o
NUMERO
IN o/o
NUMERO
IN o/o
11
52%
2
17%
13
39%
4
19%
1
8%
5
15%
7
58%
Per servizio no
1
5%
No
Non so/non
risponde
2
10%
3
14%
Totale
Totale
21 100%
1
3%
9
27%
15%
2
17%
5
12
100%
33
In generale più della metà (54%) dei servizi ritiene che vi sia stato un peggioramento delle
prestazioni erogate.
Un aspetto che colpisce e che è già stato evidenziato nel commento generale è la marcata
differenza di giudizio tra gli operatori del gruppo ”Lavoro, salute e consumi” e quelli del
gruppo “Donne, giovani-minori e famiglia”.
Come detto sembrano essere la complessità e le difficoltà procedurali a rendere
maggiormente frustrante il lavoro di questi operatori che non riescono più a garantire agli
utenti il necessario ascolto, valutando peggiori rispetto al passato le prestazioni erogate
dal loro servizio in misura del 71%. Nel gruppo “Donne, giovani-minori e famiglia” invece
solo il 27% crede ci sia stato un peggioramento, mentre il 55% ritiene che ciò non sia
avvenuto.
18
Tabella 1
9
Domanda 219
In particolare, cosa avete costatato?
Le risposte:
T_2
DOMANDA 2
N=33 OPERATORI
ENTI
LAVORO/SALUTE/
CONSUMI
2
DOMANDA
In particolare,
Un aumento numerico
cosa avete
dei casi, della loro
costatato?
complessità e una
diminuzione del tempo
disponibile per ogni caso
DONNE/FAMIGLIA
Totale
NUMERO
IN o/o
NUMERO
IN o/o
NUMERO
IN o/o
8
38%
2
17%
10
30%
2
10%
1
8%
3
9%
3
14%
5
42%
8
24%
Un aumento della
complessità dei casi
4
19%
3
25%
7
21%
Non so/Non risponde
4
19%
1
8%
5
15%
21
100%
12
100%
33
100%
Un aumento della
complessità dei casi e
una diminuzione del
tempo disponibile per
ogni caso
Un aumento numerico
dei casi e della loro
complessità
Totale
Il 30% degli operatori ha costatato negli ultimi anni sia un aumento numerico dei casi che
della loro complessità, sia una diminuzione del tempo disponibile.
Di questi tre fattori, per gli operatori del gruppo ”Lavoro, salute e consumi”, il maggior
problema (48%) sembra essere soprattutto la mancanza del tempo a disposizione, rispetto
all’aumento numerico e alla complessità dei casi, mentre per gli operatori del gruppo
“Donne, giovani-minori e famiglia” le difficoltà sembrano legate piuttosto all’aumento
quantitativo, nonché alla maggiore complessità dei casi da trattare (67%).
19
Tabella 2
10
Domanda 320
A vostro giudizio, c'è stato un peggioramento della situazione finanziaria dei vostri
utenti?
Le risposte:
T_3
DOMANDA 3
3
DOMANDA
A vostro giudizio,
c'è stato un
peggioramen-to
della situazione
finanziaria dei
vostri utenti?
N=33 OPERATORI ENTI
LAVORO/SALUTE/
CONSUMI
NUMERO
Sì
No
No,
miglioramento
Non so/non
risponde
Totale
IN o/o
17
81%
1
1
DONNE/FAMIGLIA
Totale
NUMERO
NUMERO
IN o/o
11
92%
IN o/o
28
85%
5%
1
3%
5%
1
3%
2
10%
1
8%
3
9%
21
100%
12
100%
33
100%
In questo caso i due gruppi di operatori sono concordi: entrambi sostengono con una
percentuale che va dall’81 al 92% il peggioramento della situazione finanziaria dei loro
utenti.
Un peggioramento molto evidente dunque, che viene poi “radiografato” nella risposta
seguente che cerca di individuare e articolare meglio le cause dello stesso.
20
Tabella 3
11
Domanda 3.121
Potete cercare di indicarne le cause?
Le risposte:
T_3_1
3_1
DOMANDA
3_1
DOMANDA
Potete cercare
di indicare le
cause del
peggiora-mento
della situazione
finanziaria dei
vostri utenti?
N=69 RISPOSTE OPERATORI ENTI
LAVORO/SALUTE/
DONNE/FAMIGLIA
CONSUMI
NUMERO
IN o/o NUMERO
Totale
IN o/o NUMERO
IN o/o
1
2%
1
4%
2
3%
9
20%
9
36%
18
26%
2
5%
3
12%
5
7%
3
7%
5
20%
8
12%
8
18%
3
12%
11
16%
Aumento soglia
accesso prestazioni
9
20%
9
13%
Riduzione prestazioni
5
11%
2
8%
7
10%
1
2%
1
4%
2
3%
2
5%
2
3%
No
1
2%
1
1%
No, miglioramento
1
2%
1
1%
Sì
Precarizzazione
lavoro, difficoltà
accesso al mercato
del lavoro
Bisogni indotti,
difficoltà gestione,
indebitamento
Disagio sociale,
disgregazione
famiglie
Mancato
adeguamento
prestazioni/salario al
costo della vita
Allungamento tempi
d'attesa
Scarso
coordinamento,
complessità accesso
Non so/non risponde
Totale
2
5%
1
4%
3
4%
44
100%
25
100%
69
100%
La precarizzazione e le difficoltà di accesso al mercato del lavoro sono per entrambi i
gruppi le cause principali delle difficoltà finanziarie degli utenti (20% e 36%).
Per il gruppo “Donne, giovani-minori e famiglie” hanno un grande impatto anche le difficoltà di gestione finanziaria e, di conseguenza, l’indebitamento (12%), la disgregazione
della famiglia - cioè separazioni e divorzi (20%) - e la perdita reale dei salari (12%).
Per il gruppo “Lavoro, salute e consumi” è la diminuzione reale delle entrate (18%),
aumento delle soglie di accesso alle prestazioni (20%), nonché la riduzione delle prestazioni (11%) ad essere cause importanti del peggioramento della situazione finanziaria
degli utenti.
21
Tabella 3.1
12
Da un lato sono quindi i cambiamenti nel mondo del lavoro (precarizzazione e perdita del
potere d’acquisto) ad essere la principale causa scatenante del peggioramento in atto,
unitamente ai modelli di sviluppo che inducono a consumare oltre le proprie possibilità e
che provocano impatti importanti anche a livello sociale sulla famiglia.
Sull’altro versante, quello delle risposte sociali fornite, le scelte fatte dai diversi enti
pubblici (con l’aumento delle soglie di accesso e il parziale mancato adeguamento delle
prestazioni) con l’obbiettivo sia di risparmiare (per compensare le minori entrate prodotte
da una politica fiscale inadeguata ai bisogni effettivi) sia di evitare gli abusi, colpiscono in
realtà chi di queste prestazioni ha un bisogno immediato e riconosciuto dai servizi.
13
Domanda 422
Se la risposta alla domanda 1 è SI, cosa è cambiato nel vostro agire quotidiano?
Le risposte:
T_4_1
4
DOMANDA
4_1
DOMANDA
Se la risposta
alla domanda
1 è SÌ, cosa è
cambiato nel
vostro agire
quotidiano?
N=42 RISPOSTE OPERATORI ENTI
LAVORO/SALUTE/
CONSUMI
NUMERO
IN o/o
DONNE/FAMIGLIA
Totale
NUMERO
NUMERO
IN o/o
Adeguamento alle
restrizioni
1
4%
Razionalizzazione tempi
amministrativi in favore
di tempo all'utente
1
4%
Diminuzione qualità
servizio/meno tempo pro
utente
4
14%
Limitazione all'urgenza
1
4%
1
7%
Aiuto nella gestione delle
risorse minime
2
7%
1
Aumento richieste
finanziarie ad altri attori
1
4%
1
Aumento richieste di
sostegno (materiale e
psicologico)
1
Assistere utente nel far
valere prestazioni
2
5%
1
2%
4
10%
2
5%
7%
3
7%
7%
2
5%
4%
1
2%
5
18%
5
12%
2
7%
2
5%
1
4%
1
2%
Adeguamento a richieste
cambiate
1
4%
1
2%
Nuova offerta
1
4%
1
2%
Nessun cambiamento
1
4%
1
2%
Non so/non risponde
6
21%
10
71%
16
38%
28
100%
14
100%
42
100%
Potenziamento
collaborazioni
Istituzione figura
specifica per casi
specifici
Totale
1
7%
IN o/o
In generale i servizi hanno costatato una diminuzione della qualità del servizio e la
necessità di accompagnare maggiormente gli utenti nell’ottenere il riconoscimento delle
prestazioni.
Sono soprattutto gli operatori del gruppo “Lavoro, salute, consumi” ad evidenziare come la
qualità del servizio resti penalizzata dai cambiamenti in atto e come molte energie vadano
impiegate nell’aiutare gli utenti a far valere i loro diritti.
22
Tabella 4.1
14
Si potrebbe quasi dire che è in atto, da parte per lo meno di alcuni Enti, una “resistenza
passiva” alla concessione delle prestazioni, quasi si volesse ostacolare l’accesso alle
stesse anche a chi ne ha diritto con un iniziale rifiuto, che decade solo di fronte all’insistenza e all’accompagnamento della richiesta dell’utente da parte di un operatore sociale.
Sembrerebbe che la politica indicata a livello federale ad esempio per restringere al
massimo la concessioni di prestazioni AI con procedure volutamente rese difficoltose, sia
di fatto anche quella praticata a livello cantonale da diversi enti di erogazione di prestazioni e sussidi, in modo da scoraggiare il potenziale fruitore della prestazione stessa.
Non si cambia la legge (probabilmente perché non si vuole rischiare di andare davanti al
popolo), ma nella prassi si introducono tutti i possibili ostacoli per rendere difficile l’accesso alla prestazione e questo indipendentemente dal diritto dell’utente a riceverla.
15
Domanda 523
Come è cambiata l'utenza? Quali nuovi casi o soggetti sono entrati a far parte della
vostra utenza?
Le risposte:
T_5_1
5
DOMANDA
5_1
DOMANDA
Come è
cambiata
l'utenza?
Quali nuovi
casi o
soggetti sono
entrati a far
parte della
vostra
utenza?
N=47 RISPOSTE OPERATORI ENTI
LAVORO/SALUTE/
CONSUMI
NUMERO
DONNE/FAMIGLIA
IN o/o NUMERO
Aumento disoccupati
1
3%
Aumento ragazze madri;
donne in fase di separazione;
madri con grado di
occupazione elevato
1
3%
Persone più giovani
2
7%
Aumento stranieri
2
7%
Aumento età
2
7%
Aumento richieste
d'intervento adolescenti
Aumento complessità casi
Totale
IN o/o NUMERO
IN o/o
1
2%
4
24%
5
11%
1
6%
1
2%
1
6%
3
6%
2
4%
2
4%
2
12%
2
4%
3
18%
7
15%
Problemi psicologici e
pluriproblematici
4
13%
Prestazioni assicurazioni
sociali esaurite
2
7%
2
4%
In attesa prestazioni AI o
prestazioni respinte o solo
parziali; utenti senza Cassa
Malati e prestazioni non
riconosciute
7
23%
7
15%
Delega responsabilità; attesa
aiuto immediato
2
7%
2
4%
Difficoltà di integrazione
2
7%
2
4%
Peggioramento situazione
economica; aumento richieste
finanziarie per bisogni base
2
7%
3
18%
5
11%
Nessun cambiamento
1
3%
1
6%
2
4%
Non so/non risponde
2
7%
2
12%
4
9%
30
100%
17
100%
47
100%
Totale
In generale si può dire che da una parte si risponde individuando delle categorie di utenti
in funzione delle casistiche trattate dai diversi servizi (disoccupati, ragazze madri, giovani,
stranieri, ecc.), dall’altra si evidenzia sia la complessità come elemento trasversale alle
23
Tabella 5.1
16
diverse categorie, sia la mancanza o la riduzione delle risorse finanziarie a disposizione
dell’utenza.
Per il gruppo di operatori “Lavoro, salute, consumi” le due principali cause dell’aumento
del numero degli utenti sono l’aumento della complessità dei casi che sfociano spesso in
una patologia psicologica (13%), la durata eccessiva del tempo necessario per ottenere
risposte e decisioni definitive dai diversi enti erogatori o l’impossibilità di pagare i premi di
casse malati (23%). A pari merito seguono le altre cause (7%).
Per il gruppo “Donne, giovani-minori e famiglia” gli utenti aumentano a causa soprattutto
della crescita delle famiglie monoparentali (24%), dell’aumento delle patologie psicologiche e della complessità dei casi (18%) e del peggioramento della situazione economica
degli utenti (18%).
Leggendo comunque il risultato nel suo insieme, ancora una volta possiamo distinguere
due punti di vista:
- Quello che fa una radiografia dei cambiamenti della società in atto (disgregazione
della famiglia, crescita delle richieste da parte di adolescenti e giovani, aumento
della complessità dei casi e dell’impatto psicologico degli stessi, l’emarginazione
sociale, l’impoverimento degli utenti e soprattutto delle famiglie monoparentali, ecc)
- Quello che certifica ancora una volta come la rete di sostegno sociale non risponda
più in modo efficace ai bisogni (per l’esaurimento delle prestazioni sociali, per la
lungaggine delle risposte sulla concessione di prestazioni e sussidi, per l’espulsione
di alcuni dal diritto all’assicurazione malattia).
Come dire ancora una volta che di fronte ad un palese e certificato aumento del bisogno si
risponde a livello politico con l’introduzione di una prassi e di procedure irte di ostacoli e
sempre più complesse e con minori risorse disponibili.
17
Domanda 624
Come è cambiata la collaborazione con altri Enti / Istituti o con l'Amministrazione
cantonale?
Le risposte:
DOMANDA
T_6_1 6_1
6
DOMANDA
Come è
cambiata la
collaborazione con altri
Enti/Istituti o
con l'Amministrazione
cantonale?
N=45 RISPOSTE OPERATORI ENTI
LAVORO/SALUTE/
CONSUMI
NUMERO
Direttive più restrittive,
burocratizzazione
(pignoleria), più risposte
negative
Funzionari difficilmente
raggiungibili; aumento
nervosismo; decisioni
affrettate; mancanza
tempo
Ognuno “difende il suo
orto”;mancanza di progetti
politici
Risposte non sempre
corrette o vaghe
IN o/o
5
16%
10
31%
2
2
DONNE/FAMIGLIA
Totale
NUMERO
NUMERO
IN o/o
IN o/o
5
11%
12
27%
6%
2
4%
6%
2
4%
2
15%
Cambiamento servizi di
riferimento
1
8%
1
2%
Diminuzione incontro con
altri enti
1
8%
1
2%
Dipende dalle persone che
si trovano, ma anche dalla
rete che l'assistenza
sociale riesce a costruirsi
3
9%
1
8%
4
9%
Collaborazione buona con
enti e amministrazione
3
9%
3
23%
6
13%
Buona collaborazione con
amministrazione
3
9%
1
8%
4
9%
0%
2
15%
2
4%
4
13%
2
15%
6
13%
32
100%
13
100%
45
100%
Nessun cambiamento
Non so/non risponde
Totale
Gli effetti del peggioramento delle condizioni operative dei servizi sono leggibili, da un lato,
nell’applicazione più restrittiva delle norme che, anche per mancanza di risorse,
comportano più frequentemente errori, dall’altro lato, nella necessità di un’accresciuta
collaborazione fra i servizi sia pubblici che privati.
24
Tabella 6.1
18
Anche in questo caso vi è una marcata differenza di giudizio tra gli operatori del gruppo
”Lavoro, salute e consumi” e quelli del gruppo “Donne, giovani-minori e famiglia”.
Dalle risposte date, si evidenzia molto bene come siano la complessità e le difficoltà
procedurali a rendere più difficile rispetto a prima l’accesso ai contributi e alle risorse da
parte dell’utenza.
In particolare è la mancanza di tempo, con le conseguenti difficoltà a trovare i funzionari,
ad ottenere decisioni ben ponderate, ad avere un clima di lavoro sereno, a predominare
(31%), unitamente ad una crescita della burocratizzazione e della pignoleria nelle
procedure di accesso alle prestazioni (16%).
Per il gruppo “Donne, giovani-minori e famiglie” la collaborazione con gli altri enti è invece
giudicata buona nella misura del 23%.
In questo caso si può dire che sono migliorati l’attenzione e quindi l’offerta e il servizio
offerto alle famiglie, per le altre categorie sociali vi è stato un netto peggioramento delle
possibilità di ascolto, di dedicare la necessaria attenzione da parte dei servizi.
E ancora una volta si può dare una duplice lettura e cioè quella, da un lato, di un netto
aumento della difficoltà dell’accesso alle prestazioni come scelta politica d’indirizzo per
ridurre il volume di prestazioni erogate e, dall’altra, un mancato adeguamento degli
effettivi, e dei servizi più in generale, alla importante crescita del bisogno e delle richieste
avvenuta negli ultimi anni.
In conclusione, si potrebbe dire che proprio nel momento in cui l’importanza e la necessità
del lavoro di rete e della collaborazione crescono, vengono a mancare le risorse
necessarie che renderebbero possibile questa accresciuta collaborazione. Infatti una
collaborazione efficace richiede tempo e quindi risorse.
19
Domanda 725
L'informazione sui propri diritti e sulle prestazioni è facilmente accessibile per i
vostri utenti?
Le risposte:
T_7
DOMANDA 7
N=33 OPERATORI
ENTI
LAVORO/SALUTE/
CONSUMI
7
DOMANDA
L'informazione sui propri
diritti e sulle
prestazioni è
facilmente
accessibile per i
vostri utenti?
DONNE/FAMIGLIA
Totale
NUMERO
IN o/o
NUMERO
IN o/o
NUMERO
IN o/o
5
24%
4
33%
9
27%
1
8%
1
3%
No
5
24%
2
17%
7
21%
No, difficile
2
10%
2
6%
Non sempre
6
29%
10
30%
Per stranieri difficile
1
5%
1
3%
Non so/non risponde
2
10%
1
8%
3
9%
21
100%
12
100%
33
100%
Sì
Da parte nostra sì
Totale
4
33%
Solo un terzo degli operatori valuta facilmente accessibile l’informazione all’utenza sui
propri diritti.
Anche in questo caso cambia la valutazione tra i due gruppi di operatori.
Quelli del gruppo “Lavoro, salute, consumi” rispondono in misura del 68%, con accenti
diversi, che l’informazione è di difficile accesso all’utenza.
Per questo gruppo, ancora una volta, l’interpretazione dei dati può essere duplice.
Da un lato anche in questo caso si potrebbe dedurne come le leggi e i regolamenti,
nonché le procedure, stiano diventando sempre più complesse. Evidentemente non è
possibile dire, partendo dai dati in esame, se si tratti di una scelta politica o di un dato di
fatto dovuto al grado di complessità dei casi trattati, ma questo dato continua ad essere
confermato di volta in volta.
D’altro canto, la causa potrebbe derivare dalle difficoltà crescenti dell’utenza (è un’ipotesi
di lavoro) che ha sempre più bisogno di accompagnamento per poter accedere alle
prestazioni a cui ha diritto.
Per il gruppo “Donne, giovani-minori e famiglie” gli operatori sono spaccati circa a metà
con una lieve preponderanza dei no (41% sì e 50% no), a dimostrazione comunque che la
situazione in questi settori è migliore rispetto all’altro gruppo di riferimento.
A commento di ciò, va ricordato l’importante cambiamento avvenuto negli anni con
l’abbandono della concezione della prestazione come diritto, a favore dell’idea della
prestazione come “concessione”.
25
Tabella 7
20
A inizio anni novanta i sussidi cassa malati non si chiedevano: in base al reddito era
automatico riceverli.
Oggi o ci si fa avanti con le procedure e i tempi corretti o non si riceve nulla, nonostante se
ne abbia diritto.
Questa scelta politica d’indirizzo, dettata apparentemente solo da motivi di risparmio, ha di
fatto capovolto i principi dello stato sociale, della ridistribuzione del reddito e dell’erogazione di prestazioni attraverso lo stesso.
Quando poi si costata che questa scelta di fondo è accompagnata dalla riduzione delle
risorse e degli operatori, nonché da una crescente burocratizzazione dei sistemi di
accesso, non è certo difficile vedere una grande coerenza politica tesa a “smantellare” in
modo sistematico l’idea stessa di Stato sociale.
21
Domanda 826
Il tempo a disposizione per le prestazioni all'utenza è cambiato negli ultimi anni?
Come?
Le risposte:
T_8
DOMANDA 8
N=33 OPERATORI
ENTI
LAVORO/SALUTE/
CONSUMI
8
DOMANDA
Il tempo a
disposizione per le Aumento numero
casi/diminuzione tempo
prestazioni
pro utente
all'utenza è
cambiato negli
Aumento complessità casi
ultimi anni?
Più tempo impiegato per
Come?
burocrazia
Adeguamento a richieste
cambiate
(potenziamento)
Riorganizzazione
DONNE/FAMIGLIA
NUMERO
IN o/o
NUMERO
9
43%
1
5%
2
10%
3
14%
Nessun cambiamento
Totale
IN o/o
NUMERO
IN o/o
1
8%
10
30%
3
25%
3
9%
1
8%
2
6%
2
6%
3
9%
2
17%
2
6%
No
1
5%
3
25%
4
12%
Non so/non risponde
5
24%
2
17%
7
21%
21
100%
12
100%
33
100%
Totale
Solo il 18% degli operatori sostiene che non vi sia stata una diminuzione del tempo a
disposizione per rispondere all’utente, mentre il 45% ritiene che il tempo a disposizione sia
diminuito in un modo o nell’altro.
72% del gruppo ”Lavoro, salute, consumi” certifica l’avvenuto cambiamento del tempo a
disposizione, a fronte del 41% del gruppo “Donne, giovani-minori, famiglie” .
Nelle risposte a questa domanda sono molto interessanti (al di là del dato riassuntivo che
non fa che confermare quanto già detto per le precedenti domande) le ulteriori spiegazioni
date per sostenere sia il sì che il no.
Cominciamo dal primo gruppo: è la diminuzione del tempo a disposizione per ogni utente
(43%) a farla da padrone, seguita da modalità di lavoro diverse dovute alle riorganizzazioni (14%), nonché le richieste di potenziamento del servizio (10%) e un aumento del
tempo dedicato agli aspetti burocratici (5%).
Per il secondo gruppo è l’aumento della complessità dei casi (25%) e la maggior
burocrazia (8%) a primeggiare.
Ancora una volta, per gli uni, la mancanza di risorse disponibili si traduce in un inadeguato
potenziamento degli operatori, che impedisce di poter dedicare il necessario tempo ad
un’utenza sempre più complessa e bisognosa di accompagnamento.
26
Tabella 8
22
Per gli altri è soprattutto l’aumento della complessità dei casi a impedire risposte
adeguate.
Se la mancanza di tempo può in alcuni casi diventare un utile stimolo al miglioramento
dell’organizzazione del servizio, i servizi che hanno potuto percorrere questa strada sono
troppo pochi, anche per il tempo richiesto dalle riorganizzazioni stesse.
Ancora una volta corre il parallelismo tra un insufficiente aumento delle risorse e degli
operatori e una crescita della complessità e quindi del bisogno dell’utenza.
23
Domanda 927
A vostro giudizio, la rete di supporto e aiuto risponde alle attuali necessità
dell'utenza?
Le risposte:
T_9
DOMANDA 9
N=33 OPERATORI
ENTI
LAVORO/SALUTE/
CONSUMI
9
DOMANDA
A vostro giudizio,
la rete di supporto
e aiuto risponde
alle attuali
necessità
dell'utenza?
DONNE/FAMIGLIA
Totale
NUMERO
IN o/o
NUMERO
IN o/o
NUMERO
IN o/o
Lacune, rete oberata
8
38%
3
25%
11
33%
Capita di dimenticarsi di
attivare la rete primaria
dell'utente stesso
1
5%
1
3%
1
3%
1
3%
Rete primaria assente
1
Assunzione di casi di
competenza cantonale o
comunale
1
5%
Aumento della solitudine,
soprattutto in città
1
5%
8%
1
3%
Complessità
1
8%
1
3%
Dispersione, “ping-pong”
Difficoltà in casi
d'urgenza, intervento
quando la situazione è
degenerata
1
8%
1
3%
1
5%
1
8%
2
6%
Inasprimento criteri
1
5%
1
3%
1
8%
1
3%
3
25%
8
24%
Sì
Sì, la rete di supporto è
migliorata/adeguata
Non so/non risponde
Totale
5
24%
3
14%
1
8%
4
12%
21
100%
12
100%
33
100%
Complessivamente solo il 27% degli operatori ritiene che la rete di supporto risponda oggi
alle necessità dell’utenza, mentre ben il 60% ritiene la stessa insufficiente e il 12% non si
esprime.
Tra quelli che rispondono ritenendola insufficiente, il 42% imputa alle lacune della rete
sociale tale insufficienza, mentre il 21% certifica questa insufficienza evidenziando in
particolare le conseguenze delle stesse sull’utenza, sia in termini di applicazione (es.
inasprimento criteri, interventi in situazioni ormai degenerate), sia in termini di accresciuto
malessere delle persone (es. aumento della solitudine).
In particolare, solo il 24% del gruppo “Lavoro, salute, consumi” risponde di sì, mentre è il
33% del gruppo “Donne, giovani- minori e famiglie” a dare una risposta affermativa.
27
Tabella 9
24
Del primo gruppo ben il 38% denuncia lacune e una rete oberata, mentre viene imputata
nella stessa misura (5%) sia ad alcuni aspetti operativi (difficoltà procedurali, confusione
tra casi cantonali e comunali, mancata assunzione piena di responsabilità da parte dei
diversi enti con un processo di “ping-pong” tra i servizi stessi, inasprimento dei criteri), sia
ad alcuni aspetti sociali (aumento della solitudine, degenerazione delle situazioni seguite
da interventi tardivi e quindi molto complessi, complessità in generale) l’inadeguatezza
della rete.
Anche in questo caso il commento si ripete: ad operatori sempre più in difficoltà (per
mancanza di risorse adeguate e in numero insufficiente) si propongono procedure sempre
più contorte e macchinose di fronte ad una casistica sempre più complessa e “solitaria” e,
quindi, sempre meno inserita in un tessuto sociale in grado di monitorare e/o alleviare le
situazioni di difficoltà dei singoli. E ancora una volta si costata, da un lato, un malessere
sociale in crescita e dall’altro una chiara diminuzione delle qualità del servizio offerto che
si ripercuote sul lavoro degli operatori a diretto contatto con l’utenza.
25
Domanda 9.128
Cosa eventualmente è cambiato nella rete di supporto e aiuto negli ultimi anni?
Le risposte:
T_9_1 DOMANDA 9_1
9
N=47 RISPOSTE OPERATORI ENTI
LAVORO/SALUTE/ DONNE/FAMIGLIA Totale
CONSUMI
DOMANDA
Cosa eventualmente Lacune, rete oberata
è cambiato negli
ultimi anni?
Capita di dimenticarsi di
attivare la rete primaria
dell'utente stesso
NUMERO IN o/o
NUMERO
9
32%
4
21%
1
4%
1
5%
2
11%
Rete primaria assente
IN o/o NUMERO IN o/o
13
28%
1
2%
1
2%
1
2%
3
6%
Assunzione di casi di
competenza cantonale o
comunale
1
4%
Aumento burocrazia
1
4%
Aumento della solitudine,
soprattutto in città
1
4%
1
2%
Complessità
1
4%
1
5%
2
4%
Dispersione, “ping-pong”
1
4%
1
5%
2
4%
Difficoltà in casi d'urgenza,
intervento quando la
situazione è degenerata
1
4%
3
16%
4
9%
Difficoltà utenza ad
accettare le diverse
consulenze
1
4%
1
2%
Inasprimento criteri
3
11%
3
6%
Sì
1
5%
1
2%
Sì, la rete di supporto è
migliorata/adeguata
5
18%
5
26%
10
21%
Non so/non risponde
3
11%
1
5%
4
9%
28
100%
19
100%
Totale
47 100%
Di differente, rispetto al commento alla precedente domanda, vediamo una diminuzione di
tutte le percentuali (ma di un paio di punti al massimo) a favore di una nuova voce riferita
alla difficoltà dell’utenza ad accettare le diverse consulenze.
Si potrebbe qui immaginare che la solitudine e l’emarginazione sociale, sempre più diffusa
e anticipata rispetto all’età degli utenti, possa rendere gli stessi sempre più isolati e quindi
meno propensi a condividere le proprie difficoltà con qualcuno. In alternativa si potrebbe
invece immaginare la vergogna, o meglio una sorta di difesa della propria dignità di
individuo capace di gestirsi comunque, quale causa prima per non accettare il fatto di aver
bisogno di aiuto.
28
Tabella 9.1
26
Domanda 1029
E' corretto parlare di una "precarizzazione" (malessere diffuso, carenza di autostima, mancanza di prospettive, perdita di autonomia, ecc.) vissuta oggi dalla vostra
utenza?
Le risposte:
T_10
DOMANDA 10
N=33 OPERATORI ENTI
LAVORO/SALUTE/
CONSUMI
10
DOMANDA
E' corretto
parlare di una
"precarizzazione"
(malessere
diffuso, carenza
di auto-stima,
mancanza di
prospettive,
perdita di
autonomia, ecc.)
vissuta oggi
dalla vostra
utenza?
DONNE/FAMIGLIA
NUMERO
IN o/o
Mondo del lavoro
8
38%
Incertezza statuto
1
5%
Indebitamento
1
5%
Ruolo sociale
Dura più a lungo/più
visibile
4
19%
1
1
5%
1
Rete primaria assente
1
5%
Sì
Potere d'acquisto limitato
NUMERO
IN o/o
2
17%
2
6%
4
33%
12
36%
1
3%
1
3%
1
Aumento richieste
intervento adolescenti
Totale
8%
NUMERO
IN o/o
1
3%
8%
5
15%
8%
2
6%
1
3%
3%
1
8%
1
No, casistica con questa
particolarità,
precarizzazione per certi
gruppi c'è sempre stata
1
5%
1
8%
2
6%
Non so/non risponde
4
19%
1
8%
5
15%
21
100%
12
100%
33
100%
Totale
Solo il 6% ritiene che non ci sia oggi una maggiore precarizzazione vissuta dall’utenza,
mentre ben il 78% evidenzia un aumento dei fattori “esterni” della precarizzazione che
hanno origine nell’economia/sfera economica (es. mondo del lavoro, incertezza statuto,
potere d’acquisto limitato, indebitamento), mentre altri evidenziano i fattori “interni” radiografando la situazione dell’utenza (es. più visibile, più duratura).
Negano un aumento della precarizzazione vissuta dagli utenti solo il 5% del gruppo
“Lavoro, salute, consumi” e l’8% del gruppo “Donne, giovani-minorenni e famiglie”.
Le cause sono da imputare in misura non dissimile (38% e 33% per i due gruppi) al mondo
del lavoro, seguita dalla perdita di un ruolo sociale (19% e 8%), da una perdita del potere
di acquisto (8% per il gruppo “Donne, giovani- minori e famiglie” ), dalla crescita della
durata dell’emarginazione (5% e 8%), da un aumento dei casi che toccano gli adolescenti
(8% per il gruppo” Donne, giovani- minori e famiglie”), dall’indebitamento (5% per il gruppo
“Lavoro, salute, consumi”) e dall’assenza di una rete primaria di sostegno (5% e 8%).
29
Tabella 10
27
Qui si giunge a tracciare un quadro allarmante della società odierna.
Evidentemente il lavoro continua ad essere ritenuto l’unico modo per sentirsi parte della
società e il fatto che la disoccupazione cresca e che sia di durata maggiore provoca tutte
le altre conseguenze che si ribaltano, attraverso articolati problemi, fino agli adolescenti
che vedono crescere proporzionalmente al malessere sociale dei genitori le loro difficoltà,
confermando purtroppo “l’ereditarietà” della povertà.
Si ha anche l’impressione che l’intervento della rete diventi attivo quando è troppo tardi o
quando le difficoltà si moltiplicano: da questo l’esigenza di una rete primaria oggi
inesistente.
28
Domanda 10.1 30
Eventualmente, questa precarizzazione è maggiore rispetto a quella individuabile?
Le risposte:
T_10_1 DOMANDA 10_1
10
DOMANDA
Eventualmente,
questa
precarizzazione è
maggiore rispetto
a quella
individuabile negli
scorsi anni?
N=40 RISPOSTE OPERATORI
ENTI
LAVORO/SALUTE/
CONSUMI
NUMERO
DONNE/FAMIGLIA Totale
IN o/o NUMERO
IN o/o
Sì
NUMERO
IN o/o
2
13%
2
5%
Mondo del lavoro
8
32%
4
27%
12
30%
Incertezza statuto
1
4%
2
13%
3
8%
Potere d'acquisto limitato
2
8%
2
13%
4
10%
Indebitamento
2
8%
Ruolo sociale
Dura più a lungo/più
visibile
4
16%
1
1
4%
1
Rete primaria assente
1
4%
Aumento richieste
intervento adolescenti
1
2
5%
7%
5
13%
7%
2
5%
1
3%
1
3%
1
3%
7%
Mancanza riconoscimento
causa invalidante
1
No, casistica con questa
particolarità,
precarizzazione per certi
gruppi c'è sempre stata
1
4%
1
7%
2
5%
Non so/non risponde
4
16%
1
7%
5
13%
25
100%
15
100%
40
100%
Totale
4%
Analogo al precedente il commento per la domanda 10.1 in cui un numero maggiore di
operatori riaggiusta le risposte, mantenendole comunque percentualmente molto vicine ai
parametri precedentemente indicati.
30
Tabella 10.1
29
Domanda 11
Avete qualche esempio concreto, che ritenete emblematico del peggioramento della
situazione vissuta oggi dalla vostra utenza?
Domanda 12
Osservazioni e precisazioni
Domanda 13
Suggerimenti e proposte di miglioramento
Come si vede in queste tre ultime domande si è cercato di sollecitare proposte operative di
interventi puntuali e concreti per cercare di migliorare da un lato il servizio, dall’altro, la
situazione degli utenti.
Si è quindi ritenuto utile riassumere le stesse nella tabella che segue e che, in modo
schematico, offre spunti di riflessione interessanti.
30
Le proposte scaturite dal formulario
Problema
Obiettivo
Proposta
mancanza di coordinamento
coordinare
interventi
informazione tra amministrazione
cantonale e comunale e enti come
parte del mandato
forte indebitamento e bisogni
indotti
Possibile
ente
esecutore
Utenti
coinvolti
cantone/
comuni
tutti
gestione risorse servizio accompagnamento (vedi VD)
utenti
per carenza beni a cui poter affidare
gestione patrimoniale anche senza
tutore
cantone/
comuni
tossicodipendenti,
casi
psicologici
prevenzione su fasce
potenzialmente a rischio
gestione risorse accompagnamento giovani adulti
utenti
cantone/
comuni
giovani
perdita potere d'acquisto
più disponibilità
assegno integrativo fino al termine
della formazione professionale/liceo
cantone
famiglie
prevenzione su fasce
potenzialmente a rischio
più disponibilità
microcredito pubblico (Banca Stato?)
per piccole iniziative di
autoimprenditorialità o per aumento
del reddito disponibile
cantone/
comuni
tutti
prevenzione su fasce
potenzialmente a rischio
più disponibilità
anticipo alimenti fino al termine della
formazione professionale/liceo
cantone
famiglie
eliminazione del riconoscimento più risorse
della dieta per calcolo PC
evitare la cancellazione di prestazioni
per il calcolo PC
cantone
tutti
complessità problemi
più servizio
aumento di risorse finanziarie e di
personale
cantone/
comuni
disoccupati
mancanza tempo di ascolto
più servizio
aumento di risorse finanziarie e di
personale
cantone/
comuni
tutti
settorializzazione con
mancanza analisi problema nel
suo insieme
più servizio
aumento di risorse finanziarie e di
personale
cantone/
comuni
tutti
necessità servizio sociale per
prima presa a carico e
smistamento
più servizio
creazione servizi sociali regionali
aperti a tutti, senza filtri per l'utenza
cantone/
comuni
tutti
senso impotenza degli operatori più servizio
sostegno psicologico puntuale agli
operatori sociali
cantone/
comuni
tutti
alcune donne vittime di violenza più servizio
non possono restare nelle case
protette per mancanza risorse
sostegno finanziario immediato alle
donne vittime di violenza con
successiva restituzione per chi ha un
reddito sufficiente
assicurazioni sociali
inadempienti
prevenzione
abusi
creare una figura giuridica a
disposizione degli utenti per pratiche
controverse
cantone/
comuni
tutti
mancato aggiornamento su
disposizioni
prevenzione
abusi
maggiore aggiornamento e
informazione agli operatori
cantone
tutti
prevenzione su fasce
potenzialmente a rischio
prevenzione
sociale
accompagnamento categorie fragili
(tossicodipendenti, casi psicologici,
ecc.)
cantone/
comuni
tutti
disagio sociale
prevenzione
sociale
creazione servizi sociali regionali
aperti a tutti, senza filtri
cantone/
comuni
tutti
tutti
31
Problema
Obiettivo
Proposta
Possibile
ente
esecutore
cantone/
comuni
prevenzione su fasce
potenzialmente a rischio
prevenzione
sociale
pubblicità bonus di assunzione
prevenzione su fasce
potenzialmente a rischio
prevenzione
sociale
intervenire puntualmente sulla fascia
cantone/
di reddito immediatamente precedente comuni
al minimo, per evitare lo scivolamento
verso il basso
tutti
più responsabilità sociale dello
stato
prevenzione
sociale
obbligo per l’ente pubblico di
assumere persone con handicap e
problemi salute
cantone
tutti
più responsabilità sociale
dell'economia
prevenzione
sociale
introdurre nuovo parametro
nell'attribuzione appalti su obbligo
assunzioni sociali per i privati
ACSI/ altro
ente
beneficiari
prestazione
reinserimento sociale e
importanza di mantenere
l'utenza dentro la società
prevenzione
sociale
"occupare" in modo maggiore e
migliore l'utenza
cantone/
comuni
tutti
mutualismo
prevenzione
sociale
promuovere con finanziamenti e aiuti
logistici la creazione di "reti" di
autoaiuto
SUPSI/
cantone/
comuni
tutti
utenti oggi senza un servizio di
riferimento
prevenzione
sociale
creazione di un servizio sociale di
bassa soglia
cantone/
comuni
tutti
conoscere il quadro reale della
situazione
prevenzione
sociale
quantificare e qualificare la situazione
persone in Ticino al beneficio del
sostegno sociale, di AI e PC
cantone/
comuni
tutti
conoscere il bisogno reale
complessivo
prevenzione
sociale
elaborare studio complessivo sui
bisogni, anche con dati Enti privati
cantone/
comuni/ enti
tutti
mancano tutori e curatori
prevenzione
sociale
più risorse, più servizi di
accompagnamento e più formazione
cantone/
comuni/
associazioni
padronali
disoccupati
sfilacciamento sociale:
mancano figure di riferimento
prevenzione
sociale
creare figure di prossimità sul territorio cantone/
a stretto contatto con l'utenza
comuni/ enti
difficoltà nel riconoscersi come
"casi sociali".
prevenzione
sociale
nuovi quadri di riferimento e
terminologie più rispettose della
dignità delle persone
responsabilità sociale economia prevenzione
sociale
sostegno puntuale alle piccole medie
imprese con dipendenti a rischio:
operatore sociale di
accompagnamento
mantenere le persone nel
mondo del lavoro
prevenzione
sociale
URC primo punto di contatto. E' qui
cantone
che bisogna fare prevenzione e fornire
i primi sostegni: operatore sociale di
"smistamento"
permettere il reinserimento
delle madri nel mondo del
lavoro
prevenzione
sociale
reintroduzione borse di studio sopra i
40 anni
donne sole: difficoltà nell'avere prevenzione
sufficienti risorse per affittare un sociale
appartamento
creazione di un fondo per l'accesso
all'alloggio per donne in separazione
Utenti
coinvolti
Tutti
tutti
disoccupati
32
Tra queste proposte alcune sono (almeno parzialmente) in fase di studio o sono state
presentate a livello parlamentare. Molte però sono ancora tutte da costruire. E’ comunque
innegabile che la varietà, l’abbondanza e la ricchezza di queste sollecitazioni dimostrano
come ci sia, da parte degli operatori, una volontà, si può quasi dire un bisogno di trovare
soluzioni percorribili e possibili alle difficoltà in cui si dibattono sia loro, sia i loro utenti.
Conclusioni
Come già detto ci sembra che due siano gli elementi centrali che emergono da questo
formulario.
Da un lato una “radiografia” qualitativa, ma piuttosto dettagliata, dell’offerta e in particolare
della situazione di chi opera nei servizi, con le difficoltà crescenti a cui si è confrontati sia
per la mancanza di risorse disponibili, sia per il continuo aumento quantitativo del carico
lavorativo e dei casi da trattare per singolo operatore, sia per un netto aumento della
complessità dei casi (e questo vale sia per l’Ente pubblico che per i privati, anche se
questi ultimi sono logicamente meno dotati di risorse) .
Dall’altro, sul fronte della domanda e cioè del bisogno, uno spaccato piuttosto tragico della
situazione sociale delle fasce deboli della nostra società, per le quali l’esclusione
sistematica e di lunga durata dal mondo del lavoro e quindi, parallelamente, da ogni
riconoscimento sociale, trascina dietro di sé una catena di problematiche legate
soprattutto all’emarginazione e alla solitudine, problematiche che si sommano le une alle
altre portando il quadro complessivo dell’utenza a livelli di gravità molto elevati, dove
diventa difficile riuscire ad intervenire con successo.
Ma vediamo più nel dettaglio cosa ci “racconta” il sondaggio su questi due aspetti.
Da un lato, sul fronte della qualità dell’offerta, alla base di tutto sembra esserci una scelta
politica di fondo, con la cancellazione della concezione della prestazione sociale o del
servizio come un diritto riconosciuto, a favore dell’idea degli stessi come concessione o
come qualcosa per cui è necessario pagare.
Nel caso dei sussidi per le Casse malati le recenti difficoltà politiche nel ridefinire i criteri di
accesso ai sussidi dimostrano chiaramente come il cambiamento di sistema di erogazione
voluto oltre dieci anni fa (in precedenza, come già ricordato, chiunque fosse al di sotto di
un certo limite di reddito aveva diritto al sussidio, senza doverne fare richiesta) non abbia
di fatto cancellato i così detti “abusi”, ma abbia semplicemente fatto risparmiare soldi sulle
spalle di quella fascia di popolazione che non chiede i sussidi a cui ha diritto o per
mancanza d’informazione o per “vergogna” o per incapacità/impossibilità nel seguire le
necessarie procedure.
Questa scelta politica d’indirizzo, dettata apparentemente solo da motivi di risparmio, ma
che sempre più spesso sembra invece “inventata” per far volatizzare progressivamente
l’idea dello stato sociale come strumento di ridistribuzione del reddito a favore delle classi
meno abbienti, sta cominciando a capovolgere i fondamenti dello stato sociale così come
lo conoscevamo.
Parallelamente a questa scelta di fondo, in nome delle difficoltà finanziarie conseguenti ad
una politica fiscale ingiustificata e infondata, si è attuata una progressiva riduzione delle
33
risorse disponibili per la rete sociale e dei servizi, per lo meno in relazione ad un bisogno
in continua crescita.
Ne è derivato, da un lato, un importante aumento del carico lavorativo degli operatori con
la conseguente insoddisfazione e quindi la demotivazione nel lavoro che da esso può
derivare, dall’altra una inadeguata risposta ai bisogni degli utenti che, ricevendo risposte
concrete solo quando sono di fatto riconosciuti come “casi sociali certificati”, difficilmente
riescono ad affrancarsi dalle loro difficoltà, rendendo così stabile nel tempo e spesso
definitivo il loro disagio sociale.
Il valore della prevenzione e del recupero reintegrativo non sembrano più avere la
necessaria priorità nella rete sociale: sembra quasi che ad una società e a un’economia
che esigono persone sempre più performanti, si risponda con una rete sociale che non
utilizza niente di più dello stretto indispensabile alla sopravvivenza per chi non riesce più a
tenere il passo.
Insomma, di fronte all’aumento delle difficoltà sociali e del bisogno, la maggioranza politica
del nostro Paese risponde di fatto con il mancato adeguamento degli effettivi e dei servizi
in ambito sociale.
Sempre sullo stesso fronte, questa stessa matrice politica ha fatto sì che crescesse in
modo importante la burocratizzazione dei sistemi di accesso alle prestazioni.
Da molte risposte si potrebbe infatti dedurre che sia stata messa in atto, da parte per lo
meno di alcuni Enti, una resistenza “passiva” (ma molto “attiva” nella prassi!) alla
concessione delle prestazioni, quasi si volesse ostacolare l’accesso alle stesse anche a
chi ne ha diritto con un iniziale rifiuto, che decade solo di fronte all’insistenza e
all’accompagnamento della richiesta dell’utente da parte di un operatore sociale.
Verrebbe quindi da dire che la politica indicata a livello federale, ad esempio in materia AI,
per restringere al massimo la concessione di prestazioni con procedure volutamente rese
difficoltose, sia praticata anche a livello cantonale da diversi enti di erogazione di
prestazioni e sussidi, in modo da scoraggiare il potenziale fruitore della prestazione
stessa.
Insomma non si cambia la legge (probabilmente perché non si vuole rischiare di andare
davanti al popolo), ma nella prassi si introducono tutti i possibili ostacoli per rendere
difficile l’accesso alla prestazione e questo indipendentemente dal diritto dell’utente a
riceverla.
Il formulario, del resto, ci fornisce a più riprese la conferma dell’esistenza di un chiaro
legame tra scelte politiche e le conseguenze che queste determinano sulla qualità del
servizio offerto.
In particolare vi è spesso, nelle risposte date, una chiara differenza di giudizio e di
“visione” tra gli operatori del gruppo ”Lavoro, salute e consumi” e quelli del gruppo “Donne,
giovani-minori e famiglia”. Una differenza che ha probabilmente origine dall’accresciuta
attenzione politica ai bisogni della famiglia (a cui ha evidentemente fatto seguito una
migliore offerta di servizi alle famiglie) a fronte dell’offerta messa a disposizione delle altre
categorie sociali per le quali, ad un continuo aumento del bisogno, non ha potuto far
seguito il necessario adeguamento delle prestazioni.
Sull’altro versante e cioè quello della domanda, e quindi del bisogno, “radiografando” la
società attraverso le risposte ricevute, se ne trae un quadro allarmante.
34
Il lavoro, o meglio la mancanza del lavoro, è il problema numero uno, anche perché il
lavoro continua ad essere ritenuto l’unico modo per sentirsi parte della società.
Il fatto che la disoccupazione cresca, interessi sempre più giovani e sia di durata sempre
maggiore provoca un malessere sociale profondo, con diverse sfaccettature spesso
sovrapposte tra loro, che si ribaltano fino ai bambini e agli adolescenti che vedono crescere proporzionalmente al malessere sociale dei genitori le loro difficoltà, confermando
purtroppo “l’ereditarietà” della povertà e dei problemi ad essa associati.
Disgregazione della famiglia, crescita delle richieste da parte di adolescenti e giovani,
aumento della complessità dei casi e dell’impatto psicologico degli stessi, impoverimento
generalizzato soprattutto delle famiglie monoparentali, modelli di consumo che sembrano
“imporre” una forte propensione all’indebitamento: sono solo alcuni dei numerosi aspetti
che sembrano ormai radicati stabilmente nella nostra società e che appaiono in modo
evidente nelle risposte emerse dal questionario.
Non è infine un caso che, unitamente alle proposte operative indicate nella precedente
tabella, siano emersi dall’inchiesta in modo esplicito anche alcune grandi tematiche
politiche di fondo che sono state riassunte nella tabella seguente.
Problemi politici
diritti
la prestazione e il servizio non sono più un diritto ma una concessione (dal
diritto alla "carità”)
disoccupazione
il problema è il lavoro; i servizi sono solo alla rincorsa di una situazione sempre
più tragica e quindi, di fatto, sono sempre in ritardo
persone sole
oggi le persone sole non hanno più un servizio sociale cantonale di prima
accoglienza a cui rivolgersi (cittadini di serie B?)
disoccupazione
é essenziale mantenere le persone dentro il mondo del lavoro.
disoccupazione
bisogna riuscire a ridare maggiore responsabilità sociale all’economia
fragilità stato sociale
sembra sempre più facile rendere operativa, per risparmiare sulla spesa dello
Stato, la scelta politica di rendere complesso e difficile l'accesso alle
prestazioni
precarizzazione del lavoro Il lavoro interinale è oggi senza controllo e regole
Che fare?
Per concludere dal sondaggio le risposte operative, molto concrete che sono emerse sono
numerose e chiare.
Alcune sono di facile realizzazione e poco onerose, altre più complesse e impegnative dal
profilo finanziario.
Tutte però permettono di “anticipare” i problemi, di evitare cioè domani costi e conflitti
sociali molto, molto costosi da tutti i punti di vista.
Spendere oggi 1 franco per risparmiarne domani 100, vivendo oltretutto tutti un po’ meglio
e garantendo a tutti il diritto di farcela, è senz’altro un buon investimento dovuto a tutte le
cittadini e i cittadini e, soprattutto, alle future generazioni!
35
A cura del
Coordinamento donne della sinistra
Casella postale 1225
6501 Bellinzona
Redazione
Anna Biscossa
Con la collaborazione delle compagne del Coordinamento donne della sinistra
Si ringraziano per i preziosi consigli
Christian Marazzi
Elena Sartoris
Anita Testa – Mader
Carmen Vaucher de la Croix
e tutti gli operatori e le operatrici che in questi mesi hanno accompagnato con la loro
esperienza e sensibilità questo lavoro di analisi.
Febbraio 2007
36
Fly UP