Comments
Description
Transcript
ricerca il diritto di farcela!
il diritto di farcela! la povertà in Ticino e il suo impatto sui servizi sociali febbraio 2007 Ricerca del Coordinamento donne della sinistra con la collaborazione di operatrici e operatori di enti, associazioni e organizzazioni impegnati sul campo 1 Sommario Introduzione pag. 3 Premessa pag. 5 Chi ha partecipato all’inchiesta pag. 8 Le domande e le risposte del formulario pag. 9 Le proposte scaturite dal formulario pag. 31 Conclusioni pag. 33 2 Il diritto di farcela «La précarité est l'absence d'une ou plusieurs sécurités permettant aux personnes d'assumer leurs responsabilités élémentaires et de jouir de leurs droits fondamentaux. L'insécurité qui en résulte peut être plus ou moins étendue et avoir des conséquences plus ou moins graves ou définitives.» J. Wresinski1 Nell’anno del decennale dall’introduzione della Legge parità, la situazione delle donne in Ticino sta peggiorando sempre più. La povertà e la precarietà avanzano in tutti i campi, colpendo in modo particolare alcuni gruppi di donne. Nel piccolo Ticino, parte di uno dei Paesi più ricchi del mondo possiamo assistere, ormai da alcuni anni, ad un aumento della povertà, il che significa che un settore importante della popolazione si trova in una situazione di precarietà e di bisogno. In questi casi possiamo chiaramente parlare di persone e famiglie che vivono in situazioni di difficoltà. Le politiche promosse dal governo e dalla maggioranza del parlamento cantonale si sono sempre più indirizzate verso il “taglio” dei servizi e dei contributi rivolti alla popolazione, che si è così vista privata dell’importante sostegno che lo Stato deve garantire ai suoi cittadini, affinché nessuno si trovi a disagio e in condizione di estrema insicurezza. Il cambiamento strutturale in atto nella nostra società non ha fatto poi altro che acuire situazioni già di per sé non facili. Una delle ultime decisioni prese da governo e parlamento è stato quella concernente l’anticipo alimenti, una misura che ha colpito in modo particolare le donne. Con la modifica del 14.12.04 del Regolamento concernente l'anticipo e l'incasso degli alimenti per i figli minorenni, il Consiglio di Stato ha limitato il periodo in cui si ha diritto all'anticipo alimenti a 60 mesi complessivi. Tale modifica ha comportato la necessità, per molte famiglie monoparentali, di dover far capo agli assegni integrativi e, infine all'assistenza sociale. Da anni, studi e statistiche documentano che i bambini provenienti da famiglie monoparentali sono particolarmente toccati dalla povertà. L'assenza di risorse finanziarie si ripercuote sulla qualità della vita, sull'habitat e sulla salute. La povertà provoca il ritiro sociale, l'abbandono di attività sportive, culturali e altre attività che permettono la socializzazione. Le diverse ricerche sulla povertà eseguite all'estero dimostrano che è manifesto il fenomeno di riproduzione sociale della povertà, cioè la povertà torna di nuovo a divenire un fenomeno ereditario. La povertà colpisce infatti molto direttamente lo sviluppo del bambino, origina uno shock psicologico. Isolamento, tristezza, paura, umiliazione, perdita delle sicurezze elementari, vergogna, difficoltà scolastiche e disturbi comportamentali possono manifestarsi presso i bambini che crescono in seno a famiglie povere.2 Ma povertà significa anche privazione della propria capacità progettuale, del proprio spazio di autodeterminazione, al di là del fattore prettamente economico.3 1 Conseil économique et social. Eds Journal Officiel, Paris 1987:104p. cfr., per molti, Povertà e disoccupazione: ripercussioni sulle famiglie, Raccomandazioni della Commissione federale di coordinamento per le questioni familiari, Berna 1998, p. 16. s. 3 Marazzi, La povertà in Ticino, p. 238 s. 2 3 Il Coordinamento donne della sinistra, che si batte contro queste proposte, ma anche un certo modo di agire della politica che non tiene in giusta considerazione i bisogni della popolazione, in particolare delle persone in difficoltà; nell’ambito del suo impegno politico ha avuto occasione anche di confrontarsi con situazioni concrete di persone che si attendono risposte dalla politica. Ed è per queste ragioni che il Coordinamento ha voluto avviare una riflessione sulla questione della povertà, delle sue cause e dei suoi effetti, ma soprattutto ha cercato, con le associazioni e i servizi sociali operanti sul nostro territorio di individuare delle proposte, che potessero da un lato prevenire la povertà e dall’altro fossero di sostegno alle persone in difficoltà. Per avere un quadro più chiaro della situazione in Ticino abbiamo svolto inchiesta qualitativa presso i servizi e le associazioni operanti nel cantone che ci ha permesso di raccogliere dei dati, consentendoci di riflettere e formulare alcune proposte che noi riteniamo interessanti e che vi presentiamo di seguito. Prima di addentrarci sui risultati della nostra inchiesta, una domanda, ben espressa da Silvano de Pietro su La Regione, rimane però centrale: “Si può discutere su quale sia la soglia di povertà in una società ricca come quella svizzera: non potersi permettere un telefonino, per esempio, è indice di povertà? O bisogna letteralmente dormire sotto i ponti e rovistare tra i rifiuti? Si può anche sostenere, come amano fare quelli che guardano politicamente a destra e difendono acriticamente le ragioni dell’economia, che è povero chi vuole esserlo, chi non si dà abbastanza da fare, chi s’accontenta dell’assistenza pubblica, e così via. Si possono insomma relativizzare i criteri che definiscono la povertà. Ma tutto questo non fa altro che confermare che la povertà è in primo luogo un concetto socioculturale. Se diamo per scontato che in Svizzera opera uno stato sociale in grado di assicurare a tutti l’esistenza, cioè la sopravvivenza fisica, allora la povertà è evidentemente un concetto politico. In altre parole, abbiamo il tasso di povertà che la politica ritiene debba esserci o possa venir tollerato. La povertà, specie quella dei giovani (a cui, onestamente, non si possono dare colpe più di tanto), non è voluta da un destino cinico e baro, ma è quel rischio strutturale che la politica ha deciso di tollerare”. Prevenire e lottare contro la povertà sarà possibile, quando la politica, ma anche i cittadini decideranno che nel caso della povertà non può esserci nessuna tolleranza. Anzi, in questo caso sarà più che opportuno e necessario utilizzare la famosa tolleranza zero. 4 Premessa Nel mese di settembre del 2006 un gruppo di riflessione promosso dal Coordinamento donne della sinistra sul tema della povertà e dell’impatto della stessa sulla società ticinese e in particolare sulle donne, dopo una serie di incontri di lavoro, ha deciso di preparare un formulario da inviare a tutti gli Enti, le Organizzazioni e le Associazioni direttamente o indirettamente coinvolti da queste problematiche. Il formulario è stato redatto grazie ad un’approfondita riflessione svolta dal Coordinamento insieme ad alcune/i operatrici/ori del settore per cercare di formulare domande utili a tratteggiare una radiografia della situazione ticinese, sia tenendo conto della realtà vissuta dalle/gli operatrici/ori coinvolti, sia, soprattutto, cercando di conoscere e capire come è cambiata ed evoluta negli ultimi anni la quotidianità degli utenti e quindi delle persone che vivono queste situazioni di disagio. Va subito detto che si tratta di un’analisi qualitativa e non quantitativa, che non ha quindi la pretesa di dare risposte statisticamente significative. Essa però affronta da un punto di vista abbastanza particolare, un tema tutto sommato poco indagato, soprattutto in relazione all’importanza che esso assume nel nostro Cantone. Va ricordato infatti come in Ticino l’evoluzione del reddito ci veda scivolare sempre più in basso rispetto alla media svizzera, a fronte invece di un continuo aumento dei prezzi che ci avvicina, per lo meno nei centri urbani, alle città più care a livello nazionale. Ma vediamo brevemente alcuni dati essenziali. La situazione della “povertà” in Ticino Se consideriamo le persone che beneficiano di una prestazione sociale, un ticinese su tre ha bisogno di un sostegno finanziario, tenendo conto che i ticinesi che ricevono una prestazione sociale sono circa 100.000.(97.405 nel 2005) 4 Se assumiamo come parametro per definire povera una persona il fatto che faccia capo ad una prestazione sociale secondo la LAPS (Legge per l’armonizzazione e il coordinamento delle prestazioni sociali), nel dicembre 2006 il numero scende (si fa per dire!) a circa 13.695 persone e 5.378 economie domestiche5. Del resto i salari ticinesi sono i più bassi di tutta la Svizzera, dato confermato dall’ultima pubblicazione sul reddito in Svizzera da parte dell'Ufficio federale di statistica 6 che mostra come a sud delle Alpi il salario mensile lordo nel 2004 è stato in media di 4'823 franchi, contro i 5'548 del valore medio di riferimento a livello nazionale. I salari in tutti i cantoni svizzeri sono dunque sempre superiori a quelli ticinesi e, se si considerano i salari delle grandi regione svizzere, essi si collocano, se si esclude appunto il Ticino, sempre al di sopra dei 5’200 Fr. Sull’altro fronte, come già detto, purtroppo non è più vero che il costo della vita in Ticino sia più basso che nel resto del Paese: Lugano è infatti censita tra le 5 città svizzere più care. 4 Fonte: Per gli assicurati sussidiati: Dipartimento della sanità e della socialità, Ufficio dell'assicurazione malattia, Bellinzona; per il totale degli assicurati: Ufficio federale della sanità pubblica, Sezione statistica e matematica, Berna. 5 http://www.ti.ch/DFE/USTAT/DATI_CANTONE/13_sicurezza/tabelle/T_130401_06C.xls 6 Ufficio federale di statistica - Rilevazione svizzera sulla struttura dei salari 2004 – 8 novembre 2005 5 Il che equivale a dire che in Ticino si fa sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese. Ma il dato più allarmante rispetto alla situazione del reddito e della povertà in Ticino è che, mentre per i posti meno qualificati, a livello nazionale, l'oscillazione del salario tra un Cantone e l'altro si colloca al massimo tra un +1,8% e un - 1,8%, in Ticino ci allontaniamo dalla media svizzera di ben il -10,3%, dato che dimostra in modo chiaro come siano soprattutto i salari bassi ad essere molto più bassi rispetto al resto del Paese con le conseguenze sociali che ne derivano. A tutto ciò va poi aggiunto che i costi della salute sono in Ticino più alti della media nazionale, il che si traduce in premi per l'Assicurazione malattia tra i più elevati a livello svizzero 7, con le evidenti ripercussioni che questo comporta sul reddito disponibile delle famiglie ticinesi con redditi bassi. Inoltre per i lavoratori poveri, l’ultimo studio pubblicato dall’Ufficio federale di statistica su base regionale, evidenzia come il tasso di “working poor” - le persone che pur lavorando percepiscono un salario troppo basso per poter vivere dignitosamente – sia molto più elevato in Ticino, rispetto alle altre regioni linguistiche del paese. Nel 2003, la percentuale di lavoratori poveri rappresentava8 in Ticino il 12,6% della popolazione attiva, mentre era dell’8,9% in Romandia e del 6,6% nella Svizzera tedesca. In questo contesto se si analizza più in dettaglio la situazione delle donne, il quadro è ancora più allarmante, considerando in particolare le famiglie monoparentali, che sono costituite nella stragrande maggioranza dei casi da donne sole con figli. Se infatti si analizzano le entrate (l’unico dato in cui possiamo distinguere le donne dagli uomini) si evidenzia come le discrepanze dei salari tra i due sessi restino ancora elevate con le conseguenze sui redditi che si possono immaginare. Molte donne inoltre rientrano nella categoria delle persone con formazione ridotta o non qualificate. Se a questo si aggiunge che le donne frequentemente, proprio per conciliare i loro compiti educativi con la necessità del lavoro, sono impiegate a tempo parziale, i dati diventano allarmanti. Dagli ultimi dati definitivi9, risulta infatti come il 63% delle donne che in Ticino lavorano a tempo pieno guadagnano meno di 4’000 fr. e ben il 32% dei tempi pieni femminili ottengono un salario inferiore ai 3’000 fr. Se si analizzano invece i salari ottenuti lavorando a tempo parziale, il 78,4% (ben 4 donne su 5) delle ticinesi ha un salario inferiore ai 3’000 fr. e il 48,3% (quindi circa la metà delle donne ticinesi) percepisce un salario addirittura inferiore ai 2’000 Fr. A questo dobbiamo aggiungere che in Ticino, nel 2000, 21'188 persone vivevano in famiglie monoparentali, (che rappresentavano il 6,9% della popolazione cantonale e il 6,2% delle economie domestiche)10 e che ben l'87,4% di queste famiglie monoparentali è "guidato" da donne11. Dal punto di vista della nazionalità, le monoparentali sono marcatamente svizzere, sia nei genitori che nei figli (essi superano addirittura l'80% del totale) 12. Le famiglie monoparentali costituiscono il 20,4% dei working poor in Ticino13. 7 Ufficio federale di statistica -Indice dei premi dell’assicurazione malattie 2004 e 2005 – 10 novembre 2005 Ufficio federale di statistica – Working poor – 26 novembre 2004 9 Ufficio federale di statistica - Rilevazione svizzera sulla struttura dei salari 2004 – 8 novembre 2005 10 Matteo Borioli e Pier Zanetti, Ustat, Foto di famiglia (dall'esterno) in dati 2-2005, p. 27 11 Matteo Borioli e Pier Zanetti, Ustat, Foto di famiglia (dall'esterno) in dati 2-2005, p. 27 12 Matteo Borioli e Pier Zanetti, Us tat, Foto di famiglia (dall'esterno) in dati 2-2005, p. 27 8 6 Il breve spaccato statistico che precede è utile per capire come la situazione in Ticino sia decisamente più complessa che nel resto del Paese. Siamo cioè di fronte ad una realtà difficile, che merita grande attenzione e che esige in modo palese, per evitare difficoltà sociali molto complesse da gestire e con costi elevatissimi, un rafforzamento della rete sociale di difesa e di sostegno, certamente non uno sfilacciamento della stessa, come purtroppo oggi sta avvenendo con, ad esempio, la cancellazione parziale dell’anticipo alimenti, del diritto ad ottenere borse di studio sopra i 40 anni o con la riduzione delle fasce che beneficiano di sussidi di casse malati. Da qui l’importanza della nostra indagine che ha cercato di leggere, per lo meno dal profilo qualitativo, i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni sia a livello della qualità del servizio offerto/ricevuto, sia dell’efficacia del funzionamento della rete sociale di protezione. Si tratta, a nostra conoscenza, della prima indagine che ha tentato di sondare questo particolare aspetto del cambiamento avvenuto, un aspetto, a nostro giudizio, molto importante per capire gli effetti della progressiva erosione delle risorse disponibili che l’Ente pubblico sembra disposto a mettere a disposizione per la rete sociale. Una rete di protezione sociale che, dall’indagine, continua saldamente ad esistere ma sembra avere maglie sempre più larghe rispetto ad un bisogno in continua crescita e con fili sempre più tesi e sfilacciati rispetto alla complessità delle risposte da dare. Per questo motivo è interessante il duplice punto di vista che l’inchiesta propone: da un lato quello sul grado di soddisfazione (o insoddisfazione) e di oggettiva possibilità (o impossibilità) di dare risposte adeguate al bisogno da parte degli operatori attivi sul territorio, dall’altro quello sull’effettivo bisogno del Paese, un bisogno in continua crescita e sempre più complesso da affrontare e da gestire. Dall’indagine emerge infatti in modo chiaro come le persone in difficoltà non abbiano più “solo” un problema, ma come le diverse situazioni di malessere si sovrappongano tra loro, creando bisogni “multipli” sempre più complessi. Sull’altro fronte, quello delle risposte, si evidenzia come sia sempre più difficile per l’Ente pubblico rispondere a questi “bisogni-multipli” in modo complessivo e soddisfacente e come, di conseguenza, le richieste di aiuto investano sempre più anche il settore privato, diventando sempre più necessaria l’attiva collaborazione tra pubblico e privato per tentare di rispondere meglio al continuo aumento del bisogno. Le modalità di collaborazione possono diventare, in alcuni casi, molto complesse. 13 Davide Perozzi, Ustat, Nuove forme di povertà: i working poor ticinesi nel 2003, in dati 2-2005, p. 75 ss. 7 Chi ha partecipato all’inchiesta Il questionario è stato inviato ad un’ottantina di Enti, Organizzazioni e Associazioni pubblici e privati a cui è stato chiesto di far redigere il formulario non tanto dai responsabili, quanto piuttosto dagli operatori in diretto contatto con l’utenza. Le risposte rientrate hanno visto la partecipazione di 33 operatori in rappresentanza di 24 Enti, Organizzazioni e Associazioni, cioè pari a quasi un terzo degli Enti interpellati. Si tratta quindi di un risultato piuttosto interessante, tenuto conto soprattutto del fatto che la partecipazione all’indagine era del tutto volontaria. Va detto che gli Enti che hanno partecipato all’indagine14 rappresentano uno spaccato significativo di quelli effettivamente attivi sul territorio, soprattutto in ambito para-pubblico e privato. Degli Enti, Organizzazioni e Associazioni che hanno partecipato, 14 si occupano di temi legati al lavoro, alla salute o ai consumi, mentre sono 10 quelli che si occupano più specificatamente di donne, di giovani e di minori e della famiglia15. Sono invece 21 gli operatori riferibili al gruppo ”Lavoro, salute e consumi” e 12 quelli del gruppo “Donne, giovani-minori e famiglia”16. Di tutti gli Enti che hanno risposto17, il 64% sono riferibili al gruppo ”Lavoro, salute e consumi”, il 36% al gruppo “Donne, giovani-minori e famiglia”. Analizzando le differenze nelle risposte degli operatori dei due diversi gruppi sopra indicati (”Lavoro, salute e consumi” e “Donne, giovani-minori e famiglia”), si evidenzia come siano decisamente maggiori le difficoltà incontrate dagli operatori del gruppo ”Lavoro, salute e consumi”, rispetto all’altro, come se i vincoli, le leggi e i regolamenti a cui essi devono far riferimento siano così tanti e così “stretti” da rendere l’aspetto burocratico e procedurale decisamente prevalente su quello della relazione con l’utenza e quindi dell’ascolto della stessa, con tutte le conseguenze che questo comporta. 14 Tabella 01: lista Enti interpellati Tabella 02.1: tipologia degli Enti interpellati 16 Tabella 02.2: tipologia degli operatori degli Enti interpellati 17 Tabella 02: tipologia dei servizi e degli operatori interpellati 15 8 Le domande e le risposte del formulario Domanda 118 A vostro giudizio, c'è stato negli ultimi anni un peggioramento delle prestazioni erogate in generale e, in particolare, nel vostro Servizio? Le risposte: T_1 1 DOMANDA 1 DOMANDA A vostro giudizio, c'è stato negli ultimi anni un peggioramento delle prestazioni erogate in generale e, in particolare, nel vostro Servizio? N=33 OPERATORI ENTI LAVORO/SALUTE/ DONNE/FAMI-GLIA CONSUMI In generale Sì Sì NUMERO IN o/o NUMERO IN o/o NUMERO IN o/o 11 52% 2 17% 13 39% 4 19% 1 8% 5 15% 7 58% Per servizio no 1 5% No Non so/non risponde 2 10% 3 14% Totale Totale 21 100% 1 3% 9 27% 15% 2 17% 5 12 100% 33 In generale più della metà (54%) dei servizi ritiene che vi sia stato un peggioramento delle prestazioni erogate. Un aspetto che colpisce e che è già stato evidenziato nel commento generale è la marcata differenza di giudizio tra gli operatori del gruppo ”Lavoro, salute e consumi” e quelli del gruppo “Donne, giovani-minori e famiglia”. Come detto sembrano essere la complessità e le difficoltà procedurali a rendere maggiormente frustrante il lavoro di questi operatori che non riescono più a garantire agli utenti il necessario ascolto, valutando peggiori rispetto al passato le prestazioni erogate dal loro servizio in misura del 71%. Nel gruppo “Donne, giovani-minori e famiglia” invece solo il 27% crede ci sia stato un peggioramento, mentre il 55% ritiene che ciò non sia avvenuto. 18 Tabella 1 9 Domanda 219 In particolare, cosa avete costatato? Le risposte: T_2 DOMANDA 2 N=33 OPERATORI ENTI LAVORO/SALUTE/ CONSUMI 2 DOMANDA In particolare, Un aumento numerico cosa avete dei casi, della loro costatato? complessità e una diminuzione del tempo disponibile per ogni caso DONNE/FAMIGLIA Totale NUMERO IN o/o NUMERO IN o/o NUMERO IN o/o 8 38% 2 17% 10 30% 2 10% 1 8% 3 9% 3 14% 5 42% 8 24% Un aumento della complessità dei casi 4 19% 3 25% 7 21% Non so/Non risponde 4 19% 1 8% 5 15% 21 100% 12 100% 33 100% Un aumento della complessità dei casi e una diminuzione del tempo disponibile per ogni caso Un aumento numerico dei casi e della loro complessità Totale Il 30% degli operatori ha costatato negli ultimi anni sia un aumento numerico dei casi che della loro complessità, sia una diminuzione del tempo disponibile. Di questi tre fattori, per gli operatori del gruppo ”Lavoro, salute e consumi”, il maggior problema (48%) sembra essere soprattutto la mancanza del tempo a disposizione, rispetto all’aumento numerico e alla complessità dei casi, mentre per gli operatori del gruppo “Donne, giovani-minori e famiglia” le difficoltà sembrano legate piuttosto all’aumento quantitativo, nonché alla maggiore complessità dei casi da trattare (67%). 19 Tabella 2 10 Domanda 320 A vostro giudizio, c'è stato un peggioramento della situazione finanziaria dei vostri utenti? Le risposte: T_3 DOMANDA 3 3 DOMANDA A vostro giudizio, c'è stato un peggioramen-to della situazione finanziaria dei vostri utenti? N=33 OPERATORI ENTI LAVORO/SALUTE/ CONSUMI NUMERO Sì No No, miglioramento Non so/non risponde Totale IN o/o 17 81% 1 1 DONNE/FAMIGLIA Totale NUMERO NUMERO IN o/o 11 92% IN o/o 28 85% 5% 1 3% 5% 1 3% 2 10% 1 8% 3 9% 21 100% 12 100% 33 100% In questo caso i due gruppi di operatori sono concordi: entrambi sostengono con una percentuale che va dall’81 al 92% il peggioramento della situazione finanziaria dei loro utenti. Un peggioramento molto evidente dunque, che viene poi “radiografato” nella risposta seguente che cerca di individuare e articolare meglio le cause dello stesso. 20 Tabella 3 11 Domanda 3.121 Potete cercare di indicarne le cause? Le risposte: T_3_1 3_1 DOMANDA 3_1 DOMANDA Potete cercare di indicare le cause del peggiora-mento della situazione finanziaria dei vostri utenti? N=69 RISPOSTE OPERATORI ENTI LAVORO/SALUTE/ DONNE/FAMIGLIA CONSUMI NUMERO IN o/o NUMERO Totale IN o/o NUMERO IN o/o 1 2% 1 4% 2 3% 9 20% 9 36% 18 26% 2 5% 3 12% 5 7% 3 7% 5 20% 8 12% 8 18% 3 12% 11 16% Aumento soglia accesso prestazioni 9 20% 9 13% Riduzione prestazioni 5 11% 2 8% 7 10% 1 2% 1 4% 2 3% 2 5% 2 3% No 1 2% 1 1% No, miglioramento 1 2% 1 1% Sì Precarizzazione lavoro, difficoltà accesso al mercato del lavoro Bisogni indotti, difficoltà gestione, indebitamento Disagio sociale, disgregazione famiglie Mancato adeguamento prestazioni/salario al costo della vita Allungamento tempi d'attesa Scarso coordinamento, complessità accesso Non so/non risponde Totale 2 5% 1 4% 3 4% 44 100% 25 100% 69 100% La precarizzazione e le difficoltà di accesso al mercato del lavoro sono per entrambi i gruppi le cause principali delle difficoltà finanziarie degli utenti (20% e 36%). Per il gruppo “Donne, giovani-minori e famiglie” hanno un grande impatto anche le difficoltà di gestione finanziaria e, di conseguenza, l’indebitamento (12%), la disgregazione della famiglia - cioè separazioni e divorzi (20%) - e la perdita reale dei salari (12%). Per il gruppo “Lavoro, salute e consumi” è la diminuzione reale delle entrate (18%), aumento delle soglie di accesso alle prestazioni (20%), nonché la riduzione delle prestazioni (11%) ad essere cause importanti del peggioramento della situazione finanziaria degli utenti. 21 Tabella 3.1 12 Da un lato sono quindi i cambiamenti nel mondo del lavoro (precarizzazione e perdita del potere d’acquisto) ad essere la principale causa scatenante del peggioramento in atto, unitamente ai modelli di sviluppo che inducono a consumare oltre le proprie possibilità e che provocano impatti importanti anche a livello sociale sulla famiglia. Sull’altro versante, quello delle risposte sociali fornite, le scelte fatte dai diversi enti pubblici (con l’aumento delle soglie di accesso e il parziale mancato adeguamento delle prestazioni) con l’obbiettivo sia di risparmiare (per compensare le minori entrate prodotte da una politica fiscale inadeguata ai bisogni effettivi) sia di evitare gli abusi, colpiscono in realtà chi di queste prestazioni ha un bisogno immediato e riconosciuto dai servizi. 13 Domanda 422 Se la risposta alla domanda 1 è SI, cosa è cambiato nel vostro agire quotidiano? Le risposte: T_4_1 4 DOMANDA 4_1 DOMANDA Se la risposta alla domanda 1 è SÌ, cosa è cambiato nel vostro agire quotidiano? N=42 RISPOSTE OPERATORI ENTI LAVORO/SALUTE/ CONSUMI NUMERO IN o/o DONNE/FAMIGLIA Totale NUMERO NUMERO IN o/o Adeguamento alle restrizioni 1 4% Razionalizzazione tempi amministrativi in favore di tempo all'utente 1 4% Diminuzione qualità servizio/meno tempo pro utente 4 14% Limitazione all'urgenza 1 4% 1 7% Aiuto nella gestione delle risorse minime 2 7% 1 Aumento richieste finanziarie ad altri attori 1 4% 1 Aumento richieste di sostegno (materiale e psicologico) 1 Assistere utente nel far valere prestazioni 2 5% 1 2% 4 10% 2 5% 7% 3 7% 7% 2 5% 4% 1 2% 5 18% 5 12% 2 7% 2 5% 1 4% 1 2% Adeguamento a richieste cambiate 1 4% 1 2% Nuova offerta 1 4% 1 2% Nessun cambiamento 1 4% 1 2% Non so/non risponde 6 21% 10 71% 16 38% 28 100% 14 100% 42 100% Potenziamento collaborazioni Istituzione figura specifica per casi specifici Totale 1 7% IN o/o In generale i servizi hanno costatato una diminuzione della qualità del servizio e la necessità di accompagnare maggiormente gli utenti nell’ottenere il riconoscimento delle prestazioni. Sono soprattutto gli operatori del gruppo “Lavoro, salute, consumi” ad evidenziare come la qualità del servizio resti penalizzata dai cambiamenti in atto e come molte energie vadano impiegate nell’aiutare gli utenti a far valere i loro diritti. 22 Tabella 4.1 14 Si potrebbe quasi dire che è in atto, da parte per lo meno di alcuni Enti, una “resistenza passiva” alla concessione delle prestazioni, quasi si volesse ostacolare l’accesso alle stesse anche a chi ne ha diritto con un iniziale rifiuto, che decade solo di fronte all’insistenza e all’accompagnamento della richiesta dell’utente da parte di un operatore sociale. Sembrerebbe che la politica indicata a livello federale ad esempio per restringere al massimo la concessioni di prestazioni AI con procedure volutamente rese difficoltose, sia di fatto anche quella praticata a livello cantonale da diversi enti di erogazione di prestazioni e sussidi, in modo da scoraggiare il potenziale fruitore della prestazione stessa. Non si cambia la legge (probabilmente perché non si vuole rischiare di andare davanti al popolo), ma nella prassi si introducono tutti i possibili ostacoli per rendere difficile l’accesso alla prestazione e questo indipendentemente dal diritto dell’utente a riceverla. 15 Domanda 523 Come è cambiata l'utenza? Quali nuovi casi o soggetti sono entrati a far parte della vostra utenza? Le risposte: T_5_1 5 DOMANDA 5_1 DOMANDA Come è cambiata l'utenza? Quali nuovi casi o soggetti sono entrati a far parte della vostra utenza? N=47 RISPOSTE OPERATORI ENTI LAVORO/SALUTE/ CONSUMI NUMERO DONNE/FAMIGLIA IN o/o NUMERO Aumento disoccupati 1 3% Aumento ragazze madri; donne in fase di separazione; madri con grado di occupazione elevato 1 3% Persone più giovani 2 7% Aumento stranieri 2 7% Aumento età 2 7% Aumento richieste d'intervento adolescenti Aumento complessità casi Totale IN o/o NUMERO IN o/o 1 2% 4 24% 5 11% 1 6% 1 2% 1 6% 3 6% 2 4% 2 4% 2 12% 2 4% 3 18% 7 15% Problemi psicologici e pluriproblematici 4 13% Prestazioni assicurazioni sociali esaurite 2 7% 2 4% In attesa prestazioni AI o prestazioni respinte o solo parziali; utenti senza Cassa Malati e prestazioni non riconosciute 7 23% 7 15% Delega responsabilità; attesa aiuto immediato 2 7% 2 4% Difficoltà di integrazione 2 7% 2 4% Peggioramento situazione economica; aumento richieste finanziarie per bisogni base 2 7% 3 18% 5 11% Nessun cambiamento 1 3% 1 6% 2 4% Non so/non risponde 2 7% 2 12% 4 9% 30 100% 17 100% 47 100% Totale In generale si può dire che da una parte si risponde individuando delle categorie di utenti in funzione delle casistiche trattate dai diversi servizi (disoccupati, ragazze madri, giovani, stranieri, ecc.), dall’altra si evidenzia sia la complessità come elemento trasversale alle 23 Tabella 5.1 16 diverse categorie, sia la mancanza o la riduzione delle risorse finanziarie a disposizione dell’utenza. Per il gruppo di operatori “Lavoro, salute, consumi” le due principali cause dell’aumento del numero degli utenti sono l’aumento della complessità dei casi che sfociano spesso in una patologia psicologica (13%), la durata eccessiva del tempo necessario per ottenere risposte e decisioni definitive dai diversi enti erogatori o l’impossibilità di pagare i premi di casse malati (23%). A pari merito seguono le altre cause (7%). Per il gruppo “Donne, giovani-minori e famiglia” gli utenti aumentano a causa soprattutto della crescita delle famiglie monoparentali (24%), dell’aumento delle patologie psicologiche e della complessità dei casi (18%) e del peggioramento della situazione economica degli utenti (18%). Leggendo comunque il risultato nel suo insieme, ancora una volta possiamo distinguere due punti di vista: - Quello che fa una radiografia dei cambiamenti della società in atto (disgregazione della famiglia, crescita delle richieste da parte di adolescenti e giovani, aumento della complessità dei casi e dell’impatto psicologico degli stessi, l’emarginazione sociale, l’impoverimento degli utenti e soprattutto delle famiglie monoparentali, ecc) - Quello che certifica ancora una volta come la rete di sostegno sociale non risponda più in modo efficace ai bisogni (per l’esaurimento delle prestazioni sociali, per la lungaggine delle risposte sulla concessione di prestazioni e sussidi, per l’espulsione di alcuni dal diritto all’assicurazione malattia). Come dire ancora una volta che di fronte ad un palese e certificato aumento del bisogno si risponde a livello politico con l’introduzione di una prassi e di procedure irte di ostacoli e sempre più complesse e con minori risorse disponibili. 17 Domanda 624 Come è cambiata la collaborazione con altri Enti / Istituti o con l'Amministrazione cantonale? Le risposte: DOMANDA T_6_1 6_1 6 DOMANDA Come è cambiata la collaborazione con altri Enti/Istituti o con l'Amministrazione cantonale? N=45 RISPOSTE OPERATORI ENTI LAVORO/SALUTE/ CONSUMI NUMERO Direttive più restrittive, burocratizzazione (pignoleria), più risposte negative Funzionari difficilmente raggiungibili; aumento nervosismo; decisioni affrettate; mancanza tempo Ognuno “difende il suo orto”;mancanza di progetti politici Risposte non sempre corrette o vaghe IN o/o 5 16% 10 31% 2 2 DONNE/FAMIGLIA Totale NUMERO NUMERO IN o/o IN o/o 5 11% 12 27% 6% 2 4% 6% 2 4% 2 15% Cambiamento servizi di riferimento 1 8% 1 2% Diminuzione incontro con altri enti 1 8% 1 2% Dipende dalle persone che si trovano, ma anche dalla rete che l'assistenza sociale riesce a costruirsi 3 9% 1 8% 4 9% Collaborazione buona con enti e amministrazione 3 9% 3 23% 6 13% Buona collaborazione con amministrazione 3 9% 1 8% 4 9% 0% 2 15% 2 4% 4 13% 2 15% 6 13% 32 100% 13 100% 45 100% Nessun cambiamento Non so/non risponde Totale Gli effetti del peggioramento delle condizioni operative dei servizi sono leggibili, da un lato, nell’applicazione più restrittiva delle norme che, anche per mancanza di risorse, comportano più frequentemente errori, dall’altro lato, nella necessità di un’accresciuta collaborazione fra i servizi sia pubblici che privati. 24 Tabella 6.1 18 Anche in questo caso vi è una marcata differenza di giudizio tra gli operatori del gruppo ”Lavoro, salute e consumi” e quelli del gruppo “Donne, giovani-minori e famiglia”. Dalle risposte date, si evidenzia molto bene come siano la complessità e le difficoltà procedurali a rendere più difficile rispetto a prima l’accesso ai contributi e alle risorse da parte dell’utenza. In particolare è la mancanza di tempo, con le conseguenti difficoltà a trovare i funzionari, ad ottenere decisioni ben ponderate, ad avere un clima di lavoro sereno, a predominare (31%), unitamente ad una crescita della burocratizzazione e della pignoleria nelle procedure di accesso alle prestazioni (16%). Per il gruppo “Donne, giovani-minori e famiglie” la collaborazione con gli altri enti è invece giudicata buona nella misura del 23%. In questo caso si può dire che sono migliorati l’attenzione e quindi l’offerta e il servizio offerto alle famiglie, per le altre categorie sociali vi è stato un netto peggioramento delle possibilità di ascolto, di dedicare la necessaria attenzione da parte dei servizi. E ancora una volta si può dare una duplice lettura e cioè quella, da un lato, di un netto aumento della difficoltà dell’accesso alle prestazioni come scelta politica d’indirizzo per ridurre il volume di prestazioni erogate e, dall’altra, un mancato adeguamento degli effettivi, e dei servizi più in generale, alla importante crescita del bisogno e delle richieste avvenuta negli ultimi anni. In conclusione, si potrebbe dire che proprio nel momento in cui l’importanza e la necessità del lavoro di rete e della collaborazione crescono, vengono a mancare le risorse necessarie che renderebbero possibile questa accresciuta collaborazione. Infatti una collaborazione efficace richiede tempo e quindi risorse. 19 Domanda 725 L'informazione sui propri diritti e sulle prestazioni è facilmente accessibile per i vostri utenti? Le risposte: T_7 DOMANDA 7 N=33 OPERATORI ENTI LAVORO/SALUTE/ CONSUMI 7 DOMANDA L'informazione sui propri diritti e sulle prestazioni è facilmente accessibile per i vostri utenti? DONNE/FAMIGLIA Totale NUMERO IN o/o NUMERO IN o/o NUMERO IN o/o 5 24% 4 33% 9 27% 1 8% 1 3% No 5 24% 2 17% 7 21% No, difficile 2 10% 2 6% Non sempre 6 29% 10 30% Per stranieri difficile 1 5% 1 3% Non so/non risponde 2 10% 1 8% 3 9% 21 100% 12 100% 33 100% Sì Da parte nostra sì Totale 4 33% Solo un terzo degli operatori valuta facilmente accessibile l’informazione all’utenza sui propri diritti. Anche in questo caso cambia la valutazione tra i due gruppi di operatori. Quelli del gruppo “Lavoro, salute, consumi” rispondono in misura del 68%, con accenti diversi, che l’informazione è di difficile accesso all’utenza. Per questo gruppo, ancora una volta, l’interpretazione dei dati può essere duplice. Da un lato anche in questo caso si potrebbe dedurne come le leggi e i regolamenti, nonché le procedure, stiano diventando sempre più complesse. Evidentemente non è possibile dire, partendo dai dati in esame, se si tratti di una scelta politica o di un dato di fatto dovuto al grado di complessità dei casi trattati, ma questo dato continua ad essere confermato di volta in volta. D’altro canto, la causa potrebbe derivare dalle difficoltà crescenti dell’utenza (è un’ipotesi di lavoro) che ha sempre più bisogno di accompagnamento per poter accedere alle prestazioni a cui ha diritto. Per il gruppo “Donne, giovani-minori e famiglie” gli operatori sono spaccati circa a metà con una lieve preponderanza dei no (41% sì e 50% no), a dimostrazione comunque che la situazione in questi settori è migliore rispetto all’altro gruppo di riferimento. A commento di ciò, va ricordato l’importante cambiamento avvenuto negli anni con l’abbandono della concezione della prestazione come diritto, a favore dell’idea della prestazione come “concessione”. 25 Tabella 7 20 A inizio anni novanta i sussidi cassa malati non si chiedevano: in base al reddito era automatico riceverli. Oggi o ci si fa avanti con le procedure e i tempi corretti o non si riceve nulla, nonostante se ne abbia diritto. Questa scelta politica d’indirizzo, dettata apparentemente solo da motivi di risparmio, ha di fatto capovolto i principi dello stato sociale, della ridistribuzione del reddito e dell’erogazione di prestazioni attraverso lo stesso. Quando poi si costata che questa scelta di fondo è accompagnata dalla riduzione delle risorse e degli operatori, nonché da una crescente burocratizzazione dei sistemi di accesso, non è certo difficile vedere una grande coerenza politica tesa a “smantellare” in modo sistematico l’idea stessa di Stato sociale. 21 Domanda 826 Il tempo a disposizione per le prestazioni all'utenza è cambiato negli ultimi anni? Come? Le risposte: T_8 DOMANDA 8 N=33 OPERATORI ENTI LAVORO/SALUTE/ CONSUMI 8 DOMANDA Il tempo a disposizione per le Aumento numero casi/diminuzione tempo prestazioni pro utente all'utenza è cambiato negli Aumento complessità casi ultimi anni? Più tempo impiegato per Come? burocrazia Adeguamento a richieste cambiate (potenziamento) Riorganizzazione DONNE/FAMIGLIA NUMERO IN o/o NUMERO 9 43% 1 5% 2 10% 3 14% Nessun cambiamento Totale IN o/o NUMERO IN o/o 1 8% 10 30% 3 25% 3 9% 1 8% 2 6% 2 6% 3 9% 2 17% 2 6% No 1 5% 3 25% 4 12% Non so/non risponde 5 24% 2 17% 7 21% 21 100% 12 100% 33 100% Totale Solo il 18% degli operatori sostiene che non vi sia stata una diminuzione del tempo a disposizione per rispondere all’utente, mentre il 45% ritiene che il tempo a disposizione sia diminuito in un modo o nell’altro. 72% del gruppo ”Lavoro, salute, consumi” certifica l’avvenuto cambiamento del tempo a disposizione, a fronte del 41% del gruppo “Donne, giovani-minori, famiglie” . Nelle risposte a questa domanda sono molto interessanti (al di là del dato riassuntivo che non fa che confermare quanto già detto per le precedenti domande) le ulteriori spiegazioni date per sostenere sia il sì che il no. Cominciamo dal primo gruppo: è la diminuzione del tempo a disposizione per ogni utente (43%) a farla da padrone, seguita da modalità di lavoro diverse dovute alle riorganizzazioni (14%), nonché le richieste di potenziamento del servizio (10%) e un aumento del tempo dedicato agli aspetti burocratici (5%). Per il secondo gruppo è l’aumento della complessità dei casi (25%) e la maggior burocrazia (8%) a primeggiare. Ancora una volta, per gli uni, la mancanza di risorse disponibili si traduce in un inadeguato potenziamento degli operatori, che impedisce di poter dedicare il necessario tempo ad un’utenza sempre più complessa e bisognosa di accompagnamento. 26 Tabella 8 22 Per gli altri è soprattutto l’aumento della complessità dei casi a impedire risposte adeguate. Se la mancanza di tempo può in alcuni casi diventare un utile stimolo al miglioramento dell’organizzazione del servizio, i servizi che hanno potuto percorrere questa strada sono troppo pochi, anche per il tempo richiesto dalle riorganizzazioni stesse. Ancora una volta corre il parallelismo tra un insufficiente aumento delle risorse e degli operatori e una crescita della complessità e quindi del bisogno dell’utenza. 23 Domanda 927 A vostro giudizio, la rete di supporto e aiuto risponde alle attuali necessità dell'utenza? Le risposte: T_9 DOMANDA 9 N=33 OPERATORI ENTI LAVORO/SALUTE/ CONSUMI 9 DOMANDA A vostro giudizio, la rete di supporto e aiuto risponde alle attuali necessità dell'utenza? DONNE/FAMIGLIA Totale NUMERO IN o/o NUMERO IN o/o NUMERO IN o/o Lacune, rete oberata 8 38% 3 25% 11 33% Capita di dimenticarsi di attivare la rete primaria dell'utente stesso 1 5% 1 3% 1 3% 1 3% Rete primaria assente 1 Assunzione di casi di competenza cantonale o comunale 1 5% Aumento della solitudine, soprattutto in città 1 5% 8% 1 3% Complessità 1 8% 1 3% Dispersione, “ping-pong” Difficoltà in casi d'urgenza, intervento quando la situazione è degenerata 1 8% 1 3% 1 5% 1 8% 2 6% Inasprimento criteri 1 5% 1 3% 1 8% 1 3% 3 25% 8 24% Sì Sì, la rete di supporto è migliorata/adeguata Non so/non risponde Totale 5 24% 3 14% 1 8% 4 12% 21 100% 12 100% 33 100% Complessivamente solo il 27% degli operatori ritiene che la rete di supporto risponda oggi alle necessità dell’utenza, mentre ben il 60% ritiene la stessa insufficiente e il 12% non si esprime. Tra quelli che rispondono ritenendola insufficiente, il 42% imputa alle lacune della rete sociale tale insufficienza, mentre il 21% certifica questa insufficienza evidenziando in particolare le conseguenze delle stesse sull’utenza, sia in termini di applicazione (es. inasprimento criteri, interventi in situazioni ormai degenerate), sia in termini di accresciuto malessere delle persone (es. aumento della solitudine). In particolare, solo il 24% del gruppo “Lavoro, salute, consumi” risponde di sì, mentre è il 33% del gruppo “Donne, giovani- minori e famiglie” a dare una risposta affermativa. 27 Tabella 9 24 Del primo gruppo ben il 38% denuncia lacune e una rete oberata, mentre viene imputata nella stessa misura (5%) sia ad alcuni aspetti operativi (difficoltà procedurali, confusione tra casi cantonali e comunali, mancata assunzione piena di responsabilità da parte dei diversi enti con un processo di “ping-pong” tra i servizi stessi, inasprimento dei criteri), sia ad alcuni aspetti sociali (aumento della solitudine, degenerazione delle situazioni seguite da interventi tardivi e quindi molto complessi, complessità in generale) l’inadeguatezza della rete. Anche in questo caso il commento si ripete: ad operatori sempre più in difficoltà (per mancanza di risorse adeguate e in numero insufficiente) si propongono procedure sempre più contorte e macchinose di fronte ad una casistica sempre più complessa e “solitaria” e, quindi, sempre meno inserita in un tessuto sociale in grado di monitorare e/o alleviare le situazioni di difficoltà dei singoli. E ancora una volta si costata, da un lato, un malessere sociale in crescita e dall’altro una chiara diminuzione delle qualità del servizio offerto che si ripercuote sul lavoro degli operatori a diretto contatto con l’utenza. 25 Domanda 9.128 Cosa eventualmente è cambiato nella rete di supporto e aiuto negli ultimi anni? Le risposte: T_9_1 DOMANDA 9_1 9 N=47 RISPOSTE OPERATORI ENTI LAVORO/SALUTE/ DONNE/FAMIGLIA Totale CONSUMI DOMANDA Cosa eventualmente Lacune, rete oberata è cambiato negli ultimi anni? Capita di dimenticarsi di attivare la rete primaria dell'utente stesso NUMERO IN o/o NUMERO 9 32% 4 21% 1 4% 1 5% 2 11% Rete primaria assente IN o/o NUMERO IN o/o 13 28% 1 2% 1 2% 1 2% 3 6% Assunzione di casi di competenza cantonale o comunale 1 4% Aumento burocrazia 1 4% Aumento della solitudine, soprattutto in città 1 4% 1 2% Complessità 1 4% 1 5% 2 4% Dispersione, “ping-pong” 1 4% 1 5% 2 4% Difficoltà in casi d'urgenza, intervento quando la situazione è degenerata 1 4% 3 16% 4 9% Difficoltà utenza ad accettare le diverse consulenze 1 4% 1 2% Inasprimento criteri 3 11% 3 6% Sì 1 5% 1 2% Sì, la rete di supporto è migliorata/adeguata 5 18% 5 26% 10 21% Non so/non risponde 3 11% 1 5% 4 9% 28 100% 19 100% Totale 47 100% Di differente, rispetto al commento alla precedente domanda, vediamo una diminuzione di tutte le percentuali (ma di un paio di punti al massimo) a favore di una nuova voce riferita alla difficoltà dell’utenza ad accettare le diverse consulenze. Si potrebbe qui immaginare che la solitudine e l’emarginazione sociale, sempre più diffusa e anticipata rispetto all’età degli utenti, possa rendere gli stessi sempre più isolati e quindi meno propensi a condividere le proprie difficoltà con qualcuno. In alternativa si potrebbe invece immaginare la vergogna, o meglio una sorta di difesa della propria dignità di individuo capace di gestirsi comunque, quale causa prima per non accettare il fatto di aver bisogno di aiuto. 28 Tabella 9.1 26 Domanda 1029 E' corretto parlare di una "precarizzazione" (malessere diffuso, carenza di autostima, mancanza di prospettive, perdita di autonomia, ecc.) vissuta oggi dalla vostra utenza? Le risposte: T_10 DOMANDA 10 N=33 OPERATORI ENTI LAVORO/SALUTE/ CONSUMI 10 DOMANDA E' corretto parlare di una "precarizzazione" (malessere diffuso, carenza di auto-stima, mancanza di prospettive, perdita di autonomia, ecc.) vissuta oggi dalla vostra utenza? DONNE/FAMIGLIA NUMERO IN o/o Mondo del lavoro 8 38% Incertezza statuto 1 5% Indebitamento 1 5% Ruolo sociale Dura più a lungo/più visibile 4 19% 1 1 5% 1 Rete primaria assente 1 5% Sì Potere d'acquisto limitato NUMERO IN o/o 2 17% 2 6% 4 33% 12 36% 1 3% 1 3% 1 Aumento richieste intervento adolescenti Totale 8% NUMERO IN o/o 1 3% 8% 5 15% 8% 2 6% 1 3% 3% 1 8% 1 No, casistica con questa particolarità, precarizzazione per certi gruppi c'è sempre stata 1 5% 1 8% 2 6% Non so/non risponde 4 19% 1 8% 5 15% 21 100% 12 100% 33 100% Totale Solo il 6% ritiene che non ci sia oggi una maggiore precarizzazione vissuta dall’utenza, mentre ben il 78% evidenzia un aumento dei fattori “esterni” della precarizzazione che hanno origine nell’economia/sfera economica (es. mondo del lavoro, incertezza statuto, potere d’acquisto limitato, indebitamento), mentre altri evidenziano i fattori “interni” radiografando la situazione dell’utenza (es. più visibile, più duratura). Negano un aumento della precarizzazione vissuta dagli utenti solo il 5% del gruppo “Lavoro, salute, consumi” e l’8% del gruppo “Donne, giovani-minorenni e famiglie”. Le cause sono da imputare in misura non dissimile (38% e 33% per i due gruppi) al mondo del lavoro, seguita dalla perdita di un ruolo sociale (19% e 8%), da una perdita del potere di acquisto (8% per il gruppo “Donne, giovani- minori e famiglie” ), dalla crescita della durata dell’emarginazione (5% e 8%), da un aumento dei casi che toccano gli adolescenti (8% per il gruppo” Donne, giovani- minori e famiglie”), dall’indebitamento (5% per il gruppo “Lavoro, salute, consumi”) e dall’assenza di una rete primaria di sostegno (5% e 8%). 29 Tabella 10 27 Qui si giunge a tracciare un quadro allarmante della società odierna. Evidentemente il lavoro continua ad essere ritenuto l’unico modo per sentirsi parte della società e il fatto che la disoccupazione cresca e che sia di durata maggiore provoca tutte le altre conseguenze che si ribaltano, attraverso articolati problemi, fino agli adolescenti che vedono crescere proporzionalmente al malessere sociale dei genitori le loro difficoltà, confermando purtroppo “l’ereditarietà” della povertà. Si ha anche l’impressione che l’intervento della rete diventi attivo quando è troppo tardi o quando le difficoltà si moltiplicano: da questo l’esigenza di una rete primaria oggi inesistente. 28 Domanda 10.1 30 Eventualmente, questa precarizzazione è maggiore rispetto a quella individuabile? Le risposte: T_10_1 DOMANDA 10_1 10 DOMANDA Eventualmente, questa precarizzazione è maggiore rispetto a quella individuabile negli scorsi anni? N=40 RISPOSTE OPERATORI ENTI LAVORO/SALUTE/ CONSUMI NUMERO DONNE/FAMIGLIA Totale IN o/o NUMERO IN o/o Sì NUMERO IN o/o 2 13% 2 5% Mondo del lavoro 8 32% 4 27% 12 30% Incertezza statuto 1 4% 2 13% 3 8% Potere d'acquisto limitato 2 8% 2 13% 4 10% Indebitamento 2 8% Ruolo sociale Dura più a lungo/più visibile 4 16% 1 1 4% 1 Rete primaria assente 1 4% Aumento richieste intervento adolescenti 1 2 5% 7% 5 13% 7% 2 5% 1 3% 1 3% 1 3% 7% Mancanza riconoscimento causa invalidante 1 No, casistica con questa particolarità, precarizzazione per certi gruppi c'è sempre stata 1 4% 1 7% 2 5% Non so/non risponde 4 16% 1 7% 5 13% 25 100% 15 100% 40 100% Totale 4% Analogo al precedente il commento per la domanda 10.1 in cui un numero maggiore di operatori riaggiusta le risposte, mantenendole comunque percentualmente molto vicine ai parametri precedentemente indicati. 30 Tabella 10.1 29 Domanda 11 Avete qualche esempio concreto, che ritenete emblematico del peggioramento della situazione vissuta oggi dalla vostra utenza? Domanda 12 Osservazioni e precisazioni Domanda 13 Suggerimenti e proposte di miglioramento Come si vede in queste tre ultime domande si è cercato di sollecitare proposte operative di interventi puntuali e concreti per cercare di migliorare da un lato il servizio, dall’altro, la situazione degli utenti. Si è quindi ritenuto utile riassumere le stesse nella tabella che segue e che, in modo schematico, offre spunti di riflessione interessanti. 30 Le proposte scaturite dal formulario Problema Obiettivo Proposta mancanza di coordinamento coordinare interventi informazione tra amministrazione cantonale e comunale e enti come parte del mandato forte indebitamento e bisogni indotti Possibile ente esecutore Utenti coinvolti cantone/ comuni tutti gestione risorse servizio accompagnamento (vedi VD) utenti per carenza beni a cui poter affidare gestione patrimoniale anche senza tutore cantone/ comuni tossicodipendenti, casi psicologici prevenzione su fasce potenzialmente a rischio gestione risorse accompagnamento giovani adulti utenti cantone/ comuni giovani perdita potere d'acquisto più disponibilità assegno integrativo fino al termine della formazione professionale/liceo cantone famiglie prevenzione su fasce potenzialmente a rischio più disponibilità microcredito pubblico (Banca Stato?) per piccole iniziative di autoimprenditorialità o per aumento del reddito disponibile cantone/ comuni tutti prevenzione su fasce potenzialmente a rischio più disponibilità anticipo alimenti fino al termine della formazione professionale/liceo cantone famiglie eliminazione del riconoscimento più risorse della dieta per calcolo PC evitare la cancellazione di prestazioni per il calcolo PC cantone tutti complessità problemi più servizio aumento di risorse finanziarie e di personale cantone/ comuni disoccupati mancanza tempo di ascolto più servizio aumento di risorse finanziarie e di personale cantone/ comuni tutti settorializzazione con mancanza analisi problema nel suo insieme più servizio aumento di risorse finanziarie e di personale cantone/ comuni tutti necessità servizio sociale per prima presa a carico e smistamento più servizio creazione servizi sociali regionali aperti a tutti, senza filtri per l'utenza cantone/ comuni tutti senso impotenza degli operatori più servizio sostegno psicologico puntuale agli operatori sociali cantone/ comuni tutti alcune donne vittime di violenza più servizio non possono restare nelle case protette per mancanza risorse sostegno finanziario immediato alle donne vittime di violenza con successiva restituzione per chi ha un reddito sufficiente assicurazioni sociali inadempienti prevenzione abusi creare una figura giuridica a disposizione degli utenti per pratiche controverse cantone/ comuni tutti mancato aggiornamento su disposizioni prevenzione abusi maggiore aggiornamento e informazione agli operatori cantone tutti prevenzione su fasce potenzialmente a rischio prevenzione sociale accompagnamento categorie fragili (tossicodipendenti, casi psicologici, ecc.) cantone/ comuni tutti disagio sociale prevenzione sociale creazione servizi sociali regionali aperti a tutti, senza filtri cantone/ comuni tutti tutti 31 Problema Obiettivo Proposta Possibile ente esecutore cantone/ comuni prevenzione su fasce potenzialmente a rischio prevenzione sociale pubblicità bonus di assunzione prevenzione su fasce potenzialmente a rischio prevenzione sociale intervenire puntualmente sulla fascia cantone/ di reddito immediatamente precedente comuni al minimo, per evitare lo scivolamento verso il basso tutti più responsabilità sociale dello stato prevenzione sociale obbligo per l’ente pubblico di assumere persone con handicap e problemi salute cantone tutti più responsabilità sociale dell'economia prevenzione sociale introdurre nuovo parametro nell'attribuzione appalti su obbligo assunzioni sociali per i privati ACSI/ altro ente beneficiari prestazione reinserimento sociale e importanza di mantenere l'utenza dentro la società prevenzione sociale "occupare" in modo maggiore e migliore l'utenza cantone/ comuni tutti mutualismo prevenzione sociale promuovere con finanziamenti e aiuti logistici la creazione di "reti" di autoaiuto SUPSI/ cantone/ comuni tutti utenti oggi senza un servizio di riferimento prevenzione sociale creazione di un servizio sociale di bassa soglia cantone/ comuni tutti conoscere il quadro reale della situazione prevenzione sociale quantificare e qualificare la situazione persone in Ticino al beneficio del sostegno sociale, di AI e PC cantone/ comuni tutti conoscere il bisogno reale complessivo prevenzione sociale elaborare studio complessivo sui bisogni, anche con dati Enti privati cantone/ comuni/ enti tutti mancano tutori e curatori prevenzione sociale più risorse, più servizi di accompagnamento e più formazione cantone/ comuni/ associazioni padronali disoccupati sfilacciamento sociale: mancano figure di riferimento prevenzione sociale creare figure di prossimità sul territorio cantone/ a stretto contatto con l'utenza comuni/ enti difficoltà nel riconoscersi come "casi sociali". prevenzione sociale nuovi quadri di riferimento e terminologie più rispettose della dignità delle persone responsabilità sociale economia prevenzione sociale sostegno puntuale alle piccole medie imprese con dipendenti a rischio: operatore sociale di accompagnamento mantenere le persone nel mondo del lavoro prevenzione sociale URC primo punto di contatto. E' qui cantone che bisogna fare prevenzione e fornire i primi sostegni: operatore sociale di "smistamento" permettere il reinserimento delle madri nel mondo del lavoro prevenzione sociale reintroduzione borse di studio sopra i 40 anni donne sole: difficoltà nell'avere prevenzione sufficienti risorse per affittare un sociale appartamento creazione di un fondo per l'accesso all'alloggio per donne in separazione Utenti coinvolti Tutti tutti disoccupati 32 Tra queste proposte alcune sono (almeno parzialmente) in fase di studio o sono state presentate a livello parlamentare. Molte però sono ancora tutte da costruire. E’ comunque innegabile che la varietà, l’abbondanza e la ricchezza di queste sollecitazioni dimostrano come ci sia, da parte degli operatori, una volontà, si può quasi dire un bisogno di trovare soluzioni percorribili e possibili alle difficoltà in cui si dibattono sia loro, sia i loro utenti. Conclusioni Come già detto ci sembra che due siano gli elementi centrali che emergono da questo formulario. Da un lato una “radiografia” qualitativa, ma piuttosto dettagliata, dell’offerta e in particolare della situazione di chi opera nei servizi, con le difficoltà crescenti a cui si è confrontati sia per la mancanza di risorse disponibili, sia per il continuo aumento quantitativo del carico lavorativo e dei casi da trattare per singolo operatore, sia per un netto aumento della complessità dei casi (e questo vale sia per l’Ente pubblico che per i privati, anche se questi ultimi sono logicamente meno dotati di risorse) . Dall’altro, sul fronte della domanda e cioè del bisogno, uno spaccato piuttosto tragico della situazione sociale delle fasce deboli della nostra società, per le quali l’esclusione sistematica e di lunga durata dal mondo del lavoro e quindi, parallelamente, da ogni riconoscimento sociale, trascina dietro di sé una catena di problematiche legate soprattutto all’emarginazione e alla solitudine, problematiche che si sommano le une alle altre portando il quadro complessivo dell’utenza a livelli di gravità molto elevati, dove diventa difficile riuscire ad intervenire con successo. Ma vediamo più nel dettaglio cosa ci “racconta” il sondaggio su questi due aspetti. Da un lato, sul fronte della qualità dell’offerta, alla base di tutto sembra esserci una scelta politica di fondo, con la cancellazione della concezione della prestazione sociale o del servizio come un diritto riconosciuto, a favore dell’idea degli stessi come concessione o come qualcosa per cui è necessario pagare. Nel caso dei sussidi per le Casse malati le recenti difficoltà politiche nel ridefinire i criteri di accesso ai sussidi dimostrano chiaramente come il cambiamento di sistema di erogazione voluto oltre dieci anni fa (in precedenza, come già ricordato, chiunque fosse al di sotto di un certo limite di reddito aveva diritto al sussidio, senza doverne fare richiesta) non abbia di fatto cancellato i così detti “abusi”, ma abbia semplicemente fatto risparmiare soldi sulle spalle di quella fascia di popolazione che non chiede i sussidi a cui ha diritto o per mancanza d’informazione o per “vergogna” o per incapacità/impossibilità nel seguire le necessarie procedure. Questa scelta politica d’indirizzo, dettata apparentemente solo da motivi di risparmio, ma che sempre più spesso sembra invece “inventata” per far volatizzare progressivamente l’idea dello stato sociale come strumento di ridistribuzione del reddito a favore delle classi meno abbienti, sta cominciando a capovolgere i fondamenti dello stato sociale così come lo conoscevamo. Parallelamente a questa scelta di fondo, in nome delle difficoltà finanziarie conseguenti ad una politica fiscale ingiustificata e infondata, si è attuata una progressiva riduzione delle 33 risorse disponibili per la rete sociale e dei servizi, per lo meno in relazione ad un bisogno in continua crescita. Ne è derivato, da un lato, un importante aumento del carico lavorativo degli operatori con la conseguente insoddisfazione e quindi la demotivazione nel lavoro che da esso può derivare, dall’altra una inadeguata risposta ai bisogni degli utenti che, ricevendo risposte concrete solo quando sono di fatto riconosciuti come “casi sociali certificati”, difficilmente riescono ad affrancarsi dalle loro difficoltà, rendendo così stabile nel tempo e spesso definitivo il loro disagio sociale. Il valore della prevenzione e del recupero reintegrativo non sembrano più avere la necessaria priorità nella rete sociale: sembra quasi che ad una società e a un’economia che esigono persone sempre più performanti, si risponda con una rete sociale che non utilizza niente di più dello stretto indispensabile alla sopravvivenza per chi non riesce più a tenere il passo. Insomma, di fronte all’aumento delle difficoltà sociali e del bisogno, la maggioranza politica del nostro Paese risponde di fatto con il mancato adeguamento degli effettivi e dei servizi in ambito sociale. Sempre sullo stesso fronte, questa stessa matrice politica ha fatto sì che crescesse in modo importante la burocratizzazione dei sistemi di accesso alle prestazioni. Da molte risposte si potrebbe infatti dedurre che sia stata messa in atto, da parte per lo meno di alcuni Enti, una resistenza “passiva” (ma molto “attiva” nella prassi!) alla concessione delle prestazioni, quasi si volesse ostacolare l’accesso alle stesse anche a chi ne ha diritto con un iniziale rifiuto, che decade solo di fronte all’insistenza e all’accompagnamento della richiesta dell’utente da parte di un operatore sociale. Verrebbe quindi da dire che la politica indicata a livello federale, ad esempio in materia AI, per restringere al massimo la concessione di prestazioni con procedure volutamente rese difficoltose, sia praticata anche a livello cantonale da diversi enti di erogazione di prestazioni e sussidi, in modo da scoraggiare il potenziale fruitore della prestazione stessa. Insomma non si cambia la legge (probabilmente perché non si vuole rischiare di andare davanti al popolo), ma nella prassi si introducono tutti i possibili ostacoli per rendere difficile l’accesso alla prestazione e questo indipendentemente dal diritto dell’utente a riceverla. Il formulario, del resto, ci fornisce a più riprese la conferma dell’esistenza di un chiaro legame tra scelte politiche e le conseguenze che queste determinano sulla qualità del servizio offerto. In particolare vi è spesso, nelle risposte date, una chiara differenza di giudizio e di “visione” tra gli operatori del gruppo ”Lavoro, salute e consumi” e quelli del gruppo “Donne, giovani-minori e famiglia”. Una differenza che ha probabilmente origine dall’accresciuta attenzione politica ai bisogni della famiglia (a cui ha evidentemente fatto seguito una migliore offerta di servizi alle famiglie) a fronte dell’offerta messa a disposizione delle altre categorie sociali per le quali, ad un continuo aumento del bisogno, non ha potuto far seguito il necessario adeguamento delle prestazioni. Sull’altro versante e cioè quello della domanda, e quindi del bisogno, “radiografando” la società attraverso le risposte ricevute, se ne trae un quadro allarmante. 34 Il lavoro, o meglio la mancanza del lavoro, è il problema numero uno, anche perché il lavoro continua ad essere ritenuto l’unico modo per sentirsi parte della società. Il fatto che la disoccupazione cresca, interessi sempre più giovani e sia di durata sempre maggiore provoca un malessere sociale profondo, con diverse sfaccettature spesso sovrapposte tra loro, che si ribaltano fino ai bambini e agli adolescenti che vedono crescere proporzionalmente al malessere sociale dei genitori le loro difficoltà, confermando purtroppo “l’ereditarietà” della povertà e dei problemi ad essa associati. Disgregazione della famiglia, crescita delle richieste da parte di adolescenti e giovani, aumento della complessità dei casi e dell’impatto psicologico degli stessi, impoverimento generalizzato soprattutto delle famiglie monoparentali, modelli di consumo che sembrano “imporre” una forte propensione all’indebitamento: sono solo alcuni dei numerosi aspetti che sembrano ormai radicati stabilmente nella nostra società e che appaiono in modo evidente nelle risposte emerse dal questionario. Non è infine un caso che, unitamente alle proposte operative indicate nella precedente tabella, siano emersi dall’inchiesta in modo esplicito anche alcune grandi tematiche politiche di fondo che sono state riassunte nella tabella seguente. Problemi politici diritti la prestazione e il servizio non sono più un diritto ma una concessione (dal diritto alla "carità”) disoccupazione il problema è il lavoro; i servizi sono solo alla rincorsa di una situazione sempre più tragica e quindi, di fatto, sono sempre in ritardo persone sole oggi le persone sole non hanno più un servizio sociale cantonale di prima accoglienza a cui rivolgersi (cittadini di serie B?) disoccupazione é essenziale mantenere le persone dentro il mondo del lavoro. disoccupazione bisogna riuscire a ridare maggiore responsabilità sociale all’economia fragilità stato sociale sembra sempre più facile rendere operativa, per risparmiare sulla spesa dello Stato, la scelta politica di rendere complesso e difficile l'accesso alle prestazioni precarizzazione del lavoro Il lavoro interinale è oggi senza controllo e regole Che fare? Per concludere dal sondaggio le risposte operative, molto concrete che sono emerse sono numerose e chiare. Alcune sono di facile realizzazione e poco onerose, altre più complesse e impegnative dal profilo finanziario. Tutte però permettono di “anticipare” i problemi, di evitare cioè domani costi e conflitti sociali molto, molto costosi da tutti i punti di vista. Spendere oggi 1 franco per risparmiarne domani 100, vivendo oltretutto tutti un po’ meglio e garantendo a tutti il diritto di farcela, è senz’altro un buon investimento dovuto a tutte le cittadini e i cittadini e, soprattutto, alle future generazioni! 35 A cura del Coordinamento donne della sinistra Casella postale 1225 6501 Bellinzona Redazione Anna Biscossa Con la collaborazione delle compagne del Coordinamento donne della sinistra Si ringraziano per i preziosi consigli Christian Marazzi Elena Sartoris Anita Testa – Mader Carmen Vaucher de la Croix e tutti gli operatori e le operatrici che in questi mesi hanno accompagnato con la loro esperienza e sensibilità questo lavoro di analisi. Febbraio 2007 36