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SEMINARIO FLAI NAZIONALE SALUTE SOSTENIBILITA’ QUALITA’ SVILUPPO SOSTENIBILE: NEGOZIABILITA’ E CONTRATTABILITA’ Claudio Falasca – CGIL Nazionale Dipartimento ambiente territorio salute sicurezza Salerno 24 – 25 – 26 Gennaio 2005 PREMESSA La CGIL, unitariamente a CISL e UIL, ha compiuto un rilevante sforzo di analisi delle ragioni del “declino” ed avanzato importanti e articolate proposte in favore di una “via alta dello sviluppo” LA CONFERENZA I La conferenza “Investire nella sostenibilità Lo “sviluppo” che vogliamo” è un ulteriore contributo finalizzato a declinare con maggiore precisione l’idea di “sviluppo di qualità”, assumendo come ipotesi di lavoro quella rendere il nostro sistema produttivo e dei consumi “sostenibile”. LA CONFERENZA II La conferenza è il tentativo di mettere con “i piedi per terra”, in termini sindacali, il dibattito sulla sostenibilità dello sviluppo. In particolare mettendo in evidenza il nesso che lega la sostenibilità alla innovazione ecologica ed alla competitività. LA CONFERENZA III La Conferenza ha anche indicato l’esigenza di guardare alla sostenibilità come ad un processo di trasformazione su cui “investire” risorse. CONFERENZA IV Infine la Conferenza ha indicato come la sostenibilità è il risultato di un percorso che richiede i giusti tempi necessari a governare i possibili impatti sociali della transizione. Qui il sindacato è chiamato a svolgere un ruolo fondamentale facendo tesoro della sua cultura fondata sulla negoziazione. IL MESSAGGIO IL DECLINO Evitando di riproporre ragionamenti troppo generali, si è tentato di individuare la radice profonda del declino. Questa radice è stata individuata nella logica dei “profitti privati e oneri collettivi” che ha portato a gravare sul sistema economico e sociale, enormi passività che assorbono fiumi di risorse (finanziarie, umane, ambientali). Questo sistema è stato in grado di garantire al Paese decenni di crescita solo in quanto ha potuto beneficiare di significative posizioni di rendita a garanzia dei margini competitivi sui mercati internazionali. Questo equilibrio è entrato in crisi quando, con l’Europa, sono venute meno le garanzie alle rendite di posizione e, nel contempo, l’atteggiamento predatorio a scapito dei “beni pubblici” ha superato i limiti di sopportazione del sistema. Il debito pubblico è sicuramente l’eredità negativa più nota e significativa. Tuttavia ben altri sono i danni prodotti che, se non sanati, non consentiranno al Paese di uscire dalle sue difficoltà. Ed infatti: pochi anni di governo secondo il vecchio modello da parte del centrodestra, hanno annullato i parziali risultati frutto di dieci anni di duri sacrifici dei lavoratori L’ECONOMIA DELLO SPRECO Una vera e propria “economia dello spreco” che drena fiumi di risorse LA PRIORITA’ Recuperare queste risorse è una priorità per il Paese e i lavoratori. Pensare di superare il declino con questo fardello è praticamente impossibile. DOPPIO DIVIDENDO Viceversa recuperare queste risorse e investirle sugli italiani e sull’Italia consentirà di realizzare una sorta di doppio dividendo: ridurre i danni degli sprechi rendere virtuoso il sistema e quindi più ricchezza collettiva, più lavoro, più benessere, in sintesi un sistema “sostenibile”. Proveremo a dimostrare questo ragionamento analizzando: i numeri della economia dello spreco; come recuperare queste risorse ; quali indirizzi per superare il declino in una prospettiva di sostenibilità. I NUMERI DELL’ECONOMIA DELLO SPRECO IN SINTESI Evasione fiscale ……………………………………10.00 MLD€ Economia sommersa………………………………10.00 = Economia criminale………………………………….1.60 = Sicurezza nel lavoro…………………………………3.10 = Sistema dei trasporti……………………………...…8.00 = Sistema energetico………………………………… 3.90 = Sistema idrico…………………………………………1.70 = Gestione dei rifiuti……………………………………5.30 = Dissesto idrogeologico……………………………...1.00 = Spesa sanitaria………………………………… .….13.40 = TOTALE……………………………………….….. ….49.80 = UNA STIMA PER DIFETTO Una cifra enorme, equivalente a ben due consistenti manovre finanziarie, senza contare che non abbiamo preso in considerazione ulteriori cause di spreco, quali ad esempio la dispersione scolastica, la fuga all’estero dei ricercatori, il condono edilizio, i ritardi nella amministrazione della giustizia, i ritardi derivanti dalle faragginosità burocratiche ed amministrative, ecc. ecc.. LA RIDUZIONE DEGLI SPRECHI IL RECUPERO DELLE RISORSE Evidentemente per recuperare questo enorme monte di risorse occorre promuovere politiche tese a ridimensionare drasticamente gli sprechi, nella produzione e nel consumo. ESEMPI DI INTERVENTI POSSIBILI SPESA PUBBLICA FISCALITA’ AMBIENTALE RISPARMIO ED EFFICIENZA ENERGETICA LA MOBILITA’ L’ ACQUA I RIFIUTI ECC. SUPERARE IL DECLINO Tuttavia una radicale lotta allo spreco ed alle esternalità , come si comprende da quanto detto fino ad ora, richiede di intervenire sui cardini delle politiche di sviluppo a partire dalle politiche industriali LA COMPETITIVITA’ Questa è l’unica strada per recuperare competitività. L’Italia è stretta nella morsa dell’alto livello tecnologico dei paesi avanzati e dai bassi costi sociali e ambientali dei PVS. Si può uscire dalla morsa solo dando valore aggiunto al nostro sistema produttivo. LE POLITICHE INDUSTRIALI PUBBLICO E PRIVATO L’INTEGRAZIONE L’INNOVAZIONE ECOLOGICA LA FORMAZIONE L’INFORMAZIONE LA POLITICA DEI CONSUMI ECC. IL SINDACATO IL RITARDO CULTURALE I CONTENUTI DELLA CONTRATTAZIONE I CONTENUTI DELLA NEGOZIAZIONE LA NUOVA STRUMENTAZIONE CONCLUSIONI La lotta alla economia dello spreco è il primo passo per superare il declino Politiche industriali indirizzate alla innovazione ecologica possono rendere concreta questa prospettiva La contrattazione e la negoziazione sono gli strumenti per far partecipare milioni di lavoratori alla transizione alla sostenibilità.