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piccoli sì, ma vogliono crescere
L ' I N T E R V I S T A CAPPELLINI, AD DELLA STRUTTURA PROMOSSA DAL TESORO, FA IL BILANCIO DOPO 20 INVESTIMENTI IN PMI: «ENTRO IL 2012 RADDOPPIO» Fondo Italiano ha fatto I miracolo: piccoli sì, ma vogliono crescere *mln di euro 120 GIOIELLI IMPRESA Arti oli Comecer BAT Geico-Lender Cartour Eco Erìdania Sanlorenzo TrueStar Group Amut DBA Group Imt Beo Futura Zeis Brazzoli (via Arioli] Tbs Rigoni Sira Farmol Angelantoni Test techologies SEDE Gerenzano(Val Castel Bologn. (Rai Noventa di Piave (Va] MontesilvanolPe] Messina Arenzano(Gel Ameglia [Sp] Milano Novara Villorbaffv] Casaelcchio di R. (Boi Carsoli (Aql Modena Montegranaro (Fm| SenagoIMi] Trieste Asiago Pianoro (Boi Comun Nuovo (I Massa Mariana (I ATTIVITÀ Macchinari per il tessile Medicina nucleare Produzione tende da sole Gestione di impianti tecnologici Autotraghettamento, mezzi commerciali Raccolta e smalt. rifiuti Produzione yacht Sicurezza e avvolgimento bagagli Impianti per materiali termoplastici Engineering, Proget Management, IC&T Produzione di rettificatrici Produzione di circuiti elettronici Servizi di vigilanza ed investigazione Calzature Macchine per la tintura in corda Manutenzione apparecchiature mediche Produzione e distribuzione di prodotti bio Terminali perii riscaldamento Produzione eriempimentoaerosol Camere termostatiche/dimatiche Fondo Italiano d'investimento, costituito nel 2010 e presieduto dall'economista Marco Vitale, dispone di un miliardo di euro, da investire nel capitale di Pmi italiane con fatturato da 10 a 100 milioni, rilevando quote di minoranza fino a un impegno massimo di 10 milioni ciascuna. L'investimento è di 5 anni +1 ed è finalizzato allo sviluppo dell'azienda; non ha fini speculativi e il rendimento medio atteso in chiusura è inferiore MILANO GABRIELE Cappellini sfoglia il volume fresco di stampa che fa il punto della situazione al 25 maggio scorso. La collezione di aziende in cui il Fondo Italiano di Investimento, che lui dirige come amministratore delegato, è infatti ormai troppo vasta per andare a memoria, raggiungendo ormai le venti unità. In ognuna il Fondo promosso da Tesoro, con Cassa depositi e prestiti, Confindustria, Abi e le tre maggiori banche italiane ha investito qualche milione. Altri 4 investimenti sono già stati deliberati e attendono solo la firma, altri nove hanno preso una strada indiretta, andando ad alimentare fondi di private equity presenti nel meglio delle Pmi italiane. Il meglio, perchè, spiega Cappellini, «non diamo soldi a pioggia, non finanziamo rientri dal debito, ma scegliamo con cura chi ha voglia, capacità e piani per crescere e internazionalizzarsi accettando di aprirsi al contributo finanziario e professionale di un investitore istituzionale». FATTURATO* 12,3 31,8 44,0 38,6 44,8 24,0 196,0 32,0 47,0 18,1 84,5 24,0 23,0 142,0 32,5 199,7 62,7 46,0 45,7 61,3 INVESTIMENTO FU* 6,0 7,5 6,7 3,0 17,5 10,0 15,0 10,2 10,0 4,0 10,0 5,0 10,5 20,0 2,5 22,6 14,0 12,0 11,3 *£ alla media del mercato del private equity. Finora sono pervenute 1050 segnalazioni; 815 sono state scartate per mancanza dei requisiti e 147 sono state ricevute; di queste 20 sono state concluse, 17 sono in fase di negoziazione, 100 in attesa di definizione. I settori strategici sono: macchine utensili, turismo, sanità e agroindustria. Otto società partecipate hanno avviato l'iter per la quotazione in Borsa attraverso il progetto Servizio Elite. Legittimo quindi, a poco più di un anno dall'avvio operativo del Fondo, chiedersi se gli obiettivi siano stati raggiunti, quantomeno nelle partecipate da più vecchia data. «L'esito dei nostri investimenti — risponde il manager — va valutato nell'arco di 4-5 anni, mentre i nostri primi interventi risalgono a poco più di un anno fa. Però posso dire che gran parte delle imprese da noi partecipate ha già realizzato alcuni obiettivi fissati al momento del nostro ingresso» Per esemplo? «La varesina Arioli, acquisendo la Brazzoli, è passata da 12,5 a 47 milioni di fatturato, la bolognese Imt ha aggregato 3 società, la Comecer di Ravenna ha già fatto 2 acquisizioni, la veneziana Bat ha comprato un'azienda in Svizzera e una in Francia, la spezzina Sanlorenzo ha raddoppiato le linee produttive, la Tbs ha comprato due aziende e la bolognese Sira ha rilevato un'azienda di fusioni ad Avellino. Potrei continuare, SCENARIO PRIVATE EQUITY ma ci siamo capiti...» Arrivate voi e fate miracoli? «Magari. Noi apportiamo capitale finalizzato a precisi piani di sviluppo. In più portiamo competenze manageriali, organizzative e finanziarie e una serie di contatti che possono far maturare nuovi business» Ora avete partecipazioni in aziende che in totale fatturano 1,5 miliardi e contano quasi E mila dipendenti. La crisi non la sentite? «Il mercato interno è stagnante, e lo si vede anche dai bilanci delle nostre aziende. Però all'estero la ripresa c'è e chi la sa cogliere va ancora bene. La nostra missione è soprattutto aiutare le aziende ad internazionalizzarsi, obiettivo non banale per piccoli e medi imprenditori. E oggi le nostre aziende trovano all'estero mediamente tra il 50 e il 60% del fatturato» Avete già investito poco meno delie metà del miliardo che avete in dotazione. Obiettivi immediati? «Entro un anno vorremmo rad- Pag. 21 doppiare il numero delle partecipazioni. Quattro o cinque operazioni sono in fase di chiusura e saranno presto annunciate, molte altre le stiamo valutando. In più a partire da quest'anno prevediamo di investire, attraverso l'attività di fondo di fondi, in veicoli focalizzati sul venture capital e a breve arriveranno le prime operazioni su questo fronte. Dunque il Fondo, se non cambia la storia, certo suscita interesse e funziona». Perchè, secondo lei? «Negli ultimi decenni il patrimonio delle imprese si è dematerializzato e oggi il 35% è costituito da competenze, brevetti, avviamento, cioè da beni intangibili. Trent'anni fa eravamo al 12%, mentre il grosso del valore patrimoniale erano capannoni, macchine e mezzi di produzione. Il problema è che i beni materiali possono esser messi a garanzia per ottenere finanziamenti bancari, quelli immateriali no. Di qui le difficoltà ad ottenere crediti bancari e la necessità sempre più impellente di ricorrere al capitale proprio. Le aziende l'hanno capito e vengono da noi, che offriamo esattamente questo». Massimo Degli Esposti .'ad di ; ondo taliaoo ìabriele Cappellini SCENARIO PRIVATE EQUITY Pag. 22