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canti natalizi del comelico
CANTI NATALIZI DEL COMELICO a cura di Claudio Sacco Verbum Caro Verbum Caro verbum caro factum est de Vergine Maria E' il canto del tempo natalizio. Lo compose il sacerdote poeta Osvaldo Varettoni (Borca di Cadore 1804 Candide 1853). Lo si eseguiva in chiesa per tre sere successive. E' una composizione lunghissima, 67 strofe. Celebra il mistero della redenzione, dalla colpa di Adamo fino al giudizio finale. Molti misteri e verità sono ricordate; si potrebbe definire questa composizione una summula del cristianesimo, un centone dei dogmi della chiesa. Particolare sviluppo hanno la nascita del Salvatore, la sua morte secondo le profezie e il giudizio finale. Si può inoltre notare tra le righe la preoccupazione di inculcare nei fedeli principi di onesto comportamento e di combattere usanze men che buone. Il tutto è fatto con gran sfoggio di erudizione biblica e non biblica. La composizione, pur con elementi dotti, riesce ad essere abbastanza popolare.Lo scopo didattico prefisso dall'autore credo sia stato raggiunto. In tempi in cui l'istruzione non aveva preso piede, le lunghe laudi supplivano alla mancanza di testi e di letture. Nella composizione ci sono degli elementi anacronistici, frutto della mentalità del tempo. Nella strofa 8 l'ebreo è detto peggior d'un cane; forse solo per esigenza di rima, ma forse anche per convinzione e per esperienza. Ci sono anche degli elementi tutti locali. Si accenna nella strofa 58 «al tepor delle stue», e in 55 e 56 si fa menzione dei canti della notte e «delle veglie a di prodotte» non rare nel Comelico. La melodia di questi versi ha due versioni: una calma, solenne, di chiesa; l'altra più semplice, più spiccia. I ragazzi usavano cantarla allorchè, girando per le case, e cantavano i versi e auguravano il buon Natale, il tutto con lo scopo preciso della mancia. Ora è dimenticato dai più. L'ultima volta fu eseguito nel 1939. A sterminio dei delitti e a salvar gli eterni dritti cento oracoli eran scritti ch'oggi nato per gli afflitti fóra il Figlio di Maria. Stava il mondo in dura sorte di Satan tra le ritorte e tra l'ombre della morte ch'ebbe il ciel chiuse le porte fino al Figlio di Maria. E la terra galeggiante e Pentapoli fumante e Israel peregrinante e Sion chiedea tremante: "dov'e il figlio di Maria?» Neri vortici infiammati e stridor di disperati per noi eran apprestati nel soggiorno dei dannati, senza il Figlio di Maria. Per cagion del vecchio Adamo della gola preso all'amo, tutti a perderci andavamo se non era il gran richiamo del figliolo di Maria. Ma ebbe appena Adam peccato al serpente fu intimato che il suo capo avvelenato fóra un dì dal pié schiacciato del Figliolo di Maria Di Giacobbe il testamento fè più chiaro il grande evento e notò fin dal momento che avverrebbe un tal portento al Figliolo di Maria Di Daniel le settimane segnar l'epoche lontane dalle cose orrende e strane che l'ebreo peggior d'un cane fece al Figlio di Maria. E Michea predisse il loco, vile allora e ancor da poco, in cui nudo e senza foco agirebbe in suono fioco il Figliolo di Maria D'anni eterni uscia dal seno lucidissimo e sereno e lo vide in un baleno cinto uscir da un vel terreno dalla Vergine Maria E in Giudea fermar gli ebrei benchè iniqui, benchè rei fino al parto di Colei che finir dovrà gli amei, alma Vergine Maria. E del popolo gli eletti finchè fosser con gli affetti agli apostoli diletti per la fede uniti e stretti del Figliolo di Maria. Isaia l'Emmanuele passeggiar sopra le stelle e vestir l'umana pelle per salvar l'uomo ribelle vide in seno di Maria. Ei dei secoli maggiore, che diè il moto ai giorni e all'ore, scorse arbusto spuntar fuore qual da terra senza umore dalla Vergine Maria. E di Madian i cammelli sopra curvi, irsuti velli portar doni, oro e gioielli non agli animi a Dio ribelli, ma al Figliolo di Maria. E dall'ultimo orizzonte giunger stirpi illustri e conti oltre il Tigri, oltre l'Oronte e curvar l'altera fronte al Figliolo di Maria. Osservò la Galilea che in gran tenebre giacea; poi la luce uscir vedea pria che da alcun della Giudea dal Figliolo di Maria. Ma che! i rei Zabuloniti e gli ingrati Neftaliti e i peggior Cafarnaiti sordi stavansi agli inviti del Figliolo di Maria. Umil, povero e sparuto e degli uomini il rifiuto fino un guardo e un saluto negar vide, nonchè aiuto, al Figliolo di Maria Mansueto come un agnello e innocente al par di quello trascinar vide al macello e stroncar sotto il coltello il buon Figlio di Maria. Agli insulti e schiaffi sordo e di sputi ingombro e lordo oltraggiar con empio accordo dall'ebreo di sangue ingordo mirò il Figlio di Maria E da verghe e da bastoni con alterni orrendi suoni, fatto a brani fra i ladroni innalzar da quei leoni il Figliuolo di Maria. Non con armi e con la forza, che sol fere all'uom la scorza, ma con lei che i cuori afforza, santa grazia e il vizio ammorza per le preci di Maria. Pei carnefici a pregare pria lo vide di spirare, e d'uom ricco mirò entrare nel giardin le spolie care del Figliuolo di Maria. D'Asia, Libia il popol misto e d'Europa pur suo acquisto onorar la tomba ha visto coi lor duci é re del Cristo il Figliuolo di Maria. Vincitor quindi risorto farsi ai popoli conforto e regnar da occaso ad orto sugli Iberi e i duci ha scorto il Figliuolo di Maria. D'Isai il figlio l'ode ancora pria del nascer dell'aurora e col titolo già onora dal Signor ch'egli adora il Figliuolo di Maria Ab eterno il Padre Iddio dire "E' tuo ciò pur ch'è mio tra le genti cui t'invio tuo quant'hai d'aver desio" al Figliuolo di Maria Poichè vide a sudar sangue pesto ogn'osso peggio ch'angue mira livido ed esangue che assetato spasma e langue il Figliuolo di Maria. Mani e piedi traforati, ossa e muscoli stirati, i sopra abiti squarciati gl'inconsutili giocati vide al Figlio di Maria. Dei Giudei la turba atroce pari a tauro o a can feroce e a gesti, e con la voce insultar appeso in croce quindi il Figlio di Maria. E spuntato a morte il telo rivestir corporeo velo e la chiesa e il vangelo dilator sotto ogni cielo il Figliuolo di Maria E mirò l'augusta mensa dove all'uom che giusto pensa e di Dio piagne l'offesa tutto in cibo si dispensa il buon Figlio di Maria E col povero confuso vide il ricco fuor d'agiuso, e col dotto star l'ottuso e lo scettro accanto al fuso grazie al Figlio di Maria. Già dei secoli in su l'ali Malachia scorge i mortali non più a Dio caduche e fragi li vittime legali ma il Figlio di Maria. E dall'orto all'occidente la gran vittima innocente su ogn'ara esser presente per virtude onnipossente del Figliuolo di Maria. D'uno spin l'incombustione e la lama di Gedeone, e il baston del santo Aronne figurar la concezione del Figliuolo di Maria. E i profeti e i patriarchi di virtude e d'anni carchi tra regali e sacri incarchi mai di voti furori parchi pel Figliuolo di Maria. Ma squarciate all'ombre i veli e dischiusi alfin i cieli fan che in Betlem si riveli e in antro plori e geli il Figliuolo di Maria. Delle notti la più santa del più augusto orror s'ammanta, mentre d'angeli un stuol canta che di Jesse l'alma pianta schiuse il Figlio di Maria. Là l'Eterno è partorito, là l'immenso è impicciolito, là per noi e impoverito il padron dell'infinito, l'alma prole di Maria. Già di pace e dolci accenti l'ali portano dei venti e le folgori stridenti ed i dardi onnipossenti spegne il Figlio di Maria. Il leon, la tigre, l'orso baciar già catena e morso e offron docili il lor dorso all'uom pavido e soccorso grazie al Figlio di Maria. E coll'aspide e col serpente scherza ognun impunemente che sue faci dall'odio spente e ragione il vero sente dopo il figlio di Maria. Dall'un polo all'altro il mondo gettò via dell'armi il pondo, e di guerra il campo immondo fa servir d'asil giocondo al Figliuolo di Maria. Babilonia, Siria, Egitto che incasavano il delitto si svegliava dal sonno fitto al vagire dell'invitto gran Figliolo di Maria. Grecia e Roma i lor altari e i lor numi ingiusti e avari e baccanti e lupari a cessar vide del pari nato il Figlio di Maria. Entro a misera capanna già per noi spasma e s'affanna a chi piovve a Israel la manna oggi a sugger si condanna scarso latte di Maria. Ma tra fasce e ancor in cuna ei da lungi i regi aduna e i destini e la fortuna di quant'è sotto alla luna stringe in grembo di Maria. Tra i rigor di crudo verno bambinel diventi scherno tutti i demoni d'inferno fa tremar coi re d'Averno solo il Figlio di Maria. Nudo in sen d'informe scoglio vacillar fea d'Erode il soglio; fiacca ai grandi l'empio orgoglio ……………………………. l'almo Figlio di Maria. E d'un bue mentre col fiato e d'un asino è scaldato nuovo astro inusitato (dalle stelle è venerato) corre al Figlio di Maria. Al presepio il corpo geme e dell'orbe amore e speme vola il nome all'Indie estreme e tremar Gerusalemme fa sul braccio di Maria. Su cristian devoto e pio vieni e appaga il tuo desio e di pianto un largo rio mesci a quel del tuo buon Dio e da quel pur di Maria. Piangi i canti della notte e d'amor l'oscure lotte e le veglie a dì prodotte per cui lagrime dirotte sparse il Figlio di Maria. Ei la notte ha consacrata e al suo nascer riservata e tu reo l'hai profanata e la quiete ohimè hai turbata del Figliolo di Maria. A placar l'ire divine sulle Laidi e sulle Frine le sue carni ancor bambine della notte offrì alle brine il Figliolo di Maria. Al tepor tu delle stue suoi destini invidi al bue a servir le membra tue l'alma a toglierli di due fai dal bacio di Maria. A placar l'Eterno Padre verso genti inique e ladre oggi die alla cara Madre a legar le man leggiadre il buon Figlio di Maria. E al cristian la man rapace degna sol d'infernal brace sull'altrui distender piace iù stima un ben fugace il Figliolo di Maria. Mentre in culla un Dio speranza di sfamarsi appena avanza, l'uom, di Bacco nella stanza, ebbro già d'intemperanza Gesù insulta con Maria. Per terra l'uom basso e chino mentre un Dio si fa bambino l'uom ribelle al suo destino con orgoglio antidivino sfida il Figlio di Maria. Peccatori, ah! fino a quanto vi darete l'empio vanto d'oltraggiar un dì sì santo e cagion far di pianto al Figliolo di Maria. Presto ognun impenni l’ale voli al sacro tribunale, segua il ben, detesti il male e venga commensale del Figliolo di Maria. Dal Bambin tutto si ottiene, ma se adulto poi diviene, quando in man il fulmin tiene chi lo sdegno più rattiene del Figliolo di Maria? Chi potragli star davante quando giudice e gigante le nazioni tutte quante premerà sotto le piante il Figliolo di Maria. Per scampar da sì orribil giorno tutti a lui prestiamci attorno e nell'umil suo soggiorno gridi ognuno di virtù adorno: viva il Figlio di Maria! Sia lodato E' una rievocazione lirica e semplice della Notte Santa. Tutta la natura vive il mistero. Si potrebbe dire che siamo di fronte ad un abbozzo di dramma sacro: il lungo viaggio in «stagion fresca», il rifiuto dei betlemiti, la stanchezza di Maria, l'angoscia di Giuseppe, il bimbo nudo in mezzo al fieno, i pastori e gli angeli osannanti, i giumenti sono cornice giuliva e canora dell'augusta scena. Il dialogo è di sapore popolare ed anima le svelte strofe: "O Dio aiutami - Amato sposo - Amata sposa, dormi pure di buon cuor». Aleggia la gran pace di Dio sugli uomini e sulla terra. Non dubito sull'origine popolare di questi versi: il gusto dei particolari graziosi, la drammatizzazione spontanea, la semplicità diffusa sono altrettante conferme. Nella strofa 9 si ha un termine dialettale pež col caratteristico suono interdentale e che significa panni o vesti. Ci sono anche somiglianze con altri canti. I versi: La rimira il bambinello nato nudo in mezzo al fien, la si toglie di testa il velo per coprire il re del ciel; ricordano il canto popolare trentino "Oggi è nato". Così l'accenno alla mancanza di fuoco e di fasce trova riscontro in questo canto. Sia lodato sempre sia Sia lodato sempre sia il bel nome di Gesù, di Giuseppe e di Maria, sarà nostro salvator. Camminando giorno e notte, già è fresca la stagion, per i boschi e per le grotte senza avere prevision. Quando giunti a Betlemme e là tutti li rifiutar, Giuseppe disse: "O Dio aiutami questa notte dov'ho d'andar?" Maria disse:"Amato sposo! io son stanca di camminar," ed ella vide una capanna: "andiamo dentro a riposar." Quando giunti alla capanna Maria stava con gran timor; avea paura di gente strana o di qualche traditor. Giuseppe disse: "Amata sposa, dormi pure di buon cuor; questa notte sarà gloriosa, soffrirai un gran dolor. Quando fu la mezzanotte lei Maria si risvegliò; ed ella vide un gran splendore, era nato il Redentor. La rimira il bambinello nato nudo in mezzo al fien. La si toglie di testa il velo per coprire il re del ciel. Non l'avea riè pei riè fasce, riè un fuoco per riscaldar, ed il suo cuore non stava in pace avea sempre da sospirar. I giumenti inginocchiati riverenti al bambinel, riscaldavano con il lor fiato il divino re del ciel. I pastori in allegria, riverenti al bambinel, ei cantavan la pastorella al divino re del ciel. Si sentiva alla capanna anche gli angeli cantar: "Gloria gloria in excelsis Deo et in terra in terra pax." La gran stella E' conosciuta in tutto il Comelico e forse anche fuori di esso. E' il tradizionale canto dell'Epifania. I protagonisti sono i tre Re Magi dell'Oriente che, vista la gran stella, cavalcando giorno e notte, vennero per adorare Cristo vero Messia. Il verso è piuttosto libero e spontaneo. Anche il senso è semplice e umano. "Non solo per adorare ma anche per l'avventura" si mossero dalle loro terre. E l'avventura è continuata dai tre fanciulli che, facendo girare una stella senza pretese, cantano strofa per strofa la lauda dei tre Re Magi, sulla porta di ogni casa, attendendo la generosa limosina che dia ifato alle successive peregrinazioni. Ricevuto l'obolo declamano: pregheremo Dio e i santi che questa casa vada avanti! Se il loro canto non riesce accetto, nè la generosità è adeguata, allontanandosi al piccolo trotto lasciano come ricordo questi versi: pregheremo i santi e Dio che questa casa vada in drio. Solo gli anziani lo ricordano ancora; per i giovani è già scomparso. La gran stella Noi siamo i tre Re Magi dall'Oriente che abbiam visto la gran stella la quale portava novella del Signore. Quà è nato il Salvatore redentor di tutto il mondo il quale è nato in questo mondo per il peccato. Abbiam molto cavalcato seguitando la gran stella, dall'oriente in questa terra la notte e il giorno. Orsù andiamo per questi contorni se lo possiamo ritrovare noi vogliamo adorare quel gran Signore. Ed ancora per fargli onore vogliam fargli un bel dono, oro, mirra, incenso sono da presentare. Noi vogliamo adorare Gesù Cristo al mondo nato il quale fu mandato dal re dei Giudei. Orsù dunque fratelli miei qui non è tempo di stare noi dobbiamo seguitare la nostra via. Cristo santo vero Messia (il quale è nato da Maria) Gesù Cristo in carne pura noi vogliamo l'avventura per adorare. La notte di Natale Più che un canto natalizio è una filastrocca canticchiata ai più piccini. I particolari sono proporzionati all'età degli uditori: il bimbo bianco e rosso e tutto ricciolino, il latte ed i panni, la neve che scende dal cielo. E' ancora conosciuta e cantata dalle dalle madri ai loro piccoli, che vedono il Natale come possono, coi ricciolini, con la neve. Le madri più fantasiose aggiungono anche strofe e particolari nuovi, con immensa gioia delle loro creature. La notte di Natale La notte di Natale è nato un bel bambino bianco e rosso tutto ricciolino. Maria lavava, Giuseppe stendeva, il figlio piangeva dal freddo che aveva. Non pianger mio figlio che ora ti piglio; pane non ho, ma latte ti do. La neve sui monti cadeva dal cielo, Maria col suo velo copriva Gesù.