Diapositiva 1 - corso d`aggiornamento medico franco ferratini onLine
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Diapositiva 1 - corso d`aggiornamento medico franco ferratini onLine
Nuovi esami di laboratorio e loro interpretazioni Dott. Roberto Motta e collaboratori Beltrandi, Bove, Covili Faggioli C.so di Aggiornamento Medico “F. Ferratini” 27 ottobre 2011 LABORATORIO CENTRALIZZATO S. ORSOLA LABORATORIO OSPEDALE BELLARIA LABORATORIO OSPEDALE BUDRIO PATOLOGIA CLINICA 12 000 000 test/anno 35 000 esami /gg 4 000 richieste /gg 12 h routine 24 h urgenze Personale Sanitario 19 Dirigenti 67 Tecnici BIOCHIMICA CLINICA ENDOCRINOLOGIA MARCATORI TUMORALI MARCATORI OSTEOPOROSI FARMACOLOGIA TOSSICOLOGIA ANALISI CROMATOGRAFICHE ANALISI TANDEM MASSA ANALISI IN ASSORBIMENTO ATOMICO PROTEINE ELETTROFORESI e ISOELETTROFOCUSING PROTEINE SPECIFICHE NEFELOMETRICHE SIEROLOGIA AUTOIMMUNITA’ EMATOLOGIA COAGULAZIONE URINE E FECI ANALISI LIQUIDO SPERMATICO SCREENING NEONATALE ALLARGATO LUM Laboratorio Unico Metropolitano Area Ovest Area Est Lab. Area Nord Lab. Area Nord BUDRIO OM Lab. Area Sud SO Lab. Area Sud BELLARIA LUM Laboratorio Unico Metropolitano Area Ovest Area Est Lab. Area Nord Lab. Area Nord OM SO Lab. Area Sud Lab. Area Sud CENTRI PRELIEVO OBIETTIVI LUM Laboratorio Unico Metropolitano Razionalizzazione Organizzattiva Razionalizzazione Risorse Omogeneizzazione Strumentale Omogeneizzazione Metodologica Integrazione Operatori Uniformita’ di Espressione Unico Sistema Informatico Integrazione con Sole Anagrafica Unica OBIETTIVI LUM Laboratorio Unico Metropolitano Aumento di Appropriatezza Richiesta Uso di Vincoli sulla richiedibilità analisi con funzioni anche di tipo temporale BASE EBM VINCOLI VINCOLI COSA SUCCEDE NELLA DIAGNOSTICA DI LABORATORIO CASCATA DI NUOVE MOLECOLE MONOPRODUTTORE SISTEMA DIPENDENTI GRANDI PROMESSE EBM SCARSO OGGI TRATTIAMO: REFLEX TEST TIROIDE REFLEX TEST PROSTATA REFLEX ANA TEST ... percorso autoimmunità MIELOMA MULTIPLO ANTICORPI ANTI-CCP MARCATORI ONCOLOGICI MARCATORI IN LIPIDOLOGIA Dott.ssa BELTRANDI L’appropriatezza è la condizione necessaria per raggiungere e mantenere un’elevata qualità globale nell’attività assistenziale del laboratorio La richiesta per un test di laboratorio è appropriata quando vi è la solida evidenza che la risposta fornita dall’indagine possa contribuire in maniera efficace alla soluzione del quesito diagnostico Le indagini di laboratorio dovrebbero essere in grado di contribuire in maniera risolutiva ad individuare l’alterazione fisiopatologica che sta alla base della manifestazione clinica. E’ necessario che ogni risultato venga interpretato sulla base di requisiti di efficienza diagnostica, ovvero sensibilità, specificità, valore predittivo positivo e negativo Nelle richieste analitiche i presupposti fisiopatologici, eziopatogenetici, etici e di economia gestionale devono essere integrati per ottenere la migliore efficacia ed efficienza . L’appropriatezza è, quindi, la risultante delle attese del paziente, della corretta interazione col clinico e dell’adeguata valutazione diagnostica e tecnologica Appropriatezza nella Richiesta Presuppone: -anamnesi ed esame obiettivo -formulazione di un ipotesi diagnostica Comporta: -esecuzione di indagini di I livello -analisi dei dati -esecuzione di esami di approfondimento di II livello SENSIBILITA’: è la capacità di identificare correttamente i soggetti ammalati SPECIFICITA’: è la capacità di identificare correttamente i soggetti sani OGGI TRATTIAMO: REFLEX TEST TIROIDE REFLEX TEST PROSTATA REFLEX ANA TEST ... percorso autoimmunità MIELOMA MULTIPLO ANTICORPI ANTI-CCP MARCATORI ONCOLOGICI REFLEX TEST Il meccanismo delle analisi a cascata ( c.d. Reflex) prevede, sulla base di algoritmo predefinito a partire da una prestazione di primo livello, che solo nel caso in cui emergono valori al di fuori delle norma, si dia corso all’esecuzione automatica, sullo stesso campione di ulteriori approfondimenti analitici,evitando l’erogazione di prestazioni superflue Percorso diagnostico della funzione tiroidea ed analisi riflesse La valutazione di laboratorio della funzionalità tiroidea prevede l’esecuzione di combinazioni diverse degli esami TSH,FT4,FT3. I tre esami sono richiesti frequentemente insieme anche se le evidenze disponibili indicano che la concentrazione di TSH classifica correttamente la grande maggioranza dei casi. Una concentrazione di TSH all’interno dell’intervallo di riferimento consente di classificare il soggetto come eutiroideo e non sono necessari ulteriori esami Nei casi in cui la concentrazione di TSH sia diminuita o aumentata, rispetto all’intervallo di riferimento,l’algoritmo garantisce la determinazione automatica degli esami necessari senza ulteriori prelievi Se la concentrazione di FT4 risulta aumentata ,la cascata si ferma e il paziente viene classificato come ipertiroideo Se la concentrazione di FT4 non risulta aumentata è misurata FT3 sempre nello stesso modo Percorso diagnostico della patologia prostatica ed analisi riflesse L’antigene prostatico specifico (PSA) è il biomarcatore sierico più utilizzato a supporto della diagnosi di tumore della prostata e per il monitoraggio dei pazienti portatori di tale patologia. La determinazione della frazione libera dell’antigene prostatico specifico con calcolo del rapporto trova indicazione nella diagnosi differenziale tra iperplasia prostatica benigna ed adenocarcinoma prostatico. Tale rapporto è però significativo soltanto quando il PSA è compreso fra 2.5 e 10 ng/ml Algoritmo PSA se il PSA è < 2.5 o > 10 ng/ml si referta solo il PSA se il PSA è > 2.5 e <10 ng/ml di effettua l’esecuzione automatica del PSA libero con calcolo del rapporto Nel paziente che è stato sottoposto a prostatectomia la prestazione da richiedere è il PSA totale. In questo caso,infatti rilevare la presenza di PSA dopo l’intervento è in ogni caso indice di presenza di tessuto prostatico residuo. La recidiva è infatti ,eventualmente indicata dalla ripresa della secrezione di PSA e non dalla quota legata alle proteine vettrici. Reflex autoimmunità La ricerca di autoanticorpi nel siero è di fondamentale importanza per la diagnosi e la terapia dei pazienti affetti da malattie reumatiche autoimmuni. I test comunemente utilizzati sono gli anti –nucleo (ANA) ,gli anticorpi anti-antigeni nucleari estraibili (anti-ENA) e gli anticorpi anti ds-DNA . La determinazione degli ANA in immunofluorescenza è il test di I° livello da utilizzare nei pazienti con sintomi e segni clinici suggestivi di malattia reumatica autoimmume In presenza di un risultato ANA positivo, è necessaria la caratterizzazione delle specificità anticorpali dirette contro i diversi antigeni nucleari ( anti-ENA e anti dsDNA ) che pertanto costituiscono i test di II livello. Gli autoanticorpi anti-ENA sono utili per la diagnosi di LES, di sindrome di Sjiogren, polimiositi ,sclerosi sistemica, con caratteristiche di sensibilità e specificità variabili. Gli anticorpi anti-dsDNA sono utili per la diagnosi del LES. Tuttavia in circa 1% dei pazienti affetti da malattie reumatiche autoimmuni , in particolare SS e le polimiositi ,il test ANA può risultare negativo, e solo un consistente sospetto clinico potrebbe giustificare la richiesta di indagini di approfondimento Anticorpi Anti-Peptidi Citrullinati Anticorpi Anti-Peptidi Citrullinati La presenza degli anticorpi anti-CCP può essere utilizzata, in associazione con le rilevanze cliniche e con altri parametri di laboratorio,a supporto della diagnosi di Artrite Reumatoide. Fino a poco tempo fa,la diagnosi era basata sostanzialmente sulle manifestazioni cliniche e su marker sierologici quali i fattori reumatoidi (FR).IL test dell’RF è relativamente sensibile per AR (50-90%),ma con una specificità limitata. Nel 1998, anticorpi ad elevata specificità per AR sono stati descritti come diretti verso peptidi citrullinati. Gli studi più recenti hanno confermato che il test degli anticorpi anti-CCP ha lo stesso livello di sensibilità del FR ma associa una specificità più elevata e pertanto costituisce un affidabile nuovo parametro nella diagnosi dell’AR. La loro specificità elevata e l’alto valore predittivo positivo, associati al significato prognostico per l’artrite progressiva erosiva, ne consentono l’impiego sia a scopo diagnostico che prognostico nei pazienti con AR. Il fatto che questo test risulti positivo in circa il 20% delle AR, FR-negative, ne propone la collocazione come test di primo livello. La contemporanea positività per FR e CCP aumenta la specificità e il valore predittivo positivo portandoli a valori prossimi al 100%. MIELOMA MULTIPLO MIELOMA MULTIPLO E’ caratterizzato per convenzione da: Presenza di >10% di plasmacellule nel midollo osseo Anemia Lesioni litiche ossee Una componente M nel siero e/o nelle urine Monoclonal Gammopathies1,2 < Light Chain Deposition Ds 1% Multiple Myeloma 18% Lymphoproliferative Ds 3% AL Amyloidosis 9% Plasmacytoma 2% Macroglobulinemia 2% Other 1% Smoldering myeloma 3% MGUS 61% N = 29,528 Mayo Clinic Database 1960–2002 1Katzmann 2Katzmann JA. Clin Lab News. June 2006. et al. Clin Chem. 2005;51:878-81. INDAGINI DI LABORATORIO Elettroforesi Immunofissazione Ricerca Proteina Bence Jones Dosaggio Kappa/Lambda Free INDAGINI DI LABORATORIO Dosaggio Kappa/Lambda Free Free Light Chain Assays: Polyclonal Ab to Sequestered Light Chain Epitopes Kappa Sequestered surface Antibody Antibody target target Heavy chain Lambda Light chain ≤ 1 g/d VALORI DI RIFERIMENTO Kappa libere 3.3-19.4 mg/L Lambda libere 5.7-26.7 mg/L RAPPORTO 0.26-1.65 Il dosaggio quantitativo delle catene libere su siero è una grande innovazione nella diagnosi e nel monitoraggio del mieloma multiplo ed altre discrasie delle cellule B. Nell’82 % dei pazienti affetti da mieloma multiplo vengono prodotte proteine monoclonali rilevabili di immunoglobulina intatta con catena pesante di tipo G,A,M,D,E e catene leggere libere di tipo kappa o lambda. La misurazione delle catene leggere libere nel siero ha dimostrato che nel 96% dei pazienti si evidenziano concentrazioni abnormi di catene leggere libere o rapporti Kappa/Lambda alterati. Gli effetti della terapia potranno essere stabiliti più rapidamente monitorando i livelli delle catene libere rispetto a quelle pesanti. MARCATORI ONCOLOGICI MARCATORI ONCOLOGICI MARCATORI ONCOLOGICI MARCATORI ONCOLOGICI MARCATORI ONCOLOGICI MARCATORI ONCOLOGICI MARCATORI ONCOLOGICI MARCATORI ONCOLOGICI CROMOGRANINA I tumori neuroendocrini (NET) sono neoplasie di difficile e tardiva diagnosi a causa delle ridotte dimensioni,crescita lenta e sintomatologia aspecifica o addirittura silente. Una delle caratteristiche piu’ rilevanti di tali neoplasie è la capacità di sintetizzare e di rilasciare in circolo un’ampia gamma di molecole dotate, in numerosi casi, di attività ormonale. La cromogranina A è considerata un marcatore bioumorale specifico di NET Tale molecola appartiene alla famiglia delle cromogranine/secretogranine presenti nei granuli delle cellule di origine neuroendocrina. La cromogranina A è attualmente il miglior marker tumorale per identificare i pazienti affetti da tumori neuroendocrini del sistema gastro-entero-pancreatico, carcinoidi polmonari e neuroblastomi. La cromogranina A aumenta nell’80-100% dei pazienti con tumore neuroendocrino diagnosticato,pertanto la specifità rilevata è ampia ed è ed è compresa tra 70-95%;essa dipende dalla localizzazione del tumore primario e dalla sua differenziazione. La piu’ alta accuratezza è stata osservata nei casi di tumori con intensa attività secretoria,ma la sua specificità e sensibilità rimane molto alta nei tumori non funzionali Ciò è di particolare interesse poiché i tumori non funzionali non secernono alcun peptide,oppure secernono peptidi non identificabili. Numerosi studi hanno confermato la correlazione fra livelli CgA e l’entità del tumore e l’importanza sia nella diagnosi che nel follow-up dei pazienti. CALPROTECTINA La calprotectina è una proteine presente nel citoplasma dei granulociti neutrofili e delle cellule epiteliali con funzione di regolazione del processo infiammatorio. In seguito all’attivazione dei neutrofili o alla adesione dei monociti all’endotelio,la calprotectina viene rilasciata e può essere riscontrata nel siero dei fluidi biologici e nelle feci. Solo una parte dei pazienti con disturbi intestinali presenta una malattia organica; infatti la maggior parte della popolazione soffre di una malattia funzionale chiamata Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS). E’ necessario poter differenziare quei pazienti con patologia funzionale e che non hanno bisogno di indagini invasive ,da quelli che sono affetti da patologie organiche ed in particolare da Malattie Croniche Intestinali Recentemente ha trovato sempre piu’ credito l’uso di marcatori non invasivi per la determinazione della flogosi intestinale; tra questi la calprotectina è senz’altro l’esame di scelta. Il livello di calprotectina fecale, riflette nelle MICI, l’attività della malattia e può essere usato per monitorare il trattamento ed individuare le ricadute, una sorte di “VES dell’intestino. E’ stato recentemente dimostrato che il livello correla in maniera significativa con lo stato della malattia nei pazienti con Colite Ulcerosa e malattia di Crohn. Sulla base di quanto sopra detto la determinazione della calprotectina fecale può essere quindi utilizzata nelle seguenti condizioni: Diagnosi differenziale (IBS e MICI) Controllo del decorso delle MICI e conseguente strategia farmacologica Previsioni di ricadute Quale test di screening nei casi di diarrea cronica NGAL La lipocalina granulocitaria associata alla gelatinasi (NGAL)è una proteina appartenente alla famiglia delle lipocaline,originariamente isolata dai leucociti neutrofili attivati. La proteina NGAL è una molecola di piccole dimensioni riscontrabile nelle cellule di particolari epiteli, come le cellule tubulari renali ove la sua espressione aumenta in maniera considerevole in presenza di danni ischemici o nefrotossici. Nell’attuale pratica clinica,la diagnosi del danno renale acuto (AKI ) si basa sulla rilevazione di un significativo aumento della creatinina sierica: tuttavia il dosaggio della creatinina risulta insufficiente per la diagnosi precoce. Un numero sempre maggiori di studi clinici indica che la proteina urinaria NGAL possa rappresentare un efficace indicatore per l’identificazione precoce di danno renale acuto. Dott.ssa BOVE Diagnostica di laboratorio in Lipidologia: analiti di base ed avanzati Corso Ferratini Bologna 27 Ottobre 2011 SERVIZIO SANITARIO REGIONALE EMILIA ROMAGNA Azienda Ospedaliero - Universitaria di Bologna Valutazione del Rischio Cardiovascolare: analiti di base in Lipidologia • • Fibrinogeno, MPV hs-PCR • Colesterolo totale, colesterolo-HDL, Trigliceridi colesterolo-LDL (calcolato con Formula di Friedewald) • Glucosio, Insulina, (eventuale OGTT) • Acido Urico, Bilirubina frazionata, AST, ALT • Creatinina, Filtrato glomerulare (Cockcroft-Gault) • Microalbuminuria, Proteinuria quantitativa • CPK • TSH Reflex Valutazione del Rischio Cardiovascolare: analiti avanzati (II livello) in Lipidologia Apoproteina AI, Apoproteina B 100, Lipoproteina(a) Colesterolo-LDL dosato Frazioni lipoproteiche (Lipoprint) • Lp-PLA2 • NEFA*** • ApoCII, ApoCIII, ApoE • ACAT2, CETP • IL-1β, IL-6, IL-10, IFN-γ, • molecole di adesione (VCAM e ICAM) • adiponectina, resistina, leptina • cistatina C Apolipoproteina A-I e B-100 HDL-colesterolo e Apo A-1: obiettivi terapeutici (mg/dL) Grundy et al. Circulation 2004;109;433-438 1 HDL-colesterolo e Apo A-1: obiettivi terapeutici (mg/dL) Grundy et al. Circulation 2004;109;433-438 2 HDL-colesterolo e Apo A-1: obiettivi terapeutici (mg/dL) • Apo A-1: 120-160 mg/dL (valori di riferimento con metodo turbidimetrico) • HDL 2- 4 molecole di Apoproteina A1 3 Apo B: obiettivi terapeutici (mg/dL) Grundy SM. Circulation 2002; 106: 2526–2529. 1 LDL-colesterolo e Apo B-100: Obiettivi terapeutici (mg/dL) • Apo B-100: 70-130 mg/dL (valori di riferimento con metodo turbidimetrico) • LDL 1 molecola di Apoproteina B-100 2 The Apolipoprotein MOrtality RIsk Study (AMORIS): risk of fatal Myocardial Infarction 1 Apolipoproteine in equilibrio The apo B-100/apo A-1: the strongest predictor for Myocardial Infarction Walldius G et al. Journal of Internal Medicine 2006; 259: 493-519 2 The apo B-100/apo A-1: the strongest predictor for Stroke Walldius G et al. Journal of Internal Medicine 2006; 259: 259–266 3 The apo B-100/apo A-1 therapeutic goal (mg/dL) • Apo B-100/Apo A-1 < 1 Holme et al. J Intern Med 2008; 264: 30–38. 4 apo B-100/apo-A1: vantaggi metodologici • • • • • • Esprime il rapporto tra lipoproteine potenzialmente aterogeniche (VLDL, IDL, large buoyant LDL, small dense LDL) e lipoproteine anti-aterogeniche (HDL) Metodiche di dosaggio (Apo-B100 e Apo-A1) automatizzate e validate a livello internazionale (WHOIFCC) Errore metodologico CV <5% La valutazione del rischio è espressa con un numero (0.3-3) di facile interpretazione a livello internazionale apo B-100/ apo-A1 >1 indicativo di rischio CV Soggetti con valori apparentemente non elevati di LDLC (<130 mg/dL) potrebbero presentare un rapporto apo B-100/apo-A1>1 (presumibilmente indicativo della presenza di sd-LDL) Lipoproteina (a) potere aterogeno !! • • composizione lipidica simile alle LDL contiene una particolare glicoproteina: l’apoproteina(a) legata con ponte disolfuro all’Apo B • La sequenza AA dell’apo(a) è simile a quella del Plasminogeno • apo(a) contiene un numero variabile di copie ripetute di domini Kringles 2 di tipo IV (elevata variabilità nelle dimensioni e nel peso molecolare) potere trombogeno !? 1 Lipoproteina (a): metodiche di dosaggio • • assenza di standardizzazione delle metodiche Anticorpi specifici per i Kringles 2 di tipo IV domains • Metodi immunologici sensibili alle dimensioni delle diverse isoforme dell’apo(a) • CUT OFF variabili 2008 American Heart Association 2 Lipoproteina (a): metodiche di dosaggio 2008 American Heart Association. ISBN: 978-1-405-17571-5 Quando prescrivere la Lp(a)? Caso Clinico 1 • Donna, 61 anni, buone condizioni generali • Non fumatrice • Ipertensione Arteriosa in trattamento con ACE inibitore • a 58 anni Eco-Color-Doppler dei TSA: note di ispessimento intimale diffuso (senza valutazione morfometrica) in assenza di stenosi emodinamicamente significative, buoni parametri di flusso • a 59 anni IMA anteriore (rivascolarizzazione coronarica con stent medicato) • Familiarità per malattie cardiovascolari precoci • Circonferenza vita: 86 cm, BMI: 23.8 • Profilo lipidico eseguito 6 mesi prima dell’ IMA: CT=196 mg/dL, HDL-C=75 mg/dL, LDL-C=109 mg/dL, TG=60 mg/dL, Apo B=91 mg/dL, Apo A1=165 mg/dL, ApoB/ApoA1=0.55 Lp(a)=105 mg/dL Rischio carte Progetto Cuore: paziente a basso rischio !! 1 Quando prescrivere la Lp(a)? Caso Clinico 1 • Terapia a domicilio post-IMA: Ace-Inibitore 5 mg, Cardioaspirina 100 mg, Pravastatina 40 mg, PUFA 1 g, Ac. Nicotinico 2 g • Valutazione ematochimica dopo 6 mesi: CT=165 mg/dL, HDL-C=85 mg/dL, LDL-C=69 mg/dL, TG=58 mg/dL, Apo B=73 mg/dL, Apo A1=180 mg/dL, ApoB/ApoA1=0.4 Lp(a)=52 mg/dL 2 LDL-C: obiettivi terapeutici Atherosclerosis. 2011 Jul;217(1):3-46 LDL-C: obiettivi terapeutici • LDL-C <70 mg/dL Soggetti a Rischio molto elevato (CVD pregressa, Diabete di tipi I e II con danni d’organo, moderata severa CKD, SCORE level >10%) • LDL-C <100 mg/dL Soggetti a Rischio elevato (un fattore di rischio marcatamente levato, 5%< SCORE level <10%) • LDL-C <115 mg/dL Soggetti a Rischio moderato Determinazione del ColesteroloLDL mediante Formula di Friedewald • Metodo approvato dal National Cholesterol Education Program Adult Treatment Panel III per la pratica clinica di routine • Metodo largamente utilizzato per la maggior parte degli studi epidemiologici e d’intervento • Buona correlazione tra LDL-Calcolate/LDL-dosate • Metodo non applicabile qualora Trigliceridi > 400 mg/dL Determinazione diretta del Colesterolo-LDL: indicazione alla prescrizione • analita avanzato di II Livello • Soggetti con elevati livelli di Chilomicroni, Chilomicroni Rmnants e VLDL (Trigliceridi > 400 mg/dL) • Soggetti a rischio CVD molto elevato (classe IA) sottoposti a trattamenti terapeutici importanti Determinazione diretta del Colesterolo-LDL: vantaggi • Ottima riproducibilità e specificità delle nuove metodiche di determinazione diretta del colesterolo-LDL • Unico step • Nessuna influenza da parte dei valori sierici di trigliceridi • Buona correlazione tra LDL-Calcolate/LDL-dosate Elettroforesi delle frazioni lipoproteiche Elettroforesi sul gel di agarosio: • valutazione semi-quantitativa delle frazioni lipoproteiche con buon risparmio di tempo e materiali • metodica di notevole ausilio diagnostico nelle forme misconosciute, di difficile classificazione e/o estremamente variabili nel fenotipo di dislipidemie primitive e secondarie • Costo di una corsa: 0.95 € 1 Elettroforesi delle frazioni lipoproteiche Elettroforesi sul gel di poliacrilamide: Test Lipoprint fornisce risultati dettagliati delle sottofrazioni delle lipoproteine, in particolare delle LDL e delle HDL • 2 Test Lipoprint TC=179 mg/dL HDL=41 mg/dL LDL=122 mg/dL Test Lipoprint TC=233 mg/dL HDL=80 mg/dL LDL=134 mg/dL CORSO “FRANCO FERRATINI” 27 OTTOBRE 2011 Il referto dell’esame emocromocitometrico Dr. Guido Covili Faggioli IL SANGUE IL REFERTO EMOCROMOCITOMETRICO o “EMOCROMO” Contiene una serie di parametri numerici che si riferiscono alla quantificazione delle varie popolazioni cellulari, alle loro caratteristiche, ad un insieme di rapporti esistenti tra l’emoglobina e la sua distribuzione nei globuli rossi, alle caratteristiche volumetriche delle cellule, ed infine alla classificazione dei globuli bianchi nelle 5 popolazioni Come applicare questi principi in ematologia ? Il referto ematologico è: • l’atto scritto, ufficiale e definitivo con cui vengono comunicati i risultati dell’ esame emocromocitometrico • il prodotto di sintesi del lavoro tecnico e delle notizie strumentali sottoposti alla revisione dello specialista di laboratorio che viene rilasciato con la validazione clinica • Fornisce notizie che si riferiscono al tessuto sangue ed organi emopoietici ed al loro coinvolgimento in patologie che interessano altri tessuti ed organi. Cappelletti P. R.M.L. J.ML. 2002 IL REFERTO EMATOLOGICO • Ha lo scopo di guidare e affiancare il clinico nella definizione della patologia in fase di diagnostica e di follow –up terapeutico attraverso criteri basati sulla medicina delle evidenze • Deve contenere tutte le informazioni di laboratorio (dati numerici e commenti) atte a rispondere al quesito clinico specifico o generico • Deve essere corretto nella forma e nei contenuti IL REFERTO EMATOLOGICO Il Referto ematologico deve contenere i dati che caratterizzano: Il paziente (cognome, nome , sesso, data di nascita, numero identificativo) Il campione (identificativo, data e ora del prelievo) La provenienza (Unità Operativa, Ambulatori esterni o interni) Il richiedente (MMG o MUO) Il tipo di referto (parziale, finale, cumulativo) Il quesito clinico che ha dato origine alla richiesta IL REFERTO EMATOLOGICO Deve presentare: • dati numerici corredati da intervalli di riferimento (distinti per sesso ed età), verificati sulla popolazione servita • La necessità di riferimenti più utili clinicamente fanno nascere l’ esigenza di definire livelli decisionali diversificati in relazione alle necessità cliniche (screening di salute, monitoraggio di terapia, diagnostica di approfondimento, studio di nuovi test) • Commenti per facilitare l’interpretazione e sottolineare il valore diagnostico dei dati o rispondere allo specifico quesito clinico IL REFERTO EMATOLOGICO I dati numerici devono essere: Universali (prodotti da tutti gli emocitometri indipendentemente dalla filosofia analitica e tecnologia utilizzata) Clinicamente utili (consentono decisioni diagnostiche e terapeutiche certe) Facilmente interpretabili (espressi in linguaggio comprensibile) IL REFERTO EMATOLOGICO I dati numerici obbligatori nel referto sono: GB o WBC, GR o RBC, HB, HT, MCV, MCHC, PLT, le 5 popolazioni leucocitarie (in percentuale e in valore assoluto), reticolociti (in numero assoluto). L’MCH (può essere omesso) Parametri in discussione Indici eritrocitari (RDW, HDW ecc.) Indici reticolocitari (IRF, MCVr, CHr) Indici piastrinici (MPV, PDW) Parametri da non refertare (non confrontabili e non standardizzabili, utilizzati per l’approfondimento nel percorso diagnostico interno) strumento -specifici (MPXI, LI, vitalità cellulare, MPM, MPC, LUC, LIC, ALY, ecc..) allarmi morfologici e grafici strumentali Importanza dell’osservazione dello striscio di sangue periferico L’ esame emocromocitometrico è l’esame che si chiede per tutti i pazienti al primo ingresso e come test di chek-up per i pazienti non ricoverati (B.Bain 2005) Il commento dello striscio di sangue periferico è il primo incontro tra Laboratorio e paziente. IL SANGUE Tessuto costituito da diversi tipi di cellule deputate a diverse specifiche funzioni. Si distingue: parte liquida parte corpuscolata (Globuli rossi,Globuli bianchi,Piastrine) Massa sanguigna: circa il 7% del peso corporeo ( 4 - 6 litri) IL SANGUE Parte liquida si ottiene per sedimentazione della parte corpuscolata: SIERO: la parte corpuscolata è coagulata PLASMA: la parte corpuscolata non è coagulata EMATOCRITO: percentuale di sangue occupata dalla componente corpuscolata IL SANGUE GLOBULI ROSSI (eritrociti, emazie) hanno forma di disco biconcavo volume medio di 85 fL NON hanno il nucleo! Funzione: trasporto dell’ossigeno Origine: Midollo osseo, dove rimangono fino alla fase di eritroblasto (compresa) Quando l’eritroblasto perde il nucleo, passa nel sangue periferico dapprima come Reticolocito che matura a globulo rosso IL SANGUE EMOGLOBINA (Hgb) Il globulo rosso contiene quasi esclusivamente emoglobina parte proteica globina parte non proteica EME Il gruppo eme racchiude al centro un atomo di FERRO. In una molecola di emoglobina vi sono 4 atomi di ferro. L’ossido-riduzione a carico del ferro consente il legame e il rilascio dell’ossigeno IL SANGUE ORIGINE DELLA SERIE ROSSA MIDOLLO OSSEO emocitoblasto proeritroblasto eritroblasto basofilo eritroblasto policromatofilo eritroblasto ortocromatico SANGUE PERIFERICO reticolocito globulo rosso IL SANGUE ERITROBLASTO Cellula nucleata, precursore del reticolocito, che di norma ha sede nel midollo RETICOLOCITA Cellula che deriva dall’eritroblasto dopo l’estrusione del nucleo E’ il precursore del globulo rosso, contiene frammenti di RNA ha volume superiore (circa il 20%) al globulo rosso IL SANGUE GRANULOCITI NON GRANULOSI NEUTROFILI EOSINOFILI BASOFILI MONOCITI LINFOCITI IL SANGUE FUNZIONI DEI GLOBULI BIANCHI GRANULOCITI NEUTROFILI difesa contro le infezioni batteriche, mediante fagocitosi e liberazione di enzimi specifici (proteasi) GRANULOCITI EOSINOFILI difesa contro le allergie e le parassitosi GRANULOCITI BASOFILI contengono ISTAMINA che provoca la dilatazione dei vasi sanguigni IL SANGUE FUNZIONI DEI GLOBULI BIANCHI LINFOCITI sono interessati nel sistema immunitario, agiscono mediante la produzione e il trasporto degli anticorpi MONOCITI agiscono come cellule di difesa fagocitando nel citoplasma gli elementi estranei (virus) IL SANGUE GLOBULI BIANCHI ASPETTO DEL NUCLEO MONONUCLEATI (cromatina fine) Monociti Linfociti hanno un solo nucleo grosso, tondeggiante o a fagiolo IL SANGUE GLOBULI BIANCHI POLIMORFONUCLEATI ASPETTO DEL NUCLEO (cromatina densa) Neutrofili Basofili Eosinofili hanno nucleo con forma varia, polilobato IL SANGUE PIASTRINE - PLT Hanno il ruolo principale nei processi di coagulazione Non sono cellule nel senso stretto, ma hanno un loro tipico metabolismo. Derivano dai Megacariociti del midollo osseo IL SANGUE PIASTRINE FUNZIONI adesività alle pareti alterate dei vasi sanguigni aggregazione e formazione del trombo IL SANGUE EMOCROMO RBC Hbg HCT MCV MCH SERIE ROSSA # di globuli rossi per microlitro emoglobina (g/dL) ematocrito (%) =( MCV x #RBC) Volume corpuscolare medio (fL) Contenuto medio di emoglobina (pg) HGB = MCH RBC MCHC Concentrazione Corpuscolare media di emoglobina HGB = MCHC HCT IL SANGUE EMOCROMO RDW SERIE ROSSA % IPO Indice di ampiezza della distribuzione dei volumi dei globuli rossi (indice di anisocitosi) indice dell’ampiezza della distribuzione della concentrazione di Emoglobina ( indice di anisocromia) percentuale delle cellule ipocromiche % MACRO percentuale delle cellule macrocitiche HDW IL SANGUE PIASTRINE PLT # piastrine per microlitro MPV Volume medio delle piastrine PCT Piastrinocrito PDW Indice di ampiezza di distribuzione del volume delle piastrine Formula leucocitaria IL SANGUE GLOBULI BIANCHI WBC # globuli bianchi per microlitro NEUT MONO LINF EOS BASO L.U.C. % % % % % % e e e e e e # Neutrofili # Monociti # Linfociti # Eosinofili # Basofili # Large Unstained Cells Grandi Cellule perossidasinegative IL SANGUE RETICOLOCITI RETIC % di reticolociti rispettto ai globuli rossi # numero assoluto di reticolociti L-RETIC % di reticolociti a bassa colorazione M-RETIC % di reticolociti a media colorazione H-RETIC % di reticolociti ad alta colorazione MCVr Volume corpuscolare medio reticolocitario CHCMr Conc.emoglobinica media reticolocitaria CHr Contenuto emoglobinico medio reticolocitario (pg) The RBC Method No matter what your shape or size .... We can make you a SPHERE CONTEGGIO DEI RETICOLOCITI MANUALE DI TECNICA EMATOLOGICA 1986 Dacie & Lewis …strisci non troppo sottili, ma non con cellule sovrapposte …oculare con diaframma regolabile o diaframma di cartone con foro rettangolare di circa 4 mm….. …fattori importanti sono l’accuratezza visiva, la pazienza del tecnico, la qualità ed il potere risolvente del microscopio…. …nel caso che ci siano pochi reticolociti è necessario contare un numero elevatissimo di cellule……. CONTEGGIO RETICOLOCITI IN AUTOMAZIONE Cambiamento totale delle caratteristiche d’accuratezza e precisione dell’esame Questo tipo di cambiamento comporta un incremento delle richieste I Reticolociti in automazione sono ancora sottorichiesti e spesso sottoutilizzati ANALISI RETICOLOCITI I reticolociti hanno: 1) Volume superiore agli eritrociti (~ 24%) 2) Concentrazione emoglobinica inferiore agli eritrociti (~ 16%) 3) Contenuto emoglobinico sovrapponibile (~ 3%) Simultaneous measurements of reticulocyte and red blood cell indices in healthy subjects and patients with microcytic and macrocytic anemia. d’Onofrio G., Chirillo R., Zini G. e coll; Blood 1995 Anni 2000 Citometria a flusso: Volume e concentrazione dell’Hb (eritrociti e reticolociti). I parametri reticolocitari sono indicatori precoci nel monitoraggio dell’eritropoiesi midollare (trapianti di midollo, IRC in terapia con rHuEPO, monitoraggio terapia marziale, autotrasfusioni, sferocitosi, anemia megaloblastica, anemia del prematuro, neoplasie, malattie croniche: AIDS, artrite reumatoide) Brugnara et al. Crit Rev Clin Lab Sci 2000; Mcdougall et al. Nephrol Dial Transplant 1998; Alan E. Mast et al. Blood 2002; Thomas C et al. Clin Chem 2002; RETICOLOCITI RETIC L-RETIC M-RETIC H-RETIC MCVr CHCMr CHr % di reticolociti rispettto ai globuli rossi # numero assoluto di reticolociti % di reticolociti a bassa colorazione % di reticolociti a media colorazione % di reticolociti ad alta colorazione Volume corpuscolare medio reticolocitario Conc.emoglobinica media reticolocitaria Contenuto emoglobinico medio reticolocitario (pg) Analisi dei Reticolociti CHr Hgb Cellulare Reticolocitaria CHr strumento efficace di diagnosi e monitoraggio nelle anemie. CHr rileva precocemente i deficit funzionali di ferro CHr consente una valutazione diretta della risposta del midollo alle terapie con rHuEPO e ferro. Pazienti in dialisi Pazienti con AIDS Pazienti oncologici Trapianti di midollo CHr : Contenuto emoglobinico reticolocitario Esprime in peso la quantità di emoglobina contenuta nei reticolociti unità di misura: picogrammi Parametro approvato da FDA CHr : Contenuto emoglobinico reticolocitario CONCLUSIONI L’IMPORTANZA DEL PARAMETRO CHr sta nella PRECOCITA’ dell’informazione relativa a • instaurarsi di stati anemici • risposta a terapia con EPO • corretta via di somministrazione del Ferro Piastrine Un po’ di storia… Le piastrine furono descritte come corpuscoli distinti dal patologo italiano Giulio Bizzozero nel 1882. Sono i promotori del processo di emostasi primaria che instaurandosi in una lacerazione vasale si conclude con la formazione di un “tappo” di piastrine e fibrina. Oggi le piastrine sono state ben definite come frammenti cellulari anucleati derivati da megacariociti del midollo osseo Intervalli di riferimento: •Numero 150-400 X 109/l •Volume piastrinico medio (MPV) 7.7-11.2 fl •Tempo medio di sopravvivenza in circolo 10 gg circa (30% sequestrate nella milza) Definizione di piastrinopenia “Conteggio piastrinico nel sangue periferico inferiore a 150.000/μl” In gravidanza, solitamente nel III° trimestre, può verificarsi una riduzione moderata del conteggio piastrinico che può portare ad una “para-fisiologica” piastrinopenia. Variazioni stagionali si osservano con valori inferiori nel periodo invernale. Nella trombocitopenia immune da eparina (HIT) si ha un conteggio piastrinico <100.000/μl. Nei pazienti chirurgici si ha una riduzione relativa del conteggio piastrinico >/=50% del picco post operatorio. Livelli Decisionali Non esiste una stretta correlazione tra piastrinopenia ed emorragia: 1. Differenze funzionali tra le piastrine dei diversi pazienti 2. Il rischio di sanguinamento oltre che dal numero delle piastrine, dipende dalla causa di piastrinopenia 3. Patologie concomitanti (anemie, febbre, sepsi) 4. Uso di farmaci Cause di piastrinopenia •Ridotta produzione (mielofibrosi, infiltrazione midollare neoplastica, ipoplasia midollare da radiazioni, farmaci, infezioni, alcool, etc) •Aumentata distruzione (porpore trombocitopeniche immunologiche, da farmaci eparina) •Aumentato consumo (porpora di Mosckowitz, CID, sepsi da gram-, HIV, HCV, Helicobacter Pylori) •Aumentato sequestro (splenomegalia) Livelli Decisionali Piastrine Livelli superiori a 50.000/μL sono sufficienti a garantire l’emostasi in corso di interventi chirurgici Gravi emorragie sono rare con livelli di piastrine superiori a 20.000/μL Tale livello piastrinico ha rappresentato per decenni il livello decisionale per il ricorso a trasfusioni piastriniche a scopo profilattico Nelle severe trombocitopenie il conteggio accurato delle piastrine è un parametro molto importante x decidere l’opportunità della trasfusione: PLT 20 x 103/mL – chemioterapia–leucosi (Rebulla e Coll. N. Engl. J.Med. 1997) – in pazienti con complicanze: febbre, disordini della coagulazione, terapia eparinica, interventi invasivi (Gmur e Coll. 1992 Heckman e Coll. 1997) VALORE SOGLIA PROFILASSI TRASFUSIONALE PLT = 10 x 103/mL • • Per l’aumentata precisione e accuratezza dei contatori ematologici (-Norris e Coll. British Journal of Haematology. 2003 -British Committee for Standards in Haematology Guidelines British Journal of Haematology. 2003) Nei giovani e negli adulti con leucosi acuta, eccetto nella LMAP, terapia eparinica, disordini della coagulazione vantaggi: riduzione dei problemi legati alle trasfusioni senza rischio di emorragia PLT = 5 x 103/mL • Nei pazienti in pericolo di alloimmunizzazione Approccio laboratoristico alla piastrinopenia 1. Valutazione clinica adeguata 2. Conta piastrinica automatizzata accurata e precisa tenendo conto di tutti i parametri ed informazioni che gli analizzatori forniscono 3. Esame dello striscio periferico per escludere una pseudopiastrinopenia e per valutare la morfologia piastrinica, eritrocitaria o leucocitaria suggestiva di processi patologici specifici 4. In caso di sospetto di trombocitopenia immune screening autoimmune e virale (epatiti,HCV,HIV,CMV…) 5. In presenza di anomalie morfologiche, ulteriori accertamenti come lo screening emocoagulativo, il dosaggio di anticorpi antifosfolipidi, la ricerca di Helicobacter pylori, il puntato sternale e/o la biopsia ossea con la valutazione clonale e citogenetica, il dosaggio degli anticorpi antipiastrine (per distinguere tra piastrinopenia centrale e periferica), il conteggio delle piastrine reticolate, la determinazione della glicocalicina e della trombopoietina Valutazione dello striscio periferico L’esame dello striscio è importante per: •Escludere una pseudotrombocitopenia (EDTA e non EDTA dipendente) •Utilità della valutazione della morfologia piastrinica: Forma immune (anisocitosi associata o meno a grandi piastrine) Forme ereditarie (piastrine giganti nella sindrome di Bernard-Soulier, difetti del gene MY-H9 nella sindrome di May-Hegglin) Piastrine degranulate (sindrome delle piastrine grigie) Piastrine molto piccole (sindrome di Wiskott-Aldrich) Ricerca delle anomalie eritrocitarie e leucocitarie associate a leucemia acuta e cronica, mielodisplasie, anemia emolitica, anemia megaloblastica, CID, etc.) LE PSEUDOTROMBOCITOPENIE •Costituiscono lo 0.07-0.1 % delle determinazioni ematologiche (Gowland, 1969) •Fenomeno di aggregazione o satellitismo piastrinico che si verifica in vitro immediatamente o a distanza di tempo dal prelievo e che porta a conte piastriniche erroneamente basse. •EDTA dipendenti, meccanismo autoimmune (effetto Calcio chelante). Modifiche del complesso glicoproteico IIb/IIIa •NON EDTA dipendenti (le più frequenti) dovute a difficoltà nel prelievo o alla presenza di agglutinine •Reperti occasionali in pazienti sani anche associati a varie patologie (malattie autoimmuni, neoplasie solide, leucemie e linfomi, epatopatie acute e croniche, crioglobulinemie, etc) •Vanno riconosciute avvalendosi dell’ausilio dei dati strumentali (allarmi, anomalie negli istogrammi o nei citogrammi) e dell’esame microscopico dello striscio di sangue per evitare orientamenti diagnostici e terapeutici scorretti •Protocolli dedicati: ripetere l’esame, con un altro anticoagulante (CPT o Citrato di Sodio), conteggio immediato dopo il prelievo e ad intervalli successivi, a temperatura ambiente e a 37° IL REFERTO EMATOLOGICO Conclusione Compito del Laboratorio è quello di: produrre referti utili adatti alle necessità dei richiedenti. riappropriarsi del proprio ruolo nel percorso diagnostico e della cura del paziente entrare attivamente nelle scelte dei test da utilizzare e verificarne l’utilità insieme ai clinici per dare un servizio migliore e per entrare a far parte del gruppo di professionisti che collaborano alla gestione del paziente ognuno per le proprie competenze Grazie per l’attenzione!