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che importa dei debiti? brindiamo a champagne

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che importa dei debiti? brindiamo a champagne
ASCESA E CROLLO DI UN IMPERO. LA PROCURA: ERANO PRONTI ALLA FUGA
"Che importa dei debiti?
nndiamo a champagne
Le telefonate tra Ramondetti e Lera, i re degli hotel arrestati per bancarotta
r—~ Ascesa e caduta di un impero. L'incubo peggiore di
Amato Ramondetti e Giulio Lera, gli impreditori torinesi re
degli alberghi (proprietari del
Golden Palace), sta prendendo
forma: da ieri sono in carcere
per bancarotta fraudolenta,
accusati anche di un'evasione
fiscale stimata intorno ai 50 milioni di euro. Secondo la Procura erano pronti alla fuga. Men-
tre il loro castello crollava, i due
soci si telefonavano: «Non pensare ai debiti - si legge in una intercettazione -: stappati un
Dom Perignon».
Peggio e Zancan ALLE PAGINE 64 E 65
I re degli alberghi
tì
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uggire da Tonno
Lera e Ramondetti negano: chiariremo tutto
lavoro». Lo ripetevano spesso agli amici, negli ultimi tempi, anche se pubblicamente
i l #*SC*
non volevano ammettere le
difficoltà. Albergatori da tre
l i ijwìiJìrf"?
generazioni,
conservavano in
NICCOLÒ ZANCAM
città la proprietà del Golden
Palace e la gestione del ristorante del Cambio. Ma ora sono in carcere per bancarotta
uello che sta pren- fraudolenta, accusati anche
dendo forma è l'in- di un'evasione fiscale stimata
cubo peggiore di intorno ai 50 milioni di euro.
Amato Ramondet- E così la loro, vista da questa
ti e Giulio Lera. nuova angolazione, sembra la
«Noi siamo due vecchi im- storia di un impero familiare
prenditori piemontesi che prossimo alla dissoluzione.
operano in un settore massaI «due vecchi albergatori
crato dalla crisi. Tutto il nopiemontesi»
hanno spiegato
stro impegno è ispirato a un
anche
ieri
mattina,
davanti al
unico principio: salvare gli alberghi e mantenere i posti di gip Francesca Christillin, le
Q
loro ragioni: «Prima c'è stato
Pll settembre 2001, che ci ha
portato via tutti i turisti americani. Poi la crisi devastante
del 2008. Equilibri stravolti,
affari sfumati all'improvviso.
Speravamo di vendere agli
arabi il Gran Hotel San Clemente di Venezia, un affare da
400 milioni di euro, ma la trattativa è saltata all'ultimo momento. E allora, stavamo cercando di snellire le società, in
attesa di tempi migliori, dopo
aver concordato un piano di recupero crediti per 800 mila euro».
Secondo la procura però,
quello di snellire le società - in
estrema sintesi - era un tentativo di nascondere i debiti e scap-
pare con la cassa. «Neanche
per idea - spiega l'avvocato Paolo Chicco, difensore di fiducia
di entrambi - Ramondetti e Lera non erano in fuga. Al contraCOLPITI DALLA CRISI
Per gli amici, i due
lottavano per salvare
posti di lavoro
IL PRECEDENTE
Falso in bilancio, nel '94
Ramondetti patteggiò
per il caso Turin Palace
rio erano due imprenditori consapevoli delle difficoltà. E si stavano impegnando per salvare il
salvabile nel rispetto delle regole. Abbiamo prodotto una voluminosa documentazione che dimostra la loro totale buona fede».
Non è facile trovare tracce
della vita torinese di Amato Ramondetti. La residenza ufficiale resta in strada Ponte Isabel-
la, dove però non abita da tre
anni. «Si è comportato in modo
strano - commenta il custode
della villa - continuano ad arrivare qui bollette intestate a lui,
documenti giudiziari, ingiunzioni. Ma nessuno le ritira, e
neppure conosciamo il nuovo
indirizzo a cui spedirle». Risulta domiciliato in una stanza del
Golden Palace di via Arcivescovado, ma in realtà da un anno
abitava in un'altra villa bellissima, sulla collina di Moncalieri.
«Bric Santa Brigida», c'è scritto sul cancello. Tre cognomi
sul citofono, non il suo. Ma una
signora gentile risponde al
campanello con sopra scritto
«La Dimora». «Arrestato? Io
non ne so nulla, vengo qui a fare le pulizie per il signor Ramondetti». È a questo indirizzo
che sono arrivati i carabinieri
alle 7 di mattina. E Ramondetti, molto pacato, ha detto soltanto: «Voglio parlare con il
mio avvocato».
Al Golden Palace, mentre
entrano clienti russi con valigie in serie, le facce sono preoccupate. «Abbiamo saputo commenta un ragazzo alla reception - ma non possiamo dire
nulla. Se non che l'albergo è
aperto e continua ad accogliere la gente, questa vicenda non
deve pregiudicare il nostro lavoro».
Anche altri addetti alla reception avevano detto più o meno le stesse parole, a fine luglio
2009, quando giravano voci
sempre più insistenti su un altro storico hotel di lusso della
città. Il Turin Palace di via Sacchi. «Un conto è chiudere per
18 mesi perché lo stabile ha bisogno di una riqualificazione
totale - aveva commentato stizzito Ramondetti - un altro è
non riaprire più l'hotel». Ma da
allora le saracinesche sono rimaste abbassate. Nel 1994 Ramondetti aveva patteggiato
una pena per falso in bilancio e
appropriazione indebita proprio per la gestione del Turin
Palace.
"Un mare di debiti? Non ci pensare
e stappati un buon Doni Perignon"
che difficoltà, perché i due, come anguille sospettose, si guardavano bene dall'usare i loro cel«Brindaci su e non pensarci.
lulari. Poi, scovato il punto deboStappati un Dom Perignon».
le della loro rete di contatti, di
Mentre il loro impero sprofonconversazioni telefoniche con
da nei debiti, Amato Ramonprofessionisti, dipendenti e coldetti parla al telefono con il
suo socio, Giulio Lera, e lo invi- laboratori, ne sono state regita a cogliere l'attimo: Carpe
strate a migliaia.
Diem. Entrambi avvertono
Nell'ordinanza del Gip Franche il loro castello di carta con cesca Christillin, compaiono alpiù di 40 società, tenuto insieme cuni flash di un complesso intrida stratagemmi legali per froda- co di raggiri. Consapevoli delle
re l'erario, sta per crollare. E co- loro attività, parlano a ruota lisì meglio divertirsi. Spendere il bera. Poco più di
più possibile: bella vita, buon vi- tre mesi fa, nel
no e magari consolare i sensi pieno della bufecon qualche «escort».
ra dicono: «AbbiaPer sei mesi gli investigatori mo fatto 45 mila
del comando provinciale di Tori- euro di assegni fano hanno intercettato i due im- sulli per sistemaprenditori. All'inizio con qual- re un buco». Così fanno un buco
per tapparne un altro. Il 25 magMASSIMILIANO PEGGIO
gio, Lera chiama il direttore di
un hotel. «Un guaio pazzesco»
dice, spiegando che Equitalia ha
revocato la rateizzazione di un
debito di 540 mila euro. Soluzione? La trova Ramondetti: «Noi
ci dobbiamo inventare che la
chiudiamo in quattro mesi». Il
gioco è fatto. In un'altra telefonata, diretta a un commercialista, Ramondetti afferma di «essere riuscito a
metterci una pezza» portando i
soldi: 575 mila euro. Trovati però
in «modo rocambolesco». Artisti
dell'amministrazione creativa.
Anche i loro collaboratori
sanno dei raggiri. Parlando di
contabilità da prestigiatori dicono: «E' una di quella che è spari-
ta...». Una specialità del duo Ramondetti e Lera.
GESTIONE CREAIIWA
Al telefono: abbiamo
fatto 45 mila euro
di assegni fasulli
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Il ristorante di CaYOUF
SI locale affacciato su piazza Carignano è un pezzo di storia della
città ed è sempre rimasto un punto di riferimento per accogliere
a tavola personalità ed ospiti illustri di passaggio a Torino
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Una stanza d e l l ' a p p a r t a m e n t o del
Golden Palace in cui ha alloggiato,
tra gli altri, Monica Bellucci
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stisce il ristorante non e
fra quelle coinvolte nell'inchiesta. Questa mattina è venuto un commercialista a rassicurarci sul
futuro dell'attività. Mentre ver tutto il giorno abte di solidarietà da parte
dei nostri clienti». Ma
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ù i o r n o di testa al ù o l d e n Palace:
A m a t o Ramondetti con il sindaco
Chiamparino e il cardinale Poletto
preoccupazione: «boprattutto quella dei fornitori, che vogliono capire
bene la situazione. E poi
quella dei 15 dipendenti
del Cambio». Anche qui
sono venuti i carabinieri
del comando provinciale
di Torino. Perquisizione.
Come negli uffici amministrativi del Golden Palace e in quelli dello studio dei commercialisti
Camurati e Braya, a cui
Ramondetti e Lera si affidavano.
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