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I MINORI

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I MINORI
Questo elaborato multimediale
in Power Point è stato
realizzato dalla classe 5 A
tecnico dei servizi sociali
durante le ore di informatica
gestionale nel laboratorio 102,
con l’assistenza della
professoressa Richichi Concetta.
Tale elaborato presenta alcune
tematiche di studio riguardante il
profilo professionale del tecnico
dei servizi sociali.
 PRIMA INFANZIA (O-2 ANNI)
 SECONDA INFANZIA (2-4 ANNI)
 TERZA INFANZIA (6-11 ANNI)
 ADOLESCENZA (11-18 ANNI)
Con il termine minori
s’intende quella fascia di età
compresa da 0 a 18 anni.
Le conoscenze relative al
bambino si sono ampliate e
diffuse infatti oggi vi è una
maggiore cultura dell’infanzia
grazie alle ricerche pedagogiche,
psicologiche e sociologiche.
In passato il bambino non era
considerato come un soggetto che
presentava caratteristiche e bisogni
peculiari, ma veniva considerato
come un “adulto in miniatura”.
L’idea che ad ogni età corrispondono
caratteristiche e bisogni che sono differenti da
quelli di un adulto è una conquista molto
recente della nostra cililtà. Il 1°a introdurre
questa concezione fu Roussuean, il quale
affermò che il bambino fosse
fondamentalmente buono e che fosse compito
degli educatori predisporre le condizione
perché potessero emergere le sue potenzialità.
CARATTERISTICHE
Secondo le teoria di Piaget il bambino si
trova nel periodo senso motorio. Il
bambino presenta una predisposizione
innata a stabilire rapporti sociali. Il primo
rapporto sociale è con la figura materna
con cui si stabilisce il legame di
attaccamento.
Intorno ai 12 mesi vi è la conquista della
deambulazione e solo successivamente
compare la funzione simbolica. Soltanto
dopo i 18 mesi il bambino comincia a
rappresentarsi mentalmente l’esistenza
della figura di attaccamento,
indipendentemente dalle sua presenza. Il
linguaggio inizialmente è ristretto
all’olofrase.
BISOGNI PREVALENTI
Bisogni primari: mangiare,
dormire, igiene, di protezione.
Bisogno di esplorazione e di
gioco.
Bisogno di affetto e
attaccamento: la presenza di
una figura significativa che
opera come funzione di
protezione contro le
aggressioni del mondo
esterno;
CARATTERISTICHE
Nel bambino aumentano le capacità
motorie sia di motricità globale, sia di
motricità fine, è in grado di spostarsi
con facilità e di farsi comprendere
attraverso il linguaggio. Il pensiero non
ha ancora i caratteri della
reversibilità(unidirezionalità del
pensiero). Il pensiero è influenzato
dall’egocentrismo(è centrato sul proprio
io)e dal realismo , secondo Piaget questo
porta a forme di animismo,
artificialismo e funzionalismo. Secondo
la teoria di Freud verso i tre anni vi è
l’insorgere del complesso di edipo, e la
comparsa di sentimenti conflittuali.
BISOGNI PREVALENTI
Bisogno di gioco e di scoperta
(gioco simbolico).
Bisogno di autonomia e
iniziativa: il bambino pretende
di fare da solo e di essere
autonomo.
Bisogno di interazione con i
coetanei.
CARATTERISTICHE
BISOGNI PREVALENTI
Il pensiero del bambino è operatorio, vi è
una maggiore consapevolezza di sé intesa
come la conoscenza del proprio valore, la
tendenza ad avere interazioni sociali con i
coetanei dello stesso sesso. Il pensiero
diviene capace di reversibilità cioè riesce
a prendere in esame
contemporaneamente aspetti diversi della
realtà. Vi è il superamento graduale
dell’egocentrismo del pensiero, si verifica
una maggiore strutturazione dei gruppi e
l’accettazione di regole condivise nel
gioco e il riconoscimento di chi svolge la
funzione del leader.
Bisogno di avventura:
esplorare il mondo contando
sulle proprie forze.
Bisogno di interazione con i
propri coetanei.
Bisogno di stima e
riconoscimento: inizia il
confronto delle proprie
capacità con i coetanei.
Bisogno di aggregazione: i
genitori perdono il loro
valore di uniche figure di
riferimento, cominciano le
prime ribellioni e assumono
un significato diverso le
amicizie fra coetanei.
CARATTERISTICHE
L’adolescenza rappresenta il
passaggio all’età adulta. È un
periodi di grandi cambiamenti a
livello fisico, psichico e sociale. In
questa fase l’elemento
caratterizzante è il gruppo con il
quale si condividono molti
interessi. Per gli adolescenti il
gruppo diviene un elemento di
appartenenza in cui si riconosce e
si rafforza la propria
identità(Erikson). I cambiamenti
fisici che intervengono a questa età
possono essere vissuti con molta
preoccupazione in quando non
sempre l’adolescente si riconosce
nel nuovo aspetto che va
assumendo.
BISOGNI
Bisogno di indipendenza ed
autonomia.
Bisogno di interazione con
il gruppo.
Bisogno di
autorealizzazione.
Bisogno di senso.
Bisogno di identità.
“Il gruppo è un insieme (o totalità) dinamico costituito da individui che si
percepiscono vicendevolmente come più o meno interdipendenti per
qualche aspetto”
Questa definizione è stata coniata da Kurt Lewin, psicologo tedesco che
negli anni
Trenta e Quaranta di quello che ormai si deve dire "il secolo scorso" ha
indagato, in un'ottica gestaltista, le cosiddette dinamiche di gruppo.
Un insieme di persone diventa gruppo quando elabora al suo interno, in
maniera più o meno consapevole, obiettivi comuni all'intero gruppo.
Anche quando gli obiettivi del gruppo dovessero provenire da fuori, come
succede nei gruppi di lavoro, in cui l'obiettivo viene per esempio dato
dagli uffici superiori, anche in questo caso il gruppo diventa tale se
rielabora, facendoli propri, gli obiettivi che provengono da altre parti.
Secondo parametro per definire un gruppo è la
possibilità per le persone di interagire per
un tempo significativo. Affinchè vi sia gruppo
si deve avere la possibilità di passare
dalla pura interazione alla relazione. Pertanto, è
chiaro che il gruppo e i suoi membri
deve cominciare ad avere una sua storia.
Il gruppo dà quindi regole, che in senso più
ampio significa imparare quelli che sono i limiti
del vivere, e del vivere sociale in particolare. E
poi, le regole provenienti dal gruppo hanno
meno la figura della costrizione e dell'inibizione
e più quella dell'incanalamento costruttivo delle
forze (in gruppo, se tutti parlano nessuno riesce
a capire nulla, ecco che allora la regola dei turni
di parola esce come esigenza regolamentatrice e
funzionale per ciascuno, e, cosa sorprendente,
ciò viene riconosciuto anche da una classe di
bambini di tre quattro anni!).
Il gruppo dei coetanei costituisce la fonte privilegiata a cui richiedere svariate
forme di aiuti: a livello emotivo, psicologico, comportamentale e spesso anche
cognitivo.
Gli elementi che contraddistinguono il gruppo di adolescenti da altri gruppi
sono:
 Senso di appartenenza e status sociale;
 La costruzione di regole di gruppo;
 Il rispetto delle regole e l’esclusione dal gruppo;
 Composizione del gruppo;
 Gli scopi del gruppo.
La dinamica è lo studio sia delle forze e dei movimenti che esse provocano, sia delle relazioni
che così vengono a stabilirsi.
Il termine di "dinamica" è stato ripreso dalla fisica da Lewin per designare lo studio delle
interrelazioni e della evoluzione in un gruppo ristretto. Secondo Lewin, i rapporti umani sono
sempre in divenire, la loro stabilità non è che un'apparenza e non rappresenta che una tappa,
"un equilibrio quasi-stazionario" di relazioni che non possono che trasformarsi. Si parla spesso
di dinamiche di gruppo quando si tratta di gruppi di formazione, di sensibilizzazione.
Definizione

La pedofilia quale forma di perversione
sessuale, è senz’altro la più inquietante
per la frequenza con cui si sta
manifestando nella nostra società.
Chi è il pedofilo?
• Il pedofilo è colui che è attratto sessualmente e
•
•
•
psicologicamente da soggetti prepuberi, ossia che non hanno
ancora sviluppato caratteristiche secondarie evidenti (crescita
del pene, della prostata, dei muscoli e dei peli nell’uomo,
dell’utero, del seno, della vagina e del pube nella donna).
Secondo il DSM IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental
Disorders, 1994) durante un periodo di almeno 6 mesi sono
presenti, fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti e
intensamente eccitanti che comportano attività sessuale con uno
o più bambini (generalmente di 13 anni o più piccoli). Il soggetto
deve avere almeno 16 anni e 5 in più del bambino
Secondo la visione classica (Fenichel, 1945; Freud, 1905), la
pedofilia rappresenta una scelta oggettuale narcisistica, nel
senso che il pedofilo vede il bambino come un’immagine riflessa
di se stesso bambino.
Inoltre molti Autori ritengono che alla base della pedofilia vi sia
l’angoscia di castrazione che impedisce l’accesso alla sessualità
matura, genitale.
•
•
•
Il pedofilo è, quindi, attratto da una bambina e non da una
donna in quanto spaventato dalla penetrazione vaginale. Nel
rapporto con una minore infatti può evitarla o affrontarla da una
posizione di “superiorità”.
I pedofili venivano anche considerati, e molti lo sono tuttora,
individui impotenti e deboli che cercavano i bambini come oggetti
sessuali in quanto questi ponevano meno resistenze, creavano
minore ansia rispetto ai partner adulti, permettendo così ai
pedofili di evitare l’ansia di castrazione. Molti pedofili sono stati
vittime di abusi sessuali nella loro infanzia; la perversione assolve
,allora, alla funzione di rivivere in maniera attiva l’antico trauma
sessuale che, nell’atto perverso è annullato e trasformato in
piacere, costituendo una sorta di rivincita simbolica in cui il minore
abusato passa dal ruolo di vittima a quello di aggressore. Ciò non
significa che tutti i bambini violentati diventeranno pedofili, molto
dipende dall’età del bambino, dalla forma del trauma,
dall’ambiente in cui il minore è inserito ecc…..
I pedofili sono differenziati a seconda che presentino un blocco
evolutivo o una regressione.
Tipi di pedofilia.
• Considerando l’autore di reato è possibile distinguere nella
•
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•
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•
•
pedofilia in diverse categorie:
intrafamiliare, attuato cioè da membri della famiglia nucleare
(genitori, compresi quelli adottivi e affidatari, patrigni, conviventi,
fratelli), o da membri della famiglia allargata (nonni, zii, cugini o
amici di famiglia);
extrafamiliare attuato da persone esterne alla famiglia ma
conosciute dal minore (vicini di casa, conoscenti);
istituzionale, quando gli autori sono figure professionali a cui il
minore viene affidato per ragioni di cura, custodia, educazione,
gestione del tempo libero nel contesto di istituzioni (maestri,
medici, bidelli, allenatori, assistenti di comunità, educatori…..);
di strada, da parte di persone sconosciute;
criminale, attuato da gruppi organizzati a fini di lucro
(organizzazioni per la produzione di materiale pornografico, per lo
sfruttamento della prostituzione e per il turismo sessuale);
da parte di gruppi organizzati, (sette, gruppi di pedofili….) esterni
alla famiglia;
Conseguenze psicologiche sulla
violenza sessuale
• L’abuso sessuale ha sulla vittima una complessa e tragica
•
•
•
•
•
ricaduta con conseguenze che minano la salute fisica, la
sicurezza il senso di fiducia negli altri, l’equilibrio emotivo
del bambino, la stima di sé e il suo sviluppo psicorelazionale.
L’impatto psicologico sul minore è determinato anche dalla
modalità di attuazione della violenza. Se la vittima ha subito
un vero e proprio stupro, con violenza ed irruenza, le
conseguenze saranno molto simili a quelle che
caratterizzano una violenza carnale aggravate però dal fatto
che il genitore, che avrebbe dovuto proteggere e amare il
figlio, si trasforma da accudente in aggressore.
I disturbi che si possono presentare nei minori che sono
stati vittime di violenze sessuali sono:
disturbi somatici (la situazione traumatica provoca una
depressione delle difese immunitarie);
disturbi psicosomatici;
disturbi psichiatrici;
• variazioni comportamentali ( irrequietezza, isolamento,
•
•
•
•
atteggiamento remissivo, conoscenza precoce del
comportamento sessuale adulto, aggressività verso i pari o
gli adulti, comportamento deduttivo, rifiuto netto di visite
mediche, ecc );
variazioni significative del rendimento scolastico;
disturbi psicologici (perdita dell’autostima, crisi d’ansia,
incubi notturni, difficoltà ad addormentarsi….);
Non esiste un rapporto lineare tra l’abuso e le eventuali
conseguenze psicopatologiche; non è l’abuso in sé ad essere
patogeno ma l’utilizzo rigido di difese da parte del bambino,
difese che gli consentano di tollerare sentimenti molto forti
quali angoscia, senso di colpa e di impotenza, vergogna,
ecc.
Le difese maggiormente utilizzate sono la rimozione, la
negazione, l’isolamento dell’affetto (da cui deriva un
impoverimento cognitivo, causa della caduta del
rendimento scolastico), scissione in settori del tipo “tutto
buono e tutto cattivo”, identificazione con l’aggressore o
con il ruolo di vittima.
I trattamenti psicoterapeutici per
l’abusante
• La psicoterapia individuale ha l’obiettivo di integrare il
•
•
•
•
comportamento perverso con il nucleo centrale del funzionamento
della personalità del paziente, così che possa essere armonizzato
con il resto della sua vita.
Nel caso di violenza sessuale intrafamiliare la terapia della famiglia
è una parte integrante dell’intero piano terapeutico.
Il trattamento rivolto all’intera famiglia non implica
necessariamente che ogni seduta terapeutica coinvolga tutti i
singoli membri insieme. Può essere utile, e spesso inevitabile,
incontrarli singolarmente o in gruppi ristretti.
In ogni caso però tutti i membri della famiglia, almeno una o due
volte, dovrebbero essere riuniti in incontri comuni che hanno la
finalità di raggiungere cinque obiettivi fondamentali:
ricostruire i fatti relativi all’abuso. Molto spesso, infatti,
l’argomento incesto, seppure trattato singolarmente dai membri
della famiglia con i vari operatori, non viene affrontato
apertamente fra le persone direttamente coinvolte. L’incesto in
questo modo continua a rappresentare un segreto all’interno della
famiglia; l’incontro familiare deve servire a stabilire come è
avvenuto l’abuso, il luogo e le circostanze in cui si è verificato, e
dove si trovassero gli altri membri della famiglia in quel momento.
Legge 15 febbraio 1996
• Si parla di abuso sessuale sia che si compiano atti sessuali
•
•
•
•
direttamente sul corpo del bambino, sia che quest’ultimo venga
costretto ad assistere a rapporti sessuali.
L’abuso sessuale nei confronti di minori rientra nella materia della
violenza sessuale, oggetto di una recente e radicale modifica ad
opera della L. 15 febbraio 1996, n. 66 (Norme contro la violenza
sessuale), nata dalla proposta di legge n. 2576 presentata il 23
maggio 1995 alla Camera dei deputati di tutti i gruppi
parlamentari.
Questa legge ha permesso di considerare il reato di violenza
sessuale come un reato contro la persona e non contro la moralità
pubblica e il buon costume, secondo quanto stabilito dal Codice
Rocco.
In questo senso il vero bene leso non è una generica moralità
sessuale di cui sarebbe titolare la collettività, ma il singolo
individuo la cui libertà viene gravemente e profondamente violata.
Le nuove disposizioni in materia di violenza sessuale tendono a
difendere da illecite invasioni nella propria sfera di libertà ogni
persona, maschio o femmina, adulto o minore. Una particolare
attenzione è riservata a quest’ultimo proprio in ragione della sua
inesperienza, della incapacità di esprimere un consenso realmente
libero e cosciente, degli effetti devastanti per un armonico
equilibrio psicofisico che precoci esperienze sessuali possono
provocare.
• Ovviamente la violenza sessuale compiuta su un minore comporta
•
•
•
•
un aggravamento della pena (art. 609 ter).
Atti sessuali con minorenne (art. 609 quater). Il concetto di
minorenne che la norma prende in considerazione non è quello
comunemente in uso, relativo al compimento dei 18 anni: nel
senso che non tutti gli atti sessuali con minori sono vietati.
Il minore nei cui confronti possono essere compiuti gli atti
puniti è infatti colui che non ha ancora compiuto 14 anni: oppure,
che non ne ha ancora compiuti 16, se il colpevole è una persona a
lui particolarmente vicina, tipo l’ascendente, il genitore adottivo, il
tutore, ovvero altra persona cui, per ragioni di cura, educazione,
istruzione, vigilanza o custodia il minore è affidato o che abbia con
quest’ultimo una relazione di convivenza.
Si può affermare che in questa ipotesi la violenza è, per così dire
“presunta”: l’atto sessuale rappresenta sempre un reato, a
prescindere dalla prova di una qualsiasi forma di costrizione e,
addirittura, anche se dovesse sussistere il consenso del minore.
Viceversa, al di fuori di questa ipotesi, in linea di massima gli atti
sessuali compiuti su minori di età compresa tra i 14 e i 18 anni,
sono leciti (salva l’ipotesi in cui integrino una violenza sessuale);
come pure i casi in cui l’atto sessuale avvenga tra minori, a patto
che abbiano già compiuto i 13 anni e non vi sia tra i due una
differenza di età superiore ai tre anni (questo ovviamente per
tutelare la sessualità tra minori, salvaguardando così la loro
autonomia di scelta). Quindi 12 anni è il limite al di sotto del quale
il consenso del minore al rapporto sessuale deve ritenersi invalido.
• Non in tutti i casi in cui il minore è oggetto di abuso sessuale lo psicologo che
•
•
•
•
ne viene a conoscenza è obbligato alla denuncia alla competente Autorità;
l’obbligo è previsto solo ove il reato sia perseguibile d’ufficio. Questo si
verifica solo in alcune ipotesi:
1. con riferimento alla violenza sessuale vera e propria, solo fino a che il
minore non ha compiuto i 14 anni;
2. oltre i 14 anni e fino ai 16 solo qualora l’autore sia uno di quei soggetti al
minore particolarmente vicini (genitore, anche adottivo, o il di lui convivente, il
tutore ovvero altra persona cui il minore è affidato per ragioni di cura,
educazione, istruzione , vigilanza o di custodia: ad esempio medico, educatore,
insegnante, infermiere, sorvegliante di un Istituto penale ecc), mentre è
indifferente che si tratti di violenza sessuale o di meri atti sessuali;
3. se il fatto è comunque connesso con un altro delitto per il quale si deve
procedere d’ufficio;
In base a queste norme, pertanto, il probabile abuso sessuale denunciabile
all’Autorità giudiziaria (in quanto procedibile d’ufficio) si configura allorché un
minore di 14 anni sia oggetto di vera e propria violenza sessuale, da chiunque
essa provenga; al di sopra di tale età e fino ai 16 anni quando,
indipendentemente dall’esistenza di una violenza, l’autore dell’atto sessuale sia
una persona “particolarmente qualificata”.l
Senescenza
• Invecchiamento fisico;
• Invecchiamento cerebrale.
Invecchiamento Fisico
• Apparato tegumentario;
• Apparato osteoarticolare;
• Apparato cardiovascolare;
• Apparato respiratorio;
• Sistema muscolare;
• Sistema nervoso;
Apparato osteoarticolare:
Apparato tegumentario:
Comparsa di rughe,
macchie scure,capelli
bianchi.
Sistema muscolare:
Aumento di tessuto connettivo,
di fibre elastiche con fenomeni di
infiltrazione grassa e
atrofia bruna.
Ridotta resistenza muscolare.
Fragilità scheletrica,
Pericolo di fratture,
Difficoltà nella deambulazione
e nei movimenti.
Invecchiamento Cerebrale
• Demenza Senile;
• Demenza di Alzheimer;
• Arteriosclerosi;
Teorie dell’invecchiamento
• Orologio biologico;
• Catastrofe di errori di Orgel;
• Radicali liberi;
• Immunologica;
• Multifattoriale.
Demografia
Oggi con il miglioramento delle condizioni di
vita e conseguentemente l’allungamento
di quest’ultima nel nostro paese vi è
un’aumento di anziani rispetto ai nascituri.
Fasi dell’invecchiamento
• Presenilità;
• Senescenza (65-74 anni);
• Senilità o Vecchiaia (otre i 74 anni).
Fasce di età
• 65-74 anni (giovani-vecchi);
• 75-84 anni (vecchi);
• 85 anni e oltre (grandi vecchi)
Disturbi Psichici
• Depressione endogena o
esogena;
• Disturbi Bipolari;
Patologie cerebrali
• Ictus cerebrale;
• Attacchi ischemici transitori;
• Drop Attacks.
Patologie fisico-anatomiche
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Bronchite cronica;
Polmonite;
Tubercolosi;
Infarto;
Angina pectoris;
Aritmie;
Osteoporosi;
Artrosi;
Diabete
L'adolescenza inizia con la pubertà ma non è il solo
mutamento biologico connesso con la pubertà che provoca il
momento adolescenziale. Al cambiamento fisico si associano
esperienze emozionali molto intense: per la rilevanza dei
cambiamenti corporei e dell'assetto pulsionale che
impongono la ricerca di nuovi equilibri nei rapporti con il
mondo e con il proprio sé; per la precocità del cambiamento
rispetto a quello dei coetanei (o coetanee) che lo fa giungere
inaspettato, o per il suo ritardo che suscita in chi si aspetta
di cambiare, ansie e incertezze in rapporto a chi è già
cresciuto.
I cambiamenti fisici, d'altronde, fanno sì
che l'individuo sia trattato dalle persone
con cui è abitualmente in contatto, e
anche dagli estranei, in modo diverso da
come era trattato da bambino. Le
richieste che gli sono rivolte si
modificano, ci si aspetta da lui (o da lei)
un comportamento da adulto ma
contemporaneamente lo si continua a
considerare non autonomo, non in grado
di prendere da solo certe decisioni
rilevanti per il suo destino (bere alcool o
no, fumare o no, uscire la sera con i
coetanei, scegliere l'orientamento
scolastico...).
Di questo mutamento di relazioni l'adolescente è
particolarmente consapevole: in rapporto ad esso
modifica il proprio atteggiamento verso se stesso ed il
mondo circostante. Il primo indice, frequentemente
conflittuale, di questo cambiamento di atteggiamenti si
manifesta nel fatto che egli/ella non accetta più di
essere totalmente dipendente dalla propria famiglia e
dalle varie forme di sostegno sociale-affettivo che la
famiglia gli/le ha fornito sino a quel momento.
L'acquisizione, anche parziale, di autonomia
permette di intraprendere nuove attività e di
adottare stili di condotta diversi, collegati a nuove
modalità di mettersi in rapporto con gli altri. I
cambiamenti che si verificano mettono in
discussione il sistema di rappresentazioni e di
schemi che hanno regolato sino a quel momento le
relazioni dell'individuo (ragazzo o ragazza) con il
proprio corpo, con altri individui e gruppi, con
attività, oggetti ed istituzioni sociali.
L'adolescenza si conclude quando l'individuo è
in grado di stabilire rapporti stabili e significativi
con se stesso, con i gruppi di riferimento più
prossimi e con il proprio ambiente di vita più
ampio. Questa assunzione, fondata sul carattere
attivo del rapporto sé-altri-mondo, indica che nel
corso dell'adolescenza accadono avvenimenti che
obbligano l'individuo a comportarsi e a definirsi in
rapporto sia con l'ambiente in cui è inserito, sia
con i gruppi di cui è membro, sia con le proprie
trasformazioni.
E' possibile sostenere che ci sono molti modi
diversi di vivere l'adolescenza e che lo stesso
soggetto che cresce è parte attiva, costruttiva,
della propria evoluzione. Non ha quindi senso
considerare l'adolescenza come una fase
contrassegnata esclusivamente da ribellioni e da
conflitti (sia intrapsichici, sia fra l'attore e il suo
ambiente più prossimo) né vederla come un
passaggio privo di scosse dalla riva indistinta e
mal strutturata dell'infanzia alla riva ben
costruita, funzionante, sicura dell'età adulta.
I MINORI
PROBLEMATICHE SOCIALI NELLA
SOCIETA’ ODIERNA
I minori
Problematiche sociali nella società
odierna
Cosa accade:
• La società odierna influenza in maniera
ossesiva i giovani, infatti nei minori,
specialmente nell’adolescente, che si trova
una fase “di crisi”vi sono numerosi bisogni
come il bisogno di identità.. Egli si chiede
cosa diverrà in un futuro e cosa lui vuole
essere..
• Il gruppo è come uno strumento che
segna il passaggio dalla vita protetta della
famiglia in cui i ruoli e le regole erano
definite , al mondo adulto in cui è
necessario scegliere ….
• Il gruppo influenza molto il giovane, egli si
identifica nel gruppo, per il minore ciò che
pensa il gruppo e di fondamentale
importanza …
Cosa fanno i giovani per farsi
accettare dal gruppo dei pari
• I giovani adolescenti per farsi accettare
dal gruppo dei pari molto spesso incorrono
in situazioni di ”rischio” per loro e per gli
altri..
• I minori tendono a identificarsi con ciò che
è più simile a loro … e ad emarginare
coloro che sono “diversi” per loro..
emarginazione = tristezza
Malessere psico-sociale
I rischi a cui può incorrere un
adolescente
• Disadattamento:si ci riferisce ad una
mancata impossibilità di un inserimento
creativo e attivo dei giovani all’interno
della società e delle istituzioni
• Devianza :corrisponde ad un
comportamento che infrange visibilmente
una norma culturale o giuridica che
determina disapprovazione o punizione
Una forma di devianza
MICROCRIMINALITA’
DROGA
ALCOL
E NON SOLO...…
LA VITA E’ UN DONO
PREZIOSO NON
SPRECARLA CON LA
DROGA
Fly UP