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I MINORI
Questo elaborato multimediale in Power Point è stato realizzato dalla classe 5 A tecnico dei servizi sociali durante le ore di informatica gestionale nel laboratorio 102, con l’assistenza della professoressa Richichi Concetta. Tale elaborato presenta alcune tematiche di studio riguardante il profilo professionale del tecnico dei servizi sociali. PRIMA INFANZIA (O-2 ANNI) SECONDA INFANZIA (2-4 ANNI) TERZA INFANZIA (6-11 ANNI) ADOLESCENZA (11-18 ANNI) Con il termine minori s’intende quella fascia di età compresa da 0 a 18 anni. Le conoscenze relative al bambino si sono ampliate e diffuse infatti oggi vi è una maggiore cultura dell’infanzia grazie alle ricerche pedagogiche, psicologiche e sociologiche. In passato il bambino non era considerato come un soggetto che presentava caratteristiche e bisogni peculiari, ma veniva considerato come un “adulto in miniatura”. L’idea che ad ogni età corrispondono caratteristiche e bisogni che sono differenti da quelli di un adulto è una conquista molto recente della nostra cililtà. Il 1°a introdurre questa concezione fu Roussuean, il quale affermò che il bambino fosse fondamentalmente buono e che fosse compito degli educatori predisporre le condizione perché potessero emergere le sue potenzialità. CARATTERISTICHE Secondo le teoria di Piaget il bambino si trova nel periodo senso motorio. Il bambino presenta una predisposizione innata a stabilire rapporti sociali. Il primo rapporto sociale è con la figura materna con cui si stabilisce il legame di attaccamento. Intorno ai 12 mesi vi è la conquista della deambulazione e solo successivamente compare la funzione simbolica. Soltanto dopo i 18 mesi il bambino comincia a rappresentarsi mentalmente l’esistenza della figura di attaccamento, indipendentemente dalle sua presenza. Il linguaggio inizialmente è ristretto all’olofrase. BISOGNI PREVALENTI Bisogni primari: mangiare, dormire, igiene, di protezione. Bisogno di esplorazione e di gioco. Bisogno di affetto e attaccamento: la presenza di una figura significativa che opera come funzione di protezione contro le aggressioni del mondo esterno; CARATTERISTICHE Nel bambino aumentano le capacità motorie sia di motricità globale, sia di motricità fine, è in grado di spostarsi con facilità e di farsi comprendere attraverso il linguaggio. Il pensiero non ha ancora i caratteri della reversibilità(unidirezionalità del pensiero). Il pensiero è influenzato dall’egocentrismo(è centrato sul proprio io)e dal realismo , secondo Piaget questo porta a forme di animismo, artificialismo e funzionalismo. Secondo la teoria di Freud verso i tre anni vi è l’insorgere del complesso di edipo, e la comparsa di sentimenti conflittuali. BISOGNI PREVALENTI Bisogno di gioco e di scoperta (gioco simbolico). Bisogno di autonomia e iniziativa: il bambino pretende di fare da solo e di essere autonomo. Bisogno di interazione con i coetanei. CARATTERISTICHE BISOGNI PREVALENTI Il pensiero del bambino è operatorio, vi è una maggiore consapevolezza di sé intesa come la conoscenza del proprio valore, la tendenza ad avere interazioni sociali con i coetanei dello stesso sesso. Il pensiero diviene capace di reversibilità cioè riesce a prendere in esame contemporaneamente aspetti diversi della realtà. Vi è il superamento graduale dell’egocentrismo del pensiero, si verifica una maggiore strutturazione dei gruppi e l’accettazione di regole condivise nel gioco e il riconoscimento di chi svolge la funzione del leader. Bisogno di avventura: esplorare il mondo contando sulle proprie forze. Bisogno di interazione con i propri coetanei. Bisogno di stima e riconoscimento: inizia il confronto delle proprie capacità con i coetanei. Bisogno di aggregazione: i genitori perdono il loro valore di uniche figure di riferimento, cominciano le prime ribellioni e assumono un significato diverso le amicizie fra coetanei. CARATTERISTICHE L’adolescenza rappresenta il passaggio all’età adulta. È un periodi di grandi cambiamenti a livello fisico, psichico e sociale. In questa fase l’elemento caratterizzante è il gruppo con il quale si condividono molti interessi. Per gli adolescenti il gruppo diviene un elemento di appartenenza in cui si riconosce e si rafforza la propria identità(Erikson). I cambiamenti fisici che intervengono a questa età possono essere vissuti con molta preoccupazione in quando non sempre l’adolescente si riconosce nel nuovo aspetto che va assumendo. BISOGNI Bisogno di indipendenza ed autonomia. Bisogno di interazione con il gruppo. Bisogno di autorealizzazione. Bisogno di senso. Bisogno di identità. “Il gruppo è un insieme (o totalità) dinamico costituito da individui che si percepiscono vicendevolmente come più o meno interdipendenti per qualche aspetto” Questa definizione è stata coniata da Kurt Lewin, psicologo tedesco che negli anni Trenta e Quaranta di quello che ormai si deve dire "il secolo scorso" ha indagato, in un'ottica gestaltista, le cosiddette dinamiche di gruppo. Un insieme di persone diventa gruppo quando elabora al suo interno, in maniera più o meno consapevole, obiettivi comuni all'intero gruppo. Anche quando gli obiettivi del gruppo dovessero provenire da fuori, come succede nei gruppi di lavoro, in cui l'obiettivo viene per esempio dato dagli uffici superiori, anche in questo caso il gruppo diventa tale se rielabora, facendoli propri, gli obiettivi che provengono da altre parti. Secondo parametro per definire un gruppo è la possibilità per le persone di interagire per un tempo significativo. Affinchè vi sia gruppo si deve avere la possibilità di passare dalla pura interazione alla relazione. Pertanto, è chiaro che il gruppo e i suoi membri deve cominciare ad avere una sua storia. Il gruppo dà quindi regole, che in senso più ampio significa imparare quelli che sono i limiti del vivere, e del vivere sociale in particolare. E poi, le regole provenienti dal gruppo hanno meno la figura della costrizione e dell'inibizione e più quella dell'incanalamento costruttivo delle forze (in gruppo, se tutti parlano nessuno riesce a capire nulla, ecco che allora la regola dei turni di parola esce come esigenza regolamentatrice e funzionale per ciascuno, e, cosa sorprendente, ciò viene riconosciuto anche da una classe di bambini di tre quattro anni!). Il gruppo dei coetanei costituisce la fonte privilegiata a cui richiedere svariate forme di aiuti: a livello emotivo, psicologico, comportamentale e spesso anche cognitivo. Gli elementi che contraddistinguono il gruppo di adolescenti da altri gruppi sono: Senso di appartenenza e status sociale; La costruzione di regole di gruppo; Il rispetto delle regole e l’esclusione dal gruppo; Composizione del gruppo; Gli scopi del gruppo. La dinamica è lo studio sia delle forze e dei movimenti che esse provocano, sia delle relazioni che così vengono a stabilirsi. Il termine di "dinamica" è stato ripreso dalla fisica da Lewin per designare lo studio delle interrelazioni e della evoluzione in un gruppo ristretto. Secondo Lewin, i rapporti umani sono sempre in divenire, la loro stabilità non è che un'apparenza e non rappresenta che una tappa, "un equilibrio quasi-stazionario" di relazioni che non possono che trasformarsi. Si parla spesso di dinamiche di gruppo quando si tratta di gruppi di formazione, di sensibilizzazione. Definizione La pedofilia quale forma di perversione sessuale, è senz’altro la più inquietante per la frequenza con cui si sta manifestando nella nostra società. Chi è il pedofilo? • Il pedofilo è colui che è attratto sessualmente e • • • psicologicamente da soggetti prepuberi, ossia che non hanno ancora sviluppato caratteristiche secondarie evidenti (crescita del pene, della prostata, dei muscoli e dei peli nell’uomo, dell’utero, del seno, della vagina e del pube nella donna). Secondo il DSM IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 1994) durante un periodo di almeno 6 mesi sono presenti, fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti e intensamente eccitanti che comportano attività sessuale con uno o più bambini (generalmente di 13 anni o più piccoli). Il soggetto deve avere almeno 16 anni e 5 in più del bambino Secondo la visione classica (Fenichel, 1945; Freud, 1905), la pedofilia rappresenta una scelta oggettuale narcisistica, nel senso che il pedofilo vede il bambino come un’immagine riflessa di se stesso bambino. Inoltre molti Autori ritengono che alla base della pedofilia vi sia l’angoscia di castrazione che impedisce l’accesso alla sessualità matura, genitale. • • • Il pedofilo è, quindi, attratto da una bambina e non da una donna in quanto spaventato dalla penetrazione vaginale. Nel rapporto con una minore infatti può evitarla o affrontarla da una posizione di “superiorità”. I pedofili venivano anche considerati, e molti lo sono tuttora, individui impotenti e deboli che cercavano i bambini come oggetti sessuali in quanto questi ponevano meno resistenze, creavano minore ansia rispetto ai partner adulti, permettendo così ai pedofili di evitare l’ansia di castrazione. Molti pedofili sono stati vittime di abusi sessuali nella loro infanzia; la perversione assolve ,allora, alla funzione di rivivere in maniera attiva l’antico trauma sessuale che, nell’atto perverso è annullato e trasformato in piacere, costituendo una sorta di rivincita simbolica in cui il minore abusato passa dal ruolo di vittima a quello di aggressore. Ciò non significa che tutti i bambini violentati diventeranno pedofili, molto dipende dall’età del bambino, dalla forma del trauma, dall’ambiente in cui il minore è inserito ecc….. I pedofili sono differenziati a seconda che presentino un blocco evolutivo o una regressione. Tipi di pedofilia. • Considerando l’autore di reato è possibile distinguere nella • • • • • • pedofilia in diverse categorie: intrafamiliare, attuato cioè da membri della famiglia nucleare (genitori, compresi quelli adottivi e affidatari, patrigni, conviventi, fratelli), o da membri della famiglia allargata (nonni, zii, cugini o amici di famiglia); extrafamiliare attuato da persone esterne alla famiglia ma conosciute dal minore (vicini di casa, conoscenti); istituzionale, quando gli autori sono figure professionali a cui il minore viene affidato per ragioni di cura, custodia, educazione, gestione del tempo libero nel contesto di istituzioni (maestri, medici, bidelli, allenatori, assistenti di comunità, educatori…..); di strada, da parte di persone sconosciute; criminale, attuato da gruppi organizzati a fini di lucro (organizzazioni per la produzione di materiale pornografico, per lo sfruttamento della prostituzione e per il turismo sessuale); da parte di gruppi organizzati, (sette, gruppi di pedofili….) esterni alla famiglia; Conseguenze psicologiche sulla violenza sessuale • L’abuso sessuale ha sulla vittima una complessa e tragica • • • • • ricaduta con conseguenze che minano la salute fisica, la sicurezza il senso di fiducia negli altri, l’equilibrio emotivo del bambino, la stima di sé e il suo sviluppo psicorelazionale. L’impatto psicologico sul minore è determinato anche dalla modalità di attuazione della violenza. Se la vittima ha subito un vero e proprio stupro, con violenza ed irruenza, le conseguenze saranno molto simili a quelle che caratterizzano una violenza carnale aggravate però dal fatto che il genitore, che avrebbe dovuto proteggere e amare il figlio, si trasforma da accudente in aggressore. I disturbi che si possono presentare nei minori che sono stati vittime di violenze sessuali sono: disturbi somatici (la situazione traumatica provoca una depressione delle difese immunitarie); disturbi psicosomatici; disturbi psichiatrici; • variazioni comportamentali ( irrequietezza, isolamento, • • • • atteggiamento remissivo, conoscenza precoce del comportamento sessuale adulto, aggressività verso i pari o gli adulti, comportamento deduttivo, rifiuto netto di visite mediche, ecc ); variazioni significative del rendimento scolastico; disturbi psicologici (perdita dell’autostima, crisi d’ansia, incubi notturni, difficoltà ad addormentarsi….); Non esiste un rapporto lineare tra l’abuso e le eventuali conseguenze psicopatologiche; non è l’abuso in sé ad essere patogeno ma l’utilizzo rigido di difese da parte del bambino, difese che gli consentano di tollerare sentimenti molto forti quali angoscia, senso di colpa e di impotenza, vergogna, ecc. Le difese maggiormente utilizzate sono la rimozione, la negazione, l’isolamento dell’affetto (da cui deriva un impoverimento cognitivo, causa della caduta del rendimento scolastico), scissione in settori del tipo “tutto buono e tutto cattivo”, identificazione con l’aggressore o con il ruolo di vittima. I trattamenti psicoterapeutici per l’abusante • La psicoterapia individuale ha l’obiettivo di integrare il • • • • comportamento perverso con il nucleo centrale del funzionamento della personalità del paziente, così che possa essere armonizzato con il resto della sua vita. Nel caso di violenza sessuale intrafamiliare la terapia della famiglia è una parte integrante dell’intero piano terapeutico. Il trattamento rivolto all’intera famiglia non implica necessariamente che ogni seduta terapeutica coinvolga tutti i singoli membri insieme. Può essere utile, e spesso inevitabile, incontrarli singolarmente o in gruppi ristretti. In ogni caso però tutti i membri della famiglia, almeno una o due volte, dovrebbero essere riuniti in incontri comuni che hanno la finalità di raggiungere cinque obiettivi fondamentali: ricostruire i fatti relativi all’abuso. Molto spesso, infatti, l’argomento incesto, seppure trattato singolarmente dai membri della famiglia con i vari operatori, non viene affrontato apertamente fra le persone direttamente coinvolte. L’incesto in questo modo continua a rappresentare un segreto all’interno della famiglia; l’incontro familiare deve servire a stabilire come è avvenuto l’abuso, il luogo e le circostanze in cui si è verificato, e dove si trovassero gli altri membri della famiglia in quel momento. Legge 15 febbraio 1996 • Si parla di abuso sessuale sia che si compiano atti sessuali • • • • direttamente sul corpo del bambino, sia che quest’ultimo venga costretto ad assistere a rapporti sessuali. L’abuso sessuale nei confronti di minori rientra nella materia della violenza sessuale, oggetto di una recente e radicale modifica ad opera della L. 15 febbraio 1996, n. 66 (Norme contro la violenza sessuale), nata dalla proposta di legge n. 2576 presentata il 23 maggio 1995 alla Camera dei deputati di tutti i gruppi parlamentari. Questa legge ha permesso di considerare il reato di violenza sessuale come un reato contro la persona e non contro la moralità pubblica e il buon costume, secondo quanto stabilito dal Codice Rocco. In questo senso il vero bene leso non è una generica moralità sessuale di cui sarebbe titolare la collettività, ma il singolo individuo la cui libertà viene gravemente e profondamente violata. Le nuove disposizioni in materia di violenza sessuale tendono a difendere da illecite invasioni nella propria sfera di libertà ogni persona, maschio o femmina, adulto o minore. Una particolare attenzione è riservata a quest’ultimo proprio in ragione della sua inesperienza, della incapacità di esprimere un consenso realmente libero e cosciente, degli effetti devastanti per un armonico equilibrio psicofisico che precoci esperienze sessuali possono provocare. • Ovviamente la violenza sessuale compiuta su un minore comporta • • • • un aggravamento della pena (art. 609 ter). Atti sessuali con minorenne (art. 609 quater). Il concetto di minorenne che la norma prende in considerazione non è quello comunemente in uso, relativo al compimento dei 18 anni: nel senso che non tutti gli atti sessuali con minori sono vietati. Il minore nei cui confronti possono essere compiuti gli atti puniti è infatti colui che non ha ancora compiuto 14 anni: oppure, che non ne ha ancora compiuti 16, se il colpevole è una persona a lui particolarmente vicina, tipo l’ascendente, il genitore adottivo, il tutore, ovvero altra persona cui, per ragioni di cura, educazione, istruzione, vigilanza o custodia il minore è affidato o che abbia con quest’ultimo una relazione di convivenza. Si può affermare che in questa ipotesi la violenza è, per così dire “presunta”: l’atto sessuale rappresenta sempre un reato, a prescindere dalla prova di una qualsiasi forma di costrizione e, addirittura, anche se dovesse sussistere il consenso del minore. Viceversa, al di fuori di questa ipotesi, in linea di massima gli atti sessuali compiuti su minori di età compresa tra i 14 e i 18 anni, sono leciti (salva l’ipotesi in cui integrino una violenza sessuale); come pure i casi in cui l’atto sessuale avvenga tra minori, a patto che abbiano già compiuto i 13 anni e non vi sia tra i due una differenza di età superiore ai tre anni (questo ovviamente per tutelare la sessualità tra minori, salvaguardando così la loro autonomia di scelta). Quindi 12 anni è il limite al di sotto del quale il consenso del minore al rapporto sessuale deve ritenersi invalido. • Non in tutti i casi in cui il minore è oggetto di abuso sessuale lo psicologo che • • • • ne viene a conoscenza è obbligato alla denuncia alla competente Autorità; l’obbligo è previsto solo ove il reato sia perseguibile d’ufficio. Questo si verifica solo in alcune ipotesi: 1. con riferimento alla violenza sessuale vera e propria, solo fino a che il minore non ha compiuto i 14 anni; 2. oltre i 14 anni e fino ai 16 solo qualora l’autore sia uno di quei soggetti al minore particolarmente vicini (genitore, anche adottivo, o il di lui convivente, il tutore ovvero altra persona cui il minore è affidato per ragioni di cura, educazione, istruzione , vigilanza o di custodia: ad esempio medico, educatore, insegnante, infermiere, sorvegliante di un Istituto penale ecc), mentre è indifferente che si tratti di violenza sessuale o di meri atti sessuali; 3. se il fatto è comunque connesso con un altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio; In base a queste norme, pertanto, il probabile abuso sessuale denunciabile all’Autorità giudiziaria (in quanto procedibile d’ufficio) si configura allorché un minore di 14 anni sia oggetto di vera e propria violenza sessuale, da chiunque essa provenga; al di sopra di tale età e fino ai 16 anni quando, indipendentemente dall’esistenza di una violenza, l’autore dell’atto sessuale sia una persona “particolarmente qualificata”.l Senescenza • Invecchiamento fisico; • Invecchiamento cerebrale. Invecchiamento Fisico • Apparato tegumentario; • Apparato osteoarticolare; • Apparato cardiovascolare; • Apparato respiratorio; • Sistema muscolare; • Sistema nervoso; Apparato osteoarticolare: Apparato tegumentario: Comparsa di rughe, macchie scure,capelli bianchi. Sistema muscolare: Aumento di tessuto connettivo, di fibre elastiche con fenomeni di infiltrazione grassa e atrofia bruna. Ridotta resistenza muscolare. Fragilità scheletrica, Pericolo di fratture, Difficoltà nella deambulazione e nei movimenti. Invecchiamento Cerebrale • Demenza Senile; • Demenza di Alzheimer; • Arteriosclerosi; Teorie dell’invecchiamento • Orologio biologico; • Catastrofe di errori di Orgel; • Radicali liberi; • Immunologica; • Multifattoriale. Demografia Oggi con il miglioramento delle condizioni di vita e conseguentemente l’allungamento di quest’ultima nel nostro paese vi è un’aumento di anziani rispetto ai nascituri. Fasi dell’invecchiamento • Presenilità; • Senescenza (65-74 anni); • Senilità o Vecchiaia (otre i 74 anni). Fasce di età • 65-74 anni (giovani-vecchi); • 75-84 anni (vecchi); • 85 anni e oltre (grandi vecchi) Disturbi Psichici • Depressione endogena o esogena; • Disturbi Bipolari; Patologie cerebrali • Ictus cerebrale; • Attacchi ischemici transitori; • Drop Attacks. Patologie fisico-anatomiche • • • • • • • • • Bronchite cronica; Polmonite; Tubercolosi; Infarto; Angina pectoris; Aritmie; Osteoporosi; Artrosi; Diabete L'adolescenza inizia con la pubertà ma non è il solo mutamento biologico connesso con la pubertà che provoca il momento adolescenziale. Al cambiamento fisico si associano esperienze emozionali molto intense: per la rilevanza dei cambiamenti corporei e dell'assetto pulsionale che impongono la ricerca di nuovi equilibri nei rapporti con il mondo e con il proprio sé; per la precocità del cambiamento rispetto a quello dei coetanei (o coetanee) che lo fa giungere inaspettato, o per il suo ritardo che suscita in chi si aspetta di cambiare, ansie e incertezze in rapporto a chi è già cresciuto. I cambiamenti fisici, d'altronde, fanno sì che l'individuo sia trattato dalle persone con cui è abitualmente in contatto, e anche dagli estranei, in modo diverso da come era trattato da bambino. Le richieste che gli sono rivolte si modificano, ci si aspetta da lui (o da lei) un comportamento da adulto ma contemporaneamente lo si continua a considerare non autonomo, non in grado di prendere da solo certe decisioni rilevanti per il suo destino (bere alcool o no, fumare o no, uscire la sera con i coetanei, scegliere l'orientamento scolastico...). Di questo mutamento di relazioni l'adolescente è particolarmente consapevole: in rapporto ad esso modifica il proprio atteggiamento verso se stesso ed il mondo circostante. Il primo indice, frequentemente conflittuale, di questo cambiamento di atteggiamenti si manifesta nel fatto che egli/ella non accetta più di essere totalmente dipendente dalla propria famiglia e dalle varie forme di sostegno sociale-affettivo che la famiglia gli/le ha fornito sino a quel momento. L'acquisizione, anche parziale, di autonomia permette di intraprendere nuove attività e di adottare stili di condotta diversi, collegati a nuove modalità di mettersi in rapporto con gli altri. I cambiamenti che si verificano mettono in discussione il sistema di rappresentazioni e di schemi che hanno regolato sino a quel momento le relazioni dell'individuo (ragazzo o ragazza) con il proprio corpo, con altri individui e gruppi, con attività, oggetti ed istituzioni sociali. L'adolescenza si conclude quando l'individuo è in grado di stabilire rapporti stabili e significativi con se stesso, con i gruppi di riferimento più prossimi e con il proprio ambiente di vita più ampio. Questa assunzione, fondata sul carattere attivo del rapporto sé-altri-mondo, indica che nel corso dell'adolescenza accadono avvenimenti che obbligano l'individuo a comportarsi e a definirsi in rapporto sia con l'ambiente in cui è inserito, sia con i gruppi di cui è membro, sia con le proprie trasformazioni. E' possibile sostenere che ci sono molti modi diversi di vivere l'adolescenza e che lo stesso soggetto che cresce è parte attiva, costruttiva, della propria evoluzione. Non ha quindi senso considerare l'adolescenza come una fase contrassegnata esclusivamente da ribellioni e da conflitti (sia intrapsichici, sia fra l'attore e il suo ambiente più prossimo) né vederla come un passaggio privo di scosse dalla riva indistinta e mal strutturata dell'infanzia alla riva ben costruita, funzionante, sicura dell'età adulta. I MINORI PROBLEMATICHE SOCIALI NELLA SOCIETA’ ODIERNA I minori Problematiche sociali nella società odierna Cosa accade: • La società odierna influenza in maniera ossesiva i giovani, infatti nei minori, specialmente nell’adolescente, che si trova una fase “di crisi”vi sono numerosi bisogni come il bisogno di identità.. Egli si chiede cosa diverrà in un futuro e cosa lui vuole essere.. • Il gruppo è come uno strumento che segna il passaggio dalla vita protetta della famiglia in cui i ruoli e le regole erano definite , al mondo adulto in cui è necessario scegliere …. • Il gruppo influenza molto il giovane, egli si identifica nel gruppo, per il minore ciò che pensa il gruppo e di fondamentale importanza … Cosa fanno i giovani per farsi accettare dal gruppo dei pari • I giovani adolescenti per farsi accettare dal gruppo dei pari molto spesso incorrono in situazioni di ”rischio” per loro e per gli altri.. • I minori tendono a identificarsi con ciò che è più simile a loro … e ad emarginare coloro che sono “diversi” per loro.. emarginazione = tristezza Malessere psico-sociale I rischi a cui può incorrere un adolescente • Disadattamento:si ci riferisce ad una mancata impossibilità di un inserimento creativo e attivo dei giovani all’interno della società e delle istituzioni • Devianza :corrisponde ad un comportamento che infrange visibilmente una norma culturale o giuridica che determina disapprovazione o punizione Una forma di devianza MICROCRIMINALITA’ DROGA ALCOL E NON SOLO...… LA VITA E’ UN DONO PREZIOSO NON SPRECARLA CON LA DROGA