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I nitrati nelle acque

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I nitrati nelle acque
AMBIENTE, SALUTE E QUALITÀ DELLA VITA 134
I NITRATI NELLE ACQUE
L’utilizzo di concimi azotati nelle coltivazioni di mais, in
vaste aree della regione, è causa della significativa presenza di nitrati nelle acque di risorgiva. L’inquinamento
dell’ambiente lagunare e marino, invece, è meno grave,
nonostante le alte concentrazioni di nitrati, grazie alla
diminuzione del fosforo.
L’azoto è presente in gran parte delle molecole, quali le proteine e il DNA,
che sono alla base dei processi vitali degli organismi terrestri. Nella sua
forma gassosa (N2) costituisce il 78% dell’aria che respiriamo, ma in tale
forma non può essere assorbito e usato come nutriente da piante e animali;
in natura esso deve essere prima trasformato da batteri nitrificanti in ammonio e in nitrato, in modo da poter entrare nella catena alimentare come
parte del ‘ciclo dell’azoto’.
Le piante e gli organismi vegetali, in generale, assorbono ammonio e in particolare nitrato durante i processi anabolici, mentre gli animali non sono in
grado di assorbire i nitrati direttamente. Essi ricevono i composti azotati cibandosi di piante o di altri animali che si nutrono di piante.
Quando l’azoto contenuto nella sostanza organica ha finito la sua funzione,
o quando gli organismi vegetali muoiono o perdono parte delle loro strutture, si ha produzione di escrezioni o di materia morta che viene decomposta in varie fasi, tra le quali le ultime sono a carico di particolari batteri detti denitrificatori. L’azoto,
tramite denitrificazione, viene quindi nuovamente rilasciato nell’atmosfera sotto forma di N2; l’intero
ciclo può quindi ricominciare dopo il rilascio.
In aree antropizzate l’origine dell’azoto immesso nell’ambiente è principalmente di due tipi, i reflui civili e
la fertilizzazione delle colture. Mentre la prima origine è stata progressivamente limitata, grazie all’ampio
utilizzo di sistemi di depurazione efficienti, la seconda è attualmente un problema per la nostra regione.
La necessità di aumentare le produzioni agricole per ettaro, l’utilizzo di piante esigenti in termini di azoto
(quali ad esempio il mais, spesso seminato su terreni poco idonei alla sua coltivazione), l’abbandono dell’alternanza per rotazione delle specie coltivate e la necessità di smaltimento dei reflui zootecnici utilizzati
come concime organico, hanno generato una forte pressione diffusa, in particolare nella pianura friulana.
Se i concimi azotati vengono impiegati in modo non adeguato alle condizioni locali e se la gestione del
suolo è inappropriata, si verifica un eccessivo apporto di nitrati nelle acque.
I nitrati sono sostanze particolarmente solubili in acqua e spesso le piante non riescono ad assorbire
tutti quelli presenti nel suolo. Una parte viene quindi dilavata per effetto delle precipitazioni e, grazie
a queste, giunge nelle acque sotterranee, nelle acque superficiali fluviali e lacustri, in quelle di transizione e marino-costiere.
Tale fenomeno procura un’eccessiva presenza di nutrienti (sovrafertilizzazione) negli ambienti acquatici, con alterazione degli equilibri naturali e conseguente iperproduzione di sostanza organica. Questa,
Nicola Skert
Baldovino Toffolutti
Antonella Zanello
ARPA FVG
Gestione attività
centralizzate di
rilievo regionale
Alessandro Acquavita
Pietro Rossin
Osservatorio
Alto Adriatico
una volta morta, può causare effetti di asfissia al fondo, in particolare negli ambienti lagunari e marini.
Eccessive concentrazioni di nitrati presenti nelle acque potabili possono inoltre avere effetti nocivi per
la salute umana, tanto che la corrente normativa fissa il limite di 50 mg/l per le acque potabili e, in generale, quale standard di qualità per tutte le acque sotterranee, l’Organizzazione Mondiale della Sanità
(OMS) indica in 10 mg/l la concentrazione ideale per le acque potabili.
Dilavamento dei nitrati
Nell’ultimo secolo i corsi d’acqua della bassa pianura friulana hanno subito degli interventi che hanno
causato profonde modificazioni idromorfologiche ed ecologiche con ripercussioni sulla capacità di metabolizzare l’eccesso di azoto immesso nelle acque. In modo particolare, la canalizzazione di interi tratti fluviali,il taglio della fascia perifluviale e lo sfalcio della vegetazione acquatica hanno fortemente banalizzato
gli ambienti acquatici, determinando variazioni a livello delle comunità biologiche tipiche.
Inoltre, una forte incidenza sulla disponibilità di nitrati nelle acque è dovuta alla conversione delle aree
boscate e di prato in coltura intensiva. Un suolo ricco di radici e di vegetazione infatti trattiene meglio
i nitrati e sotto le superfici prative o boscate il dilavamento dei nitrati è inferiore rispetto a quello che
si verifica sotto i campi coltivati.
Un altro fattore della stessa importanza della copertura vegetale è il periodo della concimazione. Il pericolo di dilavamento è massimo se si concima in autunno poco prima del riposo vegetativo, o in primavera prima dell’inizio della vegetazione. Pertanto, un’elevata concentrazione di nitrati nelle acque è
la conseguenza di un’utilizzazione agricola del suolo non adeguata alle condizioni locali.
Valori di tolleranza per i nitrati
Nelle acque sotterranee il valore di 50 mg/l è considerato limite di riferimento normativo (D.lgs. 31/01,
‘Qualità delle acque destinate al consumo umano’, D.lgs. 30/09, ‘Protezione delle acque sotterranee
dall’inquinamento’). Nella nostra regione le acque non contaminate, o comunque non soggette a pressione antropica, presentano un tenore di nitrati inferiore a 10 mg/l, ovvero la soglia di concentrazione
stabilita dall’OMS entro la quale non si riscontrano pericoli per la salute pubblica. Nelle zone caratterizzate da un’agricoltura intensiva, invece, i valori sono nettamente superiori (fig. 1).
Indicatore: Le macrofite acquatiche
La flora acquatica, comprensiva di diatomee e macrofite, è l’elemento biologico che meglio evidenzia il
diffuso aumento del carico di nutrienti nelle acque superficiali.
Le macrofite acquatiche sono un gruppo definito su base ecologica che comprende i vegetali macroscopicamente visibili negli ambienti fluviali acquatici. Tale gruppo comprende alghe, briofite (muschi
ed epatiche), pteridofite e fanerogame. La comunità macrofitica permette di correlare la sua composizione con le caratteristiche dell’ecosistema acquatico. Particolarmente sensibile all’inquinamento trofico, essa permette di valutare gli impatti di natura organica che potrebbero essere sottostimati dalla
componente macrozoobentonica.
Effetti dei nitrati sulle acque superficiali interne
Tramite lo studio della comunità macrofitica, nel periodo di biomonitoraggio 2009-2010, sono stati monitorati 157 corpi idrici. Non è stato possibile dare un giudizio su tale componente in 52 di essi, a causa
della mancanza/esigua presenza di taxa vegetali in alveo, o dell’abbondanza di taxa non considerati
dall’indice macrofitico applicato.
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I NITRATI NELLE ACQUE 135
AMBIENTE, SALUTE E QUALITÀ DELLA VITA 136
FIGURA 1. CONCENTRAZIONE DI NITRATI, ESPRESSA IN mg/l, NELLE ACQUE SUPERFICIALI (2009-2010).
0.2 - 5.0
Limite Bacino scolante
5.1 - 10.0
Linea Risorgive
10.1 - 15.0
Laguna
15.1 - 20.0
Province
20.1 - 48.1
FIGURA 2. STATO ECOLOGICO DELLE ACQUE SUPERFICIALI SECONDO IL ‘GIUDIZIO ESPERTO’ (2011).
St t
l
i
fi i li
Li it B
Elevato
Limite Bacino scolante
Buono/Elevato
Linea Risorgive
Buono
Laguna
Sufficiente
Province
Scarso/Sufficiente
Scarso
Cattivo
Non Valutabile
i
l
t
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AMBIENTE, SALUTE E QUALITÀ DELLA VITA 138
Complessivamente la situazione è migliore nell’area montana, dove si rilevano alghe e briofite tipiche
di ambienti a bassa trofia. Lo stato ecologico è tuttavia peggiore all’atteso, e ciò è imputabile principalmente a una destrutturazione delle comunità a macroinvertebrati probabilmente correlata alle alterazioni idromorfologiche degli alvei (vedi il capitolo Qualità delle acque superficiali interne). La
condizione peggiora, in termini generali, nella zona di pianura dove la presenza, a volte anche abbondante, di taxa indicatori di carico di nutrienti denota condizioni di elevata trofia (fig. 2).
Effetti dei nitrati sulle acque sotterranee
Serie storiche di analisi effettuate nei pozzi regionali riportano una situazione piuttosto consolidata,
in cui si registrano valori mediamente elevati (30-40 mg/l) nelle acque freatiche di alta pianura (fig.
3), con sporadici superamenti del limite di 50 mg/l, in particolare nelle acque sotterranee che si trovano al di sotto di superfici con un’elevata percentuale di campi coltivati; valori altrettanto elevati
sono riscontrabili in prossimità dell’emersioni delle acque di falda presso la fascia delle risorgive
(fig. 1).
Valori decisamente inferiori (~10 mg/l) sono registrati nei pozzi ubicati in prossimità dei grandi subalvei fluviali (Tagliamento, sistema Torre-Isonzo). Tale tenore non è attribuibile ad un minor carico di azoto
superficiale, ma generalmente dovuto alle consistenti perdite idriche subite dai corsi stessi con la conseguente diluizione delle sostanze presenti.
Infine, le acque artesiane della bassa pianura presentano valori minimi di nitrati (0-10 mg/l) in genere
decrescenti con la profondità, anche se si registrano (soprattutto nei primi livelli artesiani della bassa
pianura friulana) concentrazioni attorno ai 20-25 mg/l.
La suddivisione del comparto acque sotterranee in corpi idrici sotterranei, prevista dalla recente normativa (D.lgs. 30/2009), conferma tale situazione (vedi il capitolo Qualità delle acque sotterranee).
Effetti dei nitrati sulle acque di transizione
Con il recepimento della Direttiva 2000/60/CE attraverso il D.lgs. 152/06 ed i decreti del MATTM n.
131/08, n. 56/09 e n. 260/10, sono stati introdotti i criteri per la caratterizzazione dei corpi idrici e per
il loro monitoraggio. A partire dal 2009 sono state definite le tipologie lagunari sulla base delle dimensioni, dell’escursione di marea e della salinità media. Attraverso questi descrittori, il sistema lagunare
è stato suddiviso in tre tipologie illustrate nella figura 4: a) laguna mesoalina (salinità tra 5-20 psu),
che comprende la zona più prossima all’entroterra della laguna di Marano, dove l’apporto fluviale è più
consistente; b) laguna polialina (20-30 psu), corrispondente ad una fascia intermedia tra l’entroterra ed
il mare; c) laguna eualina (30-40 psu), che include la zona più prossima al mare. Inoltre, una quarta tipologia (corpi idrici fortemente modificati) è stata introdotta nelle aree dove risulta alterata la naturalità del sistema in seguito ad attività antropiche (ad esempio, ex valli da pesca).
Il monitoraggio delle acque superficiali, a cadenza mensile, è iniziato ad agosto 2009. Accanto al prelievo per la determinazione delle sostanze nutritive, sono stati acquisiti i parametri idrologici (temperatura, salinità, ossigeno disciolto, pH e clorofilla a indotta) per mezzo di una sonda multiparametrica.
I valori della concentrazione dei composti azotati mediati nei mesi di campionamento, riportati nella tabella 1, sono relativi ad un anno solare esatto di campionamento, ovvero fino a luglio 2010. Il data set
elaborato comprende 228 campioni.
Allo scopo di stimare la tendenza centrale nella distribuzione dei valori dei singoli analiti è stata utilizzata la mediana, in quanto la distribuzione dei valori non è di tipo gaussiano ed è influenzata dalla
presenza di numerosi outlier.
FIGURA 3. CONCENTRAZIONE DI NITRATI NEI CORPI IDRICI SOTTERRANEI (2010): FALDE FREATICHE.
FIGURA 4. TIPIZZAZIONE DEI CORPI IDRICI LAGUNARI.
ssa
Fium
e Iso
nzo
m
Fiu
atis
o
orn
sa
or
orm
eN
C
me
Fiu
ina
Zell
me
Fiu
C
me
Fiu
e Au
Fium
Fiu
me
Is
TME1
TME2
S
me
Fiu
TME3
TPO2
TPO3
l
tel
TPO1
a
TEU3
TPO4
FM2
TEU4
TME4
TEU2
TPO5
Fi
um
e
Ta
g
lia
m
en
onz
ato
FM4
TEU1
FM1
FM3
to
Mesoalina
Polialina
Eualina
Fortemente modificato
Fiumi
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I NITRATI NELLE ACQUE 139
AMBIENTE, SALUTE E QUALITÀ DELLA VITA 140
TABELLA 1.VALORI DI CONCENTRAZIONE DEI COMPOSTI AZOTATI MEDIATI IN UN ANNO DI CAMPIONAMENTO (2009-2010).
N=228
Min
Max
Media
Mediana
NO 2μg-N
NH 4+
μg-N
NO 3μg-N
< lod (0,14)
185
12,1
7,1
<lod (0,28)
468
46,6
28,3
<lod (0,28)
2860
462,7
218,4
TABELLA 2. MEDIANE DELLE CONCENTRAZIONI IN mg/l DI NITRATI NELLE QUATTRO TIPOLOGIE DI CORPI IDRICI.
N-NO2
N-NH4
N-NO3
FM
TPO
TME
TEU
8,6
49,7
114,6
8,6
33,2
341
15,8
31,1
956
3,7
21,6
120
FIGURA 5. ANDAMENTO DELLA CONCENTRAZIONE DI NITRATI NELLE LAGUNE DI GRADO E MARANO.
1,6
1,4
1,2
0,8
Grado
Marano
0,6
0,4
0,2
0
ag
os
to
se
tte
m
br
e
ot
to
br
e
no
ve
m
br
e
di
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io
m
ar
zo
ap
ril
e
m
ag
gi
o
gi
ug
no
lu
gl
io
mg/l
mg/L
1
Mese
Effetti dei nitrati sulle acque marino-costiere
Nel periodo 2009-2010 è stato attuato da ARPA FVG il programma di monitoraggio dei corpi idrici delle
acque marino-costiere regionali. Sono stati individuati 17 corpi idrici, di cui 10 nella fascia costiera
entro 3.000 m e 7 in quella marina più al largo fino ad 1 miglio nautico dalla linea di base. Attualmente
>
Il Dissolved Inorganic Carbon (DIN), quale somma delle tre forme azotate (azoto ammoniacale, nitrico
e nitroso), ha una concentrazione mediana pari a 254 μg/l. Delle tre specie chimiche costituenti il DIN,
il NO3- è la forma predominante (86,1%), seguita dall’NH4+ (11,1%) e dal NO2- (2,8%).
Tali carichi di N inorganico sono significativamente più elevati (circa 5 volte), se confrontati con quelli
riscontrati in un sistema di transizione simile come la laguna di Venezia.
In prima approssimazione si evidenzia, a livello regionale, una distinzione tra i due ecosistemi lagunari
(Marano e Grado), dovuta essenzialmente alla differenza degli apporti provenienti dalla pianura e dalle
zone di risorgiva che veicolano all’interno dell’ecosistema significative quantità di acqua a bassa salinità e di composti azotati. Un’altra distinzione può essere evidenziata nelle zone lagunari storicamente
soggette ad attività che ne hanno profondamente modificato la naturalità (FM).Tra di esse vi è, ad esempio, la Val Cavanata.
I valori più elevati di NO3- (2,5-2,8 mg/l) si registrano nei corpi idrici TME 2 e TME 3,caratterizzati da bassa salinità ed influenzati dagli apporti idrici del Turgnano e del Cormor.In questo contesto è evidente la distinzione
tra i due sottobacini (Marano e Grado) tenendo in considerazione l’andamento del NO3-. In entrambi i bacini,
i valori mediani di concentrazione particolarmente elevati si evidenziano nei periodi di maggiore portata fluviale (autunno/inverno e tarda primavera), come evidenziato in figura 5.
La distinzione e gli apporti di NO3- è più chiara considerando le dinamiche delle specie azotate nelle
quattro tipologie di corpo idrico; in tabella 2 sono riportate le mediane in μg/l nelle quattro tipologie.
Analizzando i valori mediani annuali per i singoli parametri considerati si evidenzia come i corpi idrici
FM siano generalmente caratterizzati da un valore di ammonio (N-NH4) più elevato, associato ad un
minore ricambio idrico e quindi ad una scarsa circolazione d’acqua, dovuta principalmente alla morfologia del corpo idrico stesso. In aggiunta, in corpi idrici che in passato sono stati siti in cui ha avuto
luogo un’intensa attività di itticoltura il carico organico presente nel sedimento accelera i processi di
rimineralizzazione con forte consumo di O2 e NO3-, che porta alla formazione di NH4+ nelle acque interstiziali e quindi il suo passaggio in colonna d’acqua.
La Val Cavanata (FM 1, riportata in blu in figura 6, è particolarmente soggetta ad uno scarso ricambio
idrico, evidenziando concentrazioni elevatissime di N-NH4, fino a quasi 500 μg/l.
Come evidenziato nella figura 7, la percentuale di N-NH4 rispetto al DIN in FM 1 raggiunge sempre valori molto elevati, con punte massime prossime al 100%.
I valori mediani annui dei nutrienti sono stati anche trattati applicando un’analisi di tipo geostatistico
(ArcGis) (figg. 8-10). Dall’interpolazione appaiono ancora più evidenti i carichi di nitrati nelle zone più
vulnerabili del sistema lagunare.
Allo stato attuale i corpi idrici di transizione, sulla base della Direttiva 2000/60/CE, presentano uno
stato di qualità scarso o sufficiente nella parte più interna lagunare, in cui le pressioni sono dovute agli
apporti fluviali e dove risulta particolarmente evidente l’impatto antropico, riconducibile essenzialmente a pressioni diffuse da agricoltura intensiva, con la presenza di una zona vulnerabile ai nitrati ai
sensi della Direttiva 91/676/CEE. Lo stato di qualità buono/elevato si rileva nella fascia più influenzata dagli apporti marini e quindi a maggior ricambio, dove i prati a fanerogame marine sono particolarmente sviluppati. In generale si evidenzia una maggiore sensibilità della comunità macrofitica ed
una sua compromissione soprattutto in alcuni corpi idrici fortemente modificati.
AMBIENTE, SALUTE E QUALITÀ DELLA VITA <
I NITRATI NELLE ACQUE 141
AMBIENTE, SALUTE E QUALITÀ DELLA VITA 142
FIGURA 6. ANDAMENTO DEL CARICO DI AMMONIO IN TRE CORPI
μ IDRICI (FM 1-2-3) (VEDI FIG. 4).
500
450
FM
FM101
1
400
FM
FM301
3
FM
FM201
2
350
300
μg/l
250
200
150
100
20
0
agosto
ottobre
dicembre
febbraio
aprile
giugno
Mese
FIGURA 7. PERCENTUALE DI AMMONIO RISPETTO AL DIN NEL CORPO IDRICO FM 1 (VEDI FIG. 4).
120
100
%
80
60
40
20
0
1
2
3
4
5
6
Numero di campionamenti
7
8
9
10
FIGURA 8. DISTRIBUZIONE DEI CARICHI DI NITRATI NEL SISTEMA LAGUNARE.
FIGURA 9. DISTRIBUZIONE DEI CARICHI DI NITRITI NEL SISTEMA LAGUNARE.
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I NITRATI NELLE ACQUE 143
AMBIENTE, SALUTE E QUALITÀ DELLA VITA 144
FIGURA 10. DISTRIBUZIONE DEI CARICHI DI AMMONIO NEL SISTEMA LAGUNARE.
FIGURA 11. TIPIZZAZIONE DEI CORPI IDRICI MARINO-COSTIERI.
CE11
CE12
CE15
MA21
CE16
ME23
CE13
CE14
ME22
CA34
ME21
ME12
CA33
ME11
MA31
CA32
CA36
CA31 CA35
sono stati aggiunti 2 corpi idrici fortemente modificati,
situati nell’area portuale di Trieste e nella baia di MugPer limitare gli apporti di nutrienti verso il sistema idrolo- gia, per i quali si prevede di iniziare il monitoraggio nel
2011 (fig. 11).
gico sotterraneo e la rete
I valori della concentrazione dei composti azotati meidrica superficiale, sono state diati nei mesi di campionamento, riportati nella tabella
individuate in regione due
3, comprendono un dataset di 266 campionamenti.
È evidente dal confronto con la tabella 1 riguardante
Zone Vulnerabili ai Nitrati di
l’ecosistema lagunare che il golfo di Trieste ha un caorigine agricola: il territorio
rico mediano di NO3- circa 3 volte inferiore. I valori più
del comune di Montereale
si registrano a livello del corpo idrico CE 15 diValcellina e il bacino scolante elevati
rettamente influenzato dagli apporti lagunari attrain laguna di Marano e Grado.
verso le bocche di porto, ed in misura minore
nell’adiacente CE 16. Periodici accumuli sono anche evidenti in MA 21 e CE 12 sotto influenza degli apporti isontini. Il DIN ha una concentrazione mediana pari a 105,7 μg/l. Delle tre specie chimiche costituenti il DIN, il
NO3- è la forma predominante (86,9%),seguito dall’NH4+ (10,5%) e dal NO2- (2,6%).In generale,per le acque
marino-costiere la qualità è complessivamente buona o elevata, ad eccezione delle due aree corrispondenti ai corpi idrici prospicienti le bocche lagunari di Grado e Porto Buso, la cui valutazione finale è risultata essere sufficiente. Tale stato potrebbe essere attribuito agli impulsi stagionali di sostanze nutritive
arricchite in azoto e provenienti dal perimetro lagunare, oppure alla qualità del substrato (granulometria
del sedimento) non adatto alla crescita delle popolazioni bentoniche.
Nella figura 12 sono riportate le concentrazioni di nitrati riscontrate nel periodo 2009-10 nelle acque
di transizione e marino-costiere.
Impatti e risposte
Il giudizio di stato ecologico, in particolare in relazione alle comunità di macrofite, è coerente con i dati
di concentrazione di nitrati analizzati nei corpi idrici regionali.Dalle carte di concentrazione di nitrati si evidenzia un incremento significativo a valle della linea delle risorgive. La carta si sovrappone bene a quella
di stato ecologico, il cui peggioramento a valle della linea delle risorgive è principalmente correlato a un’alterazione della comunità macrofitica. Se ne deduce che la destrutturazione delle comunità di macrofite
d’acqua dolce e le periodiche intense fioriture planctoniche delle zone interne della laguna di Marano sono
probabilmente dovute ad un significativo impatto antropico. Esso è riconducibile essenzialmente a pressioni diffuse da agricoltura intensiva, che hanno determinato la presenza di una zona vulnerabile ai nitrati
ai sensi della Direttiva 91/676/CEE, e a causa delle quali le acque di falda riemergono lungo la linea delle
risorgive con una concentrazione media attorno ai 40 mg/l di NO3. Ulteriori impatti significativi sono da
collegarsi a interventi di artificializzazione e ad allevamenti ittici. La bonifica della bassa pianura friulana
ha infatti comportato alcuni processi di deterioramento ecologico strutturale delle comunità soprattutto
macrofitiche d’acqua dolce,dovuti alla rettificazione e alla canalizzazione delle rogge,alla scomparsa della
fascia riparia a seguito dello sfalcio periodico delle sponde e delle macrofite in alveo. Al fine di limitare gli
apporti di nutrienti verso il sistema idrologico sotterraneo e la rete idrica superficiale, in applicazione alla
Direttiva 91/676/CEE sono state individuate,in regione,due Zone Vulnerabili ai Nitrati (ZVN) di origine agricola (nel 2003 la zona corrispondente al territorio del comune di Montereale Valcellina, nel 2008 il bacino
scolante in laguna di Marano e Grado,che include 67 Comuni compresi tra l’anfiteatro morenico e la laguna)
ed è in vigore il Programma d’Azione (PdA) approvato con D.P.Reg. 24-5-2010 n. 0108/Pres.
AMBIENTE, SALUTE E QUALITÀ DELLA VITA <
I NITRATI NELLE ACQUE 145
AMBIENTE, SALUTE E QUALITÀ DELLA VITA 146
TABELLA 3. RIEPILOGO STATISTICO DELLA DISTRIBUZIONE DELLE FORME AZOTATE NEL GOLFO DI TRIESTE.
N=228
Min
Max
Media
Mediana
N-NO2
μg-N
N-NH4
μg-N
N-NO3
μg-N
<lod (0,14)
18
4,3
2,8
<lod (0,14)
74
13
11,1
<lod (0,14)
1.757
191
92
FIGURA 12. CONCENTRAZIONE DI NITRATI NELLE ACQUE MARINO-COSTIERE E DI TRANSIZIONE (2009-2010).
mg/l NO3
0.17 - 0.62
0.63 - 1.14
1.15 - 1.90
1.91 - 3.82
3.83 - 5.83
Province
Le disposizioni del PdA sono inerenti a:
– divieti e limitazioni di applicazione al terreno di fertilizzanti conformemente al Codice di Buona Pratica Agricola (CBPA, approvato con D.M. MiPAF 19-4-1999) ed in funzione delle caratteristiche della
zona vulnerabile; in particolare, in considerazione della natura e della pendenza del suolo, delle
condizioni climatiche, dell’irrigazione, dell’uso del terreno e delle pratiche agronomiche attuate;
– capacità dei depositi per effluenti di allevamento (tale capacità è superiore a quella necessaria per
l’immagazzinamento nel periodo più lungo, durante il quale è proibita l’applicazione al terreno);
– periodi in cui è proibita l’applicazione al terreno di determinati tipi di fertilizzanti.
Nel Programma d’Azione vigente, la graduazione dell’intensità delle misure di contenimento dell’inquinamento tiene conto delle modalità di conduzione dei terreni agricoli (rotazione adottata, regime irriguo, impiego di concimi inorganici/organici e loro diversa efficienza), oltre che delle diverse
vulnerabilità territoriali (bassa ed alta pianura), al fine di ottenere risultati significativi di diminuzione
del carico e della concentrazione dei nitrati nelle acque superficiali. I criteri e le norme tecniche del
PdA che le aziende agricole ricadenti nelle ZVN osservano sono volti in particolare a:
– proteggere e risanare le zone vulnerabili dall’inquinamento provocato da nitrati di origine agricola
per il raggiungimento degli obiettivi di qualità di cui agli articoli 76, 77 e 79 del D.lgs. 152/2006;
– limitare l’applicazione al suolo dei fertilizzanti azotati sulla base dell’equilibrio tra il fabbisogno prevedibile di azoto delle colture e l’apporto alle colture di azoto proveniente dal suolo e dalla fertilizzazione, che deve essere attuata nei momenti in cui garantisce un’elevata efficienza, senza peraltro
trascurare il rispetto delle qualità fisiche, chimiche ed idrologiche dei suoli;
– promuovere strategie di gestione integrata degli effluenti zootecnici per il riequilibrio del rapporto
agricoltura-ambiente, tra cui l’adozione di modalità di allevamento e di alimentazione degli animali
finalizzate a contenere, già nella fase di produzione, il contenuto di azoto.
STRUTTURA DELL’INDICATORE
NOME
DPSIR
UNITÀ DI MISURA
FONTE
COPERTURA SPAZIALE DATI
COPERTURA TEMPORALE DATI
Macrofite
Stato
Adimensionale
ARPA FVG
Regionale
2009-2010
GLOSSARIO
Analiti. Le sostanze identificate in un’analisi chimica.
Ciclo dell’azoto. Ciclo complesso di natura chimica
che implica il trasferimento dell’azoto principalmente
dall’aria (il suo ‘serbatoio di riserva’) al suolo e agli esseri viventi, da cui attraverso processi biogeochimici
torna in atmosfera.
Effluente. Materiale di scarico che sgorga da un condotto.
Macrozoobenthos. Organismi invertebrati di taglia
non inferiore al millimetro che vivono sul fondo di
fiumi, laghi, acque di transizione e marine.
Taxa. Plurale di ‘taxon’, ovvero raggruppamento di organismi viventi secondo caratteristiche codificate
(morfologiche, genetiche, ecc).
PSU (Practical Salinity Unit). Unità pratica di salinità.
AMBIENTE, SALUTE E QUALITÀ DELLA VITA <
I NITRATI NELLE ACQUE 147
Fly UP