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lucidi - inrim
Astronomia ai limiti quantistici Cesare Barbieri Dipartimento di Astronomia Università di Padova INRIM Torino, 8 maggio 2008 15/07/2016 1 Perché ‘Astronomia ai limiti quantistici ‘? Qualche anno fa, quando si iniziò a parlare di costruire telescopi con diametri 3 o 4 volte maggiori di quelli odierni, ci chiedemmo se un telescopio molto più grande dei precedenti potesse non solo raggiungere oggetti più fievoli, o fare spettroscopia con maggior risoluzione, ma fornirci informazioni diverse da quelle convenzionali sulla luce proveniente dai corpi celesti. Queste grandi aree di raccolta ci danno infatti la speranza di una nuova Astronomia, tesa a raggiungere i limiti quantistici sinora possibili solo in laboratorio. 15/07/2016 2 Alcuni richiami di ottica ai limiti quantistici 15/07/2016 3 Ottica quantistica Così come la realtà classica si può considerare un sottoinsieme di un mondo molto più vasto, i fotoni sono più complicati di quanto non si pensi generalmente: la luce può trasportare più informazione di quella che si estrae con le normali tecniche di immagini, spettroscopia e polarimetria. I lavori di Glauber del1963 (Nobel 2005), e poi quelli di Arecchi, di Mandel e altri, dimostrarono che stati arbitrari di luce possono specificarsi con una serie di funzioni di coerenza (o di correlazione) che essenzialmente descrivono correlazioni tra fotoni di primo, secondo, terzo etc. grado rispetto alla posizione r e al tempo t. 15/07/2016 4 Importanza delle funzioni di correlazione di ordine superiore al primo Da questi lavori possiamo dedurre che le convenzionali misure fotometriche, spettroscopiche, polarimetriche, che si riferiscono a funzioni del primo ordine, possono non essere sufficienti a determinare le condizioni fisiche che hanno originato la luce. La distinzione tra luce emessa per meccanismo termico o per emissione stimolata, o per altri meccanismi ancora, non avviene tramite osservazioni dirette, ma solo per mezzo di modelli teorici indiretti e talvolta equivoci. Tuttavia, queste diverse origini potrebbero essere riflesse nelle funzioni di correlazione di ordine superiore. 15/07/2016 5 Statistiche dei tempi di arrivo dei fotoni I quanti di luce provenienti da una data direzione con una data lunghezza d’onda e stato di polarizzazione, pur se PHOTON STATISTICS IN GAUSSIAN AND LASER SOURCES apparentemente simili come F.T.Arecchi, Phys.Rev.Lett. 15, 912 (1965) immagini e spettri, possono però avere statistiche dei tempi di arrivo completamente diverse a seconda della natura della luce stessa. Vediamo un classico esempio. . Statistiche dei tempi di arrivo dei fotoni in fasci di luce aventi differenti entropie. 15/07/2016 6 Sorgenti astronomiche simili al primo ordine Su un telescopio Il Telescopio Nazionale Galileo alle Canarie, diametro 3.5m. Attraverso un dato filtro e polarizzatore, tutte le sorgenti, pur se tra loro diversissime, sembrano identiche. 15/07/2016 come il TNG, si misurano proprietà della luce che possono dedursi da funzione di correlazione al primo ordine G(1)(r, t) , di cui sono casi particolari: le immagini la spettroscopia l’interferometria di fase (Michelson) 7 Verso i domini temporali più brevi Per evidenziare queste possibili differenze si deve però assegnare il tempo di arrivo di ciascun fotone con una precisione confrontabile con il tempo di correlazione τ0, diciamo migliore del miliardesimo di secondo (cioè del nanosecondo). In altre parole, si deve portare la risoluzione temporale verso gli estremi limiti imposti dal principio di Heisenberg. Questo limite è raggiungibile in laboratorio, ma nelle applicazioni astronomiche? 15/07/2016 8 Le frontiere dell’Astronomia Come superare i limiti odierni? La storia ci insegna che l’Astronomia si è sempre sviluppata spingendo le proprie frontiere al di là dei limiti precedenti, ad es.: aprendo tutto il dominio elettromagnetico grazie allo spazio extra terrestre, portando la risoluzione angolare a valori elevatissimi grazie a dispositivi interferometrici (alla Michelson). 15/07/2016 9 Le nostre speranze Tuttavia anche in questi nuovi domini l’astronomo ingloba tutta la radiazione di una data lunghezza d’onda nella quantità "intensità". La nostra speranza è che trattando la radiazione come un gas tridimensionale di fotoni si possano mettere in evidenza coerenze spaziali e temporali di ordine superiore al primo. Se si potessero raggiungere i limiti dell’ottica quantistica, migliorando di vari ordini di grandezza le scale temporali più brevi oggi accessibili, si potrebbe: • aprire una nuova frontiera di analisi sulle proprietà statistiche della luce proveniente dagli astri, • permettere una moderna versione della Interferometria di Intensità alla Hanbury-Brown Twiss (HBTII), • applicare anche al campo astronomico le tecniche di spettroscopia a correlazione di fotoni per aumentare di vari ordini di grandezza la risoluzione spettrale. 15/07/2016 10 Funzioni di correlazione al secondo ordine Ci proponiamo dunque di determinare funzioni di correlazione al secondo ordine. Queste misure danno quantità del tipo (Intensità )2, cioè nel linguaggio quantistico, osservazioni di proprietà statistiche di fenomeni a due fotoni. Nell’interferometro di intensità (HBTII) la misura si conduce da due posti diversi ma allo stesso istante (r1 r2 ma t1 = t2), determinando la quantità γ2 =<I(r1,t) I(r2,t)>, da cui è possibile dedurre il diametro angolare della stella , o la sua binarietà, o altre caratteristiche quali l’illuminamento sul disco (il cosiddetto oscuramento al bordo). Se invece conduciamo la misura nello stesso posto ma con un ritardo temporale (r1 = r2 ma t1 t2) abbiamo uno spettrometro a correlazione di intensità, che misura <I(r,t1) I (r,t2)>, da cui si può determinare ad es. la piccolissima larghezza spettrale di righe emesse per effetto laser. 15/07/2016 11 L’interferometro di intensità Gli esperimenti condotti da Hanbury Brown e Twiss tra il 1956 e il 1967 furono fondamentali per lo sviluppo dell’ottica quantistica. L’applicazione dei loro concetti al campo astronomico portò alla costruzione dell’interferometro di intensità a Narrabri (Australia) . Lo strumento operò fino al 1974, ma poi fu abbandonato, e anche il suo concetto per lungo tempo cadde nel disinteresse degli astronomi. 15/07/2016 12 L’Interferometro di Intensità HBTII I collettori di luce avevano diametro di 6.5 m Si notino i due fotomoltiplicatori nei due fuochi primari. I due specchi si potevano distanziare, su un binario circolare, fino a quasi 200 metri. Le correnti elettriche generate dai due fotomoltiplicatori erano moltiplicate nel correlatore, che determinava così la correlazione spaziale della luce dalla sorgente senza bisogno di un collegamento ottico tra i due telescopi. 15/07/2016 13 Risultati di HBTII La correlazione così misurata e’ proporzionale a <ΔI1ΔI2>, dove ΔI = I - Iav e’ la fluttuazione di I (statistica di Bose Einstein). Si può anche dimostrare che tale correlazione e’ proporzionale a |γ12|2, cioè al quadrato della più familiare visibilità di frangia nell’interferometro di Michelson. Dunque è possibile misurare il diametro della stella, e dal secondo lobo anche l’oscuramento al bordo. 15/07/2016 CHANGE OF CORRELATION WITH BASELINE (a) Beta Cru (B0 IV); (b) Alpha Eri (B5 IV); (c) Alpha Car (F0 II) 14 Vantaggi di HBTII Quali vantaggi puo’ offrire HBTII, nonostante la sua bassa sensibilità (bassa perché effetto al secondo ordine) rispetto agli interferometri alla Michelson come il VLTI? Secondo noi sono: 1- la facilità di aggiustare i ritardi temporali elettronicamente e non otticamente (millimetri, non frazioni di lunghezza d’onda!) 2 – immunità al seeing atmosferico: non serve l’ottica adattiva 3 – sensibilità al blu, con la possibilità di complementare il grande corpo di dati che provengono dagli altri interferometri nel vicino infrarosso, e quindi con la determinazione dei diametri e dell’oscuramento al bordo in funzione della lunghezza d’onda. Ma lo sviluppo piu’ eccitante è la possibilita’ di fare interferometria con telescopi molto distanti, dato che non c’e’ la necessità ne’ di un collegamento ottico ne’ di mantenere la fase ottica ! Questo esperimento si potrebbe fare al più presto con telescopi esistenti. 15/07/2016 15 Spettroscopia a correlazione Righe spettrali classicamente identiche possono invece avere statistiche fotoniche interamente diverse. Solo la spettroscopia a correlazione può misurare la larghezza di righe laser. Riprenderò più avanti la discussione di questo argomento. 15/07/2016 16 Perchè ci vogliono grandissimi telescopi? Due i motivi fondamentali: 1 - Le correlazioni quantiche si sviluppano pienamente su scale temporali pari all’inverso della banda passante ottica. Ad es., con una banda passante di 1 A (molto stretta!) cioe’ di 1011 Hz nel visibile, la scala temporale tipica e’ 10-11 secondi (10 picosecondi). In campo astronomico, noi riteniamo che sia realistico avvicinarsi a tale limite, almeno in un futuro non troppo remoto. 2 - Il rapporto segnale/rumore per le correlazioni del secondo ordine cresce con il quadrato dell’area, non del diametro, del telescopio, come dimostra la seguente tabella. 15/07/2016 17 Vantaggi dei grandissimi telescopi Diametro del telescopio Intensità <I> Correlazione al secondo ordine <I2> 3.6 m 1 1 8.2 m 5 27 21 430 193 37,000 4 x 8.2 m 50 m Solo gli Extremely Large Telescopes potranno portare l’ottica non lineare nelle possibilità dell’astronomo. 15/07/2016 18 E nell’attesa degli ELTs? Intanto, nell’attesa che arrivino gli ELTs, possiamo: - fare astrofisica con risoluzioni temporali vari ordini di grandezza migliori di quelle attuali, rivitalizzare la HBTII, e applicare le tecniche di spettroscopia a correlazione. - sviluppare la tecnologia necessaria 15/07/2016 19 Entriamo allora più decisamente nel mondo astrofisico 15/07/2016 20 Le scale temporali astronomiche Gli impulsi osservati da 0.4 a 8.8 GHz con risoluzione del nanosecondo sono gli impulsi più brillanti sinora conosciuti, con T > 1037 K! La sorgente deve essere più piccola di 1metro! 15/07/2016 21 Un lavoro pionieristico! D. Menzel: Physical Processes in Gaseous Nebulae. I , Ap.J 85, 330 (1937) !! Menzel ipotizzava già nel 1937 (ben prima che si conoscessero maser e laser) che ci siano condizioni tali da portare a violare la nota legge di Boltzmann sulla popolazione dei livelli in equilibrio termodinamico. Trent’anni dopo, lo stesso Menzel parlava esplicitamente di laser ottici in atmosfere stellari lontane dalle usuali condizioni di equilibrio termodinamico locale (Spectrum Formation in Stars with SteadyState Extended Atmospheres, Proceedings of IAU Colloq. 2,1969) 15/07/2016 22 Fenomeni laser e maser astronomici L’invenzione del laser si può far risalire al 1958 con la pubblicazione dell’articolo Infrared and Optical Masers, di A. L. Schawlow e C. H. Townes. Il primo laser ottico funzionante fu (probabilmente) costruito da Maiman (1960). Il primo maser astrofisico fu scoperto nel 1965-68 nella nebulosa di Orione (riga a OH 18 cm), e altri seguirono presto, furono scoperti perfino laser nella atmosfera della Terra e di Marte a 10 micrometri (CO2), eccitati dalla radiazione solare. Per chi volesse approfondire l’argomento cito due lavori di rassegna: M.Elitzur: Masers in the Sky, Scientific American, 272, No.2, 52 (Feb. 1995) C. H. Townes, Astronomical masers and lasers, Quantum Electron., 1997, 27 (12), 1031-1034 15/07/2016 23 Due oggetti davvero peculiari • Vediamo ora due esempi di peculiarissimi oggetti cosmici, che ci danno la sensazione di essere i primi di una classe molto più vasta, che nell’ottico è praticamente ancora tutta da scoprire. • Vedremo cioè la pulsar nella Nebulosa del Granchio e Eta Carinae. 15/07/2016 24 La pulsar nella Nebulosa del Granchio La nebulosa (scoperta da Messier nel XVII secolo, e nota anche come M1) ha un aspetto chiaramente dominato dalla interazione di materia ionizzata con un campo magnetico. Si sa che la stellina centrale originò dalla esplosione di una supernova, osservata nel 1054 da astronomi cinesi. La stella rimase visibile a occhio nudo per due anni. 15/07/2016 25 La scoperta del 1967 Nel 1967 i radioastronomi di Cambridge (UK) Anthony Hewish and Jocelyn Bell scoprirono una forte emissione radio impulsata, con due picchi di luce susseguentisi ogni 33 millisecondi. Ben presto si scoprì che anche una stellina al centro della nebulosa si accendeva e spegneva con la stessa frequenza. La spiegazione di questo fenomeno è che stiamo osservando una piccolissima stella di neutroni rapidamente rotante, resto di una supernova. 15/07/2016 26 PULSAR La teoria delle stelle di neutroni formatesi da una esplosione di supernova fu ben presto sviluppata da Franco Pacini a Arcetri. Alla fine della sua vita normale la stella implode e poi espelle gli strati esterni. Rimane al centro una piccolissima stelle fatta praticamente tutta di neutroni . Stella di neutroni massa circa solare, diametro 10 km 15/07/2016 Densità altissima Altissima velocità di rotazione (periodi da1.5 ms a 8.5 s ) Campo magnetico fortissimo (108 - 1012 gauss ) 27 La radiazione è dovuta a particelle elettricamente cariche (tipicamente elettroni) di altissima velocità, mettiamo il 99.9% della velocità della luce , che accoppiati a un campo magnetico emettono uno spettro continuo (di potenza) nel radio, infrarosso, visibile, nei raggi X e in quelli Gamma per meccanismo di sincrotrone. 15/07/2016 Si noti che la direzione dell’asse di rotazione e dell’asse magnetico non sono proprio coincidenti. Il plasma è intrappolato nel campo magnetico. 28 La nebulosa nei raggi X Questa immagine nei raggi X conferma mirabilmente i modelli teorici di flusso bipolare 15/07/2016 29 In virtù della rotazione rapidissima e regolarissima si osserva una pulsazione luminosa con frequenza stabile come quella del miglior orologio atomico oggi in commercio. Purtroppo, mentre di pulsar radio ce ne sono migliaia, le pulsar ottiche sono pochissime, appena tre, e solo quella in M1 è abbastanza brillante e nell’emisfero boreale. 15/07/2016 30 E’ una delle stelle più luminose, interessanti e misteriose di tutta la Via Lattea. Quando fu catalogata per la prima volta nel 1677 da Edmond Halley, era di quarta magnitudine. Negli anni successivi divenne più luminosa, raggiungendo il massimo nell'aprile 1843 quando, con una magnitudine di -0,8 era la seconda stella più brillante del cielo (dopo Sirio). In seguito si affievolì, e tra il 1900 e il 1940 era solo di ottava magnitudine, quindi invisibile ad occhio nudo. Riprese poi a salire, ed oggi è di magnitudine 5 o 6, dopo un raddoppio della sua luminosità tra il 1998 e il 1999. La stella è circondata da una nebulosa a due lobi, detta anche Homunculus, che emette in tutto lo spettro elettromagnetico, dal Gamma al Radio, come si vede da queste figure: Eta Carinae X 15/07/2016 Vis IR Radio 31 Un affascinante mosaico con HST Per celebrare il 17mo anniversario del lancio di HST, la NASA ha rilasciato una delle immagini a più largo campo, ottenuta con un mosaico di varie immagini. Essa copre circa 50 anni-luce della regione centrale. L’immensa nebulosa contiene una dozzina di stelle molto calde e massicce . Si pensa che Eta Carinae sia nelle fasi finali della propria vita, ma che dalla sua eruzione si generino nuove stelle. La colorazione (a falsi colori!) corrisponde a luce dell’Idrogeno, con il rosso dovuto allo Zolfo e il verde all’Ossigeno. 15/07/2016 32 Emissione Laser in Eta Car - 1 La stella ha una enorme perdita di massa (10-3 M/anno), di cui abbiamo informazioni già a partire dal1830. Nelle zone centrali si osservano dei noduli estremamente compatti. Osservazioni spettroscopiche con l’Hubble Space Telescope hanno rivelato due intense righe del Ferro ionizzato una volta (Fe II) di cui non è semplice capire l’origine. 15/07/2016 Righe del Fe II a 2507 e 2059 A. Qual è il meccanismo che eccita 33 tali righe? Emissione Laser in Eta Car - 2 La spiegazione potrebbe essere una eccitazione di tipo laser, causata dalla intensa radiazione UV della stella che agisce come ‘pompa’ in grado di popolare alcuni livelli eccitati. 15/07/2016 34 Emissione laser in Eta Car - 3 Il meccanismo non agisce solo nell’UV, ma anche nel vicino IR. Righe IR del Fe II probabilmente amplificate per meccanismo laser. La spettroscopia di correlazione potrebbe fornire la prova decisiva. 15/07/2016 35 Alcune nostre considerazioni strumentali Le nostre prime esperienze di contare fotoni stellari assegnando a ciascuno un preciso tempo di arrivo iniziarono con il telescopio di 150cm dell’Agenzia Spaziale Italiana a Matera. L’esperimento serviva in effetti a scambiare fotoni singoli con il satellite geodetico giapponese Ajsai, era cioè un esperimento di comunicazione quantistica, ma ne approfittammo anche per acquisire fotoni da Vega. 15/07/2016 36 Alla stazione ASI di Matera Fotoni da Vega, con risoluzione temporale di 300 nanosecondi. Con P. Villoresi, A. Zeilinger (Vienna), e vari altri collaboratori a MLRO. 15/07/2016 Cominciammo a capire allora vari problemi concreti collegati con la rivelazione e la temporizzazione precisa, e con la propagazione in atmosfera, di fotoni 37 singoli. Da Matera a QuantEye per OWL Questa esperienza ci consentì di inserirci nel filone di studi per la strumentazione del progetto di Extremely Large Telescope detto OWL (Owerwhelmingly Large Telescope) dell’European Southern Observatory (ESO). Quello ESO non è il solo progetto di Extremely Large Telescopes (ELTs), varie altre nazioni (ad es. USA, Giappone) stanno sviluppando studi similari. 15/07/2016 38 Da OWL a E-ELT OWL – 100 m Nel 2006 si pensava a un OWL con diametro 100 metri . Oggi, il progetto è ridimensionato verso i 42 metri, ha anche cambiato nome, si chiama European Extremely Large Telescope (E-ELT), ma è pur sempre molto maggiore di tutti i telescopi esistenti. Quindi, lo studio QuantEye mantiene la sua validità. 15/07/2016 E-ELT 40 m E-ELT 42 m 39 Il disegno di Quanteye - 1 Lo studio QuantEye ci suggerì la messa a punto dell’ottica a partizione della pupilla (in questo caso 10x10 sottopupille). Occorrono perciò 100 rivelatori in parallelo, a contare fotoni da ognuna di esse. Come contatori di fotoni scegliemmo quelli chiamati SPAD messi a punto da S. Cova al Politecnico di Milano . 15/07/2016 40 Il disegno di Quanteye - 2 Un altro elemento cruciale fu l’individuazione di una particolare scheda elettronica (Time-to-Digital Converter, TDC) messa a punto al CERN per applicazioni di fisica delle particelle elementari, in grado di gestire molte decine di rivelatori. 15/07/2016 41 Il disegno di Quanteye - 3 Discutemmo due altri elementi essenziali: un orologio di grande qualità, nella figura indicato con un maser all’Idrogeno, una enorme memoria per i dati e il modo di analizzarli. 15/07/2016 42 Il disegno di Quanteye - 4 Pensammo che forse in futuro un computer quantistico, usando Qbits invece di Bits, con adatti algoritmi, potrebbe semplificare l’analisi dell’enorme data base multidimensionale (tempo, lunghezza d’onda, stato di polarizzazione) . 15/07/2016 43 Lo schema complessivo di fotometro quantistico Telescope, Optics and single photon Detectors EQuA Electronics for Quantum Astronomy Time and Frequency Unit Mass Storage QuAS Quantum Astronomy Software 15/07/2016 44 Scientific Data AQUEYE Per guadagnare esperienza con uno strumento così poco convenzionale, abbiamo costruito AquEye (l’Asiago Quantum Eye) per il telescopio ‘Copernico’ di 182 cm di Asiago. 15/07/2016 45 Ottica e rivelatori di AquEye Abbiamo mantenuto il concetto di dividere la pupilla in 4 sottopupille per mezzo di una piramide. Uno dei 4 rivelatori a conteggio di fotoni. L’efficienza quantica supera il 50% nel visibile. 15/07/2016 46 Elettronica di AquEye Qui sopra si vede la scatola VME con dentro la scheda TDC, il PC di gestione, una unità di memoria da 1 TeraByte e alcuni SPAD. A destra, il tutto montato al telescopio. 15/07/2016 47 optomeccanica Asiago Time and Frequency Unit 10 MHz Sinusoidal 10 MHz TTL FPGA Sinusoidal to TTL converter 10 MHz to 40 MHz converter 40 MHz TTL 1 PPS CAEN VME Crate 15/07/2016 SRS FS725 Rubidium Frequency Standard GPS - Mini-T Trimble Disciplined OCXO 48 Alcuni risultati di Aqueye in laboratorio e in cielo 15/07/2016 49 Una lampada a fluorescenza Luce di una normale lampada a fluorescenza per l’illuminazione della cupola del telescopio: la funzione di autocorrelazione del segnale mostra un andamento oscillante, indice di periodicità ben definita dell’intensità luminosa. 15/07/2016 La trasformata di Fourier del segnale mostra chiaramente i 100 Hz ( e la prima armonica a 200 Hz) dovuti alla alimentazione elettrica. 50 La luce di una stella normale variabile - 1 Il software permette di raggruppare (binnare) i dati in intervalli arbitrari, multipli di un intervallo fondamentale di 24 picosecondi. Normale fotometria astronomica ottenuta binnando i dati a 1 secondo Una corta sottostringa dei dati originali binnando a 1 millisecondo. 15/07/2016 51 La luce di una stella normale variabile - 2 La funzione di autocorrelazione alle alte frequenze è del tutto piatta, mentre si nota la presenza di variabilità fotometrica a bassa frequenza (niente di nuovo!) 15/07/2016 52 La pulsar del Granchio - 1 Ma la funzione di autocorrelazione è ben diversa da quella di una stella normale, sembra quasi una lampada che si accenda e si spenga. A prima vista i dati non mostrano stranezze. 15/07/2016 53 La pulsar del Granchio - 2 La curva di luce ha periodicità di circa 33 ms, con due picchi intervallati da circa 13 ms. Qui, i dati sono stati binnati a 0.1 ms. L’analisi di Fourier mostra senz’ombra di dubbio che il segnale ha una frequenza di base e varie armoniche, e ci consente di ottenere la curva di luce della pulsar. 15/07/2016 54 Cosa abbiamo già ottenuto con AquEye? • Aqueye ha già funzionato per quasi un anno sia in laboratorio che al telescopio, ha affrontato temperature invernali piuttosto rigide (fino a -8 C) senza mostrare degradazioni strumentali. • Può sostenere flussi di fotoni da 10 MHz sino a 1 Hz, convalidando l’eccezionale range dinamico dello strumento. Il software può analizzare le lunghissime stringhe di dati ottenute con acquisizioni che durano anche varie ore. • Abbiamo ottenuto risultati astronomici interessanti che ora stiamo analizzando. 15/07/2016 55 Traguardi per l’immediato futuro 1) Costruire uno strumento migliorato per un telescopio più grande (IquEye, the Italian Quantum Eye). 2) Distribuire il tempo tra Asiago e Lubiana con due identici ricevitori GPS/GALILEO, e verificare la sincronizzazione mediante la pulsar del Granchio. 3) Fare attenzione allo sviluppo della tecnologia dei rivelatori a fotone singolo. 4) Usare esistenti collettori di luce di grandi dimensioni 15/07/2016 56 1 - IquEye Lo strumento nuovo avrà sempre 4 SPAD, ma con vari elementi di miglioria. Lo stiamo costruendo in modo da poterlo portare a due telescopi di 3.5m quasi gemelli, cioè NTT dell’ESO a LaSilla (Cile) e TNG (INAF, La Palma Canarie). NTT TNG 15/07/2016 57 2) Distribuzione di un tempo preciso tra Asiago e Lubiana Il concetto di base è di avere un tempo fondamentale distribuito da un sistema di satelliti, comune a varie stazioni di terra. 15/07/2016 58 Galileo GNSS Oggi abbiamo il GPS, ma domani avremo il sistema europeo GALILEO. 15/07/2016 59 Lo studio HARRISON Il prossimo mese di ottobre 2008, grazie al progetto Harrison finanziato da Galileo Supervising Authority, sia Padova che Lubiana, riceveranno ciascuno una unità ACTS (Accurate and Certified Time System) . GPS INTERNET 15/07/2016 ACTS 60 10 Mhz 40 Mhz 20 Khz PPS signals NTP Signal on ETH 3 – Nuovi contatori di fotoni? La tecnologia per contatori di fotoni singoli, veloci e a basso rumore, sta rapidamente avanzando grazie anche alla potente spinta delle telecomunicazioni classiche e quantistiche. Dobbiamo quindi fare molta attenzione a questi sviluppi prima di arrivare al disegno finale per l’E-ELT. Stiamo considerando ad es. il futuro chip Hg:Cd:Te delle Hawaii, che potrebbe finalmente darci una matrice, non un singolo pixel, con efficienza quantica attorno al 90%!. HAWAII-4RG-10 (2006) 4096 x 4096 110 million FETs 0.25 µm CMOS 10 µm pixel size 15/07/2016 HAWAII-4RG-15 (in sviluppo) 4096 x 4096 110 million FETs 0.25 / 0.18 µm CMOS 15 µm pixel size 61 4) Esistenti collettori di luce di grandi dimensioni Una possibilità che viene concretamente studiata è l’utilizzo dei due grandi specchi di MAGIC (17m ciascuno) ora in corso di completamento sul Roque de Los Muchachos. MAGIC in effetti nasce per rivelare luce Cerenkov dalla interazione di raggi cosmici di grande energia con la nostra atmosfera. 15/07/2016 62 Conclusioni Non abbiamo ancora conclusioni, il lavoro sta procedendo sinora con successo. L’acceso a un telescopio di maggiori dimensioni, con controlli migliori e cielo migliore sarà fondamentale per ottenere dati astrofisici significativi. Ritengo tuttavia che abbiamo raggiunto un primo traguardo, cioè di avere dimostrato che l’ottica quantistica è alla portata degli ELTs futuri con l’esistente tecnologia. 15/07/2016 63 Con gli ELTs, l’Astronomia Quantistica potrebbe così aprire un nuovo canale fondamentale di informazioni sull’Universo. Il disegno dell’European Extremely Large Telescope di 42 m 15/07/2016 64