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CARATTERISTICHE DELLA PERSONA MAL NUTRITA
8° unità didattica: la nutrizione e l’eliminazione … LA NUTRIZIONE UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE è UN FATTORE FONDAMENTALE PER CONTROLLARE, MANTENERE, MIGLIORARE LO STATO DI SALUTE (il Piano Sanitario Nazionale 2003-2005 al punto 9 ne sottolinea l’importanza). Le attuali conoscenze scientifiche dimostrano che l’INCIDENZA di molte patologie è legata allo stile di vita ed, in particolare alla DIETA. Con il termine DIETA non si intende esclusivamente un regime dimagrante o una dieta speciale destinata a soggetti con particolari patologie, ma, più in generale, un vero e proprio “modus vivendi”, che rientra nello stile di vita della persona. La dieta ideale non è solo quella che soddisfa i fabbisogni nutritivi, ma anche quella che appaga i nostri sensi, non si discosta dalla nostra tradizione alimentare e non concorre a sviluppare problemi di salute nel tempo. Nemmeno esiste un alimento che possa definirsi “completo”: il modo più semplice e sicuro per garantire l’apporto di tutte le sostanze nutritive indispensabili è quello di variare il più possibile le scelte e di combinare opportunamente i diversi alimenti. ALIMENTAZIONE E SALUTE Si stima che circa il 35% dei tumori che si manifestano nei Paesi occidentali possa originare da errori alimentari ed il 3% dall’abuso di alcool. In particolare, per alcuni tipi di neoplasia (intestino e mammella) il potere di prevenzione determinato da ACQUISIZIONI DIETETICHE SANE sale all’80%. Se andiamo a valutare la transizione epidemiologica nelle cause di decesso in Italia dal 1885 al 1994, osserviamo come nel secolo scorso, la gran parte dei decessi era attribuibile alle malattie infettive e alla mortalità perinatale, mentre solo un 11% era attribuibile a MALATTIE CARDIOVASCOLARI, ICTUS, TUMORI MALIGNI. DAL ’94, INVECE, QUESTE ULTIME TRE VOCI DETRMINANO BEN IL 70% DEI DECESSI, MENTRE LE MALTTIE INFETTIVE E LA MORTALITA’ PERINATALE RENDONO CONTO SOLO DEL 4% DEI DECESSI! Lo sviluppo socio-economico ha modificato in modo sostanziale le cause di morte, portando le cosiddette “malattie del benessere in primo piano” come nemico da combattere. Una corretta alimentazione può prevenire o ritardare l’insorgenza di varie malattie •Aterosclerosi •IMA •Ictus cerebrale •Ipertensione •Ipercolesterolemia •Ipertrigliceridemia •Obesità •Diabete •Colon irritabile •Cirrosi •Cancro •Osteoporosi •Carie dentaria Le Raccomandazioni dietetiche suggerite da società scientifiche specialistiche (es: Società Europea dell’Arteriosclerosi, Associazione Europea sugli Studi del Diabete), indicano che per prevenire patologie quali la CARDIOPATIA ISCHEMICA, il DIABETE/NEOPLASIE, l’ICTUS, sia necessario: •Ridurre le calorie totali •Ridurre i grassi totali a meno del 30% •Ridurre i grassi saturi a meno del 10% •Ridurre il colesterolo a meno di 300 mg/die •Aumentare la fibra alimentare •Ridurre gli zuccheri semplici •Ridurre il sale •Usare l’alcool in quantità moderata Una dieta ed una nutrizione adeguate sono vitali per promuovere la crescita e lo sviluppo normale della persona. Una nutrizione ottimale è essenziale per: •promuovere la crescita e lo sviluppo •mantenere la salute •prevenire stati di malattia •mantenere le funzioni corporee •mantenere sani i tessuti •mantenere la temperatura corporea •garantire le resistenze contro le infezioni La NUTRIZIONE rappresenta, inoltre, un importante FENOMENO SOCIALE. Il cibo è espressione di identità e stile di vita. Basti pensare che: •6 italiani su 10 vanno a mangiare fuori almeno una volta al mese •si mangia fuori per piacere (85%) e si va soprattutto in pizzeria (73%) •spesso si va a cena da amici (74%) La scelta del cibo è espressione di consumo “esigente”per tutelare se stessi ed i propri cari. •3 italiani su 4 sono preoccupati per la sicurezza dei cibi •pensano che il problema si aggraverà in futuro (73%) e che gli OGM non siano cibi sicuri (74%) •l’83% pone attenzione all’etichetta informativa ed il 71% alla provenienza del prodotto La scelta del cibo è espressione di responsabilità sociale e consumo impegnato. •Il 35% degli italiani pone attenzione ai bilanci di sostenibilità delle imprese, il 33% sceglie prodotti di origine biologica e pratica il consumo“equo e solidale” Il cibo può rappresentare un’attività del tempo libero ed una spinta al turismo. •Un italiano su 4, nell’ultimo anno, ha partecipato a degustazione ed uno su 10 ha viaggiato seguendo itinerari enogastronomici Il cibo può essere tema di comunicazione e spettacolo. •Una persona su 2 afferma di aver seguito programmi televisivi dedicati alla cucina e al vino Il cibo porta a riflessioni e cambi culturali. •celebrato da “intellettuali” che ispirano lo “slow food” e le cucine tradizionali locali, portandoci alla riscoperta dei giacimenti enogastronomici sparsi nel Bel Paese L’INFERMIERE ED IL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE Gli infermieri sono i professionisti che in tutti i contesti sociosanitari (ospedale, domicilio, case di cura, case di riposo, centri per anziani, comunità terapeutiche, scuole, centri per disabili,…) promuovono e garantiscono una buona nutrizione. In particolare: educano la persona rispetto ai principi di una nutrizione normale accertano gli stati nutrizionali alterati quali malnutrizione, obesità, anoressia, bulimia supportano i pazienti nell’adattarsi alle restrizioni dietetiche o quando sono necessarie diete speciali sono responsabili di monitorare le terapie nutrizionali, come l’alimentazione entrale (che avviene tramite sondino naso-gastrico o protesi endo-gastrica) e la nutrizione parenterale totale (NPT, che avviene tramite l’infusione di nutrienti per via venosa centrale) che possono essere necessarie per mantenere una nutrizione ottimale in pazienti affetti da alcune patologie IL SISTEMA CORPOREO DEPUTATO ALL’INTRODUZIONE, ALL’ELABORAZIONE E ALL’UTILIZZAZIONE DEI NUTRIENTI E’ IL SISTEMA DIGERENTE LA FUNZIONE FONDAMENTALE DEL TRATTO GASTROINTESTINALE E’ PROVVEDERE ALL’ORGANISMO MATERIALI NUTRIZIONALI, LIQUIDI ED ELETTROLITI IN UNA FORMA CHE POSSA ESSERE UTILIZZATA A LIVELLO CELLULARE. QUESTA FUNZIONE COMPRENDE: •Ingestione (introdurre e masticare il cibo) •Digestione (frantumazione meccanica e chimica dell’alimento in forma assorbibile) •Assorbimento (passaggio delle sostanze alimentari assorbibili nel sangue o nella linfa) •Eliminazione (espulsione del materiale non assorbito) LA CAVITA’ ORALE La cavità orale contiene i denti, la lingua e le ghiandole salivari. •I denti triturano il cibo con l’ausilio dei muscoli della mascella. •La lingua è un muscolo volontario ricoperto da membrana mucosa. Essa aiuta a muovere il cibo all’interno della bocca durante la masticazione e la deglutizione. •La saliva è secreta nella cavità orale dalla parotide e dalle ghiandole sottomandibolari e sublinguali. La saliva contiene muco, che provvede alla lubrificazione durante la deglutizione e l’amilasi salivare (ptialina) che degrada l’amido ed altri carboidrati. Dopo l’ingresso nella cavità orale, il cibo è frammentato in pezzetti più piccoli e mescolato con la saliva. La saliva lubrifica, quindi, il cibo ed inizia il processo della digestione; il cibo inumidito e lubrificato forma un bolo che viene spinto nella parte posteriore della cavità orale pronto per essere deglutito. LA FARINGE Serve come via di passaggio comune per il cibo e per l’aria. La contrazione dei suoi tessuti muscolari dirige gli alimenti ed i liquidi verso l’esofago, chiudendo l’accesso alla laringe ed alle cavità nasali. L’ESOFAGO L'esofago e‘ lungo circa 25 cm, è situato dietro la trachea, e collega la faringe allo stomaco. La parete dell'esofago e' composta da diversi strati, di cui i due piu' esterni sono muscolari. Quando si deglutisce, i muscoli della parete dell'esofago si contraggono, spingendo il cibo nello stomaco in un processo chiamato peristalsi. Di solito l'esofago e' appiattito, ma si allarga per far passare il cibo. •La porzione dell’esofago prossimale allo stomaco rimane in uno stato di contrazione ed è denominato sfintere gastroesofageo o cardias. •Esso si apre subito prima di un’onda peristaltica e si chiude subito dietro a questa, impedendo il rigurgito (risalita di materiale non digerito contenuto nello stomaco alla bocca). LO STOMACO Lo stomaco ha la forma di un sacco allungato ed e' l'organo più ampio dell'apparato digerente. Grazie alla muscolatura localizzata delle pareti, lo stomaco rimescola ed impasta il cibo con gli acidi e gli enzimi che produce, fino a formare il chimo, un liquido cremoso, che, attraverso una valvola, il piloro, raggiunge la prima parte dell'intestino tenue, il duodeno. Un parziale assorbimento dei componenti della nutrizione avviene già nello stomaco. L’INTESTINO TENUE Lo sfintere pilorico, apertura distale dello stomaco, regola il passaggio del chimo dallo stomaco all’intestino tenue. L’intestino tenue è un sottile tubo avvoltolato nella cavità addominale. È sospeso alla parete addominale posteriore per mezzo del mesentere, una ripiegatura a doppio strato del peritoneo che protegge e mantiene in situ gli organi addominali. I tre settori dell’intestino tenue sono il duodeno (porzione prossimale), il digiuno (porzione media) e l’ileo (porzione distale). Nell’intestino tenue, il chimo viene mescolato e commisto con i succhi digestivi secreti dall’intestino, pancreas, colecisti e fegato. Queste secrezioni agiscono sugli amidi, zuccheri, proteine e grassi preparandoli all’assorbimento. La maggior parte dei prodotti di questo processo digestivo è assorbita nel sangue circolante attraverso microscopici prolungamenti delle cellule epiteliali (villi) situate nella parete del piccolo intestino. I prodotti alimentari indigeriti sono, poi, trasferiti nel grosso intestino. L’INTESTINO CRASSO Esso è suddiviso nel cieco, colon ascendente, colon traverso, colon discendente e colon sigmoideo. Le funzioni principali del grosso intestino sono: •Assorbimento dell’acqua e dei residui alimentari nutritizi •Sintesi di alcune vitamine, come la vitamina K •Formazione delle feci •Escrezione dei prodotti indigeriti di rifiuto All’estremità distale del colon sigmoideo, le feci passano nel retto per essere alla fine eliminate dall’organismo attraverso l’ano. L’INNERVAZIONE dell’intestino è fornita principalmente dal sistema nervoso autonomo (SNA). Però, la masticazione, la prima fase della deglutizione e l’attività dello sfintere anale esterno sono controllate volontariamente. La stimolazione della porzione parasimpatica del SNA si manifesta con: aumento della secrezione parotidea, gastrica e pancreatica; aumento della peristalsi; rilasciamento degli sfinteri; contrazione della colecisti e dei dotti biliari. LA NUTRIZIONE I nutrienti sono sostanze biochimiche ottenute da cibi e liquidi ingeriti. Il corpo non può sintetizzare i nutrienti essenziali in quantità adeguate, perciò, deve provvedervi attraverso la dieta. Il corpo utilizza i nutrienti per costruire e mantenere sani i tessuti corporei, fornire energia e regolare i processi corporei. Ogni categoria di nutriente, come si vedrà di seguito, ha delle funzioni specifiche. In generale, i nutrienti possono fungere da “materiale di costruzione” (come il calcio per i denti e le ossa) o per immagazzinare energia e costruire e proteggere gli organi vitali, oppure come regolatori di processi corporei (come la respirazione, il battito cardiaco, i movimenti peristaltici intestinali, la guarigione delle ferite, la deambulazione, la riproduzione ed innumerevoli altri ancora). LA NUTRIZIONE E’ IL COMPLESSO DEI PROCESSI MEDIANTE I QUALI UN ORGANISMO INTRODUCE, DIGERISCE, ASSORBE, TRASPORTA ED UTILIZZA I MATERIALI NUTRITIZI. Essa è indispensabile, principalmente per: •Accrescimento •Espletamento dei processi vitali •Riproduzione •Garantire i meccanismi di difesa I FABBISOGNI NUTRITIVI Il materiale utile per soddisfare i fabbisogni di energia, riparazione e difesa della persona proviene dal CIBO, cioè, dall’insieme degli alimenti a nostra disposizione. Ogni alimento contiene sostanze, dette PRINCIPI NUTRITIVI o NUTRIENTI che devono essere introdotte giornalmente in proporzioni adeguate. CIBO ALIMENTI NUTRIENTI NON ENERGETICI ACQUA, VITAMINE E SALI MINERALI ENERGETICI GLUCIDI, LIPIDI E PROTEINE I nutrienti hanno diverse funzioni: • FUNZIONE PLASTICA o COSTRUTTRICE: fornitura di materiale per la costruzione, il mantenimento e la riparazione dei tessuti. I nutrienti che svolgono prevalentemente questa funzione sono le PROTEINE. Zuccheri e grassi non sono considerati principi nutritivi con funzione plastica, se si eccettua il ruolo di costituenti, in piccola quantità, delle pareti cellulari (glicoproteine). Alcuni dei sali minerali svolgono, invece, in determinate situazioni, un ruolo di costituenti fondamentali (es: calcio e fosforo per ossa e denti) • FUNZIONE ENERGETICA: fornitura di “carburante” per la produzione di energia necessaria al funzionamento di organi e muscoli. I nutrienti che svolgono prevalentemente questa funzione sono i GLUCIDI (energia immediata e rapida utilizzazione) ed i LIPIDI (energia più concentrata e di “riserva”). Le proteine vengono utilizzate per questa funzione solo in particolari condizioni (digiuno, stress) e il loro impiego a scopo energetico è, quindi, “antieconomico”. • FUNZIONE REGOLATRICE: fornitura di sostanze atte a regolare i processi biologici che si svolgono nell’organismo. I nutrienti che svolgono questa funzione sono le VITAMINE, I SALI MINERALI E L’ACQUA. I GLUCIDI - 1 I glucidi, chiamati anche carboidrati, sono sostanze chimiche composte da carbonio, idrogeno e ossigeno e possono essere definiti come derivati aldeidici e chetonici di alcoli polivalenti. Sono una delle principali fonti energia nella dieta di tutte le popolazioni del mondo. Poiché costituiscono il componente predominante nei cereali, verdura e frutta, alimenti contenenti carboidrati sono largamente diffusi. In generale, gli alimenti che li contengono sono di basso costo e spesso possono essere conservati per periodi relativamente lunghi. I tre gruppi principali di carboidrati sono : •i monosaccaridi = zuccheri semplici (glucosio, fruttosio e galattosio) •i disaccaridi = zuccheri formati dalla combinazione di due monosaccaridi. I principali disaccaridi sono il saccarosio (glucosio + fruttosio), lattosio (glucosio + galattosio), maltosio (glucosio + glucosio) •i polisaccaridi = zuccheri complessi formati da molte unità di uno stesso monosaccaride, solitamente il glucosio. Polisaccaridi importanti nella dieta comprendono l’amido, la cellulosa (un carboidrato che forma la tramatura di sostegno delle piante), le pectine (carboidrati purificati estratti dalla buccia degli agrumi e dalla polpa della mela), il glicogeno. I GLUCIDI - 2 Poiché l’ammontare dei carboidrati presente nell’organismo è normalmente limitato, il loro apporto con regolarità è essenziale. I carboidrati, infatti, svolgono alcune funzioni fondamentali: •sono essenziali per garantire la funzionalità di organi vitali, tra i quali il cuore ed il cervello, che debbono essere regolarmente forniti di glucosio •svolgono azione di risparmio sulle proteine, vale a dire che un sufficiente apporto di carboidrati previene una significativa utilizzazione di proteine a scopo energetico. Questa azione di risparmio proteico permette che la maggior parte delle proteine introdotte nell’organismo siano utilizzate per la loro finalità fondamentale: fabbricazione dei tessuti, sintesi di enzimi, ormoni ed altri composti di importanza nei processi di regolazione fisiologica •svolgono effetto antichetogeno. I composti chetogeni sono prodotti intermedi del metabolismo dei grassi e vengono normalmente degradati ed escreti. Però in condizioni particolari, quali il digiuno prolungato o il diabete scompensato, i composti chetonici si accumulano e causano la condizione chiamata “chetosi” (essa, se non trattata, può portare a morte) •sono fonte di fibra alimentare. Le fibre hanno un ruolo importante nel mantenimento dello stato di salute. Possibili benefici delle fibre sono: prevenzione della costipazione, riduzione della concentrazione di colesterolo ematico, un certo miglioramento della tolleranza al glucosio. La presenza delle fibre, inoltre, sembra garantire un maggior successo dei regimi dietetici di riduzione ponderale basati su un ridotto apporto calorico. Di valore sperimentale è che le fibre possano ridurre il rischio di alcune neoplasie. I GLUCIDI - 3 Il glucosio è la principale fonte di energia per l’organismo. Questo zucchero semplice è messo a disposizione delle cellule dell’organismo attraverso vari processi: •viene consumato negli alimenti come glucosio •viene liberato nell’intestino tenue dai processi digestivi che degradano polisaccaridi e disaccaridi a glucosio ed altri monosaccaridi •viene sintetizzato nel fegato dal fruttosio, galattosio, glicerolo ed alcuni amminoacidi, nonché, dal glicogeno che si trova depositato nel fegato e nel muscolo. Gli alimenti contenenti glucosio dimostrano una sostanziale variabilità in merito all’entità della loro digestione ed assorbimento. Il termine indice glicemico indica la velocità e l’intensità della risposta glicemica in seguito all’assunzione di un determinato alimento. Le sostanze che liberano lentamente glucosio, producendo solo una modesta modificazione della concentrazione del glucosio nel sangue (glicemia) hanno un basso indice glicemico. Le sostanze che liberano rapidamente glucosio producono un notevole aumento della glicemia. In generale, i legumi ed i prodotti caseari hanno un basso indice glicemico, mentre, alcuni zuccheri hanno un elevato indice glicemico. Tali differenze hanno molta importanza in certe condizioni di interesse clinico. Per esempio, nelle persone diabetiche, la glicemia può essere meglio controllata se la dieta è composta da alimenti con basso indice glicemico. Alcuni esempi di indice glicemico Puré di patate 100 Pane bianco comune 100 Maccheroni al formaggio 92 Cous cous 93 Orzo 36 Yogurt scremato 20 Latte intero 40 Succo di arancia 75 Kiwi 77 Patate fritte 107 Cornflakes 119 I LIPIDI - 1 La funzione principale dei lipidi è di fornire una fonte concentrata di energia. Il grasso, inoltre, è la principale forma di energia di deposito, in forma di tessuto adiposo. I grassi hanno altre funzioni: •fungono da isolante per l’organismo in forma di grasso sottocutaneo •trasportano le vitamine lipo-solubili (A, D, E, K) •mantengono le funzioni cellulari •forniscono il colesterolo, necessario per la sintesi degli ormoni surrenali e sessuali •vanno a comporre le membrane cellulari I lipidi derivano sia da fonti vegetali che animali e si presentano in diverse forme: solidi, semisolidi, oleosi,. Sono untuosi al tatto ed insolubili in acqua. Alcuni alimenti come il burro, la margarina, l’olio, il lardo e la panna sono quasi interamente costituiti da grasso. Altri alimenti, come il tuorlo d’uovo, le olive, le noci, contengono considerevoli quantità di grasso ma in forma meno evidente. I grassi alementari comprendono diverse forme chimiche: •Lipidi semplici = sono costituiti da trigliceridi (acidi grassi combinati con glicerolo).- dopo la digestione, il glicerolo è convertito a glucosio che è, quindi, utilizzato a scopo energetico. Gli acidi grassi non utilizzati a scopo energetico nelle cellule dell’organismo, sono avviati alla sintesi di svariati componenti strutturali e sono immagazzinati come tessuto adiposo. •Lipidi composti (fosfolipidi, glicolipidi, lipoproteine) •Lipidi derivati: tra i quali ricordiamo gli steroidi, fondamentali per la composizione degli ormoni surrenali e sessuali. I LIPIDI - 2 Un’altra importante classificazione è la distinzione tra degli acidi grassi in saturi ed insaturi. Gli acidi grassi sono formati da lunghe catene di atomi di carbonio cui sono legati atomi di idrogeno: •I grassi saturi sono acidi grassi nei quali gli atomi di carbonio sono uniti da legami singoli e che contengono molti atomi di idrogeno. • I grassi insaturi sono acidi grassi con doppi legami nella catena degli atomi di carbonio ed un numero di atomi di idrogeno minore che nei grassi saturi. I grassi insaturi si dividono in monoinsaturi (acidi grassi con un solo doppio legame) e poliinsaturi (con due o più doppi legami). Il colesterolo è un composto steroide abbondante nel tuorlo d’uovo, nel fegato ed in altri parenchimi organici, nei prodotti caseari. Durante il trasporto nel sangue circolante, il colesterolo è veicolato in complessi denominati lipoproteine, tra le quali quelle di maggior significato clinico sono le lipoproteine di bassa densità (LDL) e le lipoproteine di alta densità (HDL). Un elevato livello di LDL circolanti è un indice di aumentato rischio di sviluppo della malattia cardiaca coronaria. Un elevato livello di colesterolo HDL indica che il processo di rimozione delle particelle di grasso dalla circolazione sta funzionando adeguatamente. Il colesterolo è necessario all’organismo per produrre una varietà di ormoni, gli acidi biliari ed altri composti strutturali e per altre attività di regolazione. Poiché è facilmente sintetizzato nel fegato, il colesterolo non è un componente indispensabile nella dieta: una concentrazione ematica del colesterolo a livelli elevati può essere estremamente pericolosa per la salute. LE PROTEINE Il ruolo fondamentale delle proteine consiste nella costruzione dei tessuti ed il contributo nella sintesi di sostanze essenziali come enzimi ed ormoni. Le proteine si trovano nella maggior parte degli alimenti vegetali ed animali. Esse sono costituite da catene aminoacidiche. Ogni specifica proteina contiene un numero specifico di aminoacidi combinati in una specifica sequenza. Degli oltre 20 aminoacidi, 9 non possono essere sintetizzati nell’uomo e devono essere forniti dalla dieta (aminoacidi essenziali). I rimanenti aminoacidi possono essere sintetizzati nell’organismo e vengono definiti non essenziali. Gli aminoacidi contribuiscono al metabolismo energetico complessivo dell’organismo. Dopo la rimozione della porzione azotata dell’aminoacidico, la parte residua può essere convertita in lipidi o glucidi. Se i carboidrati ed i grassi della dieta non sono sufficienti per l’energia, allora fino al 58% delle proteine totali della dieta diviene disponibile per l’ossidazione e la produzione di energia. È importante, pertanto, che la dieta preveda un sufficiente introito di calorie non protidiche per garantire che le proteine siano utilizzate per il loro fine primario di costruire tessuti e non consumate a scopo energetico. Bruciare proteine, anziché carboidrati o lipidi per ottenere energia è un modo costoso di lavorare per l’organismo. Le proteine alimentari sono distinte in : •Complete = contengono tutti gli aminoacidi essenziali in quantità sufficienti rispetto alle esigenze dell’organismo. Queste proteine, di origine animale, sono principalmente contenute in carne, latte, formaggio e uova. •Incomplete = sono carenti di uno o più aminoacidi essenziali. Di origine vegetale, sono presenti in cereali, legumi, semi e noccioli. In una dieta mista, proteine animali e vegetali debbono essere appropriatamente assortite in modo da fornire un rapporto bilanciato degli aminoacidi essenziali. LE VITAMINE ed I MINERALI Le vitamine ed i minerali operano come coenzimi e cofattori. Generalmente, un coenzima contiene fosforo o una vitamina, mentre, un cofattore è un minerale necessario per attivare un enzima. Le vitamine devono essere fornite con l’alimentazione, poiché l’organismo è incapace di sintetizzarle. Esse sono solitamente classificate secondo la loro solubilità in acqua o nei grassi in: • vitamine liposolubili (A,D,E,K) • vitamine idrosolubili (C e complesso B) Solitamente, sufficienti quantità di tutte le vitamine possono essere ottenute con una dieta bilanciata. Però, in condizioni anomale (gravi forme di debilitazione, grave restrizione calorica, alcoolismo, trattamenti farmacologici, donne in gravidanza), le fonti alimentari di vitamine possono essere insufficienti e può essere necessario aggiungere alla dieta un supplemento di preparati vitaminici appropriati. I minerali sono elementi inorganici che agiscono nell’organismo come fattori di controllo in svariati processi che interessano sia la produzione di energia che la formazione ed il mantenimento dei tessuti corporei. L’ACQUA L’acqua è un componente fondamentale dell’organismo poiché molte funzioni cellulari dipendono dalla presenza di un ambiente liquido. Essa costituisce il 60-70% del peso corporeo totale. La percentuale di acqua totale è maggiore nelle persone magre poiché i muscoli contengono più acqua di qualsiasi altro tessuto corporeo, ad eccezione del sangue. I neonati hanno la percentuale maggiore di acqua corporea totale, mentre le persone anziane ne hanno il quantitativo minore. Le necessità di liquidi sono soddisfatte anche dall’introduzione di bevande e cibi solidi ad elevato contenuto di acqua come frutta fresca e verdure. L’acqua, inoltre, viene prodotta anche in fase di digestione degli alimenti, quando il cibo viene ossidato. Nelle persone sane l’apporto di liquidi provenienti da tutte le fonti è uguale alla perdita di liquidi attraverso la diuresi, la respirazione e la sudorazione. Una persona malata può avere un aumento della necessità di liquidi (es: a seguito di perdite gastrointestinali, febbre, importanti sanguinamenti). Contrariamente, possono esservi situazioni patologiche nelle quali la persona può avere una ridotta capacità di eliminare i liquidi, il che può comportare la necessità di ridurne l’apporto (questo è tipico delle persone affette da malattie cardiovascolari o renali che sono sottoposte ad emodialisi). IL FABBISOGNO ENERGETICO – I COMPONENTI METABOLISMO E FABBISOGNO ENERGETICO FONDAMENTALI 1 Con il termine METABOLISMO si fa riferimento all’insieme delle reazioni che un organismo compie per utilizzare le sostanze introdotte con l’alimentazione, per mantenere le proprie funzioni vitali e per compiere l’attività fisica. Nell’ambito del metabolismo si distinguono: 1. Anabolismo: l’insieme delle reazioni che portano alla formazione di nuova sostanza vivente o di immagazzinamento ed energia 2. Catabolismo:l’insieme dei processi di demolizione dei costituenti tessutali ed utilizzazione dell’energia immagazzinata Il FABBISOGNO ENERGETICO di un individuo è la risultante di tre componenti diverse: metabolismo basale, termogenesi ed attività fisica. I COMPONENTI DEL FABBISOGNO ENERGETICO 2 METABOLISMO BASALE: è la quantità di energia necessaria a compiere le attività involontarie dell’organismo (battito cardiaco, attività respiratoria, mantenimento del tono muscolare e delle attività degli organi e degli apparati. In un individuo adulto e sedentario il metabolismo basale incide per il 65-75% sul dispendio energetico totale ed è influenzato dai seguenti aspetti: •Età: con l’aumento dell’età diminuisce il metabolismo basale e viceversa, poiché, essendo il metabolismo basale espressione principale del consumo di energia della massa magra, con l’avanzare dell’età diminuisce la massa muscolare ed aumenta il tessuto adiposo •Condizioni fisiologiche: crescita, gravidanza, allattamento •Sesso: nell’uomo il metabolismo basale è mediamente più elevato che nella donna •Massa muscolare/grado di allenamento: all’aumento della massa muscolare si verifica un aumento del metabolismo basale •Stato di nutrizione: il digiuno ed una bassa nutrizione diminuiscono il metabolismo basale, che aumenta, invece, nelle alimentazioni iperproteiche •Clima: la diminuzione della temperatura provoca aumento del metabolismo basale e viceversa •Febbre: il metabolismo basale aumenta del 13% a ogni aumento di 1°C della temperatura corporea •Sostanze ad azione farmacologica: i sedativi diminuiscono il metabolismo basale, mentre gli eccitanti hanno l’effetto opposto IICOMPONENTI COMPONENTIDEL DELFABBISOGNO FABBISOGNOENERGETICO ENERGETICO3 TERMOGENESI INDOTTA DALLA DIETA: rappresenta l’incremento del dispendio energetico in risposta all’assunzione di alimenti. Mediamente può essere valutata in circa il 7-15% del dispendio energetico totale e varia in funzione della quantità e del tipo di alimento ingerito ATTIVITA’ FISICA: il costo energetico è dipendente dal tipo, dalla frequenza e dall’intensità. La necessità energetica può variare da poco più del 15% del dispendio energetico totale (individui estremamente sedentari) a valori piuttosto elevati (atleti che svolgono attività agonistica o chi svolge attività lavorative pesanti). Nello svolgere le attività metaboliche, l’organismo utilizza l’energia chimica che deriva dagli alimenti, ossidando (“bruciando”) i nutrienti assunti. Tale processo di combustione avviene attraverso una serie di tappe metaboliche, in presenza di ossigeno, con la formazione di diversi composti e la liberazione di energia sotto forma di: • Energia meccanica: per le esigenze di lavoro dei muscoli • Energia termica per mantenere costante la temperatura corporea • Energia elettrica: per la trasmissione degli impulsi nervosi Il lavoro (muscoli), il calore (temperatura corporea), la trasmissione elettrica (impulsi nervosi) sono misurabili con la stessa unità di misura, il joule (J). J= quantità di energia che si spende per muovere 1 Kg lungo la distanza di 1 mt con la forza di un Newton È più comune, tuttavia, sentir parlare di caloria (cal). Cal = quantità di calore necessaria ad elevare di 1 grado centigrado la temperatura di 1 grammo di acqua distillata alla pressione costante di 1 atmosfera Il potere calorico dei principi nutritivi è: Glucidi = 3.75 cal/g Lipidi = 9 cal/g Proteine = 4 cal/g LA PIRAMIDE ALIMENTARE - 1 LA PIRAMIDE ALIMENTARE - 2 La PIRAMIDE ALIMENTARE è il simbolo della "sana ed equilibrata alimentazione": ci deve guidare nella scelta giornaliera degli alimenti. La Piramide è formata da 6 sezioni contenenti vari gruppi di alimenti. Ciascun gruppo deve essere presente nella nostra dieta in modo proporzionale alla grandezza della sua sezione. È’ importante ricordare che: •Nessun alimento, preso singolarmente, è in grado di soddisfare tutte le esigenze del nostro corpo •Nessun alimento è, di per sè, indispensabile e quindi può essere sostituito da altri cibi con caratteristiche analoghe. •Gli alimenti che si trovano alla base della piramide debbono essere quelli più rappresentati, in termini di quantità e di frequenza all’interno della giornata. •Più si sale nella piramide più è necessario limitare la quantità e la frequenza del consumo dei cibi rappresentati, fino al vertice dove si trovano grassi e zuccheri il cui utilizzo dovrebbe essere molto controllato. Il numero delle porzioni consigliate si riferisce ad un apporto calorico giornaliero di circa 1800-2000 calorie, è quindi da tenere presente che il numero delle porzioni può variare in base all’apporto calorico richiesto. I GRUPPI ALIMENTARI 1° GRUPPO: comprende cereali e tuberi (pane, pasta, riso, farro, orzo, polenta, fette biscottate, patate, ecc…). In termini nutrizionali gli alimenti di questo gruppo sono ricchi in carboidrati complessi, proteine di bassa qualità biologica, alcune vitamine e sali minerali. Per un’alimentazione equilibrata si consiglia di consumare almeno cinque porzioni di questi elementi nella giornata. 2° GRUPPO: è rappresentato da frutta e verdura. In termini nutrizionali gli alimenti di questo gruppo sono ricchi in zuccheri semplici, vitamine, sali minerali, fibra e acqua. Un’alimentazione equilibrata consiglia il consumo di cinque porzioni di questi elementi nella giornata. 3° GRUPPO: comprende latte e derivati (formaggi, yogurt…). In termini nutrizionali questi alimenti sono ricchi in calcio (importante per la formazione e per il mantenimento del tessuto osseo). Contengono proteine di elevato valore biologico, zucchero semplice (lattosio) e vitamine. È da tener, però, presente che gli alimenti di questo gruppo (in particolare i formaggi) hanno un elevato contenuto in grassi di tipo saturo. Un’alimentazione equilibrata prevede il consumo giornaliero di tre porzioni di questi alimenti. 4° GRUPPO: è costituito da carne, pesce, legumi, uova, prosciutto. In termini nutrizionali questi alimenti contengono ottime proteine di elevato valore biologico, Sali minerali (ferro per la carne, iodio per il pesce), grassi saturi (carne e uova), ma anche grassi insaturi (pesce). Un’alimentazione equilibrata prevede il consumo di una o più porzioni di alimenti nel gruppo, possibilmente diversi tra loro. 5° GRUPPO: è rappresentato da grassi, olii, zuccheri. In termini nutrizionali forniscono, in base al tipo di alimento considerato, acidi grassi insaturi (es: nell’olio di oliva), acidi grassi saturi (es: nel burro), vitamine e zuccheri semplici. Il loro consumo dev’essere controllato in termini di quantità e di frequenza perché questi elementi forniscono molte calorie. I FATTORI FISIOLOGICI E PATOLOGICI CHE INFLUENZANO LO STATO NUTRIZIONALE L’ETA’ L’età influenza non solo le preferenze alimentari, ma anche la quantità di cibo ed i nutrienti specifici necessari giornalmente. I bambini e gli adolescenti sono soggetti in fase di rapida crescita: il fabbisogno nutrizionale è particolarmente elevato. Gli adulti, invece, per mantenere stabile la struttura corporea abbisognano di un minor apporto nutrizionale fatte salve alcune condizioni, quali gravidanza e allattamento, ove le necessità nutrizionali aumentano sostanzialmente. Con l’avanzare dell’età il fabbisogno calorico giornaliero diminuisce, ma le esigenze per tutti i diversi componenti nutrizionali rimangono pressocchè invariate. L’ETA’ - INFANZIA Durante il primo anno di vita il bambino cresce rapidamente. A 6 mesi di età, il peso alla nascita è generalmente raddoppiato e al compimento di 1 anno è solitamente triplicato.Per sostenere questa rapidità di crescita tissutale, un adeguato apporto calorico e proteico è estremamente importante. I neonati hanno bisogno di circa 100-150 ml/kg/die di liquidi poiché una grossa percentuale del peso corporeo è costituita da acqua. L’alimento ideale per il bambino (anche prematuro) è il latte materno che contiene pressocchè tutti i nutrienti dei quali il neonato ha bisogno fino all’età di 4-6 mesi. Oltre ad un soddisfacente contenuto calorico e forme facilmente digeribili di proteine, carboidrati e grassi, il latte materno ha un basso contenuto di elettroliti ed un elevato contenuto di vitamine, un buon contenuto in ferro (se la dieta della madre è adeguata) ed abbonda di fattori protettivi come immunoglobuline, macrofagi ed agenti antivirali. Esso è, peraltro, sempre disponibile e alla corretta temperatura. Oltre al significato dal punto di vista nutrizionale, l’allattamento materno ha una rilevanza dal punto di vista economico poiché il latte materno è molto più a buon mercato delle formule artificiali disponibili in commercio. Inoltre, l’evidenza scientifica indica che l’allattamento al seno può rinforzare una salutare interazione madre-figlio. Il latte fresco omogeneizzato non va assolutamente utilizzato nei primi 6 mesi di vita in quanto esso contiene proteine che possono causare sanguinamento intestinale e danni renali.È bene, inoltre, non alimentare il bambino di età inferiore all’anno con il latte scremato: esso, infatti, deriva dal latte fresco vaccino e, inoltre, è troppo povero in calorie per permettere di sostenere la crescita ottimale del bambino. L’ETA’ - INFANZIA Lo sviluppo delle minute attività motorie della mano e delle dita e la comparsa e lo sviluppo della dentizione, si accompagnano all’interesse del bambino per i cibi di consistenza solida e per l’acquisizione dell’autonomia nell’alimentazione. L’aggiunta di cibi alla dieta di un lattante è consigliata verso i 6 mesi di vita e dev’essere conforme alle necessità nutrizionali, alle abilità fisiche di gestire diverse forme di cibo, e dalla necessità di identificare e controllare eventuali reazioni allergiche. I nuovi cibi devono essere introdotti uno alla volta, approssimativamente 4-7 giorni l’uno dall’altro. Si deve somministrare latte intero sino ai 2 anni per assicurare un valido apporto di acidi grassi essenziali per lo sviluppo neurologico. Progressivamente, il bambino acquisisce la capacità di provvedere da sé all’alimentazione attraverso la quotidiana esperienza col cibo, maneggiando il cibo stesso e gli utensili. L’ETA’ - INFANZIA È tipico che i bambini in età prescolare tendano a rifiutare le prime volte nuovi tipi di alimenti, mangino in alcuni giorni di più che in altri, si ribellino se costretti a mangiare. I bambini acquisiscono la capacità di nutrirsi per esperienza (spesso utilizzano le dita prime della forchetta), alimentandosi meglio in ambienti tranquilli con minime distrazioni, seduti su sedie comode, serviti con piccole porzioni e liberi di scegliere certi cibi. Spesso, inoltre, sviluppano preferenze ed abitudini alimentari prendendo a modello le persone che hanno importanza nel loro ambiente. Il rifiuto del cibo è evenienza comune, come il desiderio di consumare lo stesso alimento ripetutamente nella giornata o nella settimana; il bambino in quest’età sta cercando di affermare la propria indipendenza dai genitori e presta molta attenzione agli stimoli provenienti dal mondo circostante a scapito dell’alimentazione. I bambini in età scolare (6-12 anni) crescono ad una velocità minore e più costante, con una riduzione graduale delle necessità energetiche per unità di peso corporeo che perdura sino all’inizio del balzo di crescita adolescenziale. Il comportamento dei compagni e la reclamizzazione di certi prodotti, costituiscono una forte influenza sulle abitudini alimentari del bambino. Inoltre, i bambini in età scolare svolgono numerose attività scolastiche e sportive che interferiscono con l’ora di pranzo, tanto da alimentarsi in maniera affrettata o saltare il pasto del tutto. In questa età lo spuntino assume un’importanza rilevante quale componente predominante nell’apporto alimentare complessivo. L’ETA’ - ADOLESCENZA Per sostenere la rapida crescita dell’organismo durante l’adolescenza, il fabbisogno calorico deve aumentare per far fronte alle richieste metaboliche. Tipicamente, le ragazze hanno meno esigenze caloriche dei maschi, sebbene ciò vari da individuo a individuo. Durante l’adolescenza, il calcio è molto importante per sostenere la calcificazione delle ossa lunghe, così come il ferro per sostenere l’aumento della massa degli eritrociti. In quest’età l’influenza del gruppo dei coetanei porta spesso a ricorrere agli spuntini e ad una dieta basata su un numero limitato di alimenti. La dieta può, così, essere inadeguata: oggi gli snack rappresentano il 25% dell’apporto dietetico totale degli adolescenti; il consumo di fast food è comune e rappresenta un’ulteriore fonte di sale, grassi e calorie. L’età adolescenziale è inoltre la più vulnerabile a seri disordini alimentari quali la bulimia e l’anoressia. L’ETA’ ADULTA Sulla base delle ricerche e dei dati clinici disponibili, la dieta migliore per l’adulto sembra essere quella che contiene tutti i nutrienti necessari e nella quale il 55% delle calorie necessarie è fornito dai carboidrati, il 30% dai lipidi ed il 15% dalle proteine. Idealmente, i grassi dovrebbero essere costituiti prevalentemente da acidi grassi insaturi ed i carboidrati dovrebbero essere principalmente complessi (amidi), anziché zuccheri purificati. In aggiunta, la dieta dovrebbe includere un’adeguata quota di fibre alimentari. Il fabbisogno calorico totale dell’adulto è variabile a seconda del tipo e dall’entità di attività fisica svolta (lavoro, sport, hobby). L’obesità può rappresentare un problema a seguito della riduzione di esercizio fisico, di pasti consumati spesso fuori casa e della ormai diffusa possibilità di acquistare cibi anche costosi ed elaborati. L’ETA’ ANZIANA Il fabbisogno giornaliero di calorie diminuisce con l’età poiché la persona anziana va incontro ad una diminuzione del metabolismo basale e per la riduzione di attività che spesso si accompagna all’invecchiamento (il fabbisogno calorico diminuisce di circa il 7% per ogni decennio dopo i 25 anni). Naturalmente, le persone anziane attive necessitano di maggior apporto calorico di quelle immobilizzate o non totalmente autosufficienti. Numerosi fattori influenzano lo stato nutrizionale degli anziani L’ETA’ ANZIANA • • • • • • • • • • • I cambiamenti a carico dell’apparato gastro-intestinale correlati all’età: modificazione dei denti e delle gengive, malfunzionamento della protesi dentaria, riduzione della produzione di saliva, atrofia delle cellule epiteliali della mucosa orale, riduzione del riflesso del vomito e della peristalsi esofagea e colica, carenza nella sintesi di vitamina B12 Alterazioni a carico dei cinque sensi: gusto, olfatto, udito, vista, tatto; riduzione della sensazione di sete La presenza di patologie acute e croniche, spesso concomitanti Necessità di attenersi a precisi regimi dietetici Deficit motori che rendono difficoltose le minute e grandi attività motorie necessarie alla preparazione e assunzione del cibo Alterazioni cognitive spesso correlate a demenza (decadimento grave ed irreversibile delle facoltà mentali) Stati depressivi che inducono a disinteresse rispetto all’alimentazione Effetti avversi di farmaci quali anoressia (dal greco anorexía, composto di anprivativo e órexis 'appetito' letteralmente significa “mancanza di appetito”), xerostomia (dal greco xeros = secco e stomia = bocca, letteralmente significa "bocca secca" e definisce un disturbo direttamente collegato ad una condizione di obiettiva riduzione della secrezione salivare), sazietà precoce Difficoltà nel leggere le etichette dei cibi e comprendere il valore nutritivo di essi Indisponibilità di un reddito sufficiente per acquistare i cibi Isolamento sociale: l’anziano che vive da solo poco condivide con altri il momento del pasto LA GRAVIDANZA La gravidanza è una condizione fisiologica durante la quale la salute di un individuo dipende strettamente dalla salute dell’altro. Lo stato di salute fisico e mentale antecedente i mesi di gestazione influisce sullo sviluppo dell’embrione e del feto, su un buon esito del parto, nonché, sulla futura crescita del bambino. Pertanto, un buon stato nutrizionale ed una corretta alimentazione prima e durante il periodo di gestazione sono condizioni essenziali per la prevenzione delle patologie materne e neonatali. L’aumento delle necessità energetiche, che deve corrispondere ad un maggior introito calorico, varia a seconda del periodo, ma è tale da non comportare cambiamenti rilevanti nelle normali abitudini alimentari della gestante (in media è intorno alle 300 kcal giornaliere). La richiesta suppletiva di proteine è pari a circa 6 g al giorno. Rispetto alle vitamine e ai minerali, la gravidanza comporta necessità decisamente superiori per quanto concerne il ferro, i folati, le vitamine del gruppo B e la vitamina A. Possono, spesso, verificarsi modificazioni del tipo di alimentazione, a seguito di: •Alterazioni dell’appetito •Nausea (soprattutto nel primo trimestre) •Superstizioni/pregiudizi presenti nella cultura di appartenenza L’ALLATTAMENTO L’allattamento comporta per la madre una notevole perdita di energia e di principi nutritivi, alla quale la dieta deve supplire. Il lavoro per la produzione del latte richiede un fabbisogno energetico suppletivo (tra le 450 e le 560 cal/die) e dipende dal volume di latte prodotto. Parte dell’energia deriva dalle riserve di grasso accumulate durante la gravidanza. La donna che allatta, ha inoltre maggiori necessità di proteine (+ 17 g/die), calcio, iodio, zinco, rame, selenio, vitamina A, vitamine del gruppo B, vitamina C. Anche il fabbisogno di acqua è maggiore poiché il latte materno è costituito per l’85% di acqua: le perdite da compensare per una portata lattea giornaliera di circa 750-800 ml si possono calcolare in circa 650700 ml/die da aggiungere alle normali necessità. Pare che il contenuto nutrizionale del latte sia assai costante indipendentemente dallo stato nutrizionale della madre, poiché i nutrienti presenti nel latte vengono tratti proprio dai depositi materni rischio di malnutrizione per la donna che allatta!!! L’APPETITO Per appetito s’intende la percezione della necessità di alimentarsi, di origine molto complessa, cui contribuiscono fattori nervosi di provenienza centrale (eccitamenti legati all’azione del centro regolatore della nutrizione localizzato in zone specifiche dell’encefalo) e periferica, come stimoli chimici (presenza nello stomaco di acido cloridrico a digiuno) e meccanici (aumento del tono e della peristalsi gastrica). La “sensazione di fame” è un fattore fondamentale (i meccanismi che regolano la fame ed il senso di sazietà nell’organismo umano sono ancora poco conosciuti). Il senso del gusto e dell’olfatto sono, inoltre, fondamentali: vi sono condizioni o patologie che comportano la percezione di odori o sapori sgradevoli, con conseguente riduzione dell’appetito. Altri fattori interessati nella regolazione dell’appetito comprendono il livello glicemico, le secrezioni gastriche, la motilità gastrica, fattori ormonali, la risposta alle stimolazioni nervose autonome. Nella maggior parte dei soggetti, l’organismo regola l’apporto di cibo sulla base delle necessità fisiologiche, ma, a volte, questo meccanismo omeostatico non funziona adeguatamente e ne può conseguire una sensazione di fame eccessiva o insufficiente che portano ad obesità o dimagrimento. LE AREE GEOGRAFICHE La collocazione geografica ove la persona vive ha specifici effetti sul tipo di alimenti disponibili, soprattutto carne e pesce. Allo stato attuale molti Paesi sviluppati, dispongono di processi tecnicamente sofisticati per la conservazione, il confezionamento ed il trasporto dei cibi. Nei Paesi poco sviluppati, caratterizzati da scarsezza di risorse ambientali e di risorse economiche, tali processi non sono sempre garantiti. LE CONDIZIONI SOCIALI Nella maggior parte delle società, gli incontri sociali sono basati sulla condivisione del cibo. I prodotti serviti in queste occasioni sono spesso tipici delle consuetudini e tradizioni del contesto, così come l’ambiente ove viene servito il pasto è molto importante. Quando le opportunità di queste occasioni sono escluse (come può accadere per le persone anziane o ricoverate in ospedale), il piacere di condividere il cibo può essere fortemente ridotto: ne può risultare scarsezza o abolizione dell’appetito che può condurre a seri stati di malnutrizione. FEDI RELIGIOSE Le pratiche religiose suggeriscono spesso ciò che si deve o meno mangiare, come i cibi devono essere preparati e quando debbono essere consumati. Le pratiche dietetiche, così, possono essere parte integrante della fede religiosa. È d’uso celebrare alcune festività religiose con lunghi periodi di digiuno seguiti da feste con abbondanti libagioni. Alcune comunità religiose sono dedite alla dieta vegetariana, altre escludono il thè, il caffè, gli alcolici, le spezie ed i condimenti piccanti. EDUCAZIONE E CULTURA Le consuetudini alimentari sono, in genere, apprese nei primi anni di vita e riflettono le influenze educative che predominano in famiglia. Inoltre, il modo di allevare i bambini, gli utensili adoperati per mangiare, gli orari dei pasti, il modo di servire i pasti sono assai variabili nei diversi contesti culturali. È difficile per una persona di un determinato gruppo culturale modificare le consuetudini alimentari. LE CONDIZIONI ECONOMICHE La propria disponibilità finanziaria influenza quanto è possibile procurarsi, rispetto sia alla quantità che alla qualità degli alimenti acquistati. Famiglie con risorse medie o alte sono generalmente in grado di acquistare ciò di cui abbisognano, mentre, persone con limitate disponibilità economiche possono non essere in grado di acquistare abbastanza cibo per far fronte alle loro esigenze nutrizionali. LE SCELTE INDIVIDUALI Il tipo di alimentazione e le esigenze nutrizionali sono imposte anche dalle preferenze individuali. Ogni essere umano è unico nelle sue specifiche esigenze nutrizionali. La scelta di particolari alimenti è una questione individuale correlata a preferenze di gusto, consistenza, sapore, aspetti fondati sull’esperienza acquisita e nelle proprie tradizioni culturali e religiose. L’ATTIVITA’ FISICA Negli individui che svolgono attività fisica (lavoro, sport, hobby) in modo impegnativo, l’apporto alimentare giornaliero può essere notevolmente superiore a a quello di una persona che esercita scarsa attività fisica ed adotta un modello di vita sedentario. I MASS MEDIA I mass media hanno un’importante influenza sul comportamento alimentare di una società o di un gruppo di individui, in tutto il mondo. Le informazioni riportate dalla radio, dalla televisione, dai giornali, dal computer, influenzano il nostro comportamento riguardo l’alimentazione. In particolare, possiamo essere spinti o fermati rispetto all’acquisto ed al consumo di un certo prodotto, sulla base di: •aspetti seducenti della pubblicità •sofisticate tecniche commerciali •notizie eccessivamente drammatiche che creano panico e diffuso allarmismo (“mucca pazza”, “influenza aviaria”) MALATTIE E TRAUMI Malattie e traumi possono influenzare in maniera rilevante sia l’appetito che le esigenze nutrizionali. La maggior parte delle persone malate o traumatizzate ha poco appetito. Al contempo, però, le necessità nutrizionali sono spesso più elevate a causa dell’aumentata attività metabolica richiesta da episodi febbrili o dalla guarigione delle ferite o da episodi nei quali si riscontra consistente perdita di proteine, liquidi, elettroliti con le urine o a seguito di vomito, diarrea o sanguinamento da ferite. L’intervento chirurgico influenza notevolmente il rischio di deficienze nutritive per l’aumentata richiesta metabolica dovuta allo stress chirurgico e alla guarigione della ferita, unitamente all’inadeguato apporto alimentare post-operatorio; a ciò, inoltre, va aggiunto il fatto che molti pazienti al momento stesso dell’intervento chirurgico sono carenti dal punto di vista nutrizionale per la malattia in atto. Il cancro influisce sulle richieste metaboliche del corpo, poiché, le cellule tumorali competono per i nutrienti con le cellule normali. I pazienti, spesso, provano anoressia e depressione ed hanno episodi di vomito, situazioni che riducono il consumo di cibo. Le lesioni della mucosa orale (mucositi), che spesso si verificano in seguito alla terapia anti cancerogena, provocano dolore e difficoltà nella masticazione. USO DI FARMACI L’uso costante di farmaci può significativamente modificare l’appetito e l’apporto alimentare. Molti farmaci danneggiano il rivestimento della mucosa dello stomaco e dell’intestino così da impedire un efficiente assorbimento dei nutrienti. Inoltre, alcuni farmaci alterano le sensazioni gustative o interferiscono col meccanismo d’azione di specifiche vitamine e minerali. La chemioterapia e la radioterapia affaticano notevolmente le persone affette da cancro, con diminuzione della quantità di energia disponibile per l’alimentazione. USO DI ALCOOL E DROGHE Effetti simili a quelli dei farmaci si riscontrano anche con l’assunzione eccessiva di un’altra sostanza dannosa per l’organismo: l’alcool che sbilancia il corretto equilibrio tra calorie e nutrienti. La carenza di vitamine del complesso B (tiamina, folati, niacina e B6) è comune nelle persone che fanno abuso di alcolici, in quanto esse sono spese principalmente per metabolizzare l’eccesso di alcool. L’uso cronico di tale sostanza può, poi, condurre a cambiamenti irreversibili delle cellule del fegato, influenzando la funzione di tale organo nei processi metabolici. Anche l’abuso di droghe può indurre malnutrizione: l’eroina e la cocaina diminuiscono l’appetito (il bisogno di cibo viene sostituito dalla preoccupazione di soddisfare il bisogno della sostanza psicotropa). LO STATO PSICOLOGICO Le emozioni provate da una persona, possono influire sulla sua alimentazione, provocando, a seconda delle condizioni specifiche individuali, l’aumento o la diminuzione dell’appetito e della volontà di cibarsi e, conseguentemente, delle riserve energetiche per le attività vitali. Alcuni soggetti possono forzare le abitudini alimentari per ridurre drasticamente il proprio peso (può avvenire, però, anche il contrario), causando gravi scompensi nell’alimentazione. LE MANIFESTAZIONI DI ALTERAZIONE DELLO STATO NUTRIZIONALE LA MALNUTRIZIONE “LA MALNUTRIZIONE E’ UNO STATO DI ALTERAZIONE FUNZIONALE, STRUTTURALE E DI SVILUPPO DELL’ORGANISMO CONSEUENTE ALLA DISCREPANZA TRA FABBISOGNI NUTRIZIONALI SPECIFICI ED INTROITO OD UTILIZZAZIONE DEI NUTRIENTI ESSENZIALI E/O ENERGIA” secondo l’American Medical Association Stato derivante da deficit o eccesso di nutrienti qualitativamente o quantitativamente insufficiente o eccessivo nel soddisfare i fabbisogni del soggetto. Gli stati di malnutrizione vengono così classificati: A Malnutrizione per difetto • Malnutrizione calorico-proteica (è la forma più classica ed è caratterizzata da una progressiva riduzione della massa magra e del tessuto adiposo) • Malnutrizione calorica • Sindromi carenziali (deficit di vitamine, sali minerali ed oligoelementi) B Malnutrizione per eccesso • Sovrappeso • Obesità • Da eccessiva o abnorme assunzione di vitamine, sali minerali ed altri nutrienti Spesso rimane sconosciuta e negletta laddove non si instauri una consapevolezza della sua presenza ed una sensibilità nella sua ricerca: indiscutibile prerogativa dell’infermiere, strettamente in relazione con il paziente!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Il mancato accertamento della malnutrizione può essere ricondotta a cattive abitudini ospedaliere e soprattutto alla mancanza di educazione nutrizionale del personale sanitario: •Mancata registrazione di peso ed altezza nelle cartelle cliniche •Mancata registrazione del consumo giornaliero di cibo •Ripetuti e prolungati digiuni prima di esami diagnostici •Nutrizione enterale e parenterale non adeguata Da uno studio multicentrico sulla malnutrizione ospedaliera del 1996 si evince che: •Percentuale di malnutrizione intorno al 20% •Il 60% di questi lascia l’ospedale dopo 15 gg in condizioni d nutrizione peggiori rispetto all’ingresso •Le situazioni particolarmente a rischio sono: edentulia, esiti di ictus, insufficienza cardiaca e respiratoria, demenza, solitudine e depressione Indagine sulla malnutrizione in ambito territoriale (2000) Su 300 pazienti malnutriti a domicilio con età media di 66 aa, è stata riconosciuta una malnutrizione di grado: •Lieve nel 68% dei casi •Medio nel 30% dei casi •Grave nel 2% dei casi IL CONCETTO DI SOVRAPPESO Si dice che una persona è sovrappeso suo peso corporeo aumenta dall’1 al rispetto al suo peso ideale. IL CONCETTO DI SOTTOPESO Una persona è sottopeso se il suo corporeo è del 10% inferiore rispetto al ideale. QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DI UNA PERSONA BEN NUTRITA E DI UNA PERSONA MALNUTRITA? se il 20% peso peso CARATTERISTICHE DELLA PERSONA BEN NUTRITA CARATTERISTICHE DELLA PERSONA MAL NUTRITA VITALITA’ GENERA LE La persona è attiva, sveglia e La persona presenta facilità capace di mantenere all’affaticamento, si addormenta un’adeguata attenzione. facilmente, è apatica. PESO E ALTEZZA Normali per l’eta’, costituzione Condizione di sovrappeso o sottopeso. corporea e stadio di sviluppo. POSTUR A Eretta. Il dorso, e gli arti presentano le curvature fisiologiche. Spalle ricurve, torace incavato, dorso gibboso. SISTEMA MUSCOL OSCHEL ETRICO Muscoli ben sviluppati, robusti, tonici. Lo scheletro non presenta malformazioni. Muscoli: flaccidi, ipotonici, non sviluppati; l’aspetto è gracile, deperito. Talora, la persona è incapace di deambulare correttamente Scheletro: gambe incurvate, ginocchio valgo, deformità toracica, costole a rosario, scapole prominenti CARATTERISTICHE DELLA PERSONA BEN NUTRITA CARATTERISTICHE DELLA PERSONA MAL NUTRITA CUTE E MUCOSE È liscia, ben idratata, di colorito roseo. E’ ruvida, secca, squamosa, pigmentata, pallida, irritata; facilità all’escoriazione; presenza di petecchie; si può riscontrare ritardata guarigione delle ferite. OCCHI Vivaci e limpidi. Non vi sono irritazioni agli angoli delle palpebre; le membrane sono umide; non sono evidenti vasi sanguigni o tessuto coprente la sclera. Il colorito della mucosa della fossa congiuntivale è roseo. Non vi sono segni di affaticamento e di edema nella zona perioculare. Congiuntive pallide, eventuale presenza di congiuntivite con essudato; macchie di Bitot (presenza di punti di tessuto spugnoso sulla sclera, probabilmente imputabili a carenza di vitamina A); arrossamento e fissurazione degli angoli delle palpebre (blefarite); secchezza delle membrane dell’occhio (xerosi congiuntivale); aspetto opaco della cornea (xerosi corneale); la cornea ha un aspetto molle (cheratomalacia), anziché apparire elastica. Presenza di segni di affaticamento e di edema nella zona perioculare. CARATTERISTICHE DELLA PERSONA BEN NUTRITA CARATTERISTICHE DELLA PERSONA MAL NUTRITA CAPELLI Lucidi, resistenti, non si strappano facilmente. La cute del cuoio capelluto è integra e sana. Opachi, fragili, sottili, radi. Possono venir strappati facilmente. VISO Colore della cute uniforme, roseo. Appare liscio e privo di zone edematose. Appare pallido ed untuoso. Possono esservi chiazze squamose e zone edematose, grinze della cute e rughe in sede peribuccale e ai lati del naso, colorito scuro in area perioculare e sulle gote. COLLO Assenza di aree ingrossate Possibile ipertrofia della tiroide LABBRA La mucosa è liscia, umida ed il Secche, squamose, edematose. Arrossate colorito è sano. Non vi sono e fissurate agli angoli (cheilosi). screpolature e gonfiori. CARATTERISTICHE DELLA PERSONA BEN NUTRITA CARATTERISTICHE DELLA PERSONA MAL NUTRITA CAVO ORALE Membrane mucose rosee ed integre. Membrane mucose gonfie con eventuale presenza di stomatite (infiammazione del tessuto mucoso che riveste le strutture del cavo orale ). GENGIVE Colore roseo, non arrossamenti, gonfiori o sanguinamenti. Spugnose, facilmente sanguinanti, infiammate. Si può notare sanguinamento marginale e processo di retrazione in atto. LINGUA Di colore rosa intenso; papille superficiali presenti, non completamente liscia. Non presenta lesioni. Arrossata, rugosa e gonfia. Può assumere colore magenta (rosso carico, caratterizzato dalla mescolanza di quantità uguali di luce rossa e blu), aspetto carnoso (glossite), papille iperemiche ed ipertrofiche o atrofiche. DENTI Lucenti, non scoloriti, dritti, non sovrapposti. La persona non ha odontalgia. Non vi sono formazioni cavitarie. La mascella è ben conformata. Alcuni denti possono essere assenti (edentulia parziale o totale). Presentano scolorimento, sono opachi, le superfici dentali sono consumate ed irregolari (flurosi). Presenza di anomalie di posizione. CARATTERISTICHE DELLA PERSONA BEN NUTRITA CARATTERISTICHE DELLA PERSONA MAL NUTRITA ARTI INFERIO RI La persona non è debole ed è in grado di stare eretta nel modo corretto. Le gambe ed i piedi si presentano di conformazione e colorito sano. Non vi è presenza di edemi. La persona è debole e non si sorregge correttamente (necessita di supporti o dell’aiuto di un’altra persona). Le gambe ed i piedi presentano edemi e colorito non uniforme. Possono essere presenti parestesia (alterazioni soggettive della sensibilità che si manifestano con sensazioni anormali e spontanee di formicolio, punture di spilli, caldo e freddo, acqua che scorre) UNGHIE Integre, solide e di colorito roseo. Fragili, opache ed incurvate. Talora presentano una caratteristica forma a cucchiaio (coilonichia). CARATTERISTICHE DELLA PERSONA BEN NUTRITA CARATTERISTICHE DELLA PERSONA MAL NUTRITA FUNZION E CARDIOV ASCOLA RE Frequenza cardiaca, ritmo cardiaco e pressione arteriosa nella norma. Tachicardia, ritmo cardiaco irregolare, alterazione della pressione del sangue (ipotensione od ipertensione a seconda delle situazioni). Si riscontra anche aumento dell’area cardiaca. FUNZION E GASTROI NTESTIN ALE Appetito e digestione buoni. Eliminazione normale e regolare. Non vi sono masse palpabili al tatto. L’appetito è alterato: è eccessivo o insufficiente. L’eliminazione è alterata: presenza di stipsi o diarrea. Ingrossamento del fegato e della milza (epatoslenomegalia). FUNZION E NEUROL OGICA La persona presenta riflessi normali. Ha una buona capacità di attenzione, non presenta eccessiva irritabilità od ansia. Presenta stabilità psicologica. Diminuzione o perdita dei riflessi alla caviglia e al ginocchio. Presenza di parestesie. La persona presenta debolezza muscolare (tanto da non riuscire a deambulare) ed appare disattenta, facilmente irritabile e spesso in stato ansioso. QUALI CONSEGUENZE? IN TUTTI GLI STATI DI MALNUTRIZIONE SI RISCONTRA UNA DIMINUZIONE DELLE FUNZIONI IMMUNITARIE!!! • • • • • • Maggior esposizione a batteri, virus, funghi Aggravamento di patologie non nutrizionali Maggior incidenza di ulcere da decubito Difficoltà di guarigione delle ulcere da decubito e da insufficienza venosa degli arti inferiori Aumento dei giorni di degenza Aumento della mortalità GRADO di MALNUTRIZIONE PARAMETRO di RIFERIMENTO Lieve Moderata Grave Calo ponderale 5%-10% 11%-20% >20% Albuminemia g/dl 3,5-3 2,9-2,5 <2,5 Transferrine mia g/dl 200-150 149-100 <100 L’OBESITA’ - 1 OMS, 1998: più di un miliardo di persone sono in sovrappeso e circa 300 milioni si possono considerare obese. In Italia 4 milioni di persone sono obese e 16 milioni sopno in sovrappeso; al Sud si osservano le percentuali più elevate. Questo fenomeno riguarda anche i bambini: 20% in sovrappeso e 4% di obesi (tassi di prevalenza molto simili a quelli degli USA). Un tempo l’obesità era considerata un segno di ricchezza e benessere; oggi essa colpisce le classi sociali più svantaggiate (le persone anziane e le meno abbienti). L’obesità è una condizione dovuta ad un eccesso di tessuto adiposo; deriva da una prevalenza dell’adiposintesi, per assunzione di un quantitativo di energia (espresso in calorie) superiore al consumo. Una persona è obesa se il suo peso corporeo è superiore al 20% rispetto al peso ideale. L’OBESITA’ - 2 Si distinguono due forme diverse di obesità dal punto di vista morfologico: •Obesità androide: in alcuni soggetti la distribuzione del grasso corporeo si localizza principalmente nella parte superiore del corpo (capo, base del collo, mento, spalle), nel tronco e nell’addome. È caratteristica del sesso maschile ed è correlata ad un più alto rischio di complicazioni cardiovascolari e comparsa di diabete mellito tipo 2. •Obesità ginoide: il tessuto adiposo si distribuisce prevalentemente nella metà inferiore del corpo (zone dell’addome sotto-ombelicale, anche, cosce, natiche) un girovita > 88 cm per le donne e > 102 cm per gli uomini = elevato rischio cardiovascolare L’OBESITA’ - 3 Le persone affette da obesità, spesso, hanno difficoltà nel mantenimento della cura e dell’igiene personale a causa delle limitazioni di movimento. •Il perineo, le pieghe del seno, le pieghe addominali e delle gambe, soprattutto in pazienti con forte obesità, sono le zone in cui più comunemente si sviluppano patologie cutanee quali escoriazioni, eruzioni o ulcerazioni. •Gli obesi hanno spesso bisogno di assistenza nella deambulazione, negli spostamenti e nella postura che desiderano assumere a letto. •Quasi tutti questi soggetti soffrono di sindrome da apnea durante il sonno e, in casi gravi, richiedono l’uso di attrezzature per la respirazione assistita mentre dormono. LE CONSEGUENZE DELL’OBESITA’: Questa patologia influisce o predispone alla comparsa di:ipertensione arteriosa, diabete mellito tipo II, dislipidemia ed iperuricemia, aterosclerosi, steatosi epatica, varici agli arti inferiori, cardiopatia ischemica e scompenso cardiaco, osteoartrosi (per la maggiore usura delle articolazioni sottoposte a carico), malattie tromboemboliche (per effetto sui fattori della coagulazione), calcolosi della colecisti, sindrome sonno-apnea, insufficienza respiratoria, infezioni cutanee (le pliche cutanee sono macerate dal sudore, ed è presente un proliferazione di germi e miceti), esofagite da reflusso, neoplasie (colon, prostata, utero, mammella, ovaio, vie biliari, endometrio). Possono comparire, inoltre, turbe del ciclo mestruale e irsutismo; aumenta la comparsa di ernie (soprattutto ombelicali), aumentano la mortalità e la morbilità perioperatorie, con aumento di suppurazione della ferita chirurgica e laparocele. Frequenti sono anche i problemi psicosociali. LA CACHESSIA NEOPLASTICA Circa l’80% dei pazienti oncologici perde peso nel corso della malattia, ma una percentuale variabile dal 3 al 23% muore più per le conseguenze della malnutrizione che per gli effetti diretti del cancro. Oltre che per gli effetti tossici indotti dai trattamenti, le alterazioni nutrizionali sono dovute ad una sorta di “autocannibalismo” messo in atto dall’organismo nei confronti del muscolo per consentire la produzione di proteine nella fase acuta della malattia. La cachessia neoplastica, documentata causa di morte, è una sindrome caratterizzata da perdita di peso, astenia, anoressia: le cellule tumorali, attraverso la produzione di citochine determinano riduzione dell’appetito con diminuzione dell’assunzione di alimenti, perdita di massa muscolare, aumento della spesa energetica a riposo e gravi alterazioni metaboliche quali l’aumento del consumo di glucosio. L’ANORESSIA È un serio e talora fatale disordine dell’alimentazione caratterizzato da grave e persistente limitazione della dieta. La persona che ne è affetta rifiuta di mantenere il peso corporeo nel range normale per età e statura e, anche se evidentemente sottopeso, teme di ingrassare. Spesso, è pure la percezione del proprio corpo ad essere alterata: sostiene di sentirsi grassa anche se è emaciata. La persona anoressica ha un tipico aspetto scarno e scheletrico e può presentare: •Crescita di peluria sottile su tutto il corpo •Ipotermia •Ipotensione •Edema (per ipoprotidemia) •Bradicardia •Disturbi del sonno •Amenorrea nella donna LA BULIMIA È un serio disordine dell’alimentazione caratterizzato da episodi di alimentazione esagerata alternati a periodi di pratiche purgative forzate (uso drastico di lassativi e diuretici, del meccanismo del vomito, dell’intensa attività fisica). Le persone bulimiche presentano un concetto dell’alimentazione non realistico e non hanno conoscenze e sicurezze rispetto alla quantità e qualità di alimenti necessari per una buona alimentazione. Il vomito ripetuto può arrecare: • Serio danno ai denti, alla faringe e all’esofago •Tumefazione delle ghiandole salivari •Squilibri idro-elettrolitici •Fistole del tratto gastro-enterico •L’abuso di lassativi può provocare sanguinamenti rettali ACCERTAMENTO INFERMIERISTICO DELLO STATO NUTRIZIONALE DATI SOGGETTIVI e DATI OBIETTIVI L’ANAMNESI L’anamnesi permette all’infermiere di ottenere informazioni sulla storia sanitaria del paziente rispetto a: L’apporto abituale del cibo e dei liquidi Alle modalità con le quali il paziente soddisfa il suo bisogno di alimentazione Le motivazioni e le cause per cui non riesce a soddisfare il bisogno di alimentazione Sulle reazioni del paziente al problema nutrizionale presente o pregresso L’infermiere può così raccogliere numerose informazioni utili all’accertamento dei problemi nutrizionali. Ad es: •Perdite aumentate (ferite, ascessi, drenaggi, fistole, vomito, diarrea) •Uso di farmaci •Precedenti gravidanze e loro esito •Durata del pasto •Prodotti usati regolarmente in cospicue quantità •Momenti della giornata in cui avviene il pasto •Impiego di supplementi dietetici •Precedenti esperienze e successi con diete modificate •Specifiche preferenze, avversioni, intolleranze •Stato generale dell’appetito •Attività fisica •Disponibilità economiche per l’alimentazione •Disponibilità di mezzi di trasporto e possibilità per l’acquisto, la preparazione e la conservazione dei cibi •L’infermiere può, inoltre, consigliare al proprio assistito di compilare un DIARIO ALIMENTARE per alcuni giorni: ciò consente all’infermiere di valutare l’apporto nutrizionale e comprendere se esso sia bilanciato anche in rapporto all’attività fisica •L’infermiere può avvalersi dell’uso di Scale di misurazione, come la Mini Nutritional Assessment DATI ANTROPOMETRICI - 1 > 40 Sovrappeso di 3° grado Grave obeso in 30-40 Sovrappeso di 2° grado Obeso Questi due dati possono essere utilizzati in modo combinato per misurare l’Indice di Massa Corporea (IMC o BMI – Body Mass Index) 25-30 Sovrappeso di 1° grado Sovrappes o 18,5-25 Normopeso Normale < 18,5 Sottopeso Magro •PESO (espresso in chilogrammi ed ettogrammi) •ALTEZZA (espressa metri e centimetri) IMC = PESO (kg)/ALTEZZA (mt) al quadrato DATI ANTROPOMETRICI - 2 • SPESSORE DELLE PLICHE CUTANEE, in particolare si considera la plica tricipitale: essa varia da 0,5 a 2,5 cm (media, 1,2 cm) nei maschi adulti in buona salute e da 1,2 a 3,4 cm (media, 2,0 cm) nelle femmine adulte in buona salute. • CIRCONFERENZA DEL BRACCIO: è di circa 32 ± 5 cm per i maschi e di 28 ± 6 cm per le femmine Nel bambino: • CIRCONFERENZA CRANICA (in un neonato è di circa 35 cm, a 12 mesi di circa 46 cm) • GRADO DI INFUSIONE DELLA LINEA CRANICA OSSERVAZIONI CLINICHE L’infermiere deve, inoltre, assistito: •Segni di malnutrizione •Capacità di deglutizione •Rischio di aspirazione accertare nel suo Uno dei principali segni che si accompagnano a molti disturbi a carico dell’apparato digerente (ES: gastroenterite, ulcera peptica, occlusione intestinale, alterazioni della motilità gastro-intestinale) è il VOMITO IL VOMITO (espulsione del contenuto gastrico attraverso al bocca) IL VOMITO è un importante MECCANISMO DI DIFESA determinato da antiperistalsi gastrica e concomitante contrazione attiva dei muscoli addominali. Con tale meccanismo il contenuto gastrico viene espulso dalla bocca. Il vomito può avere diverse cause e presentarsi all'improvviso o periodicamente. In certi casi può essere facilmente intuita la sua funzione di difesa: infatti, l'ingestione di sostanze pericolose o di corpi estranei può indurre il vomito che va visto come un tentativo dell'organismo di espellere ciò che può nuocere. IL MECCANISMO del VOMITO - 1 IL CENTRO DEL VOMITO VIENE STIMOLATO DA •dalla corteccia cerebrale, che può stimolare il centro mandando messaggi relativi a sapori, odori, ricordi, emozioni, immagini particolari; •dall'orecchio, che trasmette soprattutto informazioni relative alla posizione del corpo rispetto allo spazio; •da diverse parti dell'apparato digerente (gola, stomaco, intestino) •altri organi, come il cuore •stimoli indotti dall'esposizione a radiazioni IL MECCANISMO del VOMITO - 2 Una volta eccitato, il centro del vomito invia di rimando alle ghiandole salivari, alla muscolatura dell'addome, al diaframma e a varie porzioni dello stomaco, dell'esofago e del duodeno gli stimoli che si traducono nel vomito. I farmaci contro il vomito (antiemetici) agiscono inibendo l'attività di questo centro. Il vomito inizia con una profonda inspirazione a glottide chiusa, la trachea si dilata, il cardias si rilascia, lo stomaco, il diaframma ed i muscoli addominali si contraggono: tutto questo provoca l’espulsione del materiale gastrico dalla bocca. Poiché il centro del vomito è collegato anatomicamente e funzionalmente con altri centri specifici (es: il centro del respiro, il nervo vago), esso, solitamente, si accompagna a: •Nausea (dal greco “nausia” = “mal di mare”: sensazione sgradevole, difficilmente descrivibile dall’individuo, vagamente riferibile allo stomaco e all’epigastrio, che di norma precede il vomito, anche se non sempre chi l’avverte poi vomita) •Conati di vomito (da “conari” = “tentare”: irrefrenabili ed involontari impulsi al vomito, dovuti alla contrazione ella muscolatura respiratoria ed addominale) •Scialorrea (situazione nella quale vi è aumento della salivazione che può essere causata da una diminuzione nella capacità di deglutizione oppure da un’eccessiva produzione della saliva stessa) •Bradipnea •Respiri non coordinati (N.B. Una respirazione profonda può eventualmente prevenire il vomito) LE CAUSE DEL VOMITO Può essere dovuto ad infezioni sostenute da batteri e virus Nei bambini può essere provocato dalla presenza di una elevata quantità di ''acetone'' nel sangue Il vomito è di frequente riscontro durante la gravidanza, soprattutto nei primi mesi (IPEREMESI GRAVIDICA) Molte persone soffrono di nausea e vomito quando vanno in automobile, in nave, o in aereo (“mal di movimento” o cinetosi); in alcune persone, che soffrono di disturbi al sistema di controllo della posizione del corpo nello spazio (situato nell'orecchio), il vomito accompagna le vertigini Altre cause possono essere gli stimoli dolorosi (es. dolori mestruali, emicrania) o le emozioni violente Nausea o vomito dopo un intervento chirurgico sono parimenti condizioni abbastanza frequenti e disturbanti Anche molti farmaci possono provocare sintomi di nausea e vomito. Tra i farmaci, quelli impiegati nei trattamenti antitumorali (farmaci antiblastici) sono quelli che inducono la forma più grave di vomito Si distingue: 1. VOMITO CEREBRALE per azione diretta sul centro del vomito, secondaria a • Aumento della pressione cerebrale (edema, neoplasia, trauma) • Dolore (articolare, lombare) • Irritazioni tossiche • Irritazioni degli organi sensoriali • Disturbi del labirinto 2. VOMITO PERIFERICO causato da • Aumento della pressione gastrica (dopo un pasto abbondante) • Irritazione chimica della mucosa intestinale 3. VOMITO PSICHICO (stati ansiosi ed isterici) 4. IPEREMESI GRAVIDICA CONSEGUENZE DEL VOMITO •Un singolo episodio o isolati episodi di vomito non comportano gravi problemi •Un vomito ripetuto comporta invece la perdita di acqua, sodio, cloro, potassio: se tale perdita diventa importante è indispensabile ripristinare l'acqua e gli elettroliti persi •Un vomito prolungato impedisce una normale alimentazione e questo può portare a denutrizione. •Può verificarsi un’emorragia da lacerazione del rivestimento interno (la mucosa) dello stomaco •Nelle persone con alterazione dello stato di coscienza (ad esempio dopo un incidente stradale o un intervento chirurgico) c'è il rischio che il vomito possa essere aspirato nelle vie respiratorie e provocare una polmonite (POLMONITE AB INGESTIS) COSA DOBBIAMO OSSERVARE? QUANTITA’ E ODORE La quantità dipende dal contenuto gastrico e, se possibile, andrebbe misurata in un contenitore graduato. L’odore è di solito da acidulo a fortemente acido. MOMENTO E FREQUENZA DEL VOMITO •Monitorare il numero degli episodi di vomito in un determinato periodo di tempo •Controllare se esiste una relazione con i pasti o l’assunzione di farmaci ed il momento del vomito •Controllare la quantità di vomito in rapporto ai pasti consumati •Osservare se il vomito è accompagnato da diarrea CARATTERISTICHE DEL VOMITO • VOMITO ALIMENTARE: composto da alimenti maldigeriti o non digeriti (come avviene, ad es., nella stenosi pilorica del lattante) • VOMITO MUCOSO: (il muco è un colloide viscoso secreto della ghiandole mucipare di numerosi tessuti del corpo) spesso si presenta a digiuno. Tipico, nella gastrite. • EMATEMESI (EMESI = VOMITO): indice di emorragie digestive. L’emissione di sangue parzialmente digerito e coagulato (VOMITO CAFFEANO) è segno di emorragia di origine gastrica (es: ulcera peptica e carcinoma); l’emissione di sangue fresco è segno di emorragia a carico dell’esofago (rottura di varici esofagee) in quantità, talora, così rilevanti da portare a morte in breve tempo. • VOMITO BILIARE: emissione di materiale biliare o duodenale a seguito di vomito ripetuto nel tempo. Appare vischioso e di colore giallo-verdognolo. • COPREMESI (“Kopros” = “feci” + “emesis” = “vomito ”): emissione di materiale intestinale dall’aspetto tipicamente fecaloide. Caratteristico in caso di grave occlusione intestinale. Inoltre, può presentarsi come: • VOMITO A GETTO: emissione violenta del materiale che viene proiettato a distanza, spesso, senza alcun rapporto con i pasti . Esso può essere indice di alterazioni a carico del SNC, spesso, si tratta di vomito cerebrale. • VOMITO INCOERCIBILE: non controllabile, neanche dai comuni antiemetici. ESAMI DI LABORATORIO NESSUN ESAME DI LABORATORIO, SINGOLARMENTE, E’ DIAGNOSTICO DI MALNUTRIZIONE! E’ NECESSARIO SEMPRE INTEGRARE TUTTI I DATI ACCERTATI SULLA PERSONA PER IDENTIFICARE CORRETTAMENTE IL SUO PROBLEMA DI ALIMENTAZIONE! •Esame dell’urina •Esame delle feci •Emocromo •Proteine (in particolare l’albumina) e lipidi •Elettroliti sierici •Emogasanalisi nel sangue •Funzionalità epatica •Glicemia, azotemia, creatinina •Immunoglobuline Dall’accertamento effettuato sul paziente si possono identificare varie diagnosi infermieristiche o problemi clinicocollaborativi relativi ai problemi alimentari della persona assistita. •La diagnosi infermieristica di NUTRIZIONE INFERIORE AL FABBISOGNO si riferisce a persone non a digiuno soggette o a rischio di un’assunzione o di un metabolismo dei nutrienti inadeguato in rapporto al fabbisogno metabolico, con o senza perdita di peso. (SEGNI/SINTOMI CLINICI o MANIFESTAZIONI o CARATTERISTCHE DEFINENTI) •Le condizioni che determinano gli stati di NUTRIZIONE INFERIORE AL FABBISOGNO possono essere: di natura fisiopatologica (es: disfagia, cancro, anoressia, etc …); legate a trattamenti (es: intervento chirurgico, chemioterapia, etc …), di tipo situazionale (es: stress, isolamento sociale, etc …) correlate alle fasi maturative (es: neonato con difficoltà di suzione, anziano con problemi di dentizione) (CAUSE o FATTORI CORRELATI) DIAGNOSI INFERMIERISTICA: NUTRIZIONE INFERIORE AL FABBISOGNO DEFINIZIONI Stato nel quale la persona non a digiuno è soggetta o è a rischio di un’assunzione o di un metabolismo dei nutrienti inadeguato in rapporto al fabbisogno metabolico, con o senza perdita di peso. CARATTERISTICHE DEFINENTI MAGGIORI Assunzione di alimenti non adeguata, in una persona non a digiuno, minore della razione giornaliera raccomandata Un fabbisogno metabolico superiore rispetto alla quantità di nutrienti assunta MINORI Peso inferiore del 10-20% rispetto al peso ideale Plica cutanea del tricipite, circonferenza del braccio inferiori del 60% rispetto alle misure standard Debolezza e dolorabilità muscolare Irritabilità e confusione mentale Diminuzione dell’albumina e della transferrina sierica FATTORI CORRELATI Fisiopatologici (patologie che causano un aumentato fabbisogno calorico, difficoltà di ingerire sufficienti calorie, diminuito assorbimento dei nutrienti, diminuito desiderio di alimentarsi, etc …) Trattamenti (es: radioterapia, chemioterapia, intervento) Situazionali (depressione, stress, isolamento sociale, etc …) Fasi maturative (difficoltà di suzione, intolleranza al lattosio, fibrosi cistice nel bambino, etc …; problemi di dentizione, declino della funzione metabolica nell’anziano, etc …) Dall’accertamento effettuato sul paziente si possono identificare varie diagnosi infermieristiche o problemi clinico-collaborativi relativi ai problemi alimentari della persona assistita. •La diagnosi infermieristica di NUTRIZIONE SUPERIORE AL FABBISOGNO si riferisce a persone in stato di sovrappeso (peso superiore al 10% del peso ideale) od obese (peso superiore del 20% al peso ideale) nelle quali è possibile rilevare una plica cutanea a livello del tricipite maggiore di 15 mm nell’uomo e 25 mm nella donna. Può essere, inoltre, presente un modello di alimentazione scorretto, un modello di vita sedentario e un’assunzione alimentare in eccesso rispetto al fabbisogno metabolico (SEGNI/SINTOMI CLINICI o MANIFESTAZIONI o CARATTERISTCHE DEFINENTI) •Le condizioni che determinano gli stati di NUTRIZIONE SUPERIORE AL FABBISOGNO possono essere: di natura fisiopatologica, legate a trattamenti, di tipo situazionale (es: gravidanza, mancanza di conoscenze, modello di vita sedentario), correlate alle fasi maturative (es: età anziana) (CAUSE o FATTORI CORRELATI) DIAGNOSI INFERMIERISTICA: NUTRIZIONE SUPERIORE AL FABBISOGNO DEFINIZIONI Stato nel quale la persona subisce, o rischia di subire, un aumento di peso correlato a un’assunzione di alimenti eccessiva rispetto al fabbisogno metabolico. CARATTERISTICHE DEFINENTI MAGGIORI Sovrappeso (peso superiore del 10% al peso ideale) Obesità (peso superiore del 20% al peso ideale) Plica cutanea a livello del tricipite maggiore di 15 mm nell’uomo o di 25 mm nella donna MINORI Riferito modello di alimentazione indesiderato Assunzione in eccesso rispetto al fabbisogno metabolico Modello di vita sedentario FATTORI CORRELATI alterazione del modello di sazietà secondaria a uso di farmaci o radiazioni Riduzione del senso del gusto e dell’olfatto Aumento ponderale superiore a 11-13 kg in gravidanza Deficit di conoscenze relativo agli elementi di base della nutrizione Modello di vita sedentario Diminuzione del livello di attività e del fabbisogno metabolico