Il campo di Villa Oliv Il campo di Villa Oliv Il campo di Villa Oliv Il
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Il campo di Villa Oliveto Il 26 maggio 1940 il sottosegretario per l’Interno Guido Buffarini comunica che “il Duce desidera che si preparino dei campi di concentramento anche per ebrei, in caso di guerra”. In Toscana vengono allestiti durante la guerra quattro campi per l’internamento di civili; in due di questi, Bagno a Ripoli e Oliveto, vengono ospitati ebrei stranieri. Il campo di Villa Oliveto, posto a 16 chilometri da Arezzo e 4 da Badia al Pino, viene allestito in un edificio composto da un piano terra e due piani superiori, di proprietà di Pasquale Mazzi. La villa era stata usata già nel 1934 come campo di addestramento per gli Ustascia di Ante Pavelic. Il Mazzi, al momento del contratto di affitto con il Prefetto di Arezzo, si impegna anche come fornitore del campo, a gestire cioè l’alimentazione degli internati secondo una tabella sottoscritta da lui stesso, dal Prefetto, dal Questore di Arezzo e dal- Gruppo familiar Oliveto prima dell’istituzione familiaree con cuoche nel giar giardino dino di Villa Oliveto del campo. (foto Laura Giannini Cocco) l’Ispettore di Pubblica Sicurezza. L’amministrazione del campo verrà poi varie volte richiamata dall’Ispettore Generale di PS perché sospettata di praticare prezzi troppo alti nello spaccio e per l’insufficiente somministrazione degli alimenti. essere un campo di concentraconcentraRelazione su Villa Oliveto Oliveto come località adatta per essere mento, maggio 1940. (ACS, Roma) e Pasquale Pasquale Mazzi, 5 giugno Contratto Contr atto di appalto fr fra a la PPrrefettur efettura a e il fornitor fornitore 1940. (ACS, Roma) Il campo di Villa Oliv eto Oliveto VILLA OLIVET OLIVETO O NEGLI ANNI 1940 - 1941 Car Cartolina tolina d’epoca con Oliv Oliveto eto e Villa Mazzi. (Raccolta famiglia Mazzi) Elenco degli internati, 17 settembre settembre 1940. (ACS, Roma) I primi internati giunsero ad Oliveto nel luglio 1940. A settembre erano già 67. Si trattava di sudditi francesi, inglesi, polacchi e di un gruppo di ebrei tedeschi. Gli internati erano tutti di sesso maschile, compresi tra i 26 e i 58 anni di età. Alla direzione del campo si avvicendarono molti funzionari, quasi tutti ispettori di pubblica sicurezza in pensione. Durante il primo anno di attività la direzione cambiò ben otto volte. Gli internati godevano di una certa libertà, anche se questa venne poi limitata in seguito ad alcune infrazioni del regolamento. La maggior parte delle notizie pervenuteci sul campo derivano da relazioni sulle visite della Legazione svizzera, di quella statunitense e della Croce Rossa, effettuate per tutelare gli interessi degli internati di nazionalità britannica. In questo primo periodo le condizioni del campo, a parte il riscaldamento insufficiente e i servizi sanitari carenti, vengono ritenute abbastanza soddisfacenti. Nell’aprile 1941, dopo l’attacco dell’Asse alla Jugoslavia, arrivano 56 marinai jugoslavi, che vengono poi rimpatriati nel successivo mese di giugno. Da questo periodo cominciano ad essere trasferiti ad altri campi gli ebrei tedeschi. Con l’estate le condizioni igieniche cominciano a peggiorare per mancanza d’acqua. Gli internati si lamentano anche per la presenza di parassiti e la scarsità del vitto. Anche l’assistenza sanitaria viene ritenuta insufficiente. tà di movimento degli internati, 5 dicembr e 1940. (ACS, Disposizioni sulla liber libertà dicembre Roma) Il campo di Villa Oliv eto Oliveto GLI EBREI LIBICI E IL FASCISMO Il 16 gennaio 1942 arrivano al campo ebrei libici di cittadinanza inglese provenienti da Tripoli. Nel settembre 1941 erano infatti stati sgombrati dalla Libia circa 7.000 cittadini stranieri, tra i quali 1.600 ebrei cittadini francesi, poi inviati in Tunisia, e 870 cittadini inglesi di razza ebraica, che furono smistati nei campi italiani. Il rapporto tra ebrei libici e fascismo era stato per tutti gli anni Venti e Trenta di sostanziale collaborazione. Gli ebrei ottengono dal fascismo una maggiore protezione nei confronti dei divieti imposti dalla legge mussulmana e nuove opportunità di progresso economico e culturale. Non a caso si assiste in questo periodo ad una grande diffusione della conoscenza dell’italiano, anche in ragione di rapporti sempre più stretti tra ebrei libici ed ebrei italiani. Il fascismo - soprattutto negli anni della rivolta araba contro la Una via del quar quartier tieree ebraico tier ebraico di TTripoli ripoli nel secondo decennio del XX secolo secolo,, da RENZO ENZO dominazione coloniale italiana (1915-1931) - trova nella comunità DE FELICE ELICE, Ebr Ebrei ei in un paese ar arabo abo,, Il Mulino abo Mulino,, Bologna, 1978. ebraica un alleato prezioso, anche in ragione del suo crescente peso nella vita economica della colonia, nella quale controlla circa il 70% della rete commerciale. La situazione comincia bruscamente a cambiare con l’adozione nel 1938 delle leggi razziali, la cui applicazione in Libia viene tuttavia differita fino al 1940 ad opera di Cesare Balbo, governatore della colonia. Un netto peggioramento dei rapporti si ha con l’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale. Nel luglio del 1941 viene istituito a Giado (250 km. da Tripoli) un campo di internamento per italiani e libici, in cui perderanno la vita oltre 500 ebrei. Nel 1942 si ha la piena estensione alla Libia della legislazione razziale vigente in Italia dal 1938. Il quartier quartier tieree ebr ebraico aico di Tripoli Tripoli addobbato per la visita di Mussolini (1937), da RENZO ENZO DE FELICE ELICE, Ebr Ebrei ei in un paese ar arabo abo,, cit. abo BREI IN UN PAESE ARABO, cit. Pianta di Tripoli con il quartiere ebraico indicato in giallo (inizio del XX secolo), da RENZO DE FELICE, EBREI eto Il campo di Villa Oliv Oliveto L’ARRIVO DEI LIBICI Il primo gruppo di ebrei libici giunto ad Oliveto era composto da 51 internati, di cui 27 tra donne e bambini, componenti 9 gruppi familiari. I capifamiglia erano tre commercianti, 2 osti, un ebanista, un sarto, un possidente non vedente e una casalinga. Molti dei bambini erano in età scolare e alcuni molto piccoli (1 o 2 anni). Gli ebrei arrivano al campo in condizioni miserevoli. Sono quasi tutti laceri, scalzi ed affetti da malattie e parassiti. Molti di loro hanno perso i bagagli nel viaggio e sono vestiti con abiti molto leggeri, adatti al clima libico. Alcuni internati devono addirittura essere ricoverati in ospedale perché affetti da tracoma e da scabbia. Le condizioni igieniche e sanitarie del campo, con l’arrivo dei libici, subiscono un tracollo. Un rapporto della Legazione svizzera del gennaio 1942 descrive le condizioni del campo come “pessime”. Esistono una sola doccia con acqua fredda e 4 lavandini per tutti gli internati, che teoricamente dovrebbero usufruire di tali servizi per tre volte alla settimana (doccia) e tre volte al giorno (lavandini). La Legazione svizzera lamenta che il campo è troppo piccolo rispetto al numero degli internati, tra cui vi sono 25 bambini e diverse donne incinte. Una famiglia di 15 persone doveva alloggiare in un unico vano con solo quattro letti. Zelinda PPallanti allanti e Sofia B Bar artolini ar tolini con un internato non identificato identificato.. (foto Laur Laura a Giannini Cocco). Lista degli ebr ebrei ei libici arriv arrivati ati a Oliv Oliveto eto il 18 gennaio 1942. (ACS, Roma) Il campo di Villa Oliv eto Oliveto LA VITA VITA QUOTIDIANA NEL CAMPO Il vitto continua ad essere scarso e scadente. Da più parti si continua ad accusare il fornitore di approfittare sia dello stato che degli internati. Quest’ultimi vanno avanti solo grazie ai pacchi che per vengono loro dalla Croce Rossa. Il Prefetto vorrebbe cambiare fornitore ma non si trova nessuno disposto ad assumere l’incarico. Dopo il giugno 1942 si procede al trasferimento degli uomini so li a d a ltri c ampi , c ome Cor r opo li (TE ) e Montechiarugolo (PR), per lasciare ad Oliveto solo i nuclei familiari. Il problema del vitto sembra poi momentaneamente risolversi perché gli ebrei acquistano direttamente il cibo dal fornitore e lo cucinano secondo le loro regole alimentari. Ogni sabato giunge al campo un rabbino per la macellazione. Con l’aumento delle difficoltà belliche la situazione peggiora di nuovo. Si levano nuove accuse contro il Mazzi. Il for nitore viene questa volta difeso dal Prefetto, anche se a torto, poiché ogni internato riceveva giornalmente 150 gr. di pane, 8 gr. d’olio, 65 gr. di pasta o riso, 100 gr. di patate, 50 gr. di legumi, 180 gr. di verdure, per un costo totale di 4 lire, mentre l’assegnazione ufficiale corrisposta era di 6,5 lire. Rapporto Rappor to della Legazione svizzera svizzera sulle condizioni del vitto al campo di Villa Oliv Oliveto eto,, 4 giugno 1943. (ACS, Roma) eto Il P Prrefetto difende il fornitor fornitoree dalle accuse di speculazione, 8 settembr settembre e 1943. (ACS, Roma) Trasferimento degli internati: nel campo rimangono 51 ebrei ebr ei libici, 25 giugno 1942. (ACS, Roma) Il campo di Villa Oliv eto Oliveto LA VITA DELLE FAMIGLIE LIBICHE NEL CAMPO Nel campo di Oliveto nacquero sette bambini. Sovente le autorità non prendevano in considerazione le domande presentate dagli internati ebrei per riunirsi alle proprie famiglie, ospitate in altri campi. Non veniva accordato il permesso di spostarsi da un comune all’altro per riunire ub nucleo familiare diviso. Le motivazioni addotte erano quasi sempre infarcite di prevenzioni e di stereotipi antiebraici. Un caso esemplare è quello della famiglia Reginiano (vedi documento sotto). Ad un’altra famiglia tripolina venne revocato il permesso di vivere in un comune dell’aretino poiché “avevano dato luogo a vari inconvenienti dovuti in gran parte al loro scarsissimo grado di civiltà ed al carattere intrigante, proprio della gente di razza ebraica”. Nel settembre 1942, quando nel campo non restano che i nuclei familiari degli ebrei libici, si verifica un grave ammanco di denaro e di oggetti. In un primo tempo vengono accusati gli internati, ritenuti dalle autorità corrotti, infidi e disonesti, poi si scopre che la colpa è da attribuirsi alla noncuranza dei direttori succedutisi nella gestione del campo. Certificato di nascita di una bimba, figlia di internati libici, nata nel Campo il 24 novembr nov embr embre e 1943. (ACS, Roma) o del Pr Prefetto sul tr Par er arer eree negativ negativo trasferimento asferimento di una famiglia di libici, 30 dicembre 1942. (ACS, Roma) Sentimenti antiebr antiebraici aici contro una famiglia di libici, 7 gennaio 1943. (ACS, Roma) Il campo di Villa Oliv eto Oliveto 8 SETTEMBRE 1943: L’OCCUPAZIONE TEDESCA Tra il 25 luglio e l’8 settembre 1943 Badoglio mantenne in vigore l’intera legislazione persecutoria, anche se furono prese misure per la liberazione degli internati. L’ordine per la liberazione degli ebrei stranieri giunse solo l’11 settembre. Mentre il campo di Bagno a Ripoli continuò a mantenere la detenzione degli ebrei là internati dietro intervento del Questore di Firenze Mormino, ad Oliveto all’arrivo della circolare vennero aperte le porte del campo. Molti ebrei rimasero però nella struttura credendo di potervi continuare a vivere tranquilli e protetti e avendo paura di andare incontro a pericolose incognite avventurandosi nel mondo esterno. Gli internati di Oliveto erano molto meno consci del pericolo incombente di quelli di Bagno a Ripoli, 50 dei quali si dettero alla fuga il 22 settembre nonostante la sorveglianza fosse stata rafforzata. La difficoltà a mettersi in salvo era maggiore al campo di Oliveto per la presenza di donne e bambini, che invece erano assenti a Bagno a Ripoli. Dopo l’armistizio rimasero a Villa Mazzi una settantina di persone, per la maggior parte donne e bambini. e Richiesta della PPrrefettur efettura a di Ar Arezzo ezzo sulle condizioni degli internati, 25 ottobr ottobre 1943. (ACS, Roma) Circolar Cir colaree rrelativ colar elativ elativa a alla liberazione liberazione degli internati, 11 settembr settembree 1943. (Archivio (Ar chivio Storico Comunale, Civitella in Val Val di Chiana) Condizioni del campo di Villa Oliveto, 28 ottobre 1943. (ACS, Roma) Il campo di Villa Oliv eto Oliveto LA DEPOR TAZIONE DEGLI EBREI LIBICI IN GERMANIA DEPORT Il 23 novembre 1943 il Ministero dell’Interno revocava la circolare dell’11 settembre e ordinava che i cittadini di Stati nemici già inter nati fossero nuovamente sottoposti ad internamento. I campi di internamento per ebrei ancora in funzione in Italia divennero di fatto delle anticamere per i campi di sterminio. A Bagno a Ripoli a metà dell’aprile 1944 quasi tutti gli internati ebrei vengono prelevati dai tedeschi. Gli internati di Oliveto erano già stati prelevati il 5 febbraio, eavviati “per ignota destinazione”. Solo 8 persone rimasero al campo. In realtà gli ebrei libici di Villa Mazzi furono dapprima portati alle carceri di Firenze, poi trasferiti con un carro bestiame al campo di Fossoli. Da lì, dopo sette mesi, furono deportati a Bergen Belsen, il campo in cui sarebbe morta, nell’inverno 1945, Anna Frank. Qui rimasero 4 mesi, dopodiché furono finalmente liberati. Gli ebrei di Oliveto non vennero eliminati nel campo di sterminio solo perché rappresentavano oggetto di scambio con tedeschi prigionieri degli alleati. Il campo di Oliveto fu chiuso nel maggio 1944. Prelev elevamento amento di internati ebr ebrei ei da par parte te di truppe SS tedesche, con elenco dei nominativi, 10 febbr febbraio aio 1944. (ACS, Roma) Mappa dei campi e delle località di internamento per ebrei ebrei in TToscana oscana da VALERIA GALIMI ALIMI, L’internamento in Toscana Toscana oscana,, in Enzo Collotti (a cur cura a di), Razza e fascismo fascismo.. La persecuzione contro gli ebr ebrei ei in TToscana oscana 1938 - 1943, Roma, Carocci, 1998. Mappa dei campi di internamento civile in Italia (10 giugno 1940 - 8 settembr settembree 1943) L’elenco è stato compilato sulla base dei dati presenti nell’Archivio Centrale dello Stato (d’ora in poi ACS), Ministero dell’Interno, Direzione Generale di P.S., AA.GG.RR., cat. Massime M/4, dalla busta 122 alla busta 138. Mappa tratta da M.G. Battistini e C. Di Sante (a cura di), Fascismo e Resistenza nel Piceno, Ascoli Piceno, 2003. L’internamento di civili è una misura restrittiva della libertà personale prevista dal diritto internazionale ed applicabile da tutti gli Stati in caso di guerra nei confronti dei sudditi di paesi nemici e di tutti coloro che sono ritenuti “pericolosi durante le contingenze belliche”. Durante la seconda guerra mondiale, l’internamento civile venne applicato dal regime fascista per isolare e recludere ebrei italiani e stranieri, rom, antifascisti, sudditi dei paesi nemici e, soprattutto, gli abitanti dei territori occupati dei Balcani. Coloro che erano ritenuti “più pericolosi” venivano relegati nei campi di concentramento, gli altri confinati nelle località d’internamento “libero”. Prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943 furono attivati 48 campi gestiti dal Ministero dell’Interno, quasi tutti allestiti in edifici già esistenti, ville abbandonate, capannoni industriali, conventi, ex scuole e stabili compatibili, logisticamente e strutturalmente, con le precise richieste avanzate dal Ministero. Altri campi per civili, costruiti con baraccamenti ed attendamenti, furono organizzati dal Ministero della Guerra sia nella penisola che nelle zone di operazione militare dell’ex Jugoslavia, dell’Albania, della Grecia, della Francia e nelle colonie africane. Durante l’occupazione nazista e con la nascita della Repubblica sociale italiana, accanto ai campi già esistenti e rimasti ancora attivi, altre strutture di reclusione furono allestite per internare tutti gli ebrei presenti sul territorio italiano, stranieri, ex prigionieri di guerra, partigiani, renitenti alla leva, lavoratori coatti, militari sbandati ed antifascisti. La reclusione, ma anche la semplice schedatura della maggior parte di queste categorie di persone effettuata negli anni precedenti, insieme alla complicità degli apparati della Rsi, favorì l’individuazione e la cattura di coloro che subirono la deportazione verso i lager nazisti. Mappa dei campi e delle località di internamento libero in Provincia di Arezzo Stia Pratovecchio Castel San Niccolò W i Poppi Montemignaio Bibbiena Ortignano Raggiolo W Badia Tedalda Chiusi della Verna Pieve S. Stefano W Chitignano Castel Focognano Caprese Michelangelo Pian di Scò Castelfranco di Sopra Talla Loro Ciuffenna S. Giovanni Valdarno Cavriglia Sestino Capolona Terranuova Bracciolini Bucine Sansepolcro Anghiari W Montevarchi i Subbiano W Castiglion Fibocchi i Laterina W Pergine Valdarno Monterchi Arezzo i Civitella in Val di Chiana W Monte S. Savino Castiglion Fiorentino Marciano della Chiana Lucignano W W W Foiano della Chiana Cortona W i W Campi di internamento Località di internamento libero Durante la seconda guerra mondiale furono allestiti nella provincia di Arezzo quattro campi di concentramento: . Campo di “Villa Oliveto”, allestito nel 1940 nel comune di Civitella Val di Chiana, che accolse prevalentemente ebrei stranieri. . Campo di Renicci, allestito nel 1942 nel comune di Anghiari, che accolse migliaia di slavi della cosiddetta “Provincia di Lubiana”, creata dal fascismo italiano in seguito all’occupazione militare della Slovenia dell’aprile 1941. . Campo di “Villa Ascensione”, allestito nei pressi di Poppi nel 1942, che accolse ufficiali britannici fatti prigionieri in Africa. . Campo di Laterina, allestito nel 1941, che accolse migliaia di prigionieri alleati e, dopo la Liberazione, anche civili exfascisti. Nel 1948 il campo fu trasformato in centro di raccolta per profughi provenienti dall’Istria e dall’Africa. In undici località della provincia di Arezzo erano ospitati inoltre i cosiddetti “internati liberi”. L’internamento libero era solitamente riservato ai condannati del Tribunale speciale che avevano terminato di scontare la pena o ad antifascisti, provenienti sia dall’Italia che dai territori occupati, che avessero commesso reati minori. Durante la seconda guerra mondiale ci furono in tutta la Toscana circa quaranta località di internamento libero. Il campo di Villa Ascensione Del campo per prigionieri di guerra di Villa Ascensione si era, fino a poco tempo fa, smarrita la memoria. La villa, situata in cima ad una collina non molto distante da Poppi, fu costruita nel Cinquecento come convento di frati Cappuccini, conoscendo poi nel tempo varie destinazioni. Nella seconda guerra mondiale l’edificio divenne campo per prigionieri di guerra n.38, adibito alla reclusione di militari britannici catturati nella campagna d’Africa. I prigionieri, imbarcati nei porti di Tripoli e Bengasi, giungevano a Napoli, Brindisi, Taranto, Bari ed erano poi avviati ai campi di Capua, Bari, e Tuturano (Brindisi). Successivamente i prigionieri cominciarono ad essere inviati al Nord. All’inizio del 1942 dal campo di Tuturano arrivarono a Villa Ascensione i primi quaranta ufficiali neozelandesi. Francesco Goretti così ricorda oggi l’arrivo dei prigionieri a Poppi: “Una mattina della primavera del 1942 vestiti da balilla fummo portati alla stazione ferroviaria per accogliere con urla e fischi un contingente di prigionieri, “figli della perfida Albione”, che la la propaganda del regime rappresentava come barbari, appartenenti ad un mondo giunto ormai alla fine, destinato ad essere definitivamente battuto dalle nuove generazioni del Littorio. Per farsi un’idea dello stato d’animo di noi studenti basti pensare al famoso slogan che il giornalista Mario Appelius lanciava tutti i giorni dai microfoni dell’EIAR: Dio stramaledica gli inglesi! I neozelandesi inoltre avevano una brutta fama per la determinazione e la ferocia con cui combattevano. Grande fu quindi la nostra sorpresa nel vedere scendere dal treno non un gruppo di selvaggi, ma un reparto di giovani fieri e prestanti, in divisa color kaki, con grandi cappelli dalle falde rialzate, tipo cowboy. Ci sembrò di essere invece che a Poppi in una stazioncina del mitico Far West”. Villa Ascensione oggi. L’edificio accoglie la Casa di Riposo P Pensionati ensionati d’Italia. Rotte di transito transito dei prigionieri britannici dalle coste della Libia ai por porti ti dell’Italia meridionale (1941-1942). oltre Oceano. Oceano. Soldati neozelandesi che si imbar imbarcano cano per andar andaree a combatter combattere e oltre Il campo di Villa Ascensione IL CAMPO NELLA MEMORIA DEI PRIGIONIERI NEOZELANDESI Il trattamento con cui sono accolti gli ufficiali dell’esercito di Sua Maestà britannica è sicuramente migliore di quello riservato ad altri prigionieri. Un ufficiale neozelandese ha così ricordato il suo arrivo a Villa Ascensione: “La villa, circondata da filo spinato, era stata provvista di docce e di una cucina moderna. I letti erano comodi e provvisti di comodini e tappeti. Il comandante ci accolse gentilmente come se fossimo suoi ospiti. Nella mensa i tavoli erano apparecchiati con tovaglie bianche e stoviglie nuove. Dopo due o tre giorni, tuttavia, ci fu chiaro che questo standard di accoglienza non poteva essere mantenuto. Il carburante disponibile non era sufficiente a riscaldare l’edificio, il vitto, sebbene di buona qualità, non bastava a sfamarci”. Successivamente i pacchi viveri della Croce Rossa e gli acquisti di generi vari in uno spaccio locale migliorarono il livello di vita degli ufficiali neozelandesi. Anche in ragiodeserto to to.. Uniforme neozelandese da combatti- ne della buona disposizione del personale Soldati neozelandesi in uniforme da deser mento mento.. italiano di sorveglianza le condizioni di vita del campo, che giunse ad ospitare fino a 90 prigionieri, rimasero buone fino alla fine. “Sebbene l’estate avesse causato problemi nel rifornimento idrico - ricorda ancora il nostro testimone neozelandese - gli esercizi fisici all’aperto, i rifornimenti della Croce Rossa, la possibilità di consumare frutta e verdura fresca, permisero a tutti noi di stare in buona salute e in buona forma fisica. Inoltre l’arrivo regolare della posta (una lettera impiegava mediamente sedici settimane per essere recapitata dalla Nuova Zelanda) e dei pacchi riuscì a calmare l’ansia che ci aveva procurato la perdita di ogni rapporto con il nostro paese e i nostri cari” (Mason W. Wynne, Official History of New Zeland in the Second World War 19391945:Prisoners of War , pp. 116-17). La sorveglianza esercitata dagli interpreti, dalle guardie e dai carabinieri era costante. E tuttavia nel luglio del 1942 due ufficiali neozelandesi riuscirono a fuggire dopo essersi calati dai piani superiori della villa con funi fatte di lenzuola. Giunti fino a La Spezia furono ripresi e rinchiusi nel campo PG5 di Gavi, vicino a Genova. D onne neozelandesi che confezionano pacchi per i loro prigionieri di guerra. Rotte di transito verso l’Italia dei prigionieri britannici nel 1942-43. Il campo di Villa Ascensione IL CAMPO DOPO L’8 SETTEMBRE 1943 Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e la smobilitazione dell’esercito italiano gli ufficiali neozelandesi abbandonarono il campo. Protetti dalla popolazione e aiutati dagli antifascisti si diressero verso l’alto Casentino, trovando rifugio nei conventi della Verna e di Camaldoli. Successivamente gli ex prigionieri di Villa Ascensione, dopo essersi ricongiunti con quelli provenienti dal campo di Vincigliata, nei dintorni di Firenze, raggiunsero l’Adriatico e il Sud del paese dove poterono essere reintegrati nei ranghi dell’esercito inglese. In seguito ai bombardamenti alleati, il 19 dicembre 1943 si trasferì nella villa il Distretto militare di Arezzo. Nel giugno del 1944, dopo la fuga verso il Nord dei rappresentanti della repubblica di Salò, la villa fu occupata per circa tre mesi dalle truppe tedesche, le quali alla loro partenza portarono via tutti gli arredi esistenti. Negli anni Sessanta a in cui il Colonnello Massai comunica al Podestà di Poppi il trasferimento a Villa alcuni ex prigionie- Letter oppi, Fondo Fondo “GuerAscensione Ascensio ne del Distr Distretto etto militar militare e di Ar Arezzo ezzo.. ( Biblioteca Comunale di PPoppi, ezzo ri riuscirono a ritro- ra e Resistenza”, da or a BCP) ora vare il comandante del campo, l’avvocato fiorentino Lorenzo Gargiolli, che vollero loro ospite in Nuova Zelanda, ancora grati per il trattamento umano che egli aveva loro riservato. Infine nel 1999 è tornato a Poppi l’ex capitano Gropper, per riannodare rapporti contratti in una storia ormai lonta na di mezzo secolo. Gropper è uno dei due autori dell’arazzo riprodotto a fianco. Ar Articolo ticolo del 1968 sui festeggiamenti tributati in Nuov Nuova a Zelanda all’ex comandante del campo di Villa Ascensione. (BCP) Arazzo Ar azzo raffigur raffigur affigurante ante Villa Ascensione rrealizzato ealizzato da due prigionieri neozeladesi. (BCP) Il campo di concentramento e i diritti umani Con la fine della seconda guerra mondiale comincia a diffondersi nell’opinione pubblica mondiale un grande moto di condanna della violenza. In particolare, nel corso del processo a cui nel 1946 sono sottoposti a Norimberga i capi del nazismo, si accumula una conoscenza dettagliata dei crimini commessi nel sistema dei campi di concentramento. Come risposta a tutti gli orrori della guerra, il 10 dicembre 1948 i rappresentanti di 50 governi firmano a Parigi la Dichiarazione universale dei diritti umani. La Dichiarazione si compone di un Preambolo e di 30 articoli. Articolo 1: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Articolo 3: “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona”. Articolo 4: “Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù …” Articolo 9: “Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato”. dell’area ea dov dove e insistev insisteva a il campo di Laterina nel 1998, in Certamente l’approvazione della Dichiarazione non segna la fine Cippo posto all’imbocco dell’ar Dichiarazione azione univ universale ersale dei diritti umani. della violenza, dell’arbitrio, della sopraffazione nel mondo. Tutta- occasione del cinquantenario della Dichiar via essa fissa i principi fondamentali di un nuovo diritto alla vita senza il quale non è più concepibile l’esistenza di un vivere civile fondato sulla libertà e la democrazia. I vincitori della II guerr guerra a mondiale. Chur Churcill, cill, Roosevelt Roosevelt e Stalin alla confer conferenza enza di Yalta del febbr febbraio aio 1945. Processo di Norimberga. Norimberga. Alcuni degli imputati per crimini contro l’umanità. MOSTRA SUI CAMPI DI CONCENTRAMENTO NELLA PROVINCIA DI AREZZO PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE ASSOCIAZIONE PER LA STORIA E LE MEMORIE DELLA REPUBBLICA FINANZIAMENTO DELLE RICERCHE DI ARCHIVIO MINISTERO DEI BENI CULTURALI CONTRIBUTO PER L’ALLESTIMENTO: AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI AREZZO COMUNE DI CIVITELLA IN VAL DI CHIANA SEDE PERMANENTE CENTRO DI DOCUMENTAZIONE SUI CAMPI DI CONCENTRAMENTO “VILLA OLIVETO” CIVITELLA IN VAL DI CHIANA HANNO VARIAMENTE CONTRIBUITO ALLA REALIZZAZIONE DELLA MOSTRA EDI BACCI, IVO BIAGIANTI, GIANNA CHIAPPINO, COSTANTINO DI SANTE, DANIELE FINZI, ENZO GRADASSI, MASSIMO MARTINELLI COORDINAMENTO SCIENTIFICO LEONARDO PAGGI ALLESTIMENTO LA PIRAMIDE srl, Arezzo