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Il campo di Villa Oliv Il campo di Villa Oliv Il campo di Villa Oliv Il
Il campo di Villa Oliveto
Il 26 maggio 1940 il sottosegretario per l’Interno Guido
Buffarini comunica che “il Duce desidera che si preparino
dei campi di concentramento anche per ebrei, in caso di
guerra”.
In Toscana vengono allestiti durante la guerra quattro campi
per l’internamento di civili; in due di questi, Bagno a Ripoli e
Oliveto, vengono ospitati ebrei stranieri.
Il campo di Villa Oliveto, posto a 16 chilometri da Arezzo e 4
da Badia al Pino, viene allestito in un edificio composto da un
piano terra e due piani superiori, di proprietà di Pasquale Mazzi.
La villa era stata usata già nel 1934 come campo di addestramento per gli Ustascia di Ante Pavelic.
Il Mazzi, al momento del contratto di affitto con il Prefetto di
Arezzo, si impegna anche come fornitore del campo, a gestire
cioè l’alimentazione degli internati secondo una tabella sottoscritta da lui stesso, dal Prefetto, dal Questore di Arezzo e dal- Gruppo familiar
Oliveto prima dell’istituzione
familiaree con cuoche nel giar
giardino
dino di Villa Oliveto
del campo. (foto Laura Giannini Cocco)
l’Ispettore di Pubblica Sicurezza.
L’amministrazione del campo verrà poi varie volte richiamata dall’Ispettore Generale di PS perché sospettata di praticare prezzi
troppo alti nello spaccio e per l’insufficiente somministrazione
degli alimenti.
essere un campo di concentraconcentraRelazione su Villa Oliveto
Oliveto come località adatta per essere
mento, maggio 1940. (ACS, Roma)
e Pasquale
Pasquale Mazzi, 5 giugno
Contratto
Contr
atto di appalto fr
fra
a la PPrrefettur
efettura
a e il fornitor
fornitore
1940. (ACS, Roma)
Il campo di Villa Oliv
eto
Oliveto
VILLA OLIVET
OLIVETO
O NEGLI ANNI 1940 - 1941
Car
Cartolina
tolina d’epoca con Oliv
Oliveto
eto e Villa Mazzi. (Raccolta famiglia Mazzi)
Elenco degli internati, 17 settembre
settembre 1940. (ACS, Roma)
I primi internati giunsero ad Oliveto nel luglio 1940. A settembre
erano già 67. Si trattava di sudditi francesi, inglesi, polacchi e di
un gruppo di ebrei tedeschi. Gli internati erano tutti di sesso maschile, compresi tra i 26 e i 58 anni di età.
Alla direzione del campo si avvicendarono molti funzionari, quasi
tutti ispettori di pubblica sicurezza in pensione. Durante il primo
anno di attività la direzione cambiò ben otto volte.
Gli internati godevano di una certa libertà, anche se questa venne
poi limitata in seguito ad alcune infrazioni del regolamento.
La maggior parte delle notizie pervenuteci sul campo derivano da
relazioni sulle visite della Legazione svizzera, di quella statunitense e della Croce Rossa, effettuate per tutelare gli interessi degli
internati di nazionalità britannica.
In questo primo periodo le condizioni del campo, a parte il riscaldamento insufficiente e i servizi sanitari carenti, vengono ritenute
abbastanza soddisfacenti.
Nell’aprile 1941, dopo l’attacco dell’Asse alla Jugoslavia, arrivano
56 marinai jugoslavi, che vengono poi rimpatriati nel successivo
mese di giugno. Da questo periodo cominciano ad essere trasferiti ad altri campi gli ebrei tedeschi.
Con l’estate le condizioni igieniche cominciano a peggiorare per
mancanza d’acqua. Gli internati si lamentano anche per la presenza di parassiti e la scarsità del vitto.
Anche l’assistenza sanitaria viene ritenuta insufficiente.
tà di movimento degli internati, 5 dicembr
e 1940. (ACS,
Disposizioni sulla liber
libertà
dicembre
Roma)
Il campo di Villa Oliv
eto
Oliveto
GLI EBREI LIBICI E IL FASCISMO
Il 16 gennaio 1942 arrivano al campo ebrei libici di cittadinanza
inglese provenienti da Tripoli. Nel settembre 1941 erano infatti
stati sgombrati dalla Libia circa 7.000 cittadini stranieri, tra i quali
1.600 ebrei cittadini francesi, poi inviati in Tunisia, e 870 cittadini
inglesi di razza ebraica, che furono smistati nei campi italiani.
Il rapporto tra ebrei libici e fascismo era stato per tutti gli anni
Venti e Trenta di sostanziale collaborazione.
Gli ebrei ottengono dal fascismo una maggiore protezione nei
confronti dei divieti imposti dalla legge mussulmana e nuove opportunità di progresso economico e culturale. Non a caso si assiste in questo periodo ad una grande diffusione della conoscenza
dell’italiano, anche in ragione di rapporti sempre più stretti tra
ebrei libici ed ebrei italiani.
Il fascismo - soprattutto negli anni della rivolta araba contro la Una via del quar
quartier
tieree ebraico
tier
ebraico di TTripoli
ripoli nel secondo decennio del XX secolo
secolo,, da RENZO
ENZO
dominazione coloniale italiana (1915-1931) - trova nella comunità DE FELICE
ELICE, Ebr
Ebrei
ei in un paese ar
arabo
abo,, Il Mulino
abo
Mulino,, Bologna, 1978.
ebraica un alleato prezioso, anche in ragione del suo crescente
peso nella vita economica della colonia, nella quale controlla circa
il 70% della rete commerciale.
La situazione comincia bruscamente a cambiare con l’adozione
nel 1938 delle leggi razziali, la cui applicazione in Libia viene tuttavia differita fino al 1940 ad opera di Cesare Balbo, governatore
della colonia.
Un netto peggioramento dei rapporti si ha con l’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale. Nel luglio del 1941 viene istituito a Giado (250 km. da Tripoli) un campo di internamento per
italiani e libici, in cui perderanno la vita oltre 500 ebrei. Nel 1942 si
ha la piena estensione alla Libia della legislazione razziale vigente
in Italia dal 1938.
Il quartier
quartier
tieree ebr
ebraico
aico di Tripoli
Tripoli addobbato per la visita di Mussolini (1937), da RENZO
ENZO
DE FELICE
ELICE, Ebr
Ebrei
ei in un paese ar
arabo
abo,, cit.
abo
BREI IN UN PAESE ARABO, cit.
Pianta di Tripoli con il quartiere ebraico indicato in giallo (inizio del XX secolo), da RENZO DE FELICE, EBREI
eto
Il campo di Villa Oliv
Oliveto
L’ARRIVO DEI LIBICI
Il primo gruppo di ebrei libici giunto ad Oliveto era composto da 51 internati, di cui 27 tra donne e bambini, componenti 9 gruppi familiari. I capifamiglia erano tre commercianti, 2 osti, un ebanista, un sarto, un possidente non vedente e una casalinga. Molti dei bambini erano in età scolare e alcuni molto piccoli (1 o 2 anni).
Gli ebrei arrivano al campo in condizioni miserevoli. Sono
quasi tutti laceri, scalzi ed affetti da malattie e parassiti. Molti
di loro hanno perso i bagagli nel viaggio e sono vestiti con
abiti molto leggeri, adatti al clima libico.
Alcuni internati devono addirittura essere ricoverati in ospedale perché affetti da tracoma e da scabbia.
Le condizioni igieniche e sanitarie del campo, con l’arrivo
dei libici, subiscono un tracollo. Un rapporto della Legazione svizzera del gennaio 1942 descrive le condizioni del campo
come “pessime”.
Esistono una sola doccia con acqua fredda e 4 lavandini per
tutti gli internati, che teoricamente dovrebbero usufruire di tali
servizi per tre volte alla settimana (doccia) e tre volte al giorno
(lavandini).
La Legazione svizzera lamenta che il campo è troppo piccolo
rispetto al numero degli internati, tra cui vi sono 25 bambini e
diverse donne incinte. Una famiglia di 15 persone doveva alloggiare in un unico vano con solo quattro letti.
Zelinda PPallanti
allanti e Sofia B
Bar
artolini
ar
tolini con un internato non identificato
identificato.. (foto Laur
Laura
a
Giannini Cocco).
Lista degli ebr
ebrei
ei libici arriv
arrivati
ati a Oliv
Oliveto
eto il 18 gennaio 1942. (ACS, Roma)
Il campo di Villa Oliv
eto
Oliveto
LA VITA
VITA QUOTIDIANA NEL CAMPO
Il vitto continua ad essere scarso e scadente. Da più parti si continua ad accusare il fornitore di approfittare sia
dello stato che degli internati. Quest’ultimi vanno avanti
solo grazie ai pacchi che per vengono loro dalla Croce
Rossa. Il Prefetto vorrebbe cambiare fornitore ma non si
trova nessuno disposto ad assumere l’incarico.
Dopo il giugno 1942 si procede al trasferimento degli uomini so li a d a ltri c ampi , c ome Cor r opo li (TE ) e
Montechiarugolo (PR), per lasciare ad Oliveto solo i nuclei familiari.
Il problema del vitto sembra poi momentaneamente risolversi perché gli ebrei acquistano direttamente il cibo
dal fornitore e lo cucinano secondo le loro regole alimentari. Ogni sabato giunge al campo un rabbino per la
macellazione.
Con l’aumento delle difficoltà belliche la situazione peggiora di nuovo. Si levano nuove accuse contro il Mazzi.
Il for nitore viene questa volta difeso dal Prefetto, anche
se a torto, poiché ogni internato riceveva giornalmente
150 gr. di pane, 8 gr. d’olio, 65 gr. di pasta o riso, 100 gr.
di patate, 50 gr. di legumi, 180 gr. di verdure, per un costo totale di 4 lire, mentre l’assegnazione ufficiale corrisposta era di 6,5 lire.
Rapporto
Rappor
to della Legazione svizzera
svizzera sulle condizioni del vitto al
campo di Villa Oliv
Oliveto
eto,, 4 giugno 1943. (ACS, Roma)
eto
Il P
Prrefetto difende il fornitor
fornitoree dalle accuse di speculazione, 8 settembr
settembre
e 1943. (ACS, Roma)
Trasferimento degli internati: nel campo rimangono 51
ebrei
ebr
ei libici, 25 giugno 1942. (ACS, Roma)
Il campo di Villa Oliv
eto
Oliveto
LA VITA DELLE FAMIGLIE LIBICHE NEL CAMPO
Nel campo di Oliveto nacquero sette bambini.
Sovente le autorità non prendevano in considerazione le
domande presentate dagli internati ebrei per riunirsi alle
proprie famiglie, ospitate in altri campi. Non veniva accordato il permesso di spostarsi da un comune all’altro per riunire ub nucleo familiare diviso. Le motivazioni addotte erano quasi sempre infarcite di prevenzioni e di stereotipi
antiebraici. Un caso esemplare è quello della famiglia
Reginiano (vedi documento sotto). Ad un’altra famiglia
tripolina venne revocato il permesso di vivere in un comune
dell’aretino poiché “avevano dato luogo a vari inconvenienti dovuti in gran parte al loro scarsissimo grado di civiltà ed
al carattere intrigante, proprio della gente di razza ebraica”.
Nel settembre 1942, quando nel campo non restano che i
nuclei familiari degli ebrei libici, si verifica un grave ammanco di denaro e di oggetti. In un primo tempo vengono
accusati gli internati, ritenuti dalle autorità corrotti, infidi e
disonesti, poi si scopre che la colpa è da attribuirsi alla noncuranza dei direttori succedutisi nella gestione del campo.
Certificato di nascita di una bimba, figlia di internati libici, nata
nel Campo il 24 novembr
nov embr
embre
e 1943. (ACS, Roma)
o del Pr
Prefetto sul tr
Par
er
arer
eree negativ
negativo
trasferimento
asferimento di una famiglia di libici, 30 dicembre 1942. (ACS, Roma)
Sentimenti antiebr
antiebraici
aici contro una famiglia di libici, 7 gennaio
1943. (ACS, Roma)
Il campo di Villa Oliv
eto
Oliveto
8 SETTEMBRE 1943:
L’OCCUPAZIONE TEDESCA
Tra il 25 luglio e l’8 settembre 1943 Badoglio mantenne in
vigore l’intera legislazione persecutoria, anche se furono
prese misure per la liberazione degli internati. L’ordine per
la liberazione degli ebrei stranieri giunse solo l’11 settembre. Mentre il campo di Bagno a Ripoli continuò a mantenere la detenzione degli ebrei là internati dietro intervento
del Questore di Firenze Mormino, ad Oliveto all’arrivo della circolare vennero aperte le porte del campo. Molti ebrei
rimasero però nella struttura credendo di potervi continuare a vivere tranquilli e protetti e avendo paura di andare incontro a pericolose incognite avventurandosi nel mondo
esterno. Gli internati di Oliveto erano molto meno consci
del pericolo incombente di quelli di Bagno a Ripoli, 50 dei
quali si dettero alla fuga il 22 settembre nonostante la sorveglianza fosse stata rafforzata. La difficoltà a mettersi in
salvo era maggiore al campo di Oliveto per la presenza di
donne e bambini, che invece erano assenti a Bagno a Ripoli.
Dopo l’armistizio rimasero a Villa Mazzi una settantina di
persone, per la maggior parte donne e bambini.
e
Richiesta della PPrrefettur
efettura
a di Ar
Arezzo
ezzo sulle condizioni degli internati, 25 ottobr
ottobre
1943. (ACS, Roma)
Circolar
Cir
colaree rrelativ
colar
elativ
elativa
a alla liberazione
liberazione degli internati, 11 settembr
settembree 1943.
(Archivio
(Ar
chivio Storico Comunale, Civitella in Val
Val di Chiana)
Condizioni del campo di Villa Oliveto, 28 ottobre 1943. (ACS, Roma)
Il campo di Villa Oliv
eto
Oliveto
LA DEPOR
TAZIONE DEGLI EBREI LIBICI IN GERMANIA
DEPORT
Il 23 novembre 1943 il Ministero dell’Interno revocava la
circolare dell’11 settembre e ordinava che i cittadini di
Stati nemici già inter nati fossero nuovamente sottoposti
ad internamento. I campi di internamento per ebrei ancora in funzione in Italia divennero di fatto delle anticamere per i campi di sterminio.
A Bagno a Ripoli a metà dell’aprile 1944 quasi tutti gli
internati ebrei vengono prelevati dai tedeschi.
Gli internati di Oliveto erano già stati prelevati il 5 febbraio, eavviati “per ignota destinazione”. Solo 8 persone rimasero al campo. In realtà gli ebrei libici di Villa
Mazzi furono dapprima portati alle carceri di Firenze,
poi trasferiti con un carro bestiame al campo di Fossoli.
Da lì, dopo sette mesi, furono deportati a Bergen Belsen,
il campo in cui sarebbe morta, nell’inverno 1945, Anna
Frank. Qui rimasero 4 mesi, dopodiché furono finalmente
liberati.
Gli ebrei di Oliveto non vennero eliminati nel campo di
sterminio solo perché rappresentavano oggetto di scambio con tedeschi prigionieri degli alleati.
Il campo di Oliveto fu chiuso nel maggio 1944.
Prelev
elevamento
amento di internati ebr
ebrei
ei da par
parte
te di truppe SS tedesche, con elenco dei nominativi, 10 febbr
febbraio
aio 1944. (ACS, Roma)
Mappa dei campi e delle località
di internamento per ebrei
ebrei in TToscana
oscana
da VALERIA GALIMI
ALIMI, L’internamento in Toscana
Toscana
oscana,, in Enzo Collotti (a cur
cura
a di),
Razza e fascismo
fascismo.. La persecuzione contro gli ebr
ebrei
ei in TToscana
oscana 1938 - 1943,
Roma, Carocci, 1998.
Mappa dei campi di internamento civile
in Italia (10 giugno 1940 - 8 settembr
settembree 1943)
L’elenco è stato compilato sulla base dei dati presenti nell’Archivio Centrale dello Stato (d’ora in poi ACS), Ministero dell’Interno, Direzione Generale di P.S., AA.GG.RR., cat.
Massime M/4, dalla busta 122 alla busta 138.
Mappa tratta da M.G. Battistini e C. Di Sante (a cura di), Fascismo e Resistenza nel Piceno, Ascoli Piceno, 2003.
L’internamento di civili è una misura restrittiva della libertà personale prevista dal diritto internazionale ed applicabile da tutti gli Stati
in caso di guerra nei confronti dei sudditi di paesi nemici e di tutti coloro che sono ritenuti “pericolosi durante le contingenze
belliche”.
Durante la seconda guerra mondiale, l’internamento civile venne applicato dal regime fascista per isolare e recludere ebrei italiani e
stranieri, rom, antifascisti, sudditi dei paesi nemici e, soprattutto, gli abitanti dei territori occupati dei Balcani.
Coloro che erano ritenuti “più pericolosi” venivano relegati nei campi di concentramento, gli altri confinati nelle località d’internamento
“libero”.
Prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943 furono attivati 48 campi gestiti dal Ministero dell’Interno, quasi tutti allestiti in edifici già
esistenti, ville abbandonate, capannoni industriali, conventi, ex scuole e stabili compatibili, logisticamente e strutturalmente, con le
precise richieste avanzate dal Ministero.
Altri campi per civili, costruiti con baraccamenti ed attendamenti, furono organizzati dal Ministero della Guerra sia nella penisola che
nelle zone di operazione militare dell’ex Jugoslavia, dell’Albania, della Grecia, della Francia e nelle colonie africane.
Durante l’occupazione nazista e con la nascita della Repubblica sociale italiana, accanto ai campi già esistenti e rimasti ancora attivi,
altre strutture di reclusione furono allestite per internare tutti gli ebrei presenti sul territorio italiano, stranieri, ex prigionieri di guerra,
partigiani, renitenti alla leva, lavoratori coatti, militari sbandati ed antifascisti. La reclusione, ma anche la semplice schedatura della
maggior parte di queste categorie di persone effettuata negli anni precedenti, insieme alla complicità degli apparati della Rsi, favorì
l’individuazione e la cattura di coloro che subirono la deportazione verso i lager nazisti.
Mappa dei campi e delle località
di internamento libero in Provincia di Arezzo
Stia
Pratovecchio
Castel San Niccolò
W
i
Poppi
Montemignaio
Bibbiena
Ortignano Raggiolo
W
Badia Tedalda
Chiusi della Verna
Pieve S. Stefano
W
Chitignano
Castel Focognano
Caprese Michelangelo
Pian di Scò
Castelfranco di Sopra
Talla
Loro Ciuffenna
S. Giovanni
Valdarno
Cavriglia
Sestino
Capolona
Terranuova
Bracciolini
Bucine
Sansepolcro
Anghiari
W
Montevarchi
i
Subbiano
W
Castiglion Fibocchi
i
Laterina
W
Pergine Valdarno
Monterchi
Arezzo
i
Civitella in Val di
Chiana
W
Monte S. Savino
Castiglion Fiorentino
Marciano della Chiana
Lucignano
W
W
W
Foiano della Chiana
Cortona
W
i
W
Campi di internamento
Località di internamento libero
Durante la seconda guerra mondiale furono allestiti nella provincia di Arezzo quattro campi di concentramento:
. Campo di “Villa Oliveto”, allestito nel 1940 nel comune di Civitella Val di Chiana, che accolse prevalentemente ebrei
stranieri.
. Campo di Renicci, allestito nel 1942 nel comune di Anghiari, che accolse migliaia di slavi della cosiddetta “Provincia di
Lubiana”, creata dal fascismo italiano in seguito all’occupazione militare della Slovenia dell’aprile 1941.
. Campo di “Villa Ascensione”, allestito nei pressi di Poppi nel 1942, che accolse ufficiali britannici fatti prigionieri in
Africa.
. Campo di Laterina, allestito nel 1941, che accolse migliaia di prigionieri alleati e, dopo la Liberazione, anche civili exfascisti. Nel 1948 il campo fu trasformato in centro di raccolta per profughi provenienti dall’Istria e dall’Africa.
In undici località della provincia di Arezzo erano ospitati inoltre i cosiddetti “internati liberi”.
L’internamento libero era solitamente riservato ai condannati del Tribunale speciale che avevano terminato di scontare la
pena o ad antifascisti, provenienti sia dall’Italia che dai territori occupati, che avessero commesso reati minori. Durante la
seconda guerra mondiale ci furono in tutta la Toscana circa quaranta località di internamento libero.
Il campo di Villa Ascensione
Del campo per prigionieri di guerra di Villa Ascensione si era,
fino a poco tempo fa, smarrita la memoria. La villa, situata in
cima ad una collina non molto distante da Poppi, fu costruita
nel Cinquecento come convento di frati Cappuccini, conoscendo poi nel tempo varie destinazioni. Nella seconda guerra
mondiale l’edificio divenne campo per prigionieri di guerra n.38,
adibito alla reclusione di militari britannici catturati nella campagna d’Africa. I prigionieri, imbarcati nei porti di Tripoli e
Bengasi, giungevano a Napoli, Brindisi, Taranto, Bari ed erano poi avviati ai campi di Capua, Bari, e Tuturano (Brindisi).
Successivamente i prigionieri cominciarono ad essere inviati
al Nord. All’inizio del 1942 dal campo di Tuturano arrivarono a
Villa Ascensione i primi quaranta ufficiali neozelandesi.
Francesco Goretti così ricorda oggi l’arrivo dei prigionieri a
Poppi: “Una mattina della primavera del 1942 vestiti da balilla
fummo portati alla stazione ferroviaria per accogliere con urla
e fischi un contingente di prigionieri, “figli della perfida
Albione”, che la la propaganda del regime rappresentava come
barbari, appartenenti ad un mondo giunto ormai alla fine, destinato ad essere definitivamente battuto dalle nuove generazioni del Littorio. Per farsi un’idea dello stato d’animo di noi
studenti basti pensare al famoso slogan che il giornalista Mario
Appelius lanciava tutti i giorni dai microfoni dell’EIAR: Dio
stramaledica gli inglesi! I neozelandesi inoltre avevano una
brutta fama per la determinazione e la ferocia con cui combattevano. Grande fu quindi la nostra sorpresa nel vedere scendere dal treno non un gruppo di selvaggi, ma un reparto di giovani fieri e prestanti, in divisa color kaki, con grandi cappelli dalle falde rialzate, tipo cowboy. Ci sembrò di essere invece che a
Poppi in una stazioncina del mitico Far West”.
Villa Ascensione oggi. L’edificio accoglie la Casa di Riposo P
Pensionati
ensionati d’Italia.
Rotte di transito
transito dei prigionieri britannici dalle coste della Libia ai por
porti
ti dell’Italia meridionale (1941-1942).
oltre Oceano.
Oceano.
Soldati neozelandesi che si imbar
imbarcano
cano per andar
andaree a combatter
combattere
e oltre
Il campo di Villa Ascensione
IL CAMPO NELLA MEMORIA
DEI PRIGIONIERI NEOZELANDESI
Il trattamento con cui sono accolti gli ufficiali dell’esercito di Sua Maestà britannica
è sicuramente migliore di quello riservato
ad altri prigionieri. Un ufficiale neozelandese
ha così ricordato il suo arrivo a Villa Ascensione: “La villa, circondata da filo spinato,
era stata provvista di docce e di una cucina
moderna. I letti erano comodi e provvisti di
comodini e tappeti. Il comandante ci accolse gentilmente come se fossimo suoi ospiti.
Nella mensa i tavoli erano apparecchiati con
tovaglie bianche e stoviglie nuove. Dopo due
o tre giorni, tuttavia, ci fu chiaro che questo
standard di accoglienza non poteva essere
mantenuto. Il carburante disponibile non era
sufficiente a riscaldare l’edificio, il vitto, sebbene di buona qualità, non bastava a
sfamarci”.
Successivamente i pacchi viveri della Croce
Rossa e gli acquisti di generi vari in uno
spaccio locale migliorarono il livello di vita
degli ufficiali neozelandesi. Anche in ragiodeserto
to
to..
Uniforme neozelandese da combatti- ne della buona disposizione del personale Soldati neozelandesi in uniforme da deser
mento
mento..
italiano di sorveglianza le condizioni di vita
del campo, che giunse ad ospitare fino a 90 prigionieri, rimasero buone fino alla fine.
“Sebbene l’estate avesse causato problemi nel rifornimento idrico - ricorda ancora il nostro testimone neozelandese - gli
esercizi fisici all’aperto, i rifornimenti della Croce Rossa, la possibilità di consumare frutta e verdura fresca, permisero a tutti
noi di stare in buona salute e in buona forma fisica. Inoltre l’arrivo regolare della posta (una lettera impiegava mediamente
sedici settimane per essere recapitata dalla Nuova Zelanda) e dei pacchi riuscì a calmare l’ansia che ci aveva procurato la
perdita di ogni rapporto con il nostro paese e i nostri cari” (Mason W. Wynne, Official History of New Zeland in the Second World War 19391945:Prisoners of War , pp. 116-17). La sorveglianza esercitata dagli interpreti, dalle guardie e dai carabinieri era costante. E tuttavia
nel luglio del 1942 due ufficiali neozelandesi riuscirono a fuggire dopo essersi calati dai piani superiori della villa con funi
fatte di lenzuola. Giunti fino a La Spezia furono ripresi e rinchiusi nel campo PG5 di Gavi, vicino a Genova.
D onne neozelandesi che confezionano pacchi per i loro prigionieri di guerra.
Rotte di transito verso l’Italia dei prigionieri britannici nel 1942-43.
Il campo di Villa Ascensione
IL CAMPO DOPO L’8 SETTEMBRE 1943
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e la smobilitazione
dell’esercito italiano gli ufficiali neozelandesi abbandonarono il campo. Protetti dalla popolazione e aiutati dagli
antifascisti si diressero verso l’alto Casentino, trovando rifugio nei conventi della Verna e di Camaldoli. Successivamente gli ex prigionieri di Villa Ascensione, dopo essersi
ricongiunti con quelli provenienti dal campo di Vincigliata,
nei dintorni di Firenze, raggiunsero l’Adriatico e il Sud del
paese dove poterono essere reintegrati nei ranghi dell’esercito inglese.
In seguito ai bombardamenti alleati,
il 19 dicembre 1943
si trasferì nella villa
il Distretto militare
di Arezzo. Nel giugno del 1944, dopo
la fuga verso il Nord
dei rappresentanti
della repubblica di
Salò, la villa fu occupata per circa tre
mesi dalle truppe
tedesche, le quali
alla loro partenza
portarono via tutti
gli arredi esistenti.
Negli anni Sessanta
a in cui il Colonnello Massai comunica al Podestà di Poppi il trasferimento a Villa
alcuni ex prigionie- Letter
oppi, Fondo
Fondo “GuerAscensione
Ascensio
ne del Distr
Distretto
etto militar
militare
e di Ar
Arezzo
ezzo.. ( Biblioteca Comunale di PPoppi,
ezzo
ri riuscirono a ritro- ra e Resistenza”, da or
a
BCP)
ora
vare il comandante
del campo, l’avvocato fiorentino Lorenzo
Gargiolli, che vollero
loro ospite in Nuova Zelanda, ancora
grati per il trattamento umano che
egli aveva loro riservato. Infine nel 1999
è tornato a Poppi l’ex
capitano Gropper,
per riannodare rapporti contratti in
una storia ormai
lonta na di mezzo
secolo.
Gropper è uno dei due
autori dell’arazzo riprodotto a fianco.
Ar
Articolo
ticolo del 1968 sui festeggiamenti tributati in
Nuov
Nuova
a Zelanda all’ex comandante del campo di Villa
Ascensione. (BCP)
Arazzo
Ar
azzo raffigur
raffigur
affigurante
ante Villa Ascensione rrealizzato
ealizzato da due prigionieri neozeladesi.
(BCP)
Il campo di concentramento
e i diritti umani
Con la fine della seconda guerra mondiale comincia a diffondersi
nell’opinione pubblica mondiale un grande moto di condanna
della violenza. In particolare, nel corso del processo a cui nel 1946
sono sottoposti a Norimberga i capi del nazismo, si accumula
una conoscenza dettagliata dei crimini commessi nel sistema dei
campi di concentramento.
Come risposta a tutti gli orrori della guerra, il 10 dicembre 1948 i
rappresentanti di 50 governi firmano a Parigi la Dichiarazione
universale dei diritti umani.
La Dichiarazione si compone di un Preambolo e di 30 articoli.
Articolo 1:
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni
verso gli altri in spirito di fratellanza”.
Articolo 3:
“Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza
della propria persona”.
Articolo 4:
“Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di
servitù …”
Articolo 9:
“Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato”.
dell’area
ea dov
dove
e insistev
insisteva
a il campo di Laterina nel 1998, in
Certamente l’approvazione della Dichiarazione non segna la fine Cippo posto all’imbocco dell’ar
Dichiarazione
azione univ
universale
ersale dei diritti umani.
della violenza, dell’arbitrio, della sopraffazione nel mondo. Tutta- occasione del cinquantenario della Dichiar
via essa fissa i principi fondamentali di un nuovo diritto alla vita
senza il quale non è più concepibile l’esistenza di un vivere civile
fondato sulla libertà e la democrazia.
I vincitori della II guerr
guerra
a mondiale. Chur
Churcill,
cill, Roosevelt
Roosevelt e Stalin alla confer
conferenza
enza di
Yalta del febbr
febbraio
aio 1945.
Processo di Norimberga.
Norimberga. Alcuni degli imputati per crimini contro l’umanità.
MOSTRA SUI CAMPI DI CONCENTRAMENTO
NELLA PROVINCIA DI AREZZO
PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE
ASSOCIAZIONE PER LA STORIA E LE MEMORIE DELLA REPUBBLICA
FINANZIAMENTO DELLE RICERCHE DI ARCHIVIO
MINISTERO DEI BENI CULTURALI
CONTRIBUTO PER L’ALLESTIMENTO:
AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI AREZZO
COMUNE DI CIVITELLA IN VAL DI CHIANA
SEDE PERMANENTE
CENTRO DI DOCUMENTAZIONE
SUI CAMPI DI CONCENTRAMENTO “VILLA OLIVETO”
CIVITELLA IN VAL DI CHIANA
HANNO VARIAMENTE CONTRIBUITO
ALLA REALIZZAZIONE DELLA MOSTRA
EDI BACCI, IVO BIAGIANTI, GIANNA CHIAPPINO,
COSTANTINO DI SANTE, DANIELE FINZI,
ENZO GRADASSI, MASSIMO MARTINELLI
COORDINAMENTO SCIENTIFICO
LEONARDO PAGGI
ALLESTIMENTO
LA PIRAMIDE srl, Arezzo
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