Uso del legno in enologia: specie botaniche utilizzate
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Uso del legno in enologia: specie botaniche utilizzate
Enologia LA MATERIA PRIMA Uso del legno in enologia: specie botaniche utilizzate, anatomia e classificazione A partire dagli anni 80 si è tornati in Italia, dopo il declino degli anni precedenti, all'uso del legno, ponendo il vino in botte e, molto spesso, in barrique. Per utilizzare il legno al meglio è opportuno conoscerlo a partire dalle specie botaniche utilizzate, fino alla sua anatomia e alle sue classificazioni, che determinano l'interazione con il vino Giacomo Citron Si perde nei secoli l'uso del legno come materiale per la costruzione di contenitori per il trasporto e la conservazione di liquidi. Riferisce Erodoto come le prime botti di legno sarebbero state costruite dagli Assiro-Babilonesi utilizzando la palma come fonte di materia prima. Molto probabilmente le prime botti venivano ricavate letteralmente scavando la parte centrale del tronco destinato alla fabbricazione del contenitore: non erano certamente note le tecniche di costruzione attuali, mediante l'uso di assicelle o doghe, piegate, assemblate, e quindi racchiuse entro cerchi metallici per il fissaggio finale. Va da sé che la botte di legno fungesse solamente da contenitore per trasporto, più pratico e meno fragile rispetto alle terrecotte o agli otri di pelle animale largamente utilizzati fino allora. Quindi il legno come ottima materia prima per contenitori da trasporto di cui probabilmente erano ignorate all'epoca le proprietà miglioratrici della qualità del liquido contenuto, in particolare se parliamo di vino o distillati alcolici. Nella moderna enologia, complice anche il mutato approccio del consumatore al vino, il legno per la maturazione dei vini d'alta qualità riveste un ruolo ormai imprescindibile. La sua permeabilità agli scambi gassosi con l'esterno, la sua capacità di caratterizzare organoletticamente fanno del legno il materiale in sostanza ideale per la conservazione-maturazione del vino. A partire più o meno dagli anni Ottanta si è ritornati in Italia, dopo un declino negli anni precedenti, all'uso della botte, in particolare della barrique, piccola botte da 225-228 L che, per ridotte dinlensioni (particolare rapporto tra superficie legnosa e volume del liquido contenuto) è capace d'indurre fenomeni maturativi al vino, più complessi e intensi rispetto a botti di capacità superiore. Il termine barrique è mutuato dalla lingua francese, potrebbe essere tradotto nella nostra lingua con «barile» o «carato», dico potrebbe perché qualche purista fa notare come effettivamente le capacità barrique-carato non corrispondano precisamente. Sorvoleremo su eventuali querelle semantiche, in enologia del resto numerosi sono i termini tecnico-scientifici mutuati dalla lingua francese, questo ha tutto sommato ragion d'essere visto il ruolo guida che la Francia ha avuto nel secolo scorso a livello mondiale, sia nella: produzione di vino, sia nella ricerca scientifica. Specie botaniche utilizzate Non considereremo tra le essenze legnose il ciliegio (?runus avium), il gelso (Morus alba), l'acacia (Robinia pseudoacacia), utilizzate marginalmente per la fabbricazione di bottame, mentre forse il castagno (Castanea,sativa) desta un interesse maggiore. E la quercia l'essenza maggiormente utilizzata dai produttori di botti e barrique sia per la quantità e qualità degli estraibili, ovvero sostanze che possono passare dal legno al vino, sia per la buona capacità del legno agli scambi gassosi, (l'ossigeno come vedremo gioca un ruolo fondamentale nei processi di ammorbidimento, e stabilizzazione cromatica del vino), sia sostanzialmente per la facile lavorabilità. La quercia, come inquadramento botanico, appartiene all' ordine Fagales, famiglia delle Fagacee o Cupulifere; il genere Quercus annovera quasi 600 specie se consideriamo alberi ad alto fusto e piante arbustive (in Italia sono presenti poco più di lO specie); comprende piante caducifoglie e sempreverdi, per un areale molto vasto; si va da regioni temperate a tropicali e sub-tropicali. Tuttavia le specie che possono fornire legno che possieda attitudiI!e enologica sono poche: vi sono alcune querce ampiamente diffuse nei nostri territori con buone caratteristiche meccaniche e di lavorabilità, ma che contengono sostanze sgradevoli o amare, è il caso delleccio (Quercus ilex) o del cerro (Quercus cenis) ad esempio. Attualmente in Europa sono Quercus sessilis o Quercus petraea, (rovere) e Quercus robur o Quercus peduncolata (farnia) le specie dalle quali si ricavano doghe per bottaQuercus lame, e solo marginalmente nuginosa (figure 1 e 2). Negli Stati Uniti si utilizzano invece legni ricavati essenzialmente da Quercus alba (rovere bianco) (figura 3), in misura minore da Quercus lobata, oppure da Quercus garryana (quercia dell'Oregon). Nel linguaggio comune, anche tra gli addetti ai lavori, si utilizza indistintamente la parola quercia o rovere, in realtà come abbiamo visto nella classificazione botanica rovere è sinonimo solamente di Quercus sessilis o Quercus petraea; ci adatteremo per motivi di semplicità espositiva all'uso comune che normalmente viene fatto dei due termini. tcLa ~~~opa, dalleè diffusamente zone più estreme presente a nord,in farnia \sino a lambire le parti più meridionali, •.. (Spagna, Grecia, regione caucasica); predilige suoli freschi e fertili, teme siccità e reazioni acide del terreno, è molto esigente in fatto di luce; in letteratura si riporta di individui che hanno raggiunto i 40-50 m in altezza, con più di 3 m di diametro; i valori medi comunque si attestano sui 20-30 m in altezza. Ha una longevità di 300-400 anni, L'INFORMATORE AGRARIO 50/2003 69 Figura 1 . Quercus robur o Quercus peduncolata il tessuto liberiano, o floema: anch'esso presenta funzione meccanica, di riserva e trasporto di linfa elaborata (i tubi cribrosi). La parte del tronco utilizzata dal bottaio è il duramen o massello, corrisponde alla zona centrale, costituita da xilema, che subisce il processo di duramificazione, costituito Quercus sessilis è meno vada cellule morte, ricche di so~L'areale alligna stanze quali oli, gomme, polisto di quello dove della farnia: se saccaridi, acidi organici, tan<a-suctepresente, dove già Figura 2 . Quercus petraea o Quercus sessilis c'è Quercus peduncolata, a nini, sali minerali, fenoli, ecc., est si ferma alla Russia occisostanze che in parte passeranno, durante la conservadentale e a nord non ragzione in barrique, al vino. giunge le aree della pedun- . colata. In questa parte di legno i vasi un tempo funzionanti Predilige suoli meno dotavengono occlusi progressiti, anche acidi, è più resistenvamente dai corpi tillosi, te alla siccità della farnia; le estroflessioni membranose ghiande di forma più compatta non presentano eviprodotte da cellule parenchidente peduncolo; la chioma matiche, che vanno a 0.ccudella pianta tende a essere pare il lume del vaso. E un più slanciata; iUe.gno..ricayaprocesso che garantisce la sostanziale tenuta del legno to appar:e.pill.dW;Q_~~d"eJ!§o. Il rovere bianco americaal passaggio di liquido. Non sono utilizzabili per la fabno, Quercus alba, è diffuso bricazione di botti le specie soprattutto nella parte setin cui non avviene la formatentrionale degli Stati Uniti nella zona che va dal Miszione di tille (ad esempio souri-Mississipi sino all'OQuerclls I1lbm). In Quercus ceano Atlantico; si adatta . alba le tille sono più numebene anche in situazioni climatiche Foreste interessanti sono presenti an- rose e più voluminose che nelle specie diffex:enti; presenta taglia e longevità che in Polonia, nei Paesi Baltici e nella europee e questo rende il legno più simili alle specie europee. Le caratteRussia europea, anche in questi luoghi duro condizionando le modalità del taristiche strutturali e aromatiche del le- predomina la quercia peduncolata. glio per l'ottenimento delle doghe. gno ricavato da questa quercia sono L'esiguità del nostro patrimonio boViene scartato invece l'albumo, parte diverse (approfondiremo in seguito). schivo nazionale, per quanto riguarda viva e funzionante esterna al durame, La richi~sta_diJ~gnLdi provenienza le querce, fa sì che non si possa parla- dove scorre ascendendo la linfa grezza che proviene dall'apparato radicale; ..k.afu:;~se da parte delle cantine è pre- re, salvo sporadici casi, di produzione di bottame con rovere italiano. l'albumo è ovviamente privo di tille. "'y!!lente, vista la notevole esperienza Nella struttura secondaria quindi, francese in materia di produzione di per effetto dell'atthità meristematica barrique e di uso del legno in enologia. Anatomia del legno del cambio, il legno assume disposiNella struttura secondaria delle Gim- zione compatta, in cerchie, o anelli Francia sono quelle dell'Allier (foresta ~e foreste più importanti di rovere in concentrici facilmente riscontrabili ,di Tronçais dove predomina la quercia nosperme e delle Dicotiledoni l'accrescimento annuo in senso radiale del osservando un tronco tagliato; il nu~ile)",i(rerLimousin dove la quercia peduncolata predomina nettamente, tronco è prodotto dalle cellule con atti- mero di cerchi in pratica corrisponde del Cher (foresta di S.Palais), del Nie- vità meristematica del cambio cribroagli anni della pianta. vre (foresta di Never e Bertrange), del- legnoso che origina annualmente lela Borgogna (foresta di Citaeaux con gno o xilema secondario verso !'inter- Grana del legno popolazione mista), dei Vosges (foresta «La qualità del rovere utilizzato dalle no, e cribro o floema secondario verso di Damey), e dell'Argonne. l'esterno. Il legno secondario è costi- tonellerie è in stretta relazione con la Con la dizione «roveri del centro Eu- tuito di un complesso di tessuti defini- "grana" e la "tessitura" del legno», così affermano diversi ricercatori (Polge e ropa» si intendono solitamente i legni tivi che possiamo così schematizzare: della Slavonia (attuale Croazia), Bo- tessuto conduttore o vas colare forma- Keller 1973, Deret-Varcin 1983, Feuilsnia, Serbia, Ungheria, Romania, Mol- to da trachee o vasi, tracheidi e fibro- lat 1993). davia; in queste aree, predomina so- tracheidi, con funzione di trasporto di Con grana del legno intendiamo la porzione annua di legno d'accrescilinfa grezza; tessuto parenchimatico, s~zia1ment~itr:p..Y.e.J:"e~uncolato, anche se in zone collinari VIpossono con funzione di riserva, costituito da fi- mento prodotta dal cambio in senso essere boschi di quercia sessile. Le fo- bre e raggi midollari primari e seconradiale o, ancora, l'ampiezza dell'anelreste della Slavonia sono senza dubbio lo annuo d'accrescimento della pianta. dari Ciraggi secondari sono costituiti le più famose, perché la ricchezza e la dal raggio xilematico che attraversa il Questo parametro, a mezza strada freschezza del suolo e fittezza dei bo- cambio continuando nella zona del tra concetto scientifico ed empirico, rischi danno origine a individui alti e floema); e infine il tessuto meccanico veste grossa importanza nella valutaslanciati con poche inserzioni laterali. con fibre e fibrotracheidi. Così vale per zione della qualità del legno per barrie generalmente viene utilizzata attorno ai 180-200 anni. I frutti (noce), comunemente ghiande, sono lunghi, ovali, con un lungo pedicello evidente, da cui il nome quercia peduncolata; la chioma della pianta tende a essere più espansa rispetto a gu~la di Quercus sessilis. 70 L'INFORMATORE AGRARIO 50/2003 - Figura 4 . Sezione del legno di quercia 1\.II:.J,{~llr. Legno di primavera Figura 5 . Sezione di legno di quercia Periderma [i al iii 'N cal g'1 <ti Cambio .•.. o 11\ C al VI . Raggi modollari (porosità assiale) __ Parenchina midollare que. Ha relazione con la porosità, la quantità e la qualità degli estraibili che saranno ceduti al vino, esiste una sorta di classificazione della grana secondo l'ampiezza dell'anello: fine < di 22 mm, media 3-4,5 mm, grossa> di 4,5 mm. Grana e struttura del legno sono legate alla velocità di crescita della pianta; più veloce è la crescita annua della pianta, più grossa sarà la grana, meno poroso sarà il legno. Vediamo perché. Analizzando ulteriormente al microscopio elettronico a scansione il legno prodotto in un anno, ovvero la larghezza del cerchio, sia di quercia sessile che peduncolata, si nota una zona iniziale più tenera e porosa provvista di grossi vasi per il trasporto di linfa grezza, posta in posizione centripeta dell'anello, chiamata legno di primavera. Una seconda zona posta in posizione centrifuga, che pre- senta maggiore compattezza e minore porosità, ricca in strutture di sostegno (fibre), vasi molto piccoli e parenchima longitudinale che nel legno giovane possiede ancora cellule vive capaci di elaborare sostanze che intervengono nel processo di duraminizzazione; questa seconda porzione viene chiamata legno d'estate. Osservando su scala istologica si è visto che quando la pianta accelera la propria crescita, producendo anelli annui più larghi, lo fa in particolar modo nella fase estiva, mentre la porzione di legno primaverile rimane sostanzialmente la r;;tessa,va da sé che nelle grane grosse la parte di legno estivoautunnale sarà più sviluppata, più ampia rispetto al legno di primavera. Consequenzialmente, il cerchio annuo risulterà meno poroso (figure 4 e 5). Nella maggior parte dei casi quindi la maggiore velocità d'accrescimento porta a un aumento della densità del legno, della sua durezza e la colorazione appare più scura. In accrescimenti più lenti invece xilema di primavera e xilema estivo si equivalgono, il legno presenta maggior numero di grossi vasi e minore quantità di fibra e il legno appare chiaro e poroso. In tal senso esiste il concetto di tessitura del legno, con il quale s'intende il rapporto tra la larghezza del legno d'estate e la larghezza totale dell'anello. I legni di grana grossa dunque presentano una tendenza alla minore porosità e, come abbiamo visto, ciò si traduce in termini enologichn minor scambio vino-ossigeno, quindi in fenomeni maturativi a carico dei polifenoli del vino più lenti, meno pronunciati. Rilasciano, invece, una maggiore quantità e in maniera più rapida di sostanze estraibili: composti fenolici, cumarine, aldeidi fenoliche, però con un potenziale aromatico più basso, soprattutto per quanto concerne le note dolci, vanigliate (rimandando ai prossimi lavori per dettaglio sulle classi di composti che passano al vino). I legni a grana più fine invece, pur rilasciando al vino una minore quantità di composti, possiedono un'aromaticità più spiccata, sono più ricchi in aldeidi benzoiche (vanilica e siringica) e lattoni. Esiste un'attitudine genetica in fatto di velocità di accrescimento della quercia e quindi produzione di grana più o meno fine. La quercia sessile tende a crescere più lentamente rispetto alla peduncolata; dove vi siano boschi con netta prevalenza di sessile (difficilmente i boschi sono puri perché in ogni caso"intervengono ibridazioni spontanee tra le due specie) il legno presenterà tendenzialmente grana fine e all'opposto sarà se nel bosco dovesse prevalere la quercia peduncolata. Il fattore «terroir» comunque, inteso come caratteristica del terreno e condizioni climatiche, prevale sul determinismo genetico: Quercus petraea dei Vosgi, zona fresca e fertile a nordest della Francia, dà legno con grana meno fitta rispetto ai boschi del cenL'INFORMATORE AGRARIO 50/2003 71 Enologia tro Francia (Allier), che presentano terreni scarsamente dotati, e dove solitamente i legni sono contraddistinti da grana fine e delicatezza a liCV(%) Caratteristiche Numero cm Tessitura Legno di anelli primavera (legnoperd'estatellarghezza (mm) Grana Individui (larghezza considerati totale anello) anello) (n.)(mm) (F) vello aromatico. Altro esempio invece con Quercus robur che mediamente presenta un'attitudine genetica a dare accrescimenti più veloci rispetto a Quercus petraea: in suoli dei Paesi Baschi relativamente poveri, che si possono paragonare alle zone di Allier o Tronçais presenta grana più fine rispetto a territori della Francia, dove è maggiormente diffuso come Nievre, Vosges, Argonne. 28 32 29 21 14 18 Paesi 16 17 60 23 28 1180 0,72 1,39 1,36 7,16 3,44 0,71 0,73 0,77 7,36 0,47 2,9(E) Ba- Limosino 29 21 0,39 0,77 2,22 4,5 Quercus robur schi media Porosità È importante un approfondimento circa la nozione di porosità. Il legno è costituito da un insieme di spazi vuoti (lumi cellulari) e spazi pieni (pareti cellulari), ciò è definibile come un sistema poroso. La porosità totale del sistema può essere definita come il rapporto tra volume degli spazi vuoti e volume totale del sistema, dove il volume totale è dato dalla somma dei volumi degli spazi vuoti e degli spazi pieni. La porosità totale a sua volta può essere scomposta in mi ero e macroporosità; la prima può essere misurata con il porosimetro al mercurio (si satura il legno con il mercurio al quale è stata applicata una certa pressione, e si misura il volume di mercurio utilizzato), la seconda per analisi d'immagine ai raggi X in pratica con una radiografia. Ancora, a parità di contenuto di acqua nei tessuti (H20 interstiziale) il legno di Quercus alba (comunemente di grana grossa) presenta un peso specifico più alto rispetto a una grana fine. Queste possibilità diagnostiche hanno permesso di postulare come la percentuale di grossi vasi sia inversamente proporzionale alla larghezza dell'anello di accrescimento annuo, e come la densità del legno aumenti all'aumentare della larghezza dell'accrescimento annuo dell'anello, e di conse-I guenza la porosità diminuisca. Riferendoci all'ultrastruttura del legno, potremmo distinguere tra gli elementi che contribuiscono alla porosità assiale (fibre e vasi) elementi della porosità tangenziale o radiale (cellule dei raggi) ed elementi che connettono queste diverse strutture (punteggiature); la porosità assiale è in ogni modo superiore alla porosità di tipo radiale (tabella 1). Si evince come, in sostanza, il tipo di 72 L'INFORMATORE AGRARIO 50/2003 grana non possa fornire certezze sulla specie botanica della quercia, e altrettanto chiaramente risulta come sia difficile selezionare il legno in base alla specie di provenienza; una volta che sia già stato spaccato il tronco di partenza la distinzione tra le specie appare ancora più difficile. Grana e tessitura del legno pur essendo molto importanti, perché come abbiamo visto ci possono dare indicazioni sulla composizione chimica, aromaticità, struttura e porosità dei legni, attengono più a parametri generali dell'industria del legno. Non possono essere assunti come parametri unici e assoluti nella valutazione globale della qualità del legno per enologia. Classificazione In base agii estralblll Altro approccio analitico che pare interessante e maggiormente finalizzato a capire potenziale e attitudine enologica dei legni è quello che considera direttamente gli estraibili analizzando la doga grezza. In base a questo criterio selettivo esiste una prima categolia in cui sono compresi legni ricchi in composti aromatici, ma con scarso potenziale tannico, adatti a vini di notevole struttura e ricchezza fenolica che possano tranquillamente «digerire» la barrique. Una seconda categoria con un potenziale odoroso più blando, ma maggiore dotazione tannica, individua i legni che conferiranno minor caratterizzazione aromatica (note più generiche di boisè), consigliabili per vini bianchi o rossi meno dotati sul piano degli estratti o dei polifenoli. In una terza categoria rientrano i roveri poveri in sostanze aromatiche, che presentano abbondante rilascio tannico; questo tipo di composizione chimica si avvicina àl rovere peduncolato e proviene in particolare da boschi condotti a ceduo. Sono consigliabili, vista la tendenziale bassa porosità, per la maturazione di distillati. Ragionando recentemente con il direttore tecnico di 1,43 un'importante casa vinicola 22 della Borgogna emergeva la conferma di questo indirizzo: 0,47 per il Bordeaux (Cabernet24 Merlot -Petit Verdot) si preferiscono legni appartenenti al6,9 la prima categoria; i vitigni di 19 Bordeaux possiedono buona ricchezza estrattiva, soppor0,75 tano legni di impatto aromati22 co e maggiore porosità, che favorisce reazioni di polimerizzazione dei tannini e stabilizzazione degli antociani durante la permanenza in barlique. Invece in Borgogna, dove dominano lo Chardonnay e il Pinot nero, l'uno bianco, l'altro, noto più per l'eleganza e l'esile struttura che per abbondanza di polifenoli totali ed estratti, e con un quadro cromatico fortemente mutevole, la scelta ricade generalmente su legni che rientrino nella seconda categoria: cessione aromatica più leggera, minore porosità, aumento del rilascio tannico-fenolico che, nel limite del possibile, possa rafforzare lo scheletro dei vini. Ho avuto modo di rendermi conto personalmente, nel piazzale d'accatastamento delle doghe d'una importante società francese che si occupa dello «spacco» dei tronchi per ottenere doghe che poi vengono fornite alle tonelleries (coloro che svolgono questo lavoro sono chianlati merrandiers), come già a livello di legno grezzo la componente aromatica fosse differente a seconda del tipo di foresta. Ricordo ancora come del legno di Tronçais di colore più rosato (il suolo di provenienza era molto ricco in ossidi di ferro) rivelasse aromi interessanti e pronunciati, rispetto a legni provenienti da boschi più a nord di grana più grossa, di colore giallastro, e minore aromaticità. Anche il processo di stagionatura dei legni e la tostatura a fuoco diretto delle doghe concorrono alla genesi di una gran parte dei composti che dal legno passano al vino, ciò sarà oggetto di approfondimento in una prossima trattazione. Giacomo Citron Enologo - Tebaldi srl E-mail: [email protected] La bibliografia verrà pubblicata negli estratti.