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commercio_equo_e_solidale

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commercio_equo_e_solidale
Realizzato da: Giulia Longetti , Ilaria Passeri e
Giulia Fondacci
Coordinatore: Prof . Enrico Mercati
A. S 2012-2013
Il commercio
equo e solidale
Cerchiamo di capire
di cosa si tratta …
Il commercio equo e solidale (CEES) risulta essere una particolare forma di
relazione di scambio, che ha come obiettivo principale quello di offrire possibilità di
sviluppo ai produttori più svantaggiati, che hanno grandi difficoltà ad accedere ai
circuiti del commercio internazionale. Si cerca perciò di ottenere una maggiore
giustizia sia per i produttori sia per i consumatori.
In particolare in Italia, secondo quanto previsto dalla Carta italiana dei criteri del
commercio equo e solidale (www.agices.org) :
Il commercio equo e solidale è un approccio alternativo al commercio
convenzionale; esso promuove giustizia sociale ed economica, sviluppo sostenibile,
rispetto per le persone e per l’ambiente, attraverso il commercio, la crescita della
consapevolezza dei consumatori, l’educazione l’informazione e l’azione politica. Il
commercio equo e solidale è una relazione paritaria fra tutti i soggetti coinvolti
nella catena di commercializzazione: dai produttori ai consumatori.
Elementi qualificanti:
I criteri sui quali si basa il commercio equo e solidale sono sostanzialmente
questi:
•Abolire il lavoro minorile
•Stabilire un prezzo equo (minimum price) che riesca a coprire i costi di
produzione, assicurare un salario dignitoso ai lavoratori, ed effettuare
investimenti.
•Pagare un premio ( fair trade premium) ai produttori che essi devono poi
utilizzare per progetti di sviluppo sociale.
•Creare una collaborazione durevole tra importatori e produttori basata sul
rispetto e sulla collaborazione reciproca.
•Favorire l’importazione diretta per remunerare al meglio produttori e artigiani.
•La produzione avviene sempre nel rispetto dell’ambiente promuovendo
l’agricoltura biologica e processi a basso impatto ambientale.
La sua storia
Questo tipo di commercio alternativo nasce essenzialmente verso gli anni quaranta
del novecento, negli Stati Uniti dove i mennoniti,che costituiscono la più numerosa
delle chiese anabattiste, tramite l’organizzazione Ten Thousand Villages iniziarono
ad intraprendere importazioni dirette di tessuti lavorati da Puerto Rico, aprendo così
nel 1958 il primo punto vendita. In Europa furono soprattutto la chiesa protestante
e quella cattolica ad essere coinvolte nelle prime fasi di sviluppo e diffusione del
commercio equo. Verso la fine degli anni sessanta, iniziarono a farsi sentire anche i
movimenti terzomondisti, i quali reclamavano una maggiore giustizia in ambito
commerciale, poiché lo scambio ineguale tra paesi del Nord e del Sud aveva ormai
marginalizzato i paesi più poveri. Solamente alla fine degli anni ottanta si raggiunse
la legittimazione e l’istituzionalizzazione del commercio equo, mentre il concetto
di sviluppo sostenibile fu definito nel 1987 dal rapporto “ Our Common Future”.
Le varie fasi
Fasi
Entusiasmo
empirico
Consolidamento
organizzativo
Espansione
commerciale
Dal secondo
dopoguerra agli anni
sessanta
Fine anni settanta e
metà anni ottanta
Dalla fine degli anni
ottanta
Religioso- caritativa
Politico – ideologica
Dello sviluppo
sostenibile
Prime esperienze di
importazioni, legate
all’attività di
missionari
Le idee del CEES si
uniscono a visioni
alternative della
società
Si ha una maggiore
attenzione per il
marketing e alla
qualità dei prodotti
Azioni isolate, non
particolarmente
d’impatto
Sviluppo del CEES a
livello europeo,
nascita di centri
d’importazione
Esplosione del
CEES in Italia, e
nascita dei marchi di
garanzia.
Un aiuto per i poveri
Un messaggio
politico
Modello di
produzione sensibile
e di consumo
responsabile
Caratteristiche
Periodi
Matrice
Caratteristiche
Diffusione e
organizzazione
Come viene visto il
commercio equo e
solidale
Le nuove sfide possibili … come uscire dalla nicchia?
Per far uscire il commercio equo dalla nicchia molte sono le possibili strategie
attivabili, sia nei paesi sviluppati sia in quelli in via sviluppo. Nei paesi poveri un
primo elemento che potrebbe essere ulteriormente rafforzato è lo sviluppo dei
mercati locali attraverso la produzione e la relativa vendita di prodotti alla
popolazione. Nei paesi sviluppati invece, dovrebbero essere rafforzate le
Botteghe, che risultano essere ancora troppo deboli, e migliorare la
professionalità degli addetti che nella maggior parte dei casi sono volontari.
Inoltre una scelta strategica verso i consumatori potrebbe essere quello di
modificare l’assortimento dei prodotti equo, ciò permetterebbe di sostituire
definitivamente i precedenti prodotti di uso quotidiano. Ed infine è fondamentale
l’intervento delle istituzioni che approvino provvedimenti legislativi al fine di
riconoscere questa forma di commercio come una forma di cooperazione.
CEES IN ITALIA
Le botteghe solidali sono circa seicento
in tutta Italia e sono concentrate
prevalentemente nel nord-ovest e nel
nord-est. Sono specializzate in prodotti
artigianali di fascia medio-alta
provenienti da più di cinquanta paesi del
sud del mondo. Le persone coinvolte
nelle botteghe sono sessantamila. I
prodotti del commercio equo,
specialmente quelli alimentari, si
trovano in molte catene della grande
distribuzione.
Associazione Botteghe del Mondo
L'Associazione Botteghe Del Mondo è un'associazione che si
occupa di commercio equo solidale. Costituitasi nel 1991, si
ispira ai principi universali della fratellanza e della solidarietà
umana e si batte per uno sviluppo sociale equo e dignitoso nel
Sud come nel Nord del mondo.
Si propone di coordinare Botteghe, cooperative ed
associazioni che si occupano di commercio equo e solidale già
operanti e di favorirne la nascita di nuove, cercando così di
accrescere la coscienza civile sulle problematiche legate allo
sviluppo.
Commissione europea
La Commissione europea ha adottato una
comunicazione che riconosce il valore del
commercio equo e solidale, riconoscendo
ufficialmente i progressi compiuti e il sostegno
dei consumatori. Il mercato del commercio
equo e solidale in Europa è cresciuta di circa il
70% dal 1999, quando la Commissione ha
adottato la sua ultima comunicazione in
merito, e vale, nella vendita al dettaglio, circa
1,5 miliardi.
Ecco alcuni prodotti
del commercio equo e solidale…
Il caffé è una materia prima alimentare quotata
in borsa. A partire da luglio 2010 si è registrato
un aumento eccezionale del prezzo: è salito del
40 %. Ma quali sono le cause di questa
impennata? In questi anni si sono verificati
fenomeni climatici importanti,inoltre vi è stata
una ripresa da parte dei paesi produttori.
Tuttavia questi due fattori da soli, non
giustificano l’eccessivo incremento. La
principale causa degli attuali aumenti risiede in
realtà nelle speculazioni finanziarie, le quali
gestiscono autonomamente i prezzi listino delle
materie prime, gonfiando in modo fittizio i
prezzi. Per risolvere questo problema interviene
il commercio equo solidale assicura ai
produttori un prezzo minimo equo in caso di
caduta dei prezzi e un margine aggiuntivo da
investire in progetti di sviluppo per le comunità.
Incentiva inoltre l’impiego di pratiche di
coltivazione sostenibili e la conversione al
biologico, tramite il riconoscimento di un
ulteriore margine per questo tipo di prodotto.
Con lo zucchero si è verificato lo stesso
problema prima esposto: un impennata del
prezzo. Le grandi banche hanno contribuito in
modo determinate ad affamare i paesi più poveri
del mondo sperimentando un sistema che
continua a generare profitti elevati. Tali
incrementi hanno spinto il commercio equo
solidale a venire incontro alla giustificata
richiesta d’aumento della retribuzione da parte
dei produttori e nello stesso tempo ad elevare i
prezzi di listino di vendita al pubblico. L’ingresso
nel circuito Fairtrade consente ai produttori di
canna da zucchero di ricevere un prezzo minimo
garantito e un margine aggiuntivo da investire
per il benessere delle comunità. Il commercio
equo solidale promuove inoltre un’agricoltura
sostenibile e rispettosa dell’ambiente, favorendo
il miglioramento qualitativo del prodotto e la
conversione all’agricoltura biologica.
•
Gran parte dei palloni presenti
sui nostri mercati proviene da
Pakistan, India, Cina e
Indonesia, dove vengono
cuciti a mano da lavoratori
spesso costretti ad operare in
condizioni molto dure. Orari
insopportabili, ambienti
degradati e salari ben al di
sotto del minimo necessario
per la propria sussistenza,
oltre alla piaga del lavoro
minorile, sono solo alcuni dei
problemi che queste persone
affrontano quotidianamente. Il
commercio equo e solidale
assicura che ai lavoratori
siano garantite condizioni di
lavoro dignitose e siano loro
corrisposti salari almeno pari
ai minimi stabiliti dalla legge,
offrendo alle famiglie la
possibilità di mandare i propri
figli a scuola e di migliorare la
propria vita.
Fai una scelta d’acquisto consapevole, scegli il
commercio equo e solidale!
Fonti: “Che cos’è il commercio equo e solidale” di Elena Viganò
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