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Diapositiva 1
PSICOLOGIA DEL TURISMO
lezione II
Prof.ssa Antonietta Albanese
Università degli Studi di Milano
Cattedra di Psicologia Sociale
Segretaria scientifica A.R.I.P.T.
(Associazione Ricerche Interdisciplinari
Psicologia del Turismo)
Dalla motivazione al viaggio, all’esperienza turistica
•2a – l’agriturismo
•2b – il turismo scolastico
•2c – il turismo della terza età e il turismo
intergenerazionale
1
Par. 2a l’agriturismo
Applicando all’esperienza turistica i modelli teorici
in psicologia sociale citati nella prima lezione è
possibile approfondire il tema dell’identità
personale e dell’identità sociale nelle
trasformazioni che vengono attivate durante il
viaggio
2
Riprendendo la teoria del campo di K. Lewin
ricordiamo che la personalità è un campo
psicologico i cui fatti coesistono nella loro
interdipendenza.
Il mondo personale delle conoscenze, delle
emozioni (spazio di vita) si incontra con i fatti
ambientali attraverso lo spazio di frontiera
compreso tra lo spazio di vita e l’ambiente
esterno.
Lo spazio di frontiera mette, cioè, in relazione
aspetti oggettivi e aspetti soggettivi.
3
K. Lewin, Field Theory, 1951
A = Ambiente esterno
E = Ambiente psicologico
M = Regione motoria
P
cc
Personalità
4
Il viaggio, il turismo attivano le regioni
percettivo-motorie, le regioni periferiche della
personalità.
Il ricordo del viaggio, l’analisi delle emozioni
vissute vanno ad ampliare le regioni centrali
della personalità.
5
Viene “ristrutturato il campo”, con una diversa
distribuzione delle regioni; ogni personalità
incontrerà altre personalità.
I compagni di viaggio sono anch’essi in
“ristrutturazione del campo”, in relazione alle
nuove stimolazioni ambientali che il viaggio
comporta.
6
Anche la teoria del Sé (Mead, Markus),
fornisce una chiave di lettura molto interessante
dell’esperienza turistica.
L’Io osserva il Me nell’esperienza di viaggio; il
Sé (fusione dell’Io + il Me) nella sua esperienza
passata (Sé passato) ed il Sé presente
attivano una progettazione del Sé futuro.
7
L’incontro/scontro con i compagni di viaggio,
con altri turisti, con altri popoli incide, dunque,
sull’identità del singolo e sull’identità del gruppo
di appartenenza (A. Albanese, 2000).
8
Le ricerche di Psicologia del turismo hanno
privilegiato tre esperienze turistiche:
• a) l’agriturismo
• b) il turismo scolastico
• c) il turismo della terza età- il turismo
intergenerazionale
9
a. L’agriturismo
Già dagli anni 1986-1987 il Comitato
scientifico “Psicologia del turismo” ha
affrontato il tema dell’Agriturismo in
ricerche e Convegni (Sangemini, 1987;
Sassari, 1988).
Questa tipologia di turismo è un vero e
proprio incontro tra “cultura contadina” e
“cultura di città”.
10
L’agriturismo consente la conoscenza
dell’agricoltura, della gastronomia contadina ed
arricchisce il turista di sistemi relazionali
familiari, vissuti nel gruppo ospitante.
Si tratta, cioè, di un’esperienza turistica spesso
“nuova” e “originale” in cui conoscenze e
relazioni si intrecciano a favore di “nuove
identità sociali” individuali e di gruppo.
11
Agriturismo
Fenomeno esistente sin
dall’antichità
12
Nasce in Italia fin dal 1965 con la costituzione
dell’Agriturist, avvenuta per iniziativa di alcuni
aderenti all’Associazione Nazionale Giovani
Agricoltori in seno a Confagricoltura.
13
L’abbandono delle campagne, all’epoca,
rendeva disponibile un rilevante patrimonio
edilizio rurale che sarebbe stato deteriorato e
distrutto senza un utilizzo alternativo.
14
In Toscana, in quel periodo, turisti inglesi
acquistavano belle case coloniche
abbandonate e le mettevano a disposizione di
amici inglesi per turismo dopo averle
ristrutturate.
Questi comportamenti andavano a ledere la
proprietà degli agricoltori e avrebbero potuto
snaturare il territorio locale.
15
Agriturist ha voluto, dunque, con il connubio
Agricoltura e Turismo, salvaguardare il
patrimonio agricolo e promuovere una nuova
imprenditorialità.
Il modello attivato è quello francese operato
dall’Associazione “Agricolture e Tourism” nel
1955.
16
La sinergia di Agriturist con:
•
•
•
•
•
•
•
•
T.C.I
U.N.C.E.M (Unione Nazionale delle Comunità e degli Enti Montani)
Italia Nostra
WWF
Associazione delle Bonifiche
Istituto di Sociologia Rurale
Terra Nostra
Turismo Verde
Ha costituito un ricco confronto di esperienze ed ha
sollecitato i primi interventi legislativi da parte
delle Regioni. Va ricordato il primo impegno
legislativo delle province autonome di Trento e di
Bolzano, ma soprattutto lo studio di una leggequadro di settore, nata al termine del Seminario
Internazionale sul tema (Roma, 1979)
17
La sensibilità del Ministro dell’Agricoltura
consentì l’approvazione della legge quadro
1985 e, di conseguenza, le successive leggi
regionali.
Ricordiamo, inoltre, sempre per un approccio
storico al tema, che nel 1990 il Convegno
europeo di Saint Vincent ha proposto di
recepire, a livello europeo, i principi della legge
italiana.
18
La legge quadro (5/12/85) è legge nazionale, in
adeguamento alla normativa comunitaria
europea del 12/03/85; promuove
ospitalità turistica
agriturismo
turismo rurale
ospitalità turistica
ospitalità turistica
connessa e complementare
svincolata
all’agricoltura
dall’agricoltura
19
Normative
 Leggi comunitarie
 Regolamento Comunitario n. 797 del
12/03/85
 Legge nazionale
 “legge quadro” n. 730 del 5/12/85
 Leggi regionali
20
Agriturismo e turismo rurale possono
integrarsi e sostenersi, rispettando il paesaggio,
il partimonio naturalistico, l’identità culturale e,
soprattutto, le peculiarità agricole ed
enogastronomiche.
21
Un confronto con la storia dell’agriturismo
francese evidenzia la crescita del turismo nelle
campagne (T.E.R = Tourisme en Espace Rural),
divenuto poi EUROTER, nella sua dimensione
europea, con la partecipazione, allora, di Stati
extra-comunitari.
22
Prima di proseguire nel breve excursus storico,
indispensabile per meglio definire l’ambito di
“comportamento turistico” compreso
nell’agriturismo e per meglio comprenderne
l’evoluzione, credo utile riflettere su questo
primo momento di progettualità che attiva
risorse e crea sinergie tra Enti, Associazioni,
Istituzioni.
La progettualità così ampliata, favorisce
l’assetto normativo e, di conseguenza,
organizzazione, promozione e sviluppo.
23
L’agriturismo in sintesi è:
Attività di ricezione e ospitalità
Imprenditori agricoli e loro familiari
Art. 2135
Codice Civile
Art. 230 bis
Codice Civile
24
In Italia è:
Attività svolta da un imprenditore agricolo a
titolo principale, con utilizzazione della
propria azienda.
25
Presenta complementarietà rispetto a:
 coltivazione
 silvicoltura
 allevamento bestiame
26
La legge nazionale citata attiva le leggi regionali
(1980 in Molise; 1986 in Sardegna fino ad
arrivare al 1990 in Lombardia).
In tutte le leggi regionali è presente il binomio:
produzione agricola-offerta turistica.
27
L’agriturismo favorisce ospitalità stagionale,
compresa l’ospitalità in spazi aperti per
campeggiatori (la più facile forma di agriturismo,
attivabile anche con poche risorse).
28
L’attività agrituristica fornisce, inoltre, prodotti
alimentari propri, attività ricreative e
culturali (Legge quadro 730/85).
29
I prodotti alimentari propri sono offerti e
consumati sul posto. Questo momento del
pranzo/cena del turista, dei turisti, con la
famiglia che gestisce l’azienda agricola e
promuove l’agriturismo è un autentico momento
di scambio culturale che favorisce l’interazione
e la conoscenza condivisa.
Il momento conviviale è il momento
“familiare”, che “fa sentire a casa”
30
Gli studi sui processi di categorizzazione, sugli
“script”, sugli schemi organizzativi di
conoscenza derivati dall’esperienza
quotidiana (Shank e Abelson, 1977) e gli studi
sugli schemi pragmatici di ragionamento
collegati a routine quotidiane (Roux, Gilly, 1997)
e sulla conoscenza sociale nei bambini, aiutano
a comprendere l’importanza psicosociale di
questo “rituale” familiare “aperto” al turista.
31
Si spiegano, attraverso queste analisi
psicosociali, il vissuto positivo del “sentirsi a
casa” anche in vacanza e l’importanza che
questo riveste per i giovani, per i nuclei familiari,
per le persone che vivono anche momenti
particolari della loro esistenza.
32
L’esperienza turistica promuove la
“destrutturazione del campo” e fornisce input
per una ricostruzione dell’identità personale e
sociale; se è vissuta in contesti “anonimi”,
“asociali” o “dissociali” può risultare
destabilizzante, soprattutto per quelle identità
personali fragili o in momenti di fragilità o
disistima del proprio sé.
Avremo modo di riflettere su questo tema anche
nella trattazione del turismo scolastico.
33
Un’attenzione particolare merita il turismo in
Sardegna, ove Cooperative di donne hanno
promosso un Agriturismo accogliente e di
qualità.
34
Le Cooperative, attivate grazie alla Legge
Regionale 20/06/86 n. 32 ed alla collaborazione
scientifica di alcuni docenti di Sociologia rurale
della Facoltà di Agraria dell’Università di
Sassari, garantiscono la qualità del servizio e
dei prodotti.
35
Esperienze in Sardegna
(L. R. 20/6/86, n. 32)
L’ospitante (spesso donna) offre:
 pietanze
 prodotti agricoli
 prodotti artigianali
36
L’esperienza di Oristano (1970)
ospitalità agrituristica è offerta da donneallevatrici organizzate in cooperativa
Ospitalità familiare
Cooperativa di donne-allevatrici
Prodotti agricoli
Prodotti artigianali
37
Lo stile dell’ospitare corrisponde, allora, allo
star bene degli ospiti (G. Minuti, 1989), la
qualità dell’ospitalità genera benessere
psicofisico, come dicevamo nella precedente
lezione.
38
L’imprenditorialità femminile è attivata con
competenza e passione ed è supportata dalle
sinergie del territorio, fondata sugli studi
interdisciplinari promossi dalle Università e, in
questo caso in modo particolare, dalla sinergia
tra Agraria e Psicologia.
39
L’agriturismo è, dunque, una delle espressioni
di una collaborazione scientifica
multidisciplinare, ove la ricerca attiva
progettualità e imprenditorialità.
40
Nella lezione seguente avremo modo di
approfondire i temi della formazione degli
operatori turistici.
41
In questa sede, vorrei soffermarmi a
considerare alcuni dati: nel 1989 in Italia si
contavano 700 aziende agrituristiche e
l’agriturismo era presente in 16 paesi europei.
Oggi il numero delle aziende è notevolmente
cresciuto, ma va detto che non sempre le
aziende agrituristiche perseguono gli obiettivi
indicati e spesso si configurano come strutture
“alberghiere” annesse all’azienda agricola.
42
Questo non consente, dunque, l’attivazione di
quei processi d’interazione e socializzazione
che rendono l’esperienza turistica
un’esperienza turistica di “maturazione” ed
evoluzione psicosociale.
43
L’agriturismo va considerato un particolare tipo
di turismo culturale: “Nous entendons pour
tourisme culturel les circuits liés tant au
patrimoine artistique et culturel, qu ’aux activités
creatrices actuelles d’une région” (C.E, 1988)
L’agriturismo, strettamente connesso alle
attività agricole di una Regione è, senza dubbio,
sintesi della cultura di un popolo, espressione di
un territorio.
44
Già nel 1991 studi sul “turismo all’aria aperta”
promossi dalla Provincia Autonoma di Trento
evidenziano comportamenti di valorizzazione
della vacanza all’aperto, in stretto contatto con
l’ambiente agricolo e indicano come prioritaria
la valorizzazione delle condizioni ambientali,
ecologiche per un turismo di qualità.
45
L’agriturismo è, come esamineremo
successivamente, anche attività formativa per
studenti degli Istituti Tecnici Agrari e Istituti
Tecnici per il Turismo: stages e casi di studio
possono attivare nuove professionalità nei
giovani, nuove professioni manageriali nel
turismo come già indicato nel Convegno
nazionale “Agriturismo” promosso dal Ministero
della Pubblica Istruzione ad Alghero (A.
Albanese, 1991)
46
Agriturismo e turismo scolastico si intrecciano,
allora, in un unico percorso formativo.
Le attività formative valorizzano la relazione
ottimale organismo-ambiente, in una riscoperta di valori ambientali e sociali
(ospitalità, autenticità, stili interattivi familiari).
L’incontro tra diverse identità culturali (identità
“rurale” e “cittadina”) modifica il rigido
stereotipo, amplifica le relazioni e accorcia le
distanze psicologico-relazionali (L. Arcuri, F.
Marini, G. Minuti, A. Albanese, 1991-2007).
47
L’attività agrituristica è, inoltre, fattore di crescita
socio-culturale ed economica dell’ambiente
rurale.
L’atteggiamento di accoglienza e la cultura
dell’ospitalità diventano due componenti
fondamentali dell’offerta turistica; “la cultura
dell’accoglienza di un luogo influenza ed è a
sua volta influenzata dalle modalità con cui si
evolve il fenomeno turistico in un interagire
complesso (G. Grandi, S. Miniato, 2003).
48
La sinergia tra Aziende agricole, Ente
provinciale per il turismo, Associazioni
agrituristiche, Associazioni per la difesa
dell’ambiente, Università, può garantire
l’articolazione di un progetto articolato, fondato
sulla multidisciplinarietà.
49
QUESITI
L’agriturismo è:
1.
2.
3.
Un turismo rurale
□
Un turismo culturale in cui l’offerta turistica è connessa
e complementare all’agricoltura
□
Un turismo culturale in cui l’ospitalità turistica è
svincolata rispetto l’agricoltura
□
50
Par. 2b Il turismo scolastico
Il turismo scolastico, nella sua
suddivisione tra gita scolastica (1
giorno) e viaggi di istruzione (più
giorni) è oggetto di ricerche
psicosociali sin dagli anni ’80.
51
Si tratta di un’esperienza scolastica e turistica
allo stesso tempo che affascina il bambino, il
ragazzo ed il gruppo di classe e che, come le
ricerche evidenziano, resta nella memoria anche
da adulti.
52
Nelle scuole ove il turismo scolastico è una vera
e propria “attività didattica d’eccellenza” spesso
gli alunni si chiedono, all’inizio dell’anno
scolastico, dove andranno in gita. (L. Craca,
Gorizia, 1999).
53
Le settimane “verdi, azzurre, bianche” sono
una preziosa risorsa per “collaudare” i rapporti
interpersonali tra docenti e allievi, tra i ragazzi in
un vero e proprio “lavoro di squadra” dentro e
fuori la scuola.
54
L’esperienza del turismo scolastico si fonda
sull’autonomia personale e organizzativa, nella
lontananza dalla famiglia e sulle relazioni
sociali: rispetto delle regole, accettazione dei
compagni in tutti i momenti della giornata,
adesione ad un progetto pedagogico-didattico e
sociale.
55
Le ricerche condotte da ricercatori psicologi, in
collaborazione con insegnanti e dirigenti
scolastici su vasta campionatura nazionale,
evidenzia che
il turismo scolastico è l’attività turistica di gruppo
che fonda lo stile cognitivo e relazionale del
futuro turista adulto nella motivazione,
nell’organizzazione, nella relazione alla cultura
locale e, non da ultimo, nell’attivare la migliore
relazione all’ambiente fisico e sociale.
56
Si tratta, dunque, di un Laboratorio di
apprendimento e di vita sociale, difficilmente
realizzabile in altri contesti ed in altri cicli di vita.
57
“Imparare a viaggiare” significa anche imparare
ad utilizzare il viaggio come agente di
cambiamento di rapporti interpersonali statici. Il
turismo scolastico è sempre più un’esperienza
“intrinsecamente significativa” all’interno del
percorso scolastico.
58
Applicando il modello dell’esperienza di Fridgen
(1984) al turismo scolastico, possiamo
considerare
cinque fasi:
• L’anticipazione
• Il viaggio verso la destinazione
• Il comportamento sul luogo
• Il viaggio di ritorno
• Il reinserimento a casa
59
1º fase: l’anticipazione ha molta importanza da
un punto di vista cognitivo e relazionale. Si tratta
di attivare la motivazione e la collaborazione tra
docenti di diverse discipline e non solo di gestire
problemi organizzativi, peraltro spesso delegati
ad Agenzie di viaggio…
60
Spesso è la fase dei “conflitti”, delle divergenze
di interessi e opinioni tra insegnanti e allievi, tra
insegnanti e genitori…
61
La prospettiva didattica dovrà tener conto non
solo delle diverse motivazioni, ma anche delle
diverse competenze presenti nei gruppi.
Andranno previste infine le problematiche
concernenti l’interculturalità della
composizione delle classi, in situazione di
“viaggio verso la destinazione” e
“comportamento sul luogo”.
62
Nelle tre fasi successive all’anticipazione gli
aspetti comunicativo-relazionali saranno
dominanti: è noto il problema dei comportamenti
di gruppo esuberanti nei viaggi di istruzione in
autobus o in treno.
63
2ª fase: il comportamento sul luogo è, poi,
strettamente correlato ad atteggiamenti e
stereotipi nei confronti delle località scelte per il
turismo scolastico.
64
Sarà compito dei docenti preparare i gruppi non
solo a livello cognitivo e didattico, ma anche a
livello psico-sociale al fine di evitare esperienze
turistiche di “scontro” con i residenti o-ancor
peggio-di conflitto con gli addetti ai servizi
alberghieri e turistici.
65
Gli studi psicosociali hanno approfondito i temi
della leadership e della modificazione dei
comportamenti individuali in situazione di
gruppo.
66
La situazione di vacanza sollecita
comportamenti trasgressivi e coesione del
gruppo intorno a modalità comportamentali
disattese e, a volte, oppositive nella relazione
all’insegnante/agli insegnanti accompagnatori.
67
Studi psicologici e sociologici(A. Albanese, A. De
Lillo) hanno evidenziato i meccanismi
regressivi di comportamento nella situazione di
turismo di gruppo, soprattutto in fase
adolescenziale.
68
3ªfase: Il viaggio di ritorno
4 ªfase : reinserimento a casa
Il viaggio di ritorno ed il reinserimento a casa
ed a scuola rappresentano un ritorno alla
routine: emozioni, ricordi, nuove reti relazionali o
nuove modalità di interazione vanno a costruire
nuove identità sociali, come approfondiremo
nell’analisi di alcune esperienze turistiche.
69
La modificazione delle identità sociali
struttura una nuova dinamica del gruppo classe
e genera nuove relazioni insegnanti-allievi; il
contesto di apprendimento in situazione
vacanza va a modificare anche i vissuti e le
percezioni sociali.
70
Il diverso ruolo dell’“insegnante
accompagnatore” del viaggio di istruzione
rispetto all’insegnante in classe richiede
un’elaborazione sia da parte dell’insegnante nel
contesto scuola sia da parte del gruppo classe,
come la teoria lewiniana insegna e come il
sociocostruzionismo chiarisce.
71
Il ritorno a casa è vissuto spesso con difficoltà
dallo studente e dai genitori che osservano
modificazioni di comportamenti e relazioni, a
volte molto positive, ma spesso conflittuali.
72
Sarà compito della comunità scolastica
aiutare i genitori a condividere un
percorso formativo del proprio figlio/a
che, avviato durante il viaggio di
istruzione, dovrà proseguire nell’anno
scolastico.
73
Autonomia, responsabilità, e
attivazione di motivate conoscenze
multidisciplinari sono obiettivi da
perseguire in gruppo, laddove il gruppoclasse più coeso per l’esperienza
empatica vissuta-sostiene e rinforza,
stimola e “controlla” (k. Lewin, R. Brown).
74
Il turismo scolastico, come alcune ricerche
evidenziano (G. Nuvoli, M. Casu, 1999)
consente una diversificata attività cognitiva in
relazione all’età ed al gruppo scolastico di
appartenenza: le stimolazioni ambientali, i
percorsi didattici fruiti nel corso del viaggio
d’istruzione e della gita scolastica
assumeranno significati differenti in funzione
dell’arco di vita.
75
Sarà dunque possibile progettare itinerari di
viaggio e programmi didattici non solo in
relazione all’ordine di scuola ed alle classi, ma in
relazione alle fasi di sviluppo del pensiero (J.
Piaget).
76
• 2.a. In alcune esperienze di turismo
scolastico presso la “Casa degli scoiattoli” di
Sfruz (Trento) durante le “settimane verdi” il
gruppo del 1◦ ciclo della scuola elementare
privilegerà l’osservazione della complessa
varietà di vegetali, animali, minerali nel bosco
antistante la “Casa degli scoiattoli” (fase di
sviluppo del pensiero operatorio concreto,
secondo J. Piaget).
77
Nel II ciclo della scuola elementare si
affrontano le tematiche concernenti l’ambiente
bosco e le interdipendenze uomo-ambiente
naturale (fase di sviluppo del pensiero
operatorio secondo J. Piaget).
78
Nelle classi di Scuola Media vengono privilegiati
lo studio della vegetazione in dipendenza della
struttura del terreno e dell’altitudine, vengono
affrontati alcuni temi di economia legata al
bosco (manutenzione e cura, artigianato e
industria che dipendono dal bosco…); vengono,
infine, studiate le leggi nazionali e provinciali
relative al bosco, in un approccio
multidisciplinare (fase di sviluppo del pensiero
formale secondo Piaget).
79
Una più stretta relazione tra“ il fare ed il
pensare”, un’interazione trasversale tra le varie
discipline, in un contesto di apprendimento attivo
e coinvolgente fornisce abilità che l’allievo potrà
mettere in atto, tra l’altro, nell’ambito di discipline
specifiche.
80
Sono state studiate significative esperienze di
turismo scolastico all’estero sin dal II ciclo
della scuola elementare e sin dal 1993 sono
state effettuate esperienze di scambi con
scolaresche francesi in provincia di Bergamo e
di Milano.
81
Con l’introduzione della lingua francese e inglese
nella scuola elementare sono stati progettati
scambi annuali in Italia, in Francia, in Inghilterra
tra scolaresche di lingua madre diversa.
82
I ragazzi, dapprima, si conoscono attraverso la
corrispondenza e svolgono percorsi didattici
paralleli durante l’anno scolastico;
successivamente il viaggio-soggiorno è un
modo di incontrarsi, di vivere insieme
un’esperienza di studio e di socializzazione in un
contesto pensato e programmato come attività
didattica dagli insegnanti fin dall’inizio dell’anno.
83
I viaggi di istruzione nelle città d’arte sono
programmati con l’obiettivo di offrire ai bambini
ed ai ragazzi un’esperienza coinvolgente sul
piano socio-affettivo e cognitivo, con il piacere di
“fare” e la sorpresa del “se faccio capisco”.
84
La conoscenza attraverso la rappresentazione
empirica, iconica, simbolica (J. Bruner)
accompagna tutto l’arco di vita: a seconda della
cultura di appartenenza si privilegerà l’una o
l’altra modalità di conoscenza.
85
Ricorderemo, in questa sede, che Bruner, come
Vygotskji evidenzia l’incidenza della cultura di
appartenenza nel diverso modo di
“amplificare” la conoscenza.
86
Altre ricerche di psicologia del turismo
evidenziano come il turismo scolastico
favorisca la conoscenza e la valorizzazione
dei beni ambientali e storico-archeologici.
87
Il turismo, effettuato in gruppo scolastico,
sollecita la motivazione alla conoscenza; le
interazioni all’ambiente, interiorizzate con
strumenti individuali (iconici, simbolici) e con
relazioni comunicative interpersonali
“amplificano” la conoscenza, favoriscono
l’attività mnestica, coinvolgendo l’emotività e la
personalità tutta.
88
Gli studi psicosociali sul turismo scolastico
chiariscono come la cooperazione tra piccoli
gruppi, l’emulazione, le sinergie attivate tra
gruppi appartenenti anche a contesti scolastici e
territoriali diversi, favoriscono adattabilità e
adattamento nel superamento delle
sclerotizzazioni tipiche delle organizzazioni
chiuse.
89
Il turismo scolastico, a livello europeo, se
meglio organizzato e fruito, favorirà dinamiche di
gruppo interculturali nel raggiungimento
dell’obiettivo della “cultura dell’incontro” tra
popoli.
90
Lo sviluppo futuro del turismo dovrà tener conto
del turismo scolastico quale “palestra” del
turismo culturale dell’età adulta e anziana.
91
Un turismo più interessato ai valori culturali, alla
salvaguardia del patrimonio naturale e culturale
è un turismo che arricchisce la persona e
valorizza il territorio (C. Fsdani, Università di
Malta, Congresso di Psicologia del Turismo,
Trento, 1994).
92
“ E’ forse meglio riflettere sulla cultura del turista
più che sul turismo culturale, ed il turismo
scolastico è la base della formazione del turista”
(F. Cetti Serbelloni, 1994)
93
Potremmo distinguere con G. Andreotti (Trento,
1994) il turismo “dotto” dal turismo “indotto”
per distinguere i turisti colti, alla ricerca di luoghi
turistici che evocano eventi storici o richiami
letterari e artistici, dai turisti “ingenui” che
assumono la celebrità dei luoghi da “dover
visitare” senza coglierne gli elementi precipui
che rendono preziosi quei luoghi.
94
Auspichiamo che la scuola sviluppi sempre più il
turismo scolastico per favorire l’aumento di
“turisti dotti” ed evitare nel futuro la massa di
“turisti indotti”.
95
Un’altra tipologia di turismo scolastico è quello
relativo agli stages degli studenti degli Istituti
professionali alberghieri, degli Istituti tecnici
per il turismo, degli Istituti agrari.
96
E’una particolare tipologia di viaggio di istruzione
che contribuisce alla formazione professionale,
all’acquisizione dell’identità professionale
dell’adolescente.
97
Attraverso lo stage si conoscono ambienti,
territori, culture, patrimoni culturali e materiali e
non solo competenze professionali.
98
Lo stage all’estero è, poi, un momento di
trasformazione dell’identità personale: si
intravede la possibilità di assunzione di una
identità professionale e, conseguentemente, la
chiarificazione di ruolo e dell’identità sociale.
99
Nel periodo adolescenziale questo percorso
monitorato dal tutor contribuisce al superamento
della dispersione d’identità, delle facili e
fisiologiche depressioni.
100
Le esperienze di agriturismo per gli studenti
dell’Istituto Agrario, ad esempio, sono
esperienze professionalizzanti ma anche
turistiche e di un turismo scolastico tutto
particolare, vero “laboratorio” dell’appartenenza
al gruppo, esperienza emotivamente e
socialmente significativa.
101
G. Felser dell’Università di Trier ha presentato
nel Congresso di Psicologia del turismo del
1995 una ricerca sull’integrazione tra gruppi di
studenti italiani e studenti tedeschi nel soggiorno
Erasmus a Trier: una particolare tipologia di
turismo “scolastico”, “laboratorio” di interazione
interculturale, percorso di conoscenza
dell’ambiente fisico e sociale di cui l’Università fa
parte.
102
Credo corretta questa interpretazione dei dati di
ricerca: nelle Università della Germania, infatti,
lo studente Erasmus è seguito da un tutor che
collabora con gli uffici competenti
all’organizzazione/progettazione di esperienze di
turismo culturale nel Paese ospitante.
Analoghe riflessioni sono possibili in relazione ai
soggiorni (in Italia e all’estero) di giovani sportivi.
103
QUESITI
Il turismo scolastico è:
• Un progetto didattico multidisciplinare per la
conoscenza ambientale
□
•
Un’esperienza turistica di gruppo per la
maturazione cognitiva e relazionale
□
•
Un modello di turismo culturale per bambini e
ragazzi
□
104
Par. 3 Psicologia del turismo e
terza età
3.a. Cenni di psicologia
dell’invecchiamento
La psicologia ha da tempo indicato i fattori
psicosociali che incidono sul processo di
invecchiamento. In particolare, le ricerche
psicologiche dell’ultimo ventennio evidenziano
che una costante sollecitazione dei processi
cognitivi, affettivi e motivazionali facilita una vita
serena in una età avanzata (Havighurst,
Munnichs, Neugarten e Thomae, 1969).
105
I principali studiosi della psicologia
dell’invecchiamento hanno approfondito le
diversità di genere nei cambiamenti tipici della
“terza età” e “quarta età: da una parte il periodo
perimenopausale ed il climaterio sono vissuti
con significati di “declino” fisiologico; dall’altra la
menopausa e l’andropausa possono
rappresentare un’esperienza nuova, un
passaggio da ruoli stereotipati a periodi di
maggiore espressione della propria personalità
(M. Cesa-Bianchi, 1977,1987, 1998, 2002; M.
Cesa-Bianchi , T. Vecchi, 1998).
106
Il percorso cognitivo e affettivo vissuto
personalmente condiziona l’andamento del
processo di invecchiamento; le condizioni sociali
ed il contesto culturale “accompagnano” e
determinano le diverse modalità di approccio
alla condizione anziana (Maderna, Aveni
Casucci, Cesa-Bianchi, 1973; Baltes e
Cartensen, 1996; Cesa-Bianchi, 2002).
107
La ricerca scientifica contemporanea ha dedicato
molta attenzione alla transizione dal lavoro al
pensionamento, individuando nel momento
della pensione la criticità del passaggio da una
vita attiva in cui l’identità professionale sostiene
l’identità personale e sociale, ad una fase di
atteso tempo liberato dal lavoro che, tuttavia,
si accompagna ad una perdita di ruolo
professionale con forte incidenza sulla identità.
108
Questo passaggio coincide spesso con la
separazione dai figli, ormai adulti e autonomi
( anche se in Italia l’autonomia economica del
“giovane adulto” avviene in ritardo rispetto agli
altri stati europei); la scomparsa del coniuge, la
perdita di parenti e amici cari genera ancor più
un senso di vuoto, inadeguatezza (Olivenstein,
1999; C. Cristini, C. Cesa-Bianchi, 2006; A.
Albanese, 2006).
109
La recente ricerca psicosociale condotta su
vasta campionatura nel territorio lombardo negli
anni 2004-2006 (con fondi Cariplo e della
Regione Lombardia) sulla “transizione dal lavoro
al pensionamento: vissuti, progetti del
pensionando” (A. Albanese, C. Facchini, G.
Vitrotti, 2006) conferma la forte incidenza della
storia personale sul vissuto del pensionamento.
110
Segnala, altresì, le diverse modalità di
“progettare il futuro” dopo il pensionamento a
seconda dello stile di vita personale e familiare,
dell’ambiente sociale di vita, delle reti relazionali
fino a quel punto costruite e monitorate.
111
La ricerca individua, così, i “Sé possibili” che il
pensionando/a in Lombardia si configura.
Persiste in questa rappresentazione mentale dei
Sè possibili ( Mead) l’analogia concettuale tra
pensionamento ed invecchiamento ed affiora
l’analogia invecchiamento / malattia / morte
(A. Albanese, 2006)
112
E’ presente nella ricerca citata la progettualità di
“intensificare i rapporti familiari” fino a quel momento
sacrificati alla vita lavorativa; viene indicato il rapporto
con i nipoti quale rapporto da privilegiare.
Il dato di ricerca più interessante e da approfondire in
questa sede è il desiderio presente (nel 76% della
campionatura) di riprendere a coltivare quegli
interessi trascurati negli anni lavorativi: cultura,
volontariato, sport e turismo risultano essere nuovi
interessi o interessi “rinnovati”.
113
Per ogni dato di ricerca è interessante osservare
le diversità di genere (per approfondimenti: A.
Albanese, F. Facchini, G, Vitrotti, Dal lavoro al
pensionamento: vissuti e progetti, Milano, F.
Angeli, 2006, pp. 129-252) e l’incidenza del
livello di istruzione sulla capacità di progettare
per il futuro.
114
Il tema più interessante da affrontare in questa
lezione è – comunque – quello concernente il
pensionato-viaggiatore: il 75% del campione
totale della ricerca in oggetto sembra orientato a
programmare più tempo per i viaggi, una volta
in pensione, sempre se le possibilità
economiche lo consentiranno (analogo è il
desiderio di viaggi per uomini e donne e per le
diverse province lombarde).
115
Gli studi di psicologia del turismo, in linea con
questi dati di ricerca regionali, indicano il viaggio
ed il turismo per l’anziano come la possibilità
di cambiamento, di “ristrutturazione del
campo” (K. Lewin) attraverso nuove relazioni.
Nuove acquisizioni, nuovi contesti, nuove
esperienze vengono elaborati socialmente
durante il viaggio e forniscono una rinnovata
identità sociale al pensionamento.
116
E’ la possibilità di far parte di un gruppo, sia pure
per un periodo circoscritto; questo arricchisce e
motiva, coinvolgendo sin dal momento della
“preparazione del viaggio” e/o “preparazione al
viaggio”.
117
Si configura, allora, l’età del pensionamento non
più come declino, ma come il periodo della
progettualità e della creativa impostazione,
condivisa e comunicata.
118
L’età del pensionamento è un ciclo di vita: è l’età
della “saggezza” (Erikson).
La “saggezza” del vecchio è in profonda crisi
nella società contemporanea per la solitudine
dell’anziano e per la frattura con le nuove
generazioni, amplificata da stili di vita e di
comunicazione molto diversi (A. Albanese,
2000).
119
Prima di approfondire il tema della
comunicazione tra le generazioni nel turismo
intergenerazionale, vorrei fornire un breve
quadro di riferimento sulla ricerca in psicologia
del turismo nella terza età.
120
3.b. Psicologia del turismo e terza età:
un quadro di riferimento nella ricerca
Turismo, salute e cultura, turismo, salute e
benessere sono stati i primi temi di ricerca della
psicologia del turismo e terza età.
121
Negli anni ’90 il turismo della terza età è stato
studiato come turismo per la salute: soggiorni
climatici e turismo termale hanno creato
l’analogia turismo-cura per l’anziano (L. Arcuri,
1991; G. Gulotta, 1991; G. Fumai e R. Virdi,
1995; C. Serino, 1995, etc.).
122
Gli studi sulle differenze individuali nella scelta
turistica hanno evidenziato – poi - un’altra
tipologia di esperienza turistica dell’anziano:
il turismo nelle città d’arte.
123
Le visite guidate e le gite di un giorno,
organizzate da Associazioni, Enti, Università
della terza età, intendevano ed intendono
soddisfare i bisogni culturali dell’anziano.
124
Si sottolinea l’importanza di gite, viaggi
organizzati secondo le esigenze dell’anziano:
tempi a “misura di anziano”, pasti, mezzi di
trasporto, tranquillità, sicurezza.
125
Si evidenzia l’esigenza del “medico”
accompagnatore che, accanto ad una guida
turistica “esperta”, eviti al gruppo degli anziani
ansie e timori in ordine alla salute.
126
Il viaggio è percepito dagli anziani, nonostante il
miglioramento dei mezzi di trasporto e
dell’organizzazione, come uno “stress fisico”. Il
bisogno di “sicurezza” include sia la necessità
della presenza del medico, sia la scelta di
località “sicure” e “tranquille”.
127
La richiesta di comportamenti di cambiamento
delle abitudini quotidiane è, altresì, importante
(S. Falchero, C. Picerni; E. Peron, 1999).
128
Vengono analizzate, nella ricerca psicologica, i
bisogni di attività turistiche che implicano
interazioni sociali, una sorta di
“risocializzazione” che compensi la frattura
generazionale, cui facevo cenno
precedentemente, nonché la solitudine cittadina
a cui l’anziano è sottoposto.
129
L’enogastronomia è un settore importante e da
privilegiare, come ben indicano alcune ricerche
psico-antropologiche e come ben individuato da
numerose attività turistiche promosse da Pro
Loco, aziende di promozione turistica, in
collaborazione con Comuni e Confartigianato,
nel territorio nazionale.
130
Mostre, concerti, spettacoli teatrali sono sempre
più mete importanti per i soggiorni turistici della
terza età, in una organizzazione sistemica, che
risponde ai bisogni di socializzazione e cultura
precedentemente indicati.
131
Negli anni 2000 la ricerca in psicologia del
turismo (S. Cervai, G. Gabassi, G. Grandi) ha
evidenziato che gli over ‘60 prediligono l’Italia e
l’Europa come meta turistica, in automobile e
pullman; preferiscono viaggi organizzati da
Associazioni o Agenzie di cui conoscono
efficienza e serietà. Lo strumento di
informazione è più sicuramente il “passa parola”
degli amici piuttosto che internet.
132
Sempre più il binomio turismo e beni culturali,
turismo e arte è un binomio scelto dai
pensionati che non possono più fruire della
“villeggiatura” con figli e nipoti e prediligono,
pertanto, il viaggio “organizzato- per – glianziani”.
133
Il binomio Turismo-ambiente, turismoeducazione ambientale nella duplice valenza di
conoscenza dell’ambiente naturale e
interazione sociale con gruppi e associazioni
che hanno come obiettivo la salvaguardia dei
beni ambientali è un binomio vincente per il
turismo della terza età ( A. M. Nenci, 2005; G.
Corna Pellegrini, 2005).
134
Si tratta di un turismo “specializzato” in botanica,
ecologia, siti naturalistici, parchi naturali,
garantito da Associazioni quali WWF, Italia
Nostra, Ente Parchi, etc.
Questa tipologia di turismo si accompagna
anche ad escursioni archeologiche, visite a
“dimore antiche” e castelli, con percorsi
enogastronomici.
135
Anche in questo caso il gruppo è organizzato da
Associazioni affidabili: il Gruppo Archeologico,
F.A.I., T.C.I., Enti e Associazioni per la
valorizzazione delle dimore storiche o dei
castelli, Associazioni Pro Loco.
136
L’attenzione ai temi della sostenibilità e della
biodiversità congiunge psicologia ambientale e
psicologia del turismo, in una ricerca
multidisciplinare che fornisce indicazioni a nuove
progettualità nel turismo per la terza età ed
indica nuove figure professionali (M. Bonnes,
2005; A. Albanese, 2005).
137
2.c. Il turismo intergenerazionale:
verso nuove esperienze turistiche
Gli studi sul turismo della terza età ed alcune
ricerche sul turismo di gruppo giovanile indicano
nuove tipologie di turismo per la comunicazione
tra le generazioni.
138
A dieci anni dalla prima ricerca-sperimentazione
(1998) sulla comunicazione intergenerazionale,
secondo la metodologia dell’Action – Research
di K. Lewin, definiamo il turismo
intergenerazionale un turismo di piccolo gruppo
che favorisce le dinamiche intragruppo e
intergruppo tra giovani e anziani.
139
Partendo dagli studi di psicologia
dell’invecchiamento e dalle ricerche condotte dal
Laboratorio Incontri Generazionali (1)
dell’Università degli Studi di Milano sui
Linguaggi informatici e comunicazione
intergenerazionale (G. Mantovani, 1998; A.
Albanese, 1999) si avvia il turismo
intergenerazionale.
(1) Il
Laboratorio Incontri Generazionali è un laboratorio di ricerca
dell’Università di Milano, attivo dal 1999 con ricerche nazionali ed
europee, in collaborazione scientifica con l’Università di Sassari e
l’Università di Roma “La Sapienza”; la direzione scientifica del
Laboratorio è affidata alla prof.ssa Antonietta Albanese
140
Obiettivo della ricerca – sperimentazione, a
partire dall’a.a. 1999-2000 è quello di analizzare
modalità d’interazione tra piccoli gruppi di
studenti di età compresa tra i 12 e i 17 anni
(chiamati – poi - “nipoti”) e piccoli gruppi di
anziani over ‘60 (definiti – poi – “nonni”) in un
contesto di vacanza in cui l’educazione
ambientale e l’apprendimento degli strumenti
informatici è fondamentale.
141
L’apprendimento dei linguaggi informatici, con
particolare riguardo alla fotografia digitale,
avviene in laboratori informatici, in una
settimana “di vacanza”; il giovane (il “nipote”)
insegna all’anziano (“nonno”) in un rapporto
uno – a – uno.
142
La ricerca sul turismo intergenerazionale si fonda
su tre modelli teorici in psicologia sociale:
• teoria del Sé (Mead, Markus)
• teoria dell’attribuzione (Heider, 1972; Jones e
Davis, 1965)
• dinamica delle relazioni intragruppi e intergruppi
(Brown, Tajfel, Sherif).
143
Applicando la teoria del Sé alla società,
consideriamo il Sé passato rappresentato dagli
anziani del gruppo, il Sé presente dai giovani
che utilizzano gli strumenti informatici con
rapidità e disinvoltura. La fusione tra Sé passato
e Sé presente consente la rappresentazione
mentale del Sé futuro, proiettato in un tempo a
venire.
144
•
•
•
•
Nella ricerca – esperienza giovani (10-12 soggetti) e
anziani over ‘60 (10-12 soggetti) hanno la possibilità di
soggiornare una-due settimane in località di vacanza con
un programma che comprende:
attività di educazione ambientale e ricerca ambientale
interattiva
gite
attività informatiche
serate musicali, teatrali, di gioco, organizzate anche
dagli stessi partecipanti alla vacanza, in una positiva
interazione tra i due gruppi.
145
Ricerche – esperienze di turismo
intergenerazionale (1999-2007)
Sfruz (Trento – Val di Non): 1999-2007
“NONNI E NIPOTI IN CONTESTO DI VACANZA MONTANA”
(Progetto in convenzione tra Università degli studi di Milano,
cattedra di psicologia sociale – “Casa degli scoiattoli” di Sfruz,
Istituto socio-psico-pedagogico).
Viterbo terme (2003-2007)
“NONNI E NIPOTI IN CONTESTO DI VACANZA TERMALE”
(Progetto in convenzione tra Università degli Studi di Milano,
cattedra di psicologia sociale- Università di Roma “La Sapienza”)
146
SINERGIE ATTIVATE
Sfruz, presso la “Casa degli scoiattoli”: Pro
Loco, Associazione Artigiani, Albergatori,
Comune, Università.
Viterbo terme, presso le Terme dei Papi:
Confartigianato, Enti Locali, Associazione
“Emmaus”, Enti Locali.
147
Nella ricerca-sperimentazione i ricercatori e gli stagisti
• collaborano all’attivazione delle reti istituzionali
• stimolano e facilitano i momenti di apprendimento e le
relazioni
• studiano i processi cognitivi e relazionali intragruppo ed
intergruppi, nonché i processi di cambiamento degli
atteggiamenti tra i due gruppi attraverso l’osservazione
sul campo, l’utilizzo di interviste e questionari,
l’attivazione di focus group.
148
Alcuni risultati della ricerca –
sperimentazione
La settimana di vacanza intergenerazionale
modifica la relazione
da relazione di tipo
Cognitivo, centrata sul
“compito”
alla relazione di tipo
empatico
149
La settimana di vacanza, attraverso l’interazione
fra i due gruppi, modifica lo stereotipo (Brown,
Tajfel) e migliora la comunicazione (Moscovici).
150
All’inizio della vacanza vi è distanza tra i due
gruppi.
Le attività previste dal progetto favoriscono
l’avvicinamento e l’interazione di coppia e di
gruppo.
La modifica delle attribuzioni è rilevante in tutte
le sperimentazioni.
151
La dimensione ludica dell’interazione
anziano–giovane contribuisce a creare:
• complicità giocosa
• empatia
tipiche della relazione affettiva nonno/a – nipote,
forse oggi poco nota a molti.
152
Nella vacanza intergenerazionale i ruoli non
possono essere vissuti nel modo abituale e
vanno scoperti e ri-trovati
153
L’anziano sperimenta il ruolo di nonno/a e di
“allievo”, si sperimenta in nuovi percorsi di
apprendimento e di relazione.
Sperimenta nuove identità in contesti in cui è
facile vivere la generatività sociale (Erikson).
154
Il giovane si sperimenta nel ruolo di
“insegnante” nel Laboratorio Informatico e
sperimenta la “saggezza” del “nonno” nelle
attività di ricerca ambientale, di
drammatizzazione, di comunicazione.
155
La relazione di coppia si intreccia con quella del
gruppo. Le attività di laboratorio informatico
diventano nuovo strumento di comunicazione.
156
L’elaborato finale
Il calendario con le foto della vacanza è la fase
più matura del processo e stimola ulteriori
momenti di incontro e comunicazione
intergenerazionale (2001-2007 e prosegue), un
vero e proprio “laboratorio intergenerazionale”.
157
QUESITI
a) Il turismo intergenerazionale :
1. sperimenta nuove forme di volontariato
sociale dei giovani a favore degli anziani □
2. sollecita nuovi apprendimenti nell’anziano □
3. è una nuova modalità di turismo culturale
per la comunicazione tra le generazioni □
b) Indica i modelli teorici di riferimento della
vacanza intergenerazionale
158
c) Il turismo della terza età attiva
1) l’ampliamento delle “regioni di confine” con l’ambiente
esterno (k. Lewin)
□
2) l’approfondimento delle “regioni centrali” della
personalità (k. Lewin)
□
3) La regione motoria dello” spazio di vita” (k. Lewin)
□
159
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