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PSICOLOGIA DEL TURISMO lezione II Prof.ssa Antonietta Albanese Università degli Studi di Milano Cattedra di Psicologia Sociale Segretaria scientifica A.R.I.P.T. (Associazione Ricerche Interdisciplinari Psicologia del Turismo) Dalla motivazione al viaggio, all’esperienza turistica •2a – l’agriturismo •2b – il turismo scolastico •2c – il turismo della terza età e il turismo intergenerazionale 1 Par. 2a l’agriturismo Applicando all’esperienza turistica i modelli teorici in psicologia sociale citati nella prima lezione è possibile approfondire il tema dell’identità personale e dell’identità sociale nelle trasformazioni che vengono attivate durante il viaggio 2 Riprendendo la teoria del campo di K. Lewin ricordiamo che la personalità è un campo psicologico i cui fatti coesistono nella loro interdipendenza. Il mondo personale delle conoscenze, delle emozioni (spazio di vita) si incontra con i fatti ambientali attraverso lo spazio di frontiera compreso tra lo spazio di vita e l’ambiente esterno. Lo spazio di frontiera mette, cioè, in relazione aspetti oggettivi e aspetti soggettivi. 3 K. Lewin, Field Theory, 1951 A = Ambiente esterno E = Ambiente psicologico M = Regione motoria P cc Personalità 4 Il viaggio, il turismo attivano le regioni percettivo-motorie, le regioni periferiche della personalità. Il ricordo del viaggio, l’analisi delle emozioni vissute vanno ad ampliare le regioni centrali della personalità. 5 Viene “ristrutturato il campo”, con una diversa distribuzione delle regioni; ogni personalità incontrerà altre personalità. I compagni di viaggio sono anch’essi in “ristrutturazione del campo”, in relazione alle nuove stimolazioni ambientali che il viaggio comporta. 6 Anche la teoria del Sé (Mead, Markus), fornisce una chiave di lettura molto interessante dell’esperienza turistica. L’Io osserva il Me nell’esperienza di viaggio; il Sé (fusione dell’Io + il Me) nella sua esperienza passata (Sé passato) ed il Sé presente attivano una progettazione del Sé futuro. 7 L’incontro/scontro con i compagni di viaggio, con altri turisti, con altri popoli incide, dunque, sull’identità del singolo e sull’identità del gruppo di appartenenza (A. Albanese, 2000). 8 Le ricerche di Psicologia del turismo hanno privilegiato tre esperienze turistiche: • a) l’agriturismo • b) il turismo scolastico • c) il turismo della terza età- il turismo intergenerazionale 9 a. L’agriturismo Già dagli anni 1986-1987 il Comitato scientifico “Psicologia del turismo” ha affrontato il tema dell’Agriturismo in ricerche e Convegni (Sangemini, 1987; Sassari, 1988). Questa tipologia di turismo è un vero e proprio incontro tra “cultura contadina” e “cultura di città”. 10 L’agriturismo consente la conoscenza dell’agricoltura, della gastronomia contadina ed arricchisce il turista di sistemi relazionali familiari, vissuti nel gruppo ospitante. Si tratta, cioè, di un’esperienza turistica spesso “nuova” e “originale” in cui conoscenze e relazioni si intrecciano a favore di “nuove identità sociali” individuali e di gruppo. 11 Agriturismo Fenomeno esistente sin dall’antichità 12 Nasce in Italia fin dal 1965 con la costituzione dell’Agriturist, avvenuta per iniziativa di alcuni aderenti all’Associazione Nazionale Giovani Agricoltori in seno a Confagricoltura. 13 L’abbandono delle campagne, all’epoca, rendeva disponibile un rilevante patrimonio edilizio rurale che sarebbe stato deteriorato e distrutto senza un utilizzo alternativo. 14 In Toscana, in quel periodo, turisti inglesi acquistavano belle case coloniche abbandonate e le mettevano a disposizione di amici inglesi per turismo dopo averle ristrutturate. Questi comportamenti andavano a ledere la proprietà degli agricoltori e avrebbero potuto snaturare il territorio locale. 15 Agriturist ha voluto, dunque, con il connubio Agricoltura e Turismo, salvaguardare il patrimonio agricolo e promuovere una nuova imprenditorialità. Il modello attivato è quello francese operato dall’Associazione “Agricolture e Tourism” nel 1955. 16 La sinergia di Agriturist con: • • • • • • • • T.C.I U.N.C.E.M (Unione Nazionale delle Comunità e degli Enti Montani) Italia Nostra WWF Associazione delle Bonifiche Istituto di Sociologia Rurale Terra Nostra Turismo Verde Ha costituito un ricco confronto di esperienze ed ha sollecitato i primi interventi legislativi da parte delle Regioni. Va ricordato il primo impegno legislativo delle province autonome di Trento e di Bolzano, ma soprattutto lo studio di una leggequadro di settore, nata al termine del Seminario Internazionale sul tema (Roma, 1979) 17 La sensibilità del Ministro dell’Agricoltura consentì l’approvazione della legge quadro 1985 e, di conseguenza, le successive leggi regionali. Ricordiamo, inoltre, sempre per un approccio storico al tema, che nel 1990 il Convegno europeo di Saint Vincent ha proposto di recepire, a livello europeo, i principi della legge italiana. 18 La legge quadro (5/12/85) è legge nazionale, in adeguamento alla normativa comunitaria europea del 12/03/85; promuove ospitalità turistica agriturismo turismo rurale ospitalità turistica ospitalità turistica connessa e complementare svincolata all’agricoltura dall’agricoltura 19 Normative Leggi comunitarie Regolamento Comunitario n. 797 del 12/03/85 Legge nazionale “legge quadro” n. 730 del 5/12/85 Leggi regionali 20 Agriturismo e turismo rurale possono integrarsi e sostenersi, rispettando il paesaggio, il partimonio naturalistico, l’identità culturale e, soprattutto, le peculiarità agricole ed enogastronomiche. 21 Un confronto con la storia dell’agriturismo francese evidenzia la crescita del turismo nelle campagne (T.E.R = Tourisme en Espace Rural), divenuto poi EUROTER, nella sua dimensione europea, con la partecipazione, allora, di Stati extra-comunitari. 22 Prima di proseguire nel breve excursus storico, indispensabile per meglio definire l’ambito di “comportamento turistico” compreso nell’agriturismo e per meglio comprenderne l’evoluzione, credo utile riflettere su questo primo momento di progettualità che attiva risorse e crea sinergie tra Enti, Associazioni, Istituzioni. La progettualità così ampliata, favorisce l’assetto normativo e, di conseguenza, organizzazione, promozione e sviluppo. 23 L’agriturismo in sintesi è: Attività di ricezione e ospitalità Imprenditori agricoli e loro familiari Art. 2135 Codice Civile Art. 230 bis Codice Civile 24 In Italia è: Attività svolta da un imprenditore agricolo a titolo principale, con utilizzazione della propria azienda. 25 Presenta complementarietà rispetto a: coltivazione silvicoltura allevamento bestiame 26 La legge nazionale citata attiva le leggi regionali (1980 in Molise; 1986 in Sardegna fino ad arrivare al 1990 in Lombardia). In tutte le leggi regionali è presente il binomio: produzione agricola-offerta turistica. 27 L’agriturismo favorisce ospitalità stagionale, compresa l’ospitalità in spazi aperti per campeggiatori (la più facile forma di agriturismo, attivabile anche con poche risorse). 28 L’attività agrituristica fornisce, inoltre, prodotti alimentari propri, attività ricreative e culturali (Legge quadro 730/85). 29 I prodotti alimentari propri sono offerti e consumati sul posto. Questo momento del pranzo/cena del turista, dei turisti, con la famiglia che gestisce l’azienda agricola e promuove l’agriturismo è un autentico momento di scambio culturale che favorisce l’interazione e la conoscenza condivisa. Il momento conviviale è il momento “familiare”, che “fa sentire a casa” 30 Gli studi sui processi di categorizzazione, sugli “script”, sugli schemi organizzativi di conoscenza derivati dall’esperienza quotidiana (Shank e Abelson, 1977) e gli studi sugli schemi pragmatici di ragionamento collegati a routine quotidiane (Roux, Gilly, 1997) e sulla conoscenza sociale nei bambini, aiutano a comprendere l’importanza psicosociale di questo “rituale” familiare “aperto” al turista. 31 Si spiegano, attraverso queste analisi psicosociali, il vissuto positivo del “sentirsi a casa” anche in vacanza e l’importanza che questo riveste per i giovani, per i nuclei familiari, per le persone che vivono anche momenti particolari della loro esistenza. 32 L’esperienza turistica promuove la “destrutturazione del campo” e fornisce input per una ricostruzione dell’identità personale e sociale; se è vissuta in contesti “anonimi”, “asociali” o “dissociali” può risultare destabilizzante, soprattutto per quelle identità personali fragili o in momenti di fragilità o disistima del proprio sé. Avremo modo di riflettere su questo tema anche nella trattazione del turismo scolastico. 33 Un’attenzione particolare merita il turismo in Sardegna, ove Cooperative di donne hanno promosso un Agriturismo accogliente e di qualità. 34 Le Cooperative, attivate grazie alla Legge Regionale 20/06/86 n. 32 ed alla collaborazione scientifica di alcuni docenti di Sociologia rurale della Facoltà di Agraria dell’Università di Sassari, garantiscono la qualità del servizio e dei prodotti. 35 Esperienze in Sardegna (L. R. 20/6/86, n. 32) L’ospitante (spesso donna) offre: pietanze prodotti agricoli prodotti artigianali 36 L’esperienza di Oristano (1970) ospitalità agrituristica è offerta da donneallevatrici organizzate in cooperativa Ospitalità familiare Cooperativa di donne-allevatrici Prodotti agricoli Prodotti artigianali 37 Lo stile dell’ospitare corrisponde, allora, allo star bene degli ospiti (G. Minuti, 1989), la qualità dell’ospitalità genera benessere psicofisico, come dicevamo nella precedente lezione. 38 L’imprenditorialità femminile è attivata con competenza e passione ed è supportata dalle sinergie del territorio, fondata sugli studi interdisciplinari promossi dalle Università e, in questo caso in modo particolare, dalla sinergia tra Agraria e Psicologia. 39 L’agriturismo è, dunque, una delle espressioni di una collaborazione scientifica multidisciplinare, ove la ricerca attiva progettualità e imprenditorialità. 40 Nella lezione seguente avremo modo di approfondire i temi della formazione degli operatori turistici. 41 In questa sede, vorrei soffermarmi a considerare alcuni dati: nel 1989 in Italia si contavano 700 aziende agrituristiche e l’agriturismo era presente in 16 paesi europei. Oggi il numero delle aziende è notevolmente cresciuto, ma va detto che non sempre le aziende agrituristiche perseguono gli obiettivi indicati e spesso si configurano come strutture “alberghiere” annesse all’azienda agricola. 42 Questo non consente, dunque, l’attivazione di quei processi d’interazione e socializzazione che rendono l’esperienza turistica un’esperienza turistica di “maturazione” ed evoluzione psicosociale. 43 L’agriturismo va considerato un particolare tipo di turismo culturale: “Nous entendons pour tourisme culturel les circuits liés tant au patrimoine artistique et culturel, qu ’aux activités creatrices actuelles d’une région” (C.E, 1988) L’agriturismo, strettamente connesso alle attività agricole di una Regione è, senza dubbio, sintesi della cultura di un popolo, espressione di un territorio. 44 Già nel 1991 studi sul “turismo all’aria aperta” promossi dalla Provincia Autonoma di Trento evidenziano comportamenti di valorizzazione della vacanza all’aperto, in stretto contatto con l’ambiente agricolo e indicano come prioritaria la valorizzazione delle condizioni ambientali, ecologiche per un turismo di qualità. 45 L’agriturismo è, come esamineremo successivamente, anche attività formativa per studenti degli Istituti Tecnici Agrari e Istituti Tecnici per il Turismo: stages e casi di studio possono attivare nuove professionalità nei giovani, nuove professioni manageriali nel turismo come già indicato nel Convegno nazionale “Agriturismo” promosso dal Ministero della Pubblica Istruzione ad Alghero (A. Albanese, 1991) 46 Agriturismo e turismo scolastico si intrecciano, allora, in un unico percorso formativo. Le attività formative valorizzano la relazione ottimale organismo-ambiente, in una riscoperta di valori ambientali e sociali (ospitalità, autenticità, stili interattivi familiari). L’incontro tra diverse identità culturali (identità “rurale” e “cittadina”) modifica il rigido stereotipo, amplifica le relazioni e accorcia le distanze psicologico-relazionali (L. Arcuri, F. Marini, G. Minuti, A. Albanese, 1991-2007). 47 L’attività agrituristica è, inoltre, fattore di crescita socio-culturale ed economica dell’ambiente rurale. L’atteggiamento di accoglienza e la cultura dell’ospitalità diventano due componenti fondamentali dell’offerta turistica; “la cultura dell’accoglienza di un luogo influenza ed è a sua volta influenzata dalle modalità con cui si evolve il fenomeno turistico in un interagire complesso (G. Grandi, S. Miniato, 2003). 48 La sinergia tra Aziende agricole, Ente provinciale per il turismo, Associazioni agrituristiche, Associazioni per la difesa dell’ambiente, Università, può garantire l’articolazione di un progetto articolato, fondato sulla multidisciplinarietà. 49 QUESITI L’agriturismo è: 1. 2. 3. Un turismo rurale □ Un turismo culturale in cui l’offerta turistica è connessa e complementare all’agricoltura □ Un turismo culturale in cui l’ospitalità turistica è svincolata rispetto l’agricoltura □ 50 Par. 2b Il turismo scolastico Il turismo scolastico, nella sua suddivisione tra gita scolastica (1 giorno) e viaggi di istruzione (più giorni) è oggetto di ricerche psicosociali sin dagli anni ’80. 51 Si tratta di un’esperienza scolastica e turistica allo stesso tempo che affascina il bambino, il ragazzo ed il gruppo di classe e che, come le ricerche evidenziano, resta nella memoria anche da adulti. 52 Nelle scuole ove il turismo scolastico è una vera e propria “attività didattica d’eccellenza” spesso gli alunni si chiedono, all’inizio dell’anno scolastico, dove andranno in gita. (L. Craca, Gorizia, 1999). 53 Le settimane “verdi, azzurre, bianche” sono una preziosa risorsa per “collaudare” i rapporti interpersonali tra docenti e allievi, tra i ragazzi in un vero e proprio “lavoro di squadra” dentro e fuori la scuola. 54 L’esperienza del turismo scolastico si fonda sull’autonomia personale e organizzativa, nella lontananza dalla famiglia e sulle relazioni sociali: rispetto delle regole, accettazione dei compagni in tutti i momenti della giornata, adesione ad un progetto pedagogico-didattico e sociale. 55 Le ricerche condotte da ricercatori psicologi, in collaborazione con insegnanti e dirigenti scolastici su vasta campionatura nazionale, evidenzia che il turismo scolastico è l’attività turistica di gruppo che fonda lo stile cognitivo e relazionale del futuro turista adulto nella motivazione, nell’organizzazione, nella relazione alla cultura locale e, non da ultimo, nell’attivare la migliore relazione all’ambiente fisico e sociale. 56 Si tratta, dunque, di un Laboratorio di apprendimento e di vita sociale, difficilmente realizzabile in altri contesti ed in altri cicli di vita. 57 “Imparare a viaggiare” significa anche imparare ad utilizzare il viaggio come agente di cambiamento di rapporti interpersonali statici. Il turismo scolastico è sempre più un’esperienza “intrinsecamente significativa” all’interno del percorso scolastico. 58 Applicando il modello dell’esperienza di Fridgen (1984) al turismo scolastico, possiamo considerare cinque fasi: • L’anticipazione • Il viaggio verso la destinazione • Il comportamento sul luogo • Il viaggio di ritorno • Il reinserimento a casa 59 1º fase: l’anticipazione ha molta importanza da un punto di vista cognitivo e relazionale. Si tratta di attivare la motivazione e la collaborazione tra docenti di diverse discipline e non solo di gestire problemi organizzativi, peraltro spesso delegati ad Agenzie di viaggio… 60 Spesso è la fase dei “conflitti”, delle divergenze di interessi e opinioni tra insegnanti e allievi, tra insegnanti e genitori… 61 La prospettiva didattica dovrà tener conto non solo delle diverse motivazioni, ma anche delle diverse competenze presenti nei gruppi. Andranno previste infine le problematiche concernenti l’interculturalità della composizione delle classi, in situazione di “viaggio verso la destinazione” e “comportamento sul luogo”. 62 Nelle tre fasi successive all’anticipazione gli aspetti comunicativo-relazionali saranno dominanti: è noto il problema dei comportamenti di gruppo esuberanti nei viaggi di istruzione in autobus o in treno. 63 2ª fase: il comportamento sul luogo è, poi, strettamente correlato ad atteggiamenti e stereotipi nei confronti delle località scelte per il turismo scolastico. 64 Sarà compito dei docenti preparare i gruppi non solo a livello cognitivo e didattico, ma anche a livello psico-sociale al fine di evitare esperienze turistiche di “scontro” con i residenti o-ancor peggio-di conflitto con gli addetti ai servizi alberghieri e turistici. 65 Gli studi psicosociali hanno approfondito i temi della leadership e della modificazione dei comportamenti individuali in situazione di gruppo. 66 La situazione di vacanza sollecita comportamenti trasgressivi e coesione del gruppo intorno a modalità comportamentali disattese e, a volte, oppositive nella relazione all’insegnante/agli insegnanti accompagnatori. 67 Studi psicologici e sociologici(A. Albanese, A. De Lillo) hanno evidenziato i meccanismi regressivi di comportamento nella situazione di turismo di gruppo, soprattutto in fase adolescenziale. 68 3ªfase: Il viaggio di ritorno 4 ªfase : reinserimento a casa Il viaggio di ritorno ed il reinserimento a casa ed a scuola rappresentano un ritorno alla routine: emozioni, ricordi, nuove reti relazionali o nuove modalità di interazione vanno a costruire nuove identità sociali, come approfondiremo nell’analisi di alcune esperienze turistiche. 69 La modificazione delle identità sociali struttura una nuova dinamica del gruppo classe e genera nuove relazioni insegnanti-allievi; il contesto di apprendimento in situazione vacanza va a modificare anche i vissuti e le percezioni sociali. 70 Il diverso ruolo dell’“insegnante accompagnatore” del viaggio di istruzione rispetto all’insegnante in classe richiede un’elaborazione sia da parte dell’insegnante nel contesto scuola sia da parte del gruppo classe, come la teoria lewiniana insegna e come il sociocostruzionismo chiarisce. 71 Il ritorno a casa è vissuto spesso con difficoltà dallo studente e dai genitori che osservano modificazioni di comportamenti e relazioni, a volte molto positive, ma spesso conflittuali. 72 Sarà compito della comunità scolastica aiutare i genitori a condividere un percorso formativo del proprio figlio/a che, avviato durante il viaggio di istruzione, dovrà proseguire nell’anno scolastico. 73 Autonomia, responsabilità, e attivazione di motivate conoscenze multidisciplinari sono obiettivi da perseguire in gruppo, laddove il gruppoclasse più coeso per l’esperienza empatica vissuta-sostiene e rinforza, stimola e “controlla” (k. Lewin, R. Brown). 74 Il turismo scolastico, come alcune ricerche evidenziano (G. Nuvoli, M. Casu, 1999) consente una diversificata attività cognitiva in relazione all’età ed al gruppo scolastico di appartenenza: le stimolazioni ambientali, i percorsi didattici fruiti nel corso del viaggio d’istruzione e della gita scolastica assumeranno significati differenti in funzione dell’arco di vita. 75 Sarà dunque possibile progettare itinerari di viaggio e programmi didattici non solo in relazione all’ordine di scuola ed alle classi, ma in relazione alle fasi di sviluppo del pensiero (J. Piaget). 76 • 2.a. In alcune esperienze di turismo scolastico presso la “Casa degli scoiattoli” di Sfruz (Trento) durante le “settimane verdi” il gruppo del 1◦ ciclo della scuola elementare privilegerà l’osservazione della complessa varietà di vegetali, animali, minerali nel bosco antistante la “Casa degli scoiattoli” (fase di sviluppo del pensiero operatorio concreto, secondo J. Piaget). 77 Nel II ciclo della scuola elementare si affrontano le tematiche concernenti l’ambiente bosco e le interdipendenze uomo-ambiente naturale (fase di sviluppo del pensiero operatorio secondo J. Piaget). 78 Nelle classi di Scuola Media vengono privilegiati lo studio della vegetazione in dipendenza della struttura del terreno e dell’altitudine, vengono affrontati alcuni temi di economia legata al bosco (manutenzione e cura, artigianato e industria che dipendono dal bosco…); vengono, infine, studiate le leggi nazionali e provinciali relative al bosco, in un approccio multidisciplinare (fase di sviluppo del pensiero formale secondo Piaget). 79 Una più stretta relazione tra“ il fare ed il pensare”, un’interazione trasversale tra le varie discipline, in un contesto di apprendimento attivo e coinvolgente fornisce abilità che l’allievo potrà mettere in atto, tra l’altro, nell’ambito di discipline specifiche. 80 Sono state studiate significative esperienze di turismo scolastico all’estero sin dal II ciclo della scuola elementare e sin dal 1993 sono state effettuate esperienze di scambi con scolaresche francesi in provincia di Bergamo e di Milano. 81 Con l’introduzione della lingua francese e inglese nella scuola elementare sono stati progettati scambi annuali in Italia, in Francia, in Inghilterra tra scolaresche di lingua madre diversa. 82 I ragazzi, dapprima, si conoscono attraverso la corrispondenza e svolgono percorsi didattici paralleli durante l’anno scolastico; successivamente il viaggio-soggiorno è un modo di incontrarsi, di vivere insieme un’esperienza di studio e di socializzazione in un contesto pensato e programmato come attività didattica dagli insegnanti fin dall’inizio dell’anno. 83 I viaggi di istruzione nelle città d’arte sono programmati con l’obiettivo di offrire ai bambini ed ai ragazzi un’esperienza coinvolgente sul piano socio-affettivo e cognitivo, con il piacere di “fare” e la sorpresa del “se faccio capisco”. 84 La conoscenza attraverso la rappresentazione empirica, iconica, simbolica (J. Bruner) accompagna tutto l’arco di vita: a seconda della cultura di appartenenza si privilegerà l’una o l’altra modalità di conoscenza. 85 Ricorderemo, in questa sede, che Bruner, come Vygotskji evidenzia l’incidenza della cultura di appartenenza nel diverso modo di “amplificare” la conoscenza. 86 Altre ricerche di psicologia del turismo evidenziano come il turismo scolastico favorisca la conoscenza e la valorizzazione dei beni ambientali e storico-archeologici. 87 Il turismo, effettuato in gruppo scolastico, sollecita la motivazione alla conoscenza; le interazioni all’ambiente, interiorizzate con strumenti individuali (iconici, simbolici) e con relazioni comunicative interpersonali “amplificano” la conoscenza, favoriscono l’attività mnestica, coinvolgendo l’emotività e la personalità tutta. 88 Gli studi psicosociali sul turismo scolastico chiariscono come la cooperazione tra piccoli gruppi, l’emulazione, le sinergie attivate tra gruppi appartenenti anche a contesti scolastici e territoriali diversi, favoriscono adattabilità e adattamento nel superamento delle sclerotizzazioni tipiche delle organizzazioni chiuse. 89 Il turismo scolastico, a livello europeo, se meglio organizzato e fruito, favorirà dinamiche di gruppo interculturali nel raggiungimento dell’obiettivo della “cultura dell’incontro” tra popoli. 90 Lo sviluppo futuro del turismo dovrà tener conto del turismo scolastico quale “palestra” del turismo culturale dell’età adulta e anziana. 91 Un turismo più interessato ai valori culturali, alla salvaguardia del patrimonio naturale e culturale è un turismo che arricchisce la persona e valorizza il territorio (C. Fsdani, Università di Malta, Congresso di Psicologia del Turismo, Trento, 1994). 92 “ E’ forse meglio riflettere sulla cultura del turista più che sul turismo culturale, ed il turismo scolastico è la base della formazione del turista” (F. Cetti Serbelloni, 1994) 93 Potremmo distinguere con G. Andreotti (Trento, 1994) il turismo “dotto” dal turismo “indotto” per distinguere i turisti colti, alla ricerca di luoghi turistici che evocano eventi storici o richiami letterari e artistici, dai turisti “ingenui” che assumono la celebrità dei luoghi da “dover visitare” senza coglierne gli elementi precipui che rendono preziosi quei luoghi. 94 Auspichiamo che la scuola sviluppi sempre più il turismo scolastico per favorire l’aumento di “turisti dotti” ed evitare nel futuro la massa di “turisti indotti”. 95 Un’altra tipologia di turismo scolastico è quello relativo agli stages degli studenti degli Istituti professionali alberghieri, degli Istituti tecnici per il turismo, degli Istituti agrari. 96 E’una particolare tipologia di viaggio di istruzione che contribuisce alla formazione professionale, all’acquisizione dell’identità professionale dell’adolescente. 97 Attraverso lo stage si conoscono ambienti, territori, culture, patrimoni culturali e materiali e non solo competenze professionali. 98 Lo stage all’estero è, poi, un momento di trasformazione dell’identità personale: si intravede la possibilità di assunzione di una identità professionale e, conseguentemente, la chiarificazione di ruolo e dell’identità sociale. 99 Nel periodo adolescenziale questo percorso monitorato dal tutor contribuisce al superamento della dispersione d’identità, delle facili e fisiologiche depressioni. 100 Le esperienze di agriturismo per gli studenti dell’Istituto Agrario, ad esempio, sono esperienze professionalizzanti ma anche turistiche e di un turismo scolastico tutto particolare, vero “laboratorio” dell’appartenenza al gruppo, esperienza emotivamente e socialmente significativa. 101 G. Felser dell’Università di Trier ha presentato nel Congresso di Psicologia del turismo del 1995 una ricerca sull’integrazione tra gruppi di studenti italiani e studenti tedeschi nel soggiorno Erasmus a Trier: una particolare tipologia di turismo “scolastico”, “laboratorio” di interazione interculturale, percorso di conoscenza dell’ambiente fisico e sociale di cui l’Università fa parte. 102 Credo corretta questa interpretazione dei dati di ricerca: nelle Università della Germania, infatti, lo studente Erasmus è seguito da un tutor che collabora con gli uffici competenti all’organizzazione/progettazione di esperienze di turismo culturale nel Paese ospitante. Analoghe riflessioni sono possibili in relazione ai soggiorni (in Italia e all’estero) di giovani sportivi. 103 QUESITI Il turismo scolastico è: • Un progetto didattico multidisciplinare per la conoscenza ambientale □ • Un’esperienza turistica di gruppo per la maturazione cognitiva e relazionale □ • Un modello di turismo culturale per bambini e ragazzi □ 104 Par. 3 Psicologia del turismo e terza età 3.a. Cenni di psicologia dell’invecchiamento La psicologia ha da tempo indicato i fattori psicosociali che incidono sul processo di invecchiamento. In particolare, le ricerche psicologiche dell’ultimo ventennio evidenziano che una costante sollecitazione dei processi cognitivi, affettivi e motivazionali facilita una vita serena in una età avanzata (Havighurst, Munnichs, Neugarten e Thomae, 1969). 105 I principali studiosi della psicologia dell’invecchiamento hanno approfondito le diversità di genere nei cambiamenti tipici della “terza età” e “quarta età: da una parte il periodo perimenopausale ed il climaterio sono vissuti con significati di “declino” fisiologico; dall’altra la menopausa e l’andropausa possono rappresentare un’esperienza nuova, un passaggio da ruoli stereotipati a periodi di maggiore espressione della propria personalità (M. Cesa-Bianchi, 1977,1987, 1998, 2002; M. Cesa-Bianchi , T. Vecchi, 1998). 106 Il percorso cognitivo e affettivo vissuto personalmente condiziona l’andamento del processo di invecchiamento; le condizioni sociali ed il contesto culturale “accompagnano” e determinano le diverse modalità di approccio alla condizione anziana (Maderna, Aveni Casucci, Cesa-Bianchi, 1973; Baltes e Cartensen, 1996; Cesa-Bianchi, 2002). 107 La ricerca scientifica contemporanea ha dedicato molta attenzione alla transizione dal lavoro al pensionamento, individuando nel momento della pensione la criticità del passaggio da una vita attiva in cui l’identità professionale sostiene l’identità personale e sociale, ad una fase di atteso tempo liberato dal lavoro che, tuttavia, si accompagna ad una perdita di ruolo professionale con forte incidenza sulla identità. 108 Questo passaggio coincide spesso con la separazione dai figli, ormai adulti e autonomi ( anche se in Italia l’autonomia economica del “giovane adulto” avviene in ritardo rispetto agli altri stati europei); la scomparsa del coniuge, la perdita di parenti e amici cari genera ancor più un senso di vuoto, inadeguatezza (Olivenstein, 1999; C. Cristini, C. Cesa-Bianchi, 2006; A. Albanese, 2006). 109 La recente ricerca psicosociale condotta su vasta campionatura nel territorio lombardo negli anni 2004-2006 (con fondi Cariplo e della Regione Lombardia) sulla “transizione dal lavoro al pensionamento: vissuti, progetti del pensionando” (A. Albanese, C. Facchini, G. Vitrotti, 2006) conferma la forte incidenza della storia personale sul vissuto del pensionamento. 110 Segnala, altresì, le diverse modalità di “progettare il futuro” dopo il pensionamento a seconda dello stile di vita personale e familiare, dell’ambiente sociale di vita, delle reti relazionali fino a quel punto costruite e monitorate. 111 La ricerca individua, così, i “Sé possibili” che il pensionando/a in Lombardia si configura. Persiste in questa rappresentazione mentale dei Sè possibili ( Mead) l’analogia concettuale tra pensionamento ed invecchiamento ed affiora l’analogia invecchiamento / malattia / morte (A. Albanese, 2006) 112 E’ presente nella ricerca citata la progettualità di “intensificare i rapporti familiari” fino a quel momento sacrificati alla vita lavorativa; viene indicato il rapporto con i nipoti quale rapporto da privilegiare. Il dato di ricerca più interessante e da approfondire in questa sede è il desiderio presente (nel 76% della campionatura) di riprendere a coltivare quegli interessi trascurati negli anni lavorativi: cultura, volontariato, sport e turismo risultano essere nuovi interessi o interessi “rinnovati”. 113 Per ogni dato di ricerca è interessante osservare le diversità di genere (per approfondimenti: A. Albanese, F. Facchini, G, Vitrotti, Dal lavoro al pensionamento: vissuti e progetti, Milano, F. Angeli, 2006, pp. 129-252) e l’incidenza del livello di istruzione sulla capacità di progettare per il futuro. 114 Il tema più interessante da affrontare in questa lezione è – comunque – quello concernente il pensionato-viaggiatore: il 75% del campione totale della ricerca in oggetto sembra orientato a programmare più tempo per i viaggi, una volta in pensione, sempre se le possibilità economiche lo consentiranno (analogo è il desiderio di viaggi per uomini e donne e per le diverse province lombarde). 115 Gli studi di psicologia del turismo, in linea con questi dati di ricerca regionali, indicano il viaggio ed il turismo per l’anziano come la possibilità di cambiamento, di “ristrutturazione del campo” (K. Lewin) attraverso nuove relazioni. Nuove acquisizioni, nuovi contesti, nuove esperienze vengono elaborati socialmente durante il viaggio e forniscono una rinnovata identità sociale al pensionamento. 116 E’ la possibilità di far parte di un gruppo, sia pure per un periodo circoscritto; questo arricchisce e motiva, coinvolgendo sin dal momento della “preparazione del viaggio” e/o “preparazione al viaggio”. 117 Si configura, allora, l’età del pensionamento non più come declino, ma come il periodo della progettualità e della creativa impostazione, condivisa e comunicata. 118 L’età del pensionamento è un ciclo di vita: è l’età della “saggezza” (Erikson). La “saggezza” del vecchio è in profonda crisi nella società contemporanea per la solitudine dell’anziano e per la frattura con le nuove generazioni, amplificata da stili di vita e di comunicazione molto diversi (A. Albanese, 2000). 119 Prima di approfondire il tema della comunicazione tra le generazioni nel turismo intergenerazionale, vorrei fornire un breve quadro di riferimento sulla ricerca in psicologia del turismo nella terza età. 120 3.b. Psicologia del turismo e terza età: un quadro di riferimento nella ricerca Turismo, salute e cultura, turismo, salute e benessere sono stati i primi temi di ricerca della psicologia del turismo e terza età. 121 Negli anni ’90 il turismo della terza età è stato studiato come turismo per la salute: soggiorni climatici e turismo termale hanno creato l’analogia turismo-cura per l’anziano (L. Arcuri, 1991; G. Gulotta, 1991; G. Fumai e R. Virdi, 1995; C. Serino, 1995, etc.). 122 Gli studi sulle differenze individuali nella scelta turistica hanno evidenziato – poi - un’altra tipologia di esperienza turistica dell’anziano: il turismo nelle città d’arte. 123 Le visite guidate e le gite di un giorno, organizzate da Associazioni, Enti, Università della terza età, intendevano ed intendono soddisfare i bisogni culturali dell’anziano. 124 Si sottolinea l’importanza di gite, viaggi organizzati secondo le esigenze dell’anziano: tempi a “misura di anziano”, pasti, mezzi di trasporto, tranquillità, sicurezza. 125 Si evidenzia l’esigenza del “medico” accompagnatore che, accanto ad una guida turistica “esperta”, eviti al gruppo degli anziani ansie e timori in ordine alla salute. 126 Il viaggio è percepito dagli anziani, nonostante il miglioramento dei mezzi di trasporto e dell’organizzazione, come uno “stress fisico”. Il bisogno di “sicurezza” include sia la necessità della presenza del medico, sia la scelta di località “sicure” e “tranquille”. 127 La richiesta di comportamenti di cambiamento delle abitudini quotidiane è, altresì, importante (S. Falchero, C. Picerni; E. Peron, 1999). 128 Vengono analizzate, nella ricerca psicologica, i bisogni di attività turistiche che implicano interazioni sociali, una sorta di “risocializzazione” che compensi la frattura generazionale, cui facevo cenno precedentemente, nonché la solitudine cittadina a cui l’anziano è sottoposto. 129 L’enogastronomia è un settore importante e da privilegiare, come ben indicano alcune ricerche psico-antropologiche e come ben individuato da numerose attività turistiche promosse da Pro Loco, aziende di promozione turistica, in collaborazione con Comuni e Confartigianato, nel territorio nazionale. 130 Mostre, concerti, spettacoli teatrali sono sempre più mete importanti per i soggiorni turistici della terza età, in una organizzazione sistemica, che risponde ai bisogni di socializzazione e cultura precedentemente indicati. 131 Negli anni 2000 la ricerca in psicologia del turismo (S. Cervai, G. Gabassi, G. Grandi) ha evidenziato che gli over ‘60 prediligono l’Italia e l’Europa come meta turistica, in automobile e pullman; preferiscono viaggi organizzati da Associazioni o Agenzie di cui conoscono efficienza e serietà. Lo strumento di informazione è più sicuramente il “passa parola” degli amici piuttosto che internet. 132 Sempre più il binomio turismo e beni culturali, turismo e arte è un binomio scelto dai pensionati che non possono più fruire della “villeggiatura” con figli e nipoti e prediligono, pertanto, il viaggio “organizzato- per – glianziani”. 133 Il binomio Turismo-ambiente, turismoeducazione ambientale nella duplice valenza di conoscenza dell’ambiente naturale e interazione sociale con gruppi e associazioni che hanno come obiettivo la salvaguardia dei beni ambientali è un binomio vincente per il turismo della terza età ( A. M. Nenci, 2005; G. Corna Pellegrini, 2005). 134 Si tratta di un turismo “specializzato” in botanica, ecologia, siti naturalistici, parchi naturali, garantito da Associazioni quali WWF, Italia Nostra, Ente Parchi, etc. Questa tipologia di turismo si accompagna anche ad escursioni archeologiche, visite a “dimore antiche” e castelli, con percorsi enogastronomici. 135 Anche in questo caso il gruppo è organizzato da Associazioni affidabili: il Gruppo Archeologico, F.A.I., T.C.I., Enti e Associazioni per la valorizzazione delle dimore storiche o dei castelli, Associazioni Pro Loco. 136 L’attenzione ai temi della sostenibilità e della biodiversità congiunge psicologia ambientale e psicologia del turismo, in una ricerca multidisciplinare che fornisce indicazioni a nuove progettualità nel turismo per la terza età ed indica nuove figure professionali (M. Bonnes, 2005; A. Albanese, 2005). 137 2.c. Il turismo intergenerazionale: verso nuove esperienze turistiche Gli studi sul turismo della terza età ed alcune ricerche sul turismo di gruppo giovanile indicano nuove tipologie di turismo per la comunicazione tra le generazioni. 138 A dieci anni dalla prima ricerca-sperimentazione (1998) sulla comunicazione intergenerazionale, secondo la metodologia dell’Action – Research di K. Lewin, definiamo il turismo intergenerazionale un turismo di piccolo gruppo che favorisce le dinamiche intragruppo e intergruppo tra giovani e anziani. 139 Partendo dagli studi di psicologia dell’invecchiamento e dalle ricerche condotte dal Laboratorio Incontri Generazionali (1) dell’Università degli Studi di Milano sui Linguaggi informatici e comunicazione intergenerazionale (G. Mantovani, 1998; A. Albanese, 1999) si avvia il turismo intergenerazionale. (1) Il Laboratorio Incontri Generazionali è un laboratorio di ricerca dell’Università di Milano, attivo dal 1999 con ricerche nazionali ed europee, in collaborazione scientifica con l’Università di Sassari e l’Università di Roma “La Sapienza”; la direzione scientifica del Laboratorio è affidata alla prof.ssa Antonietta Albanese 140 Obiettivo della ricerca – sperimentazione, a partire dall’a.a. 1999-2000 è quello di analizzare modalità d’interazione tra piccoli gruppi di studenti di età compresa tra i 12 e i 17 anni (chiamati – poi - “nipoti”) e piccoli gruppi di anziani over ‘60 (definiti – poi – “nonni”) in un contesto di vacanza in cui l’educazione ambientale e l’apprendimento degli strumenti informatici è fondamentale. 141 L’apprendimento dei linguaggi informatici, con particolare riguardo alla fotografia digitale, avviene in laboratori informatici, in una settimana “di vacanza”; il giovane (il “nipote”) insegna all’anziano (“nonno”) in un rapporto uno – a – uno. 142 La ricerca sul turismo intergenerazionale si fonda su tre modelli teorici in psicologia sociale: • teoria del Sé (Mead, Markus) • teoria dell’attribuzione (Heider, 1972; Jones e Davis, 1965) • dinamica delle relazioni intragruppi e intergruppi (Brown, Tajfel, Sherif). 143 Applicando la teoria del Sé alla società, consideriamo il Sé passato rappresentato dagli anziani del gruppo, il Sé presente dai giovani che utilizzano gli strumenti informatici con rapidità e disinvoltura. La fusione tra Sé passato e Sé presente consente la rappresentazione mentale del Sé futuro, proiettato in un tempo a venire. 144 • • • • Nella ricerca – esperienza giovani (10-12 soggetti) e anziani over ‘60 (10-12 soggetti) hanno la possibilità di soggiornare una-due settimane in località di vacanza con un programma che comprende: attività di educazione ambientale e ricerca ambientale interattiva gite attività informatiche serate musicali, teatrali, di gioco, organizzate anche dagli stessi partecipanti alla vacanza, in una positiva interazione tra i due gruppi. 145 Ricerche – esperienze di turismo intergenerazionale (1999-2007) Sfruz (Trento – Val di Non): 1999-2007 “NONNI E NIPOTI IN CONTESTO DI VACANZA MONTANA” (Progetto in convenzione tra Università degli studi di Milano, cattedra di psicologia sociale – “Casa degli scoiattoli” di Sfruz, Istituto socio-psico-pedagogico). Viterbo terme (2003-2007) “NONNI E NIPOTI IN CONTESTO DI VACANZA TERMALE” (Progetto in convenzione tra Università degli Studi di Milano, cattedra di psicologia sociale- Università di Roma “La Sapienza”) 146 SINERGIE ATTIVATE Sfruz, presso la “Casa degli scoiattoli”: Pro Loco, Associazione Artigiani, Albergatori, Comune, Università. Viterbo terme, presso le Terme dei Papi: Confartigianato, Enti Locali, Associazione “Emmaus”, Enti Locali. 147 Nella ricerca-sperimentazione i ricercatori e gli stagisti • collaborano all’attivazione delle reti istituzionali • stimolano e facilitano i momenti di apprendimento e le relazioni • studiano i processi cognitivi e relazionali intragruppo ed intergruppi, nonché i processi di cambiamento degli atteggiamenti tra i due gruppi attraverso l’osservazione sul campo, l’utilizzo di interviste e questionari, l’attivazione di focus group. 148 Alcuni risultati della ricerca – sperimentazione La settimana di vacanza intergenerazionale modifica la relazione da relazione di tipo Cognitivo, centrata sul “compito” alla relazione di tipo empatico 149 La settimana di vacanza, attraverso l’interazione fra i due gruppi, modifica lo stereotipo (Brown, Tajfel) e migliora la comunicazione (Moscovici). 150 All’inizio della vacanza vi è distanza tra i due gruppi. Le attività previste dal progetto favoriscono l’avvicinamento e l’interazione di coppia e di gruppo. La modifica delle attribuzioni è rilevante in tutte le sperimentazioni. 151 La dimensione ludica dell’interazione anziano–giovane contribuisce a creare: • complicità giocosa • empatia tipiche della relazione affettiva nonno/a – nipote, forse oggi poco nota a molti. 152 Nella vacanza intergenerazionale i ruoli non possono essere vissuti nel modo abituale e vanno scoperti e ri-trovati 153 L’anziano sperimenta il ruolo di nonno/a e di “allievo”, si sperimenta in nuovi percorsi di apprendimento e di relazione. Sperimenta nuove identità in contesti in cui è facile vivere la generatività sociale (Erikson). 154 Il giovane si sperimenta nel ruolo di “insegnante” nel Laboratorio Informatico e sperimenta la “saggezza” del “nonno” nelle attività di ricerca ambientale, di drammatizzazione, di comunicazione. 155 La relazione di coppia si intreccia con quella del gruppo. Le attività di laboratorio informatico diventano nuovo strumento di comunicazione. 156 L’elaborato finale Il calendario con le foto della vacanza è la fase più matura del processo e stimola ulteriori momenti di incontro e comunicazione intergenerazionale (2001-2007 e prosegue), un vero e proprio “laboratorio intergenerazionale”. 157 QUESITI a) Il turismo intergenerazionale : 1. sperimenta nuove forme di volontariato sociale dei giovani a favore degli anziani □ 2. sollecita nuovi apprendimenti nell’anziano □ 3. è una nuova modalità di turismo culturale per la comunicazione tra le generazioni □ b) Indica i modelli teorici di riferimento della vacanza intergenerazionale 158 c) Il turismo della terza età attiva 1) l’ampliamento delle “regioni di confine” con l’ambiente esterno (k. Lewin) □ 2) l’approfondimento delle “regioni centrali” della personalità (k. Lewin) □ 3) La regione motoria dello” spazio di vita” (k. Lewin) □ 159