IL DIAMA TE MALEDETTO Laura Cherri ci parla del diamante Hope
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IL DIAMA TE MALEDETTO Laura Cherri ci parla del diamante Hope
IL DIAMATE MALEDETTO Laura Cherri ci parla del diamante Hope e della scia di morti che l'inestimabile cristallo ha lasciato dietro di sé È una meraviglia della natura. Rientra nella cortissima lista dei diamanti più famosi del mondo, e anche in quella più lunga degli oggetti che portano sfortuna. È bellissimo e letale. Chiunque abbia avuto la cattiva idea di comprarlo per rigirarselo soddisfatto tra le mani si è visto arrivare addosso un carico di sfortuna e morte. “I diamanti sono i migliori amici delle donne”, cantava Marilyn Monroe. Sembra che questo diamante non abbia mai voluto essere amico di nessuno, uomo o donna che fosse. La storia del diamante Hope comincia in India, tra le ondulazioni di pietra del viso di un idolo. Nelle varie storie si parla del tempio di Rama-Sita, vicino Mandalay, come luogo in cui avvenne il furto. La gemma fu strappata da uno degli occhi dell’idolo e la divinità fu trasformata in una miseranda statua guercia. Sembra che il gioielliere Jean-Baptiste Tavernier sia stato l’autore del sacrilegio. Chi crede al potere delle maledizioni sostiene che l’idolo violato riversò sul gioiello tutta la sua ira e tale energia negativa lo rese un PortaSfortuna d’eccezione. Viaggiò fino alla Francia e fu acquistato, nel 1688, da Luigi XIV che lo fece intagliare a forma di cuore, riducendo così i suoi carati dagli originali 112 ai 67,5 del nuovo taglio. Che fine fece Tavernier? La sua attività fallì e il bisogno di denaro lo costrinse a ripartire per l’india alla ricerca di altri tesori. Morì prima di raggiungere la terra dei diamanti. Sia Luigi XIV che Luigi XV sfoggiarono il diamante in varie occasioni. Quando Maria Antonietta lo ricevette in regalo volle unire la gemma ad altre pietre preziose. Non c’è bisogno di ricordare la triste fine cui andarono incontro il re e la regina. Nel pandemonio della rivoluzione francese molti dei gioielli reali scomparvero, forse rubati dalle stesse persone che avevano giurato eterna fedeltà alla corona. Tra i vari tesori provenienti dalle regge imperiali, c’era naturalmente anche il diamante. Fu sottratto a un gioielliere che ebbe un infarto quando seppe che il ladro era suo figlio. Il ragazzo si suicidò quando si rese conto di aver indirettamente ucciso suo padre. Un amico del giovane trovò il diamante tra i beni del suicida e morì di lì a poco. Passando di mano in mano, la gemma arrivò a Londra nel 1830, dove cambiò di nuovo forma (e dimensioni) perdendo altri carati lungo la strada fino a giungere ai 44,5 attuali. Il banchiere Hope si innamorò all’istante della pietra preziosa e pagò una cifra astronomica per averla e per poterla battezzare con il suo nome. I membri della famiglia lo tennero, a turno, per brevi periodi. La coppia formata da Lord Francis Hope e da Mary Yohe si divise dopo aver accolto in casa la pietra, e Mary stessa, che prima di toccare il diamante aveva avviato una discreta carriera come cantante, finì i suoi giorni in completa povertà. Jacques Colot fu il proprietario successivo. Impazzì e si uccise dopo averlo venduto al principe russo Kanitovsky che, reso cieco dalla gelosia, strangolò la ballerina delle Folies Bergère alla quale l’aveva regalato. Pensate che il principe si sia salvato? No. Fu linciato dai rivoluzionari. Il gioielliere greco Simon Matharides non fece neanche in tempo a godere appieno del suo nuovo acquisto, perché si sfracellò sul fondo di un burrone. Suicidio? Omicidio? Non si saprà mai. Il malefico Hope non risparmiò neppure il sultano Abdul Hamid che, a un anno dall’acquisto, impazzì dopo essere stato deposto. Habib Bey si impossessò del gioiello e morì annegato. Il famoso Cartier mise quindi le mani sull’Hope per rivenderlo al proprietario del Washington Post, Edward Beale Mc Lean che lo volle regalare alla moglie, Evelyn Walsh. La disgrazia si abbatté sulla famiglia americana. Sembra un lungo elenco di morti in battaglia, quello che segue, ma è tutto documentato dagli archivi storici. Dapprima morì la madre di Mc Lean. Seguirono le due cameriere. Il primogenito di Mc Lean, dieci anni, un giorno sfuggì alla sorveglianza delle guardie del corpo e finì investito da un’auto. Mc Lean, distrutto dal dolore, divorziò dalla moglie, cominciò a bere e fu vittima di uno scandalo che distrusse definitivamente la sua reputazione di uomo onesto. Evelyn volle sfidare la malasorte e tenne il diamante, continuando a sfoggiarlo con orgoglio. Nel 1946 sua figlia ingerì un’overdose di barbiturici ponendo fine alla sua esistenza. Tempo prima, al suo matrimonio, aveva indossato il gioiello della madre. Evelyn lo tenne fino al giorno in cui morì. Hanry Winston fu l’ultimo proprietario privato che ebbe l’onore di ospitarlo per alcuni anni, trascorsi i quali lo donò alla Smithsonian Institution di Washington che lo custodisce ancora oggi. Se è vero che i cristalli e altre pietre sono in grado di assorbire le energie negative, allora l’Hope è una prova inconfutabile di questa teoria. La sua prima proprietaria morì decapitata e forse da lì è partita la maledizione. Oppure bisogna tornare all’inizio della storia e pensare a quell’idolo indiano profanato dall’avidità umana. È tanto tempo che il diamante non viene più sballottato da un paese all’altro. Continua a brillare di magnifici e sinistri riflessi blu zaffiro, sul suo vassoio di velluto, protetto da sofisticati sistemi di allarme. Non sarebbe poi una cattiva idea aggiungere una targhetta con scritto: “Guardare e (per carità) non toccare. DIAMANTI Sebbene il diamante sia la gemma più dura conosciuta dall'uomo, la sua composizione è molto semplice: è comune carbonio, come la grafite delle matite, ma con una struttura che comporta un punto di fusione di 6900 gradi Fahrenheit, cioè due volte e mezzo il punto di fusione dell'acciaio. Miliardi di anni fa le forze elementari di calore e pressione trasformarono il carbonio in diamante. La massa vulcanica in cui questa cristallizzazione avvenne salì e irruppe attraverso la crosta terrestre raffreddandosi nei camini kimberlitici. Ed è infatti in questi camini kimberlitici che ancor oggi si trovano i diamanti. LE 4 C DEL DIAMANTE Il diamante è una pietra di eccezionale bellezza e lucentezza le cui caratteristiche principali sono generalmente riassunte nelle famore 4 C : • • • • Il colore Il taglio La purezza La caratura Tutte e quattro, o meglio, la loro combinazione, conferisce al diamante la propria unicità e permette di determinarne il valore di mercato. Di seguito riportiamo una breve descrizione di queste caratteristiche e di come esse incidano sul valore delle pietre preziose in generale. Il Colore Il colore di un diamante è forse la sua caratteristica più apprezzabile anche ad occhio nudo quando lo stesso è montato nei gioielli. In linea generale più il diamante è bianco e più la luce riesce ad attraversare la pietra con facilità riflettendosi verso l'osservatore. Il colore di un diamante incide notevolmente sul valore di ogni singola pietra concorrendo in modo significativo alla formazione del prezzo. Un diamante di colore G o H (un ottimo colore bianco, molto usato in gioielleria) può valere anche un 50% in più della stessa pietra di colore I a parità delle altre caratteristiche ( taglio, caratura e purezza ) . La valutazione del colore di un diamante è estremamente difficile e viene svolta anche con l'aiuto di pietre colorate di riferimento dette pietre di paragone poste sotto una luce molto bianca ( daylight ) che riproduce la luce diffusa di una giornata di sole. Le pietre di paragone vengono poste in appositi cartoncini bianchi accanto al diamante da valutare ed il grado di colore viene così determinato per confronto diretto con le pietre di riferimento. Naturalmente l'occhio di chi assegna la gradazione di colore ad un diamante ( generalmente un gemmologo ) deve essere molto allenato poichè anche minime sfumature di colore possono incidere in modo determinante sul valore finale di un diamante. Anche con l'ausilio di luci particolari e lenti di ingrandimento la determinazione del colore di un diamante richiede molta esperienza. Esistono diverse scale di valutazione del colore dei diamanti, una tra le più diffuse vi è indubbiamente la scala GIA ( Gemological institute of America ) che riportiamo in sintesi qui di seguito. Scala gradazione colore diamanti ( GIA ) DEF Bianco eccezionale GH Bianco ottimo IJK Bianco appena colorato LM Bianco colorato OP QR S ==> Z Colorato I diamanti montati nei gioielli 18 Carati.com© hanno colore compreso tra G o H e purezza media pari a Vs . Il Taglio ( cut ) Il taglio di un diamante rappresenta in ultima analisi la capacità di una pietra di riflettere in modo ottimale la luce e ne determina quindi la brillantezza. Esso non va confuso con la forma ( di cui riportiamo più avanti alcuni principali esempi ). La forma più nota e diffusa è il cosiddetto " taglio brillante", ovvero un taglio di forma tonda nella sua parte superiore. In presenza di un taglio brillante ideale la luce entrata dalla parte superiore di un brillante viene rifratta ad angolo retto per poi uscire di nuovo dalla stessa parte conferendo alla pietra una notevole lucentezza e "brillantezza" ( vedi disegno in basso): Il taglio a brillante classico prevede 58 sfaccettature di cui 33 sulla parte superiore (o corona) e 25 su quella inferiore ( o padiglione ) . La brillantezza ottimale si ottiene quando la corona rappresenta un terzo dell'altezza totale del diamante • • • • • A - Corona B - Angolo ( superiore 34°, inferiore 41° ) C - Apice D - Profondità totale 61.7% E - Tavola 55 - 57% • • • • • • A - Cintura superiore B - Cintura C - Tabella D - Stella E - Incastonatura F - 100% La luce si rifrange in modo ottimale quando l'altezza della corona rappresenta un terzo dell'altezza totale del diamante • • • • F - Diametro cintura G - Cintura inferiore H - Padiglione principale I - Padiglione 43% • G - 55 - 57% ESEMPI DI TAGLIO ESEGUIBILI SU DIAMANTE Tabella riepilogativa misure caratteristiche del taglio brillante (tondo) La tabella seguente riporta alcune misure caratteristiche del diamante taglio tondo (il cosiddetto taglio brillante) in relazione al setaccio usato per la vagliatura. La setacciatura dei diamanti è un'operazione delicata, ma indispensabile con cui si effettua la selezione dei brillanti in base alla dimensione della corona . Si pensi ad esempio ad un anello a pavè che contenga fino a 100 diamanti ed oltre. Per ottenere un effetto di luce riflessa omogeneo e per far si che tutte le pietre trovino perfetta allocazione nelle sedi preparate della montatura occorre che tutti i diamanti utilizzati siano di uguale misura con uno scarto di tolleranza veramente esiguo. E' per questo motivo che i diamanti vengono "scelti" tramite appositi setacci ad alta precisione con fori calibrati e quindi perfettamente identici. Misura setaccio +00000 - 0000 +0000 - 000 +000 - 00 +00 - 0 +0 - 1.0 +1.0 - 1.5 +1.5 - 2.0 +2.0 - 2.5 +2.5 - 3.0 +3.0 - 3.5 +3.5 - 4.0 +4.0 - 4.5 +4.5 - 5.0 +5.0 - 5.5 +5.5 - 6.0 Diametro corona mm. 0.80 0.85 0.90 1.00 1.10 1.15 1.20 1.25 1.30 1.35 1.40 1.45 1.50 1.55 1.60 Peso in carati 0.0024 0.0032 0.0040 0.0055 0.0065 0.0073 0.0080 0.0090 0.0100 0.0110 0.0125 0.0135 0.0140 0.0170 0.0190 N° diamanti per carato 416 312 244 182 154 137 120 106 92 85 78 69 64 60 54 +6.0 - 6.5 +6.5 - 7.0 +7.0 - 7.5 +7.5 - 8.0 +8.0 - 8.5 +8.5 - 9.0 +9.0 - 9.5 +9.5 - 10.0 +10.0 - 10.5 +10.5 - 11.0 +11.0 - 11.5 +11.5 - 12.0 +12.0 - 12.5 +12.5 - 13.0 +13.0 - 13.5 +13.5 - 14.0 +14.0 - 14.5 1.70 1.80 1.90 2.00 2.10 2.20 2.30 2.40 2.50 2.60 2.70 2.80 2.90 3.00 3.10 3.20 3.30 0.0220 0.0250 0.0330 0.0350 0.0450 0.0500 0.0520 0.0550 0.0650 0.0770 0.0830 0.0900 0.1000 0.1100 0.1250 0.1400 0.1480 45 40 30 29 25 21 19 17 15 13 12 11 10 9 8 7 7 +14.5 - 15.0 3.40 0.1600 6 +15.0 - 15.5 3.50 0.1750 6 +15.5 - 16.0 3.60 0.1920 5 +16.0 - 16.5 3.70 0.2100 5 +16.5 - 17.0 3.80 0.2200 5 +17.0 - 17.5 3.90 0.2400 4 +17.5 - 18.0 4.00 0.2500 4 +18.0 - 18.5 4.10 0.2700 4 +18.5 - 19.0 4.20 0.3100 3 +19.0 - 19.5 4.30 0.3300 3 La Purezza ( clarity ) La purezza di un diamante è un fattore molto importante per determinarne il valore. I diamanti senza inclusioni, ovvero totalmente privi di imperfezioni puntiformi al loro interno che siano visibili con una lente d' ingrandimento a 10 X sono una vera rarità e sono perlopiù destinati a divenire diamanti certificati da investimento. Molto più frequentemente invece i diamanti usati in gioielleria recano al loro interno alcune minuscole imperfezioni dette inclusioni. Tanto più queste inclusioni sono minime o non visibili quanto più il diamante sarà prezioso e di pregio. Va detto che le differenze di purezza tra pietre simili sono molto difficili da individuare per un non addetto ai lavori e solo un gemmologo riesce con l'ausilio di una luce bianca particolare e di una lente d'ingrandimento a stabilire se un diamante sia un Vvs2 ( Very very small inclusions ) piuttosto che un Vs1 ( Very small inclusions ). Agli occhi dei più esse possono infatti apparire identiche pur essendovi invece notevoli differenze in fatto di valore. Per questo è sempre consigliabile acquistare gioielli con diamanti solo da commercianti fidati ed esperti e chiedere sempre di conoscere le caratteristiche del diamante che si sta per acquistare. GIA - Grado di purezza dei diamanti F - Flawless VVS 1 - Very Very Small Inclusions Il diamante è privo di inclusioni esterne o interne di qualsiasi tipo sotto una lente d'ingrandimento a 10 X Il diamante contiene delle minime inclusioni estremamente difficili da rilevare sotto una lente a 10 X SI 1 - Small Inclusions SI 2 - Small Inclusions Il diamante contiene inclusioni e/o caratteristiche facilmente osservabili con una lente a 10 X Il diamante contiene inclusioni e/o caratteristiche molto visibili con una lente a 10 X VVS 2 - V ery Very Small Inclusions Il diamante contiene minime inclusioni molto difficilmente rilevabili sotto una lente a 10 X I 1 - Piquè Il diamante contiene vistose inclusioni e/o caratteristiche ben visibili con una lente a 10 X VS 1 - Very Small Inclusions VS 2 - Very Small Inclusions Il diamante contiene alcune inclusioni difficilmente osservabili sotto una lente a 10 X Il diamante contiene alcune inclusioni rilevabili sotto una lente a 10 X I 2 - Piquè Il diamante contiene inclusioni molto vistose facilmente rilevabili I 3 - Piquè Il diamante contiene inclusioni molto vistose e molto facilmente rilevabili La caratura Il carato parlando di diamanti ( o più in generale di pietre preziose ) non è altro che l'unità di misura del peso degli stessi ed equivale ad un quinto di grammo ( 0,20 grammi). Attenzione a non far confusione con il carato inteso come misura della purezza ( o titolo ) di metalli preziosi come l'oro o il platino di cui accenniamo più avanti. Il carato inteso come peso di una pietra e generalmente abbreviato in Ct. rappresenta quindi il peso di una pietra preziosa. Nell'immagine seguente sono riportate le dimensioni approssimative di diamanti di taglio rotondo ( taglio brillante ) corrispondenti a certi valori di caratura. Anche la caratura di una pietra concorre in modo determinante al valore finale della stessa e non solo perché il valore aumenta all'aumentare della caratura, ma soprattutto perché il valore di una pietra aumenta in modo più che proporzionale all'aumentare della caratura. Ciò significa che una singola pietra di un carato ( Ct. 1.00 ) ha un valore ben superiore rispetto a 100 pietre da 1 punto di carato ( Ct. 0.01 ). Riferendosi alla caratura dei diamanti di pietre sotto al carato si parla spesso di "punti"; Il punto di carato è la centesima parte del carato ( ovvero 0,002 grammi ) ed è usato appunto per la misurazione di diamanti molto piccoli Caratura totale diamanti E' il peso minimo garantito espresso in carati di tutti i diamanti presenti in un singolo gioiello. Molti gioielli in vendita su www.18carati.com sono composti da diamanti di varie dimensioni. Nella scheda di ciascun prodotto sono riportate analiticamente tutte le pietre preziose che lo compongono e, solo per i diamanti, la caratura totale. Pietre preziose Zaffiro Caratteristiche: lo zaffiro è una varietà del corindone; il colore blu dipende dalla presenza di minime quantità di atomi di ferro e di titanio nel reticolo cristallino dell'ossido d'alluminio. La durezza è uguale a quella del rubino (altra qualità del corindone), mentre la fluorescenza non è uguale per tutte le varietà; dipende molto dal colore e dal giacimento di provenienza. Giacimenti: rocce madri dei corindoni sono marmi, basalti e pegmaliti. L'estrazione avviene principalmente da giacimenti alluvionali o giacimenti d'alterazione, di rado direttamente dalla roccia originaria. I metodi d'estrazione sono estremamente semplici. Trincee scavate a mano o l'asportazione di materiale dai pendii, permettono lo sfruttamento dei livelli contenenti le gemme che si trova in profondità. La separazione da argilla, sabbia e ghiaia viene ottenuta con lavaggi, sfruttando il diverso peso specifico dei corindoni. I giacimenti di maggiore importanza si trovano a Myanmar (ex Birmania), Thailandia, Cambogia, Sri Lanka e nel Kashmir. Taglio: gli zaffiri, come i rubini, sono tagliati utilizzando il taglio misto; quando si hanno campioni di particolare bellezza può essere utilizzato il taglio a smeraldo. Esame alla lente: volendo schematizzare e semplificare l'argomento proponiamo una tabella riferita ai giacimenti più importanti. Va tuttavia ricordato che non solo la presenza di una certa inclusione può servire ad identificare la provenienza di una pietra, ma la semplice e certa individuazione di una sola inclusione può essere sufficiente per potere affermare se il campione in esame è naturale. Il colore dello zaffiro è dovuto a tracce di ferro e titanio, e può variare da un blu chiaro a un blu più scuro con, talvolta, qualche tonalità verdastra. Rifrazione: Un raggio di luce che penetra in una pietra come il rubino o lo zaffiro si scinde in due raggi. Questo fenomeno si chiama birifrangenza o doppia rifrazione e permette che qualsiasi oggetto osservato attraverso il cristallo appaia lievemente sdoppiato, nei casi più evidenti. Questa caratteristica è comune a tutte le gemme appartenente al gruppo dimetrico.Il fatto che esistano due raggi influisce sul colore, dando sfumature diverse. Questo effetto cromatico differenziale si chiama dicroismo. Il colore più gradevole ha un colore rosso purpureo profondo nel rubino e un colore blu reale profondo nello zaffiro. Lucentezza e dispersione: La lucentezza del rubino e dello zaffiro è vitrea, ma talvolta può tendere all’adamantino. Il valore di dispersione è decisamente modesto rispetto a quello del diamante, e quindi la bellezza del corindone non risiede nei lampi di colori, come nel diamante, ma soltanto nelle sfumature di colore. Inclusioni: Come abbiamo già detto, i meravigliosi colori di queste pietre è dovuto a tracce di ossidi metallici incorporati nel cristallo, quindi in questo caso la purezza non è una virtù. Addirittura, dalle inclusioni che si possono notare nei corindoni, si può talvolta capirne la provenienza. Le pietre stellate sono in correlazione con le caratteristiche interne dei corindoni. Infatti, solitamente queste pietre vengono tagliate a cabochon e questo permette la riflessione di alcune inclusioni che formano in superficie dei raggi di luce a forma di stella. Smeraldo Caratteristiche: lo smeraldo, insieme all'acquamarina, appartiene alla specie dei berilli, di cui esistono anche altre varietà diversamente colorate. E' il più pregiato di tutti: Il suo colore verde non ha paragoni, sostanza colorante è il cromo, talvolta il vanadio. Il colore è molto stabile alla luce ed al calore; cambia soltanto a temperature di 700/800 gradi. Soltanto le migliori qualità sono trasparenti, poiché spesso è reso traslucido da inclusioni di vario tipo. Più pregiato è il colore verde intenso, che conferisce ad una pietra un valore superiore a qualsiasi altra pietra pallida, per pura che sia. La distribuzione del colore è spesso irregolare, disposta a macchie o a bande. In genere la lucentezza si presenta vitrea. Giacimenti: L'estrazione avviene quasi solo dalla roccia madre, dove lo smeraldo si trova in piccoli filoni o sulle pareti di cavità. I giacimenti alluvionali non possono praticamente formarsi a causa del peso specifico dello smeraldo che è simile a quello del quarzo. Sicuramente i giacimenti più importanti, per la bellezza del materiale estratto, si trovano in Colombia. Vanno ricordate le miniere di Muzo e Cosquéz (nella zona occidentale), di Chivor e di Ghachaia (nella zona occidentale). Gli altri grandi produttori di smeraldi sono: Brasile, Rhodesia, Russia, Zambia e Zimbabwe. Taglio: per lo smeraldo il taglio maggiormente utilizzato è appunto quello denominato a smeraldo: è una forma rettangolare sfaccettata, ad angoli smussati e con faccette piane. Poiché lo smeraldo è un materiale pleocroico, a seconda di come viene effettuato il taglio rispetto al cristallo di partenza la pietra apparirà maggiormente di colore verde giallastro oppure verde bluastro. Sono ovviamente utilizzate tutte le altre forme. Il taglio a cabochon viene applicato in presenza di materiale con fratture o ghiacciature interne piuttosto evidenziate. Spesso gli smeraldi con trasparenza ridotta ma con buona colorazione vengono incisi. Esame alla lente: come nel caso del rubino e dello zaffiro, l'utilizzo di una lente 10X permette di scoprire all'interno degli smeraldi, un mondo tutto particolare in grado di catturare l'attenzione dell'osservatore. L'insieme delle inclusioni veniva detto dagli esperti "effetto giardino"; queste possono essere di vario tipo (liquide con bolle di gas, fratture risanate, altri cristalli). Purchè non siano abbondanti non sono considerate necessariamente difetti, ma, piuttosto, provano l'origine naturale della pietra e permettono di distinguerla dalle sintesi e dalle numerose altre imitazioni. La tabella qui sotto riportata indica le principali inclusioni, visibili negli smeraldi, relativamente ai giacimenti più importanti. Rubino Caratteristiche: Soltanto intorno al 1800 si riconobbe che, insieme alla zaffiro, il rubino è una varietà del corindone. Il colore più pregiato è il cosiddetto "sangue di piccione" (termine che tutto sommato non dice nulla): un rosso puro con una sfumatura nel bluastro. La distribuzione del colore è spesso irregolare: a bande o chiazzata. Mediante trattamento termico le qualità inferiori di rubino acquistano un colore migliore. Nonostante sia il minerale più duro dopo il diamante, presenta durezza 140 volte inferiore ad esso; d'altra parte è 7 volte più duro del topazio, minerale subito inferiore nella scala di Mohs. Giacimenti: sostanza colorante del rubino è il cromo e per le tonalità brunastre anche il ferro. Il colore rosso è generalmente diverso secondo il giacimento di provenienza, ma in ogni caso non è elemento utile per risalire al paese di provenienza, poiché in ogni giacimento si trovano pietre con colori di tonalità diverse. Roccia madre del rubino è principalmente un marmo dolomitico, ma la quantità del minerale presente in questi giacimenti primari è troppo modesta per poterli sfruttare commercialmente. L'estrazione è per lo più effettuata in giacimenti alluvionali. Grazie all'alto peso specifico il rubino viene ricavato per lavaggio dalla ghiaie e sabbie fluviali e pio separato a mano dal concentrato ottenuto. Sicuramente i giacimenti più importanti, per la bellezza del materiale estratto, si trovano nel Myanmar, nei pressi di Mogok; pare comunque che solo l'1% di quanto estratto sia di qualità gemma. I depositi della Thailandia producono un quantitativo piuttosto rilevante di rubini, pare intorno al 70% della produzione mondiale. Anche dallo Sri-Lanka e dal Vietnam provengono discreti quantitativi di rubini. Minore importanza riveste la quantità di minerale estratto dalle miniere del Kenia, Malawi, Tanzania, Afghanistan e Brasile. Taglio: il rubino grezzo ha spigoli smussati e lucentezza grassa, mentre quando è tagliato ha lucentezza quasi uguale a quella del diamante. I rubini solitamente sono tagliati utilizzando il taglio misto, ossia a brillante nella parte superiore e a gradini in quella inferiore. Per i campioni particolarmente importanti viene impiegato anche il taglio a gradini o a smeraldo. Il materiale con ridotta trasparenza viene tagliato a cabochon. Esame alla lente: osservando attentamente con una lente si nota che le inclusioni sono frequenti. Non costituiscono mai motivo di diminuzione della qualità, ma sono la testimonianza dell'origine naturale della pietra e permettono di distinguerla dalle sintesi. Rifrazione: Un raggio di luce che penetra in una pietra come il rubino o lo zaffiro si scinde in due raggi. Questo fenomeno si chiama birifrangenza o doppia rifrazione e permette che qualsiasi oggetto osservato attraverso il cristallo appaia lievemente sdoppiato nei casi più evidenti. Questa caratteristica è comune a tutte le gemme appartenente al gruppo dimetrico.Il fatto che esistano due raggi influisce sul colore, dando sfumature diverse. Questo effetto cromatico differenziale si chiama dicroismo. Il colore più gradevole ha un colore rosso purpureo profondo nel rubino e un colore blu reale profondo nello zaffiro. Acquamarina è una varietà di berillo (ha quindi struttura e proprietà di questo minerale); le acquemarine tagliate sono quasi sempre trattate termicamente (riscaldate a temperature superiori ai 400°C acquisiscono un colore azzurro intenso permanente), inoltre ne vengono anche prodotte di sintetiche. Gli usi vanno dall'estrazione del berillio, all'impiego in campo gemmologico ed ornamentale, al mercato collezionistico ed al campo della cristalloterapia durezza, abito, località di rinvenimento e colore ci consentono di classificare un campione di acquamarina su matrice (possono nascere problemi nel distinguere un'acquamarina tagliata dal topazio blu, ma solo se non si hanno strumentazioni gemmologiche); nonostante l'acquamarina sia il minerale più comune tra quelli che forniscono pietre di elevato valore commerciale, tale minerale ha un fascino ed un colore che lo rendono unico ed indiscutibile GIACIMENTI: i giacimenti principali sono in Brasile (nello stato di Minas Gerais, dove si trovano pietre con colori molto chiari), in Russia (zona est degli urali, si trovano berilli di tutti i colori), in Madagascar (berilli molto belli), in Afghanistan, Nigeria, Pakistan, California, sud Africa, Sri Lanka, India, Australia, Cina (questi ultimi meno importanti) Perla Caratteristiche: le perle appartengono alla categoria delle gemme organogene in quanto vengono prodotte da molluschi e più raramente da gasteropodi. Sono costituite di madreperla, che è composta principalmente di carbonato di calcio e di sostanza organica (conchiolina), che costituisce il legame tra i microcristallini che si sviluppano in modo concentrico partendo da una piccola zona centrale. Benchè le perle presentino durezza da 3 a 4, si possono considerare straordinariamente tenaci ed è molto difficile frantumarle. Le loro dimensioni vanno da quelle di una capocchia di spillo a quella di un uovo di piccione. Il tipico effetto ottico detto "oriente"(più tecnicamente "iridescenza"), dipende dalla disposizione a strati sovrapposti delle laminette di carbonato di calcio e di conchiolina della zona superficiale della perla stessa. I colori delle perle variano secondo il tipo di mollusco e il tipo d'acqua in cui esso vive e dipendono dalla colorazione degli strati superficiali della conchiolina. Essendo quest'ultima una sostanza organica, può avvenire che la perla si asciughi e quindi si alteri: di conseguenza, le perle diventano prima opache, quindi si fratturano ed infine si spelano. E' indubbio che una corretta conservazione con periodiche reidratazioni, contribuisce ad allungare la vita delle perle stesse. Sono pericolose le condizioni estreme di umidità o di aridità. Le perle sono molto sensibili anche agli acidi, al sudore, ai cosmetici e agli sray per i capelli. Formazione: la formazione di una perla è una fase anomala dei processi biologici di un mollusco, un fatto puramente accidentale in quanto coincide con la reazione del mollusco allorchè un corpo estraneo penetra nel suo interno. Questo corpo può essere un parassita, un granellino di sabbia o anche un minuto frammento di conchiglia. Il mollusco reagisce al corpo estraneo fissando su questo carbonato di calcio e conchiolina: Nasce così la perla naturale; la sua crescita può durare fina alla morte del mollusco produttore. Perle coltivate: la grande richiesta di perle sul mercato è uno dei motivi che hanno dato impulso alla produzione su larga scala delle perle coltivate, che oggi costituiscono oltre il 90% della produzione mondiale. Il principio della coltivazione è semplice: introducendo un corpo estraneo, si stimola la reazione del mollusco, che produce la perla. Per stimolare il mollusco a produrre le perle, vengono tornite sferette di madreperla ricavate dal guscio di un mollusco perlifero (pinctada martensi) e, mediante una complicata operazione, immesse direttamente nel tessuto connettivo del mantello di un altro mollusco perlifero. Il frammento di epitelio così introdotto rimane organicamente attivo e costituisce il sacco perlifero nel quale in seguito si forma la perla. L'introduzione del nucleo nel mollusco richiede mani molto abili, e per questo motivo il lavoro viene svolto quasi esclusivamente di donne. I nuclei usati normalmente, con diametro di 6-7 mm, richiedono molluschi di tre anni. In Giappone all'inizio della pproduzione, la velocità di accrescimento dello strato di perlagione intorno al nucleo non superava gli 0.09 mm annui; oggi si arriva ai 0.3 mm annui; nelle coltivazioni dei mari del sud si raggiunge uno spessore di 1.5 mm annui. Per ottenere un buon prodotto i molluschi rimangono in acqua dai 3 ai 4 anni. Nelle coltivazioni giapponesi, dopo questo periodo il nucleo presenta una pellicola di perlagione con spessore variabile da 0.8 a 1.2 mm. Perle coltivate che abbiano una spessore più sottile sono considerate prodotti di qualità scadente. Della produzione totale solo circa il 10% è adatto alla gioielleria di buon livello; lo scarto varia dal 15 al 20%. Metalli preziosi Oro ( Au ) E' il metallo prezioso e nobile per eccellenza. Allo stato puro ( oro a titolo 1000/ooo ) è un metallo molto malleabile e duttile e quindi poco adatto alla lavorazione in gioielleria e proprio per questo motivo viene legato con altri metalli per conferirgli quelle caratteristiche di durezza e resistenza necessarie per aumentare la sua lavorabilità. Le leghe in oro possono essere le più disparate a seconda del colore e della purezza che si vuole ottenere, ma anche della durezza o duttilità. Iin generale tutte le leghe rientrano comunque ( anche per legge ) in una classificazione universalmente riconosciuta in base alla percentuale di oro puro contenuta nella lega stessa Qui di seguito una breve classificazione delle più comuni leghe in oro con la rispettiva diffusione in alcuni paesi. Purezza in millesimi 1000 916 800 750 585 417 375 333 Purezza in Karati (Kt.) 24 22 19 18 14 10 9 8 Paesi Alcuni paesi del sud-est asiatico Alcuni paesi arabi Portogallo Italia, Francia, Spagna, USA, Regno unito, etc. Italia, USA, Messico, Paesi Est Europa, etc. USA Italia, Regno Unito etc. Germania Leghe in oro 18Kt ( 750 ) Esistono vari tipi di leghe che si differenziano per colore, malleabilità ed altre caratteristiche fisiche e visive. Tutte sono caratterizzate dalla presenza di 750 parti di oro fino ( puro ) ogni 1000 parti di lega . Le caratteristiche di colore, durezza etc. infatti sono determinate dalle restanti 250 parti di metallo che va a comporre la lega. Ad esempio la tipica e tradizionale lega di oro giallo è composta dal 75% di oro, dal 12,5% di rame e dal 12,5% di argento. Con l' applicazione delle moderne tecnologie dei metalli alla gioielleria si è oggi arrivati a creare un' infinità di leghe per qualsiasi esigenza di colore e durezza. La lega d'oro normalmente usata in gioielleria è una lega in oro bianco a titolo 750 millesimi ( 18 Kt.). E' una lega molto resistente ( le leghe bianche sono in genere più dure di quelle gialle) che ben si presta ad essere lavorata tramite microfusione a cera persa. Questa lega viene quasi sempre rodiata alla fine del processo produttivo per conferire ai gioielli il tocco finale di brillantezza e lucentezza. Le caratteristiche chimiche dell' oro sono : simbolo peso punto punto durezza di di chimico specifico fusione ebollizione 1.064,43° 2.808° AU 19,3 C C 2,5-3 Platino ( Pt ) Platino Elemento metallico molto raro, di simbolo Pt e numero atomico 78; appartiene al gruppo 10 (o VIIIA) della tavola periodica ed è pertanto tra gli elementi di transizione. È il più importante del gruppo dei platinoidi, che comprende inoltre rutenio, rodio, palladio, osmio e iridio. Questi elementi venivano usati nelle leghe già ai tempi dell'antica Grecia e dei romani, ma sono citati nella letteratura europea solo a partire dal XVI secolo. Solo all'inizio del XIX secolo venne fatta una distinzione tra il platino e gli altri platinoidi. Proprietà e fonti : Il platino è un metallo grigio di durezza 4,3; ha punto di fusione molto alto, è duttile e malleabile, si dilata poco per riscaldamento ed è caratterizzato da elevata resistenza elettrica. È relativamente inerte chimicamente e resiste agli attacchi dell'aria, dell'acqua, degli acidi e dei normali reagenti; si scioglie lentamente in acqua regia formando acido esacloroplatinico (VI) H2PtCl6, è attaccato dagli alogeni e reagisce per riscaldamento con l'idrossido, il nitrato e il cianuro di sodio. In natura il platino si ritrova allo stato nativo, ma è presente anche in alcuni minerali poco diffusi, tra i quali la sperrylite, la copperite e la braggite. Sono state rinvenute sfere di metallo del peso di circa 9 kg. Usi : La scarsa reattività chimica e l'alto punto di fusione rendono il platino particolarmente adatto per la fabbricazione di strumenti di laboratorio come crogiuoli, pinze, imbuti e capsule. Di solito viene addizionato con piccole quantità di iridio che conferiscono al metallo migliori caratteristiche di durezza e resistenza. Viene utilizzato anche per realizzare contatti elettrici e negli strumenti per misure di temperature elevate; finemente suddiviso (spugna o nero di platino), è usato come catalizzatore nell'industria chimica. Considerevoli quantità di platino trovano inoltre impiego in gioielleria, spesso in lega con l'oro, e in odontoiatria. Le caratteristiche chimiche del platino sono : simbolo peso punto punto durezza di di chimico specifico fusione ebollizione 1.772° 3.827° PT 21,45 C C 4,3 Rodio ( Rh) Il Rodio è un metallo prezioso ( forse il più prezioso visto che ha una quotazione pari circa a 3 volte quella dell'oro ). Il suo utilizzo in gioielleria è limitato alla cosiddetta rodiatura galvanica delle leghe in oro bianco. Le leghe di oro bianco infatti, se non rodiate, non hanno l'aspetto brillante e bianco che siamo abituati a vedere in gioielleria, ma piuttosto hanno un' aspetto opaco e giallastro ( dato l' alto contenuto di oro ). Tramite il processo di rodiatura e previa sgrassatura omolto accurata viene applicato sull' oggetto tramite un bagno galvanico un sottilissimo strato di rodio dello spessore variabile, ma comunque nell' ordine di pochi micron ( 1 micron = 1 millesimo di millimetro ). Questo basta a conferire al gioiello l' aspetto scintillante, bianco e lucente che tutti siamo abituati a vedere nelle vetrine delle gioiellerie. La rodiatura galvanica non modifica in alcun modo le proprietà fisiche e chimiche della lega d' oro ed è solitamente molto resistente al tempo ed all' usura. Col passare degli anni tuttavia si può rendere necessaria una nuova rodiatura perchè il sudore, l'attrito ed il tempo tendono a rimuovere lo strato di rodio applicato. Una nuova rodiatura è un procedimento che può essere realizzato anche dall' orefice di fiducia al prezzo di circa 10-15 euro tramite apparecchiature non industriali, ma comunque adeguate . Argento ( Ag ) L’argento è un metallo molto duttile, di colore chiaro e lucente, considerato fin dall’antichità il più prezioso dopo l’oro. Ottimo conduttore di elettricità e sensibile alla luce, è molto usato nell’industria elettrica e fotografica. Per le sue caratteristiche di atossicità e antibattericità, viene impiegato in medicina per gli strumenti chirurgici e gli inserti ortopedici. La sua neutralità ai sapori e ai colori ha indotto i sommeliers a sceglierlo per il loro simbolo, il “tastevin”, in cui versano il vino di cui intendono valutare sapore e colore. L’argento, inoltre, è molto gradevole al tatto ed il suo biancore non è mai freddo. In condizioni normali è inalterabile, ma a contatto con l'acido solfidrico presente nell’aria si ossida, per cui, in zone con atmosfera inquinata o salmastra, tende ad assumere riflessi gialli, bluastri ed infine neri, eliminabili con molta facilità se pulito con i prodotti adatti. Le sue caratteristiche chimiche sono: simbolo peso punto punto durezza 2,5-3 di di chimico specifico fusione ebollizione 961° 1955° AG 10,5 C C L’argento è un metallo molto malleabile che può essere laminato fino alla trasparenza, il che gli ha sempre consentito di adattarsi ad ogni esigenza dell’uomo. L’argento puro allo stato naturale è molto raro; generalmente si trova in combinazione con il piombo, da cui viene separato con il metodo della coppellazione, tecnica già conosciuta in Medio Oriente nel VII millennio a.C. L’argento puro ricavato da questo procedimento si chiama coppella e ha la forma di granuli. I più importanti giacimenti si trovano in Canada, Stati Uniti, Russia, Perù e Messico. In Italia ci sono piccoli giacimenti in Sardegna. Gli argentieri italiani sono i primi nel mondo per qualità e quantità. La produzione di articoli in argento massiccio, cioè a titolo 925 millesimi e 800 millesimi, super le 1600 tonnellate, mentre quella della Germania, per esempio, non tocca le 300 tonnellate quella della Gran Bretagna è inferiore alle 100 tonnellate Punzone Il punzone ( o marchio ) viene applicato negli oggetti di gioielleria per garantirne il contenuto minimo di metallo prezioso ( sia esso oro, argento, platino o palladio ) e quindi, in definitiva, la qualità. Esistono in realtà 2 distinti punzoni che , secondo la normativa Italiana, debbono essere obbligatoriamente apposti in ciascun gioiello: • • Il punzone identificativo del fabbricante o dell' importatore Il punzone identificativo del titolo ( purezza ) della lega In Italia, a norma dell'articolo 14 del D.Lgs. 22.5.1999, n. 251, chiunque voglia vendere platino, palladio, oro e argento in lingotti, verghe, laminati, profilati e semilavorati in genere ovvero voglia fabbricare od importare oggetti contenenti tali metalli è tenuto a richiedere alla Camera di Commercio territorialmente competente la concessione del marchio d'identificazione per metalli preziosi e quindi ad iscriversi nel registro degli assegnatari dei marchi di identificazione tenuto dalla medesima Camera di Commercio. Gli oggetti in metallo prezioso (platino, palladio, oro ed argento) devono essere obbligatoriamente marcati con il suddetto marchio e con il titolo della lega espresso in millesimi. In Italia non tutte le leghe hanno libera circolazione. Sono infatti legali i seguenti titoli : Parti di oro contenute PLATINO PALLADIO ORO ARGENTO 950 950 750 925 In millesimi 900 500 585 800 850 375 22.8 22.8 18 22.2 In carati 21.6 12 14 19.2 20.4 9