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Diapositiva 1
Il memoriale e
la regola di vita.
Mediazioni per vivere il carisma
dell’OFS
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Premessa generale: una delle sfide che possiamo
affrontare ai nostri giorni è quella delle mediazioni. La
mediazione è uno strumento attraverso il quale noi
entriamo in contatto con i valori e gli ideali che
abbiamo scelto; è mia convinzione che l’OFS oggi deve
mettersi alla ricerca di mediazioni e modalità di verifica
che conducano alla realizzazione degli ideali francescani
secolari. La mediazione è legata al tempo in cui viene
creata e non deve essere assolutizzata. Due di queste
mediazioni che vi presento sono il Memoriale e la
Regola di vita.
IL MEMORIALE
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A un certo punto della nostra esistenza, in prossimità di una scelta
fondamentale o in un momento particolarmente importante della
propria vita, si è chiamati a guardarsi indietro e a tessere la trama del
nostro “aver vissuto” con uno sguardo credente.
Scrivere la propria storia è, anzitutto, invito alla gratitudine, al far
“memoria” con riconoscenza del bene che il Signore ha fatto per noi e
attraverso di noi. Questa memoria riconoscente è il presupposto su cui
costruire il nostro futuro.
L’esperienza del “ricordare” diviene inno di gratitudine e di lode; con
stupore possiamo ripetere: “Il Signore si è ricordato di noi” (Sal
136,23).
Il “ricordare” diviene benedizione per l’uomo di fede. L’alleanza tra
Dio e il suo popolo è costantemente guidata dal “memoriale” – dal
ricordare che attualizza – degli interventi che Dio pone sul nostro
cammino.
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Anche nella Bibbia, prima di entrare nella Terra Promessa,
Israele si guarda indietro e fa memoria (Dt 8). Ricorda i benefici
e le prove del deserto per capire anche le tentazioni della Terra
Promessa.
C’è un avvertimento forte all’interno della Bibbia che è:
“Guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno
visto” (Dt 4,9 e Dt 6,12 e Dt 8,11) e in chiave positiva:
“Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha
fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto” (Dt 8,2). È
questa rilettura che noi vogliamo fare: rileggere la nostra vita per
scoprirla o riscoprirla storia di salvezza, anche nei risvolti più
negativi o incomprensibili.
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Ognuno di noi è un mistero, nel senso etimologico della parola,
cioè qualcosa che si svela nel tempo. Un mistero in
movimento, in svolgimento. Qualcuno di voi magari ha già fatto
un memoriale della propria vita, forse con il padre spirituale, ma
già è cambiata la visione del proprio passato. Penso che questo
invito che ti facciamo a scrivere oggi il tuo memoriale sia
un’occasione di grazia. Fidati! Non cadere nella pretesa o nella
presunzione di sapere già tutto di te…
Nella tua vita, in quella vita che tu pensi di conoscere così bene
c’è una presenza di Dio che tu non conosci ancora. Dio che è
dovunque, è presente in ogni piega, in ogni momento della tua
storia. Scrivere la tua storia può essere un modo di riportarla
alla mente o raccontarla nella verità. Ricordare per non
rimanere schiavi del passato (fissi e rivolti ad esso) e per non
dimenticare il passato (rimuovendo tutto ciò che non piace).
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Occorre leggere la propria vita alla luce della Bibbia
(memoria biblica). “Ricordo le gesta del Signore, ricordo le tue
meraviglie di un tempo. Mi vado ripetendo le tue opere,
considero tutte le tue gesta” (Sl 77,12-13). Ricordando le opere di
Dio compiute nella nostra vita non corri il rischio di dimenticare.
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Se leggiamo il Testamento di san Francesco troviamo che il
suo racconto è un fare memoria credente, dove il Santo ricorda i
fatti principali della sua vita (conversione, chiamata alla sequela,
fraternità, stile di vita) cogliendo l’opera di Dio in ogni evento. È
il Signore che opera quando “dette a me di incominciare a fare
penitenza”, è il Signore che opera quando “mi condusse”,
“quando mi rivelò che dovevo vivere secondo il santo
Vangelo”… È il Signore che guida la sua vita! Francesco non
può che lodare e ringraziare Dio alla fine della sua vita.
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In realtà non fu sempre così nella vita di Francesco! Le Fonti
francescane riportano un momento della sua vita in cui non
riusciva a perdonare gli anni passati e non riusciva ad integrare le
ferite del suo passato. Lasciar scendere il Signore nelle sue
vicende anche dolorose è stato per lui un passaggio importante
della sua vita:
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Un giorno, pieno di ammirazione per la misericordia del Signore in tutti i benefici a lui
elargiti desiderava conoscere dal Signore che cosa sarebbe stato della sua vita e di quella dei
suoi frati. A questo scopo si ritirò, come spesso faceva, in un luogo adatto per la preghiera.
Vi rimase a lungo invocando con timore e tremore il Dominatore di tutta la terra,
ripensando con amarezza gli anni passati malamente e ripetendo: «O Dio, sii propizio a me
peccatore!»(Lc 18,13). A poco a poco si sentì inondare nell'intimo del cuore di ineffabile
letizia e immensa dolcezza. Cominciò come a uscire da sé: l'angoscia e le tenebre, che gli si
erano addensate nell'animo per timore del peccato, scomparvero, ed ebbe la certezza di essere
perdonato di tutte le sue colpe e di vivere nello stato di grazia. Poi, come rapito fuori di sé e
trasportato in una grande luce, che dilatava lo spazio della sua mente poté contemplare
liberamente il futuro. Quando quella luce e quella dolcezza dileguarono, egli aveva come uno
spirito nuovo e pareva un altro (1 Cel 26: FF 363).
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Santa Chiara scrivendo il suo Testamento, oltre a ringraziare Dio
per tutti i doni ricevuti, ha la capacità di scorgere nella sua storia
le mediazioni dell’agire di Dio attraverso la persona di san
Francesco, le sorelle e tutti gli altri eventi storici (“Dobbiamo,
perciò, sorelle carissime, meditare gli immensi benefici di cui Dio ci
ha colmate, specialmente quelli che Egli si è degnato di operare tra noi per
mezzo del suo diletto servo, il beato padre nostro Francesco, e non solo dopo
la nostra conversione, ma fin da quando eravamo ancora tra le vanità del
secolo”: TestCh 5: FF 2825).
OBBIETTIVI:
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Consapevolezza della propria identità nelle varie
vicende della vita
Lettura credente della propria storia personale e
familiare (la propria storia diviene storia di salvezza)
Capacità di integrare nella propria storia le ferite e i
fallimenti
Riconoscere e raccontare il proprio incontro con Dio
Recuperare il senso del cammino OFS all’interno del
proprio cammino di fede
Come iniziare a scrivere…(premesse e indicazioni pratiche)
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Non partire con l’idea che già sai, vivi questo scrivere il “tuo testamento” come un
momento di grazia che ti è dato e che deve essere fatto alla presenza di Dio… Quindi
prima di tutto prega: invoca la sapienza, dono dello Spirito, perché sia lei a guidare la
tua memoria, il tuo pensare e il tuo scrivere. La tua storia è come una parola che Dio
ha detto alla tua persona e in cui è racchiuso il senso della tua vita, qualcosa di
estremamente prezioso che non puoi assolutamente perdere o correre il rischio di
dimenticare. “Alla tua luce vediamo la luce”: è solo abituando gli occhi alla luce
dell’amore di Dio che posso riconoscere il suo amore concreto nella mia vita, anche
nelle situazioni odiose e dolorose.
Lo scrivere è sempre un’ascesi che viene dopo un riflettere da credente su se stessi.
“Lo scrivere significa fedeltà a una verità che si rivela” ossia non scrivere di getto,
come ti viene, prenditi tempo per riflettere, per cogliere sulla tua storia il compiersi di
un progetto d’amore di Dio.
Cosa devo scrivere? I fatti principali che riguardano la tua famiglia, le tue relazioni, il
tuo incontro e rapporto con Dio, il tuo cammino Gifra-Ofs fino ad ora,
fondamentalmente devi scrivere la tua “vocazione”. Forse cominciano a tremarti le
gambe!?! Non temere! È più facile di quanto credi, devi parlare di te… non devi
inventarti niente! Solo riascoltarti e scrivere!
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Scoprire di «parlare» di Dio, semplicemente riferendosi alla propria storia… lasciar
emergere quella rivelazione di sé assolutamente originale e irripetibile da Dio
depositata nell’esistenza di ognuno di noi. Quindi non riportare nozioni o cose che
hai imparato da altri.
Può aiutarti il leggere la tua vita alla luce della Bibbia. Potrai cogliere gli eventi
centrali e più significativi della storia di Israele come chiavi di lettura della tua storia
personale: ad es. la creazione, la tentazione, la caduta, la schiavitù, il Mar Rosso, la
liberazione, la chiamata, il deserto, la manna, il Getsemani, il Calvario…
“All’inizio è la relazione”: non raccontare solo i fatti, dai molta attenzione alle
relazioni che hai avuto. Nella relazione c’è molto più di quanto credi… sviscera la tua
relazione con Dio, con i genitori, amici, colleghi e altri.
Non cadere nella mistica a discapito della concretezza della tua storia incarnata, non
cadere nella cronaca staccando il cuore o il tuo riflettere da credente.
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Il criterio del maiale e del puzzle: del maiale non si butta via niente, neanche della
tua storia (scusa il parallelo! Ma è per capirci!). Anche ciò che non si capisce! Dio è
sempre all’opera per dare salvezza, dunque ogni avvenimento della tua vita va letto in
quest’ottica di salvezza… Se c’è qualcosa che non capisci o non riesci ad inquadrare in
modo logico, non è una buona ragione per metterlo da parte o ignorarlo. Come per un
puzzle: ciò che non si riesce a collocare non si butta via e non si nasconde, si conserva,
in attesa di potergli dare un senso. Si “conserva nel cuore” come Maria (Lc 2,19.51).
Questo lavoro scritto serve soprattutto a te… ma sarà importante il confronto con
chi ti accompagna nel cammino di formazione (per una maggiore libertà meglio
sarebbe con l’assistente OFS) ed eventualmente con il padre spirituale.
Tempo di scadenza? Considerando la nostra abituale pigrizia è meglio mettere un
termine fisso… che dici?
LA REGOLA DI VITA
Perché una Regola di Vita?
 Se consideriamo il cammino cristiano non come una perfezione
da raggiungere ma come un cammino di sequela da effettuare,
dobbiamo accettare di metterci in cammino e vedere in ogni fase
della vita quali sono le domande e le chiamate specifiche che ci
rivolge il Signore.
 Nell’esperienza cristiana di san Francesco, sappiamo che egli
stesso si è interrogato più volte intorno a sé e al proprio
cammino, come quando a san Damiano poneva questa domanda
al Signore: “Signore, che cosa vuoi che io faccia?'' e , in
riferimento alla sua persona, ad un tempo preciso della sua vita
egli arrivava a delle scelte e dei percorsi precisi che
concretamente metteva in atto.
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Per noi oggi dopo aver assaporato la bellezza di un incontro vero
e profondo con Dio, possiamo correre il rischio di cadere in una
mediocrità spirituale, in una vita di fede blanda e sotto tono che
toglie progressivamente il dinamismo dell’amore, l’entusiasmo
di sapersi e sentirsi amati, il gusto e la gioia di vivere sotto lo
sguardo dell’amore del Padre.
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Chi pratica lo sport “ad un certo livello”, sceglie di intraprendere
uno stile di vita regolato: negli orari, nella alimentazione, nelle
attività ginniche, negli impegni, nelle competizioni. Lo fa per
non correre il rischio di appesantirsi, di scendere di tono
muscolare, di “strapparsi”, o di esaurirsi.
L’atleta sa che seguendo questa regola, può raggiungere i suoi
obiettivi, vivere con gusto e professionalità la sua disciplina,
senza fallire o vivere in una anonima mediocrità.
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Senza regole, senza un ordine nelle cose, senza priorità la nostra
vita si perde e disperde. Quante esperienze belle hai fatto che poi
sono restati solo “buoni propositi” e nulla più? Una regola che
però non diventa “incasellamento”, ma strada verso la libertà e la
verità della mia vita. Perché è regola di VITA. Cioè un
atteggiamento, uno stile che coinvolge tutta la vita.
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Capita molto spesso di dover fare l'esperienza anche amara della
frammentazione e dispersione della propria vita interiore.
Questa frammentazione nasce non solo dall'invadenza di una
esteriorità e di una frenesia alle volte disorientanti, ma anche
dalla confusione generata in noi dallo scontro, dalla lotta tra
diversi desideri, inclinazioni, umori, decisioni accolti o seguiti nel
corso della giornata.
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Viene alla mente la pagina del Vangelo di Mt 7,21-27:
«Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma
colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi
diranno: "Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome?
E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demoni? E nel tuo nome
non abbiamo forse compiuto molti prodigi?". Ma allora io dichiarerò loro:
"Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate
l'iniquità!". Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica,
sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia.
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su
quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque
ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo
stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia,
strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed
essa cadde e la sua rovina fu grande.»
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Per noi la casa sulla roccia è la "regola di vita”, uno strumento
per fare spazio al Signore, per accogliere la sua presenza, per
ricevere da lui la stabilità di cuore necessaria alla pienezza di vita.
Prima di entrare in alcuni aspetti più specifici bisogna chiarire
un aspetto importante.
Avere una regola di vita è una opportunità che ogni persona,
giovane e adulto, dovrebbe darsi, proprio per raggiungere quel
CHI SONO e quel COME POSSO ESSERE AL MEGLIO
CIÒ CHE SONO. Per noi cristiani, questo obiettivo si inserisce
in un progetto che supera le nostre capacità e i nostri metri.
Perché significa ENTRARE NEL PROGETTO DI DIO,
scoprire il modo in cui Dio ha pensato alla mia vita, alla mia più
piena realizzazione in Lui. Scoprire la mia vocazione, il mio
modo unico e irripetibile di amare con tutta la mia persona.
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Darsi una regola di vita diventa allora PRENDERSI CURA di
alcuni aspetti fondamentali della propria vita, che possono
“ordinare” e fare luce su tutto il resto.
PRENDERSI CURA DI SE STESSI:
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Imparare ad ascoltarsi, darsi del tempo in cui riflettere su ciò che si sta
vivendo e sul come si sta vivendo (le mie emozioni, i miei stati d’animo, le
mie paure, i miei desideri, i miei sogni, le mie fatiche)
Fare bene ciò che sono chiamata a fare OGGI: pensare al futuro è bello e
importante, ma quello che mi è chiesto oggi è il “compito” che il Signore mi
affida in modo unico… evitiamo la dispersione.
Imparare a rispettarsi soprattutto nel fisico che tante volte trattiamo come
qualcosa di diverso da noi e che deve stare ai nostri ritmi (sonno, fumo,
alcool…)!
Imparare a volersi bene in tutto ciò che costituisce la mia vita: la propria storia
passata, la famiglia, le amicizie, il proprio carattere e modo di fare.
PRENDERSI CURA DELLE RELAZIONI: Siamo nati da una
relazione… la nostra vita è relazione. Attraverso le relazioni
scopriamo molto di noi: gli altri diventano come uno specchio
che ci rivela il nostro vero volto. E allora anche questo diventa un
ambito importante da curare:
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Acquistare uno sguardo GRATO verso le nostre relazioni quotidiane…
imparare che nulla è scontato… nessuno è un CASO, ma da ogni incontro
piccolo, ordinario, posso imparare qualcosa… Per crescere dalla
GRATITUDINE verso la GRATUITÀ
Imparare a dare agli altri il giusto spazio rispetto alla mia vita; individuando se
ci sono relazioni che mi ostacolano, che mi legano troppo, relazioni ambigue
o che devo chiudere.
Riconoscere e approfondire quelle relazioni in cui mi sento libero di essere
me stesso.
Curare la sfera affettiva: la dimensione della affettività e della sessualità sono
ambiti tanto importanti e delicati che chiedono di essere valorizzati e non
banalizzati o tenuti sotto chiave. L’amore è il motore di tutta la nostra vita!!!
PRENDERSI CURA DELLA REALTA’ in cui si è inseriti… non
siamo isole! E non possiamo vivere come tali! La realtà in cui siamo
inseriti è parte di noi.
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L’ascolto del telegiornale, la lettura di qualche quotidiano, siti di informazione,
che mi tengono aggiornato su ciò che succede intorno a me
La vita parrocchiale in cui sono inserito, che senza diventare una prigione che
non lascia più tempo per la persona, può diventare lo spazio in cui metto in
circolo le mie capacità
Le realtà di povertà (materiale o anche spirituale e umana) che posso
incontrare e di fronte alle quali pormi in atteggiamento di ascolto: cosa dicono
alla mia vita, come mi interpellano, come posso dare il mio contributo (la
preghiera, un aiuto concreto).
L’ambiente del lavoro o dello studio: possono essere ambienti dai quali mi l
ascio vivere o che assumo come ambienti nei quali posso esprimere non solo
le mie capacità intellettuali o pratiche, ma anche i miei valori, rendendoli
luoghi in cui esprimo quello che sono.
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PRENDERSI CURA DEL RAPPORTO CON IL SIGNORE
Come cristiani, il nostro rapporto con il Signore è chiamato a
illuminare tutto il resto e in modo ancora più speciale, è nello
scoprire la presenza di Dio nella mia vita, nello scoprire il suo
amore per me che riscopro la mia vita come progetto che tende a
realizzarsi in una scelta di vita concreta (il matrimonio, la vita
consacrata, il sacerdozio) come espressione del mio modo di
amare e come modo di vivere in pienezza la mia fede, a servizio
degli altri! Anche in questo caso si parla di una relazione: come
una relazione umana quella con il Signore ha bisogno di essere
approfondita, verificata, alimentata, resa visibile.
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APPROFONDITA attraverso la preghiera personale, momento
privilegiato per riguardare alla propria vita alla luce della Parola di Dio; il
Vangelo in particolare è la Parola che il Signore consegna alla tua vita per
aiutarti a riconoscere la sua presenza nella tua quotidianità e ti indichi il
sentiero da percorrere.
VERIFICATA, con costanza (ogni mese circa) e fedeltà con un sacerdote, un
consacrato a cui puoi affidarti e che può aiutarti e guidarti per comprendere
sempre meglio come riconoscere la volontà di Dio nella tua vita. Se non hai
una guida spirituale un passo importante è mettermi alla ricerca (a partire
dalla preghiera perché la guida spirituale è un dono da chiedere prima di tutto
al Signore e poi cercarlo).
ALIMENTATA attraverso una partecipazione sempre più piena ai
sacramenti, specie l’Eucaristia e il Sacramento della riconciliazione, in cui
si è immersi nell’amore e nella misericordia gratuita di Dio.
RESA VISIBILE attraverso un modo nuovo di stare con gli altri, di vivere
le relazioni, di guardare alla realtà, sentendo la responsabilità per quanto
succede intorno a te, sentendoti interpellato a metterci del tuo attraverso il
servizio e l’impegno in ciò che sei chiamato a vivere, sia esso studio o lavoro.
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Che cosa non è la regola di vita
La regola di vita non è un legge, perché alla base ci sta l’amore; l’amore che
ciascuno ha per se stesso, da concepire solo come volontà di spendere ogni
energia per seguire Cristo e per somigliarli.
La regola non è complicata, ma sia il più possibile semplice, pochi punti, ma
essenziali, concreti; ciascuno dovrebbe infatti costruirla a sua misura, tenendo
ben conto dei doni che riceve da Dio e dei propri limiti e di quali possibilità
ha per trafficare i suoi talenti.
La regola di vita non si adatta all’umore, non la si segue cioè, quando è facile,
quando si è spiritualmente “su di giri”, anzi…
La regola di vita è un dono del Signore e come tale va accolta e praticata
umilmente, con impegno, nella verità, obbedendo, nella consapevolezza che
chi è fedele alla propria regola di vita obbedisce a Dio.
La regola di vita non si arresta mai, perché si tratta di un cammino di crescita
nella fede; man mano che si diventa più perfetti, più simili a Gesù, si
progredisce e la reg ola di vita diventa vita secondo lo Spirito, diventa sequela
delle tracce del Signore e realizzazione della sua presenza qui, tra noi, oggi.
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Come stendere la Regola di vita
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Ridirsi personalmente le motivazioni che ti spingono ad avere
una regola di vita. Avere chiara la motivazione, aiuta nei
momenti in cui si fa più fatica a camminare! Scrivila!
Nella riflessione personale e nella preghiera, individuare per ogni
aspetto di quelli citati una modalità nuova per camminare.
Scrivere sia l’ambito sia ciò su cui desideri impegnarti. Individua
delle modalità concrete (non vaghi desideri), realiste (non mete
irraggiungibili) verificabili (posso verificare quotidianamente se
sto compiendo ciò che mi ero prefissata). Tra i tre o quattro
aspetti ne identifico uno con cui partire. Attenzione al
rischio del tutto che finisce presto! Darmi dei tempi di verifica
di quanto ho pensato di approfondire, per far sì che non si tratti
dell’entusiasmo di un giorno!
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Cosa non può mancare
Nella tua giornata
 Non meno di 6 e non più di 8 ore si sonno
 Non meno di 6 e non più di 8 ore di lavoro o studio
 30 minuti di preghiera, meglio la mattina presto (Un antico Padre
diceva che la nostra mente è come un mulino: il primo grano che vi viene messo
dentro al mattino, è quello che continuerà a macinare per tutto il giorno. Bisogna
affrettarsi a mettervi subito il buon grano d i Dio -pensieri buoni, parole di Dio-,
altrimenti il demonio vi metterà la sua zizzania).
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un tempo di svago (lettura, sport)
L’esame di coscienza la sera
Nella tua settimana
 Un servizio ai poveri, parrocchia, anziani, bimbi ecc..
 Un tempo prolungato di svago
 Un tempo prolungato di formazione (ascolto/lettura)
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