I grilli parlanti n.0 - Istituto Comprensivo Statale Dalla Chiesa
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I grilli parlanti n.0 - Istituto Comprensivo Statale Dalla Chiesa
LA VOCE DEI RAGAZZI UN AUGURIO A TUTTE LE FAMIGLIE A NATALE PUOI LETTERA AI GENITORI ROSE E SPINE DELL’ADOLESCENZA LABORATORIO DI SCRITTURA : INTERVISTE IMPOSSIBILI LE STANZE DEL CUORE TAUTOGRAMMI ESCHER E I SUOI CAPOLAVORI LA MOSTRA IL NOSTRO LABORATORIO ESPERIENZA DI COOPERATIVE IL NOSTRO CORO LA BOTTEGA MATEMATICA IL TEATRO RECENSIONI LIBRI E FILM IL GATTOPARDO MALALA torna alla pagina iniziale LA RICETTA PER LE FESTE pagina successiva Capi redattori: prof.sse Riccio e De Robertis Progetto grafico: alunni III C, prof.ssa Gualtieri A tutte le famiglie dagli alunni della scuola media A Natale puoi.. Stare insieme con i tuoi giocando, sognando, pensando a divertirti. Scambiare doni e auguri, addobbare l’albero e allestire il presepe. A Natale puoi essere felice e gioioso festeggiando la nascita di Gesù Bambino, puoi stare in pace con il mondo, puoi sognare che il mondo sia in pace Gli alunni della 2c LETTERINA DI NATALE Cari genitori, avete presente quando si scrive la lettera a Babbo Natale in cui gli si chiede cosa desideriamo? Beh ecco cosa farò oggi! Non vi chiederò giochi o cose simili, ma vi darò delle istruzioni su come comportarvi con me in questo momento della mia vita. 1) Ci sono giornate in cui mi capita di cambiare umore all’improvviso e quindi vi chiedo di essere molto comprensivi e di avere pazienza. Io mi chiuderò in stanza, ma non ve ne rattristate! 2) Quando invece sono molto triste potreste intervenire senza influire troppo, per esempio tirandomi su il morale con qualche battuta divertente, senza troppe domande. 3) Vorrei che voi foste più comprensivi quando vi rispondo male, perché a me dispiace quando lo faccio, ma io mi sento troppo pressata, sempre con i soliti ordini e le solite richieste esagerate. Vorrei avere dei momenti di pace senza che mi stiate troppo addosso. 4) Quando ho voglia di parlare con voi vorrei che mi ascoltaste senza criticare troppo quello che dico. 5) Inoltre vorrei una maggiore autonomia. Voi spesso non me la date, perché avete paura a causa delle brutte notizie che si sentono sui giornali. Dovete fidarvi di me! Dopo tutte queste proposte, vi chiedo: so che il mondo degli adulti è pieno di problemi ; quindi per Natale, invece di scaricare le vostre frustrazioni su di me, rilassatevi e non pensate troppo ai problemi. Spero che questa lettera vi aiuti a capirmi ora che non è tutto così semplice come quando scrivevo “Caro Babbo Natale…”. Gli alunni della 2^C. Fiori e spine dell'adolescenza L'adolescenza è un periodo che va dai dodici ai diciannove anni, più o meno, e ognuno la vive in modo differente: alcuni si sentono oppressi da tanti problemi, altri li superano nel migliore dei modi, mentre gli adulti la rimpiangono, ricordando il passato. Un'importante tappa di questo cammino è proprio la scuola media: dove entri bambino ed esci che ormai hai quattordici anni, sei un ragazzo e hai una mentalità completamente cambiata. E per noi, che ormai contiamo i giorni che ci separano dall'inizio della scuola superiore, i ragazzi di prima ci sembrano così piccoli e lontani da chi siamo oggi. Secondo me, quest'età è il periodo della nostra vita durante il quale possiamo iniziare a vivere per davvero, perché non sappiamo mai cosa ci aspetta, e davanti al precipizio del destino abbiamo due scelte: buttarci, sperando solo sia morbido, oppure restare lassù a guardare, troppo spaventati dal rischio. E' un periodo indimenticabile, che in futuro ci darà molto da ricordare, ma soprattutto fantastico. Perché? Perché adesso possiamo permetterci di sbagliare senza avere nessuna colpa, poiché considerati giovani e incoscienti, perché abbiamo tutta la vita davanti a noi, anche se viviamo ogni giorno come fosse l'ultimo, perché continuiamo a lottare pur sapendo in partenza che potremmo perdere, perché passiamo il tempo circondati da amici che potrebbero diventare qualcosa di più o che, col passare del tempo, si trasformeranno in semplici conoscenti. E poi entra in gioco la scuola, e spesso, anche i problemi. C'è chi va sempre bene e studia come un disperato per mantenere una buona media, e chi, invece, non ha mai aperto un libro in vita sua e spera in una buona visuale sul foglio del compagno durante il compito in classe. Oltre a questo, ci sono alcuni ragazzi che hanno problemi tra compagni o con i professori, e non riescono ad andarci d'accordo per nulla al mondo. Perché si sa: i compagni tendono a giudicare, mentre i professori spesso possono sembrare troppo severi, e molte persone non riescono a reggere queste situazioni. Però, in generale, a pochi importa delle note o delle insufficienze, anzi, spesso essi sono segni di popolarità nella scuola, e chi rida e scherza durante le lezioni viene rispettato da tutti. E, per sfuggire dai problemi con la scuola e con i genitori, molti si sfogano praticando uno sport, dimenticandosi di tutto durante l'allenamento e liberandosi dalla rabbia accumulata nel giorno. Ma non tutti sappiamo trattare i problemi con coscienza ed intelligenza. Alcuni ragazzi, infatti, non riescono a superare queste situazioni, senza sapere che abbiamo i minuti contati in questo mondo, e che bisogna vivere pienamente ogni momento, perché niente oltre ad esso è certo, e bisogna imparare ad accettare quel che la vita ci offre, senza lamentarci perché ci aspettavamo di più. In sostanza, siamo tutti diversi, viviamo tutto in modi differenti, eppure siamo tutti adolescenti: giovani, determinati e con l'infinito davanti agli occhi. Per concludere, penso che la frase scritta da Stephen Chbosky, in 'Noi siamo infinito', sia perfetta per l'argomento: 'Penso che siamo chi siamo per un sacco di motivi, e forse non conosceremo mai la maggior parte di essi. Ma anche se non abbiamo il potere scegliere da dove arrivare, possiamo sempre decidere dove andare'. Antonia Lehnert, IIIC. INTERVISTA A LEONARDO DA VINCI Leonardo da Vinci è stato un grande pittore, scienziato e architetto, nato nel 1452 a Firenze e morto in Francia nel 1519. Un quadro molto famoso è quello della “Gioconda”, il quale si chiama così perché Leonardo, quando l’ha dipinto, ha fatto in modo che Monna Lisa stesse in una posizione seria, ma che fosse anche gioconda, in modo da sfidare la realtà che è seria. La “Gioconda” ha un sorriso inquietante e l’ha dipinta così per dare l’idea del mistero della vita. L'ho incontrato in occasione di un ricevimento organizzato dagli Sforza ed ho avuto la possibilità di rivolgergli alcune domande anche perché aveva tutta l'aria di non voler prendere parte alle danze che si svolgevano. Leonardo ha deciso di costruire la macchina volante, per far volare l’uomo, inizialmente per un suo sogno: toccare le nuvole e capire di cosa siano fatte; poi ha pensato di costruire la macchina volante anche per sorvolare il mondo. Una cosa che probabilmente non si capisce, è il fatto che abbia costruito macchine per la guerra nonostante ne fosse contro, be’, ora saprete il perché. Le ha costruite perché ha pensato: “Dato che ormai la guerra c’è, tanto vale uscirne vivi e vittoriosi” e poi anche perché vendendole guadagnava i soldi per sopravvivere. Ha voluto essere un pittore, uno scienziato e un architetto perché ogni “lavoro” ha un motivo: il pittore, perché amava ritrarre la realtà dal suo punto di vista; lo scienziato, per scoprire cose nuove e farle conoscere agli altri; l’architetto, perché gli è sempre piaciuto costruire. E’ andato lontano da Firenze perché lì la maggior parte della gente pensava solo a mangiare e non si interessava ai suoi studi, mentre in Francia non era così, quindi ci è andato per far conoscere le sue opere a qualcuno che avrebbe potuto apprezzarle. Il motivo del fatto che Leonar do leggesse e scrivesse al contrario si poteva immaginare, non voleva far conoscere certe cose agli altri, ma non solo per questo, in seguito diventò una sua abitudine. Secondo voi, a Leonardo, piacerebbe vivere nel 2015? C’è chi potrebbe pensare di no perché è tutto troppo avanzato e c’è chi crede di sì, proprio perché è tutto sofisticato, ma solo una persona può dirci la verità e quello è Leonardo da Vinci!!! Gli piacerebbe eccome, così potrebbe imparare cose più grandi di lui e, magari, dopo aver capito perfettamente, inventarne di nuove. Antonella Doro 1E INTERVISTA ALLO STUPEFACENTE SPIDERMAN Come avrete letto dal titolo ho intervistato SPIDERMAN, il quale dopo avermi visto scattargli una foto mentre combatteva contro un’altra diavoleria del Dottor Destino, mi è venuto a cercare per chiedermi se volevo fargli alcune domande. Rispondendo alla mia prima domanda mi ha detto che ha ottenuto i suoi poteri quando è stato morso da un ragno geneticamente modificato, però non mi ha voluto rivelare dove è successo. Prima di diventare il nostro amichevole uomo ragno, SPIDERMAN usò i suoi poteri per i suoi scopi personali, ma dopo uno spiacevole incidente, in cui non fermò un ladro il quale dopo alcuni giorni uccise una persona innocente, diventò il nostro divertentissimo custode. Tra i suoi nemici considera i più forti VENOM, CARNAGE e GOBLIN tutti e tre supercriminali super ricercati. Gli ho chiesto una descrizione di quei tre e lui mi ha risposto esattamente così:<<GOBLIN è un pazzo molto ridicolo vestito da folletto che vola su un aliante e lancia bombe zucca>>, <<VENOM è un ricopione alieno con un forte problema di alitosi>> e <<CARNAGE è peggio del “padre” perché oltre al problema dell’alitosi è anche psicopatico>>. Per molto tempo Spider è stato braccato dalla polizia e anche dallo “S.H.I.E.L.D”, ma poi quando è entrato negli “AVENGERS” hanno capito che era uno dei buoni. Spider è entrato in contatto con molti altri eroi tra cui IRON MAN che gli ha perfino costruito un’armatura (l’“IRON SPIDER”), con WOLVERINE degli “X-MEN” e con la TORCIA UMANA dei “FANTASTICI 4”, con cui ha un rapporto di amicizia\rivalità. Della sua vita privata non ci ha detto molto, solo che di quelle poche fidanzate che hanno scoperto la sua identità segreta, alcune lo hanno lasciato o le ha lasciate lui per non metterle in pericolo. L’ ultima cosa che mi ha detto, prima di salutarmi e tornare a volteggiare fra i grattacieli, è che da un grande potere derivano anche grandi responsabilità. Il giornalista SERGIO MARIOTTI I E Laboratorio di scrittura creativa Un percorso tra musica e poesia per imparare ad esprimere riflessioni e sentimenti Queste poesie sono il risultato dell'attività di scrittura creativa svolta con la mia classe, la 3 B, guidati dalla nostra prof.ssa Fenizi. Siamo partiti dalle canzoni, le poesie moderne e, dopo aver svolto la manipolazione e la rielaborazione personale di questi testi, aiutandoci inoltre con la lettura di alcune poesie di diversi autori, siamo giunti ad una produzione nostra, originale ed individuale, realizzata durante le vacanze estive. Le nostre poesie sono accompagnate da una foto, scattata da noi o trovata su Internet, volutamente in bianco e nero perché proprio questo stile "retrò" può far trasparire meglio i sentimenti che la poesia vuole andare a suggerire con il suo linguaggio accennato, ma nello stesso tempo così significativo. Inoltre, abbiamo aggiunto la motivazione della fotografia, per spiegare la nostra scelta, quindi quello che ci ha portato a collegare l'immagine alla poesia. Dopo consigli e correzioni della nostra professoressa siamo giunti alla produzione del libro finale. Quindi, abbiamo provato a cimentarci nella drammatizzazione di cinque poesie selezionate dalla nostra insegnante per poi presentare questa attività all'open day della scuola. Qui ne riportiamo due, accompagnate ognuna dalla foto e dalla motivazione corrispondenti. Tavola d'azzurro Il mare? Il mare è un'infinità di bellezza. Il mare è una piccola parte del cielo, così potente e maestoso. Il mare è un'infinità di gocce che danno vita ad una spettacolo della terra. Il mare... tante variazioni di un colore che non gli appartiene; Il mare d'inverno, occhi di ghiaccio, irruenti, ribelli, il mare... un'emozione, così diversa e particolare, in ogni essere così segreta e profonda; cullandoci tra le sue braccia possenti, sotto il sole che scalda i cuori, l'uomo affoga le sue delusioni in questa grandissima tavola d'azzurro. Elisa Gimondo Ho associato la foto del mare alla poesia 'Tavola d'azzurro'. Secondo me, il mare, le onde, sono un simbolo di eternità: continuano a rigenerarsi, nonostante si spengano sulla sabbia. Nella società attuale c'è bisogno di più onde... onde di felicità, di benessere interiore, di tranquillità e silenzi, onde di speranza, che ci ricordino che non è mai troppo tardi...Un nuovo inizio è sempre lì ad aspettarci. La Meraviglia Di Un Istante Ci sono dei momenti nella vita di una persona, in cui l'unica cosa da fare è correre, correre verso il destino, verso il futuro, correre, che il mondo è pieno di parole taciute, di abbracci mancati, di emozioni perdute, perché il momento giusto passa, l'atmosfera svanisce e certi treni non passano più ed è la vita ad insegnarci che la meraviglia è...nell'istante. Roberta Raffo Ho scelto di abbinare alla poesia intitolata "La meraviglia di un istante" la foto di un treno in movimento. Questa vuole andare a rappresentare proprio la vita e le occasioni che essa ci presenta, ma soprattutto vuole indicare la brevità dei momenti, che scorrono via come treni ed è proprio per questo che vanno vissuti con amore, passione, intensità, in modo da non avere rimpianti, in modo da vivere fino in fondo ciò che la vita, giorno dopo giorno, istante dopo istante, ci offre. Tautogramma prima A Slalom Supero sempre sullo skate sapienti signorine, scivolando sullo sterrato sicuro del successo. Si sono sicuro di stupire subito signori e signore, speranzoso. Seminando serenità non sarò scontento, ma se sarò sconfitto sempre sereno sarò. Speranza La speranza è un sentimento che sanno sentire solo i sognatori. Amicizia È aiutarsi attraverso l’amore che si assimila con avvolgente armonia ad ogni adorabile amica che fa apparire a sua volta in un’amica un’avvincente amicizia affermando che ogni anima è avvolta dall’amore. Diamante Il diamante diventa didascalico davanti ai diaspri per dimostrare ai duri come diventare dolci e docili. Tagliente Tagliente tenace trita tutto tempestivo tanto da tagliare tutti i tronchi nel tempo di un temperino. Sinfonia Sinfonia sono suoni sistemati con sentimento e serenità, senza segreti con serietà e scherzo, sono semplici ma speciali, con il senso spirituale ma anche spiritoso, con strumenti che suonano spensieratamente. ESCHER E I SUOI CAPOLAVORI Per scoprire e comprendere il fantastico mondo di Mauritius Cornelius Escher, martedì 9 Dicembre 2014 le classi 3C e 3B, accompagnate dai rispettivi professori, si sono recate alla mostra che ospitava innumerevoli opere del famosissimo incisore olandese di fine ‘800. La visita alla mostra è avvenuta a conclusione di un lavoro svolto con la professoressa di matematica, Roberta Morrone, riguardante il nastro di Mobiüs, una fascia interminabile, che possiede una sola faccia e due bordi. Questo è anche un soggetto che Escher ha utilizzato per realizzare altri tipi di incisioni, che suscitano in chi le osserva una sensazione di infinito, tema molto comune nelle sue opere. Siamo andati anche per capire lo stile di vita e i punti di vista dei matematici di quei tempi, in modo da comprendere il quadro della cultura e del dibattito scientifico tra ‘800 e’900. La mostra ha coinvolto notevolmente i ragazzi, che sono rimasti a bocca aperta davanti all’ingegnosità e al talento dell’autore. Essa è stata aperta al pubblico presso il Chiostro del Bramante, uno straordinario esempio di architettura rinascimentale, il cui nome deriva dall’ingegnere che lo ha progettato: Donato Bramante. Attualmente è la sede delle mostre culturali più importanti. La prima tappa della mostra, è la stanza dove vengono esposte le opere di Escher, realizzate all’ inizio della sua carriera nella penisola italiana, che sarà poi la sua fonte di ispirazione. Proprio per questo motivo nella stanza troviamo l’ opera raffigurante Siena dall’ alto, chiamata “Tetti di Siena”. Di fronte a questa opera, i ragazzi sono rimasti colpiti per la precisa rappresentazione delle case, osservate da una prospettiva insolita, diversa da quella a cui siamo quotidianamente abituati. Nella seconda tappa abbiamo incontrato la “Mano con sfera riflettente”, quest’opera è molto interessante poiché nasconde particolari enigmi per quel tempo irrisolvibili e anche oggi è molto difficile a prima vista trovarne la soluzione; per esempio se notiamo bene la mano che Escher utilizza per tenere la sfera sembra la sinistra ma in realtà è la destra per la legge della riflessione. La terza tappa mette in primo piano l’ opera chiamata “Cielo e acqua”. Questa incisione rappresenta l’armonia tra i due elementi e raffigura i contorni dei pesci che si trasformano in anatre e viceversa. Quindi grazie a ciò illustra come il soggetto dell’opera possa diventare d’ un tratto, in pochi centimetri, lo sfondo di essa. La quarta tappa è forse una delle più importanti poiché in essa incontriamo la “Metamorfosi”. Quest’opera è un’incisione lunga 4 metri e mezzo, dove tutte le figure: pesci, anatre, cubi, edifici, si tramutano in altri soggetti e può essere interpretata guardandola sia da destra a sinistra che da sinistra a destra. Può essere considerato uno degli esempi di infinito. Le “Mani che disegnano” fanno parte della quinta ed ultima tappa del tour all’interno del Chiostro del Bramante. In quest’opera, come dice il nome, il soggetto sono le due mani che si disegnano a vicenda. Ci ha impressionato tantissimo la genialità che l’ autore ha racchiuso in questo capolavoro nel realizzarlo. Una delle caratteristiche principali di un’opera d’arte è la precisione dei suoi piccoli particolari. E’ proprio su questa che si basano le opere di Escher, sui particolari geometrici e non, che si avvicinano molto alla realtà e che ci hanno colpito moltissimo. Orsini, Raffo, Romanella 3C MOSTRA SU ESCHER Martedì 9 Dicembre noi, classe 3 B, ci siamo recati alla mostra su Escher, accompagnati da alcuni docenti. Usando i mezzi pubblici abbiamo raggiunto il Chiostro del Bramante, dove si è tenuta la mostra. All'ingresso abbiamo ricevuto dalla nostra guida gli auricolari, una grande innovazione che ci permette di ascoltare le spiegazioni senza che la guida debba alzare la voce; poi è cominciata la nostra visita. Mauritius Cornelius Escher (Leeuwarden, 17 giugno 1898 – Laren, 27 marzo 1972) è conosciuto principalmente per le sue incisioni che tendono a presentare costruzioni impossibili, esplorazioni dell'infinito, motivi geometrici e illusioni ottiche. Naturalmente le opere di Escher sono molto amate dagli scienziati, logici, matematici e fisici che apprezzano questo grande genio, proprio come noi durante la visita. Abbiamo potuto osservare varie opere di questo artista: I tetti di Siena, Mano con sfera riflettente, Metamorfosi, Serpenti, Belvedere, Mani che disegnano, Rettili, Formica e molti altri... Ci hanno colpito principalmente le illusioni ottiche delle sue opere la sua capacità di riprodurre precisamente nel dettaglio la realtà che ci circonda. Infatti siamo rimasti tutti a bocca aperta di fronte alla bellezza e all’originalità delle sue incisioni. Quest'uscita didattica aveva principalmente l'obiettivo di approfondire la conoscenza di questo incisore e grafico olandese molto importante e conosciuto in tutto il mondo. Escher ha saputo, con geniale intuito rappresentare l'ambiguità del nostro tempo. I suoi misteriosi paesaggi, l'architettura da capogiro, i mosaici fantastici, incantano e sconcertano l'uomo moderno affascinato dal surreale e insieme gli trasmettono ordine ed equilibro. Proprio questo ci ha colpito, suscitando in noi emozioni contrastanti: da una parte la precisione impressionante e nello stesso tempo sconcertante di questo artista e dall’altra il velato mistero che avvolge le sue opere e ci fa sussultare facendole apparire ai nostri occhi straordinarie per la loro originalità. In particolare ha attirato la nostra attenzione l’impressione di tridimensionalità che caratterizza le sue opere rendendole uniche nel loro genere. Ci sono piaciuti moltissimo anche i quadri e le stanze interattive che ci hanno permesso di capire meglio le opere di questo grande genio. Quest’uscita didattica è stata molto significativa per ciascuno di noi, facendoci cogliere la profondità e insieme l’unicità di Escher e suscitando in noi l’idea di infinito e nello stesso tempo ci ha fatto apprezzare la geometria, la proporzione e l’accuratezza delle sue opere. Gli alunni della terza B Come Escher ….. …tasselliamo il piano … le tovagliette geometriche realizzate dagli alunni di I A e ID della scuola media insieme alle classi V A plesso Ferrari e V A plesso Europa … e lo spazio modellini realizzati dagli alunni della III D Un’esperienza di lavoro nel gruppo cooperativo Il lavoro di cui sto per parlarvi, svolto nella mia classe, è iniziato con il riassunto in coppia del testo “I pattini del bisnonno”. Un testo facile da riassumere, perché era abbastanza corto. Siamo tornati con i riassunti fatti e, sempre divisi in coppie, abbiamo analizzato il testo che avevamo riassunto: dovevamo riportare in una scheda di cosa parlava il testo, il tema, descrivere i personaggi, ma soprattutto chiarire la morale della storia. Non sapevamo, però, che quest’ultimo passaggio sarebbe stato la base per le fasi successive. Dopo alcuni giorni infatti abbiamo fatto un’attività in un gruppo vero e proprio: il mio era formato da me, Marta Virdis e Sara D’ambrosio. Ero molto felice perché ogni partecipante era una persona che gradivo. Dovevamo esporre il nostro riassunto alle altre compagne, concentrandoci sul significato e, dopo che ognuna aveva parlato a turno, discutere ricordando un episodio della nostra vita simile al tema del racconto. Da quel momento è iniziata la parte del lavoro che mi è piaciuta di più. Dovevamo inventare un testo completamente diverso che però avrebbe dovuto avere la stessa morale di uno fra i tre testi esposti precedentemente dai membri del gruppo (quello che ci piaceva di più), scegliendo la forma espressiva che volevamo: una mini rappresentazione, una poesia, un fumetto e così via. Ogni lavoro poi sarebbe stato valutato in base ad alcuni parametri. Noi abbiamo scelto di fare uno spettacolino, (come quasi tutti i gruppi), e il professore ha concesso due ore di tempo per fare il testo, nel nostro caso il copione. Durante questa fase il prof. girava tra i banchi e ci assegnava dei cartoncini, del colore del semaforo: verde se lavoravamo bene, giallo in segno di avvertimento che sarebbe potuto scattare in breve il rosso, che voleva dire che ci stavamo comportando male. Noi abbiamo avuto il verde e lo abbiamo tenuto per tutto il lavoro. Infatti, grazie al nostro comportamento molto adeguato, abbiamo finito per primi. Ora non restava che provare la scena fino alla data della valutazione. Abbiamo provato tutti e tre i giorni, ed ero abbastanza soddisfatta. Ma non sapevo come avrebbero reagito i nostri compagni. Il nostro spettacolo parlava di due amiche, Nicole e Gemma, che litigano (una scena molto comica perché si lanciano gli oggetti per la rabbia) e decidono di non vedersi più. Ma appena torna a casa, Nicole scoppia a piangere e chiede consiglio alla madre (che nella scenetta ero io). La madre le dice che faranno pace ma Nicole è ancora preoccupata che Gemma si scordi del suo compleanno. La mamma le risponde che Gemma è una persona a Nicole cara e che non si sarebbe scordata di lei e del suo compleanno. Infatti, il giorno dopo Gemma si presenta a casa sua e fanno pace. Non era molto originale, ma a noi piaceva e l’importante era recitarlo bene. Il giorno decisivo era arrivato, ma io, che voglio sempre sorprendere tutti, ho fatto anche una pagina di diario di Nicole che racconta la vicenda. Ma non era finita e quindi l’abbiamo dovuta ultimare in teatro. Eravamo in ritardo, ma siamo comunque state le prime a recitare. Eravamo molto agitate e un po’ preoccupate. Durante la scena abbiamo commesso alcuni errori, ma siamo state comunque brave. La pagina di diario non è stata un incentivo, perché i nostri compagni non l’ascoltavano molto, ma la scenetta è venuta abbastanza bene. Alla fine la nostra rappresentazione, anche se aveva dei difetti, è stata una delle tre migliori e quando me l’hanno detto ero al settimo cielo. Finalmente avevamo finito il lavoro ed ero felice, perché era stato lungo e difficile, ma mi sono divertita molto e spero di farne un altro. Nel nostro gruppo è stato tutto perfetto. Ogni membro ha contribuito al raggiungimento dell’obiettivo predisposto proponendo idee, aiutando gli altri e rispettandoli. Nessuno, infatti, si è escluso e ognuno era libero di esprimere il proprio giudizio o la propria idea. Nessuno veniva preso in giro con parole spiacevoli, né messo da parte, compresa me. Tutti i membri erano importanti e ogni opinione o idea era ben accetta. Non ci sono stati comportamenti da evitare, tranne qualche volta che ci parlavamo una sull’altra. Ma succedeva di rado e subito ci accorgevamo quando questo avveniva e cercavamo di ristabilire l’ordine. Infatti, nella nostra scenetta, erano presenti tutte le nostre idee, rendendo così il testo coeso, ben costruito e pieno di particolari. Marta, per esempio, ha ideato la base del testo e io e Sara abbiamo aggiunto azioni e nomi. Poi tutte insieme ci siamo assegnate le parti. Anche i vari ruoli di ognuno venivano svolti bene. Io svolgevo il mio ruolo di pianificatrice molto bene, rendendo il gruppo organizzato e facendolo lavorare con un buon ritmo. Anche Marta gestiva bene il tono del silenzio, ma faceva anche un po’ il ruolo di Sara: quello di scrivere il copione e di segnare le idee, perché a lei piace scrivere. Ma questo non ci infastidiva. Siamo riusciti a lavorare meglio nella fase in cui scrivevamo il copione: eravamo super organizzate e non ci fermavamo un istante. Soprattutto in questa fase tutti hanno partecipato e lavorato in armonia. La decisione più importante, quella che ci ha fatto lavorare così bene è stata quella di impegnarci al massimo e di lavorare seriamente. Certo non come muli, ma passando intere ricreazioni a imparare le parti, concentrandoci e impegnandoci al massimo. Nel mio gruppo, infatti, nessuno ha lavorato di più o di meno, perché tutti hanno contribuito per finire il lavoro e per renderlo speciale. Sofia Squadrilli I E CONCERTO DI NATALE ALLA MEDIA DI VIA RIGAMONTI TALENTI A SCUOLA 15 dicembre 2014: concerto in Centrale. Anche quest’anno, nel periodo che precede le vacanze natalizie, abbiamo presentato il tradizionale saggio di musica, proponendo diversi brani, frutto del lavoro svolto i primi mesi di scuola. Sono state coinvolte tutte le classi, eccetto la II A(impegnata fin da ottobre nella preparazione di un altro spettacolo con la primaria), guidati dalla prof.ssa Mura, direttrice dell’orchestra e del coro. Alle 16:00 eravamo già in Auditorium, tutti in maglietta nera e jeans. L’agitazione era alle stelle. Intorno alle 16:30 l’insegnante ha fatto accomodare in sala genitori, nonni, fratelli, parentado vario. Le chiacchiere di noi alunni sono state sovrastate dal brusio generale, finché la professoressa ci ha richiamati al silenzio e ha introdotto il saggio, spiegando ciò che caratterizza i nostri concerti. Riguardo alla composizione di coro e orchestra, ha precisato che non si esibiscono solo i più bravi, ma TUTTI i ragazzi, ognuno con il “suo” talento, anche a costo di un’esecuzione un po’ “naif”. Secondo la nostra insegnante, infatti, la secondaria di primo grado, scuola di base, deve innanzitutto avvicinare gli allievi alla musica, senza preoccuparsi di esecuzioni perfette, da veri specialisti, richieste in altre sedi. Per quanto concerne la scelta dei brani, ha spiegato che si spazia dal genere classico alla musica leggera, popolare ecc., escludendo il tradizionale repertorio natalizio, essendo ormai la nostra una società multiculturale. Subito dopo la prof.ssa Mura ha lasciato la parola a Gaia Fidanza, presentatrice ufficiale, incaricata di introdurre via via le singole esecuzioni. Abbiamo iniziato dai brani con il flauto, accompagnati da una violinista d’eccezione (Matilde Angeletti, I B) e da alcuni percussionisti, alunni di prima e seconda. Nella prima parte del saggio, dunque, abbiamo eseguito, con percussioni, flauti, pianoforte e violino, “Sarabanda”, antica danza d’amore di origine incerta, araba o persiana, successivamente utilizzata per creare movimenti a più tempi. Siamo poi passati alla “Danza ungherese”, scritta nell’Ottocento, periodo in cui molti musicisti, influenzati dal Romanticismo, riscoprirono la musica popolare, specialmente le danze, con i loro ritmi energici e leggeri. Nella seconda parte del concerto abbiamo proposto brani corali, tra cui “Nessun dorma”, tratto dalla celebre opera di Puccini in cui si narra della principessa Turandot, terribile, fredda, sanguinaria ma bellissima. Obbligata a sposarsi, nonostante non voglia legarsi a nessuno, promette di scegliere, tra i vari pretendenti, quello in grado di risolvere tre difficilissimi indovinelli preparati da lei e di mandare a morte tutti gli altri. Un giorno, però, un misterioso principe trova la soluzione e sfida a sua volta la principessa, concedendole una sola notte per indovinare il suo nome. Per un’intera notte Turandot fa interrogare tutti gli abitanti del regno, nel tentativo di sciogliere l’enigma entro il tempo concesso. Si alternano la voce del principe e quella del popolo, rispettivamente interpretate, nel saggio, dai maschi e dalle femmine, con due solisti: Leonardo Ciocchetti e Nicole Di Girolamo. Passando ad un genere completamente diverso, abbiamo cantato “Swing low, sweet chariot”, gospel nato tra le piantagioni di cotone, composto dagli schiavi neri d’America, che lo usavano come espressione di fede e di speranza. Si sono esibiti, come solisti, Gianluca Raffo, Martina Abbandandolo, Giada Amendola, Giulio Tallo Pasquazi, Federica Penna. Abbiamo voluto concludere con un messaggio di speranza, proponendo “Meraviglioso”, nota canzone di Modugno, dedicata a coloro che, rifiutati dalla società, non si sono arresi di fronte agli ostacoli, ai problemi, ma hanno continuato a combattere, perché la vita è, comunque, “meravigliosa”. Solisti: Beatrice Giannetti, Jennifer Picardi, Gianluca Aster, Romina Simonetti. Infine, un “fuori programma”: a sorpresa, il duo “Bea & Bea”. Presentandolo, l’insegnante ha spiegato che non mancano, tra gli allievi, ragazzi con un talento un po’ speciale, da coltivare. Sul cubo dell’auditorium Beatrice Giannetti e Beatrice Ambrosini si sono esibite in “My heart will go on”, colonna sonora del film “Titanic”. Con le loro voci hanno fatto battere il cuore a tutti, emozionando pubblico, coro e orchestra. Applauso SCROSCIANTE! In chiusura, la prof.ssa Mura ha ringraziato i genitori intervenuti. Rivolta agli alunni delle classi terze ha poi rilevato che questo, per loro, era l’ultimo saggio di Natale alla “Dalla Chiesa” e che presto avrebbero lasciato il posto alle nuove prime. Si è fatto avanti un bambino, per offrire dei fiori all’insegnante, che, quasi commossa, si è chinata alla sua “altezza” e l’ha ringraziato con un bacio. Momento toccante, accompagnato dagli applausi calorosi del pubbblico, tra i continui flash dei fotografi, ufficiali (Matteo Sabatini, Francesco Savi, Riccardo Zambuto) e non. All’uscita, alcuni di noi si sono trattenuti per intervistare i genitori. E’ emerso che l’intero concerto ha avuto il gradimento del pubblico, anche se la seconda parte, con le esecuzioni vocali, ha coinvolto maggiormente. Tutti hanno riconosciuto l’impegno dei ragazzi, hanno apprezzato il lavoro svolto e si sono congratulati. Qualcuno ha proposto di diminuire le parti corali, per lasciare più spazio alle voci soliste. Un genitore ha suggerito di aggiungere delle coreografie. Perché no? Passeremo i consigli ai nostri “successori”. Un ringraziamento speciale, da noi ragazzi, alla prof.ssa Mura, che ci prepara sempre con passione ed impegno. Infinitamente paziente, corregge i nostri errori, invitandoci a provare e riprovare di nuovo, senza mai scoraggiarci, per dare il meglio: non tutti siamo bravi, ma ognuno ha il “suo” talento. Speriamo che i nuovi arrivi del prossimo anno sappiano apprezzare i suoi sforzi per avvicinare TUTTI gli alunni alla musica, anche attraverso il concerto di Natale. Forse scoprirà anche qualche talento “speciale”, ma…i talenti a scuola sono tanti, diversi e tutti apprezzabili. GRAZIE, prof.ssa Mura! Livia Albanese, Caterina Bini, Fabiana Bitti (III A) Per le interviste hanno collaborato Chiara Brunetti (III A), Christian Scacco (III C), Francesco Savi (III C), Romina Zoldan ( III C), Gianluca Raffo( III C) La bottega Matematica Arte, matematica e manualità … i frattali diventano cristalli di ghiaccio realizzati con perline e filo di ferro, la geometria da vita a ciondoli in pannolenci dalle colorate forme poligonali …… … a orecchini e decorazioni natalizie; π, 2 ed il numero aureo si trasformano nelle sequenze cromatiche dei braccialetti dei numeri irrazionali; il triangolo di Tartaglia in veste natalizia ci affascina con la sua magia …. Alunni delle classi I B, I D, I E, III B L’elisir d’amore La II A della scuola media e la V B del plesso Ferrari, guidati dalle insegnanti Ansalone, Cerato e De Andreis, hanno messo in scena un adattamento della celebre opera di Gaetano Doninzetti. Ha partecipato anche il coro delle classi V A e V B del plesso Europa. “Il Gattopardo” Recensione del film di Luchino Visconti Qualche giorno fa, la mia classe ed io, con la nostra insegnante di italiano, la professoressa De Robertis, abbiamo visto il film “Il Gattopardo”, girato da Luchino Visconti nel 1963 e tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. La storia è ambientata nel 1860, quando il generale Giuseppe Garibaldi, con lo sbarco dei “Mille” a Marsala, invade la Sicilia, per liberarla dal dominio dei Borboni. Il principe Salina (B. Lancaster), come ogni anno, insieme alla sua famiglia, compie un lungo viaggio, per raggiungere il palazzo di Donna fugata, sua residenza estiva. Qui il nipote prediletto, Tancredi (A. Delon), si innamora della bella Angelica (C. Cardinale), figlia del sindaco Don Calogero Sedara (P. Stoppa), esponente della nuova borghesia rampante. Nel film sono evidenti alcuni temi fondamentali, alcuni aspetti, che ci permettono di capire meglio il susseguirsi degli eventi, di dare un senso più profondo alla storia. La morte, uno dei temi ricorrenti, viene affrontata non solo da un punto di vista fisico, che riguarda ogni essere vivente, ma anche da un punto di vista simbolico, vista come la fine di qualcosa (di una giornata, di un’epoca, di un modo di vivere, di un pensiero, di una vita o anche delle certezze di un individuo). Tutto sta cambiando, il “nuovo” sta prendendo il sopravvento, e nessuno può fermare questo progresso, questa “evoluzione”. E’ l’inizio di una nuova era! La paura, per i cambiamenti, per ciò che non si conosce, messa in risalto dal carattere dei nobili siciliani, presuntuosi, sicuri di sé e molto conservatori, assolutamente non disposti a cambiare le cose. Il disprezzo evidente che i nobili provano nei confronti dei borghesi. L’ascesa durante quel periodo, della classe borghese contro la perdita di potere di quella dei nobili. I borghesi sono sfacciati, intraprendenti, non hanno paura di affrontare tutte le difficoltà che troveranno sul loro percorso, pur di raggiungere il loro scopo, pur di conquistarsi un posto nel mondo. Loro non hanno diritti di nascita, devono lottare! Man mano che le scene si susseguivano, quello che avevamo studiato sui libri di storia a proposito di un’Italia che stava cambiando profondamente e che, dopo secoli di occupazione straniera, si stava avviando all’indipendenza, all’unità, con molti “traumi”, prendeva “forma umana”, un volto, una faccia. Siamo riusciti a comprendere fino in fondo questo enorme cambiamento e a diventarne persino parte!! Questo anche grazie all’ambientazione. Tutto si muove all’interno di splendidi palazzi di città e di campagna, appartenenti alla nobile famiglia dei principi di Salina, caratterizzati da sfarzo ed eleganza, con un tocco di decadenza. Grandi stanze, arredi lussuosi e preziosi, grandi divani, tavole imbandite, giardini lussureggianti. Che dire…un vero e proprio tuffo nel passato! In particolar modo, mi ha lasciata a bocca aperta la penultima scena, in cui Angelica, futura sposa di Tancredi, cerca di sedurre il principe Don Fabrizio, baciandolo e corteggiandolo in modo civettuolo. L’ho trovato di cattivo gusto, non me lo sarei mai aspettato! Ma poi ho capito, che forse, anche questa era una scena simbolica, con un significato preciso: l’ascesa della borghesia, pronta a tutto, e il declino dell’aristocrazia. Angelica sta semplicemente seducendo e conquistando la nobiltà e non l’uomo. Don Fabrizio rappresenta l’ultimo tassello per raggiungere il culmine della sua scalata sociale, il massimo del prestigio. Lei rappresenta il futuro, Don Fabrizio il passato. Questa scena, oltre ad essere molto significativa, è anche molto importante da un punto di vista storico. Ci fa capire come la borghesia, a piccoli passi, abbia acquistato potere, tanto da far “inginocchiare” l’aristocrazia. Ormai, manca poco affinché l’Italia diventi un Paese unito ed indipendente! La pellicola termina con uno sfarzoso ballo , durante il quale, viene presentata alla nobiltà palermitana, la giovane coppia formata da Angelica e Tancredi, quasi a sottolineare il naturale passaggio tra una vecchia epoca e la nascita di una nuova generazione. Visconti, grazie alla sua straordinaria esperienza, ci regala un vero e proprio capolavoro cinematografico. Indimenticabili le musiche di Nino Rota e il suggestivo valzer finale di Giuseppe Verdi. Un classico mondiale…da non perdere! ”Frasi celebri”… Tancredi Salina: “Bisogna che tutto cambi se vogliamo che tutto resti come prima.” Don Fabrizio Salina: “Noi fummo i gattopardi, i leoni. Chi ci sostituirà, saranno gli sciacalli, le iene. E tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra.” Alunni della III C A MALALA IL NOBEL PER LA PACE La più giovane vincitrice del prestigioso premio per il suo impegno per il diritto all’istruzione di tutti i bambini. Malala Yousafzai è una ragazza pakistana di 17 anni, sopravvissuta 2 anni fa ad un attentato dei talebani. Il 10 dicembre 2014 è diventata la più giovane vincitrice del premio Nobel per la Pace, per il diritto all’istruzione di tutti i bambini. Malala fin da quando aveva 11 anni ha lottato insieme al padre per il diritto all’istruzione delle ragazze. Ha scritto un libro, “Io sono Malala”,dove racconta in prima persona la sua storia, la vita prima e dopo l’attentato e l’attentato stesso, la sua lotta fino ad arrivare alla premiazione. Racconta del 9 ottobre 2012 quando i Talebani sono saliti sul bus, mentre tornava a casa da scuola, e le hanno sparato perché voleva studiare, voleva capire, ma per loro le ragazze non devono andare a scuola, non hanno diritto ad imparare a leggere e a scrivere perché devono dipendere dai padri e dai mariti. La situazione delle donne in Pakistan è molto complicata; hanno una posizione di inferiorità in famiglia, in società ed anche davanti ai giudici. Le donne vengono costrette a sposare uomini più vecchi di loro; molte vengono molestate e altre sono costrette a prostituirsi. Possono studiare per diventare infermiere, ma secondo la consuetudine sociale, la donna non può toccare l’uomo. Questa storia ci ricorda che non si è bambini nello stesso modo in ogni parte del mondo. Ci ricorda che i nostri gesti quotidiani, come andare a scuola, essere interrogati, fare lo zaino, per una ragazza come Malala sono un sogno, per noi sono la normalità che dovremmo considerare una fortuna. Anche in Italia, però, in zone più degradate la scuola viene abbandonata da ragazzi e ragazze che sottovalutano l’importanza dello studio che invece è l’unico strumento che può migliorare la loro situazione. E Malala l’ha capito molto bene. La scuola e l’istruzione sono le “armi” che le donne pakistane hanno scelto per migliorare la loro situazione, fortemente compromessa dalla violenza, in una società maschilista che annienta la dignità femminile. Sara Smeriglio 2A “Empanadas” INGREDIENTES : POR EL AMASIJO - 250 g de harina “00” - 2 cucharas de aceite de oliva - 125 ml de agua - 5 g de sal POR EL RELLENO - 250 g de carne molida de novillo - 1/ 2 cuchara de comino - 1 tomate de 100 g cortado a cubitos - 1/ 2 pimiento rojo a cubitos - 1 cucharita de perejil picado elegantemente - 1/ 2 cebolla picada elegantemente - 1 diente de ajo picada - 1 cucharita de pimentón en polvo en aceite de aceituna - 1 huevo para pincelar los empanadas - sal y pimienta cuanto basta Una empanada es una fina masa de pan, masa quebrada o hojaldre rellena con una preparación salada o dulce y cocida al horno o frita con aceite o grasa. El relleno puede incluir carnes rojas o blancas, pescado, verduras o fruta. La masa, generalmente, es de harina de trigo ( aunque también puede usarse harina de maíz o otros cereales ) y suele llevar alguna grasa, aceite o manteca. Las empanadas son un plato tradicional de la mayoría de las cocinas de los países de habla hispana. Su nombre proviene del castellano “empanar”, cuya primera acepción es “encerrar algo en masa o pan para cocerlo en el horno”. Las masas utilizadas para las preparaciones del tipo de la empanada son normalmente diferentes a las utilizadas para la elaboración de pan, bizcochos o en repostería. Habitualmente llevan menos agua y mayor cantidad de grasa ( mantequilla, manteca o grasas vegetales ) produciendo una masa que se deshace en copos o láminas aportando más sabor adicional procedente de la grasa humidificada. El producto resultante está destinado a envolver completamente a su contenido en una gran variedad de formas en las diferentes cocinas : empanada, samosa, pasty, pierogi, piroshki, etc… PREPARACIÓN Para preparar los empanadas de carne de la cocina argentina como primera cosa tienes que poner en un cuenco la harina y el aceite, desatáis la sal en el agua tibia y luego unirla a la harina y a aceite. Trabaja el amasijo de los empanadas y una vez conseguido un panecillo homogéneo, envuélvelo en la película transparente y lo dejas descansar en el frigo por una hora. En el ínterin prepara el relleno de los empanadas, por lo tanto calienta una sartén antiadherente, versa un hilo de aceite, la cebolla picada, el ajo picado y cueces a fuego bajo, hasta cuando no inicia a endulzarse, añades el pimiento rojo a cubitos, añades sal y pimienta y cueces por algún minuto. Añades el tomate a cubitos y continúa luego la cocción por otros 5 minutos también añades la molienda delgada, el comino, el pimentón, 1 cucharita de perejil picado y cueces hasta cuando la carne haya tomado color. Una vez cocida la carne por los empanadas apagas el fuego, arregla de sal y pimienta. Zoldan III C