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RIVOLUZIONE FRANCESE - Istituto Ven. A. Luzzago

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RIVOLUZIONE FRANCESE - Istituto Ven. A. Luzzago
RIVOLUZIONE
FRANCESE: dalla fase
borghese a quella popolare
La rivoluzione borghese.
1790-91
Nel 1789 crebbe in tutta la Francia la mobilitazione intorno
agli ideali rivoluzionari.
Gruppi consistenti di guardie nazionali di diverse zone
iniziarono a riunirsi e a federarsi per la difesa degli obiettivi
comuni. Si celebrò nell’anniversario della presa della
Bastiglia, la grandiosa festa della federazione.
Il re giurò fedeltà alla nazione e la Festa della federazione
testimoniò la grande adesione e il consenso alla rivoluzione.
Le differenze di orientamento politico erano profonde e già
visibili, se solo si prendono in esame i canali di propaganda:
i club e la stampa.
I club politici
Tra i club la Società dell’89 era di tendenze moderate.
Posizioni radicali aveva la «Società degli amici dei diritti dell’uomo
e del cittadino», detta anche dei Cordiglieri (1790). Ad essa
aderirono Danton, Marat e Hebert.
I Giacobini costituivano il club più importante nato nel 1789.
Erano escluse le categorie sociali più modeste per l’alta quota di
iscrizione. Erano organizzati secondo una rigida disciplina. Le 450
società affiliate (nel 1791) prefiguravano la struttura dei moderni
partiti politici. Di maggiore spicco erano Maximilien Robespierre,
avvocato e Brissot presidente del club dal 1790.
La libertà di stampa aveva favorito pubblicazioni periodiche di
tendenza democratica moderata e controrivoluzionaria.
Una rivoluzione borghese
La rivoluzione politica del Terzo Stato si organizzava come
un regime politico di borghesi benestanti e di proprietari
terrieri e in questo senso possiamo parlare di rivoluzione
borghese.
I cittadini furono distinti in attivi e passivi in base al censo
per decidere i criteri per attribuire i diritti politici. Soltanto
quanti pagassero almeno un’imposta annua pari a tre
giornate di lavoro erano considerati attivi e potevano votare.
I cittadini degli strati più poveri erano considerati passivi e
non avevano il diritto di voto. Non tutti i cittadini attivi
erano eleggibili, perché c’era un sistema elettorale censitario.
Luigi XVI
Luigi XVI continuava a subire passivamente la
Rivoluzione ed era inoltre legato al partito della regina
Maria Antonietta, controrivoluzionaria.
Agitazioni e ribellioni controrivoluzionarie si erano già
manifestate in varie parti della Francia e avevano creato
il timore popolare di un complotto aristocratico.
La Costituzione civile del clero
Dopo la requisizione dei beni della Chiesa spettò allo stato
il mantenimento degli ecclesiastici, equiparati ai funzionari
pubblici dalla Costituzione civile del clero, che attribuiva la
nomina dei vescovi e dei parroci alle autorità statali.
Anche gli ecclesiastici furono obbligati a giurare fedeltà alla
Nazione. Questa modifica dell’organizzazione ecclesiastica fu
condannata da papa PIO VI.
Solo sette su centotrenta vescovi fecero il giuramento, il
basso clero si divise a metà e si creò uno scisma nella Chiesa
di Francia.
Riforma amministrativa
Fra il 1790 e il 1791 la Francia fu suddivisa in 83
dipartimenti e questi in circondari.
Fu instaurato un decentramento politico.
Parigi fu divisa in 48 sezioni, che corrispondevano ad
altrettante assemblee elettorali.
L’assemblea soppresse tutte le corporazioni di mestiere
e vietò, con la legge LE CHAPELIER, le coalizioni
operaie e gli scioperi.
La costituzione del 1791
Il regime politico era un regime liberale, fondato sulla separazione dei poteri.
I giudici divennero elettivi.
Il parlamento era composto da una sola camera, l’Assemblea legislativa, della
durata di due anni.
I ministri erano nominati dal re.
Il re poteva opporre il veto sospensivo alle leggi votate dall’assemblea.
La costituzione del 1791 stabiliva l’accordo tra il potere esecutivo e quello
legislativo, tra sovrano e Assemblea.
La fuga del re fece vacillare la monarchia costituzionale. Dall’estero il re
avrebbe voluto guidare una restaurazione armata della vecchia Francia. Luigi
XVI fu riconosciuto e fermato a Varennes e fu ricondotto a Parigi.
Rivoluzione popolare, La
Repubblica e la guerra
rivoluzionaria.
Ora la nazione fu privata del suo punto di riferimento:
il Re. Si svilupparono ipotesi di un regime democratico
e repubblicano. Ben presto sarebbe diventata
insanabile la divaricazione fra Rivoluzione liberale e
Rivoluzione democratica tra moderati e radicali.
Il 30 settembre 1791 si sciolse l’Assemblea nazionale
costituente e il primo ottobre si riunì il nuovo
Parlamento, l’Assemblea legislativa, costituita da 250
deputati moderati, 350 costituzionali e 136 giacobini.
Il 20 aprile 1792 fu dichiarata guerra all’Austria. Il Duca di
Brunswick, comandante delle truppe nemiche, diffuse un
manifesto che minacciava una vendetta nel caso fosse recato
oltraggio al Re. L’iniziativa fu ripresa dal popolo parigino, in
particolare dai sanculotti, a cui si aggiunsero i federati per
difendere la patria.
Sanculotti e federati chiedevano apertamente la sospensione del
re.
La mattina del 10 agosto giunsero davanti al palazzo delle
Tuileries. Dopo il secondo attacco il re ordinò di cessare il fuoco.
L’Assemblea legislativa sospese il re e decise nuove elezioni a
suffragio universale  era il trionfo della rivoluzione popolare.
La convenzione nazionale
La Convenzione nazionale era una nuova assemblea
legislativa, eletta nel 1792. Non deteneva il potere
esecutivo, il quale era esercitato da organismi
straordinari. Uno di questi, la Comune insurrezionale
di Parigi.
Fu la Comune a tenere prigioniero Luigi XVI.
I massacri di Settembre: i sanculotti diedero l’assalto alle
prigioni, perché si diffuse la voce di un complotto
controrivoluzionario che avrebbe avuto inizio nelle
carceri.
Grazie alla passione e alla determinazione dell’esercito
rivoluzionario le truppe francesi riuscirono a battere i
prussiani a Valmy il 20 Settembre 1792.
Il giorno dopo Valmy la Convenzione, eletta dalla sola
Francia rivoluzionaria, abolì la monarchia dando vita
alla repubblica.
Al centro dell’Assemblea si trovavano i deputati
moderati che costituivano la Pianura, in modo
dispregiativo chiamata anche Palude.
A destra si schierarono i girondini moderati e in alto a
sinistra i montagnardi radicali.
Le maggiori differenze fra girondini e montagnardi emersero durante il
processo al re: i girondini tennero un atteggiamento meno intransigente e
richiesero un processo senza fare appello al popolo. Il re fu processato e
condannato a morte senza consentire alcun rinvio dell’esecuzione. La
decapitazione avvenne il 21 gennaio 1793 nella piazza della Rivoluzione.
LA GUEERA RIVOLUZIONARIA: nel frattempo la Francia aveva sconfitto
gli austriaci a Jemappes. La Convenzione approvò una politica di fratellanza e
aiuto ai popoli che volevano rivendicare la propria libertà.
Il primo febbraio del 1793 la Convenzione dichiarò guerra all’Inghilterra e
all’Olanda.
In breve la Francia si trovò in guerra con tutti gli stati europei, esclusi i paesi
scandinavi, la Russia e la Svizzera.
Le conquiste delle armate repubblicane si trasformarono in annessioni: la
Savoia, Nizza, il Belgio e la Renania.
Offensiva della coalizione
Una leva di 300000 soldati, decretata dalla
Convenzione a febbraio, non fu sufficiente ad arginare
la ripresa dell’offensiva nemica nella primavera del ‘93.
Il generale Dumouriez fu sconfitto e sospettato di
tradimento. Fu messo sotto inchiesta e per questo
motivo tentò di volgere le proprie truppe contro la
capitale, ma non riuscì e passò quindi al nemico.
Comitato salute pubblica
Il Comitato di salute pubblica fu il vero organo di governo,
composto da 9 rappresentanti scelti dalla Convenzione e
rinnovabili ogni mese.
Tutte queste misure apparvero ai girondini come un inizio
di una dittatura. Alla fine di maggio realisti e moderati
conquistarono Lione e Marsiglia, cacciandone le
amministrazioni giacobine. Nella capitale invece le sezioni
venivano preparando una giornata contro i girondini.
Il 2 giugno, sotto la minaccia di 80000 uomini della guardia
nazionale e di 150 cannoni, la Convenzione si piegò e
decretò l’arresto di 29 deputati e di due ministri girondini.
Le “Dichiarazioni dei diritti”
del 1789 e del 1793
Il confronto fra le due dichiarazioni permette di
valutare alcune differenze fra il momento liberale e
democratico della rivoluzione.
La “resistenza all’oppressione” è oggetto di un intero
articolo (il 35) e rivendica un ruolo decisivo alle
minoranze rivoluzionarie.
Dichiarazione dell’89
I Rappresentanti del Popolo Francese, costituiti in Assemblea Nazionale, hanno stabilito di
esporre i diritti naturali dell’uomo affinché questa dichiarazione rammenti loro i loro diritti e
doveri e il rispetto per gli atti del Potere legislativo ed esecutivo.
I Diritti dichiarati sono:
Art. 1. Non ci sono distinzioni sociali e tutti gli uomini nascono liberi.
Art. 2. Il fine di ogni associazione politica è quello di conservare la libertà, la sicurezza e la
resistenza all’oppressione, diritti naturali dell’uomo.
Art. 3. Il principio di ogni sovranità risiede nella Nazione.
Art. 4. La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri.
Art. 5. La Legge può vietare solo ciò che è nocivo alla società.
Art. 6. La legge è l’espressione della volontà generale.
Art. 7. Nessun uomo può essere accusato, arrestato o detenuto se non nei casi determinati
dalla Legge; in virtù di questa deve obbedire altrimenti si rende colpevole.
Art. 8. La Legge deve stabilire solo pene necessarie,
Art.9. Ad ogni uomo presumendosi innocente, sino a quando non
dichiarato colpevole, ci si deve assicurare della sua persona.
Art. 10. Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni.
Art. 11. Ogni cittadino ha la libertà di parola e di stampa.
Art. 12. La garanzia dei diritti dell’uomo ha bisogno di una forza pubblica.
Art. 13. E’ indispensabile un contributo comune ripartito fra i cittadini in
ragione delle loro sostanze.
Art. 14. Tutti i cittadini hanno il diritto di constatare e approvare la
necessità di un contributo pubblico e la sua durata.
Art.15. Ogni società ha il diritto a chieder conto ad ogni agente pubblico
della sua amministrazione.
Art. 16. Una società ha costituzione se la garanzia dei diritti è assicurata.
Art. 17. Nessuno può esser privato della sua proprietà, salvo necessità
pubblica.
Dichiarazione del ‘93
Questa Dichiarazione fu scritta affinché tutti i cittadini non si lascino opprimere ed avvilire dalla tirannia, e
abbiano sempre davanti agli occhi le basi della loro felicità e libertà è il legislatore l’oggetto della sua missione.
Art. 1. Lo scopo della società è la felicità comune.
Art. 2. Questi diritti sono l’uguaglianza, la libertà, la sicurezza, la proprietà.
Art. 3. Tutti gli uomini sono uguali per natura e davanti e davanti alla Legge.
Art. 4. La legge è la stessa per tutti.
Art. 5. Tutti i cittadini sono ugualmente ammissibili agli incarichi pubblici, i motivi di preferenza sono solo la
virtù e le capacità.
Art. 6. La libertà consiste nel fare tutto ciò che non nuoce ai diritti degli altri.
Art.7. Il diritto di manifestare il proprio pensiero non può essere interdetto.
Art, 8. La sicurezza considera nella protezione accordata dei membri della società.
Art. 9. La legge deve proteggere i cittadini contro l’oppressione di coloro che governano
Art.10 Nessuno deve essere accusato o arrestato e non nei casi della Legge e non deve opporre resistenza.
Art.11 Ogni atto esercitato contro un uomo senza le forme dettate dalla Legge è tirannico.
Art. 2. Coloro che fanno eseguire degli atti arbitrari sono colpevoli.
Art. 13. Ogni uomo fino a quando non è dichiarato colpevole bisogna assicurarsi della sua persona.
Art. 14. tutti prima di essere giudicati e puniti devono essere ascoltati.
Art. 15. La Legge deve decretare solo pene necessarie, proporzionate al delitto e utili alla società.
Art. 16. Il diritto di proprietà appartiene a tutti i cittadini ed è quello di godere e disporre dei suoi beni.
Art. 17. Nessun genere di lavoro può essere interdetto all’operosità dei cittadini.
Art. 18. Nessun uomo può essere venduto o vendersi.
Art. 19. nessun uomo può essere privato della sua proprietà, tranne per necessità pubblica.
Art. 20. tutti hanno il diritto di concorrere alla determinazione dei contributi.
Art. 21. La società deve la sussistenza ai cittadini disgraziati.
Art. 22. L’istruzione è il bisogno di tutti.
Art. 23. La garanzia sociale consiste nell’azione di tutti.
Art. 24. La responsabilità dei funzionari deve essere assicurata.
Art. 25. La sovranità risiede nel popolo.
Art. 26. Ogni sezione del Sovrano riunito in battaglia deve godere di
esprimere la sua volontà.
Art. 27. L’individuo che usurpa la sovranità deve essere messo a morte.
Art. 28. Un popolo ha sempre il diritto di vedere e cambiare la propria
Costituzione.
Art. 29. ogni cittadino ha uguale diritto di nomina dei suoi mandatari.
Art. 30. Le funzioni pubbliche sono temporanee e sono doveri.
Art. 31. I delitti non devono mai essere impuniti.
Art. 32. Il diritto di presentare delle petizioni non può essere limitato.
Art. 33. La resistenza all’oppressione è la conseguenza degli altri diritti
dell’uomo.
Art. 34. Vi è oppressione contro il corpo sociale quando uno solo dei suoi
membri è oppresso, contro ogni membro quando il corpo sociale è oppresso.
Art. 35. Quando il Governo viola i diritti del popolo, l ‘insurrezione è un
diritto e un dovere.
Una “rivoluzione borghese”’
Nell’articolo Ricchezza non capitalistica e le cause della
rivoluzione francese, lo storico americano Taylor critica la
tesi marxista della rivoluzione francese come rivoluzione
borghese, sottoponendo alla verifica della realtà sociale
francese del XVIII secolo la pertinenza del concetto di
“borghesia” capitalistica e imprenditoriale.
L’analisi di Taylor sulla provenienza della ricchezza chiarisce
che la borghesia e l’aristocrazia costituirono due ceti distinti
solo dal punto di visa giuridico e politico.
Taylor ritiene che quella francese fu una rivoluzione politica
con conseguenze sociali e non viceversa.
Chiamare la Rivoluzione francese del 1789 una “rivoluzione borghese” implica una classe sociale alimentata e fondata
sul capitalismo.
Privata di questi collegamenti la formula “rivoluzione borghese” perde la sua implicazione con un concetto di
cambiamento economico e di lotta di classe.
Le conseguenze di questa rivoluzione sono economiche, sociali, politiche e intellettuali.
La questione fondamentale: la borghesia del 1789 aveva una consistenza economica tale da opporla ad altre classi
legate a differenti forme di ricchezza?
le proprietà costituivano più dell’80% della ricchezza privata in Francia.
La maggioranza dei francesi viveva della terra, che produceva la maggior parte del reddito tassabile e del prodotto
nazionale lordo.
i proprietari e i professionisti nel terzo stato superavano i mercanti.
 anche nel terzo stato la ricchezza proprietaria sopravanzava il capitale commerciale ed industriale.
un numero consistente di nobili erano imprenditori nel commercio, nell’industria e nella finanza. Esisteva infatti,
prima della rivoluzione, una NOBLES COMMERCANTE. Si trovava anche un COMMERCE ANOBLI, ovvero un
gruppo di mercanti fatti nobili tramite le cariche municipali.
Si estendeva nel terzo stato la ricchezza proprietaria, nel secondo il capitalismo.
DUE IMPORTANTI CONCLUSIONI: 1) termine borghese: gruppo non nobile con ruolo capitalistico. 2)non
possediamo spiegazioni economiche per questa rivoluzione,
L’INTERO CONCETTO CLASSICO DI RIVOLUZIONE BORGHESE SI E’ RIVELATO IMPOSSIBILE DA
SOSTENERE
QUESTA RIVOLUZIONE E’ L’ASSALTO DELLA PARTE SUPERIORE DEL TERZO STATO CONTRO
L’ASSOLUTISMO E L’ARISTOCRAZIA.
Che cos’è un sanculotto?
Nel volume la mentalità rivoluzionaria, del 1985, lo storico
francese Vovelle prende in esame la sensibilità collettiva in
Francia nel periodo della rivoluzione, le sue componenti e i
problemi relativi al suo studio.
La sensibilità collettiva era già turbata prima del 1789 dalla
penetrazione di nuove idee di libertà e uguaglianza e di
nuovi valori.
Il fuoco della lotta rivoluzionaria modificò il cittadino in
militante, in sanculotto.
Di questa nuova figura sociale Vovelle descrive estrazione e
mentalità, in buona parte ancora da scoprire.
A Parigi la percentuale media di adulti che frequentavano le sezioni tra il 1792 e il 1793
era dell’8,9%. A Marsiglia la percentuale era invece maggiore.
La Rivoluzione quindi, si può notare, che nella sua fase più attiva ha interessato solo un
decimo dei cittadini adulti.
Ruolo costante di artigiani e commercianti come cardini della sanculotteria, anche se
l’equilibrio interno di questo gruppo si modifica a vantaggio dei commercianti più
ricchi.
Borghesi e commercianti frequentano più spesso le loro sezioni.
Contadini e pescatori frequentano solo occasionalmente le assemblee.
A Parigi l’età media dei sanculotti è sui quarant’anni, mentre a Marsiglia dai 43 ai 44
anni.
Cobb e Sobul ci danno di questa mentalità militante due immagini tra loro contrastanti.
Sobul afferma che il militante sia del tutto consapevole di vivere un momento
eccezionale.
Cobb afferma che il militante è colui che ha un senso di superiorità, si fa confondere
dalle parole, è debole per la bottiglia ed è ignorante. Non è però un sanguinario, ha un
senso di superiorità ma è anche tollerante, generoso e coraggioso.
Il sanculotto è un intreccio di queste contraddizioni.
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