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Diapositiva 1 - Diocesi di Brescia

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Diapositiva 1 - Diocesi di Brescia
LUCA: IL VANGELO DEL VIANDANTE
Il tema unificante dell’opera lucana (Vangelo + Atti degli apostoli) è il CAMMINO
DELLA PAROLA e il CAMMINO DI COLORO CHE L’ANNUNCIANO.
PREMESSA: IL TEMA DEL CAMMINO NELL’ANTICO E NEL NUOVO TESTAMENTO
Il tema del cammino non è estraneo alla Bibbia. La metafora del cammino è
spesso utilizzata per indicare la vita dell’uomo sulla terra.
Ad esempio, il LIBRO DEI SALMI si apre con il tema della via (via = cammino):
Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei
peccatori e non siede in compagnia degli arroganti,
2 ma nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e
notte.
3 È come albero piantato lungo corsi d'acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue
foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene.
4 Non così, non così i malvagi, ma come pula che il vento disperde;
5 perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio né i peccatori nell'assemblea
dei giusti,
6 poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti, mentre la via dei
malvagi va in rovina.
La VIA, in molte culture, rappresenta non soltanto la vita umana dal grembo
materno alla morte, ma anche l’UOMO RELIGIOSO, ossia il PELLEGRINAGGIO
DELL’UOMO IN CERCA DI SENSO.
Qui si inserisce la tradizione ebraico-cristiana
L’ANTICO TESTAMENTO CONTIENE MOLTE ESPRESSIONI CHE
RIGUARDANO LA VIA
TALI ESPRESSIONI RIGUARDANO TRE AMBITI IN PARTICOLARE
PRIMO AMBITO: LA VIA COME METAFORA DELLA VITA
La vita dell’uomo è concepita dallo scrittore sacro come un cammino illuminato e
custodito dalla Provvidenza.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
2 Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei
tu, solo in te è il mio bene».
3 Agli idoli del paese, agli dèi potenti
andava tutto il mio favore.
4 Moltiplicano le loro pene quelli che
corrono dietro a un dio straniero. Io non
spanderò le loro libagioni di sangue, né
pronuncerò con le mie labbra i loro nomi.
5 Il Signore è mia parte di eredità e mio
calice: nelle tue mani è la mia vita.
6 Per me la sorte è caduta su luoghi
deliziosi: la mia eredità è stupenda.
7 Benedico il Signore che mi ha dato
consiglio; anche di notte il mio animo mi
istruisce.
8 Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.
9 Per questo gioisce il mio cuore ed esulta
la mia anima; anche il mio corpo riposa al
sicuro,
10 perché non abbandonerai la mia vita
negli inferi, né lascerai che il tuo fedele
veda la fossa.
11 Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza, dolcezza
senza fine alla tua destra.
(Salmo 16)
SECONDO AMBITO: LA VIA COME METAFORA DELLA STORIA DI SALVEZZA
IL CAMMINO DELL’UOMO NON E’ UN PERCORSO SOLITARIO E SENZA META.
AL CONTRARIO
•DIO CAMMINA CON L’UOMO
•LA META E’ LA SALVEZZA = PIENA REALIZZAZIONE DI SE’ SECONDO IL DISEGNO DEL
CREATORE.
Questo messaggio è presente, ad esempio, in molti passi del Libro dell’Esodo
18
Dio fece deviare il popolo per la strada del deserto verso il Mar Rosso. Gli
Israeliti, armati, uscirono dalla terra d'Egitto.
19 Mosè prese con sé le ossa di Giuseppe, perché questi aveva fatto prestare un
solenne giuramento agli Israeliti, dicendo: «Dio, certo, verrà a visitarvi; voi allora vi
porterete via le mie ossa».
20 Partirono da Succot e si accamparono a Etam, sul limite del deserto.
21 Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per
guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco, per far loro
luce, così che potessero viaggiare giorno e notte.
22 Di giorno la colonna di nube non si ritirava mai dalla vista del popolo, né la
colonna di fuoco durante la notte. (Esodo 13,18-22)
Mosè disse al Signore: «Vedi, tu mi ordini: “Fa' salire questo popolo”, ma non
mi hai indicato chi manderai con me; eppure hai detto: “Ti ho conosciuto per
nome, anzi hai trovato grazia ai miei occhi”.
13 Ora, se davvero ho trovato grazia ai tuoi occhi, indicami la tua via, così che
io ti conosca e trovi grazia ai tuoi occhi; considera che questa nazione è il tuo
popolo».
14 Rispose: «Il mio volto camminerà con voi e ti darò riposo».
15 Riprese: «Se il tuo volto non camminerà con noi, non farci salire di qui.
16 Come si saprà dunque che ho trovato grazia ai tuoi occhi, io e il tuo popolo,
se non nel fatto che tu cammini con noi? Così saremo distinti, io e il tuo popolo,
da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra». (Esodo 33,12-16)
12
TERZO AMBITO: LA VIA COME METAFORA DELLA CONDOTTA MORALE
15
Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male.
16 Oggi, perciò, io ti comando di amare il Signore, tuo Dio, di camminare per
le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu
viva e ti moltiplichi e il Signore, tuo Dio, ti benedica nella terra in cui tu stai per
entrare per prenderne possesso.
17 Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a
prostrarti davanti ad altri dèi e a servirli,
18 oggi io vi dichiaro che certo perirete, che non avrete vita lunga nel paese in
cui state per entrare per prenderne possesso, attraversando il Giordano.
19 Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti
la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Scegli dunque la vita,
perché viva tu e la tua discendenza,
20 amando il Signore, tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui,
poiché è lui la tua vita e la tua longevità, per poter così abitare nel paese che il
Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe».
(Deuteronomio 30,15-20)
`AM[i hw"hyw: lyKif.m; wk'r>D"-lk'l. dwId"
yhiy>w:
1Samuele 18,14: Davide riusciva in tutte le sue imprese [letteralmente: in tutte le sue
vie], poiché il Signore era con lui.
Secondo la prospettiva di 1Sam, la vita riesce quando impariamo a camminare sul
cammino che Dio ha tracciato per noi, mettendo in pratica la sua volontà.
LA VIA NEL TERZO VANGELO
Luca riprende la tradizione biblica sul tema della via, sottolineando come nella
persona di Gesù la via di Dio e la via dell’uomo si incontrano.
Qual è il motivo di questo incontro?
Mostrare all’uomo che la sua via ha una meta: il Cielo, cioè la comunione con Dio.
Luca racconta la storia di Gesù come la storia di Dio che si mette sulla strada
dell’uomo, fino alla meta finale che è la Via Crucis e che l’evangelista presenta
come una salita, come un’ascesa che non finisce sulla croce, ma con la via del
Cielo, con l’Ascensione.
Il cammino dell’uomo, anzi, della comunità credente, non finisce però con
l’ascensione.
L’ascensione non distoglie l’uomo dal percorrere la via e non distoglie il credente
dal seguire la via: infatti gli Atti degli apostoli parlano della comunità cristiana come
di quelli della via o semplicemente la via.
Luca ci insegna a stare sulla via, ci insegna il viaggio.
Antichi e moderni hanno fatto a gara nel lodare il Vangelo di Luca, non solo per la
finezza dello stile (Luca scrive in un greco molto elegante), ma anche per la
delicatezza dei suoi sentimenti, a tal punto che Dante definì il terzo evangelista
scriba mansuetudinis Christi.
Luca (raffigurato dal toro, perché il suo
Vangelo si apre con il sacerdote
Zaccaria che nel Tempio offriva sacrifici
di tori e agnelli) sa bene come far
vibrare il sentimento umano: tra le
parabole evangeliche più impresse
nella memoria del popolo cristiano ci
sono senza alcun dubbio quelle del
“buon samaritano”, del “figlio perduto e
ritrovato”, del “ricco epulone e
Lazzaro”, del “fariseo e pubblicano”…
tutte parabole che si trovano
esclusivamente nel Terzo Vangelo.
Inoltre, la figura di Maria ci è nota
soprattutto per i primi due capitoli di
Luca e si comprende come la
tradizione abbia attribuito a lui un
ritratto della Madonna.
Luca è anche l’autore degli Atti degli apostoli.
Sin dalla fine del II secolo, la tradizione ha espresso la convinzione che il Terzo
Vangelo e gli Atti fossero stati scritti dalla stessa mano.
Due indizi confermano tale convinzione:
1. Il prologo del secondo libro (At 1,1) rinvia allo scritto precedente indirizzato alla
stessa persona, cioè Teofilo (Lc 1,1-4)
PROLOGO DEL VANGELO
Poiché molti hanno cercato di raccontare
con ordine gli avvenimenti che si sono
compiuti in mezzo a noi,
2 come ce li hanno trasmessi coloro che
ne furono testimoni oculari fin da principio
e divennero ministri della Parola,
3 così anch'io ho deciso di fare ricerche
accurate su ogni circostanza, fin dagli
inizi, e di scriverne un resoconto ordinato
per te, illustre Teòfilo,
4 in modo che tu possa renderti conto
della solidità degli insegnamenti che hai
ricevuto.
PROLOGO DEGLI ATTI
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di
tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi
2 fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo
aver dato disposizioni agli apostoli che si era
scelti per mezzo dello Spirito Santo
2. Il Vangelo e gli Atti sono uniti da una cerniera letterario-teologica (racconto
dell’ascensione) costituita dalla conclusione del Vangelo (Lc 24,50-53) e l’inizio
degli Atti (At 1,1-11).
Lc 24,50-53
50 Poi li condusse fuori
verso Betània e, alzate
le mani, li benedisse.
51
Mentre
li
benediceva, si staccò
da loro e veniva portato
su, in cielo.
52
Ed
essi
si
prostrarono davanti a
lui; poi tornarono a
Gerusalemme
con
grande gioia
53 e stavano sempre
nel tempio lodando Dio.
At 1,1-11
9 Detto questo, mentre lo
guardavano, fu elevato in
alto e una nube lo sottrasse
ai loro occhi.
10 Essi stavano fissando il
cielo mentre egli se ne
andava, quand'ecco due
uomini in bianche vesti si
presentarono a loro
11 e dissero: «Uomini di
Galilea, perché state a
guardare il cielo? Questo
Gesù, che di mezzo a voi è
stato assunto in cielo, verrà
allo stesso modo in cui
l'avete visto andare in
cielo».
E’ estremamente difficile comprendere una delle due opere senza l’altra.
Marco e soprattutto Matteo avevano insistito sulla continuazione dell’opera di Gesù
nella missione dei discepoli, ma solo Luca mostra la realizzazione di questa
missione dopo l’ascensione.
Grazie alla convergenza tra Vangelo e Atti, gli scritti lucani occupano un posto di
rilievo nel panorama neotestamentario, non solo per la loro ampiezza (Vangelo e
Atti contengono insieme 2157 versetti, mentre Matteo ne ha 1068 e Marco 661),
ma anche per l’accuratezza linguistica, la peculiarità della loro impostazione e la
profondità teologica.
CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELL’OPERA LUCANA
Ci sono alcuni dati interni all’opera lucana di indubbio valore per l’identificazione
dell’autore. Tra questi ha un grande significato il prologo (Lc 1,1-4), che Luca
compone sul modello degli scrittori ellenistici del suo tempo.
PROLOGO DEL VANGELO
Poiché molti hanno cercato di
raccontare con ordine gli avvenimenti
che si sono compiuti in mezzo a noi,
2 come ce li hanno trasmessi coloro
che ne furono testimoni oculari fin da
principio e divennero ministri della
Parola,
3 così anch'io ho deciso di fare ricerche
accurate su ogni circostanza, fin dagli
inizi, e di scriverne un resoconto
ordinato per te, illustre Teòfilo,
4 in modo che tu possa renderti conto
della solidità degli insegnamenti che hai
ricevuto.
PROLOGO
DI
UN’OPERA
DIOSCORIDE (I SEC. d.C.)
DI
Benché siano apparsi, non solo nei tempi
antichi, ma anche nel nostro tempo,
numerosi trattati sulla preparazione dei
medicinali, i loro effetti e il loro controllo,
cercherò, onorabilissimo Ario, di impartirti
un insegnamento su questa materia, e il
mio progetto non è né inutile né
irragionevole, perché i miei predecessori
o non sono arrivati alla conclusione del
loro compito, o si sono accontentati di
mettere per iscritto informazioni orali.
Quali conclusioni trarre da un simile confronto?
Luca intende dialogare con la cultura del suo tempo, per mostrare la credibilità e la
solidità del messaggio evangelico.
Inoltre, dal prologo al Vangelo si evince che Luca si pone nella terza fase della
composizione, dopo quelli che furono “testimoni oculari fin dal principio” (v. 2) e dopo
coloro che hanno cercato di stendere una narrazione fondata sulla tradizione.
Luca si distingue dunque dai testimoni oculari e dà per certa l’esistenza di una
tradizione. Dichiara, inoltre, di aver seguito ogni cosa “accuratamente” prima di
stendere un resoconto dei fatti. Questo modo di procedere corrisponde allo stile
letterario degli scrittori dell’età ellenistica.
Secondo gli studiosi, Luca avrebbe composto il suo Vangelo avendo come base il
racconto di Marco, una raccolta di detti (chiamata Q, in comune con Matteo) e del
materiale speciale conosciuto solo da lui (chiamato, per convenzione, L).
L
Mc
Q
Lc
Mt
M
Inoltre, dal Vangelo e dagli Atti emergono altre informazioni sull’autore:
• L’autore del Vangelo e degli Atti non ha dimestichezza con le usanze ebraiche ed
evita di trattarle, mostra invece di conoscere bene la comunità cristiana di
Antiochia, come si evince dal libro degli Atti:
11,19 Intanto quelli che si erano dispersi a causa della persecuzione scoppiata a motivo di Stefano
erano arrivati fino alla Fenicia, a Cipro e ad Antiòchia e non proclamavano la Parola a nessuno
fuorché ai Giudei.
20 Ma alcuni di loro, gente di Cipro e di Cirene, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche
ai Greci, annunciando che Gesù è il Signore.
21 E la mano del Signore era con loro e così un grande numero credette e si convertì al Signore.
22 Questa notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, e mandarono Bàrnaba ad
Antiòchia.
23 Quando questi giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore
risoluto, fedeli al Signore,
24 da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede. E una folla considerevole fu
aggiunta al Signore.
25 Bàrnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo:
26 lo trovò e lo condusse ad Antiòchia. Rimasero insieme un anno intero in quella Chiesa e
istruirono molta gente. Ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani.
27 ¶ In quei giorni alcuni profeti scesero da Gerusalemme ad Antiòchia.
(Antiochia viene menzionata anche in At 13,1-3; 15,1-5.30-35)
• Certamente si tratta di una persona colta, che conosce la letteratura profana
ellenistica (lo si deduce dalle tecniche narrative), ma anche l’Antico Testamento
nella versione greca dei Settanta (LXX).
• In alcune sezioni degli Atti, chi scrive lo fa alla prima persona plurale
(utilizzando dunque il pronome “noi”): questo particolare sembra identificare
Luca con uno dei collaboratori di Paolo durante il secondo e terzo viaggio
apostolico.
• Alcune precise osservazioni mediche, presenti nel Vangelo, hanno indotto
diversi studiosi a identificare l’autore con un medico, ma al riguardo bisogna dire
che le conoscenze di Luca non appaiono superiori a quelle di una persona colta
del tempo (per es. Flavio Giuseppe) e riflettono una terminologia già presente
nella Bibbia dei Settanta.
Esaminati questi dati, interni all’opera, bisogna dire che il titolo “Euaggelion kata
Loukan” si trova per la prima volta in un frammento di Papiro (Papiro Bodmer XIV –
P73) risalente probabilmente alla fine del II secolo. E’ molto probabile, comunque,
che il papiro riporti una tradizione precedente.
Il cosiddetto “Canone di Muratori” (fine II sec.) contiene questa notizia:
Terzo è il libro del Vangelo secondo Luca. Questo Luca è un medico che, dopo
l’ascensione di Gesù, Paolo prese con sé come compagno di viaggio […] Egli scrisse
in nome proprio e secondo il suo punto di vista per quanto non avesse visto
personalmente il Signore nella carne.
Ireneo di Lione (II sec.), da parte sua, scrive:
Luca, il compagno di Paolo, ha messo per iscritto nel suo libro l’evangelo da lui
predicato.
Come valutare questi dati?
L’elemento più solido di questa tradizione, attestata fin dal II secolo, è che la
persona a cui si attribuisce la paternità del Terzo Vangelo non sia un apostolo né
un testimone oculare (cf. Lc 1,1-4).
È difficile che sia stato un giudeo di nascita, considerato il rapporto di estraneità
alla legge giudaica (cf. At 15,10: « 10 Or dunque, perché tentate Dio imponendo
sul collo dei discepoli un giogo che né i padri nostri né noi abbiamo potuto
portare?»).
La lingua che usa, lo stile letterario che ricorda i filosofi e gli storici greci
contemporanei, la conoscenza dello stoicismo e del platonismo (cf. At 7), fanno
pensare piuttosto a un’origine ellenistica (forse Antiochia di Siria).
Paolo parla di un suo collaboratore, che porta il nome di Luca nella Lettera a
Filemone (v. 24), in Col 4,14 e in 2Tm 4,11 (ma queste ultime due lettere
difficilmente possono essere attribuite a Paolo).
Un insigne studioso, R.E. Brown, ritiene che se da un lato non c’è modo di
essere certi che Luca fosse stato compagno di Paolo, dall’altro lato non cè una
sera ragione per negarlo.
Destinatari, luogo e data di composizione
Non è facile identificare il pubblico per cui Luca scrive. Non lo è stato in passato e
non lo è neppure oggi. Troppi sono i dati che rimandano a tradizioni differenti,
oppure che mostrano delle discrepanze, o anche che sono così fluidi da risultare
non identificabili.
Alcuni studiosi del passato ritenevano che Luca avesse scritto per destinatari non
cristiani e che il testo avesse, dunque, uno scopo missionario di conversione alla
fede in Cristo.
Oggi prevale di gran lunga la convinzione che l’evangelista si rivolgesse a una
comunità formata da cristiani provenienti dai «gentili» o da giudeo-ellenisti
convertiti al cristianesimo, che si interrogavano sul rifiuto della fede in Cristo da
parte dell’ufficialità ebraica e sull’accoglienza, invece, del messaggio da parte dei
pagani.
Cristiani, dunque, che cercano di approfondire i fondamenti della loro fede in
Cristo.
L’ottica teologica di Luca: il viaggio della Parola
Il prologo dice però anche un’altra cosa: parla dei testimoni oculari che divennero
servitori della Parola. L’espressione greca è più suggestiva, perché dice che coloro
che furono testimoni oculari fin dall’inizio divennero hyperetai tou logou (Lc 1,2)  il
termine hyperetai significa di per sé rematori: e dunque gli apostoli sono visti come
servitori, in quanto remano portando nel mondo la parola.
Si giustifica allora la categoria che è stata posta all’inizio del presente incontro: il
viaggio della Parola.
La Parola, infatti, diventa il cuore del ministero di Gesù, come ricorda l’episodio di
Marta e Maria:
10,38 Mentre essi erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio, e una donna, che si
chiamava Marta, lo accolse in casa sua.
39 Sua sorella, di nome Maria, si sedette ai piedi del Signore e stava ad ascoltare la
sua parola.
40 Marta invece era assorbita per il grande servizio. Perciò si fece avanti e disse:
«Signore, non vedi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque di
aiutarmi».
41 Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti preoccupi di troppe cose.
42 Invece una sola è la cosa necessaria. Maria ha scelto la parte migliore, che
nessuno le toglierà».
Altrettanto significativa è la parabola del Seminatore, l’unica ad essere accompagnata
da una spiegazione:
8,4 Poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una
parabola:
5 «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e
fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono.
6 Un'altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità.
7 Un'altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono.
8 Un'altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo,
esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
9 I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola.
10 Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole,
affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano.
11 Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio.
12 I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta
via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati.
13 Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non
hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno.
14 Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano
soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione.
15 Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e
buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.
L’annuncio della Parola salvifica di Dio inizia con il ministero di Gesù in
Galilea, in tutta la Giudea e a Gerusalemme (Vangelo) e continua con la
proclamazione degli apostoli che «remano», portando la Parola «fino ai confini
della terra».
A questo proposito, si è rivelato suggestivo il tentativo di leggere l’opera
lucana (Vangelo e Atti) in forma concentrica (o chiastica), con l’ascensione di
Gesù che chiude la prima opera e apre la seconda. Dopo la dedica (Lc 1,1-4)
e il proemio (Lc 1,5-4,13), il complesso lucano avrebbe una disposizione di
questo tipo:
A. Galilea (Lc 4,14-9,50)
B. Samaria e Giudea (Lc 9,51-19,40)
C. Gerusalemme (Lc 19,41-24,49)
D. Ascensione (Lc 24,50-51//At 1,4-11)
C’. Gerusalemme (At 1,12-8,1a)
B’. Giudea e Samaria (At 8,1b-11,18)
A’. Sino ai confini del mondo (At 11,19-28,31).
Proposta interessante: i fatti narrati nel Vangelo iniziano e si concludono a
Gerusalemme, e più precisamente nel Tempio (cf. 1,8 e 24,53), luoghi simbolici per
eccellenza; e gli Atti iniziano ancora in Gerusalemme per concludersi all’arrivo della
Parola nel centro dell’impero romano, secondo il programma di At 1,8: «e voi sarete
miei testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e Samaria e fino ai confini del
mondo».
Tenendo conto dell’articolazione appena presentata, è possibile individuare al suo
interno una progressione, che corrisponde a quello che potremmo definire il
viaggio della Parola.
Così, dopo i primi due capitoli (i racconti dell’infanzia) che costituiscono per così
dire l’antefatto (fondamentale per comprendere il senso dell’intero vangelo), al
cap. 3 leggiamo:
Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era
governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello,
tetrarca dell'Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilene,
2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni,
figlio di Zaccaria, nel deserto.
Da questo momento in poi il cammino della Parola diventa il cammino di Gesù.
Un altro passo importante è Lc 4,29-30:
29
Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio
del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù.
30 Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Di per sé, nel testo greco, c’è scritto che Gesù camminava: non viene utilizzato
l’aoristo (passato remoto), tempo che definisce un’azione compiuta nel passato,
ma l’imperfetto, che indica un’azione che permane nel tempo.
Da questo momento, Luca ricorda spesso che Gesù è in viaggio:
13,22: passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso
Gerusalemme;
17,11: lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la
Galilea;
18,31: poi prese con sé i Dodici e disse loro: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e
si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo”;
19,28: dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso
Gerusalemme.
Il viaggio sembrerebbe concludersi a Gerusalemme, dove Gesù arriva (Lc 19) e dove
si realizzano gli eventi più importanti: passione, morte, risurrezione e ascensione (Lc
22-24).
Ma il viaggio continua nel libro degli Atti degli apostoli, la seconda opera lucana.
Non a caso, in At 9,2 incontriamo una bellissima definizione dei cristiani: “coloro che
appartengono alla Via”, quasi a dire che la via è un termine che contrassegna i
seguaci di Cristo.
9,1 Saulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si
presentò al sommo sacerdote
2 e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a
condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e
donne, appartenenti a questa Via.
3 E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco,
all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo
4 e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi
perséguiti?».
5 Rispose: «Chi sei, o Signore?». Ed egli: «Io sono Gesù, che tu perséguiti!
6 Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare».
È significativa questa definizione dei discepoli, che troviamo in altri passi come, ad
esempio, in At 22,4: qui Paolo presenta se stesso con queste parole: “Io perseguitai
a morte questa via, incatenando e mettendo in carcere uomini e donne”.
In At 24,14, ancora, Paolo confessa davanti al procuratore: questo invece ti dichiaro:
io adoro il Dio dei miei padri, seguendo quella via che chiamano setta, credendo in
tutto ciò che è conforme alla Legge e sta scritto nei Profeti.
La parola di Dio, dunque, soprattutto grazie a Paolo, percorre le vie dell’impero
romano, fino a Roma (At 28), dove il racconto di Luca si chiude.
Non interessa la sorte di Paolo e neppure il suo martirio, che conosciamo da altre
fonti: interessa solo che la Parola abbia raggiunto il cuore dell’impero romano.
Alcune indicazioni bibliografiche:
• Candido, D., (a cura di), Narrazione biblica e catechesi, San Paolo 2014.
• Fischer, G. – Paganini, S., Per comprendere la Bibbia, Edizioni Messaggero
2013.
• Attinger, D., Evangelo secondo Luca, Qiqajon 2015.
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