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LA LA DONNA DONNA Sara Loda e Sofia Suardi 3^D A.S 2013/2014 La festa della donna Le origini della festa dell’8 marzo risalgono al lontano 1908, quando, pochi giorni prima di questa data, a New York, le operaie dell’industria tessile ‘Cotton’ scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finché l’8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Allo stabilimento venne appiccato il fuoco e le 129 operaie prigioniere vennero arse dalle fiamme. Successivamente questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale a favore delle donne da Rosa Luxemburg, proprio in ricordo di questa tragedia. Purtroppo oggi la festa è solo per fini commerciali ma è nata proprio in onore delle donne che ancora oggi subiscono dei soprusi. Il simbolo della festa delle donne è la mimosa. La donna nel passato Uno dei fenomeni più significativi del XX secolo è stato l’emancipazione femminile. Le donne furono considerate sottomesse al maschio (sfruttamento delle donne). La maggior parte delle società umane aveva modellato le proprie istituzioni, sulle esigenze degli uomini. Con la fine dell’Ottocento la situazione cominciò a cambiare. La parità politica con l’uomo non significò per la donna la conquista di una parità sociale, perché nei primi decenni del Novecento non avevano ancora la possibilità di accedere alle carriere più qualificanti, di studiare all’università o dirigere imprese e affari. Nonostante la crescita della loro partecipazione politica, la maggior parte delle donne rimaneva ancora legata al ruolo di madre e moglie. La donna nella politica Alla fine del XIII secolo le donne europee non godevano dei diritti civili né politici , concessi solo a fasce ristrette della popolazione. Il messaggio di libertà e di uguaglianza della Rivoluzione Francese introdusse la questione dell’estensione del diritto di voto alle donne (suffragette). Il termine SUFFRAGIO FEMMINILE indica un movimento di riforma economico e politico avente come obbiettivo quello di estendere il diritto di voto alle donne. La Nuova Zelanda fu il primo stato a riconoscere il diritto di voto. La prima donna ad entrare in politica fu Margaret Thatcher. I diritti della donna Il cammino verso il riconoscimento dei propri diritti è stato particolarmente lungo e difficile per le donne ,perché per secoli sono state considerate diverse e inferiori all’uomo. Oggi nella costituzione e in molte leggi viene affermato il diritto di parità tra uomo e donna. Ma nonostante ciò,in alcune parti del mondo questo diritto non è presente. Spesso,ancora oggi, le donne sono soggette a discriminazioni e violenze. Il ruolo della donna nello sport La storia dello sport tuttavia è stata a lungo caratterizzata da una netta predominanza maschile e il campo delle attività sportive è tutt’oggi,segnato da profonde differenze di genere:gli uomini partecipano più delle donne alla pratica sportiva e al contempo,gli sport maschili sono i più rilevanti sia economicamente che culturalmente. Nell’antichità non era quindi inusuale trovare figure femminili dedite alla pratica sportiva. La donna partecipa alle olimpiadi,dal 1900. Sfruttamento delle donne In ogni tempo,le donne hanno portato il loro contributo al mantenimento della famiglia,sia nei campi che nella città. Ma è nel XIX secolo,con l’industrializzazione dell’Europa e dell’America del Nord che esse entrarono in massa nel mercato del lavoro. E’ per prima l’industria tessile inglese a richiedere un massiccio impiego di manodopera femminile,suddivisa prima in piccoli laboratori artigianali e successivamente in stabilimenti industriali. Vittime dello sfruttamento,sottomesse al proprio padrone,le lavoratrici vivono nell’angoscia del domani,guadagnando a malapena quanto basta per sopravvivere. La donna nel passato Il ruolo della donna in famiglia Fino a non molto tempo fa la famiglia era totalmente diversa da come appare oggi, c’era una rigida separazione dei ruoli tra marito e moglie, il marito si rivolgeva alla moglie con il “tu” e lei doveva rispondere dandogli del “lei”. Il potere era nelle mani del “padre padrone” che decideva su tutto. La condizione della donna nella vita famigliare gli assegnava il ruolo “tradizionale” di essere per natura destinata alla procreazione e alla vita domestica, occupandosi della casa e dell’educazione dei figli, non era certo semplice, anche perché si trattava di famiglie numerose, ci si alzava alla mattina all’alba e fino a sera si lavorava senza mai fermarsi un attimo. Con i movimenti di emancipazione femminile portano indubbiamente nella famiglie numerosi cambiamenti e alla crisi del modello “patriarcale”. C’è una maggiore libertà nell’espressione di idee all’interno della famiglia e della coppia, la donna comincia a farsi riconoscere il diritto di essere una lavoratrice e quindi a potersi svincolare dal potere dell’uomo “padre o marito”, conquista la sua libertà e indipendenza economica. Asse portante della famiglia, brava a gestire casa e lavoro, eppure oggi se ancora ben lontani dalla rivendicazione di quei diritti di uguaglianza e parità. Una cultura maschilista tendente a svalutare la donna e le sue competenze fa si che essa occupi un ruolo solo in apparenza paritario. Una posizione sociale inferiore, è più facile che scattino soprusi e maltrattamenti e molto frequente tra le mura domestiche è il femminicidio. Mimosa La mimosa è stata adottata come fiore simbolo della festa della donna dalle femministe italiane. Era il 1946 quando l’UDI (Unione donne italiane) stava preparando il primo ‘8 marzo’ del dopoguerra. Si cercava un fiore che potesse contraddistinguere e simboleggiare la giornata. E furono le donne italiane a trovare nelle palline morbide e accese che costituiscono la profumata mimosa il simbolo della festa delle donne. In più questi fiori hanno il grande vantaggio di fiorire proprio nel periodo della festa e di non essere troppo costosi. La festa della donna Suffragette Con il termine SUFFRAGETTE si indicavano le appartenenti a un movimento di emancipazione femminile nato per ottenere il diritto di voto per le donne. In seguito la parola “Suffragetta” ha finito per indicare, la donna che lotta per ottenere il riconoscimento della piena dignità delle donne, coincidendo in parte con il termine FEMMINISTA . Il movimento delle suffragette, nasce come movimento nazionale volto a chiedere il suffragio femminile che nacque nel Regno Unito nel 1872. E’ da questa data che si può parlare di suffragette perché solo allora ebbe vita un movimento nazionale per rivendicare il diritto di voto, ancora non riconosciuto, che portò nel 1897 alla formazione della Società Nazionale per il suffragio femminile (National Union of Women’s suffrage) . La fondatrice Millicent Fawcett, cercò di convincere anche gli uomini ad aderire al movimento, perché erano i soli in quel momento storico, che legalmente potessero concedere il diritto di voto, ma ebbe scarso successo. I progressi sul piano del riconoscimento sociale, in quel periodo, furono quindi molto limitati, e tale situazione si protrasse fino al 1903. Inoltre le suffragette attuarono azioni dimostrative, incatenandosi alle ringhiere, incendiando cassette postali, rompendo finestre e cosi via. Infatti una suffragetta, Emily Davison, morì in uno di questi scontri. La donna nella politica Margaret Thatcher Margaret Thatcher, è per molti un mito, per tanti un esempio, per altri un odiosa esperienza, ma per tutti è la Lady di Ferro, è stata la prima donna Primo Ministro in Inghilterra e, ed è il Primo Ministro che ha vinto ben tre elezioni consecutive (1979-1983-1987) fu inoltre leader del partito conservatore inglese. Nata nel 1925 a Grantham, si laureò in chimica presso il Somerville College dell’università di Oxford, fin dall’università si occupò di politica diventando presidente di un’associazione studentesca conservatrice. Per seguire i suoi impegni politici si trasferì a Dartford nel Kent dove partecipò alle elezione del 1950 senza riuscire a sconfiggere il candidato laburista, ma conquistando comunque molti consensi. Nel 1951 si sposò e nel 1953 ebbe due figli gemelli (Mark e Carol), nello stesso anno completò gli studi e divenne avvocato fiscalista di professione. Tra la Thatcher e la famiglia reale non correva buon sangue, la regina Elisabetta II una volta si lasciò scappare un sarcastico “la detesto cordialmente”, mentre suo marito il principe Filippo la definì “la figlia del droghiere” alludendo alle sue umili origini. Anche con il Pontefice i rapporti non furono mai idilliaci, infatti nel 1981 la Thatcher proibì a Giovanni Paolo II di tenere un discorso nel parlamento britannico, in quanto la chiesa ufficiale del Regno Unito non aveva come capo il Papa. Nel 1983 sull’onda del successo vinse per la seconda volta le elezioni, nel 1984 l’IRA (Irish Repubblican Army) movimento dell’Irlanda del Nord fa esplodere una bomba nel Grand Hotel di Brighton in Inghilterra in cui è in corso il congresso del Partito Conservatore, l’attentato che costa la vita a cinque persone manca il suo obbiettivo Margaret Thatcher, la quale a poche ore del drammatico evento mostra tutta la sua grinta e prende la parola allo stesso congresso. Nel 1940 le fu dato il titolo nobiliare di Baronessa di Kesteven. Muore l’8 aprile del 2013 all’età di 87 anni a causa di un ictus. La donna nella politica Olimpiadi Alle olimpiadi Greche le donne non potevano partecipare, ma potevano farlo solo gli uomini. Il Movimento Olimpico moderno, nato alla fine del XIX secolo, considera lo sport un’attività aperta a tutti. Ciononostante De Coubertin, il barone francese principale artefice del movimento, si opponeva all’agonismo femminile, certamente per l’influsso della società del suo tempo, ma anche per l’adesione incondizionata all’ideale olimpico greco. De Coubertin sosteneva che la differente fisiologia della donna e il diverso ruolo nella società la rendevano inadatta all’attività sportiva. Nonostante i pregiudizi, però, le donne riuscirono a partecipare già alla seconda Olimpiade, celebrata a Parigi nel 1900, anche se in modo non ufficiale, in gare di tennis, vela e golf. Nel 1908 a Londra parteciparono 36 donne su un totale di 2008 atleti, sempre in modo non ufficiale, in gare di tiro con l’arco, pattinaggio, vela, tennis e gare con imbarcazioni a motore. Nelle Olimpiadi del 1912 a Stoccolma, le donne furono ammesse anche alle competizioni di nuoto: l’australiana Fanni Durack vinse i 100 m stile libero eguagliando il tempo realizzato ad Atene (1896) dalla medaglia d’oro maschie. Dopo la Prima Guerra Mondiale ad Anversa, nel 1920 le donne parteciparono per la prima volta in forma ufficiale alle Olimpiadi. Nonostante le prime presenze femminili, bisognerà aspettare le Olimpiadi del 1936 per considerare la donna come un’atleta, queste Olimpiadi sono anche un evento nella storia dello sport, come prova della buona volontà dei nazisti, sarà consentita la presenza di un’atleta di origine ebrea nella squadra tedesca. Anche le Olimpiadi di Atlanta nel 1996 si annunciano come un avvenimento storico per lo sport femminile, per la prima volta una donna musulmana parteciperà ai Giochi rappresentando la sua nazione; gareggerà nel tiro a segno una delle poche discipline sportive che le iraniane hanno il permesso di praticare. Arriviamo agli anni 2000 precisamente al 2004 ai Giochi Olimpici di Atene, quando una giovanissima Federica Pellegrini “la donna che vola sull’acqua” appena sedicenne vince la sua prima medaglia olimpica (l’argento nei 200 m stile libero), la più giovane atleta italiana a salire su un podio olimpico individuale. Il ruolo della donna nello sport Federica Pellegrini Federica Pellegrini nasce nel 1988, inizia a nuotare ne 1995 e nel 2004 emerge a livello Nazionale tanto da essere inserita nella squadra olimpica che volerà ad Atene. Ai giochi olimpici vince una medaglia d’argento nei 200 m stile libero, si tratta del ritorno sul podio olimpico di una nuotatrice italiana dopo trentadue anni. Festeggia i vent’anni nel 2008 alle olimpiadi di Pechino, ed è medaglia d’oro con un nuovo record del mondo. Dopo una deludente esperienza alle Olimpiadi di Londra, Federica torna sul podio ai mondiali di Barcellona nel 2013 vincendo la medaglia d’argento, mentre nei campionati europei del 2013 in Danimarca arriva prima. Solare e piena d’energia nonostante la sua giovane età ha già una lunga carriera costellata di clamorosi successi che sicuramente sono stati ottenuti con duri allenamenti e una rigida disciplina. Ma non è sempre stato cosi, in passato ha trascorso periodi molto difficili a 15 anni ha iniziato ad avere problemi di bulimia. Solo con grande fatica e forza di volontà è riuscita ad emergere dal tunnel e a sconfiggere da sola quel mostro che è la bulimia. Cresciuta e più serena ora si appresta a mettere alla prova la sua forma fisica e la sua forza di carattere. Olimpiadi Discriminazioni La discriminazione a cui la donna è sottoposta nel mondo ha raggiunto il culmine. Ciò la rende inferiore a livello economico, culturale e persino sociale. In una società cosi evoluta come la nostra, tale situazione è inaccettabile. Il 70% delle donne vivono in condizioni di povertà, e la situazione è ancora più grave nei Paesi del Terzo Mondo. Si è verificato il fenomeno della “femminilizzazione della povertà”. Il 50% della popolazione femminile vive sotto la soglia di povertà, e questo è dovuto all’ingiusto trattamento riservato alle donne sul mercato del lavoro. In tutti i paesi il salario medio femminile è inferiore a quello maschile. Nelle nazioni sottosviluppate il bilancio s’aggrava ulteriormente, e in alcuni casi la mano d’opera femminile non è nemmeno retribuita. Infatti in questi paesi le ragazze vengono sfruttate e discriminate e a volte non hanno la possibilità di andare a scuola. Quindi il livello di analfabetismo aumenta ulteriormente. E ci vorrà ancora del tempo per vedere un’effettiva uguaglianza nel mondo tra uomo e donna sempre se ci sarà, perché in un mondo maschilista la donna è considerata sempre un gradino sotto all’uomo. I diritti della donna Chi dice donna dice “danno” ed è vero perché: - Danno la vita - Danno la speranza - Danno il coraggio - Danno il conforto - Danno se stesse per amore Femminicidio La parola FEMMINICIDIO è un neologismo con il quale si nomina ogni forma di discriminazione e violenza contro la donna “in quanto donna”. E’ la violenza di genere in ogni sua forma. E’ l’esercizio di potere che l’uomo e la società esercitano sulla donna affinché il suo comportamento risponda alle aspettative dell’uomo e della società patriarcale. Il femminicidio è la punizione quotidiana per ogni donna che non accetta di ricoprire il proprio ruolo sociale, è il principale ostacolo alla autodeterminazione e al godimento dei diritti fondamentali di più di metà della popolazione mondiale. Questo “fenomeno” attraversa ogni epoca, ogni cultura e ogni luogo. Inoltre anche le Nazioni Unite tuttavia non sono rimasta insensibili a questa macroviolazione dei diritti umani. Già il Comitato per l’attuazione della Convenzione ONU per l’eliminazione nei confronti delle donne aveva chiesto a vari Stati, di adottare misure specifiche per il contrasto, evidenziando come l’aumento dei casi potesse evidenziare un fallimento delle Autorità nel proteggere le donne dalla violenza, soprattutto quella domestica. I diritti della donna Il ruolo della donna nel lavoro Una delle caratteristiche più forti che contraddistinguono il periodo contemporaneo è il profondo cambiamento che si è verificato del ruolo svolto dalle donne nella società dei paesi più ricchi. Per molti secoli la funzione femminile era sempre stata ben delineata:la donna si occupava della famiglia,il suo ruolo era quello di far crescere i figli,far funzionare la casa e occuparsi soltanto di ciò che aveva a che vedere con queste due realtà. Lo svolgimento di un lavoro era compito essenziale degli uomini. Con l'affermarsi della Rivoluzione Industriale,le donne iniziarono a entrare nelle fabbriche e ricoprire anche mansioni faticose. Ma i lavori offerti alle donne erano sempre di scarso pregio,pesanti e per di più retribuiti meno di quelli maschili. Dapprima timidamente e poi in maniera sempre più vistosa ,le donne hanno iniziato ,a svolgere ruoli professionali reputati un tempo indubbiamente ''da uomini'‘ come ad esempio: il notaio, il medico, l’avvocato, etc… è cambiata anche la mentalità delle famiglie in generale,e oggi molte ragazze sono incoraggiate a proseguire gli studi,e a non smettere di lavorare nemmeno quando hanno dei bambini. Naturalmente non è stato lo stesso ovunque: come in Islam dove molte donne sono ancora soggette alla volontà al padre o al marito. Inoltre occorre osservare che in quelle zone dove è maggiore la percentuale di persone disoccupate,esse sono per buon numero donne,segno evidente che il progresso non va sempre con la stessa velocità. Anoressia e Bulimia L’anoressia e la bulimia sono le principali forme di alterati comportamenti alimentari che esprimono un disagio psicofisico derivante da motivazioni in ordine individuale, familiare e sociale. Ogni anno si verificano in Italia circa 55.000 nuovi casi di anoressia ed oltre 70.000 casi di bulimia, con esiti di mortaità del 10-15 per cento. Queste malattie nervose colpiscono prevalentemente le femmine, favorite dalla società moderna che impone per il successo modelli di bellezza magri e scattanti. La parola anoressia deriva dal greco anoreksis e significa "completa mancanza di appetito“. L'anoressia nervosa, è una sindrome grave, che colpisce nell'85% dei casi ragazze di età compresa tra i 12 e i 25 anni, appartenenti a qualsiasi classe sociale. La malattia ha un esordio graduale e insidioso e può per un certo periodo di tempo passare inosservata. L'alimentazione viene progressivamente ridotta con il pretesto di disturbi digestivi e vi è all'inizio un impulso irrefrenabile a fare ginnastica, a muoversi in continuazione. Il motivo scatenante può essere una frase scherzosa o il commento di qualcuno, che fa scattare l'autocritica nei confronti del proprio corpo. Il peso corporeo si riduce drasticamente, talvolta a livelli incompatibili con la vita, ma anche se notevolmente sottopeso, questi soggetti si vedono grassi ed hanno il terrore di riprendere peso. L'insorgere di questa malattia coincide solitamente con la crisi puberale e adolescenziale. L'adolescente femmina subisce più del maschio una irruente e sensibile trasformazione del fisico, spesso non accettata, soprattutto quando distante dallo schema corporeo desiderato e proposto dai mass media. Uno degli aspetti più gravi di questa malattia è la negazione della malattia e la resistenza al trattamento terapeutico, e per questo motivo di anoressia si può anche morire. La parola bulimia deriva dal greco bulìmia e significa "fame da bue". La bulimia nervosa è una malattia che ha la stessa epidemiologia dell'anoressia: che comprende una fascia di età tra i 12-35 anni. E' riscontrabile in ogni ambito sociale, ma è più frequente dell'anoressia. C'è insoddisfazione per il proprio aspetto fisico, bassa autostima, preoccupazione per gli effetti ingrassanti del cibo, desiderio intenso di essere magri. I sintomi bulimici, difficile da sradicare, consistono in un anomalo aumento della sensazione di fame, con frequenti abbuffate seguite dall’eliminazione del cibo ingerito con vari metodi. Al momento della crisi il soggetto ha un irrefrenabile desiderio di cibo e in breve ingerisce tutto ciò che gli capita, deglutisce senza sentire i sapori, e al contrario dell’anoressico, con una perdita di controllo sul proprio comportamento; segue un forte senso di colpa e l’eliminazione attraverso il vomito autoindotto. Gli effetti sul peso corporeo sono meno drastici rispetto all’anoressia, non si ha dimagrimento estremo, il peso tende a rimanere basso, ma costante. La bulimia è una malattia meno grave dell’anoressia, raramente mortale. La donna nella moda Federica Pellegrini La donna nella moda La moda può essere considerata come la storia di una civiltà in un continuo cambiamento. Gli stilisti cercano di cogliere le nuove tendenze proponendo nuove linee che condivise dalla maggioranza diventano moda. Molti sono i messaggi che un abito può dare è come un “biglietto da visita” di colui che lo indossa. La donna cerca la rivincita per se stessa, un modo per poter emergere ed essere accettata come individuo attraverso un indumento ed esempio come la minigonna che è stata negli anni della contestazione femminile prima un simbolo di rivoluzione sessuale e poi oggetto di moda. Un’inesorabile processo di emancipazione avviene dalla metà del Novecento dove la donna è libera di scegliere l’abbigliamento più adatto allo stile che meglio la rappresenta. Oggi la moda femminile non fa riferimento a uno stile ben preciso, ma le diverse proposte dei professionisti seguono un percorso fatto di continui rivisitamenti degli stili precedenti. Dalle passerelle alle riviste di moda le donne vengono rappresentate come figure astratte, gelide e inespressive, gli stilisti non rappresentano la donna come modello femminile loro hanno sono bisogno di manichini inespressivi su cui appendere i loro abiti. Il motivo è che si fa parte di un giro di denaro talmente alto da perdere ogni contatto con la realtà. L’unico contatto tra la realtà e la moda è il dolore fisico e la sofferenza delle top model che affrontano ogni tipo di sacrificio pur di mantenersi belle secondo i canoni innaturali imposti dal mondo delle passerelle. La femminilità tradizionale non è più considerata come la donna formosa degli anni ’50, ha subito un colpo decisivo con l’anoressia e bulimia, quindi si è preferito rappresentarla in modo sempre più astratto isolata da ogni contesto sociale. La donna nel cinema Nella prima metà dell’Ottocento la figura di attrice era spesso paragonata a quella di prostituta, ma nella seconda metà del scolo la donna comincia ad essere considerata con meno pregiudizi, non è più vista come oggetto da ammirare per la sua bellezza ma come collaboratrice dell’attore. Questi anni sono caratterizzati dai film muti che l’Italia esporta con successo in Europa ed in America, i film sono perlopiù storici e le caratteristiche fondamentali di questi film è l’uso di scenografie sontuose e migliaia di comparse. Nei primi anni del Novecento il cinema è apparso come la forma di spettacolo in cui la donna avrebbe potuto prevalere sull’uomo. Dagli inizi fino ai primi anni venti la fortuna mondiale del nostro cinema è affidata soprattutto alle nostre dive che hanno avuto una grande influenza sul costume delle donne italiane. Nei primi anni del dopoguerra il cinema che si affida ad attori presi dalla strada, non è adatto a scoprire nuove attrici infatti i film italiani non solo non riscuotono successo in Italia e all’estero, ma dovettero subire l’imposizione dei film esteri in particolare di quelli americani prodotti a Hollywood, anche se si deve a Roberto Rossellini la rivelazione di Anna Magnani, l’interprete più significativa del dopoguerra. Dopo la Magnani, sono la Lollobrigida e la Loren a dominare gli schermi italiani per tutti gli anni ‘50 e ‘60. Il cinema indissolubilmente legato a quello dei grandi film d’amore in cui tutti riconoscono frammenti delle nostre storie, delle nostre emozioni, dei nostri desideri, è inteso come fabbrica dei sogni e un sogno l’ha veramente realizzato, Grace Kelly colei che a Hollywood era considerata una principessa ancor’prima di sposare un sovrano. Anna Magnani Storia di Grace Kelly: un’attrice diventata principessa In soli sei anni di carriera e con undici all’attivo, ha lasciato un segno indelebile nel cuore degli appassionati del cinema di tutto il mondo. Grace Kelly nasce a Philadelphia nel 1929, la sua famiglia di origine irlandese era una delle più importanti della città. Suo padre un milionario e vincitore di tre medaglie d’oro nella specialità del canotaggio alle Olimpiadi; mentre sua madre fu la prima donna a insegnare educazione fisica nell’University of Pennsylvania. Nonostante all’opposizione della famiglia al suo desiderio di lavorare nel cinema e ritenuta una delle più belle attrici, iniziò come modella all’età di 22 anni. Nel 1955 sul set del film di Alfred Hitchcock girato nel Principato di Monaco conobbe il suo futuro marito il principe Ranieri. Il suo matrimonio segnò il suo ritiro dalle scene anche se a Hollywood non si rassegnarono facilmente al suo ritiro e non smisero di mandargli i copioni anche se lei fu obbligata a rifiutare. Un matrimonio sfarzoso e i paparazzi sempre alle costole, il principe Ranieri e la principessa Grace ebbero tre figli: la principessa Carolina; il principe Alberto e la principessa Stephanie. Nel settembre del 1983 la principessa rimase vittima di un incidente stradale, quella sfortunata mattina fu la principessa stessa a guidare la propria auto e in corrispondenza di un tornante perse il controllo della vettura che precipitò in una scarpata. La figlia Stephanie che sedeva in parte a lei si salvò riportando delle serie ferite e fratture, mentre le condizioni della madre apparvero subito disperate, morì a 52 anni senza aver più ripreso conoscenza. La tragica notizia venne divulgata ufficialmente il giorno successivo e venne proclamato lutto cittadino per svariati giorni La donna nel cinema La donna nella musica Nel passato le possibilità per una donna di affermarsi nel campo musicale erano estremamente limitate, le più fortunate erano le nobili, le donne borghesi di famiglia colta e le figlie d’arte. Esse potevano trovare uno spazio come cantanti alle corti o nei teatri. Nelle corti alle fanciulle si insegnava la danza, l’arte e la musica. Nelle famiglie borghesi a una fanciulla che avesse la fortuna di nascere in un ambiente intellettuale e colto era permesso di studiare musica anche se col passare del tempo le donne erano spesso destinate a dimenticare ciò che avevano imparato, non avendo sbocchi professionali per esercitare il mestiere di musicista. Le poche musiciste professioniste erano prima di tutto cantanti. Una donna che esercitava il mestiere di musicista metteva a serio repentaglio la propria reputazione, perché ritenuta immorale e libertina perché la musica era considerata strumento di perdizione, persino Papa Innocenzo XI proibisce la presenza delle donne agli spettacoli musicali e teatrali obbligandole ad entrare in convento. Tuttavia le donne riuscirono ad essere interpreti e soprattutto compositrici. Nel Novecento finalmente il ruolo della donna si afferma a tutto campo nel mondo musicale, oggi è molto frequente incontrare donne anche sul podio a dirigere grandi orchestre, tra le donne che animano il panorama del Novecento non si possono dimenticare cantanti come Maria Callas “la Divina”. Maria Callas: La donna che ha fatto la storia della musica Maria Callas regina indiscussa della lirica, appellata di volta in volta come Diva, Divina, Dea nasce a New York il 2 dicembre 1923 dove abita con i genitori di origine greca. Quando la madre di Maria apprese di aver dato alla luce una bambina per i primi giorni non volle nemmeno vederla, mentre il padre non si curò nemmeno di registrarla all’anagrafe, tutto questo perché loro desideravano un maschio per rimediare alla perdita del primo genito morto durante un’epidemia di tifo a soli tre anni. La sua infanzia fu tranquilla, anche se a soli cinque anni fu investita da un’auto rimanendo in coma per venti giorni prima di riprendersi. Maria aveva anche una sorella maggiore che era la prediletta in famiglia che godeva di ogni privilegio, come quello di prendere lezioni di canto e di pianoforte, lezioni che Maria era costretta solo ad ascoltare dietro alla porta. con la differenza che lei riusciva ad imparare subito, non a caso a soli undici anni partecipò a una trasmissione radiofonica vincendo il secondo premio. Coltiva la passione per il canto anche quando la madre dopo il divorzio decide di ritornare in Grecia riportandola con sé. Nel 1937 entra nel conservatorio di Atene ma non saranno anni facili a causa della miseria e della fame. I primi successi arrivano proprio in Grecia “Cavalleria Rusticana” e poi “Tosca”, suo cavallo di battaglia. La Callas desidera tornare a New York dal padre ma saranno anni non particolarmente felici che spingono la Callas a trasferirsi in Italia, dove conoscerà il suo futuro marito, Giovanni Battista Meneghini di 37 anni più grande che sposerà nell’aprile del 1949. L’Italia, alla Callas porta fortuna nascono amicizie importanti per la sua carriera e per la sua vita, come i nuovi amori con il regista Luchino Visconti, Pier Paolo Pasolini, Zeffirelli. La sua voce incanta e commuove tutto il mondo, nel 1959 dopo la rottura con il marito conosce l’armatore greco Aristotele Onassis, il loro sarà un amore distruttivo, dopo anni di passione di lusso e sregolatezza nel 1964 incomincia il declino della cantante, anche Aristotele l’abbandona per Jacqueline Kennedy e da quel momento sarà una continua discesa. La sua voce comincia a perdere d’intensità così la Divina si ritira dal mondo e si rifugia a Parigi. Muore nel settembre 1977 a soli 53 anni. Di lei non rimane nulla anche le ceneri sono La donna nella musica state disperse nell’Egeo, resta solo il ricordo della sua voce incisa. La donna in Islam La condizione della donna nell’Islam è una delle realtà che più sconcertano l’Occidente, poiché dal punto di vista religioso non sembrano esserci problemi, infatti per il Corano la donna è uguale all’uomo di fronte a Dio, ha gli stessi doveri e non c’è alcuna discriminazione nella vita eterna che l’attende dopo la morte. Eppure ancora oggi, le donne islamiche non vivono una condizione di libertà uguale in tutti i Paesi. In alcuni Stati esse hanno ottenuto parecchi privilegi una volta destinati esclusivamente agli uomini. Mentre negli Stati più tradizionalisti le donne vengono cresciute nella convinzione di essere inferiori agli uomini, in quanto il maschio è il prediletto da Allah, non sono libere finché rimangono in famiglia sono sottoposte all’autorità del padre e dopo quando si sposano passano sotto l’autorità del marito, inoltre ci sono minorenni obbligate dalle famiglie in cambio di soldi a sposare uomini anche su di età, sono obbligate ad indossare il burqa (un capo di abbigliamento tradizionale, una sorta di veli che copre l’intera testa lasciando scoperti solamente gli occhi), altrimenti vengono uccise dai loro padri solo perché vogliono “vestire all’occidentale”. Il ruolo della donna nel lavoro