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i nostri eroi - Cime e trincee

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i nostri eroi - Cime e trincee
Sergio Frangillo
I NOSTRI EROI
I CADUTI CERFIGNANESI NELLE DUE GRANDI GUERRE MONDIALI
Sergio Frangillo
I NOSTRI EROI
I caduti cerfignanesi
nelle due grandi Guerre Mondiali
Presentazione a cura della prof.ssa Maria Teresa CRETÌ
DIRITTI RISERVATI
In Copertina:
Cannoniere ordinario Mangia Antonio;
Medaglia Commemorativa Nazionale della Guerra Italo-Austriaca 1915-1918;
Croce di Guerra al Valor Militare decretata il 23 giugno 1941 per i caduti/dispersi della Torpediniera Andromeda;
Medaglia di Bronzo al Valor Militare per i caduti nella Campagna Coloniale d’Africa;
Cerfignano: inaugurazione del Monumento ai Caduti in guerra, 19 luglio 1977.
Si ringrazia:
• Il sindaco di Santa Cesarea Terme, Daniele Cretì, per la disponibilità e collaborazione
a sostegno ed incoraggiamento delle mie personali iniziative culturali;
• Il sindaco di Minervino di Lecce, Ettore Caroppo, per l’apertura dell’archivio
comunale con immediata disponibilità e plauso per l’iniziativa;
• Il parroco di Cerfignano, don Pasquale Fracasso, per l’apertura dell’archivio parrocchiale
per il reperimento delle notizie inerenti le date di battesimo (e matrimonio da chi
contratto) dei defunti caduti in guerra ad integrazione delle biografie;
• Maria Teresa Cretì, già docente di materie letterarie presso l’Istituto tecnico
industriale “E. Mattei” di Maglie, mia stimatissima insegnante di letteratura italiana
e storia, prontamente disponibile per la presentazione di questo lavoro;
• I familiari dei caduti in guerra per il sostegno morale dimostrato per l’iniziativa
e per la pronta collaborazione;
• Chiara Bleve (di Pasquale) e Alessandra Bleve per la redazione dell’elenco volumi
riguardanti i ruoli matricolari presso l’Archivio di Stato di Lecce;
• Franco Cretì per l’aiuto nella ricognizione delle foto presso le famiglie dei caduti;
• Giovanna Nutricato, Federico Branchi, Miriam Pino, per la trascrizione di tutti
i ruoli matricolari (iscritti leva terra) presso l’Archivio di Stato di Lecce;
• Raffaele Paiano per le trascrizioni dei ruoli matricoli (iscritti leva mare) presso
l’Archivio di Stato di Brindisi;
• Roberto Mauro per i suggerimenti in merito alla stesura delle biografie;
• Filippo Cerfeda per la sempre pronta e proficua collaborazione e disponibilità;
• Maria Rosaria Pezzulla dipendente dell’ufficio stato civile-anagrafe del Comune
di Uggiano La Chiesa e con lei Sergio Piccoli;
• Il funzionario dell’ufficio del Cimitero centrale di Pesaro, Alberto Norbiato;
• Il funzionario dell’ufficio del Cimitero comunale di Cremona, Francesco Valsecchi;
• Cataldo Marra, custode del Sacrario Militare di Fagarè della Battaglia (TV);
• I funzionari del Sacrario Militare di Redipuglia (GO);
• Walter Nutricato per le foto dell’inaugurazione del Monumento dei caduti;
• Giuseppe Miggiano e Addolorata Ronzi;
• I funzionari e dipendenti dell’Archivio di Stato di Lecce;
• I funzionari e dipendenti dell’Archivio di Stato di Brindisi;
• Il Ministero della Difesa - Commissariato generale per le onoranze ai caduti in
guerra - Roma.
•3•
SALUTO DEL SINDACO DI SANTA CESAREA TERME
Nel presentare “Silenti Testimoni”, penultima pubblicazione, in ordine di tempo,
di Sergio Frangillo, conclusi il mio breve intervento dicendo che, “a mio parere,
la memoria storica di un popolo non deve essere mai cancellata”. Personalmente ho
sempre creduto che non bisogna mai dimenticare, per nessuna ragione al mondo,
“I NOSTRI EROI” caduti per fatti di guerra, che si sono immolati per la libertà
del popolo italiano: essi vanno equiparati a veri e propri figli!
Con commozione ed immenso piacere ho appreso da Sergio il suo intendimento
di redigere una pubblicazione con la quale sono state raccolte informazioni e
notizie sui caduti cerfignanesi nei due conflitti mondiali. Ad onor del vero, devo
precisare che ho colto l’interesse dell’autore a questi fatti quando, in occasione
della mia prima commemorazione istituzionale dei caduti in guerra del 4 novembre
2008, ho letto l’atto di morte del marinaio Gino Nutricato: un ragazzo di soli
vent’anni, figlio della nostra terra, che si immolò in difesa della Patria; già in
quell’occasione Sergio mi confidò, per la prima volta, la sua intenzione di
approfondire fatti e circostanze relative a “I NOSTRI EROI”.
Il lavoro svolto ha sicuramente prodotto i suoi frutti: dopo quasi cento anni
dal Primo Conflitto Mondiale si è scoperto che, purtroppo, i caduti cerfignanesi
non sono stati quattordici, bensì sedici. Ai nomi dei caduti già riportati sulle
lapidi commemorative e nei vari documenti ufficiali si sono dovuti aggiungere
i nomi di altri due nostri concittadini: Gioacchino Cretì e Giovanni Mita.
Un lavoro davvero minuzioso che permetterà, a noi ed alle future generazioni,
di conoscere meglio fatti, luoghi e circostanze della storia de “I NOSTRI EROI”
di Cerfignano.
Nella mia breve, seppur intensa, esperienza nelle Forze Armate mi è stato
insegnato ed inculcato che qualunque cosa accada “sul campo” non bisogna mai
perdere di vista che “AVANTI E’ LA VITA!”.
Sono convinto che questo motto sia stato adottato, a suo tempo, con sicuro
orgoglio, anche da “I NOSTRI EROI”:
Mi piace pensare che il loro sacrificio non è stato vano.
“AVANTI È LA VITA!”
Daniele Cretì
•5•
In onore degli
Eroi cerfignanesi
caduti per servire la Patria
Una delle tante lapidi commemorative nel Sacrario Militare di Redipuglia
•7•
PRESENTAZIONE
Non sarei sincera, se dicessi di non aver provato un’immensa gioia, umana
e civile insieme, nel momento in cui mi è stata offerta l’opportunità di presentare
alcune riflessioni sul volume che vi è stato appena consegnato.
La prima riflessione, spontanea, dopo un’attenta lettura della ricerca storica,
riguarda sicuramente l’autore: l’interesse e l’amore verso la propria comunità
lo hanno portato, superando ogni difficoltà, a spulciare sui vecchi registri comunali,
a tirar fuori dalla polvere, documenti e atti sepolti da decenni; ha scavato nella
memoria dei familiari e dei discendenti, alla ricerca di notizie su ogni caduto e,
per ognuno ha riportato qualche cenno sulle origini familiari, sul lavoro svolto,
sull’episodio in cui rimasero uccisi.
Un grazie sincero per la sua voglia di esserci e di essere testimone non solo
del presente, attraverso la personale esperienza di vita, ma anche nella ricostruzione
di uno dei momenti tra i più atroci della storia in cui hanno trovato la morte
alcuni nostri concittadini caduti eroicamente, insieme a tanti altri soldati, sui
campi di battaglia, per una causa nobilissima: la liberazione della nostra patria,
con la conquista di Trento e Trieste, ultimi lembi dell’Italia in mani straniere.
Un grazie, ancora, a quanti hanno collaborato, in diverso modo, alla buona
riuscita dell’iniziativa, con l’auspicio che ne seguano altre, altrettanto significative
e stimolanti.
Entrando, dunque, nel vivo del discorso, la seconda riflessione, questa volta
più ampia, cade sul tema della guerra, sul perché della guerra, sulle motivazioni,
sui vantaggi e le conseguenze, tenendo conto soprattutto delle due dimensioni
che la ricerca storica richiede: la dimensione generale e quella particolare.
E già, parliamo di guerre, in generale, ma delle due più disastrose guerre
subite dalle comunità nel ‘900, il secolo breve: le due guerre mondiali.
Si è sempre molto discusso, infatti, della barbarie e degli eroismi della guerra
e vari sono stati nel tempo gli atteggiamenti assunti nei confronti del fenomeno.
Proprio a causa di tale disparità di opinioni si è cercato e si cerca tuttora di
analizzare il problema, pur non trovando giustificazione alcuna di fronte ad un
evento tanto sconvolgente, distruttivo e complicato da far comprendere alle giovani
generazioni. È molto difficile, infatti, come scrive il grande storico Francois Furet,
per un adolescente di oggi, immaginare quali e quante passioni nazionali abbiano
spinto i popoli a massacrarsi per quattro lunghissimi anni, nella Prima Guerra
Mondiale e, successivamente, nella seconda, ancora più sconvolgente e distruttiva.
•9•
Le sofferenze subite dai soldati, i sentimenti che li indussero ad accettarle,
sono incomprensibili per lui, assurde!
La distanza che esiste, dunque, tra noi e l’evento è grandissima, ma altrettanto
grande e tragico è il suo significato.
Il 1914 ha segnato, infatti, una svolta nella storia contemporanea e, secondo
molti storici, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale costituisce il vero e proprio
inizio del Novecento, un secolo contraddittorio e difficile da giudicare e dalle
cui conseguenze siamo ancora direttamente coinvolti.
L’Europa che si affacciava al Novecento era sostanzialmente quella disegnata
dal Congresso di Vienna: stati nazionali a ovest, imperi multinazionali al centro
e a est. Rispetto al 1815, la modificazione di maggior rilievo della carta politica,
consisteva nella avvenuta unificazione dell’Italia e della Germania. Nell’agosto
del 1914 due blocchi di nazioni si schierarono per il conflitto su fronti opposti:
gli imperi centrali, contro la Triplice Intesa. La Grande Guerra cambiò il volto
del continente. Sotto le macerie del più grande conflitto che l’umanità avesse
conosciuto fino ad allora rimasero sepolti quattro grandi imperi: l’austro-ungarico,
il germanico, il russo e l’ottomano. Nuovi stati nacquero al centro del continente
e nei Balcani. Nell’estrema parte orientale del continente, uno stato comunista,
l’Unione Sovietica, prese il posto dell’impero zarista.
Ma la pace tardò ad arrivare: non bastarono neanche otto milioni di morti!
Al contrario, proprio le pesanti eredità della grande guerra aprirono un’altra
fase, ancora più drammatica della sua storia, che culminerà, trent’anni dopo, nel
1939, nello scoppio di un nuovo e più devastante conflitto: la Seconda Guerra
Mondiale.
A questo punto sopraggiungono riflessioni che vanno in molte direzioni: sulla
complessità dell’evento, sui diversi attori, sul ruolo dei governanti, militari,
soldati, sulla posizione di uomini e donne comuni i quali, animati da un sentimento
nazionale e patriottico abbandonano i loro affetti e le loro terre per non tornarci
più e per essere, forse, un giorno, soltanto ricordati.
E già, perché le guerre le decidono i “grandi”, ma a combatterle sono le
persone comuni, come i nostri concittadini, morti eroicamente lungo le linee
dell’Isonzo, sull’altopiano di Asiago, nello straziante e arido paesaggio del Carso,
reso celebre dalle poesie di Ungaretti, nelle buie e fangose trincee, trivellati dai
colpi delle granate.
“È questa una guerra di miserabile infrattarsi, uomini pigmei che si imbucano sottoterra
pregando di scampare ai colpi di maglio del gigante che scuote la terra con cieco furore”
(da A. Omodeo, Momenti della vita di guerra). Sono queste le parole scritte alla
madre, da parte di un soldato britannico, quando ormai si affievoliva la speranza
• 10 •
di una guerra breve e ci si avviava verso una dura guerra di logoramento
essenzialmente difensiva. Gli eserciti si fronteggiavano lungo le trincee, martellandosi con i mortai in sanguinosi, inutili e continui attacchi, senza colpi decisivi
nei confronti del nemico. Vani, i tentativi dei soldati di avanzare pochi chilometri:
in un attimo, ogni sforzo svaniva lasciandoli impietriti sul terreno, “con la bocca
digrignata volta al plenilunio e con la congestione delle mani” (da G. Ungaretti -“Veglia”Cima Quattro, il 23 dicembre 1915).
La situazione rimase così, bloccata, per anni, con enormi costi umani ed
economici e i soldati erano sottoposti ad uno sfibrante logoramento fisico e
morale.
Il capitano Emilio Lussu, così ricorderà la sua personale esperienza di un anno
sull’altopiano di Asiago: “La vita in trincea, anche se dura è un’inezia di fronte a un
assalto. Il dramma della guerra è l’assalto. La morte è un avvenimento normale se si muore
senza spavento. Ma la coscienza della morte, la certezza della morte inevitabile, rende
tragiche le ore che la precedono”.“Di tutti i momenti della guerra, quello precedente l’assalto
era il più terribile. L’assalto! Dove si andava? Si abbandonavano i rifugi e si usciva. Dove?
Le mitragliatrici tutte sdraiate sul ventre imbottito di cartucce ci aspettavano. Chi non ha
conosciuto questi istanti non ha conosciuto la guerra”. (E. Lussu - “Un anno sull’altopiano”).
Le guerre, dunque, hanno fatto stragi, hanno sconvolto gli animi di milioni
di uomini e hanno inciso fortemente sulle loro coscienze: moltissime sono le
testimonianze pervenuteci attraverso scritti, lettere, riflessioni, racconti dal
fronte, foto e oggetti recuperati dopo molti anni e custoditi dai familiari dei
soldati morti o dispersi con religiosa cura.
È di qualche tempo fa la notizia riportata dai giornali locali, del ritrovamento,
attraverso un blog, uno dei moderni canali di comunicazione, di una medaglietta
militare identificativa che lo stato italiano forniva ai nostri connazionali durante
la campagna di Russia. Ebbene, dopo 70 anni trascorsi dal conflitto, i familiari
di Vito Paglialonga, nostro connazionale, salentino, di Collepasso, inviato al fronte
orientale con il Corpo di Spedizione Italiano in Russia, nel luglio 1943 e risultato
disperso, come tanti, alla fine del conflitto, hanno finalmente tra le mani un
oggetto personale del loro caro, la medaglietta militare, inviata loro da un
collezionista russo e ora, gelosamente racchiusa tra due lastre di plexiglas
trasparente, quasi come una reliquia.
Avere tra le mani un oggetto personale di un nostro congiunto che ha perso
la vita in una dura guerra che, come tutte le guerre forse sarebbe stato meglio
mai combattere è sicuramente un sollievo, ma niente e nessuno potrà mai restituire
ai figli l’affetto di un padre mancato negli anni più difficili e complicati della vita,
• 11 •
quelli dell’adolescenza. Il ritrovamento costituisce, almeno una testimonianza
tangibile, che da loro l’illusione di averlo ritrovato.
Un fatto è certo: bisogna ricordare in ogni momento che cosa sia stata e che
cosa sia la guerra e convincersi che non esiste male peggiore.
Chi potrà mai giustificare i costi di seicentomila vite umane, un milione di
feriti e mezzo milione di mutilati, per la sola Italia, causati dalla Prima Guerra
Mondiale o gli altri cinquanta milioni di morti di cui il cinquanta per cento fra
le popolazioni civili della Seconda?
Consapevoli di questo, dobbiamo apprezzare in ogni momento la pace che
oggi viviamo, anche se debole, confusa, inquieta!
Ma non è neanche giusto archiviare il passato, perché è in noi stessi la forza
per la riconciliazione. La memoria diventa, così, come un gomitolo il cui filo,
passando di mano in mano, non si spezza mai anzi, trova, nel passaggio alle nuove
generazioni sempre maggiore forza e continuità.
Dobbiamo doverosamente ricordare ai nostri giovani che la guerra non ha
mai ne vincitori ne vinti, miete solo vittime; fino ad ora abbiamo pensato con
distacco a quei massacri, come se non potessero mai coinvolgerci, ma ora siamo
costretti a pensare sempre più, che potrebbe toccare anche a noi, come ai nostri
nonni e ai nostri padri.
Il ricordo degli eroi caduti e il loro sacrificio devono indurci a riflettere su
ciò che è stato il passato, la storia, trarre insegnamento e monito per il futuro;
bisogna trasmettere ai giovani il senso del dovere, la responsabilità morale e
civile, il rispetto e l’amore per la propria patria. I loro esempi devono scuoterci
a essere risoluti nell’impegno quotidiano, all’interno delle istituzioni, della
famiglia, della comunità. Quanto è accaduto e il prezzo pagato, l’ingiustizia e
l’orrore vissuti devono farci acquisire la consapevolezza che la guerra non porta
utilità a nessuno, è “un’inutile strage”, come è stata definita da Benedetto XV. È
fondamentale, invece, costruire una cultura della pace, del confronto, del dialogo
con gli altri, del rispetto dei diritti e della libertà altrui.
Maria Teresa Cretì
• 12 •
INTRODUZIONE DELL’AUTORE
Sono anni che rimango affascinato dall’esemplare e suggestivo modo con il
quale il sindaco di Santa Cesarea Terme ha voluto celebrare la memoria dei nostri
caduti leggendo, a conclusione del suo annuale e sempre forbito discorso, un
loro atto di morte. In questi ultimi tempi, poi, coinvolgente è stata lettura del
libro “Presente!” degli amici Filippo Cerfeda e Salvatore Coppola, che riguarda
i caduti, di Diso e Marittima, nelle due guerre e mi sono chiesto: perché non
dare anche ai nostri concittadini caduti per la Patria, imperituro ricordo nella
mente di noi ancora vivi? Fondamentalmente da queste premesse è nata l’idea
per la realizzazione di questo lavoro. Custodire il ricordo di altre vite, con la
possibilità di fruire della cooperazione dei loro congiunti ancora viventi. Partendo
da tutto ciò ho cominciato a pensare cosa fare e da dove cominciare.
Scrivere un libro è come mettere al mondo una creatura... e a quella creatura
che sta per venire al mondo bisogna donare tutto l’amore che è necessario. “I
NOSTRI EROI”, quindi, è frutto di sacrificio, di pazienza, di costanza, di impegno
profondo e soprattutto di amore, amore per la voglia di andare avanti, per la voglia
di scoprire e rendere pubblico ciò che è patrimonio del popolo e, in questo caso,
della storia universale. In un primo momento è stato necessario mettersi di fronte
a quel granito scuro che riporta con lettere bronzee i nomi delle “gloriose vittime”,
trascriverle su un pezzo di carta e andare a ritirarsi poi alle pendici della torre
“Specchia la Guardia”, in una calda ed assolata giornata di primavera, per pensare
e decidere il da farsi. Allora, quando tutto intorno a te è silenzio, la mente si libera
dal caos della vita popolare e dai pensieri della quotidianità, le idee si concretizzano
e l’enorme mole di lavoro, nella tua testa, viene definita. Diviene presente ed è
pronto per essere dattiloscritto insieme a tutti quei documenti e a quelle testimonianze
che i familiari, ancora viventi e custodi di preziosa testimonianza, possono fornirti,
per rendere l’opera più entusiasmante. Magari ci sarà bisogno della collaborazione
di altre persone, al fine di rendere più agevole e scorrevole il corso delle cose, ma
sai già in partenza che sarai, comunque, il solo artefice di questo lavoro.
• 13 •
Credere in qualcosa non è mai stato affare da poco e se ora sto scrivendo
queste poche righe per presentare il mio lavoro, è solo perché la missione è
compiuta!
Raccolta l’enorme mole di documenti, dai tanti archivi, il lavoro ha avuto
inizio. I ruoli matricolari hanno spiegato molte faccende militari, come per
esempio le classiche categorie: abile di prima, di seconda, ecc. È stato affascinante
capire quali erano i requisiti per l’assegnazione; per esempio erano di 1ª categoria
coloro che godevano di buona salute, genitori viventi, un fratello con più di 12
anni di età al momento della chiamata; di 2ª categoria coloro che erano in buona
salute, oppure figlio unico con padre non ancora entrato nel 65° anno di età
oppure figlio primogenito con fratello di età inferiore a 12 anni. Nella 3ª categoria,
invece, chi godeva di buona salute o che era figlio unico orfano di un genitore
oppure un riformato fatto abile per necessità.
Leggeremo la Loro carriera militare e la commovente storia narrata nei Loro
atti di morte come, per alcuni, i Loro verbali di irreperibilità.
Il soldato era disperso o irreperibile quando non rispondeva all’appello al
termine di una sanguinosa battaglia. Salvo il corpo giacente sul campo, che
permetteva di accertarne legalmente la morte, veniva considerato di “milite
ignoto” il corpo del soldato, talmente sfigurato, del quale era impossibile accertarne
l’identità. Alla stessa identica maniera, quando negli anni ‘30 vennero realizzati
i meravigliosi sacrari militari, e i cimiteri di guerra vennero dismessi e bonificati,
tanti soldati prima identificati subivano la triste sorte dell’appellativo di “milite
ignoto” in quanto venivano a mancare i dati sulle loro croci sepolcrali oppure
perché le granate nemiche esplodevano proprio all’interno dei cimiteri scomponendo ciò che prima era un ordine dignitoso per la sacralità del luogo: blocco
n°, fila n° e fossa n°.
Mi sento in dovere di far menzione della proficua collaborazione del Ministero
della Difesa, nella sezione “Commissariato generale per le onoranze ai caduti in
guerra”, dal quale, in un continuo e duraturo contatto a mezzo e-mail, ho ricevuto
notizie sui nostri militari, sul loro ruolo, e per alcuni in particolare sul fatto
d’armi che ne causò il decesso e sul verbale con il quale furono dichiarati dispersi.
Si può dedurre, dall’elenco dei fatti, che non è stato un lavoro semplice, e
posso garantire che amore, pazienza e dedizione sono state caratteristiche che,
al di sopra di tutto, anche delle vane difficoltà imposte dalle considerazioni altrui,
hanno padroneggiato in sei mesi di duro e costante impegno. E ora questo libro
diventa opera concreta e lo presento a te caro lettore. Faremo insieme un viaggio
nella storia; capiremo chi era il nostro eroe contestualizzando la sua vicenda nella
storia generale, qui riportata con l’ausilio dei libri di scuola e dei sistemi informatici
• 14 •
odierni, in cenni brevi ma essenziali. Sarà emozionante, secondo me, poter
leggere che Lui ha attraversato il Piave nella storica notte del 24 maggio 1915
all’entrata in guerra dell’Italia nel Primo Conflitto Mondiale; che Lui invece ha
combattuto alle pendici del Monte San Michele; che l’Altro ha perso la vita nel
San Martino del Carso, nome che tutti abbiamo sentito almeno una volta nella
vita nominare; che Lui è affondato insieme a quella nave, il cui relitto, da poco
ritrovato, è stato oggetto di discussione dei media per moltissimo tempo,
divenendo un caso di portata non solo nazionale. Ecco qui, “I NOSTRI EROI”.
Un lavoro che non vuole celebrare la persona che lo ha composto ma che vanta
il diritto di consegnare alla storia, finalmente, i nomi dei nostri Eroi descrivendone
la loro vita militare e la loro drammatica morte in quei “fatti d’armi” per molti
ormai divenuti semplice leggenda.
Ti auguro buona lettura!
Sergio Frangillo
• 15 •
L’ITALIA IN GUERRA
ALLA CONQUISTA
DI TRENTO E TRIESTE
Gli eroi cerfignanesi caduti
durante la Prima Guerra Mondiale
Il 28 giugno 1914 l’erede al trono di Austria e Ungheria, l’arciduca Francesco
Ferdinando, venne assassinato a Sarajevo per mano di uno studente serbo. Un
mese dopo, quale goccia che fece traboccare il vaso, per tensioni già in corso,
l’Austria dichiarò guerra alla Serbia. Ciò che per molti doveva essere una guerra
lampo si trasformò nel giro di poco tempo in un conflitto di devastante portata,
causando l’innescarsi del meccanismo delle intese, delle alleanze e degli accordi
politici internazionali.
Dopo un lungo periodo di riflessione e di neutralità, nel 1915 fu la volta
dell’Italia. Abbandonando la triplice alleanza con Austria e Germania, Questa
decise di scendere in campo al fianco delle potenze della triplice intesa: Russia,
Francia e Inghilterra, tutto secondo gli accordi dello storico Patto di Londra,
dove il presidente del Consiglio Salàndra pattuì che in caso di vittoria avrebbe
completato il delicato processo, iniziato con il risorgimento, di unificazione del
territorio nazionale con l’annessione di Trento e Trieste.
Gli austriaci intanto, sospettando l’entrata in guerra dell’Italia, avevano
fortificato la linea difensiva delle posizioni dominanti nel Trentino e nel Carso.
Su queste postazioni avevano creato trincee, installato reticolati e speciali fortini
per l’utilizzo delle armi belliche.
Nella notte tra il 23 e il 24 maggio per l’Italia iniziava la Quarta Guerra
d’Indipendenza, all’interno dello sconvolgente Primo Conflitto Mondiale. Lo
storico evento è sancito dal famosissimo inno del Piave: “Il Piave mormorava calmo
e placido il passaggio dei primi fanti il 24 maggio…”. Sotto la guida del capo di Stato
Maggiore, il generale Luigi Cadorna, l’esercito italiano, valicando il confine,
marciava verso le linee dell’Isonzo. Arrivati entro un determinato limite territoriale,
ad una distanza molto ravvicinata dalle trincee nemiche, l’avanzata si arrestò. Fu
così che la guerra, contraddistinta per avanzata, impantanandosi, si convertì, in
una guerra di trincea. Il 24 giugno iniziava la prima battaglia dell’Isonzo ed il 30
giugno i leggendari combattimenti del Monte San Michele1.
1 Quanto
in corsivo dal libro: “PRESENTE! Il sacrificio del Finanziere di Mare Vincenzo Coppola e degli altri eroi
di Diso e Marittima caduti nelle due Guerre Mondiali” di S. Coppola e F. G. Cerfeda - Pubbligraf, anno 2004.
• 18 •
Lo scontro lungo le linee dell’Isonzo divampò per buona parte del periodo
estivo. La seconda battaglia dell’Isonzo iniziava il 18 luglio trovando apice furibondo
tra il 24 e il 26 luglio e provocando grosse perdite di uomini (i caduti italiani furono
3.000, molti vennero fatti prigionieri). Quattro furono le battaglie nel 1915 che,
comunque, non portarono a grandi soddisfazioni militari in quanto non si era
ancora riusciti a penetrare le difese dell’esercito austriaco al di là dell'Isonzo.
Questi eventi troncarono la vita a numerosissimi soldati tra i quali tre generosi
figli della nostra terra: gli eroi NUCITA PASQUALE PINO e GIUSEPPE
DONATO DE RINALDIS (caduti nel corso della seconda battaglia), e l’eroe
ORONZO SALVATORE MEROLA, soldato tamburino2, che tra la fine della
seconda e la preparazione della terza battaglia dell’Isonzo, in periodo di vigilanza
sul fronte, pagò con la vita semplicemente per una brevissima esposizione dal
margine difensivo di trincea.
2 Incaricato
di scandire il passo di guerra, e l’avanzata militare, con il rullante.
• 19 •
Soldato
NUCITA PASQUALE PINO
*Cerfignano, 21 aprile 1889 | +Monte San Michele (GO), 25 luglio 1915
Nacque a Cerfignano nella sua
casa alla via Giudeca n.4 alle ore 21
del 21 aprile 1889.
Terzo di sette figli, unico maschio
(essendo il fratello Luca Giovanni
morto a soli quattro anni nel 1887),
i genitori erano Salvatore Pino di
Ippazio, contadino, e Annunziata
Andrioli di Vincenzo, sarta e ricamatrice.
Ricevette il battesimo, il 28 aprile
dello stesso anno, per mano dell’arciprete Francesco Saverio
Mangione3. I padrini furono Pasquale
Viva di Lazzaro e Maria Mariano
della terra di Barbarano.
Benché all’anagrafe si chiamasse
NUCITA (probabilmente per un errore di scrittura dell’Ufficiale di stato civile
nell’atto di nascita) in famiglia era chiamato con il suo vero nome: NICETA.
Il 28 agosto 1894 morì una delle sue sorelle, Santa, nata nove mesi prima,
evento, purtroppo, molto frequente nelle famiglie dell’epoca.
Nel 1897, per l’imposizione delle mani del arcivescovo di Otranto, mons.
Gaetano Caporali, nella chiesa madre di Cerfignano, all’età di otto anni, ricevette
il Sacramento della Cresima. Raffaele Nicola De Pasca fu il suo Padrino.
3 CONFRONTA (=Cfr. d’ora in poi) “Per non dimenticare”, Sergio Frangillo, Anet srl - 2011, pag. 166, nota n.21.
• 20 •
Dopo essere stato riconosciuto, il 25 maggio 1909, abile e arruolato come
soldato di 2ª categoria, con numero di matricola 983, dal 16 agosto 1910 prestò
servizio di leva aggregato al 47° Reggimento Fanteria, ottenendo, il 12 novembre
1910, la “Dichiarazione di avere tenuta buona condotta e di avere servito con fedeltà ed
onore”.
Fu richiamato alle armi per altri novanta giorni, il 1 aprile 1913, dove potè
continuare ad apprendere i rudimenti della disciplina militare di guerra ed
effettuare ulteriori cicli di addestramento.
Il 16 maggio 1914, all’età di venticinque anni, presso il municipio di Minervino
di Lecce, contrasse matrimonio con Maria Emma Strambaci, di ventidue anni,
figlia di Antonio e di Angela Rosa Mangia, in presenza dei testimoni Michele
Cursano e Michele Merico, entrambi proprietari4. Il giorno successivo, a
Cerfignano, presenti i testimoni Vincenzo Andrioli di Salvatore da Spongano e
Angelico Pizzoleo, furono uniti in matrimonio religioso, dall’arciprete Raffaele
De Luca5. Andarono a vivere insieme in una casa in affitto a Cerfignano alla via
Santa Cesaria n.55.
Il 28 febbraio 1915 ebbe la gioia di vedere nascere il suo primo e unico figlio,
che chiamò Giuseppe.
Di mestiere faceva il contadino, anche se lavorò come manovale ai lavori di
costruzione della nuova Chiesa, nella marina di Santa Cesaria: era molto alto e
forte e certamente non lo spaventava il peso dei grossi blocchi di pietra di carparo
usati per la costruzione del sacro tempio.
Venne richiamato alle armi per “mobilitazione generale” il 24 maggio 1915,
giungendo, in treno, nella zona a sud-est di Udine, in territorio dichiarato in
stato di guerra, quale membro del 140° Reggimento Fanteria, Brigata “Bari”.
Terenzano - Campoformido e Colloredo di Prato oltre a Ruda, Gradisca e
Straussina furono le città dove il suo Battaglione, dal 12 giugno 1915, affrontò
in linea il nemico austriaco.
Morì sul Monte San Michele in seguito a ferite riportate per fatto di guerra,
come racconta il suo atto di morte:
“ […] L’anno 1915 ed addì 25 del mese di luglio dal Monte San Michele mancava
ai vivi in età d’anni 26 il soldato Pino Pasquale della 7ª Compagnia del 140° Reggimento
Fanteria al numero 903 di Matricola nativo di Cerfignano Provincia di Lecce figlio di
Salvatore e di Andrioli Annunziata ammogliato con Strambaci Maria Emma morto in
4 Condizione
5 Cfr. “Per
anagrafica di stato civile.
non dimenticare”, Sergio Frangillo, Anet srl - 2011, pag. 229.
• 21 •
seguito a scheggia di granata come risulta daVerbale compilato dal Tenente Medico Clemente
Dott.re Leo e firmato dai testimoni Giammanaro Salvatore,Vantaggiato Gaetano. [...]” 6.
Lasciò la moglie Maria vedova col figlioletto Pippi di appena cinque mesi
oltre ai genitori e alle sorelle Cleonice, Addolorata, Rosolia ed Elisabetta.
A battaglia conclusa, il suo corpo non fu mai riconosciuto e dopo una prima
provvisoria sepoltura in uno dei tanti cimiteri di guerra fu collocato, insieme agli
altri caduti ignoti del Monte San Michele, nel Sacrario Militare di Redipuglia
(GO).
6 Archivio storico comunale Minervino di Lecce (=ACM d’ora in poi): Registro degli atti di morte, anno 1918
- n.2, parte II, serie C.
• 22 •
DECORAZIONI ALLA MEMORIA
Campagna di guerra 1915: Autorizzato a fregiarsi della Medaglia Commemorativa Nazionale della Guerra Italo-Austriaca 1915-1918 istituita con Regio
Decreto n. 1241 in data 29 luglio 1920 ed apporre al nastro della medaglia le
fascette corrispondenti agli anni di campagna.
Nell’immagine seguente è raffigurata la medaglia della quale fu insignito
l’eroe Pino Niceta.
La particolarità di questa medaglia, ancora oggi gelosamente conservata dalla
pronipote Maria Ada Pino, è resa evidente dalle sue incisioni; sul fronte: “GUERRA
PER L’UNITA’ D’ITALIA 1915-1918”; sul retro: “CONIATA NEL BRONZO NEMICO”,
e cioè che è stata “fusa col bronzo delle artiglierie tolte al nemico”.
• 23 •
L’eroe Pino Nucita Pasquale (come tutti), inoltre, è stato onorato, con
l’iscrizione nell’ALBO D’ORO dei caduti della Prima Guerra Mondiale. La
pubblicazione dell'Albo d'Oro promossa dal Ministero della Guerra, a conclusione
degli eventi bellici, rappresenta una rinnovata onorificenza per il sacrificio di
quanti caddero (o risultarono dispersi) durante la Prima Guerra Mondiale al fine
di perpetrarne la memoria, affinché, imperitura, sia di monito vivente per le
nuove generazioni. E’ diviso in vari volumi per regione.
Alla pagina 303 del Volume XVIII Puglie è scritto: “Soldato 140° reggimento
fanteria, nato il 21 aprile 1889 a Santa Cesarea, distretto militare di Lecce, morto il 25
luglio 1915 sul monte San Michele per ferite riportate in combattimento” 7.
La famiglia del nipote Aniceto Pino, figlio di Pippi, conserva anche un volume
storico di approfondimento sulla vita del congiunto eroe Niceta, scritto dal
genero Roberto Mauro, e titolato “Cari tutti, vi scrivo… La lettera dal Fronte di un
Soldato Eroe”, frutto di un approfondito studio e di una minuziosa ricerca di
documenti e testimonianze sulla vita del caduto, oltre alla ricostruzione dell’intero
albero genealogico della famiglia Pino. Da questo volume sono state prelevate
tutte le notizie aggiuntive sulla vita del soldato, riportate in questa biografia.
Aniceto Pino, oggi, ha questi ricordi di suo nonno:
“Era mia nonna Maria Strambaci a raccontarmi del suo marito Niceta come di un
giovane amante della vita, lavoratore attento, cristiano praticante, con uno spiccato
sentimento religioso. Era un uomo innamorato della sua famiglia, ma soprattutto innamorato
della sua donna…durante i pericolosi e rischiosi lavori alla nuova Chiesa di Santa Cesaria,
ogni mattina salutava la moglie con un bacio e le riservava sempre dolci parole, quasi di
commiato… non sopportava l’idea di dover morire a causa di un incidente sul lavoro e
di non aver manifestato per l’ultima volta tutto il suo amore per lei. Ed ancora, il giorno
della nascita di mio padre Giuseppe, compì un estremo atto d’amore: fu capace di offrire
al Signore la sua vita, nel caso della sua partenza al Fronte, in cambio di quella della
moglie, che rischiava di perderla a causa di un parto lungo e travagliato.
Così, con questi semplici ricordi, ci è sempre piaciuto, in famiglia, tenere cara la memoria
di “Tata” Niceta!”.
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti il nonno, il nipote Pino Aniceto.
7 Estratto
dall’ALBO D’ORO - dal sito web: www.cadutigrandeguerra.it
• 24 •
Soldato
GIUSEPPE DONATO DE RINALDIS
*Cerfignano, 13 marzo 1890 | +Monte San Michele (GO), 26 luglio 1915
La scelta di rendere omaggio al caduto con questa foto, in cui è raffigurata
la madre Francesca Viva (meglio conosciuta come “Mamma Chicca”) deriva dal
fatto che sono scarne le notizie e le fonti documentarie reperibili ed anche per
la bellezza del ritratto, che mostra la tipica nonna d’epoca nel suo caratteristico
abbigliamento.
L’atto di nascita dell’eroe, parzialmente trascritto,
così recita:
“L’anno milleottocento novanta, addì tredici di Marzo,
a ore antimeridiane dieci, nella Casa Comunale. Avanti
a me Cordaro Angelo, Segretario delegato con atto del
Sindaco dei ventidue Settembre milleottocentoottantadue
debitamente approvato, Ufficiale dello Stato Civile del
Comune di Minervino di Lecce è comparso De Rinaldis
Vitantonio di anni ventiquattro, contadino, domiciliato
in Cerfignano, il quale mi ha dichiarato che alle ore
antimeridiane quattro, del dì tredici del Marzo mese,
nella casa posta in Via Castello, da Viva Francesca, sua
legittima moglie, contadina, secolui convivente è nato
un bambino di sesso maschile che egli mi presenta, e a
cui da i nomi di Giuseppe Donato […]” 8.
Ricevette il battesimo il 20 marzo 1890 per mano
dell’arciprete Francesco Saverio Mangione. I suoi
padrini furono Primaldo Spagnolo di Lorenzo e
Cesaria Cursano di Antonio.
8 ACM, Registro
degli atti di nascita, anno 1890 - n.39.
• 25 •
Di corporatura normale, altezza circa un metro e settanta centimetri (=1,70
mt. d’ora in poi), capelli castani e lisci, occhi castani, colorito pallido; di professione
contadino, non sapeva leggere e scrivere.
Soldato di leva della 1ª categoria, matricola 38845, venne chiamato alle armi
il 10 settembre 1912 ed aggregato al 85° Reggimento Fanteria, Brigata “Verona”.
Si congedava il 25 settembre 1913 ottenendo dichiarazione di aver prestato servizio
tenendo buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore. Il 4 gennaio 1915
veniva richiamato alle armi per effetto del Regio Decreto 18 dic. 1914 e il 31
marzo successivo veniva aggregato al 140° Reggimento Fanteria, Brigata “Bari”.
Era tra i fanti che nella notte del 24 maggio 1915 marciavano attraverso il Piave
con l’entrata in guerra dell’Italia. Dopo atroce e sanguinoso combattimento sul Monte
San Michele, il 26 luglio 1915, Giuseppe Donato non rispose all’appello, ne tanto
meno figurò tra i militari dei quali fu legalmente accertata la morte o la prigionia.
Venne dichiarato disperso e l’anno successivo, precisamente il 2 giugno, venne
rilasciata dichiarazione d’irreperibilità poi trasmessa all’attenzione dei suoi familiari.
DECORAZIONI ALLA MEMORIA
Campagna di guerra 1915 - Autorizzato a fregiarsi della medaglia commemorativa nazionale della guerra 1915-1918 (definita medaglia Italo-Austriaca) istituita
con Regio Decreto n. 1241 in data 29 luglio 1920 ed apporre al nastro della
medaglia le fascette corrispondenti agli anni di campagna;
Autorizzato a fregiarsi della medaglia interalleata della Vittoria istituita con
Regio decreto n. 1918 del 13 dicembre 1920;
Autorizzato a fregiarsi della medaglia a ricordo dell’unità d’Italia di cui al
Regio Decreto del 19 ottobre 1922 n. 1362;
Onorato d’essere inscritto nell’ALBO D’ORO dei caduti della Prima Guerra
Mondiale alla pagina 125 del Volume XVIII Puglie: “Soldato del 140° reggimento
fanteria, nato il 13 marzo 1890 a Santa Cesarea Terme, distretto militare di Lecce, disperso
il 26 luglio 1915 sul monte San Michele in combattimento”.
Giuseppe Donato De Rinaldis e Nucita Pasquale Pino (biografia precedente)
erano commilitoni appartenenti allo stesso reggimento e morti a distanza di un
giorno l’uno dall’altro.
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti lo zio, la nipote De Rinaldis Maria.
• 26 •
Dichiarazione di irreperibilità del soldato De Rinaldis
• 27 •
Soldato tamburino
ORONZO SALVATORE MEROLA
*Cerfignano, 10 marzo 1892 | +Slovenia (nella conca di Plezzo), 12 settembre 1915
Nacque a Cerfignano in via Costantinopoli (oggi via Duca d’Aosta),
il 10 marzo 1892, alle ore 20.15, da
Antonio Maria (detto Vitantonio) e
da Piano Anna, entrambi di professione contadini. Ricevette il battesimo, il 13 marzo dello stesso anno,
per mano dell’arciprete Francesco
Saverio Mangione. I padrini furono
Damiano Salvatore di Luigi e Merola
Domenica di Domenico.
Era alto circa 1,60 mt., era di professione contadino e non sapeva ne
leggere e scrivere.
Arruolato quale soldato di leva della
1ª categoria, matricola 38865, venne
chiamato alle armi il 10 settembre
1912 ed aggregato nel 6° Reggimento Fanteria, Brigata “Aosta”.
Nella foto è ritratto con le bacchette per il rullante, nel cinturone diagonale,
perché dal 8 gennaio 1913, ricevette l’incarico di “soldato tamburino” con il compito
di scandire il passo di guerra o il movimento dell’esercito in direzione del nemico.
Il 24 maggio 1915, attraversando il Piave nel corso della notte, giunse in
territorio dichiarato in stato di guerra.
Il 12 settembre 1915 venne colpito mortalmente da arma da fuoco e moriva
nella conca di Plezzo, alle pendici del Monte Rombon. La drammatica vicenda
è raccontata dal suo atto di morte: “[…] Estratto dell’atto di morte del soldato
• 28 •
tamburino Merola Oronzo […] L’anno millenovecentoquindici ad alli dodici del mese di
settembre nella Conca di Plezzo mancava ai vivi alle ore diciassette in età di anni ventitre
il soldato Merola Oronzo della Compagnia 6° Fanteria al N° 38865 di matricola, nativo
di Cerfignano provincia di Lecce figlio di Antonio Maria e di Anna Piano morto in seguito
a ferita d’arma da fuoco, sepolto nelle trincee della Conca di Plezzo come consta dalVerbale
N° 147 del Comandante la 1ª Compagnia a firmato dal S. T.te Bonsignore Paolo […]
Roma, lì 5 marzo 1917 [...]” 9.
I suoi resti mortali, come quelli dei soldati caduti nella Conca di Plezzo,
riposano nel Sacrario militare di Caporetto tra i militi ignoti, non essendo
compreso nell’elenco degli identificati.
Dal suo ruolo matricolare, forse anche per una dimenticanza nell’aggiornamento, non constano decorazioni alla memoria e/o onorificenza di alcun tipo.
Onorato, comunque, d’essere inscritto nell’ALBO D’ORO dei caduti della
Prima Guerra Mondiale alla pagina 253 del Volume XVIII Puglie: “Soldato 6°
reggimento fanteria, nato il 10 marzo 1892 a Santa Cesarea, distretto militare di Lecce,
morto il 12 settembre 1915 nella conca di Plezzo per ferite riportate in combattimento”.
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti lo zio, il nipote Merola Oronzo.
9 ACM, Registro
degli atti di morte, anno 1917 - n.8, parte II, serie C.
• 29 •
Nel 1916, invece, si tentò di applicare nuove strategie d’attacco. Si cercava, da
ambo le parti, di mantenere il controllo della situazione in attesa di evidenti e
pesanti sbalzi offensivi. Proprio in questa fase delicata e preparatoria, durante
il rigido inverno del 1916, cadde sul medio Isonzo l’eroe ANGELO RAFFAELE
LINCIANO, oriundo di Vernole (LE) ma da poco residente in Cerfignano. Nel
mese di marzo, le nostre truppe sferrarono l’attacco con la quinta battaglia
dell’Isonzo. Dopo questa ennesima offensiva, il nostro conterraneo GIOVANNI
MITA, contraendo malattia venne immediatamente trasferito presso l’ospedale
militare di Cremona dove spirava nel maggio successivo. Le trincee continuavano
a passare da un contendente all’altro e ognuno, sostanzialmente, continuava a
rimanere nella propria posizione senza avanzare o arretrare. Questo provocò un
ennesimo scontro col nemico, nell’agosto del 1916. Era la sesta battaglia
dell'Isonzo, conosciuta anche come battaglia di Gorizia. Formidabili e ben
organizzate furono le manovre e le azioni espugnanti sul fronte di Monfalcone
grazie alle quali la città venne finalmente liberata e conquistata dal nostro regio
esercito. Eccellente fu anche la storica e veloce conquista del Monte Sabotino,
occupato in poco più di mezz’ora. Molti furono i soldati che caddero durante
la battaglia di Gorizia (circa 2.000 uomini) tra i quali anche l’eroe SALVATORE
PANICO.
Le altre azioni di guerra si rendevano necessarie e mirate ad offrire tutela alla
città di Gorizia, cercando di conquistare le alture circostanti per un miglior
controllo difensivo e per proseguire al meglio col programma di conquista del
territorio e di ulteriore avanzata. Nel settembre 1916 prese il via la settima
battaglia dell'Isonzo che non portò ad ulteriori successi. L’ottava (svoltasi nel
periodo 10-12 ottobre), ancora una volta, si concluse solo con una ulteriore
carneficina umana basata su pesanti perdite (24.000 uomini).
Ma l’inferno sul fronte dell’Isonzo era comunque destinato a continuare. Sul
finire di ottobre e sino agli inizi di novembre le truppe italiane furono nuovamente
impegnate nel tentativo di scardinare le difese austro-ungariche intorno a Gorizia.
Nemmeno questa nona battaglia riuscì a portare vantaggi rilevanti per il Comando
Supremo.
In questi ultimi scontri caddero, per servire la patria, gli eroi cerfignanesi
GIOACCHINO CRETÌ e ANTONIO ANDREA BRILLANTE.
Per cause legate a malattia venne a mancare, inoltre, il soldato DONATO MORELLO.
Nell’anno 1916 la Grande Guerra strappava dall’affetto dei propri cari ben 6
figli della nostra terra.
• 30 •
Soldato
ANGELO RAFFAELE LINCIANO
*Acaya (LE), 15 agosto 1889 | +Lenzuolo Bianco (GO), 2 gennaio 1916
Nacque ad Acaya (frazione di Vernole) il 15 agosto 1889 da Giuseppe e da
Nisi Giustina. Il piccolo Angelo, e la sorellina Maria, rimasero orfani di padre
il 13 aprile 1893. La madre, successivamente, contrasse matrimonio con Viva
Nicola di Cerfignano ivi trasferendosi, previo cambio di residenza, con i due
piccoli figli. Questa è la ragione per cui da Vernole, che gli diede i natali, la sua
memoria, oggi, è celebrata nel monumento ai caduti di Cerfignano.
Giovane forte e di ottima presenza, era alto circa 1,60 mt., capelli castani
chiari, occhi cerulei, colorito roseo; di professione era bracciante e non sapeva
ne leggere ne scrivere.
Soldato di leva di 3ª categoria, classe 1890 (sebbene della classe 1889) perché
mandato rivedibile a causa di oligoemia malarica; matricola 16049. Venne chiamato
alle armi per mobilitazione col R.D. del 22 maggio 1915 (circolare n. 370 del
G.M.) giungendo il 1 giugno 1915 e successivamente aggregato nel 63° Reggimento
Fanteria, Brigata “Cagliari”. Entrò a far parte del deposito “Palermo” nel 136°
Reggimento Fanteria di milizia mobile il 24 settembre 1915. Morì, in località
Lenzuolo Bianco, il 2 gennaio 1916 durante combattimento contro il nemico.
Questo l’estratto del suo atto di morte: “[…] L’anno millenovecentosedici ad alli dì
2 del mese di gennaio nellaValle Pennica mancava ai vivi alle ore venti in età di anni ventisette
il Soldato Linciano Angelo della prima Compagnia del 136° Reggimento fanteria al N° 16049
di matricola nativo di Acaia fraz. del Comune diVernole provincia di Lecce figlio di fu Giuseppe
e di Nisi Giustina morto in seguito a scoppio di granata sepolto a Lenzuolo Bianco come risulta
dall’attestazione delle persone a piè del presente sottoscritte […]” 10.
Si presume, dalle referenze ottenute, che i suoi resti mortali giacciono tra i
militi ignoti nel Sacrario Militare di Redipuglia.
10 ACM, Registro
degli atti di morte, anno 1917 - n.13, parte II, serie C.
• 31 •
DECORAZIONI ALLA MEMORIA
Campagna di guerra 1915-1916: Autorizzato a fregiarsi della medaglia
commemorativa nazionale della guerra 1915-1918 istituita con Regio Decreto
n.1241 in data 29 luglio 1920 ed apporre al nastro della medaglia le fascette
corrispondenti agli anni di campagna.
Onorato d’essere inscritto nell’ALBO D’ORO dei caduti della Prima Guerra
Mondiale alla pagina 204 del Volume XVIII Puglie: “Soldato 136° reggimento
fanteria, nato il 15 agosto 1889 a Vernole, distretto militare di Lecce, morto il gennaio
1916 sul medio Isonzo per ferite riportate in combattimento”.
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti lo zio, fratello della nonna, la nipote Viniello Antonietta.
• 32 •
Soldato
GIOVANNI SALVATORE MITA
*Cerfignano, 24 settembre 1890 | +Cremona, 7 maggio 1916
Nacque a Cerfignano in via S. Cesaria (oggi via Regina Elena), il 24 settembre
1890, alle ore 12, da Francesco e da Cretì Maria Antonia (chiamata Domenica)
entrambi di professione contadini. Ricevette il battesimo, il 12 ottobre dello
stesso anno, per mano dell’arciprete Francesco Saverio Mangione. I padrini
furono Merola Salvatore di Domenico e Viva Crocefissa di Lazzaro.
All’età di 15 anni rimase orfano di padre.
Era alto 1,60 mt., capelli castani lisci, occhi castani, colorito bruno. Aveva
una cicatrice sulla fronte. Era di professione contadino e non sapeva ne leggere
ne scrivere.
Soldato di leva della 1ª categoria, matricola 38846, venne chiamato alle armi
il 10 settembre del 1912 ed aggregato al 86° Reggimento Fanteria, Brigata “Verona”.
Il giorno 11 gennaio 1913, spostato nel 6° Reggimento Fanteria, Brigata “Aosta”,
da Messina, partì per la Tripolitania e Cirenaica (campagna di Libia).
Rientrava dalla missione il 10 novembre 1913 e quindi veniva congedato. Per
effetto del Regio Decreto 18 dicembre 1914 (circolare 642) veniva richiamato
alle armi il 4 gennaio 1915. Il 31 marzo 1915 veniva aggregato al 140° Reggimento
Fanteria, Brigata “Bari”. Partecipò alle prime battaglie dell’Isonzo. Mentre era
impegnato negli scontri all’altezza del Monte Sabotino, per gravissimi ed evidenti
malori, fu ricoverato d’urgenza presso l’ospedale militare di Cremona dove gli
venne diagnosticata tubercolosi polmonare riconosciuta quale malattia contratta
in guerra. Veniva riformato il 19 aprile 1916 ma, con l’aggravarsi delle condizioni
di salute, rimanendo sotto osservazione e cura medica, spirava il 7 maggio 1916.
Questo il suo atto di morte: “Comune di Cremona - Atti morte 1916 = Parte II°
= S.e B = Mita Giovanni = L’anno millenovecentosedici addì otto maggio a ore nove e
minuti venti nel Palazzo Comunale = Io Morelli Dottor Giuseppe Segretario Comunale
[…] ho ricevuto dalla Direzione dell’Ospedale Militare Succursale Istituto Manini di
questa Città l’avviso che in detto Istituto a ore undici del di sette del corrente mese è morto
• 33 •
Mita Giovanni del fu Francesco e Cretì Maria Antonia, nato a Minervino d’anni venticinque,
Soldato del 140° Fanteria, celibe e residente in Cerfignano di Minervino […] Dal
Municipio di Cremona = Addì 16 settembre 1919” 11.
L’errore di fondo, per cui questo soldato fu dimenticato, venne causato nel
momento della redazione del suo atto di morte. All’interno dello stesso viene
citato come nativo e residente di “Castrignano del Capo”. Una nota marginale però
così recita e rettifica: “[…] Per sentenza del locale Regio Tribunale in data 22 agosto
millenovecentodiciannove e trascitto al N° 184 Parte 2° Serie C del Registro per gli Atti
di Morte di Cremona, l’atto di contro va corretto nel senso che il defunto […] è residente
a «Cerfignano di Minervino» in luogo di «Castrignano del Capo»”.
Rimanendo invariato il dato sul registro di tumulazione: “Mita Giovanni di
Francesco, da Castrignano del Capo”, quando le salme di tutti i militari furono esumate
per la sepoltura dei loro resti nel nuovo Sacrario Militare, sulla lapide del nostro
concittadino apparve, per errore di lettura ed in completa storpiatura, “Castagnino
del Capo” in luogo di Castrignano del Capo.
“A gloria perenne dei suoi
figli caduti nella guerra mondiale 1915-18. Eroico olocausto
di giovani che all’Italia si immolarono perchè del loro sangue
fossero segnati i patti di un
grande avvenire. Questo monumento Cremona eresse grata,
reverente, memore.” Questa è
la solenne e commovente
iscrizione che legge il visitatore del magnifico Sacrario
Militare “Madonnina del
Grappa”, all’interno del
cimitero comunale di Cremona, ove i resti mortali del
soldato Mita Giovanni riposano sulla nona fila all’interno dell’ossario n. 117.
11 ACM, Registro
degli atti di morte, anno 1919 - n.9, parte II, serie C.
• 34 •
DECORAZIONI ALLA MEMORIA
Ha diritto al computo di una campagna di guerra per essersi trovato, per
ragioni di servizio, in territorio in istato di guerra, in conseguenza della guerra
italo-turca 1911-1912;
Autorizzato a fregiarsi della medaglia commemorativa col motto «Libia»
istituita con regio decreto 21 novembre 1912 e 6 settembre 1913.
Onorato d’essere inscritto nell’ALBO D’ORO dei caduti della Prima Guerra
Mondiale alla pagina 253 del Volume XVIII Puglie: “Soldato 140° reggimento
fanteria, nato il 24 settembre 1890 a Santa Cesarea, distretto militare di Lecce, morto il
7 maggio 1916 a Cremona per malattia.”
Il nome del defunto, rilevato dall’indagine archivistica per la redazione di
questo volume, inesistente nell’elenco ufficiale, per disposizione del Sindaco, è
stato aggiunto al monumento dei caduti nell’anno corrente (2012).
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti lo zio, il nipote Mita Raffaele.
• 35 •
Soldato
SALVATORE PANICO
*Cerfignano, 23 febbraio 1888 | +San Martino del Carso (GO), 10 agosto 1916
Nacque a Cerfignano in via Canica, il 23 febbraio 1888, alle ore 4, da Luigi
e da Leone Rosaria. Ricevette il battesimo, il 26 febbraio dello stesso anno, per
mano dell’arciprete Ernesto Salvatore Filieri12. I padrini furono De Rinaldis
Antonio e Pino Antonia.
Era di corporatura esile, capelli biondi di forma liscia, occhi celesti e colorito
roseo; era di professione contadino, come i suoi genitori e non sapeva ne leggere
ne scrivere.
Venne dichiarato rivedibile in due visite militari consecutive: nella prima fu
riscontrato affetto da oligoemia malarica e nella seconda di debole costituzione.
Finalmente abile all’arruolamento e inserito nella classe 1890 quale soldato di
leva della 1ª categoria, matricola 31765.
Il giovane Salvatore svolse servizio militare, aggregato al 36° Reggimento
Fanteria, Brigata “Pistoia”, ed ottenne dichiarazione di buona condotta e di aver
servito con fedeltà ed onore, dal 19 novembre 1910 al 5 dicembre 1911.
Il 5 luglio 1913 si unì in matrimonio con Leone Filomena, di Cerfignano,
figlia di Abramo e di Cretì Addolorata.
Richiamato alla armi per mobilitazione generale, aggregato nel 47° Reggimento
Fanteria, Brigata “Ferrara”, il 24 maggio 1915, giunse in territorio dichiarato in
stato di guerra.
Un anno dopo, durante battaglia sul San Martino del Carso e forse con il
pensiero rivolto all’adorata moglie moriva in seguito ad esplosione di bomba
nemica.
Il suo atto di morte così recita: “Estratto dell’atto di morte del soldato Panico
12 La
biografia del rev.do arciprete Filieri, si trova sul volume: Prostràti al Real Trono - seconda edizione, Sergio
Frangillo, Anet - 2011. (pagg. 56-58)
• 36 •
Salvatore […] L’anno millenovecentosedici ed alli dieci del mese di agosto sul San Martino
del Carso mancava ai vivi alle ore undici e trenta in età di anni ventotto il soldato Panico
Salvatore della undicesima compagnia al 47° Reggimento Fanteria al N° 31765 di
matricola, nativo di Minervino di Lecce, Provincia di Lecce, figlio di Luigi e di Rosaria
Leone ammogliato con Leone Filomena morto in seguito a ferita da bomba nemica - per
fatto di guerra - sepolto a San Martino del Carso come risulta da Verbale Mod. 147
dell’undicesima compagnia […]” 13.
I suoi resti mortali, rinvenuti in una tomba priva di identificazione, furono
raccolti e sepolti a Redipuglia tra i militi ignoti.
DECORAZIONI ALLA MEMORIA
Campagna di guerra 1915-1916: Autorizzato a fregiarsi della medaglia
commemorativa nazionale della guerra 1915-1918 (definita medaglia ItaloAustriaca) istituita con Regio Decreto n. 1241 in data 29 luglio 1920 ed apporre
al nastro della medaglia le fascette corrispondenti agli anni di campagna.
Autorizzato a fregiarsi della medaglia interalleata della Vittoria istituita con
Regio decreto n. 1918 del 13 dicembre 1920;
Autorizzato a fregiarsi della medaglia a ricordo dell’unità d’Italia di cui al
Regio Decreto del 19 ottobre 1922 n. 1362.
Onorato d’essere inscritto nell’ALBO D’ORO dei caduti della Prima Guerra
Mondiale alla pagina 125 del Volume XVIII Puglie: “Soldato del 47° reggimento
fanteria, nato il 23 febbraio 1888 a Santa Cesarea, distretto militare di Lecce, morto il
10 agosto 1916 sul monte San Michele in combattimento”.
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti il primo marito di sua madre, Panico Antonio.
13 ACM, Registro
degli atti di morte, anno 1917 - n.3, parte II, serie C.
• 37 •
Soldato
GIOACCHINO CRETÌ
*Cerfignano, 17 ott. 1882 | +Asiago (VI) - loc. Croce Sant’Antonio, 10 sett. 1916
Nacque a Cerfignano in via Chianche n.4, il 17 ottobre 1882, nel cuore della
notte (ore 01.00), da Salvatore e da Mita Grazia, entrambi di professione contadini.
Ricevette il battesimo, il 27 ottobre dello stesso anno, per mano dell’arciprete
Ernesto Salvatore Filieri. I padrini furono Salvatore e Assunta Cursano. Di altezza
1,61 mt., colorito bruno, capelli castani e lisci; di professione carrettiere e di
condizione analfabeta. Soldato di leva della 1ª categoria matricola 13884. Svolse
brillantemente il servizio, aggregato al 94° Reggimento Fanteria, Brigata “Messina”,
dal marzo 1903 all’aprile 1904. Venne congedato con dichiarazione di buona
condotta.
Venne richiamato alle armi, per mobilitazione nazionale con R.D. del 22
maggio 1915 (circolare n. 370 del C.M.), aggregato al 136° Reggimento Fanteria,
Brigata “Campania” e giunse il 24 ottobre 1915 in territorio dichiarato in stato
di guerra.
Moriva in combattimento il 10 settembre 1916 in località Croce Sant’Antonio
nell’altipiano di Asiago (VI).
Il suo atto di morte recita quanto segue: “[…] Io sottoscritto Tenente Medico Ape
Nicola incaricato della tenuta dei registri di Stato Civile presso 125° Reparto Someggiato14
di Sanità dichiara che nel Registro degli atti di morte a pagina 36 ed al N° 34 d’ordine
trovasi inscritto quanto segue: L’anno millenovecentosedici ed alli dieci del mese di settembre
nella località Croce S. Antonio (Altipiano di Asiago) mancava ai vivi alle ore diciannove
in età di anni trentaquattro il soldato Cretì Gioacchino del 136° Reggimento Fanteria
5° Compagnia col numero 13884 di matricola, distretto militare di Lecce, nativo di
Cerfignano, frazione di Minervino di Lecce, provincia di Lecce, figlio di Salvatore e di
Grazia Mita, morto in seguito a ferita all’inguine destro e frattura del braccio destro con
14 I
reparti di sanità someggiati erano dotati di muli o cavalli per lo sgombero dei feriti delle prime linee.
All’interno dei vari reparti avveniva il primo soccorso medico e la cura del ferito.
• 38 •
emorragie riportate in combattimento, sepolto al Cimitero di Croce Sant’Antonio come
consta dall’attestazione delle persone a piè del presente atto sottoscritte […]” 15.
I suoi resti mortali, rinvenuti in una tomba priva di identificazione, furono
raccolti e sepolti tra i militi ignoti nel Sacrario Militare di Asiago (VI).
DECORAZIONI ALLA MEMORIA
Campagna di guerra 1915-1916: Autorizzato a fregiarsi della medaglia
commemorativa nazionale della guerra 1915-1918 istituita con Regio Decreto
n. 1241 in data 29 luglio 1920 ed apporre al nastro della medaglia le fascette
corrispondenti agli anni di campagna;
Autorizzato a fregiarsi della medaglia interalleata della Vittoria istituita con
Regio decreto n.1918 del 13 dicembre 1920;
Autorizzato a fregiarsi della medaglia a ricordo dell’unità d’Italia di cui al
Regio Decreto del 19 ottobre 1922 n. 1362.
Onorato d’essere inscritto nell’ALBO D’ORO dei caduti della Prima Guerra
Mondiale alla pagina 97 del Volume XVIII Puglie: “Soldato del 130° reggimento
fanteria, nato il 17 ottobre 1882 a Santa Cesarea Terme, distretto militare di Lecce, morto
il 10 settembre 1916 nella 25.ma sezione di sanità per ferite riportate in combattimento”
Il nome dell’eroe, rilevato dall’indagine archivistica per la redazione di questo
volume, inesistente nell’elenco ufficiale, per disposizione del Sindaco, è stato
aggiunto al monumento dei caduti nell’anno corrente (2012).
Nessun congiunto riscontrato.
15ACM, Registro
degli atti di morte, anno 1916 - n.6, parte II, serie C.
• 39 •
Soldato
ANTONIO ANDREA BRILLANTE
*Cerfignano, 25 giugno 1891 | +Monfalcone (GO), 9 ottobre 1916
Era figlio di ignoti16, adottato poi da coniugi residenti in Specchia Gallone (LE).
Il suo atto di nascita recita: “L’anno milleottocento novantuno, addìVentisei di Giugno,
a ore pomeridiane cinque e minuti quaranta, nella Casa Comunale. Avanti di me Cordaro
Angelo Segretario delegato con atto del Sindaco deiVentidue Settembre milleottocentoottantadue
debitamente approvato Uffiziale dello Stato Civile del Comune di Minervino di Lecce è
comparsa Carluccio Mariantonia, di anni cinquantacinque, Levatrice, domiciliata in Cerfignano,
la quale mi ha dichiarato che alle ore meridiane dodici del dì venticinque del Giugno mese,
nella casa posta in Cerfignano, da donna nubile che non consente di essere nominata è nato
un bambino di sesso maschile che ella mi presenta, e a cui do i nomi di Antonio Andrea
e cognome Brillante. […] Avendo poi ricevuta istanza da De Giuseppe Agata di anni
trentadue moglie di De Notarpietro Salvatore, contadina domiciliata in Specchiagallone in
Via Lecce, di affidare a lei il bambino promettendo di assumerne la custodia e l’allattamento,
nonché di darne conto ad ogni richiesta dell’Autorità, e nulla trovando in contrario alla
richiesta medesima, vi ho aderito, e ho consegnato a lei il detto bambino. […]17”.
Di statura circa 1,71 mt., capelli lisci di colore castano, occhi castani, colorito
roseo, con un segno particolare: una cicatrice sulla fronte.
Di professione contadino, sapeva anche leggere e scrivere.
Soldato di leva della 1ª categoria, al n. 38849 di matricola, venne chiamato
alle armi il 10 settembre del 1912 ed incorporato nel 4° Reggimento Fanteria,
Brigata “Regina”. Partì per la Tripolitania e Cirenaica (campagna di Libia),
imbarcandosi da Messina il 13 gennaio 1913. Rientrò dal servizio, sbarcando a
Catania, il 26 novembre.
16 Cfr. “Per
non dimenticare”, Sergio Frangillo, Anet srl - 2011, pag. 246.
17 ACM, Registro
degli atti di nascita, anno 1891 - n.83.
• 40 •
Venne, quindi, posto in congedo illimitato, con dichiarazione di aver tenuto
buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore, il 30 dicembre 1913.
Il soldato Brillante Antonio, tornò nella sua Specchia Gallone e potè riabbracciare
gli amati genitori adottivi.
Venne richiamato alle armi per mobilitazione nazionale, aggregato al 140°
Reggimento Fanteria, Brigata “Bari” il 4 gennaio 1915 e, successivamente, venne
inviato in territorio dichiarato in stato di guerra il 22 maggio del 1916.
Morì in combattimento, alla quota 144 di Monfalcone, come consta dal suo
atto di morte, di seguito ed integralmente trascritto: “L’anno millenovecentodiciassette,
il dì tredici di luglio, alle ore dieci nella Casa Comunale di Minervino di Lecce.
Io Commend. Luigi Scarciglia, Sindaco ed Ufficiale dello Stato Civile del Comune di
Minervino di Lecce, avendo ricevuto dal Ministero della Guerra-Direzione Generale Leva
e Truppa-Divisione Matricole-Ufficio Stato Civile in Guerra, in data otto luglio 1917,
N° 220665, copia dell’atto di morte del Soldato Brillante Antonio, o per intero ed
esattamente trascritto la copia suddetta, che è del tenore seguente:
Estratto dell’Atto di morte del Soldato Brillante Antonio inscritto sul Registro tenuto
dal 140° Reggimento Fanteria a pagina 94 N°683 d’ordine 4° Fascicolo = Io sottoscritto
Arturo Pagliara S.Tenente d’Amministrazione incaricato della tenuta dei registri di Stato
Civile presso il 140° Reggimento Fanteria dichiara che nel Registro degli atti di morte
a pagina 94 ed al Num. 683 d’ordine trovasi inscritto quanto segue: = L’anno millenovecentosedici ed alli nove del mese di ottobre nella quota Cientoquarantaquattro- Monfalcone
- mancava ai vivi il Soldato Brillante Antonio dell’8° Compagnia del 140° Reggimento
Fanteria al N°38849-5- di Matricola – Classe 1892, nativo di Cerfignano provincia di
Lecce figlio di N.N. e di N.N., morto in seguito a scheggia di granata, sepolto al Cimitero
provvisorio, sito vicino al lago di Doberdò, come risulta da verbale compilato dal Comandante
la Compagnia Sottotenente Leante Sig.Giuseppe e firmato dal Tenente Medico Mario Dottor
Alberto, e dai testimoni Soldato De SantisVito, Soldato Faco Salvatore = Per copia autentica
= L’ufficiale d’Amministrazione = fir.to A.Pagliara = Il Ten.te Colonnello Comandante
del Reggimento fir.to E.Lignari.
Eseguita la trascrizione ho munito del mio visto ed inscritta la copia dell’atto suddetto
nel volume degli allegati a questo registro” 18.
Bonificato il cimitero di cui nell’atto di morte i suoi resti mortali, nel 1938,
rinvenuti in una tomba priva di identificazione furono trasferiti a Redipuglia e
sepolti nella tomba dei militi ignoti.
18 ACM, Registro
degli atti di morte, anno 1917 - n.14, parte II, serie C.
N.B.: Atto trascritto, dimostrativamente, in modo integrale.
• 41 •
DECORAZIONI ALLA MEMORIA
Ha diritto al computo d’una campagna di guerra per essersi trovato, per
ragioni di servizio, in territorio in istato di guerra in conseguenza della guerra
italo-turca 1911-1912;
Campagna di guerra del 1915-1916: Autorizzato a fregiarsi della medaglia
commemorativa nazionale della guerra 1915-1918 istituita con Regio Decreto
n. 1241 in data 29 luglio 1920 ed apporre al nastro della medaglia le fascette
corrispondenti agli anni di campagna;
Autorizzato a fregiarsi della medaglia interalleata della Vittoria istituita con
Regio decreto n. 1918 del 13 dicembre 1920;
Autorizzato a fregiarsi della medaglia a ricordo dell’unità d’Italia di cui al
Regio Decreto del 19 ottobre 1922 n. 1362.
Onorato d’essere inscritto nell’ALBO D’ORO dei caduti della Prima Guerra
Mondiale alla pagina 34 del Volume XVIII Puglie: “Soldato del 140° reggimento
fanteria, nato il 25 giugno 1891 a Santa Cesarea, distretto militare di Lecce, morto il 9
ottobre 1916 sul Carso per ferite riportate in combattimento.”
La memoria del concittadino, per la sua adozione, è celebrata presso il
monumento dei caduti in Specchia Gallone (Le).
• 42 •
Soldato
DONATO MORELLO
*Cerfignano, 24 marzo 1882 | +Treviglio (BG), 7 gennaio 1917
Nacque a Cerfignano, in via Chianche, il 24
marzo 1882, alle ore 12, da Domenico e da
Calcagnile Petronilla, entrambi di professione
contadini. Ricevette il battesimo, il 25 marzo
dello stesso anno, per mano dell’arciprete
Ernesto Salvatore Filieri. I padrini furono
Maggio Salvatore e Fiore Giuseppa entrambi
di Cerfignano. All’età di 9 anni il piccolo
Donato rimaneva orfano di padre.
Era il terzo di quattro figli. Due sorelle
maggiori, Addolorata e Angelica, ed un
fratello minore, Michele.
Il 17 agosto 1912, all’età di trent’anni,
presso il Municipio di Minervino di Lecce,
alle ore 10.45, contrasse matrimonio con
Laggetta Maria Antonia, di ventidue anni,
oriunda di Cocumola e figlia di Nicola Salvatore e di Papadìa Anna. Furono uniti
in matrimonio religioso, successivamente, dall’arciprete Raffaele De Luca.
Statura nella media e corporatura normale; capelli neri e lisci e caratteristici
occhi cerulei. Di professione proprietario anche se non sapeva ne leggere ne
scrivere. Soldato di leva della 1ª categoria, matricola 13546/bis, venne chiamato
alle armi il 15 luglio 1916 aggregato nel deposito del 64° Reggimento Fanteria,
Brigata “Cagliari” lasciando la moglie incinta del suo primogenito che mai avrebbe
visto. Giunse in territorio dichiarato in stato di guerra il giorno 11 novembre
1916 aggregato al 143° Reggimento Fanteria, Brigata “Taranto”.
Secondo la testimonianza del vivente nipote Morello Donato, il nonno subì
il congelamento degli arti durante una lunga esposizione notturna di guardia sul
• 43 •
fronte e veniva ricoverato d’urgenza nell’ospedale di riserva di Treviglio. Durante
la degenza, prima della sua morte, venne visitato dal fratello minore, Michele,
che partì da Cerfignano non appena appresa la notizia del grave incidente.
Per le gravissime complicazioni di salute, aggravate dalla broncopolmonite,
si spense il 7 gennaio del 1917. Il suo atto di morte, poi successivamente trascritto
nei registri anagrafici del Comune di Minervino di Lecce, così recita: “Comune
di Treviglio - Ufficio dello Stato Civile - Estratto dal Registro degli atti di morte - anno
1917 Parte II° N.6 Serie B = L’anno millenovecentodiciassette addì quindici di gennaio
a ore sedici e minuti trenta nella Casa Comunale = Io Masciocchi Giuseppe Segretraio
delegato dal Sindaco Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Treviglio, avendo ricevuto
dalla Direzione dello Spedale di Riserva - Collegio degli Angeli un avviso in data sette
corrente mese relativo alla morte di cui in appresso, e che munito del mio visto, inserisco
nel volume degli allegati a questo registro, do atto che a ore una del giorno sette gennaio
corrente nel suddetto Spedale è morto Morello Donato di anni trentaquattro – militare,
residente in Cerfignano frazione di Minervino di Lecce, nato in Cerfignano frazione di
Minervino di Lecce da Domenico e da Calcagnile Petronilla marito di Laggetta Maria
Antonia = f.to G. Maschiocchi = La presente copia è conforme all’originale inscritto in
questi registri e si rilascia al Sindaco di Minervino di Lecce ai sensi Art. 397 C.C. =
Treviglio 17 gennaio 1917 = L’Ufficiale dello Stato Civile = f.to M. Manenti” 20.
Il suoi resti mortali, riposano nel cimitero comunale di Treviglio (BG).
DECORAZIONI ALLA MEMORIA
Campagna di guerra 1916-1917: Autorizzato a fregiarsi della medaglia
commemorativa nazionale della guerra 1915-1918 istituita con Regio Decreto
n. 1241 in data 29 luglio 1920 ed apporre al nastro della medaglia le fascette
corrispondenti agli anni di campagna.
Onorato d’essere inscritto nell’ALBO D’ORO dei caduti della Prima Guerra
Mondiale alla pagina 259 del Volume XVIII Puglie: “Soldato 143° reggimento
fanteria, nato il 24 marzo 1882 a Santa Cesarea, distretto militare di Lecce, morto il 7
gennaio 1917 a “Treviso” 21 per malattia”.
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti il nonno, il nipote Morello Donato.
20 ACM, Registro
21 Dato
degli atti di morte, anno 1917 - n.2 parte II serie C.
errato nell’ALBO D’ORO: riporta TREVISO in luogo di TREVIGLIO.
• 44 •
La decima battaglia dell’Isonzo fu combattuta tra la metà di maggio e gli inizi
di giugno 1917. L’obiettivo dell'offensiva italiana era rompere il fronte per
raggiungere Trieste. Da parte italiana si contarono circa 35.000 caduti tra i quali
gli eroi cerfignanesi GIULIO DE MARCO e MARCO CURSANO. L’esercito
austriaco, inoltre, sin dall’inizio del 1917, riuscì a rendere prigionieri innumerevoli
soldati italiani, prova concreta del debole morale delle nostre truppe, giunte a
questa agghiacciante fase della guerra. Tra di essi l’eroe RAFFAELE MITA
deceduto successivamente (nel 1918) per malattia contratta durante il periodo
di prigionia.
L’undicesima battaglia fu combattuta nell’agosto 1917. L’attacco venne
sferrato attraversando il fiume in più punti su ponti di fortuna. L’impegno
maggiore venne concentrato nell’area della Bainsizza, vero punto debole, per
tentare di smembrare le linee difensive nemiche. Durante questi scontri di
proporzioni esorbitanti fu ferito in modo irreversibile il soldato MICHELE
MARTES.
Con la battaglia di Caporetto, meglio conosciuta come disfatta (dodicesima
ed ultima battaglia dell’Isonzo), iniziata nella notte del 24 ottobre 1917, per le
truppe italiane si profilava l’imminente sconfitta e tutto quel che si era conquistato
al prezzo del sangue di moltissimi soldati si concluse con un ripiegamento
dell’esercito, dapprima lungo le linee del Tagliamento e dopo nella posizione
originale di confine, lungo il fiume Piave. In località Cadore veniva catturato e
reso prigioniero dal nemico il bersagliere FRANCESCO CODAZZO mentre
scompariva, sul Monte Grappa, il soldato GIOVANNI CRETÌ.
Il fallimento del regio esercito a Caporetto portò alla sostituzione del generale
Luigi Cadorna con Armando Diaz.
Nel mese di giugno del 1918 l’esercito nemico iniziò una tremenda offensiva
di sfondamento su tutto il fronte. Ciò rese possibile la sua avanzata verso il Piave
nel tentativo di valicare il confine. Ma “...il Piave mormò non passa lo straniero...”:
fu proprio dal fronte del fiume Piave, dopo questi ultimi periodi di sanguinosi
e violenti scontri, che prese inizio l’offensiva italiana destinata a concludersi con
un’agognata e prepotente vittoria: era la battaglia di Vittorio Veneto. Il 24 ottobre
iniziarono una serie di azioni belliche mirate alla riconquista di tutto il territorio
perso con la disfatta di Caporetto. Tra il 28 e il 29 ottobre 1918, finalmente, il
nemico veniva poderosamente respinto costringendolo alla resa.
La sera del 29 ottobre 1918 gli italiani, con una parata trionfale, entravano
nella città di Vittorio Veneto.
“Alle ore 15.15 del 3 novembre i soldati italiani occuparono Trento e, appena due ore
dopo, i bersaglieri entrarono a Trieste; alle ore 18.40 del 3 novembre fu firmato l’armistizio
• 45 •
che il Comando Supremo austriaco aveva chiesto fin dal 29 ottobre; il 4 novembre fu diffuso
il bollettino della vittoria che terminava con le parole rimaste famose: “I resti di quello
che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranze le
valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza” 22.
Nel ripiegamento del Piave, ormai all’ultimo atto del devastante Conflitto,
perse la vita l’eroe GIUSEPPE CURSANO. La Prima Guerra Mondiale strappò
all’affetto dei propri cari 16 valorosi eroi (escluso il soldato Brillante, oriundo di
Cerfignano, commemorato in Specchia Gallone per le ragioni spiegate in biografia).
Il 9 ottobre 1924, gli allievi della scuola elementare, deponevano un quadro
a ricordo in onore dei “compaesani” caduti durante la “Quarta Guerra dell’Indipendenza”.
In questa prima parte del lavoro sono stati censiti 15 combattenti e si rende
noto che è assente la biografia di uno degli eroi, non avendo ricevuto l’autorizzazione richiesta (rif. prot. 3120 - 15 mag. 2012 del Comune di Santa Cesarea Terme)
da parte del congiunto più prossimo.
Al valoroso nostro concittadino, con una preghiera di suffragio per la sua
anima, si rende ugualmente onore e memoria.
22 Quanto in corsivo è tratto, testualmente, dal libro scritto da Filippo Giacomo Cerfeda e Salvatore Coppola:
PRESENTE! Il Sacrificio del Finanziere di Mare Vincenzo Coppola e degli ecc. - Pubbligraf, 2004 - pag. 139.
• 46 •
Caporal maggiore
GIULIO DE MARCO
*Uggiano La Chiesa (LE), 17 feb. 1884 | +Doberdò del Lago (GO), 25 mag. 1917
Nacque ad Uggiano La Chiesa, il 17 febbraio 1884, dal fu Giuseppe e da Risolo
Maddalena. All’età di 17 anni si trasferì in Cerfignano, dove iniziò ad esercitare il
mestiere di calzolaio. Qui conobbe Martes Maria Cerimanna (figlia del fu Pasquale
e di De Vitis Rosaria) con la quale, il 9 gennaio 1908, contrasse matrimonio all’età
di 23 anni, presso il Municipio di Minervino di Lecce. Il giorno successivo furono
uniti in matrimonio religioso dall’arciprete Raffaele De Luca. Ragazzo giovane e
forte, dal colorito roseo, capelli castani lisci e occhi castani. Sapeva leggere e
scrivere. Soldato di leva della 1ª categoria, al n. 16732 di matricola, veniva
chiamato alle armi e giungeva il 29 dicembre del 1904 successivamente (10
gennaio 1905) venne incorporato nell’83° Reggimento Fanteria, Brigata “Venezia”.
Divenne appuntato, in esperimento, nel personale di governo degli stabilimenti
militari di stato e per merito acquisito nell’espletamento del servizio, nel
novembre dello stesso anno, passava effettivo, in detto personale, con la ferma
di cinque anni. Congedato, gli vennero concesse dichiarazioni di aver tenuto buona
condotta e di aver servito con fedeltà ed onore. Fu a questo punto della sua vita che,
tornando nella sua Cerfignano, come detto all’inizio, sposò l’amata compagna.
Proseguì con il suo lavoro, tornando al suo mestiere; era stimato e rispettato da
tutti anche con l’appellativo popolare di “Mesciu Giuliu te a Cirimanna”. Il 10
ottobre 1915, per mobilitazione dichiarata da R.D. del 22 maggio 1915, fu richiamato
alle armi e giunse in territorio dichiarato in stato di guerra aggregato al 32°
Reggimento Fanteria, Brigata “Siena”. Dotato di ottime qualità, nel reggimento di
appartenenza, venne promosso Caporale il 3 dicembre 1915 e Caporal maggiore
il 1 marzo 1917. Morì sul campo di battaglia il 25 maggio del 1917. Della vicenda
del decesso ci parla il suo atto di morte: “L’anno millenovecentodiciassette, ad alli
venticinque del mese di maggio nella sala di medicazione del 234° Reparto Someggiato23
23
I reparti di sanità someggiati erano dotati di muli o cavalli per lo sgombero dei feriti delle prime linee.
All’interno dei vari reparti avveniva il primo soccorso medico e la cura del ferito.
• 47 •
di Sanità, a Mikoli (Vallone di Doberdò), mancava ai vivi, alle ore tredici, in età di anni
trentatre, il Caporal Maggiore De Marco Giulio del 32° Reggimento Fanteria, 2° Compagnia
al N° 16732 di matricola, Distretto di Lecce, nativo di Uggiano la Chiesa, Provincia di
Lecce, figlio di fu Giuseppe e di Risolo Maddalena, ammogliato con Martes Maria Cerimanna,
morto in seguito ad anemia acuta per asportazione gamba destra da scheggia di granata (per
fatto di guerra) sepolto al Cimitero Militare di Mikoli (Vallone di Doberdò) come risulta
dall’attestazione di persone a piè del presente sottoscritte […]” 24.
Il cimitero militare italiano “Maggiore La Villa” di Micoli venne dismesso e
bonificato nel 1938 con il conseguente trasferimento di tutte le salme sepolte
(come quelle di altri cimiteri del circondario).
I resti mortali del caporal maggiore Giulio De Marco, oggi, riposano a Redipuglia
tra i militi ignoti perché raccolti da tomba priva dei dati di identificazione.
DECORAZIONI ALLA MEMORIA
Campagna di guerra 1915-1916-1917: Autorizzato a fregiarsi della medaglia
commemorativa nazionale della guerra 1915-1918 istituita con Regio Decreto
n. 1241 in data 29 luglio 1920 ed apporre al nastro della medaglia le fascette
corrispondenti agli anni di campagna.
Onorato d’essere inscritto nell’ALBO D’ORO dei caduti della Prima Guerra
Mondiale alla pagina 118 del Volume XVIII Puglie : “Caporale maggiore 32° reggimento
fanteria, nato il 14 febbraio 1884 ad Uggiano La Chiesa, distretto militare di Lecce, morto
il 25 maggio 1917 nella 34.ma sezione di sanità per ferite riportate in combattimento”.
Inoltre, Cerfignano, all’amato “Mesciu Giuliu” dedicava una strada cittadina.
Cerfignano, giugno 2012, cartello di indicazione strada.
24 Archivio
storico comunale Uggiano La Chiesa (=ACU d’ora in poi), Registro degli atti di morte, anno
1917 - n.22, parte II, serie C.
• 48 •
Soldato
MARCO CURSANO
*Cerfignano, 10 novembre 1897 | +Hudi Log (Slovenia), 4 giugno 1917
Ritratto maschile non identificato - Militare Tenente di artiglieria seduto su un
proiettile inesploso - didascalia: "Hudi
Log (Carso) settembre 1917" - Giacenza:
Museo del Risorgimento e della Resistenza Renato Giusti, fondo, Fondo Barilli,
Fotografie, n. 730 - dal sito web:
www.beniculturalilombardia.it
• 49 •
La foto non raffigura l’eroe Cursano Marco ma un suo commilitone.
Nacque a Cerfignano in via Canica, il 10 novembre 1897, alle ore
23, da Pietro e da Piccinno Maddalena, entrambi di condizione proprietari. Ricevette il battesimo, il 14
novembre, per mano dell’arciprete
Francesco Saverio Mangione. I padrini furono Nicola Palma e Maria
Vincentelli di Maglie.
Di altezza 1,62 mt., capelli castani
lisci, occhi castani e colorito bruno;
era di professione carrettiere e sapeva
sia leggere che scrivere.
Soldato di leva della 1ª categoria,
al n.11962 di matricola, venne
chiamato alle armi il 24 settembre
del 1916 ed aggregato al XI° Compagnia Sanità.
Venne inviato in territorio dichiarato in stato di guerra il 12 ottobre del 1916 aggregato nel deposito del 10° Reggimento Fanteria,
Brigata “Regina”. Il 31 gennaio 1917
passava invece al 243° Reggimento
Fanteria, Brigata “Cosenza”.
Morì il 4 giugno 1917 sul campo, durante la decima battaglia dell’Isonzo, a
Hudi Log (Slovenia).
Questo l’estratto del suo atto di morte: “[…] L’anno mille novecentodiciassette
ed alli quattro del mese di giugno nella località Hudi Logo mancava ai vivi in età di anni
diciannove il Soldato Cursano Marco della 1° Compagnia del 243° Fanteria al N°11962
di matricola nativo di Cerfignano provincia di Lecce figlio di Pietro e di Piccinno Maddalena
morto in seguito a ferita in combattimento contro le truppe Austriache sepolto nei pressi
di Hudi Logo come risulta dal verbale di morte della Compagnia […]25.
I suoi resti mortali giacciono tra gli ignoti del sacrario militare di Redipiglia
(GO).
DECORAZIONI ALLA MEMORIA
Campagna di Guerra 1916-1917: Autorizzato a fregiarsi della medaglia
commemorativa nazionale della guerra 1915-1918 (definita medaglia ItaloAustriaca) istituita con Regio Decreto n. 1241 in data 29 luglio 1920 ed apporre
al nastro della medaglia le fascette corrispondenti agli anni di campagna.
Autorizzato a fregiarsi della medaglia interalleata della Vittoria istituita con
Regio decreto n. 1918 del 13 dicembre 1920;
Autorizzato a fregiarsi della medaglia a ricordo dell’unità d’Italia di cui al
Regio Decreto del 19 ottobre 1922 n. 1362;
Onorato d’essere inscritto nell’ALBO D’ORO dei caduti della Prima Guerra
Mondiale alla pagina 99 del Volume XVIII Puglie: “Soldato 243° reggimento fanteria,
nato il 10 novembre 1897 a Santa Cesarea, distretto militare di Lecce, morto il 4 giugno
1917 per ferite riportate in combattimento”
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie De Noia Michela (vedova di Vitale Cursano, nipote del caduto).
25 ACM, Registro
degli atti di morte, anno 1922 - n.1, parte II, serie C.
• 50 •
Soldato
RAFFAELE MITA
*Cerfignano, 9 maggio 1881 | +Ingolstad (Germania), 7 aprile 1918
Nacque a Cerfignano in via S. Cesaria n.8,
il 9 maggio 1881, alle ore 23.30, da Giuseppe Antonio e da De Falco Giovanna,
entrambi di professione contadini. Ricevette
il battesimo, l’11 maggio dello stesso anno,
per mano dell’arciprete Ernesto Salvatore
Filieri. I padrini furono Pasquale Coia e
Assunta Cursano.
Il 15 maggio 1909, all’età di ventotto anni,
presso il municipio di Minervino di Lecce,
contrasse matrimonio con De Falco Donata,
di trentuno anni, figlia di Giovanni e della
fu Mita Annunziata. Furono uniti in matrimonio religioso, il giorno successivo, dall’arciprete Raffaele De Luca.
Di statura 1,57 mt., capelli castani e lisci,
occhi castani; era di professione contadino e di condizione analfabeta non sapendo
ne leggere ne scrivere.
Soldato di leva della 1ª categoria, matricola 11577/bis, veniva chiamato alle
armi il 27 dicembre 1916. Entrava nel deposito del 76° Reggimento Fanteria,
Brigata “Napoli” in data 11 gennaio 1917. Il giorno 8 aprile 1917 giungeva in
territorio dichiarato in stato di guerra e veniva aggregato al 148° Reggimento
Fanteria, Brigata “Caltanisetta”. Passava nel 281° Reggimento Fanteria, 1ª
compagnia, Brigata “Foggia” il 25 settembre 1917.
Durante uno scontro furibondo contro il nemico, il 24 ottobre 1917, salva
la vita, venne catturato, reso prigioniero ed internato a Bayreuth (Germania).
Ammalatosi gravemente durante tale periodo venne ricoverato nell’ospedale di
• 51 •
Ingolstadt (Germania) dove morì il 7 aprile 1918 lontano dai suoi cari.
Questo il contenuto del suo atto di morte: “[…] Ministero del Tesoro - servizi
per l’assistenza militare e le pensioni di guerra […] Mita Raffaele di Giuseppe Antonio
e di De Falco Giovanna = Corpo e Reparto 281 Fanteria 1° Camp. - 36 anni e 11 mesi.
Stato Civile coniugato con De Falco Donata - Luogo di nascita Cerfignano - Morto addì
7 aprile 1918 Ingolstadt = L’Ufficiale di Stato Civile f.to Rolini = Ingolstadt 16 aprile
1918 […] Per traduzione fedele dall’originale tedesco = D. e. e. = 14 - 4 - 20 = Il
Capo Ufficio Bocielio. Roma, l’ 20 gennaio 1920 = f.to Il Perito traduttore giurato =
Prof.Vito Prono” 26.
DECORAZIONI ALLA MEMORIA
Campagna di guerra 1917: Autorizzato a fregiarsi della medaglia commemorativa nazionale della guerra 1915-1918 istituita con Regio Decreto n. 1241 del
29 luglio 1920 ed apporre al nastro della medaglia le fascette corrispondenti agli
anni di campagna;
Autorizzato a fregiarsi della medaglia interalleata della Vittoria istituita con
Regio decreto n. 1918 del 13 dicembre 1920;
Autorizzato a fregiarsi della medaglia a ricordo dell’unità d’Italia di cui al R.
Decreto del 19 ottobre 1922 n. 1362.
Onorato d’essere inscritto nell’ALBO D’ORO dei caduti della Prima Guerra
Mondiale alla pagina 253 del Volume XVIII Puglie : “Soldato 281° reggimento
fanteria, nato il 9 maggio 1881 a Santa Cesarea, distretto militare di Lecce, morto il 7
aprile 1918 in prigionia per malattia.”
Il suoi resti mortali riposano a Monaco (Germania) nel cimitero militare
italiano.
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti il nonno, il nipote Mita Donato.
26 ACM, Registro
degli atti di morte, anno 1920 - n.5, parte II, serie C.
• 52 •
Bersagliere
FRANCESCO CODAZZO
*Cerfignano, 16 novembre 1894 | +Roma, 10 settembre 1918
Nacque a Cerfignano, in Via Santaloja, il 16 novembre 1894 alle ore 01.15
da Giuseppe e da Contaldo Addolorata entrambi di professione contadini.
Sui registri parrocchiali di battesimo non risultano notizie.
Rivedibile per la classe 1894, per oligoemia malarica, venne riconosciuto
idoneo per la classe 1895 quale soldato della 1ª categoria, matricola n.2544. Di
professione contadino, era alto 1,67 mt., capelli castani lisci, colorito bruno,
occhi castani, non sapeva ne leggere ne scrivere. Venne chiamato alle armi il 11
gennaio 1915 ed incorporato nell’11° Reggimento Bersaglieri. Nella notte del
24 maggio valicò il fiume Piave giungendo in territorio dichiarato in stato di
guerra. Quella notte, avrebbe rappresentato per il nostro giovane eroe l’inizio
del suo triste destino e della sua sconvolgente storia. Il 27 ottobre 1917 mentre
infuriava la dodicesima battaglia dell’Isonzo (meglio conosciuta come disfatta di
Caporetto) l’eroe Codazzo venne catturato dal nemico in località Cadore e
durante la deportazione subì l’atroce sorte del congelamento dei piedi con ingenti
e devastanti conseguenze fisiche. Il 24 agosto 1918, dopo quasi un anno di
prigionia, nonostante alcune cure ospedaliere, stante il peggioramento delle sue
condizioni di salute, venne rimpatriato, quale invalido di guerra, e ricoverato
d’urgenza nell’ospedale militare di riserva n.16 - Forte Tiburtina in Roma. Morì
il 10 settembre 1918, lontano dai suoi cari, per bronco alveolite e grave
deperimento organico come si rileva dalle poche informazioni prelevate dal suo
ruolo matricolare. Il suo corpo fu interrato, l’11 settembre 1918, nel Cimitero
monumentale del Verano, nel riquadro 19, fila 7 alla fossa n.1.
Negli anni ‘30, in occasione della realizzazione del Sacrario Militare, all’interno
dello stesso cimitero, i suoi resti mortali vennero riesumati e li trasferiti dove
tutt’oggi riposano, insieme ai circa 2.850 soldati, morti durante la Prima Guerra
Mondiale, con ubicazione nel settore 5 al loculo 53. Anche l’eroe Codazzo ha
subito, purtroppo, gli effetti degli errori di registrazione dell’epoca: la lapide
• 53 •
sepolcrale, infatti, riporta COSTAZZO FRANCESCO come scritto nel suo atto
di morte sul registro del Comune di Roma.
DECORAZIONI ALLA MEMORIA
Campagna di guerra 1915-1916-1917-1918: Autorizzato a fregiarsi della
medaglia commemorativa nazionale della guerra 1915-1918 istituita con Regio
Decreto n. 1241 in data 29 luglio 1920 ed apporre al nastro della medaglia le
fascette corrispondenti agli anni di campagna;
Autorizzato a fregiarsi della medaglia interalleata della Vittoria istituita con
Regio decreto n. 1918 del 13 dicembre 1920;
Autorizzato a fregiarsi della medaglia a ricordo dell’unità d’Italia di cui al
Regio Decreto del 19 ottobre 1922 n. 1362.
Onorato d’essere inscritto nell’ALBO D’ORO dei caduti della Prima Guerra
Mondiale alla pagina 99 del Volume XVIII Puglie: “Soldato 11° reggimento bersaglieri,
nato il 16 novembre 1894 a Minervino di Lecce, distretto militare di Lecce, morto il 9
ottobre 1917 a Roma per malattia”.
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti lo zio, il nipote Codazzo Salvatore
• 54 •
Copia del foglio matricolare del bersagliere Codazzo Francesco (1/2)
• 55 •
Copia del foglio matricolare del bersagliere Codazzo Francesco (2/2)
• 56 •
Soldato
MICHELE ANTONIO MARTES
*Cerfignano, 29 luglio 1898 | +Pesaro, 6 settembre 1917
Nacque a Cerfignano in via Piazza, il 29 luglio 1898, alle ore 16, da Giatteo,
di professione calzolaio e da Risolo Maddalena, di professione contadina. Ricevette
il battesimo, il 30 luglio dello stesso anno, per mano dell’arciprete Francesco
Saverio Mangione. I padrini furono Angelico Pizzoleo, di professione sagrista e
Lucia Mita di professione levatrice, coniugi residenti in Cerfignano.
Di statura nella media, capelli castani lisci, occhi castani. Di professione
contadino, sapeva leggere e scrivere.
Soldato di leva della 1ª categoria, matricola 15331, venne chiamato alle armi
il 1 marzo 1917 ed aggregato al 5° Reggimento Fanteria, Brigata “Aosta”. Il 17
giugno 1917, aggregato al 139° Reggimento Fanteria, Brigata “Bari”, giunse in
territorio dichiarato in stato di guerra. Durante l’undicesima battaglia dell’Isonzo
(agosto 1917), combattimento aspro e sanguinoso, nel quale il nostro regio
esercito fece indietreggiare gli austro-ungarici, conquistando la Bainsizza e il
Monte Santo venne ferito quasi mortalmente. Constatando la gravità della
situazione, il comando decise per il suo rientro. Durante il viaggio verso la sua
terra di origine le complicazioni di salute, aumentando, costrinsero ad effettuare
una sosta nella città di Pesaro nel disperato tentativo di salvargli la vita. Così non
fu! Il giovane eroe, appena diciannovenne, morì il 6 settembre 1917 con l’assistenza
del personale dell’ospedale militare di riserva che compilò referto e trasmise al
Comune per la registrazione del suo atto di morte. Questo il contenuto: “
Municipio di Pesaro - Ufficio dello Stato Civile - Estratto dal Registro degli atti di morte
dell’ anno al N. 150 Parte II° Serie B = L’anno millenovecentodiciassette, addì sette si
settembre, ad ore dieci e minuti quindici nella Casa Comunale = Io sottoscritto Livio Gori
Segretario delegato dal Sindaco […] avendo ricevuto dalla Direzione dell’Ospedale M.re
di Riserva (Scuole Perticari) di questa Città un avviso in data di ieri relativo alla morte
di cui in appresso, e che munito del mio visto, inserisco nel volume degli allegati a questo
registro, do atto, che alle ore dodici e minuti quindici del giorno di ieri nella casa posta
• 57 •
in via Corso undici settembre al numero trentaquattro, è morto Martes Michele di anni
diciannove, operaio, Soldato del 139° Reggimento Fanteria, nato a Cerfignano (frazione
di Minervino di Lecce) residente in Lecce, figlio di Giatteo e di Risolo Maddalena, celibe
= f.to Livio Gori […] Pesaro, 3 ottobre 1923” 27.
DECORAZIONI ALLA MEMORIA
Campagna di guerra 1917: Autorizzato a fregiarsi della medaglia commemorativa
nazionale della guerra 1915-1918 (definita medaglia Italo-Austriaca) istituita con
Regio Decreto n. 1241 in data 29 luglio 1920 ed apporre al nastro della medaglia
le fascette corrispondenti agli anni di campagna.
Onorato d’essere inscritto nell’ALBO D’ORO dei caduti della Prima Guerra
Mondiale alla pagina 232 del Volume XVIII Puglie: “Soldato 139° reggimento
fanteria, nato il 29 luglio 1898 a Santa Cesarea, distretto militare di Lecce, morto il 6
settembre 1917 a Pesaro per ferite riportate in combattimento.”
I suoi resti mortali, come da
verifica effettuata, riposano nel Cimitero centrale di Pesaro con le
dovute onoranze, e si trovano nel
Campo Monumentale, al loculo n.3,
fila n.2, ossario n.40.
Per un errore di trascrizione sui
registri di tumulazione la sua lapide
sepolcrale riporta “MARTESI” in
luogo di MARTES. Minervino in
quanto Cerfignano, all’epoca della
redazione del suo atto di nascita,
frazione di Minevino di Lecce.
Pesaro, Cimitero centrale - campo monumentale.
Ossario contenente i resti mortali dell’eroe
Martes Michele (foto del 27 settembre 2012)
Hanno autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti
il parente, i congiunti Martes Annunziata e Martes Giovanni.
27 ACM, Registro
degli atti di morte, anno 1923 - n.1, parte II, serie C.
• 58 •
Soldato
GIOVANNI CRETÌ
*Cerfignano, 24 giugno 1888 | +Monte Grappa, 27 ottobre 1917
Purtroppo dell’eroe Cretì sono scarne le informazioni e le notizie reperibili.
Nacque a Cerfignano in via Costantinopoli n.12, il 24 giugno 1888, alle ore
13, da Giuseppe Antonio e da Cursano Salvatora, entrambi di professione
contadini. Venne chiamato Giovanni perché nato il giorno della festività di San
Giovanni Battista.
Ricevette il battesimo, il 26 giugno dello stesso anno, per mano dell’arciprete
Ernesto Salvatore Filieri28. I padrini furono Luigi Damiano e Vita Maria Accogli.
Era di professione contadino e di condizione analfabeta. Alto 1,57 mt., di
corporatura nella media, capelli lisci e neri come i suoi occhi neri e di colorito
bruno.
Soldato di leva della 1ª categoria, classe 1888, il 1 maggio 1916 venne chiamato
alle armi ed aggregato nel deposito del 16° Reggimento Fanteria, Brigata “Savona”.
Il 13 maggio giunse, aggregato al 132° Reggimento Fanteria, Brigata “Lazio”, in
territorio dichiarato in stato di guerra.
Il 27 ottobre 1917 fu dichiarato disperso nel fatto d’armi di Monte Grappa
durante l’azione di ripiegamento dietro al Piave da parte del suo Reggimento.
DECORAZIONI ALLA MEMORIA
Campagna di guerra 1916-1917: Autorizzato a fregiarsi della medaglia
commemorativa nazionale della guerra 1915-1918 (definita medaglia ItaloAustriaca) istituita con Regio Decreto n. 1241 in data 29 luglio 1920 ed apporre
28 Cft.: Sergio
Frangillo “Prostràti al Real Trono - seconda edizione”, Anet srl - 2011. (pagg. 56-58)
• 59 •
al nastro della medaglia le fascette corrispondenti agli anni di campagna.
Autorizzato a fregiarsi della medaglia interalleata della Vittoria istituita con
Regio decreto n. 1918 del 13 dicembre 1920;
Autorizzato a fregiarsi della medaglia a ricordo dell’unità d’Italia di cui al
Regio Decreto del 19 ottobre 1922 n. 1362.
Onorato d’essere inscritto nell’ALBO D’ORO dei caduti della Prima Guerra
Mondiale alla pagina 97 del Volume XVIII Puglie: “Soldato del 132° reggimento
fanteria, nato il 24 giugno 1888 a Santa Cesarea, distretto militare di Lecce, morto il
27 ottobre 1917 in combattimento nel ripiegamento al Piave”.
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti lo zio, il nipote Cretì Carmine.
• 60 •
Dichiarazione di irreperibilità del soldato Cretì
• 61 •
Bersagliere
GIUSEPPE CURSANO
*Cerfignano, 7 febbraio 1896 | +loc. Basso Piave (VE), 16 gennaio 1918
Nacque a Cerfignano in via Costantinopoli, il 7 febbraio 1896, alle ore 7.30,
da Vitantonio e da Piccinno Addolorata, entrambi di condizione proprietari.
Ricevette il battesimo, il 12 febbraio dello stesso anno, per mano dell’arciprete
Francesco Saverio Mangione. I padrini furono Florindo Pizzoleo e Lucia Mita.
Alto 1,74 mt., capelli castani lisci, occhi castani (un po’ di strabismo), colorito
bianco. Di professione carrettiere, non sapeva ne leggere ne scrivere.
Soldato di leva della 1ª categoria, venne chiamato alle armi il 9 dicembre
1915 aggregato nel 1° Reggimento Bersaglieri anche se per pochi mesi. Venne
successivamente inviato in territorio dichiarato in stato di guerra il 21 marzo
1916 aggregato al 13° Reggimento Bersaglieri. Durante l’espletamento di tale
servizio contrasse malattia e venne ricoverato per le opportune cure mediche
con decorrenza dal 21 settembre 1916. Guarito perfettamente, il 19 febbraio
1917, venne reinviato in territorio dichiarato in stato di guerra. Prese parte, con
il suo Reggimento alla battaglia del Piave, ormai all’ultimo atto del grande
Conflitto Mondiale. Nella località Basso Piave, il 16 gennaio 1918, venne colpito
dalla tremenda esplosione di granata lanciata dal nemico e morì.
Il suo atto di morte definisce l’accaduto: “[…] L’anno milleottocentodiciotto ed
alli 16 del mese di gennaio nella località Basso Piave mancava ai vivi alle ore cinque in
età di anni ventidue il Bersagliere del 13° Reggimento Bersaglieri 8° Compagnia Cursano
Giuseppe al N° 6614 di matricola nativo di Minervino di Lecce Provincia di Lecce figlio
di Vito Antonio e di Addolorata Piccinno morto in seguito a scoppio di granata nemica
sepolto a Caposìle come risulta da verbale modello 147 firmato dal Comandante la ottava
Compagnia Capitano Stirpe Sig. Giovanni […]” 29.
Fu sepolto nel settore 2, fila 10, nella tomba 55.346.
29 ACM, Registro
degli atti di morte, anno 1918 - n.5, parte II, serie C.
• 62 •
I suoi resti mortali furono trasferiti nell’ossario (Sacrario Militare) di Fagarè
della battaglia (TV), dove tutt’ora riposano nella tomba n.1477.
DECORAZIONI ALLA MEMORIA
Campagna di guerra 1916-1917-1918: Autorizzato a fregiarsi della medaglia
commemorativa nazionale della guerra 1915-1918 istituita con Regio Decreto
n.1241 in data 29 luglio 1920 ed apporre al nastro della medaglia le fascette
corrispondenti agli anni di campagna;
Autorizzato a fregiarsi della medaglia interalleata della Vittoria istituita con
Regio decreto n. 1918 del 13 dicembre 1920;
Autorizzato a fregiarsi della medaglia a ricordo dell’unità d’Italia di cui al
Regio Decreto del 19 ottobre 1922 n. 1362.
Onorato d’essere inscritto nell’ALBO D’ORO dei caduti della Prima Guerra
Mondiale alla pagina 99: “Soldato 13° reggimento bersaglieri, nato il 7 febbraio 1896
a Santa Cesarea, distretto militare di Lecce, morto il 16 gennaio 1918 sul Piave per ferite
riportate in combattimento”.
• 63 •
“Ricevi i più affettuosi Saluti dal tuo amato e caro Fratello Cursano Giuseppe
11/1/1916 - Alla Signorina Cursano Maria - Distretto di Lecce per Cerfignano”
• 64 •
Dal registro delle tumulazioni nel Sacrario Militare di Fagarè della Battaglia (TV)
L’ossario contenente i resti mortali del bersagliere Cursano Giuseppe.
Sacrario Militare di Fagarè della Battaglia (TV)
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti lo zio, la nipote Cursano Matilde
• 65 •
APPROFONDIMENTI
IL NOTABILE PADRINO DI BATTESIMO
DI INNUMEREVOLI EROI
Angelico Pizzoleo nacque nel 1855 e morì il 21 novembre
1934, figlio di Gregorio e di Gargasole Domenica; marito della
levatrice Mita Lucia.
Fu il padrino in molti battesimi dell’epoca, come fu anche
testimone in tanti matrimoni religiosi, perché svolse la funzione di
sagrista per molto tempo, a cavallo tra il parrocato di Filieri,
Mangione e De Luca.
In questa particolare foto (per gentile concessione di Antonio
Florindo Pizzoleo, pronipote), lo vediamo nella classica posa
dell’uomo d’epoca ad inizi ‘900.
• 68 •
LA CAPPELLA DI SANT’ANTONIO IN
CERFIGNANO UN “VOTO MATERNO”
PER L’AGOGNATO RITORNO DEI FIGLI
DALLA GRANDE GUERRA
All’interno della chiesetta una lapide commemorativa (riportata
in foto) così recita:
Frase solenne e ricca di significato incisa nel marmo per perpetrare
la memoria di quello che fu uno dei più grandi eventi carichi di
emotività, culto e devozione.
Protagonista della storia è la famiglia Miggiano ed in particolare
la mamma Tarantino Maria Giuseppa (mamma Peppa), adorata moglie
di Fedele (scomparso all’epoca dei fatti) con i suoi sette figli dei quali
una donna, Costanza e i sei maschi: Salvatore, Vincenzo (poi Padre
Diego), Francesco, Rocco, Nicola e Rosario. Allo scoppio della Grande
Guerra tutti e sei i figli della vedova Miggiano furono richiamati alle
armi per effetto della mobilitazione nazionale. Mamma Giuseppa,
rivolgendosi all’intercessione del Santo di Padova fece promessa di
edificare in Suo onore un tempio se avesse visto il ritorno di tutti i
suoi figli, una volta cessate le ostilità belliche. Tanto fu! Ed allora, ciò
• 69 •
che, durante l’attesa, era solo
un voto ed una richiesta di
miracolo, divenne realtà e fu
edificato un piccolo tempio,
oggi cuore del culto verso il
Santo patrono della comunità
di Cerfignano. Il 20 maggio
del 1931 così l’ing. Emilio
Corti scrisse al Podestà di
Santa Cesarea Terme: “La
presente per esporre alla S.V. Ill.ma quanto segue: Fino dal 1924 per incarico
dei sigg. Sarcinella di Cerfignano, eseguii gratuitamente un progettino per
una cappella dedicata a Sant’Antonio da erigersi in Cerfignano per un voto
di fedeli, progettino che dal lato architettonico nulla aveva di speciale, solo
era steso con quel senso di decoro che in un oera simile non dovrebbe mancare,
tanto più che era intendimento dei fedeli di aprire la cappella al culto, ed in
questo caso, dovendo provvedere in seguito il Comune alla manutenzione, e
la Curia alla sorveglianza, in quel progettino erano previste disposizioni e
dimensioni e ubicazione dell’altare in modo da soddisfare ad ogni requisito.
La cosa ha dormito fino a questi giorni, ma ora mi consta che una tal famiglia
Miggiano di Cerfignano vuol effettuare la costruzione della cappella passando
ad ogni senso di decoro, e facendosi fare uno schizzo della stamberga, chè tale
diverrebbe, da un capomastro o muratore locale. Ora, se questo si è tollerato
per costruire la camera e la cucina usuale, solita manifestazione dell’arte
edilizia di questi piccoli paesi, ritengo che la S.V. sia d’accordo con me per
impedire uno sconcio di tal genere, contrario alle norme in vigore che prescrivono,
anche per piccoli edifici, il progetto d’un tecnico, e tanto più per una, anche
piccola, cappella che passerebbe in seguito al Comune. Prego la S.V. prendere
i provvedimenti del caso, tenendo presente che, perché non si dica che io peroro
per me, ritiro il mio progettino precedente, e non ne eseguirò alcuno, riserbandomi
solo, se la fiducia di codesta Amministrazione mi sarà conservata, di esaminare
e riferire, sempre gratuitamente, il progetto d’un tecnico al riguardo. Con
perfetta osservanza - Corti” 30.
30 ACS, cat. X, cartella Luoghi Pii, fasc. patronato famiglia Miggiano - Cappella di Sant’Antonio in Cerfignano.
• 70 •
C’è da sottolineare che quanto promesso dalla signora Giuseppa,
era, come specificato dall’Ing. Corti, una forte voce popolare da
parte di innumerevoli concittadini di Cerfignano, ossia l’intenzione
di edificare una Chiesa in onore del patrono e protettore. La signora
Giuseppa altro non fece che innestarsi sul “furor di popolo” facendo
propria l’idea e provvedendo poi a sue spese (della famiglia) alla
realizzazione dell’opera, successivamente per “grazia ricevuta”.
Tarantino Maria Giuseppa
fu Rosario e fu Muscatello Teresa. Nacque a Cerfignano il 24
agosto 1854. Contrasse matrimonio con Miggiano Fedele il 30
maggio 1878. Morì in Cerfignano, nella sua casa in Via Nazario
Sauro n. 13, il giorno 25 giugno 1945, all’età di 91 anni.
(per gentile concessione di Giuseppe Miggiano con la collaborazione di Addolorata Ronzi)
• 71 •
Il 24 aprile del 1933, il Podestà di Santa Cesarea Terme, sottopose
alla Rev.ma Curia Arcivescovile (Commissione diocesana per l’arte
sacra) lettera con la quale faceva richiesta delle eventuali osservazioni
e/o disposizioni nel merito prima di inoltrare domanda a firma dei
fratelli Miggiano con richiesta di “ottenere l’autorizzazione a costruire
una cappella votiva dedicata a Sant’Antonio”.
La risposta del Presidente della Commissione, Can. Luigi Maroccia,
datata 5 maggio 1933, fu chiara e concisa invitando il Podestà a far
presente ai fratelli Miggiano di inoltrare la domanda in carta semplice
unitamente al progetto al fine di poter sottoporlo all’attenzione
dell’intera commissione che si sarebbe svolta nei giorni a seguire. In
data 20 maggio il Presidente della Commissione comunicava al Podestà
lettera del seguente tenore: “Commissione Diocesana PER L’ARTE SACRA
- OTRANTO Ill.mo Sig.
Podestà Ieri l’altro, 18 corr,
ebbe luogo il convegno della
Commissione Diocesana per
l’Arte Sacra, ed in seno alla
quale si discussero vari progetti
messi all’ordine del giorno,
non ultimo quello, presentato
pel tramite della Signoria
Vostra, della costruzione di
una Chiesuola, a carico e per
volontà dei germani Miggiano
di Cerfignano. Intanto, dopo
un minuto e ponderato esame,
la Commissione, in merito a
la quale si trovano un Ingegnere ed un Architetto «ha
ravvisato il progetto troppo
Immaginetta di Sant’Antonio da Padova degli
anni 30-40 circolante nel periodo dell’edificazione semplice e privo di movimento
della chiesetta di Sant’Antonio - cm.10 x cm.6 nella linea architettonica;
• 72 •
raccomanda di eseguirlo nella scala di 1:30 e di equilibrarlo con maggiore
grazia» - Come si vede, il progetto in massima è stato approvato, salvo quel
lieve suggerimento che si è dato a criterio della Commissione. La Signoria
Vostra sarà, certo, compiacente di comunicare il deliberato da noi preso tanto
agli interessati Miggiano, quanto al geometra Tommaso Mauro, avvertendo
quest’ultimo che è necessario che venga a trovarmi; tornando così più utile
d’informarlo verbalmente, per poi iniziare subito i lavori. […] Gradisca,
Signor Podestà, i sensi della mia più considerazione e mi creda Di Lei Devotissimo
Can. Luigi Maroccia Presidente della Commissione Diocesana per l’Arte
Sacra” 31.
Terminato l’iter ed approvato il progetto redatto dal geom.
Tommaso Mauro, si procedette con i lavori di edificazione iniziati
immediatamente dopo aver acquisito tutti i pareri e man mano che
le condizioni economiche della famiglia permettevano.
Ai lavori di edificazione parteciparono anche i fratelli Miggiano
con il valido aiuto di volontari e con il coinvolgimento di maestranze
locali. Il tempio in onore di Sant’Antonio, voto materno per i fratelli
Miggiano reduci incolumi della Grande Guerra, venne completato
nel 1938.
All’interno un grande quadro raffigurante il Santo di Padova
domina la struttura.
Dal momento della sua consacrazione è divenuta chiesa stazionale
per la benedizione solenne nelle processioni del Corpus Domini e
per il canto del responsorio “Si quer is Miracula” durante la processione
del Santo.
Il 13 giugno 1966, l’arcivescovo di Otranto, mons. Gaetano
Pollio, benediceva una nuova campana, offerta dal popolo, per la
sprovvista chiesetta di Sant’Antonio.
Nell’anno 1985, ad iniziativa del parroco don Giovanni Mangia
e con le innumerevoli offerte del popolo, la chiesetta del Santo sortì
un minuzioso intervento di restauro dopo un lungo periodo di
31 ACS, cat. X, cartella Luoghi Pii, fasc. patronato famiglia Miggiano - Cappella di Sant’Antonio in Cerfignano
• 73 •
disuso. Fu nuovamente restaurata nell’anno 2005 ad iniziativa del
parroco don Pasquale Fracasso.
L’ultima opera, in ordine di tempo, nell’agosto del 2012, iniziativa
del comitato pro festa rionale, è stata la realizzazione di uno stupendo
ed artistico mosaico pavimentale a grande decoro della medesima.
Cerfignano, chiesa parrocchiale della Visitazione, 13 giugno 1966 - ore 11.30
S.E. mons. Gaetano Pollio (sinistra in atto benedicente) benedice la nuova
campana per la chiesetta di Sant’Antonio alla presenza dei testimoni Andrea
e Chiara Spagnolo (a destra). Al centro il parroco don Marco Guido sorregge
l’incensiere.
• 74 •
UN SECONDO DEVASTANTE
CONFLITTO PER LA SETE DI
PREPOTENTE DOMINIO
Gli eroi cerfignanesi caduti durante
la Seconda Guerra Mondiale
Tutto ebbe inizio con l’ascesa del Nazismo, agevolato anche dalla profonda
crisi economica del primo dopoguerra. L’avanzata dei movimenti antidemocratici
e il Partito Nazionalsocialista, fondato da Adolf Hitler, si proposero come unica
alternativa capace di superare la crisi. A parte i suoi innumerevoli seguaci, Hitler
ottenne un consenso sempre maggiore a livello nazionale, tanto che nel 1933
divenne cancelliere. Con l’ascesa al potere, Hitler iniziò a costruire il suo sogno
di edificazione di uno Stato totalitario. Tra gli obiettivi di programma furono
eliminati tutti i partiti d’opposizione, furono aboliti i sindacati, fu controllata la
vita culturale, cominciarono le persecuzioni razziste, soprattutto nei confronti
degli Ebrei, arrivando, addirittura, alle famosissime azioni antisemiti che di
sterminio nei campi di concentramento. Avanzava, attraverso questa nuova
concezione totalitaristica, il progetto di una “Grande Germania” dominatrice
dell’Europa. Appariva palese ed inevitabile che questo progetto doveva essere
raggiunto con una guerra che, in realtà, poco tempo dopo, avrebbe portato le
nazioni del mondo nuovamente nel disordine e nello scontro, questa volta di
proporzioni altamente devastanti. Così Hitler procedette con l’acquisizione di
alleanze in particolare con i paesi a regime autoritario come, ad esempio, l’Italia
ed il Giappone. Il programma di espansione di Hitler ebbe inizio nel 1938: unì
l’Austria alla Germania e pretese una regione cecoslovacca, ritenuta essere già
tedesca, solo perché ci viveva una minoranza tedesca. Ma l’attenzione principale
era rivolta alla conquista della Polonia. Nel settembre del 1939, forte dell’accordo
con la Russia, la Germania occupò la Polonia scatenando l’ira di Francia e Gran
Bretagna che le dichiararono guerra. Ebbe così inizio la Seconda Guerra Mondiale.
Il 10 Giugno del 1940 l’Italia, sotto il comando del duce Benito Mussolini,
entrò in guerra al fianco della Germania, dichiarando guerra alla Francia ed alla
Gran Bretagna. Il 14 giugno, Parigi venne invasa ed il 23 giugno la Francia si
arrese.
Con la sconfitta della Francia, Hitler era quasi riuscito ad imporre il dominio
tedesco all’intera Europa. Tuttavia la Gran Bretagna, forte nelle sue flotte militari,
riuscì a resistere respingendo gli attacchi aerei dei nazisti. La storica RAF =
“Royal Air Force” e quella tedesca la “Luftwaffe” si scontrarono nei cieli dell’In• 76 •
ghilterra (la famosa battaglia d’Inghilterra - Agosto/Settembre 1940) e il risultato
finale fu quello della resa della Germania da questo “glorioso” ed ennesimo
obiettivo di conquista. Nel 1941 la Germania intervenne a sostegno delle forze
italiane in Africa e nei Balcani e, nel contempo, tradendo l’alleanza con la Russia
faceva irruzione nel suo territorio. Il 7 dicembre 1941 il Giappone, invece, senza
nemmeno dichiarare guerra, attaccò e distrusse quasi metà della flotta degli Stati
Uniti nel porto di Pearl Harbour (presso l’isola delle Hawaii). Contro questo
scellerato affronto, il giorno successivo, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna
dichiararono guerra al Giappone, il quale venne subito sostenuto da Germania
ed Italia. La guerra assunse, nel vero senso della parola, connotati di sconvolgente
proporzione mondiale.
Tra il 1942 ed il 1943 Germania, Italia e Giappone subirono il contrattacco
nemico e furono sconfitte nelle famose “campagne” d’Africa e di Russia. Il 9 e
il 10 luglio 1943 gli anglo-americani sbarcarono in Sicilia accolti dalla popolazione
come dei liberatori. Era chiaro che gli italiani volevano la fine della guerra,
stanchi del fascismo. Benito Mussolini, il 25 luglio 1943, ricevette la sfiducia dal
suo governo. Fu arrestato e venne sostituito dal maresciallo Badoglio, che ebbe
il compito di formare il nuovo Governo. Il nuovo Primo Ministro, firmò a
Cassibile, in Sicilia nel settembre del 1943, l’armistizio con le potenze angloamericane, scatenando dovutamente l’ira dei tedeschi che occuparono la penisola
e liberarono Mussolini. La guerra proseguì assistendo alla divisione dell’Italia in
due tronconi: quello del Nord con la formazione della Repubblica di Salò, guidata
da Mussolini, reso libero dai tedeschi e che proseguiva in alleanza con la Germania.
Nel Sud, invece, continuò ad esistere il Regno d’Italia che si schierò dalla parte
degli Alleati. L’8 settembre 1943 iniziava la fase più drammatica che portava gli
italiani stessi, per le ragioni suddette, a combattere tra di loro. Iniziò così una
guerra interna definita di “liberazione” che vide il nascere del movimento dei
partigiani i quali, coordinati dal Comitato di liberazione nazionale (CLN), per
amor di patria, combatterono contro gli invasori tedeschi. Mentre in Italia la
guerra continuava, un secondo fronte, dopo quello italiano, venne aperto dagli
Alleati in Europa occidentale. In Italia, la definitiva sconfitta delle potenze
dell’Asse si ebbe solo nell’aprile del 1945, quando gli Alleati riuscirono a sfondare
la così detta linea gotica dell’Appennino emiliano ed a conquistare il Nord. Il 25
aprile fu completata la liberazione dell’Italia.
Mussolini venne catturato mentre tentava di fuggire in Svizzera travestito da
sergente tedesco e fucilato dai partigiani. Nel 1945 ormai la sorte della Germania
appariva segnata. Il 30 aprile Hitler si tolse la vita ed il 7 maggio 1945 la Germania
firmava la resa senza condizioni. La resa del Giappone, sconfitto dagli americani
• 77 •
nella battaglia di Okinawa, avvenne il 2 settembre 1945, dopo che due bombe
atomiche, ordigni mai usati e di una potenza nucleare spaventosa, avevano distrutto
le città di Hiroshima e Nagasaki (6 e 7 agosto). La Seconda Guerra Mondiale si
concluse con 50 milioni di morti, 3 milioni di dispersi e 35 milioni di feriti, fra
cui i sopravvissuti delle città colpite dall’atomica contaminati dalle radiazioni.
Cerfignano pagò il prezzo di sangue del Secondo Conflitto Mondiale con 9
suoi gloriosi figli, quattro dei quali nelle azioni di guerra su terra ferma e cinque
in azioni di guerra nel mare, durante l’affondamento di molte delle navi della
nostra Regia Marina.
A differenza dei cenni storici inerenti il Primo Conflitto Mondiale, in questa
parte del lavoro, la singola biografia contestualizzerà l’evento particolare nel
quale ogni nostro conterraneo perse la vita. Sarà, pertanto, rispettato un ordine
cronologico in riferimento alla data di morte.
• 78 •
NELLA CAMPAGNA COLONIALE D’AFRICA
LE VICENDE DEGLI EROI
GIUSEPPE CURSANO E PASQUALE PINO
Le azioni di colonizzazioni dell’Africa
(continente considerato inferiore) da
parte delle nazioni europee, raggiunsero
il proprio apice, nella metà dell’ottocento,
periodo in cui si ebbe una vera e propria
spartizione. Le protagoniste furono soprattutto Francia e Gran Bretagna e in
misura minore, Germania, Portogallo,
Italia, e Spagna. Considerato il continente
dimenticato da Dio, le potenze europee
erano animate da una sorta di “missione
civilizzatrice” nei confronti dell’etnia
relativamente arretrata e ad un proficuo
sfruttamento delle sue particolari risorse
naturali. Con il momento favorevole della
Seconda Guerra Mondiale, Benito Mussolini progettò un ingrandimento dell'Impero
italiano in Africa. Questo progetto era basato nel congiungimento delle due sezioni
dell’Impero (la Libia e l’Africa orientale italiana32) tramite la conquista dell’Egitto
e del Sudan della restante parte della Somalia inglese (comunque occupata dalle
truppe italiane) e della parte orientale del Kenia britannico. In sintesi queste le
motivazioni storiche dei furibondi scontri che videro impegnati, in notevoli quantità
i soldati del nostro Regio Esercito, nel territorio africano.
Durante le sanguinose battaglie tra le potenze coloniali, nella campagna
d’Africa, persero la vita i nostri concittadini Giuseppe Cursano (1937) in Eritrea
e Pasquale Pino (1943) in Libia.
32 L’Etiopia, l’Eritrea
e il parziale italiano della Somalia.
• 79 •
Sergente
GIUSEPPE CURSANO
*Cerfignano, 6 dicembre 1912 | +Amber Bisir (Eritrea), 21 agosto 1937
Nacque a Cerfignano il 6 dicembre 1912,
alle ore 22, nella casa paterna in via Chianche
n.36. Figlio di Michele e di Mitello Consiglia
entrambi di condizione proprietari.
Ricevette il battesimo il giorno 12 dicembre
1912 per mano dell’arciprete Raffaele De
Luca; i padrini furono Angelico Pizzoleo e
Lucia Mita. Ricevette il sacramento della
confermazione dall’arcivescovo Carmelo
Patanè il 14 maggio 1922. Il giovane Giuseppe
era alto 1,70 mt., capelli neri e lisci, occhi
castano scuri, colorito pallido. Figura, negli
atti, di professione studente. Frequentò il seminario e procedette nella cultura
arrivando, prima della chiamata alle armi, alla frequenza del secondo liceo. La
carriera militare di Giuseppe fu ampia e varia portandolo ad assurgere al titolo di
sergente. Svolse il suo primo servizio di leva, quale effettivo del distretto militare
di Macerata ed aggregato al 157° Reggimento Fanteria, dal 8 marzo 1933 al 23
agosto 1934. Durante questo periodo maturò l’idea di abbandonare gli studi presso
il seminario di Molfetta e di dedicarsi alla carriera militare.
Venne riammesso al servizio il 14 settembre 1934 in
qualità di allievo sottufficiale nel 13° Reggimento Fanteria.
Venne promosso sergente con anzianità il 15 luglio 1935.
Il 7 ottobre 1935, il sergente Cursano, imbarcandosi
da Reggio Calabria, partì per l’Eritrea con il 20° Reggimento
Fanteria mobilitato per esigenze dell’Africa Orientale Italiana.
Dopo un viaggio durato una settimana, giunse nell’Eritrea
il 15 ottobre sbarcando nel porto di Massaua.
• 80 •
Gli auguri per le festività natalizie in questa cartolina diretta alla sorella Eufrasia e al cognato
Mario. Timbro, sul bollo, di partenza: […] dicembre 1935. Timbro di arrivo: 15 gennaio 1936.
“AUGURI E SALUTI - AFFEZIONATISSIMO PIPPI”
“MARIO E EUFRASIA CURSANO LARGO CANICA (LECCE) CERFIGNANO”
• 81 •
L’anno successivo, dopo
esser stato ammesso alla
rafferma di un anno, il 9
ottobre 1936, entrò a far
parte del XXXIV battaglione del Regio Corpo
delle Truppe Coloniali di
Eritrea (RCTCE).
La nipote Maddalena
(Uccia), figlia della sorella
Eufrasia ha voluto mettere
a disposizione, inoltre, una
splendida lettera, inviata alla
sua mamma, carica di
emotività e ricca di informazioni, con la quale, per
altro, pervenne anche la
foto qui riportata. Qui il
sergente è ritratto sui promontori di Socotà. La foto, sul retro, porta la seguente iscrizione:“Con affetto alla
cara sorella Eufrasia - Pippi - Socotà 28 giugno 1937”.
• 82 •
La lettera della quale si
fa menzione è del tenore
seguente:
“Socotà lì 28.6.937
Carissima sorella,Tempo fa
ho ricevuto una tua cartolina
e ti lamentavi per la mia dimenticanza. Certo che hai ragione in questo, ma nemmanco
io ho tutti i torti. In Africa mi
ci trovo io e so come si vive.
Devi sapere che qui si dimentica
facilmente quello che si è lasciato venendo via dall’Italia
e immagina poi quando non si
ricevono notizie. Dopo il periodo dei due mesi scorsi, di
nuovo son da quindici giorni
che non ricevo alcuna notizia.
--- Puoi domandarlo a Rocco,
che certo confermerà quanto ti
dico io. Come sta Nenuccia? Mi
dispiace tanto che deve passare
ancora un anno senza vedervi.Verrà lo stesso ormai conto 21 mesi di Africa. Ne passeranno
altri dodici. Scrivimi. Mi sento di essere solo. Ricevo raramente qualche lettera da Rocco
e niente più. Si può aspettar di più. Baci a Te e Mario, Nenuccia, Torquato e Michelino.
Pippi
Saluti cari a Ciccio e Giustina
Pippi.”
C’è un passaggio della lettera da sottolineare e cioè quando parla del tempo
che deve passare ancora prima di rivedere i propri cari. In realtà quella fu l’ultima
volta che l’amato Pippi scrisse alla sorella ed ai suoi congiunti.
Due mesi dopo il sergente Cursano morì sul campo di battaglia.
Questo è l’encomio solenne, dedicato all’eroe Cursano, con il quale fu
decorato della medaglia di bronzo al valor miliare e che si evince dal suo ruolo
matricolare come anche da un diploma gelosamente custodito dai congiunti.
Esso recita l’ultimo atto della sua esistenza: “In combattimento contro preponderanti
forze ribelli, serenamente conduceva i propri gregari all’attacco. Arrestato dalla massa
• 83 •
avversaria, afferrava un fucile mitragliatore e ne dirigeva il fuoco con esemplare calma
riuscendo a fermare l’impeto del nemico fino a quando cadeva fulminato sulla propria
arma - Amber Bisir 21 agosto 1937”
Il suo atto di morte così recita: “[…] L’anno millenovecentotrentasette ed alli
ventuno del mese di Agosto nel Amber Bisir […] mancava ai vivi dalle ore 14.30 alle ore
18.30 in età di anni venticinque il Sergente Cursano Giuseppe nato a Cerfignano il 6
Dicembre 1912 provincia di Lecce distretto di Lecce figlio di fu Michele e di Mitello
Consiglia morto in seguito a ferita d’arma da fuoco in combattimento sepolto a Socotà
cimitero militare come consta da testimonianza verbale. […]”
La medaglia di bronzo al valor militare
• 84 •
Estratto dell’atto di morte del sergente Giuseppe Cursano
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti lo zio, la nipote Cursano Maddalena.
• 85 •
Caporale
PASQUALE PINO
*Cerfignano, 4 aprile 1913 | +Ben Ulid (Libia), 17 gennaio 1943
Nacque il 4 aprile 1913, nella casa in Via
Regina Elena, da Giuseppe e da Giannetta
Palma.
Alto 1,67 mt., capelli castani lisci, occhi
castani, di professione manovale, sapeva
leggere e scrivere avendo frequentato la
quarta elementare. Nel suo ruolo matricolare appare una annotazione in merito a
“cognizioni extra professionali” e cioè: “sa
servirsi della bicicletta”.
Soldato di leva della classe 1913, matricola 28863, fu assegnato alla ferma minore
di 2° grado (6 mesi) a norma delle leggi sul
reclutamento del R. Esercito33. Partì la sua
carriera militare con un primo servizio svolto dal 4 aprile al 24 agosto 1934,
aggregato al 1° Reggimento Artiglieria Contraerei. Il 12 maggio 1935 venne
richiamato alle armi per effetto della circolare ministeriale n.5770 del 27 aprile
1935, e raggiunse Napoli presso il 2° Reggimento Artiglieria contraerea mobilitato.
Ricevette l’ordine di partire per la Libia imbarcandosi il 16 aprile 1936 sulla
nave “Principessa Giovanna”. Arrivò a destinazione quattro giorni dopo, sbarcando
nel porto di Tobruch (Tobruk). Il suo servizio in Libia si rivelò quasi inutile
perché, dopo soli 5 mesi, contrasse malattia e fu costretto ad una convalescenza
33 Art. 87 del T. U. 8 settembre 1932 - X, n. 1332: “L’ammissione all’eventuale congedo anticipato è consentita
quando nessun fratello vivente dell’iscritto, di età inferiore a 40 anni, abbia di fatto fruito di congedo anticipato oppure
abbia a suo tempo goduto di uno dei benefici in materia di leva previsti dalle precedenti leggi sul reclutamento del Regio
Esercito […]”.
• 86 •
di 25 giorni presso l’ospedale da campo n. 150 di Tobruch e precisamente dal
2 al 27 settembre 1936. Terminato questo periodo, constatando una non buona
ripresa della salute venne reinviato in Italia il 2 ottobre, col piroscafo “Toscana”,
sbarcando a Napoli il 7 ottobre 1936. Fu congedato dal servizio e potè rientrare
nella sua Cerfignano e dalla sua amata compagna, Maria Mauro di Amedeo, che
sposò il 28 ottobre 1937. Venne richiamato alle armi il 11 marzo 1941 aggregato
al 133° Reggimento Artiglieria Corazzato “Littorio”. In questa fase della sua
carriera fu promosso caporale il 9 luglio 1941. In licenza, potè in più occassioni
tornare nella sua terra. Il 23 ottobre 1942, imbarcandosi dall’aereoporto militare
di Galatina, raggiunse nuovamente la Libia, giungendo in territorio dichiarato
in stato di guerra. Dal 29 ottobre 1942, partecipò alle operazioni svolte in Africa
settentrionale con il 556° gruppo semovente del 133° Reggimento Artiglieria
corazzata “Littorio”. Morì all’età di 30 anni il 17 gennaio 1943 secondo la descrizione
che ci viene proposta dal suo atto di morte: “[…] avendo oggi ricevuto ai fini della
trascrizione copia dell’atto di morte del Caporale Pino Pasquale, iscritto nel registro tenuto
dal 31° Reggimento Carrista a pag. 18 N° 37, […] L’anno millenovecentoquarantatre il
giorno diciassette del mese di gennaio nella zona a circa 30 km est di Ben Ulid è deceduto
alle ore dieci in età di anni trenta, il caporale Pino Pasquale della Batteria Semovente nato
a Cerfignano provincia di Lecce il 4-4-1913 figlio di Giuseppe e di Giannetta Palma
ammogliato con Mauro Maria. Il nominato Pino Pasquale è morto in seguito a ferita da
scheggia di mina. Salma non potuta recuperare come consta da relativo verbale compilato il
31 gennaio 1943 […]” 34. Secondo testimonianza orale della figlia Pompea, in
dettaglio, il semovente 75-18 Littorio, del quale Pasquale era facente parte
dell’equipaggio, circondato dal nemico, manovrò in difesa passando sopra ad una
mina. L’entità della tragedia è definita dalla frase riportata nell’atto di morte:
“Salma non potuta recuperare”. La sua memoria è celebrata nel Sacrario Militare
dei Caduti d’Oltre mare in Bari con il nome inciso in una lapide murale.
All’eroe Pino Pasquale, veniva intitolata una strada cittadina nel suo paese d’origine.
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti il padre, la figlia Pino Pompea.
34 ACS, Registro
degli atti di morte - anno 1943; parte II°, serie C, n.1.
• 87 •
Il fuochista ordinario
ANTONIO DELL’ISOLA
E LA SUA ULTIMA NOTTE SULLA REGIA
TORPEDINIERA ANDROMEDA
*Cerfignano, 7 settembre 1919 | +Karaburon (Albania), 17 marzo 1941
Il 16 marzo 1941, al tramonto, l’Andromeda ricevette l’ordine di ormeggiarsi
nelle acque ad est della penisola di Karaborum (baia di Valona). Alle 23.50 ed
alle 23.58 un gruppo di 6 aerosiluranti Fairey Swordfish, inviati ad attaccare le
navi ormeggiate in rada, fu avvistato dapprima dalla località di vedetta di Derni
e poi rilevato dalla stazione aerofonica di Saseno. La contraerea iniziò un tiro di
sbarramento, poi interrotto in seguito al decollo di caccia italiani. A mezzanotte
gli aerei britannici giunsero sulla baia di Valona: avvertendo il rumore dei loro
motori, l’Andromeda e l’Abba, insieme li ormeggiate, iniziarono ad effettuare
fuoco di sbarramento. Uno degli Swordfish, portatosi a 400 metri dall’Andromeda
(la cui prua era orientata verso la riva), sganciò il proprio siluro perpendicolarmente
rispetto alla torpediniera. La nave mise le macchine avanti tutta per sottrarsi
all’impatto, ma era troppo tardi: alla mezzanotte del 17 marzo 1941, qualche
istante dopo che l’Andromeda si era messa in movimento, il siluro andò a segno
sul fianco sinistro all’altezza del fumaiolo: l’esplosione devastò la sala macchine
e qualche secondo dopo anche le caldaie, che erano state messe in pressione,
scoppiarono: l’esplosione fu tale da estendere lo squarcio fino al lato di dritta.
Gravemente colpita, la nave affondò quasi subito. Perirono 50 uomini (46
risultarono dispersi, mentre solo 4 furono i corpi recuperati), solo 88 dei militari
a bordo della nave poterono essere tratti in salvo. Per tutti gli uomini dell’equipaggio, morti e sopravvissuti, venne decretata la Croce di guerra al valor militare
il 23 giugno 1941.
Tra i dispersi dell’orrendo sinistro anche il nostro conterraneo Antonio
Dell’Isola.
Il relitto dell’Andromeda giace sui fondali della baia di Valona, ad una profondità
di circa di 45 metri.
• 88 •
Antonio Dell’Isola nacque a
Cerfignano, in via Santa Cesaria (oggi
via Regina Elena), n.12, il 7 settembre 1919, alle ore 4, da Giuseppe
e da Pino Rosaria, entrambi di
professione contadini. Ricevette il
battesimo, il giorno 11 settembre
dello stesso anno, per mano dell’arciprete Raffaele De Luca. I padrini furono Giovanni Mita di Giuseppe Antonio e Lucia Coluccia
(moglie di Zaccaria Cursano).
Stupendo giovane dai capelli
castani lisci e occhi castani, di professione contadino; sapeva leggere
e scrivere avendo frequentato la
seconda elementare.
Venne chiamato alle armi il 3
agosto 1938 e giunse nel deposito
CREM (Corpo reali equipaggi marina) di Brindisi per la ferma di 28
mesi. Il 15 agosto venne classificato Fochista Ordinario ed incorporato nell’equipaggio di bordo della Regia Torpediniera “Andromeda”. Morì il 17 marzo 1941
secondo quando recitato dal suo atto di morte: “[…] ESAMINATI gli atti trasmessi
dal Ministero della Difesa Marina, riguardanti il Dell’Isola Antonio […] matricola
militare 95961 […] Da detti atti risulta che: - il militare in argomento, il 17 marzo
1941, era imbarcato sulla Torpediniera “ANDROMEDA” facendo parte dell’equipaggio di
bordo; - che la torpediniera “ANDROMEDA” il 17 marzo 1941, mentre era alla fonda
presso Caraborum (Karaburum) nella rada di Valona, colpita al centro da un siluro
lanciato da aereosilurante nemico, affondava rapidamente; - il Dell’Isola Antonio non è
compreso fra gli 88 superstiti e le quattro salme raccolte in mare e che di lui, dalla data
del sinistro, non si sono avute più notizie. […] Letto l’art. 4 del Decreto Legislativo
Luogotenenziale 5 aprile 1946, n.216. Da atto (la commissione) della scomparizione
e dichiara che il medesimo debba ritenersi perito addì 17 marzo 1941 nelle condizioni
di cui sopra” 35.
35 ACS, Registro
degli atti di morte - anno 1963; parte II°, serie C, n.1.
• 89 •
Stralcio di una lettera di risposta alla cognata, spedita da Palermo il 10 ottobre 1940 con la
quale porge i saluti: “… rispondo subito sulla tua amata Lettera che dame era tanta desiderata a
sapere le vostre buone notizie …”.
e quasi come un presagio dice: “… a disso o cambiato testa voglio vedere se miposso sparagniare
qualche cosa poi se incaso ilmio destino mi assicurera di non ritornare ppiu alla nostra casa voglio
che quei pochi soldi checcio alla posta li spartireti tanti a ciascuno…”.
• 90 •
Lettera, al Podestà di Santa Cesarea Terme, da parte della sezione Cerfignanese del Partito
Nazionale Fascista36 (segue trascrizione).
36 Cartella
n. 337 della categoria 8 - classe 5; all’interno della busta “famiglie dei caduti in guerra 41-45”.
• 91 •
PARTITO NAZIONALE FASCISTA
Federazione dei fasci di combattimento di Lecce
Fascio di combattimento di Cerfignano
Ill.mo Sig. Podestà di S. Cesarea Terme
Lì 17 Aprile 1941 - A. XIX°
In data odierna a mezzo della Segreteria dei Fasci di Cerfignano, si è avuta notizia
del Segretario di Stato, della scomparsa del Marinaio Fuochista Dell’Isola Antonio.
La famiglia e parenti, appresa tale notizia consci della sciagura, hanno salutato
in segno di devozione al Duce al Re Imperatore, per aver dato Cerfignano il
primo contributo alla Patria nel compimento del dovere, nell’attuale conflitto
contro l’Inghilterra.
La famiglia è Dell’Isola
Dell’Isola Antonio in un’altra particolare foto con il berretto d’equipaggio “Regia
Torpediniera ANDROMEDA” “22/1/41
Non dimenticatevi del vostro fratello che tanto vi ama
Dell’Isola Antonio”
• 92 •
Encomio solenne per i caduti/dispersi
della Regia Torpediniera “Andromeda”
“Imbarcato su Torpediniera Andromeda
attaccata da aerosiluranti nemiche, assolveva
con ardimento ai propri incarichi e scompariva in mare nell’affondamento dell’unità”.
L’eroe Dell’Isola Antonio venne decorato della
Croce di guerra al valor militare.
(Originale custodita dal pronipoteTonino Dell’Isola)
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti lo zio, il nipote Dell’Isola Romeo.
• 93 •
NELLA CAMPAGNA DI GRECIA LA VICENDA DEL
MARÒ SALVATORE BLEVE
*Cerfignano, 3 luglio 1920 | +Patrasso, 9 febbraio 1942
Nacque a Cerfignano in via Giudeca (oggi
via Bainsizza), il 3 luglio 1920, alle ore 18,
da Giovanni e da Nutricato Maddalena,
entrambi di professione contadini. Ricevette
il battesimo, il 4 luglio dello stesso anno,
per mano dell’arciprete Raffaele De Luca.
I padrini furono Del Prete Menenio Andrea
di Giuseppe Nicola e Cursano Luigia di
Vitantonio.
Giovane dai capelli castani lisci e occhi
celesti.
Non sapeva leggere e scrivere e di professione era contadino. Venne arruolato per
la ferma di 28 mesi in data 21 luglio 1939
e giunse alle armi presso il deposito CEMM37 di Brindisi il 15 agosto 1940.
Da tale data e fino al 22 agosto fu nel Maridepo di Brindisi. Dal 23 agosto
1940 al 13 giugno 1941 nel Maridistansen di La Spezia. Dal 14 al 15 giugno,
rientrato a Brindisi, si preparò per la partenza in Grecia, destinato al Maridife
di Capo Papas, dove arrivò il 16 giugno. Il marò Bleve, per cause non documentate
ed incerte, morì in Ospedale in seguito ad ustioni di primo e secondo grado
estese a tutto il corpo, durante azioni di guerra, il 9 febbraio 1942. Molto
probabilmente fu avvolto da una potente fiammata dovuta all’esplosione di un
ordigno bellico o di un mezzo militare. Il 24 febbraio 1942, il comando superiore
37 Corpo
Equipaggi Marina Militare. Fanno parte del CEMM tutti i militari che sono imbarcati su navi
militari in servizio di stato.
• 94 •
CREM38 di La Spezia, con lettera prot. 502/99 inviava al Comune di Santa
Cesarea la seguente comunicazione ufficiale: “Al Signor Podestà di Santa Cesarea
Terme - Si prega comunicare con le dovute cautele alla famiglia del militare in argomento
che il loro congiunto è deceduto il 9/2/42 in seguito a ferite riportate nell’adempimento
del proprio dovere il 3/2/42. Si allega partecipazione ufficiale da consegnare ai familiari.
Si prega di dare urgente assicurazione. […]” 39.
Una solenne cerimonia in onore del caduto, presieduta dall’arciprete Alfonso
Antonazzo, alla presenza di innumerevoli autorità civili e di rappresentanza
militare, venne celebrata il 4 luglio 1942 nella Chiesa parrocchiale di Cerfignano.
Il 5 agosto 1942 venne notificato ufficialmente al Comune di Santa Cesarea
Terme il suo atto di morte: “[…] L’anno millenovecentoquarantadue, addì nove del
mese di febbraio nell’ospedale da Campo 802 Patrasso (Grecia) è deceduto alle ore tre in
età di anni ventuno il marinaio Bleve Salvatore della Regia Marina di (Capo Papas)
Comp.to Marittimo Bari n. matricola 25107 nato a Cerfignano (Lecce) figlio di Giovanni
e di Nutricato Maddalena (celibe). Il nominato Marinaio Bleve Salvatore è morto in seguito
a ustioni di II° grado estese a tutto il corpo ed è stato sepolto al cimitero militare italiano
di Capo Papas loculo n.27 come risulta dal relativo processo verbale di constatazione di
morte e di identificazione di salma, compilato il nove febbraio millenovecentoquarantadue
e firmato dal Tenente medico Malan Prof. Edmondo Tenente Capp. Romani don Mario
[…]40.
Il Sacrario Militare dei caduti d'oltremare a Bari, inaugurato il 10 dicembre
1967, oggi, ospita le salme di oltre 75.000 caduti, di cui 45.000 ignoti, riportati
in patria una volta dismessi i cimiteri militari di guerra, a suo tempo edificati nei
territori d’oltremare, in modo particolare provenienti dai Balcani, dall’Africa
settentrionale e dall’Africa orientale. E’ in questo luogo che riposano i resti
mortali dell’eroe Bleve trasferiti dal Cimitero militare italiano di Capo Papas.
In merito alla vicenda del rientro in patria della salma del marò Bleve, la
sorella Paola ha desiderato lasciare questa preziosa testimonianza: “Anche se non
ricordo la data precisa fummo convocati, a mezzo di bollettino ufficiale, per il rientro in
patria del nostro congiunto e ci portammo a Bari nel giorno e nell’ora stabiliti. Noi e
innumerevoli altri familiari attendevamo sul molo l’arrivo della nave che portava i resti
mortali dei nostri congiunti. Fu emozionante scorgerla da lontano ed ancor di più vederla
38 Corpo
Reali Equipaggi Marina.
39 ACS(=Archivio
storico Comunale Santa Cesarea Terme, d’ora in poi), cartella n. 337 della categoria 8
- classe 5; all’interno della busta “famiglie dei caduti in guerra 41-45”.
40 ACS, Registro
degli atti di morte - anno 1942; parte II°, serie C, n.5.
• 95 •
fermarsi nel punto dove noi tutti eravamo ad attenderla. Commozione e dolore esattamente
come accade nel giorno del funerale del tuo congiunto. Ogni cassetta contenente i resti
mortali era avvolta dal tricolore e da una targhetta riportante il numero di matricola
militare. Commovente fu vedere una giovane madre con il figlioletto in braccio e l’altro,
piccolo, preso per mano che rispose alla chiamata del nome del marito avvicinandosi nel
mentre scendeva il militare portante la cassetta avvolta nel tricolore contenente i resti
mortali del suo giovane marito. Si sentivano ovunque i lamenti di madri, di padri e dei
congiunti. Arrivò anche il nostro turno, fecero il nome di mio fratello e ci avvicinammo.
Prontamente discese dalla nave un marinaio portante tra le braccia la cassetta con i suoi
resti mortali. Il marinaio ci precedeva e noi dietro in corteo ci univamo all’altro lungo
corteo che dal molo dirigeva verso il Sacrario Militare. Una linea immensa di militari
prestava picchetto d’onore al passaggio delle innumerevoli cassette. In testa anche il
cappellano militare che scese dalla nave insieme ad altri esponenti delle forze armate. Ci
fu anche la proposta di trasferire, in seguito, la cassetta qui nel nostro cimitero. Ma mia
madre non volle accettare.Voleva lasciare a mio fratello l’onore che la Nazione gli aveva
reso con la sua sepoltura in quel magnifico cimitero militare e dove lui, doveva restare per
sempre insieme ai tanti militari che morirono per servire la patria.”
Telegramma di cordoglio, della Regia Marina, ai familiari del marò Bleve
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti il fratello, Bleve Paola.
• 96 •
IL CANNONIERE ORDINARIO GINO NUTRICATO
NELLE VIOLENTE ESPLOSIONI DELLA
TORPEDINIERA PERSEO
Il viaggio senza ritorno della torpediniera “Perseo”, iniziò da Napoli il 29
aprile 1943, in direzione Tunisi, per scortare il piroscafo “Campobasso”. Durante
la navigazione per un guasto alle macchine, il convoglio dovette, forzatamente,
sostare a Pantelleria. Il 3 maggio, risolti i problemi, riprese la navigazione alla
volta di Tunisi.
A notte fonda, in corso di navigazione, vennero avvistate luci in avvicinamento
e fu dato ordine di allerta: si trattava dei cacciatorpediniere britannici. Alle ore
23.30 constatando la gravità della situazione, e l’ormai imminente scontro, venne
dato l’ordine di aumentare la velocità, ma poco dopo le cacciatorpediniere inglesi
aprirono il fuoco; il Campobasso venne colpito prendendo fuoco. La Perseo,
tuttavia, cercava inutilmente di coprire il Campobasso lanciando dei siluri contro
le navi inglesi. Era quasi mezzanotte quando una grossa e devastante esplosione
• 97 •
affondò il Campobasso illuminando
nel contempo la posizione della
torpediniera Perseo e rendendola
altamente visibile al nemico. Fu
immediatamente colpita con danni
irreversibili. Una forte esplosione
provocò la morte di molti giovani
marinai. Rispondendo inutilmente
al fuoco, la nave ormai ridotta in
pessime condizioni iniziò a perdere
la sua stabilità. Bombardata continuamente, la torpediniera venne
ridotta ad un relitto in fiamme.
Un’ultima e violenta esplosione ed
ebbe inizio l’orribile scena del suo
affondamento, visto da quei pochissimi superstiti che, alle prime
luci dell’alba del 4 maggio 1943,
furono recuperati dalla nave ospedale “Principessa Giovanna” (della quale già si è parlato nella biografia dell’eroe
Pasquale Pino). Non in molti, ma in moltissimi perirono nella tremenda notte
della torpediniera “Perseo” e tra di essi anche il nostro concittadino GINO
NUTRICATO.
• 98 •
Cannoniere ordinario
GINO NUTRICATO
*Cerfignano, 7 gennaio 1923 | +(nei pressi della Tunisia), 4 maggio 1943
Naque a Cerfignano, in Via
Canica, il 7 gennaio 1923 da
Pasquale e da Pasqualini Teresa
di professione contadini.
Ricevette il battesimo, in
periodo di vacanza canonica della
parrocchia, dall’economo curato
Ferdinando Taurino, il 14 gennaio
1923 e i suoi padrini furono
Spagnolo Ignazio fu Donato e Del
Prete Teresa fu Giuseppe.
Studente, conseguì il titolo
della quinta elementare. Prima
del suo avvio alla carriera militare
aveva intrapreso il mestiere di
falegname. Si arruolò volontario
nel CEMM (Corpo equipaggi
marina militare) di Gaeta in
qualità di allievo cannoniere ordinario con la ferma di anni
cinque; effettuò la visita militare per l’arruolamento ivi sostando due giorni dal
28 giugno del 1941. Dal 1 luglio al 15 dicembre 1941 fu allievo presso il
Mariscuole di Pola e dal 16 dicembre 1941 al 8 giugno 1942 fu nel Maridepo
di Brindisi. Fece parte dell’equipaggio di bordo della Nave “Cadorna” dal 9 giugno
‘42 al 31 marzo 1943.
Dal 1 aprile 1943 venne assegnato all’equipaggio della Nave “Perseo” e questo
fu l’ultimo atto della sua carriera militare.
• 99 •
In occasione del sinistro per
fatto di guerra della Torpediniera
“Perseo”, su cui era imbarcato
il 4 maggio 1943, è scomparso
in mare non essendo stato riconosciuto tra i militari dei quali
fu legalmente accertata la morte
o la prigionia. Il 20 novembre
1943 veniva sottoscritto il suo
verbale di irreperibilità. Il suo
atto di morte che venne redatto
in Roma il 10 giugno 1958 e
pervenne presso il Comune di
Santa Cesarea Terme il 5 settembre 1958 recita quanto segue: “Presidenza del Consiglio dei
Ministri - Commissione Interministeriale per la formazione e la
ricostruzione di atti di morte e di
Cartolina indirizzata all’amico Francesco Cursano del 15 gennaio 1941
• 100 •
nascita non redatti o andati smarriti o distrutti per eventi bellici – N. 14640 d’ordine
– Copia del verbale di comparizione e di Dichiarazione di morte del Cann. P.S. Nutricato
Gino […] Esaminati gli atti trasmessi dal Ministero della Difesa – Marina riguardante
Nutricato Gino, figlio di Pasquale e di Pasqualini Teresa, di anni venti, di stato civile celibe,
nato il 7 gennaio 1923, a Santa Cesarea Terme, frazione di Cerfignano […] matricola
militare 67219 residente a Cerfignano di Santa Cesarea Terme,Via Canica, Lecce appartenente
alla Torpediniera “Perseo”. Poiché da detti atti risulta che il militare in argomento il
4/5/1943, era imbarcato sulla torpediniera “Perseo” facendo parte dell’equipaggio di
bordo, che la torpediniera “Perseo” il 4/5/1943 in navigazione di scorta ad un convoglio
diretto da Pantelleria a Tunisi, in combattimento con unità nemiche, venne colpita da salve
di artiglieria che ne provocarono il rapido affondamento; che fra i pochi superstiti recuperati
in mare in giornata da una nave ospedale italiana, non figura il Nutricato Gino e che
di lui, dalla data del sinistro, non si sono avute più notizie. […] Letto l’art. 4 del Decreto
Legislativo luogotenenziale 5-4-1946 n.216. Da atto della scomparizione di Nutricato
Gino e dichiara che il medesimo debba ritenersi perito addì 4 maggio 1943 nelle circostanze
di cui sopra […]41”.
Il cannoniere ordinario Gino Nutricato fu decorato della Croce al Valor
Militare “alla memoria”.
Da una lettera indirizzata all’amico Francesco Cursano del 22 marzo 1943
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti lo zio, la nipote Nutricato Gina
41 ACS, Registro
degli atti di morte - anno 1958; parte II°, serie C, n.1.
• 101 •
L’ARTIGLIERE RAFFAELE MAURO
NELLE VICENDE DELL’OCCUPAZIONE
ITALIANA DEL MONTENEGRO
Il Montenegro, oggi, è uno
stato europeo situato nella
penisola balcanica, che si affaccia sul mar Adriatico e
confinante con la l’Albania
con la Croazia, la Serbia, il
Kosovo, la Bosnia ed Erzegovina.
L’occupazione italiana del
Montenegro avvenne nell’aprile del 1941 durante l’invasione del Regno di Jugoslavia. Gli eserciti dell’Italia
fascista occuparono i territori
balcani e della Grecia. Il Regio Esercito Italiano era presente con oltre 650.000
soldati. La reazione montenegrina in linea di resistenza fu la creazione, strutturata,
di formazioni partigiane con una forte presenza di comandanti comunisti. Ci
furono furiose battaglie contro gli italiani, dove le divisioni del Regio Esercito
Italiano furono sanguinosamente sconfitte e solo l’intervento dell’esercito
germanico di Hitler riuscì a placare la situazione. Nel maggio-giugno 1943 la
divisione italiana “Ferrara”, durante un rastrellamento nei distretti del Montenegro
centrale, saccheggiò e distrusse in parte o totalmente tutti i centri abitati della
zona, fucilando un gran numero di civili. Inutile dover far menzione del riaccendersi
di sanguinose battaglie in difesa dei propri territori da parte delle forze “nemiche”,
questa volta contro i membri della divisione “Ferrara”. In molti perirono sul
campo di battaglia ed altrettanti furono i dispersi. Tra di essi anche l’eroe Raffaele
Mauro il quale scomparve nei pressi di Javorak.
• 102 •
L’artigliere Mauro Raffaele membro del 14° Rgt. Artiglieria “FERRARA”
• 103 •
Artigliere
RAFFAELE MAURO
*Cerfignano, 18 febbraio 1922 | +Javorak (Montenegro), 2 luglio 1943
Nacque a Cerfignano, in via Santa Cesaria (oggi via Regina Elena), n.14, il
18 febbraio 1922, alle ore 7, da Luigi e da Mangia Antonia, entrambi di professione
contadini. Ricevette il battesimo, il giorno 26 febbraio dello stesso anno, per
mano dell’arciprete Raffaele De Luca. I padrini furono Nicola Mita di Giuseppe
e Donata Cotardo di Luigi.
Di professione contadino, possedeva come titolo di studio la quinta elementare.
Secondo il suo foglio matricolare, l’arrulato era di statura 1,53 mt., capelli
neri e lisci, viso ovale, occhi castani, sopracciglia rade, fronte regolare, colorito
roseo, bocca regolare e dentatura sana
Soldato di leva della classe 1922, venne chiamato alle armi il 19 gennaio 1942
ed inserito nel reparto 14° Reggimento Artiglieri mobilitato della divisione
“FERRARA”.
Partì per il Montenegro, imbarcandosi da Bari, il 21 gennaio ed arrivò presso
le “Bocche di Cattaro” il giorno successivo.
Partecipò, quindi, alle operazioni di guerra svoltesi in Balcania, come dalle
notizie storiche nella pagina precedente, dal 21 gennaio 1942 al 2 luglio 1943,
data nella quale fu disperso, non dando più notizie di se, in Javorak.
Il 30 agosto 1943 venne compilato il verbale di irreperibilità e, attraverso i
carabinieri di Poggiardo, se ne dava comunicazione ufficiale alla famiglia.
Insignito delle onorificenze per le campagne di guerra del 1942-1943.
Gli venne conferita la Croce al merito di guerra in virtù del RDL 14-12-1942
n. 1729 con determinazione di concessione n. 1364, del 20-01-1965, del
comandante del distretto militare di Lecce.
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti lo zio, la nipote Mauro Raffaela.
• 104 •
• 105 •
Cartolina inviata ai genitori in data 25 luglio 1942
• 106 •
N.B. Il verbale riporta data errata rispetto al contenuto del foglio matricolare.
Mauro Raffaele scomparve, effettivamente, il 2 luglio 1943.
• 107 •
IL MARESCIALLO DONATO MITA
NELLE VICENDE DELL’OCCUPAZIONE
ITALO-TEDESCA DELLA CROAZIA
Lo Stato Indipendente di Croazia (che comprendeva la maggior parte della Croazia e di
tutta l'attuale Bosnia ed Erzegovina) veniva
istituito il 10 aprile 1941 dopo l'occupazione
militare delle forze congiunte italo-tedesche.
Già dalla fine del primo conflitto mondiale
l’Italia occupò i territori croati che le erano
stati promessi, come da accordo d’alleanza,
in quanto potenza vincitrice sull’Impero
Austro-Ungarico.
I sanguinosi scontri, per la conquista di tutto il territorio costarono molte
vite ed in particolare si affermarono i partigiani di tutta la Iugoslavia che riuscirono
a respingere l’esercito e a riconquistare molte parti della Croazia e non solo. Di
fatto, “fin dai primi mesi di occupazione, si formarono gruppi di partigiani che
diedero vita a un vasto e diffuso movimento di liberazione che, a partire
dall’autunno del 1941, si raccolsero intorno al maresciallo Josip Broz (Tito)
“Dall’autunno del 1941 all’estate del 1943, scrive uno storico, le truppe italiane, che
con le truppe tedesche partecipavano a tenere occupati i territori della Jugoslavia, vissero
due anni durissimi, in continuo allarme dinanzi agli attacchi improvvisi delle formazioni
partigiane di Tito” 42. Tuttavia, lo Stato Indipendente di Croazia, cessò di esistere
alla fine della Seconda guerra mondiale nel maggio del 1945, quando la Croazia
divenne, come Repubblica Socialista Croata, parte della Repubblica Federativa
Popolare di Jugoslavia. Durante i sanguinosi scontri contro le formazioni partigiane
di Tito moriva anche un nostro concittadino: il maresciallo Donato Mita.
42 Tratto
dal libro: “PRESENTE! Il sacrificio del Finanziere di Mare Vincenzo Coppola e degli altri eroi di Diso e
Marittima caduti nelle due Guerre Mondiali” di S. Coppola e F. G. Cerfeda - Pubbligraf, anno 2004 - pag. 219.
• 108 •
Maresciallo
DONATO ANTONIO MITA
*Cerfignano, 28 luglio 1920 | +Croazia, 8 settembre 1943
Nacque a Cerfignano il 28 luglio
1920, alle ore 3, nella casa posta in
via Masseria San Nicola (oggi via
Duca degli Abruzzi) da Giuseppe di
professione massaro43 e da Piano
Vincenza di professione casalinga.
Ricevette il battesimo, il 1 agosto
1920 per mano dell’arciprete Raffaele De Luca e furono padrini i
coniugi Angelico e Lucia Monteduro. Capelli castani e lisci, occhi
castani, viso ovale con fossetta,
colorito roseo.
Svolgeva la professione di carrettiere, mestiere collegato agli operatori della masseria. Aveva frequentato la scuola elementare fino
alla classe seconda e sapeva leggere e scrivere. Svolse il suo servizio militare, con
merito, dal 1 marzo 1939 al 14 marzo 1940 congedandosi quale effettivo del
47° Reggimento Artiglieri.
Venne richiamato il 12 giugno 1940, entrando a far parte del 47° Reggimento
Artiglieri “Bari” mobilitato ed il 28 luglio 1940 giunse in territorio dichiarato
in stato di guerra (dal ruolo matricolare non consta l’identità del territorio).
43 Ammassaro,
nel termine anagrafico, come consta dall’atto di nascita, sta per massaro ossia l’operatore
della masseria. Ragion per cui buona parte della famiglia Mita viene distinta dallo pseudonimo popolare
“Massari Nicoli” ovvero operatori della masseria di San Nicola.
• 109 •
Revocato da questo servizio, il 1 gennaio 1942, venne incorporato, con il titolo
di Maresciallo ordinario, nel 4° Reggimento Artiglieria e fu imbarcato per
raggiungere la posta militare 73 del fronte Croato.
Scomparve durante battaglia contro ribelli (così definivano i partigiani di
Tito), come dalle notizie storiche precedenti, in data 8 settembre 1943 e dopo
tale fatto, non figurò tra i militari dei quali fu legalmente accertata la morte e
la prigionia.
Attestazione a margine del foglio matricolare: “Disperso in Croazia nel 1943
dal 8 settembre 1943 non da notizie di se mentre apparteneva al 3° gruppo del Battaglione
4° Reggimento Artiglieri P.M.73”.
Autorizzato a fregiarsi del distintivo della guerra in corso e relative stellette
di cui alla circolare n. 97.100 in data 4 novembre 1941 del Ministero della
Guerra.
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti il cognato, la moglie del fratello Guerino, Calcagnile Immacolata.
• 110 •
N.B. Il verbale di irreperibilità riporta n. di Reggimento errato rispetto ai contenuti del foglio
matricolare. Mita Donato era effettivo del 4° Reggimento e non del 2°.
• 111 •
Il cannoniere ordinario
ANTONIO MANGIA NELLA TRISTE VICENDA
DELLA “CORAZZATA ROMA”
*Cerfignano, 5 gennaio 1923 | +Golfo dell’Asinara, 9 settembre 1943
L’isola dell'Asinara (Sardegna nord-occidentale) era già in vista sulla rotta
della Corazzata Roma. Sono le ore 15.10, del 9 settembre 1943 ed improvvisamente apparvero nei cieli, in tre ondate, 15 aerei bombardieri bimotore tedeschi
“DO-217/K2” decollati dall’aeroporto di Istrés presso Marsiglia. Gli aerei
lanciano bombe: le “FX/1400” radiocomandate. La nave rispose al fuoco ma
inutilmente: gli aerei volavano a 6-7 mila metri d’altezza.
Alle ore 15.47 la corazzata "Roma" venne colpita due volte. La prima
bomba cadde tra i due complessi da 90 di dritta (n.9 e n.11) a un metro dalla
murata, trapassò lo scafo causando una grossa falla e scoppiò in mare. L'esplosione
sotto lo scafo bloccò due delle quattro eliche sistemate a poppa. Ci fu una
immediata caduta della velocità della nave sotto i 16 nodi. Quattro caldaie
poppiere e le relative macchine si allagarono. La seconda bomba colpì la "Roma"
alle 15.52 fra il torrione di comando , vicinissimo al fumaiolo di prora, e la
torre n.2 di grosso calibro. La bomba perforò il ponte corazzato, il locale
turbodinamo e scoppiò nel locale motrice di prora. La nave fu ferita a morte
La torre 2 fu proiettata in mare. Furono forse 2000 le tonnellate di acciaio
strappate violentemente dalla nave. La corazzata si fermò, sbandò di 10 gradi
a dritta. Poi le fiamme raggiunsero il deposito di munizioni di prora, la
santabarbara: l'esplosione fu terribile. La grande nave, orgoglio della Marina
Militare italiana, 46000 tonnellate di stazza, si spezzò in due e affondò
rapidamente trascinando con se 1393 marinai di cui 1193 dell'equipaggio della
nave e 200 del Comando Forze Armate da Battaglia presenti a bordo della Nave
Ammiraglia.
Fra di essi anche il cannoniere Mangia Antonio.
Il 29 giugno del 2012 la stampa ha dato la notizia del ritrovamento del relitto,
giacente sui fondali ad una profondità di circa 1000 mt.
• 112 •
La corazzata Roma44
Nacque a Cerfignano in via Chianche
(oggi via Cesare Battisti), il 5 gennaio 1923,
alle ore 3 del mattino, da Salvatore e da De
Rinaldis Giuseppa, entrambi di professione
contadini. Ricevette il battesimo, il giorno
8 gennaio dello stesso anno, per mano
dell’economo curato don Ferdinando Taurino. I padrini furono Cursano Antonio di
Luigi e Cursano Filomena di Pietro.
Giovane alto e forte, dagli occhi castani
e capelli castani lisci. Di professione terrazziere, sapeva anche nuotare e vogare ed
inoltre sapeva leggere e scrivere avendo
frequentato la quinta elementare.
Venne arruolato per la ferma di 28 mesi
dal cons. di leva marina di Brindisi il 9 marzo
del 1942 e classificato, provvisoriamente, allievo cannoniere ordinario.
Giunse alle armi nel CEMM (Corpo equipaggi marina militare) di Brindisi
il 10 dicembre 1942 e classificato in modo definitivo Cannoniere Ordinario e
fu inserito tra l’equipaggio di bordo della Regia Nave “Roma”. In occasione del
tremendo sinistro di cui nella narrativa precedente, venne dichiarato “scomparso
in mare per fatto di guerra non essendo stato riconosciuto tra i militari dei quali fu
legalmente accertata la morte e la prigionia” . Con nota prot. N. 4103598 datata
44 L’immagine
come le notizie (sintetiche) sono state tratte dal web.
• 113 •
Roma, lì 19 febbraio 1945, il Ministero della Marina, comunicava al Sindaco di
Santa Cesarea Terme quanto segue: “Pregasi comunicare, con le dovute cautele, alla
famiglia del militare in argomento che il loro congiunto è da considerarsi disperso per
azione del nemico in data 9 settembre 1943” 45. Il suo atto di morte recita quanto
segue: “Addì 28 gennaio 1959 […]. Presidenza del Consiglio dei Ministri – Commissione
interministeriale per la formazione […]. Copia delVerbale di scomparizione e di dichiarazione
di morte del Cannoniere Mangia Antonio […]. Esaminati gli atti […] riguardanti il
Mangia Antonio […], matricola n. 131777 […] appartenente alla Corazzata “Roma”.
Poiché da detti atti risulta: che – il militare in argomento, il 9 settembre 1943, era
imbarcato sulla Corazzata “Roma” facendo parte dell’equipaggio di bordo; che la Corazzata
“Roma” il 9 settembre 1943, mentre si trovava in navigazione all’altezza del Golfo
dell’Asinara, colpita da bombe di grosso calibro lanciate da aerei nemici, affondava
rapidamente; che il Mangia Antonio non figura fra i 597 superstiti e che di lui, dalla data del
sinistro, non si sono avute più
notizie. Poiché a seguito di detto
avvenimento il Mangia Antonio
è scomparso […] e tutte le
modalità del fatto inducono a
ritenere che il medesimo sia perito
nelle predette circostanze di tempo
e di luogo. Letto l’art. 4 del decreto
legislativo luogotenenziale 5 aprile
1946 n. 21 dà atto della scomparizione di Mangia Antonio e
dichiara che il medesimo debba
ritenersi perito addì 9 settembre
1943 nelle circostanze di cui sopra
[…]” 46.
Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti il fratello, Mangia Giovanni.
45 ACS, cartella n. 337 della categoria 8 - classe 5; all’interno della busta “famiglie dei caduti in guerra 41-45”.
46 ACS, Registro
degli atti di morte - anno 1959; parte II°, serie C, n.2.
• 114 •
Concittadini: Bleve Rocco, Foscarini Pietro e il caduto Mangia Antonio
• 115 •
2° Capo motorista navale
ANICETO PIZZOLEO
NELLA TRAGEDIA DEL MAS 561
*Cerfignano, 29 gennaio 1917 | +Golfo di Imperia, 24 aprile 1945
Il MAS 561 fu affondato il 24 aprile
1945, in prossimità di Imperia, da motosiluranti americane PT 307 e PT 305.
Nel tremendo sinistro perse la vita il
nostro concittadino Pizzoleo Aniceto.
Nacque a Cerfignano, in via S. Cesaria,
n.1, il 29 gennaio 1917, alle ore 16, da
Florindo, di professione falegname e da
Risolo Anna, di professione casalinga. Ricevette il battesimo, il giorno 1 febbraio
dello stesso anno, per mano dell’arciprete
Raffaele De Luca. I padrini furono i nonni:
Pizzoleo Angelico e Mita Lucia.
Il 30 ottobre 1936, si arruolava volontario nel comando deposito CREM di Taranto in qualità di All. Fuoch. Art. M.
N. (Allievo Fuochista Artefice Motorista Navale) per la ferma di quattro anni.
Una brillante carriera costellata da soddisfacenti promozioni. Imbarcato sulla
Regia Nave Ospedale Arno dal 22 luglio 1938 al 23 aprile 1941, durante
l’espletamento di questo servizio, il 1 aprile, venne promosso Sottocapo.
Nuovamente imbarcato sull’Arno dal 11 maggio al 7 dicembre 1941. Il 1 ottobre
venne promosso Sergente MN. (Motorista Navale); il 1 aprile 1943 venne
promosso 2° Capo Motorista Navale.
La sua brillante carriera militare proseguì fino al giorno 24 aprile 1945
quando, secondo quanto riportato dal suo atto di irreperibilità, rimase vittima
della drammatica vicenda del MAS 561: “[…] Esaminati gli atti trasmessi dal
Ministero della Difesa Marina, riguardanti il Pizzoleo Aniceto […] Matricola Militare
• 116 •
40973 […] Da detti atti risulta: CHE il 2° Capo M.N. Pizzoleo Aniceto il 24 aprile
1945 era imbarcato sul M.A.S. “561” facendo parte dell’equipaggio di bordo; CHE il
M.A.S.“561” il 24 aprile 1945, mentre era nelle vicinanze del porto di Imperia, impegnava
combattimento contro Motocannoniere e siluranti nemiche non facendo più rientro in base;
CHE il 2° Capo M. N. Pizzoleo Aniceto dal giorno 24 aprile 1945 non ha più dato notizie
di se. […] Letto l’art. 4 del Decreto Legislativo Luogotenenziale 5 aprile 1946, n.216.
Da atto (la commissione) della scomparizione e dichiara che il medesimo debba ritenersi
perito addì 24 aprile 1945 nelle circostanze di cui sopra” 47.
Foto, in posa con il cane “Baffino”, inviata al fratello
Vittorio (padre di Antonio Florindo e Aniceto Pizzoleo)
47 ACS, Registro
degli atti di morte - anno 1966; parte II°, serie C, n.1.
• 117 •
Retro della foto a pag. precedente: “Al Nostro caro Vittorio che possa sempre ricordarci
Affezionatissimi Aniceto e Baffino”
Retro della foto in biografia
Hanno autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti lo zio, i nipoti Pizzoleo Antonio F. e Pizzoleo Florindo.
• 118 •
APPROFONDIMENTI
• 119 •
L’Arciprete nel tempo di guerra
DON ALFONSO ANTONAZZO
*Poggiardo, 4 ottobre 1888 | +Cerfignano, 31 ottobre 1957
I coniugi Pasquale Antonazzo
(figlio di Oronzo e di Agata
Quaranta) e Addolorata Cianci
(figlia di Giovanni e di fu
Cristina Fiado), di Poggiardo,
contrassero matrimonio il 13
novembre 1878. Ebbero un
figlio che nacque alle ore 21
del 4 ottobre 1888 e al quale
dettero il nome di Alfonso.
Quel piccolo neonato, nel
tempo, sarebbe divenuto uno
dei più grandi arcipreti che,
ancor oggi, memoria d’uomo
ricorda per le grandi virtù e
per la sorridente umanità.
Il piccolo Alfonso ricevette il
sacramento del battesimo il giorno 8 ottobre 1888 per mano
dell’arciprete Oronzo Selleri e i suoi padrini, anch’essi di Poggiardo,
furono il sagrista Raffaele Elia fu Carmelo e la levatrice Giovanna
Fanciullo fu Carmelo. Ricevette il sacramento della confermazione,
il 26 giugno 1892, per mano dell’arcivescovo di Otranto mons.
Gaetano Caporali ed il suo “compadre”48 fu Salvatore Miglietta di
Giuseppe.
Frequentò con grande profitto gli studi presso il Seminario
Teologico Abruzzese di Chieti, città dove, successivamente, nel
1914, ricevette i vari ordini, compreso il presbiterato, per mano
dell’arcivescovo mons. Gennaro Castagliola49.
48 Nel
dialetto popolare locale il termine è divenuto “cumpare” o “compare”.
• 120 •
Tornò nella sua Poggiardo
collaborando, per circa 10
anni, con il suo parroco don
Luigi Urso finché, nel 1923,
partecipando al concorso per
la provvisione dell’arcipretura,
meritò la parrocchia di Cerfignano divenendone parroco
e succedendo al rinunciatario
rev.do Giuseppe Stanca da
Soleto, transitato sulla “scena
ecclesiastica” cerfignanese solo
per un anno. Immediatamente
si fece amare e stimare dall’intero popolo. Persona dotata
di ottime qualità umane e
morali era vicinissimo alla sua
Cerfignano, Chiesa parr.le della
Visitazione, 24 luglio 1955, ore 11.00.
gente, alle loro richieste, alle
L’Arciprete Antonazzo celebra
loro sensibilità. Durante la sua
il rito del matrimonio dei coniugi
arcipretura incontrò la triste
Bleve Antonio e Serrone Palmira
vicenda della Seconda Guerra
Mondiale e portava nelle famiglie la consolazione della fede per la
tribolazione e per l’attesa dei genitori agonizzanti, stante la carenza
di notizie in merito ai propri figli richiamati alle armi. In alcune
circostanze, a lui toccò anche il difficile compito, per mandato del
Sindaco di Santa Cesarea Terme, o per informazione giuntagli dai
suoi ecclesiastici superiori, di portare le tristi e spiacevoli notizie
della morte del proprio caro ai poveri congiunti. Un caso documentato fu quello del marò Salvatore Bleve, quando l’allora commissario
prefettizio, dott. Salvatore Sticchi, in data 1 marzo 1942, gli trasmise
una lettera del seguente tenore: “Al M.R/ don Alfonso Antonazzo
CERFIGNANO - Con sommo rammarico debbo comunicarvi la morte del
49
Archivio Diocesano Otranto (= ADO), fondo Curia arcivescovile, sez. I, serie Sacre Ordinazioni,
partizione Poggiardo, busta 2, u.a. (unità archivistica) 44, fascicolo personale di Alfonso Antonazzo.
• 121 •
Marinaio Bleve Salvatore avvenuta il 9 febbraio 942. Non ho mezzi per
recarmi costà a partecipare personalmente alla famiglia una tale inaugurata
notizia, vi prego farloVoi.Vi accludo la partecipazione ufficiale da consegnare
ai familiari. IL COMMISSARIO PREFETTIZIO (Dott. Salvatore Sticchi)50”
Resse la parrocchia di Cerfignano per quasi 35 anni.
Morì all’età di 69 anni, nella sua abitazione in via Regina Elena,
il giorno 31 ottobre 1957.
“[…] Avanti a me Cav. Dott. Donato Spagnolo Sindaco e Ufficiale
dello Stato Civile del Comune di Santa Cesarea Terme è comparso Panico
Antonio di Carmelo di anni trentatre […] residente in Cerfignano il quale
alla presenza dei testimoni Viva Ercole fu Santo di anni sessantadue, […]
residente in Cerfignano e Calora Santo fu Fedele di anni quarantatre, […]
residente in Santa Cesarea mi ha dichiarato quanto segue: Il giorno trentuno
del mese di ottobre dell’anno millenovecentocinquantasette, alle ore otto e
minuti --- nella casa posta in Cerfignano – Via Regina Elena è morto
Antonazzo Alfonso dell’età di anni sessantanove residente in Cerfignano,
Sacerdote che era nato a Poggiardo da fu Pasquale e da fu Cianci Addolorata
e che era celibe […]” 51.
Il solenne funerale partecipato dai suoi parenti di Poggiardo, dal
presbiterio diocesano e da tutto il popolo, in lacrime per il grande
Arciprete, si svolse nel pomeriggio del 1 novembre 1957. Il corteo
funebre, poi, muovendo dalla chiesa madre raggiunse l’allora lontano
Cimitero di Minervino di Lecce52 dove la salma venne tumulata
nella cappella gentilizia della Confraternita dell’Immacolata Concezione.
I suoi resti mortali, nel 1989, furono trasferiti nel cimitero di
Cerfignano dove tutt’oggi riposano nella nuova cappella gentilizia
della Confraternita ivi riedificata53.
50 In
idem come nota 26.
51 ACS, registro
52 All’epoca
degli atti di morte, anno 1957, n.25, parte I.
era inesistente il cimitero in Cerfignano.
53 Cft.: Sergio
Frangillo - Prostràti al Real Trono (seconda edizione), Anet srl, 2011. Pag. 85 .
• 122 •
IL MONUMENTO AI CADUTI
DELLE GUERRE MONDIALI
IN CERFIGNANO (1977)
Prima di spiegare, in breve, la vicenda dell’edificazione del
monumento ai caduti, lasciando parlare anche le stupende immagini
d’epoca, è bene precisare che esso non rappresenta l’unica onorificenza del popolo cerfignanese ma, come già narrato nel volume
“Silenti Testimoni” (stesso autore), alla pag. 16, per volontà del parroco
don Giovanni Mangia, il popolo realizzò due nuove campane per
la chiesa parrocchiale ed una di esse fu “splendidamente dedicata ai
caduti dei due conflitti mondiali”.
Tornando all’oggetto del capitolo e all’opera realizzata con il
concorso del popolo e con la sistemazione di aree da destinare a
verde pubblico. Un atto molto significativo, che in parte spiega
l’evolvere delle vicende, è una delibera di giunta dell’anno 1969
(n. 109 del 27/11/1969), sindaco il dott. Torquato Cursano, che
per altro in quei periodi aveva curato anche una speciale cerimonia
per i reduci di guerra. Con la delibera menzionata, la giunta
municipale prese atto delle varie sollecitazioni da parte dei cittadini
di Cerfignano, circa la costruzione di un monumento ai caduti in
guerra, in considerazione anche che da più anni tale opera rientra
tra i programmi dell’amministrazione comunale, la quale non ha
potuto realizzarla per indisponibilità del suolo. Sempre nella delibera
si cita che per la realizzazione di tale opera si è costituito un apposito
comitato cittadino con l’intenzione di procedere all’esecuzione dei
lavori. Con la delibera in questione, tuttavia, veniva assegnato un
contributo economico al comitato, nella persona del cassiere Donato
De Rinaldis.
Negli anni ’70, tuttavia, proseguendo con l’impegno del comitato,
l’amministrazione comunale intercettò un’ottima soluzione per la
destinazione del progetto e cioè: l’area di proprietà comunale in
Cerfignano delimitata dalla Via Provinciale Cerfignano-Vitigliano, dalla
costruenda Via per il Cimitero e Via Duca degli Abruzzi (come in titolo
• 123 •
di relazione dell’ufficio tecnico a firma del geom. comunale Salvatore
Bleve). L’opera fu realizzata, su progetto dell’architetto Emilia
Emmolo, nel periodo dal 1975 al 1977. La spesa sostenuta, complessivamente, fu pari a £. 4.720.000 (oggi in € sarebbero circa
2.438,00).
Delle varie fatture consultate per il calcolo del totale è significativa
questa: “366 lettere in bronzo, 4 borche, lastra di granito grigio
mt. 2,31x1,34 per un totale di £. 274.900. E’ il conto fondamentale
perché rappresenta il costo del cuore di tutta la struttura. Il marmo
che ancor oggi recita i nomi dei nostri eroi.
Il 19 luglio 1977, alla presenza del sindaco Pasquale Nutricato,
del parroco don Marco Guido, dei congiunti dei caduti in guerra
e di innumerevoli autorità politiche e militari, Cerfignano inaugurava
il monumento ai caduti.
Cerfignano 19 luglio 1977 - Inaugurazione monumento dei Caduti
• 124 •
Familiari dei caduti in guerra durante la cerimonia di inaugurazione
Momento di preghiera in suffraggio ai caduti
• 125 •
INDICE
Ringraziamenti
Saluto del Sindaco di Santa Cesarea Terme
Memorial
Presentazione
Introduzione dell’autore
pag. 3
pag. 5
pag. 7
pag. 9
pag. 13
PRIMA GUERRA MONDIALE
Soldato
Andrea Antonio BRILLANTE
Bersagliere
Francesco CODAZZO
Soldato
Gioacchino CRETI’
Soldato
Giovanni CRETI’
Bersagliere
Giuseppe CURSANO
Soldato
Marco CURSANO
Caporal Maggiore Giulio DE MARCO
Soldato
Giuseppe Donato DE RINALDIS
Soldato
Angelo Raffaele LINCIANO
Soldato
Michele Antonio MARTES
Soldato
Tamburino Oronzo Salvatore MEROLA
Soldato
Giovanni Salvatore MITA
Soldato
Raffaele MITA
Soldato
Donato MORELLO
Soldato
Salvatore PANICO
Soldato
Nucita Pasquale PINO
(è assente la biografia di un soldato)...Motivazione a
pag. 40
pag. 53
pag. 38
pag. 59
pag. 62
pag. 49
pag. 47
pag. 25
pag. 31
pag. 67
pag. 28
pag. 33
pag. 51
pag. 43
pag. 36
pag. 20
pag. 46
APPROFONDIMENTI
Il notabile padrino di battesimo di innumerevoli eroi
pag. 68
La Cappella di Sant’Antonio:
Un voto materno per l’agognato ritorno dei figli dalla Grande Guerra pag. 69
SECONDA GUERRA MONDIALE
CAMPAGNA COLONIALE D’AFRICA
Sergente
Giuseppe CURSANO
Caporale
Pasquale PINO
pag. 80
pag. 86
CAMPAGNA DI GRECIA
Marò
Salvatore BLEVE
pag. 94
CAMPAGNA DEI BALCANI
Maresciallo
Donato MITA
Artigliere
Raffaele MAURO
pag.108
pag.102
TORPEDINIERA ANDROMEDA
Fuochista ordinario Antonio DELL’ISOLA
pag. 88
REGIA NAVE ROMA
Fuochista ordinario
pag.112
Antonio MANGIA
TORPEDINIERA PERSEO
Fuochista ordinario Gino NUTRICATO
pag. 99
MAS 561
2° capo MN
pag.116
Aniceto PIZZOLEO
APPROFONDIMENTI
Don Alfonso ANTONAZZO Arciprete nel tempo di guerra
Il monumento ai caduti delle guerre mondiali in Cerfignano (1977)
pag.120
pag.123
Finito di stampare
nel mese di Ottobre 2012
nell’azienda tipolitografica
ANET S.r.l.
Corigliano d’Otranto (Le)
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