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l`ambasciata italiana da tangeri a fez nel 1875: dal
L’AMBASCIATA ITALIANA DA TANGERI A FEZ NEL 1875: DAL LIBRO DI EDMONDO DE AMICIS ALLE PITTURE DI STEFANO USSI E CESARE BISEO 1. L’interesse dell’Italia per l’Oriente Appena raggiunta l’Unità, l’Italia si affrettò ad entrare nel numero delle potenze europee che partecipavano all’interesse generale per i paesi in via di esplorazione. Si moltiplicarono in quest’epoca le spedizioni scientifiche, politiche e diplomatiche nelle regioni africane e asiatiche. Si crearono le società geografiche e commerciali che si interessavano direttamente a studiare i territori non ancora conquistati dalle altre potenze, non solo dal punto di vista del commercio ma anche da quello politico-militare. Tra queste erano la Società Geografica Italiana fondata a Firenze da Cristoforo Negri (1867), la Società d’esplorazione commerciale in Africa (1879), e il Club africano, che poi diventò Società poi vere e proprie missioni volte a raccogliere il maggior numero di informazioni geografiche, politiche, economiche e militari.1 Parallelo a questo interesse espansionistico si stava sviluppando in Italia, così come negli altri paesi europei, un interesse “turistico”. Questo avvenne grazie non solo all’evoluzione dei mezzi di trasporto e alla crescente industrializzazione, ma anche a romanzi, giornali e riviste, che caldeggivano e glorificavano i viaggi in Oriente, nonché la diffusione della moda dell’esotismo in tutti i settori di consumo, dall’arte alla letteratura, dal teatro all’architettura e al design. L’Oriente era visto con curiosità e mistero, come un mondo chiuso ed inesplorato dalle tradizioni antiche e ancora “barbariche”. africana d’Italia (1882). Ma già all’indomani della guerra ispanomarocchina del 1859-60, il giovanissimo Stato italiano cominciò a seguire con attenzione gli avvenimenti politico militari del 1 Marocco. Mandò prima emissari diplomatici, Andrea Vento, In silenzio gioite e soffrite. Storia dei servizi segreti italiani dal Risorgimento alla Guerra Fredda, Il Saggiatore, Milano, 2010, p. 73-74. 1 Alla metà dell’Ottocento, in Nord Africa, del canale. L’Egitto faceva ancora parte specialmente in Egitto e Tunisia, risiedevano dell’Impero Ottomano. Entrambi erano artisti numerose il già piuttosto celebri in Italia, che proprio al rafforzamento di un particolare interesse per servizio del Viceré egiziano affrontarono i questi paesi, così come le prime proposte primi espansionistiche, relazione scoprendo nelle terre africane una nuova all’inaugurazione del Canale di Suez, il 17 maniera di dipingere e soprattutto usare il novembre 1869, progettato dall’ingegnere colore, che sarà fondamentale nelle loro opere trentino future. comunità italiane. sorse Luigi in Negrelli Ma (1799-1858). lavori di soggetto orientalista, All’inaugurazione fu presente l’Incaricato di Affari Italiano, il Commendatore sardo- Stafano Ussi (1822-1901) fu fino a quel piemontese nominato momento un pittore essenzialmente di genere subito dopo l’Unità. Personaggio importante storico. Nacque e visse per buona parte della della diplomazia estera italiana di fine vita a Firenze dove frequentò il circolo dei Stefano Scovasso, Ottocento, il barone Scovasso pittori che si riunivano al fu inizialmente viceconsole di Caffè Sardegna in Spagna e più tardi l’Accademia ministro Belle Arti. Fervente patriota, plenipotenziario a Michelangelo nel Egli era padrino di Stefano Curtatone e a Montanara, Hidalgo, questo finendo anche prigioniero per diplomatico italiano che fu molti mesi in Austria. Nel intimo amico di Edmondo De 1854 vinse un pensionato a Amicis Roma con l’opera Boccaccio fin dai tempi dell’Istituto militare. che spiega combattè di Belgrado e infine a Tangeri. anche 1848 fiorentina e la a Divina Commedia, e si costruì una Scovasso conobbe inoltre al Fig. 1. Stefano Ussi, Autoritratto, 1896. Cairo i pittori Stefano Ussi e buona reputazione artistica. In Cesare Biseo, invitati personalmente dal particolare il successo lo raggiunse dopo la quinto sovrano autonomo e primo khédivé presentazione all’Esposizione Nazionale di d’Egitto Ismail Pascià per collaborare alla Parigi del 1861 di quello che tutt’oggi è preparazione dei festeggiamenti per l’apertura considerato uno dei suoi capolavori, il dipinto 2 di storia fiorentina La Cacciata del Duca Parigi per aiutarlo nella decorazione ad d’Atene. affresco Nel 1868 il Governo Italiano lo incaricò di far Mathilde, cugina di Napoleone III e qui parte della Commissione Artistica Italiana per incontrò i grandi maestri della pittura europea. le feste di inaugurazione dello stretto di Suez. Tornato a Roma si fece conoscere con la In questa occasione fu poi chiamato al Cairo realizzazione di un fregio con animali che da Ismail Pascià, che gli commissionò il affrescò nel Caffè dei Convertiti. quadro Preghiera nel deserto. E proprio in Quando Egitto il pittore fiorentino si confrontò per la d’Egitto, si recò innanzi tutto ad Alessandria prima volta con la pittura a soggetto per orientalista: abbandonò il rigore dei quadri festeggiamenti per l’apertura del Canale di storici per eseguire opere caratterizzate Suez. In questa città gli fu commissionata la dall’uso dell’acquerello, dallo stile sintetico e decorazione ad affresco di alcuni edifici dalla pennellata rapida del palazzo venne collaborare dei della chiamato alla dal principessa khédievé preparazione dei pubblici tra cui il Palazzo del Macchiaioli e dal colorismo caldo Governo. di Delacroix. Solo un anno dopo, sempre nel 1869, fu nuovamente invitato khédivé, si spostò al Cairo da gli per decorare il Teatro Reale il (poi dell’Opera) e vi restò due quadro Trasporto del Mahamal anni. In questo tempo realizzò alla nel numerosi bozzetti e disegni di sulla città e la vita dei suoi Ismail commissionò Pascià, personalmente Mecca, palazzo che ora situato Dolmbache Costantinopoli.2 L’altro Costantino (1843-1909), su nel 1869, incarico del abitanti, che diverranno poi pittore, pitture a olio e acquerelli.3 Cesare Augusto era Poi figlio Biseo del Fig. 2. Ritratto di Cesare Biseo in una litografia dell’Ottocento. Così non c’è da stupirsi che nel 1875, per accompagnare decoratore bresciano Giovanni Battista Biseo l’ambasciata italiana che portò le credenziali e nacque a Roma, dove ricevette la prima del nuovo stato Italiano al giovane sultano del formazione artistica dal padre. Lo seguì a Marocco Muley Hassan (che regnò tra il 1873 2 3 Incanti e scoperte, l’Oriente nella pittura dell’Ottocento italiano, Silvana Editoriale, Milano, 2011, p. 102-103. Incanti e scoperte, l’Oriente nella pittura dell’Ottocento italiano, Silvana Editoriale, Milano, 2011, p. 108-109. 3 e il 1894), Stefano Scovasso abbia invitato erano allestiti piccoli studi portatili per proprio i due artisti, ancora freschi di preparare e conservare le delicate lastre esperienze orientali. fotografiche di vetro.6 All’epoca non era infrequente Accanto a loro era il giornalista e che ad un evento ufficiale scrittore Edmondo De Amicis come spedizione (1846-1908), molto conosciuto in fossero Italia in quanto famoso scrittore chiamati uno o più artisti o di libri di carattere pedagogico, una dell’ambasciata 4 fotografi . Ma l’attrezzatura ma anche di numerosi resoconti fotografica, così delicata ed di viaggi. Nato in Liguria, scelse ingombrante rispetto a carta, inizialmente la carriera militare lapis e colori, non era sempre partecipando alla battaglia di considerata Custoza pratica in un viaggio per foreste, steppe o esistevano, o diventando poi giornalista di guerra. Scrisse il deserti, dove spesso le strade non e Fig. 3. Ritratto di Edmondo De Amicis, in una litografia dell’Ottocento. erano sentieri a mala pena visibili. suo primo libro nel 1868, Vita Militare. Raggiunto un certo successo, De Amicis si dedicò Oltre al fatto che il clima caldo-secco del esclusivamente alla carriera letteraria. La sua Marocco tecnica opera maggiormente conosciuta è Cuore, una fotografica del collodio umido. Nonostante serie di racconti volti a insegnare i doveri e i questo in numerose occasioni di rilevanza valori dei figli d’Italia attraverso esempi di internazionale, come la Guerra di Crimea o il virtù e di sacrifici. De Amicis fu infatti, prima conflitto ispano-marocchino, parteciparono di tutto, un moralista e un educatore. Ancora numerosi fotografi, attrezzati di vere e proprie oggi è considerato uno scrittore e un camere oscure su ruote, piccoli carri dove giornalista brillante, dalla prosa leggera e rendeva difficile la 5 descrittiva, anche se risulta talvolta pomposo 4 Nel 1850 Roger Fenton, primo fotografo di guerra, documentò la Guerra di Crimea. Nel 1859-60 Enrique Facio documentò il conflitto ispano-marocchino. Ceuta y la guerra de Àfrica de 1859-1860, XII Jornadas de historia de Ceuta, Instituto de Éstudios Ceuties, Ceuta 2009. 5 Gli orientalisti italiani: cento anni di esotismo 18301940, a cura di Rossana Bossaglia, Marsilio, Venezia, 1998, p. 32-33. e profondamente nazionalista. Riesce a scrivere le sue pagine più fresche e attuali nei resoconti dei numerosi viaggi compiuti 6 RIVERO, “La fotografia milita en la guerra de Africa: Enrique Facio” in Ceuta y la Guerra de Africa de 18591860, Ceuta, 2009, pp. 459-492. 4 all’estero. Dagli anni ’70 dell’Ottocento Marocco, nonostante l’opera Costantinopoli scrisse sei libri di viaggi: Spagna (1873), venisse pubblicata solo nel 1878. Ricordi di Londra (1873), Olanda (1874), (1882), Alla fine dell’Ottocento furono numerosi i Ricordi di Parigi (1879), Sull’Oceano (1889). pittori e gli scrittori invitati a seguire in Nel corso di più di venti anni a partire dal viaggio primo libro, De Amicis allargò sempre di più i diplomatiche e ricerche dirette in Africa, in confini geografici e affinò la sua tecnica di Oriente o nelle regioni polari. Non essendo scrittura, quella del bozzetto. Si tratta di tante ancora così diffusa la fotografia, o comunque piccole descrizioni che, annotate giorno per considerata poco pratica nelle spedizioni di giorno, formano il racconto diaristico del suo molti mesi, i pittori venivano incaricati dalle viaggio. Fu senza dubbio uno scrittore colto e riviste, abituato a documentarsi bene prima e dopo i corrispondenti speciali, per illustrare al suoi spostamenti, sulla storia e le usanze dei pubblico italiano i misteri e le bellezze di terre vari paesi che visita. Lettore appassionato poco conosciute o inesplorate8. Scrittori e delle scoperte di Stanley, trovò esempi utili pittori collaboravano insieme per nutrire negli intellettuali e viaggiatori del primo l’immaginario pubblico, stuzzicando la febbre ottocento, soprattutto francesi, come Eugene di informazione e di curiosità della borghesia Fromentin e Théophile Gautier7. L’esperienza verso orientalista di De Amicis era iniziata con il diffondere soggiorno orientalista. Marocco (1876), a Costantinopoli Costantinopoli nel 1874, geografi, che li l’esotico, la archeologi, trattavano come contribuendo formazione missioni di veri così un a gusto accompagnato dal giovane pittore torinese Accanto a quelle dei pionieri francesi, sono Enrico Junck (1849-1878). Il viaggio avvenne moltissime le missioni diplomatiche ed esattamente un anno prima di partire per il esplorative nei paesi africani accompagnate da artisti e letterati italiani.9 A partire dal 7 Entrambi viaggiarono in Oriente: Fromentin è in Algeria nel 1852, da cui i diari di viaggio Un été dans le Sahara (1857) e Une année dans le Sahel (1858). Gautier dal 1845 al 1862 viaggia per Algeria, Grecia, Turchia ed Egitto. Ognuno di questi viaggi darà luogo a numerosi diari e romanzi, come Constantinople (1853) o Une nuit de Cléopâtre, (1838). Anche Gustave Flaubert compie un lungo viaggio in Oriente di quasi due anni a partire dal 1849. Ma il suo diario verrà pubblicato soltanto dopo la morte, mentre è conosciutissimo all’epoca il romanzo “storicoorientalista” Salambò (1862). 8 Spesso erano chiamati entrambi, sia artisti che fotografi, come nel caso della guerra ispanomarocchina, dove partecipò il pittore catalano Mariano Fortuny y Marsal e il fotografo Enrique Facio. Vedi Ceuta y la guerra de Àfrica de 1859-1860, XII Jornadas de historia de Ceuta, Instituto de Éstudios Ceuties, Ceuta 2009. 9 Raffaella Pastore, “…per ebrietà di luce e colore”: Stefano Ussi e l’esperienza dell’Oriente, in “Polittico”, vol. 2, pp. 171-191. 5 1839 viaggiarono assieme alle carovane artisti Tra come Raffaele Carelli (1795-1864, Ippolito dell’Ottocento Caffi (1809-1866), Carlo Bossoli (1815- Haimann (1828-1883), Giuseppe Garibaldi 1884), Umberto Dell’Orto Pompeo Mariani Carcano (1840-1914) (1848-1895), (1857-1927), e altri. Filippo Uno dei gli scrittori-avventurieri si della annoverano fine Giuseppe (1807-1882) e Leone Caetani (1869-1935), storico e massimo studioso italiano di cultura islamica. viaggiatori più famosi fu Alberto Pasini Così De Amicis, Ussi e Biseo furono chiamati (1826-1899), celebre per i suoi quadri sulla da Stefano Scovasso a partecipare alla prima caccia col falcone e le carovane, ambientati in missione diplomatica Italiana a Fez. Questo Persia. Nel 1855 seguì, in qualità di viaggio fa parte di un contesto di scambi disegnatore, il ministro francese Nicolas culturali con l’Oriente già ben avviati Prosper Burée (1811-1886) in una missione dall’inizio diplomatica in Persia, Turchia, Siria, Arabia europee, a cui solo da poco l’Italia si ed Egitto. preparava a prendere parte. Questi “interessi dell’Ottocento dalle potenze orientali sfoceranno in seguito a una vera e propria corsa al colonialismo, già iniziata per gli altri paesi, più tardiva invece per quanto riguarda l’Italia. 2. Il viaggio dell’Ambasciata italiana, tra esplorazione, commercio e missione artistico-letteraria È proprio dall’opera Marocco di Edmondo De Amicis, che ricaviamo il maggior numero di notizie sulla missione diplomatica Italiana che Fig. 4. La copertina di Marocco di Edmondo De Amicis, edizione del 1879 illustrata da Ussi e Biseo. 6 si reca da Tangeri a Fez nella primavera del Dora e Paolo Grande, vice console italiano a 1875.10 Tangeri. La città di Tangeri, dove sbarcarono e si Partecipò inoltre alla spedizione il genovese radunarono i partecipanti al viaggio, era Carlo Morteo, agente consolare di Italia nella infatti sede della Legazione Italiana, che si città di Mazagan (oggi nota come El Jaddida) trovava a quel tempo nella piazza del Soco e titolare di una azienda di trasporti. Parlando Piccolo (Zoco Chico). perfettamente l’arabo La missione diplomatica fu guidata da quattro interprete principale durante il viaggio. Altri funzionari. Il primo, capo della spedizione, il partecipanti furono il signor Patxot, ex Commendatore Stefano Scovasso, che già a ministro di Spagna a Tangeri e amico di partire dal 1869 si adoperò per dare un ruolo Morteo, attivo all’Italia in Marocco, tramite trattati di dracomanno commercio e accordi personali con il Sultano. Tangeri, Ma carovana nativo di Algeri e Mohamed fino diplomatica al 1875 italiana nessuna si era missione mai recata ebbe la funzione di Salomone della Aflalo, Legazione Miguerez, medico secondo italiana ebreo a della Ducali11, protetto della Legazione italiana che l’ambasciata in qualità di fisicamente a Fez e si aspettava quindi di accompagnò essere accolta con grande solennità dal scrivano. Infine Hamed Ben Kasen Buhamai, giovane sultano Muley el Hassan I, salito al comandante della scorta di quaranta soldati e trono solo nel 1873. Il secondo fu il capo di generale dell’esercito imperiale, mandato dal Stato Maggiore Giulio di Boccard, che scrisse Sultano per accompagnare la spedizione fino in questa occasione Considerazioni militari a Fez. Egli fu il responsabile della salute e sul Marocco. Questo è un interessante dell’incolumità dei partecipanti al viaggio e rapporto, ne rispondeva direttamente di fronte al re. corredato di belle carte topografiche, finalizzato alla conoscenza a Oltre al primo saluto del re Vittorio Emanuele scopo militare del territorio e delle forze II, la carovana portò in dono al Sultano alcuni marocchine. oggetti Gli altri furono Fortunato d’artigianato italiano: poltrone, Cassone, Ministro della Marina, capitano di vascello e comandante del regio trasporto 11 10 Edmondo De Amicis, Marocco, con disegni di Stefano Ussi e Cesare Biseo, Fratelli Treves Editori, Milano, 1879. Personaggio importante di Tangeri, fu ritratto anche dal pittore spagnolo Josep Tapirò (1836-1913). Sulla pittura di Tapirò, vedere “El misteri de Tànger o la petita Constantinople: la pintura di Josep Tapiró” in Carbonell, Orientalisme. L’Al-Maghrib i els pintors del segle XIX, pp. 147-195. 7 specchi, candelabri e un ritratto del re come il cosiddetto barod o tabaurida12, in cui d’Italia11. sia percepibile una certa atmosfera epica di Edmondo De Amicis si presenta nella sua movimento e battaglia. 13 stessa opera in qualità di inviato speciale del periodico settimanale L’Illustrazione Italiana per raccontare al suo fedele pubblico, già informato dell’evento da annunci e articoli anteriori alla partenza, questo avventuroso viaggio. Il resoconto fu scritto tra il 1875 e il 1876, riordinando gli appunti che De Amicis prese direttamente sul posto e fu pubblicato per la prima volta nel 1876 dai Fratelli Treves, stessa casa editrice dell’Illustrazione Italiana. Una nuova edizione uscirà poi nel 1879, accompagnata dalle incisioni tratte dai disegni e dalle pitture dei due compagni di viaggio dello scrittore, Ussi e Biseo. Fig. 5. Stefano Ussi, i taccuini del viaggio in Marocco, Stefano Ussi è descritto come un personaggio 1875, Collezione Ventura, Milano. un po’ schivo, silenzioso, qualche volta irascibile. Fu ritratto spesso da Biseo in scene di gruppo con gli altri partecipanti alla spedizione, sempre riconoscibile per la folta Ussi, nelle sue incisioni, sembra soprattutto alla pittura di vedute paesaggistiche o dai grandi spettacoli militari 11 e bozzetti, ma preferì prendere pochi appunti, dipingendo poi a memoria, nella tranquillità del suo studio fiorentino, poche grandi tele ad barba. interessato Rispetto a Biseo produsse molti meno schizzi PECCHIOLI, Paolo, De Amicis en Marruecos. Ecos y reflejos de un caso literario italiano, in “El orientalismo desde el sur” a cura di José A. Gonzalez Alcantud, p. 74-96, Anthropos, Sevilla, 2006. olio. Secondo Romualdo Pantini (1877-1945), che lo conobbe direttamente, Ussi, ormai non 12 Si tratta di una sorta di gioco di destrezza tra i cavalieri, che alla fine si convertì in una attrazione per i turisti stranieri. Fu molto rappresentata dagli artisti europei, tra i quali Georges Clairin, Mariano Fortuny, Victor Eeckhout, Mariano Bertuchi, Josè Gallego Arnosa, Edward Aubrey Hunt e altri. 13 Valentina Bezzi, De Amicis in Marocco. L’esotismo dimidiato. Scrittura e avventura in un reportage di fine Ottocento, Socrates, Padova, 2001, p. 62-63. 8 più giovane, raccontò che temeva di essere -Lab el barode (giuochi con la polvere) preso a sassate dai marocchini, dato che davanti al campo dell’ambasciata italiana17 rappresentare la figura umana è considerata -La festa per la nascita di Maometto sulla dagli arabi una violazione delle leggi del piazza del mercato a Tangeri18 Corano. E infatti i due pittori ebbero non -L’ambasciata davanti al sultano19 poche difficoltà nel ritrarre le persone locali14. Gli rappresentarono semmai da lontano, o Tuttavia, rimase affascinato anche dalle figure mentre dormivano. Oppure si ridussero a statuarie di cavalieri e governatori come lo disegnare stesso sultano Muley Hassan. gli animali dell’accampamento. Gli e gli unici oggetti che si I taccuini dei suoi schizzi sul Marocco si prestarono tranquillamente alla penna degli trova a Milano, nella collezione privata artisti furono gli ebrei, non impediti da nessun Ventura. Altri schizzi, acquerelli e piccoli oli divieto15. su tela e tavola si trovano a Firenze, nella Per il libro Ussi fece tradurre a incisione Galleria di Arte Moderna e nel Gabinetto litografica da Borrani solo quattro grandi disegni e stampe degli Uffizi. Opere dello opere ad olio dedicate ai momenti più solenni stesso viaggio sono conservate al Museo della spedizione: Municipale di Arezzo e alla Galleria di Arte Moderna di Torino. Un acquerello intitolato -La scorta d’onore davanti all’ambasciata16 Marocchino si trova inoltre alla Galleria Ricci-Oddi di Piacenza. Molte sono le opere di Ussi sparse per collezioni private e nel 14 Romualdo Pantini, Artisti contemporanei: Stefano Ussi, nella rivista “Emporium”, maggio 1900, vol. XI, n. 65. 15 Stessi problemi avranno anche altri pittori che si recano in Marocco, tra cui Mariano Fortuny ed Eugène Delacroix. Di fatto i disegni di Fortuny che rappresentano i mori di Tetuan e Tangeri, ritraggono quasi esclusivamente ebrei e così dei quadri orientalisti che conosciamo di Delacroix, come Matrimonio ebreo a Tangeri o Ebrea vestita a festa. Vedi CARBONELL, Jordi À., El viatge a Orient i la pintura del segle XIX. Algunes particularitats de la pràctica pictorica en terres musulmanes, in Els camins, el viatge, els artistes, 2007, pp. ; Jordi A. Carbonell, Marià Fortuny i la descoberta d’Africa, p. 36 e Eugène Delacroix, Diario 1822-1863, p. 16 De Amicis, Marocco, pp. 136-137 dell’edizione Treves 1879. Il quadro ad olio si trova nella Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma. mercato delle case d’asta. È comunque 17 De Amicis, Marocco, pp. 185-186 dell’edizione Treves 1879. Il quadro ad olio si trova nella Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma. 18 De Amicis, Marocco, pp. 264-265 dell’edizione Treves 1879. Il quadro ad olio si trova nella Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma. Questo stesso soggetto è dipinto da Fortuny con il nome di Fantasia Araba (1867). 19 De Amicis, Marocco, pp. 376-377 dell’edizione Treves 1879. Il quadro ad olio si trova nella Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma. Qui Ussi si è autoritratto mentre solleva il cappello. La stessa cerimonia è rappresentata da Eugène Delacroix nell’olio su tela Mulay-Abd-el-Rahman, sultano del Marocco (1845), dove però la città sullo sfondo è Meknes invece di Fez. 9 sempre molto difficile riuscire a distinguere “La sera passò senz’avvenimenti notevoli, se si tratta di pitture e bozzetti riguardanti il fuorché soggiorno in Egitto, molto più lungo e scorpionaccio nero sopra il cuscino del mio produttivo, o quello in Marocco.20 letto, nel momento che stavo per coricarmi. Il più giovane Cesare Biseo sembra invece più Fu però un terrore passeggiero, poiché curioso e prolifico. Realizzò il maggior avvicinandomi a poco a poco col lume, lessi numero di bozzetti del libro, rappresentando sul scene di genere, piccoli paesaggi, architetture rassicurante: -Cesare Biseo fece addì 5 moresche e ritratti. Scene di vita di strada, di maggio 1875.”22 la scoperta dorso ch’io dell’animale feci d’uno l’iscrizione santoni, di incantatori di serpenti, di mercato, matrimoni e seppellimenti di cadaveri, torture Molte delle opere di Biseo sono conservate, e punizioni inflitte a ladri e ribelli e altre sono oltre che sul mercato e in collezioni private, accompagnate spesso da didascalie che sono alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di anche richiami puntuali al testo. Roma, alla Galleria Ricci Oddi di Arte È lui a ritrarre i compagni di viaggio, piccoli Moderna di Piacenza, alla Galleria di Arte personaggi quasi caricaturali e spersi nel Moderna di Palermo. Dai numerosi bozzetti e grande e sconosciuto territorio marocchino. studi prodotti in Marocco realizza diverse Tuttavia non rinunciò a realizzare anche opere su tela, tra le quali Mercato Arabo quadri panoramici o scene ufficiali.21 (1876) e Palazzo di giustizia a Tangeri De Amicis lo ritrasse a sua volta con la (Veduta della Casba), opera che presentò scrittura, un all’Esposizione di Belle Arti di Napoli del personaggio piuttosto burlone, che si divertiva 1877 e costituì il suo esordio espositivo. La talvolta a prendere in giro i compagni Casba fu uno dei luoghi più rappresentati utilizzando la propria abilità artistica: dagli artisti a Tangeri23, una città che in fin presentandocelo come dei conti non possedeva la maestosità e bellezza di luoghi come Fez, Meknesc o 20 La casa d’aste Pandolfini di Firenze ha messo più volte in vendita opere orientaliste di Ussi: il 7 ottobre 1996 Gruppo di orientali e Soldato orientale dalla collezione dei conti Beni di Stia. Il 16 marzo 2000 è andata all’asta Fantasia araba. Il 29 ottobre 2008 è stata la volta di Arabo seduto. 21 I suoi bozzetti sono tradotti in incisioni da Canedi e Barberis, che spesso collaborano con la rivista. 22 Edmondo De Amicis, Marocco, con disegni di Stefano Ussi e Cesare Biseo, Fratelli Treves Editori, Milano, 1879, p. 147. 23 Tutti gli artisti che passarono da Tangeri rappresentarono questa piazza. Tra questi Eugéne Delacroix, Josep Tapirò, Mariano Fortuny, Frank Brangwyn, Henry Tanner, Benjamin Constant, Albert Marquet Henry Matisse. 10 Marrakesc. Era i luogo più caratteristico e 17 aprile lo scrittore sbarcò a Tangeri e il 18 “orientalista”, con i grandi archi a ferro di si presentò alla Legazione Italiana. cavallo della tesoreria e dell’edificio del Tangeri la Bianca, come la chiamava Pierre governatore. D’altra parte era però una città Loti26, era la porta del Marocco, la prima città “occidentalizzata” e sicura, dove gli europei che vedevano i viaggiatori in arrivo da potevano incontrare molti dei confort a cui Gibilterra, il primo, duro impatto con i erano abituati nei loro paesi. costumi e le antiche tradizioni dell’Oriente Nel 1880 fu la volta di sei acquerelli di africano. Da una parte dello stretto la “civiltà” ispirazione europea, dall’altra la “barbarie” musulmana, nordafricana, presentati alla Mostra Nazionale di Torino. Nel 1883 che il mare divide come un confine partecipò all’esposizione Internazionale di invalicabile. Belle Arti con la grande tela Ricevimento Marocco, della prima ambasciata Italiana in Marocco profonda differenza: Fino De dall’incipit Amicis dell’opera sottolinea questa (Roma, Palazzo della Consulta). Anche l’olio (1889) sembra riferirsi al “Lo stretto di Gibilterra è forse di tutti gli soggiorno marocchino, che, esposto nel 1900 stretti quello che separa più nettamente due alla mostra della Società “In Arte Libertas” a paesi più diversi, e questa diversità appare Roma, fu acquistato dalla Casa Reale.24 anche maggiore andando a Tangeri da Nel deserto Gibilterra. Qui ferve ancora la vita affrettata, 3. La città di Tangeri rumorosa e splendida delle città europee; e un viaggiatore di qualunque parte d’Europa sente L’8 di aprile del 1875, Edmondo De Amicis, l’aria della sua patria nella comunanza d’una come ci riporta nella cronaca del suo viaggio, ricevette da Scovasso in persona una lettera che lo invitava a raggiungere la carovana in partenza da Tangeri per Fez25 il 19 di aprile. Il 24 Incanti e scoperte: l’Oriente nella pittura dell’Ottocento italiano, a cura di Emanuela Agiuli e Anna Villari, Silvana Editoriale, Milano, 2011. 25 Anche Mariano Fortuny i Marsal, primo pittore che si recò in queste regioni, avrebbe voluto recarsi da Tangeri a Fez in occasione del suo secondo viaggio in Marocco nel 1862. Vedi Carbonell, Orientalisme. L’AlMaghrib i els pintors del segle XIX, p. 130 e C. González y M. Martí, Mariano Fortuny Marsal, vol. I, p. 88. 26 Pierre Loti, Al Marocco. Da Tangeri a Fez e ritorno, Franco Muzzio Editore, Padova, 1993. Loti fece un viaggio molto simile a quello di De Amicis, Ussi e Biseo. Nella primavera del 1886 viaggiò da Tangeri a Fez e ritorno come membro di una missione diplomatica francese in visita al Sultano del Marocco. Stesso tipo di viaggio compie anche Eugène Delacroix riportando le impressioni nel suo Diario. Nel gennaio del 1832 partecipò ad una missione diplomatica guidata dal Conte Mornay sbarcando a Tangeri e recandosi a Meknes e ritrno. 11 infinità d’aspetti e di consuetudini. A tre ore sul suo cocuzzolo e le punte dei piedi in da là, il nome del nostro continente suona mare.”28 quasi come favoloso; cristiano significa nemico, la nostra civiltà è odiata o temuta o derisa; tutto, dai primi fondamenti della vita sociale fino ai più insignificanti particolari della vita privata, è cambiato…”27 Al posto del moderno porto in cemento che possiamo vedere oggi, nell’Ottocento vi era Fig. 6. Cesare Biseo, Lo sbarco di De Amicis a un lungo tratto di acqua bassa a cui le grandi Tangeri, litografia, p. 1 di Marocco. imbarcazioni non potevano avvicinarsi, a rischio di rimanere incagliate. I viaggiatori passarono quindi dalle navi alle spalle di facchini, oppure a portantine (per le signore). I portatori arabi li trasportarono, come valige e bauli, fino alla spiaggia fangosa, dove li depositarono. Ed e così che De Amicis si vide arrivare a Tangeri in una immagine piuttosto ironica che Cesare Biseo non manca di riprodurre in uno dei suoi schizzi-incisioni (Sbarco a Tangeri, p. 1), posto in apertura del Fig. 7. Fotografia del 1905 di uno sbarco sulla spiaggia primo capitolo del libro: “Ed io feci la mia entrata in Affrica a cavallo di un vecchio mulatto, col mento inchiodato di Tangeri. Il giorno dopo lo sbarco, De Amicis incontrò alla Legazione tutti i membri della spedizione. La partenza era fissata infatti il giorno seguente. Scovasso fece però sapere ai presenti che il viaggio era stato rimandato ai 27 Edmondo De Amicis, Marocco, con disegni di Stefano Ussi e Cesare Biseo, Fratelli Treves Editori, Milano, 1879, p. 1-2. 28 Edmondo De Amicis, Marocco, con disegni di Stefano Ussi e Cesare Biseo, Fratelli Treves Editori, Milano, 1879, p. 2. 12 primi di maggio, perché proprio in quei giorni grandi portali e conduce fuori dalle mura della a Fez veniva ricevuta l’ambasciata inglese. Si città “in una piazza aperta sul fianco d’una era scelto di viaggiare proprio in quel periodo collina, chiamata Soc de Bara, o mercato di fine primavera per evitare i caldi torridi esteriore, poiché ogni domenica e ogni dell’estate, particolarmente feroci nell’interno giovedì vi si fa il mercato”. Oggi quest’ultima del paese. è una delle grandi piazze della città, ma Nel frattempo De Amicis e i due pittori Ussi e all’epoca era semplicemente uno spazio Biseo, vennero ospitati all’interno della aperto fuori dalle mura della Medina. Nelle Legazione, a casa del Ministro Scovasso. tavole di Ussi e Biseo vi si trovano L’edificio si trovava nel Soco Piccolo (Zoco ambientate corse di cavalieri, carovane in Chico), una piazzetta rettangolare della riposo, mercati ecc, che ne sottolineano Medina, “circondata da bottegucce arabe, che l’importanza di spazio comunitario della città. parrebbero meschine nel più povero dei nostri Qui si svolgevano tra l’altro la maggior parte villaggi”. All’epoca era la piazza principale degli eventi festivi, tra cui le celebrazioni per della città, dove si affacciavano la maggior la nascita di Maometto o festa del Mulud. Uno parte Legazioni degli eventi più ricorrenti di questa festa era il straniere “che s’innalzano come palazzi in Lab-el-Barod: un gruppo di cavalieri si mezzo alla moltitudine confusa delle casette slanciava assieme in corsa sfrenata a redini moresche”.29 Qui si incentrava la vita di sciolte. Poi all’improvviso tutti i partecipanti Tangeri: si trovavano i negozi più importanti scaricavano i fucili lanciando il grido barod! della città (tra cui la tabaccheria, la spezieria, (che significa appunto, “polvere”). Questa il caffè con il biliardo), arrivavano e partivano usanza fu molto rappresentata dagli artisti i corrieri della posta e venivano ricevuti i orientalisti con il nome di fantasia araba o viaggiatori europei. La piazza è tagliata da fantasia della polvere. Con lo stesso nome era una lunga via principale chiamata via chiamato anche l’uso dei soldati magrebini a delle “modestissime” 30 Shiagine (Biseo, La strada del Soc-de-Bara, piedi di scaricare i fucili a terra tutti insieme e p.17). La strada sale dal mare (il primo tratto ballare gridando nella polvere prodotta dagli si chiama infatti via Marine), passa da due spari, mentre altri suonavano in cerchio attorno a loro. Quasi ogni pittore che si sia 29 Edmondo De Amicis, Marocco, con disegni di Stefano Ussi e Cesare Biseo, Fratelli Treves Editori, Milano, 1879, p. 4-5. 30 Che in arabo significa via degli Argentieri. cimentato nell’arte orientalista, ha dipinto questi motivi. 13 Fig. 8. Cesare Biseo, Feste per la nascita di Maometto, la danza dei soldati, litografia a p. 61. cavallo nell’incisione Lab el barode davanti Biseo rappresentò il primo tema dei cavalieri al campo dell’ambasciata italiana (p. 185- in corsa nell’incisione Feste per la nascita di 186) Maometto - la danza dei soldati (p.57) e Cavalieri che si slanciano alla carriera e Nella parte più alta della città vecchia, è la sparano (p.53). Mentre uomini che ballano Casba, sparando in terra furono rappresentati in affacciavano i vari edifici del governo un’altra incisione col titolo Un concerto tangerino, tra cui il palazzo del governo, la indiavolato (p. 64). Altri barod a cavallo casa del governatore della città, la prigione e furono illustrati spesso nei capitoli seguenti una del libro. Ogni volta che la carovana in (nonostante che in una delle incisioni di cammino per Fez passava da una regione, Biseo, veniva ricevuta dalla tribù di appartenenza rappresentata di forma parallelepipeda). Da con questa usanza. qui si può ammirare il panorama di tutta la Anche Ussi rappresentò la fantasia araba a città. In questo luogo vennero riunite prima piedi nell’incisione La festa per la nascita di della partenza tutte le bestie della carovana: Maometto (p. 264-265) dove un gruppo di quarantacinque cavalli, una ventina di mule mori sulla destra spara al suolo, circondato da sella e più di cinquanta mule da carico dagli spettatori. Mentre illustrò la Fantasia a arrivati da Fez, oltre agli animali noleggiati una grande moschea La dalla Casba, piazza torre p.37, dove si ottagonale essa venga 14 direttamente a Tangeri (Biseo, Le bestie per la carovana, p. 69). Fig. 9. Cesare Biseo, Le bestie per la carovana alla Casba, litografia p. 70. nell’olio Veduta della Casba). De Amicis la Del resto la città si dice che è un “labirinto criticò per la decadenza e la sporcizia a cui si inestricabile di stradicciuole tortuose, o era abbandonata dopo i grandi regni del piuttosto di corridoi, fiancheggiati da piccole passato. Nello stesso tempo ammirò il suo case quadrate, bianchissime, senza finestre, mistero e la sua bellezza, quel qualcosa di con porticine per le quali passa a stento una selvaggio e inspiegabile, che un europeo non persona” (ben rappresentata nell’incisione potrà mai svelare e capire del tutto. panoramica di Biseo Veduta di Tangeri, p. 9 e Fig. 10. Cesare Biseo, Veduta di Tangeri, litografia p. 9. 15 Girando per le strade la maggior parte delle estende al nord del Marocco, da Tangeri al annotazioni scritte e disegnate riguardano i confine con l’Algeria. Gli abitanti di quelle “tipi marocchini” (Biseo, p. 8) nei loro abiti regioni si dedicano alla pastorizia, alla tradizionali e negli atteggiamenti più tipici. coltivazione della cannabis e al banditismo. Furono particolarmente ammirate le djallaba, Una popolazione forte, abituata a vivere in le lunghe cappe bianche con cappuccio che condizioni ostili, che non riconoscevano il l’autorità di nessuno, né di corpo, facendo assomigliare gli europei né di sultani (Biseo, abitanti a monaci o senatori Berberi del Rif, p. 33). romani. “Stamattina l’Ussi ha Piuttosto scoperto un meraviglioso Marco l’incontro Bruto in mezzo a un gruppo di (Biseo, Il santo, p. 24; Santo beduini”.31 coronato di edera, p. 256), avvolgono completamente A confronto De Amicis vide gli abiti europei come che poveri e dimessi.32 scetticismo Tra la variegata De divertente con i santoni Amicis, tutto è con europeo, popolazione affermò subito essere poveri tangerina camminavano i Rifani, “idioti o pazzi, poiché qui, popolazione berbera divisa in come varie tribù33 e che popola il Rif, territorio montuoso che si Figura 11. Cesare Biseo, L’entrata degli Aissaua a Tangeri in tutta l’Affrica settentrionale, è venerato come un santo colui al quale Dio, in segno di predilezione, ha tolto la 31 Edmondo De Amicis, Marocco, con disegni di Stefano Ussi e Cesare Biseo, Fratelli Treves Editori, Milano, 1879, p. 19. 32 Stesse considerazioni fece Delacroix nel suo Diario durante il viaggio in Marocco del 1832: “Immagina che cosa è vedere, coricati al sole o a passeggiare nelle starde, o intenti ad accomodarsi le ciabatte, dei personaggi consolari, dei Catoni, dei Bruti, ai quali non manca nemmeno l’aria sdegnosa che dovevano avere i padroni del mondo. (…) e hanno l’aria soddisfatta come doveva averla Cicerone della sedia curule. (…) In essi io ho veramente ritrovato la bellezza antica”. Confronta inoltre gli abiti europei con quelli marocchini: “Noi, con i nostri busti, le nostre scarpe strette, le nostre ridicole guaine, noi facciamo pena. La grazia si vendica della scienza”. (Milano, 2004, pp. 35, 36). 33 In particolare la zona di Tangeri è abitata dalla tribù che è chiamata la Cabila d’Anghera. ragione per ritenerla prigioniera nel cielo”.34 Tra le varie confraternite religiose che si trovavano in Marocco, i tre fecero la conoscenza con una delle più importanti, gli Aissaua, fondata nel XV secolo dal santo Mohammed-ben-Aissa, nativo di Mechnes. Questa setta adottava pratiche corporali come l’ascesi e l’autoflagellazione di gruppo, 34 Edmondo De Amicis, Marocco, con disegni di Stefano Ussi e Cesare Biseo, Fratelli Treves Editori, Milano, 1879, p. 24. 16 accompagnate dalla danza e dal canto. Erano particolarmente decorate e ricche di colori. famosi per le prodezze fisiche che riuscivano Vivevano in quartieri loro assegnati, dai quali a compiere, invasi da furore divino. I gruppi non potevano uscire dopo il tramonto. Erano di religiosi erano itineranti, viaggiavano da costretti a pagare pesanti tasse e non avevano una città all’altra raccogliendo adepti35. A diritto di testimonianza in tribunale. Si Tangeri De Amicis gli vide entrare nella occupavano però della maggior parte dei strada che conduce al Soco Piccolo, come una commerci tra l’Europa e il Marocco, spesso folla agitata e rumorosa, che cantando e con la funzione di intermediari ed erano gridando si dileguò rapidamente, non senza perciò tollerati (Biseo, Ebree, p.21; Ebreo, p. lasciare una profonda commozione negli 245: Ragazzi ebrei, p. 340). europei, che osservarono la scena dall’alto dei Tra tetti delle Legazioni (Biseo, Entrata degli parteciparono a Tangeri, oltre a quello Aissaua, p. 49; Gli Aissaua, p. 56). Ussi gli dell’arrivo degli Aissaua, furono la festa della ritrasse in un disegno e in una acquerello circoncisione di due bambini (Biseo, Festa conservati agli Uffizi, dove un gruppo di della Circoncisione, p. 25), il castigo di un persone balla in modo scalmanato e convulso ladro preso a bastonate dalla folla (Biseo, al ritmo di tamburi (Ussi, Danza di una Castigo di un ladro, p. 32) e una processione confraternita, e Danza ). notturna mentre portava la sposa a casa del Una comunità a parte formano poi gli ebrei, marito, chiusa in una grande cassa sul dorso uniche persone che non hanno problemi a un cammello (Biseo, Sposa portata in casa farsi ritrarre negli album degli artisti. I loro del marito, p. 40). Ma gli eventi più lineamenti sembrarono a De Amicis più simili importanti a quelli europei, mentre le vesti erano festeggiamenti per la nascita di Maometto. gli spettacoli furono a cui gli italiani sicuramente i Questi vennero rappresentati nei vari singoli 35 Questa setta è rappresentata anche da Eugène Delacroix in Fanatici a Tangeri (1837-38) e da Josep Tapirò in Festa a Tangeri. Per Delacroix vedere STEVENS, Mary Anne, The Orientalists. Delacroix to Matisse. European Painters in North Africa and Middle East, Londra, 1984, pp. 124-125. Per Tapirò vedere CARBONELL, Orientalisme; l’Al-Mahgrib i els pintors del segle XIX, 2005, pp. 144-145. Inoltre al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi sono conservati due disegni che rappresentano le danze di un confraternita e rappresentano forse proprio quella degli Aissaua, nonostante non sia visibile la tipica treccia di capelli che questi sono soliti portare. avvenimenti da Biseo (corse di cavalieri, balli, giochi e incantatori di serpenti) e in una grande veduta d’insieme del Soco Grande da Ussi. Si tratta del Muled-el Nabi, festività che segue il calendario lunare, la cui data quindi varia ogni anno. 17 Per quanto riguarda l’universo femminile, mescolanza apparve ai viaggiatori misterioso e proibito, differenti che convivevano in un unico luogo. quindi guardato ancora di più con curiosità Città di porto e confine, vicinissima alla morbosa. Tema spesso trattato dalla pittura e Spagna, si trovava ad avere una importanza dalla letteratura orientalista, la donna, schiava fondamentale negli scambi commerciali e o favorita, nascosta nell’harem, fu sempre nelle relazioni politiche tra Africa ed Europa racchiusa da un alone di mistero. Fu un (ciò mondo soprattutto immaginato, di profumi e ambasciate). Dalle pagine di De Amicis, tutti frivolezze, quasi sempre inaccessibile agli gli abitanti della città sembrano avere rapporti occhi maschili. Eppure una volta a Fez De di amicizia e di affari tra loro, rispettandosi Amicis e Biseo riuscirono di nascosto a spiare ma nello stesso tempo guardandosi con da lontano all’interno di un harem, grazie alla sospetto. complicità di un custode. Da qui il famoso Emblematica è la descrizione della spiaggia di olio su tela di Biseo Le Favorite nel parco e Tangeri verso sera, luogo di passeggiate e le incisioni dell’edizione del ’79, Interno incontri36: di spiegò il popoli, fiorire usanze, di lingue legazioni e destinato alle donne (p. 296, sicuramente più sognato che visto personalmente) e Una terrazza a Fez (p. 345). Per il resto i ritratti femminili sono soprattutto quelli di serve e schiave. Queste avevano maggiore “libertà” di muoversi rispetto alle padrone, che passavano la vita sempre rinchiuse. Nello stesso tempo lo scrittore mise in luce con acutezza la fatica a cui erano costrette molte donne delle classi più basse Fig. 12. Cesare Biseo, Sulla spiaggia, verso Capo della Malabat, litografia p. 37. popolazione, soprattutto quelle provenienti dalle campagne. A vent’anni già sciupate dal lavoro, a trenta erano vecchie e a cinquanta ormai disfatte. Ma la cosa che più saltò agli occhi dei viaggiatori nel visitare Tangeri fu l’incredibile 36 Rappresentata anche nell’incisione di Biseo a p. 40, La spiaggia, verso il capo di Malabat. 18 “L’ora della passeggiata è la sera, verso il meno al suo servizio. Ecco infatti come De tramonto. A quell’ora (sulla spiaggia) vi sarà Amicis descrive il clima “internazionale” che una cinquantina d’Europei che passeggiano a incontra a casa del ministro: coppie o a gruppi, a qualche centinaio di passi gli uni dagli altri (…). Viene innanzi una “L’edificio, per sé stesso, non ha nulla di signora inglese a cavallo, accompagnata da straordinario. (…) Ma la gente, la vita di una guida; più in là, due mori della campagna; questa dopo i mori, il Console di Spagna colla sua Governante e cuoco, piemontesi; una serva signora; poi una cameriera francese con due mora di Tangeri ed una negra del Sudan, coi bimbi; poi un gran stormo di campagnole piedi nudi; camerieri e stallieri arabi vestiti di arabe (…). Direi che mi pare una passeggiata grandi camice bianche; guardie consolari, con di condannati a domicilio coatto”37. fez, caffettano rosso e pugnale; tutta questa casa mi riuscì affatto nuova. gente in moto per tutta la giornata. Poi, a certe Con l’andare del tempo molti europei ore, un andirivieni di operai ebrei, di facchini residenti a Tangeri si erano “orientalizzati”: neri, d’interpreti, di soldati del pascià, di mori vestivano abiti marocchini, imparavano il protetti della Legazione. (…) E la mescolanza dialetto arabo del Magreb, arredavano le case di lingue! (…) Era un continuo intrecciarsi di all’uso locale. Nello stesso tempo alcuni arabi traduzioni, di commenti, d’equivoci, di dubbi, si erano “occidentalizzati”, imparando ad intercalati di Por dios, d’Allà e di sacrati apprezzare la compagnia europea, a fumare italiani.” sigari e bere vino di nascosto, fantasticando magari un viaggio in Spagna. Molti erano i personaggi locali che vivevano delle briciole o addirittura prosperavano all’ombra delle Legazioni straniere, veri e propri centri nevralgici della città. Esse avevano infatti la funzione di garanzia e protezione, non solo per gli europei, ma anche per la gente marocchina che si trovava più o 37 Edmondo De Amicis, Marocco, con disegni di Stefano Ussi e Cesare Biseo, Fratelli Treves Editori, Milano, 1879, p.37-38. Il giorno 3 di maggio finalmente, dopo vari rinvii, la missione partì alla volta di Fez (Biseo, Il carico dei cammelli, p. 73, Partenza della carovana per Fez, p. 89). L’itinerario all’andata non toccò città importanti, ma al contrario la carovana sostò quasi sempre all’aperto, in tende d’accampamento. Fu accolta e scortata di volta in volta dai soldati della regione che li ospitava momentaneamente, e in loro onore vennero eseguiti sfrenati barod (Ussi, Lab –el-Barode 19 intorno al campo dell’ambasciata italiana, p. giovane sultano cercava infatti di aprire 184-185). maggiormente il regno verso l’esterno. Grazie I viaggiatori entrarono nelle regioni di Had- ad accordi con l’Italia, il Marocco inviò in el-Garbìa, Tleta de Raissana, Alkazar-el- seguito Kibir, Ben Auda, Karia-el-Abbassi, Beni marocchini, Hassen, Zeguta fino ad arrivare finalmente scientifica e militare. Acquistò inoltre una nella città imperiale. cannoniera italiana (la Bashir) e sollecitò Fez fu descritta come una “enorme carcassa di l’assistenza dell’Italia per la costruzione a Fez metropoli in mezzo all’immenso cimitero del di una officina per la produzione di armi Marocco”. bianche. Qui l’ambasciata sostò nella Nel penisola alcuni giovani per ricevere 1882 formazione Scovasso tornerà ventiquattro giorni, durante i quali vennero nuovamente a Fez, impegnandosi ad aprire la accolti dalle innumerevoli autorità della prima Legazione del Regno d’Italia nella capitale. Finalmente dopo alcuni giorni di capitale marocchina. attesa, la missione diplomatica si presentò al sovrano in persona in una grande cerimonia Il ventiquattresimo giorno di permanenza avvenuta fuori dalla città, tra le mura e il nella città, la missione si mise sulla via del fiume. Il sultano rivolse il suo benvenuto ritorno. all’ambasciatore e a tutti i membri della Mechines, poi il 20 giugno da Laracce, dove spedizione, accettò i regali offerti e promise sostò per un giorno. Dopo circa quattro ore di eterna amicizia a tutta la nazione italiana. viaggio arrivò ad Arzilla, piccola città dalle Una udienza privata, per discutere di La carovana passò prima da alte mura a strapiombo sul mare. Da qui la argomenti più pratici, avvenne invece qualche carovana rientrò nuovamente a Tangeri. giorno più tardi nella sala dei ricevimenti del Il giorno 8 di agosto il comandante, il palazzo. Muley Hassan II, seduto in una capitano, i due pittori Ussi e Biseo e De piccola alcova sopra un palco di legno, Amicis partirono in nave per Gibilterra. Si comunicò concluse così per i due artisti il viaggio in con Scovasso attraverso l’interprete, il signor Morteo. Parlò di Africa, ma non quello in Oriente. commerci, industrie e trattati, necessari al Nel 1878 Biseo partì nuovamente per un altro paese per avvicinarsi all’Europa. “Siamo viaggio, questa volta a Istambul. La missione costretti a procedere lentamente”, affermò. fu quella di realizzare studi e bozzetti per Dopo due anni di isolamento della capitale, il 20 illustrare Costantinopoli di De Amicis (uscito per la prima volta, a dispense, nel 1882). Ussi invece, già più avanti con gli anni, rimase in patria e riprese, oltre ai temi orientalisti, la pittura di genere storico. Biseo si lanciò del tutto su tematiche di ambito “coloniale” realizzando opere riguardanti l’Africa italiana. Senza aver mai messo piede in Libia, realizzò le due acqueforti Una via di Tripoli (1872) e Quartiere arabo a Tripoli (1867). In occasione della visita del re Ras Makonnen a Roma nel 1886 dipinse Il ricevimento della Missione Scioana al Quirinale(1884) e La battaglia di Dogali (1887), in occasione della disfatta italiana in Eritrea. Tarragona, 2013 Elisa Grilli di Cortona, Università degli Studi di Siena 21 Fig. 13. Stefano Ussi, Feste per la nascita di Maometto nella piazza del mercato di Tangeri, olio su tela, 1879 c., litografia a p. 264-265. Fig. 14. Stefano Ussi, Lab el barode davanti al campo dell’ambasciata italiana, olio su tela, 1879 c. (la litografia del quadro è a p. 185-186) Fig. 15. Stefano Ussi, Il ricevimento dell’ambasciata italiana a Fez, olio su tela, 1879c., litografia a p. 376-377 22 Fig. 16. Stefano Ussi, La scorta d’onore del figlio del governatore Ben Ada davanti all’ambasciata, Olio su tela, 1879 c -CARBONELL, Jordi A., Orientalisme. L’AlMaghrib i els pintors del segle XIX, Pragma ed., Reus, 2005. Bibliografia: -ARISI, Ferdinando, Galleria d’Arte -CARBONELL, Jordi À., El viatge a Orient i Moderna Ricci Oddi Piacenza, Piacenza, la pintura del segle XIX. Algunes 1988. particularitats de la pràctica pictorica en terres musulmanes, in Els camins, el viatge, -BEZZI, Valentina, De Amicis in Marocco. L’esotismo dimidiato. Scrittura e avventura in un reportage di fine Ottocento, Socrates, Padova, 2001. els artistes, MNAC, Barcelona, 2007. -CARBONELL, Jordi À., Marià Fortuny i la descoberta d’Africa. 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