Tavolo di lavoro *politiche europee:quali ricadute sul
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Tavolo di lavoro *politiche europee:quali ricadute sul
I Diritti Umani e Roberto Berardi la storia di Roberto Roberto Berardi: un caso internazionale dimenticato che l’Italia non sa risolvere di Mazzetta - 10/02/2014 - La famiglia è furiosa con Farnesina e Vaticano, la mobilitazione di politici e media non riesce a tirarlo fuori dalla prigione della dittatura equato-guineana Roberto Berardi è detenuto da quasi un anno in Guinea Equatoriale per coprire uno scandalo del regime, il nostro paese non riesce a farsi valere nemmeno contro una dittatura da operetta che regna su appena mezzo milione d’abitanti. IL KUWAIT D’AFRICA La Guinea Equatoriale è uno dei paesi più piccoli e ricchi d’Africa, un piccolo Kuwait da quando ha cominciato a esportare petrolio. Il fatto che la dittatura faccia ottimi prezzi e reinvesta l’enorme ricchezza per lo più all’estero, anche pagando principescamente prestigiose società di pubbliche relazioni internazionali e grandi lobbysti statunitensi sembra riuscire nella incredibile impresa di far sparire dalle cronache un sanguinario dittatore che è al potere dal 1978 dopo aver ucciso suo zio che era un dittatore sanguinario pure lui e che aveva in Teodoro Obiang il suo degno capo della polizia. L’IMMARCESCIBILE TEODORO OBIANG Oggi Teodoro è diventato un decano dei capi di stato africani e nessuno gli dice niente, anche se i diritti umani in Guinea Equatoriale sono un lusso che lui ritiene non necessario e anche se buona parte dei suoi cittadini, pur potendo vantare un reddito pro-capite da europei vivono in una miseria a livello dei più sfortunati africani. Teodoro ha un figlio omonimo, soprannominato Teodorin, che è noto per lo stile di vita da playboy e per le sue spese folli e che per queste è finito nel mirino della giustizia negli Stati Uniti e in Francia, dove esistono leggi che perseguono i politici stranieri che reinvestono e riciclano denaro frutto di truffe ai danni dei rispettivi paesi o di corruzione. LA GIUSTIZIA CONTRO LA CORRUZIONE Alla giustizia dei due paesi è apparso chiaro che Teodorin con il suo stipendio da ministro non poteva aver messo da parte i soldi per una mega-villa a Malibù, per le residenze a Parigi e per il parco-auto che le autorità dei due paesi hanno sequestrato, che comprendeva decine di supercar, compresi pezzi unici o più esclusivi come un paio di Bugatti e altre fuoriserie a tiratura limitatissima e listino di conseguenza. Roberto Berardi ha lavorato a lungo in Africa nel settore dell’edilizia e a un certo punto gli è capitato di essere invitato in Guinea Equatoriale da Teodorin, che aveva apprezzato le sue esecuzioni. Berardi arriva così nel paese, costituisce la società Eloba, chiama personale italiano, investe nei macchinari, fidando che il suo socio al 60% Teodorin avrebbe procurato gli appalti necessari alla buona salute dell’azienda. L’INCUBO e cose però non sono andate come previsto, sia perché quando la mamma di Teodorin ha concesso all’azienda due appalti il figlio è passato immediatamente a incassare gli anticipi in conto dei futuri utili. Poi sono decisamente peggiorate quando Eloba è entrata nel mirino della giustizia internazionale in quanto è risultata veicolo di pagamenti e acquisti di Teodorin. Dai conti di Eloba è uscito ad esempio più di un milione di dollari per comprare memorabilia di Michael Jackson. Denari che sono finiti tracciati dagli inquirenti americani e che fluivano dalle casse di Eloba per scopi che ben poco avevano a che fare con l’attività sociale di Eloba, che a un certo punto per Teodorin a quel punto è diventato più di un imbarazzo. Finisce così che Berardi è accusato di aver sottratto fondi all’impresa, quando invece pare da diverse testimonianze che ce ne abbia messi e rimessi e i tribunali del paese lo hanno condannato a più di due anni di detenzione. A quel punto sono letteralmente fuggiti dal paese, dipendenti e collaboratori italiani e stranieri dell’impresa, che non hanno mai ricevuto le retribuzioni che già avevano maturato, segno evidente che Teodorin non aveva alcun interesse a mantenere in vita l’Eloba, che infatti è sparita mentre Berardi finiva inghiottito dalla prigione di Bata. BERARDI RISCHIA LA VITA Prigione che non è un bel posto e così in pochi mesi Berardi ha perso 40 chili e non se l’è passata bene, come dimostrano le ultime immagini di sé che è riuscito a registrare con un cellulare. Gli sforzi di perenti, amici ed ex dipendenti nel corso dei mesi sono riusciti a strappare l’attenzione dei media e della politica, ma senza risultato. Le interrogazioni parlamentari si sono spente sulle rassicurazioni di rito di Bonino, mentre la situazione di Berardi peggiorava e insieme ai maltrattamenti gli toccava anche la malaria. Purtroppo pare che il nostro governo non abbia grande interesse a fare pressione su Teodoro, che al contrario del figlio ama il profilo basso e che nemmeno abbia pensato di chiedere la collaborazione dell’Unione Europea o semplicemente fare la voce grossa contro una delle peggiori dittature del pianeta, una grande democrazia con 60 milioni d’abitanti tiene le orecchie basse persino con la piccola Guinea Equatoriale di Teodoro. Peggio ancora il Vaticano, che non lo vuole disturbare e che peraltro non ha alcuna difficoltà a riceverlo in udienza papale e gratificarlo agli occhi delle opinioni pubbliche. LA DINAMICA DELL’INGANNO In questi giorni gli inquirenti americani sono in Spagna a raccogliere la testimonianza di José Ramón Alfonsel e di sua moglie Angelines, una coppia sulla sessantina che ha lavorato per Eloba e come gli altri è rimpatriata quando tutto è andato male, perdendo 74.000 euro di onorari. La coppia ha spiegato a El Pais di essere stata ingannata, al pari di Berardi e degli altri lavoratori, e che tutti loro sono stati arruolati semplicemente nel tentativo di coprire il fatto che attraverso Eloba era uno schermo per il riciclaggio del denaro frutto di corruzione e saccheggio della cosa pubblica. La società aveva conti correnti aperti fin da anni prima dell’arrivo di Berardi, che ovviamente è stato tenuto all’oscuro di tutto e che quando ha chiesto lumi perché le inchieste contro Teodorin ed Eloba sono diventate notizie, è finito in galera. UN TESTIMONE SCOMODO Berardi a questo punto è un testimone a carico contro Teodorin e la sua testimonianza interessa molti sia ai francesi che agli americani. Ed è bene tener presente anche che i procedimenti contro Teodorin sono ancora in corso e che i suoi avvocati staranno cercando di difendere e recuperare il patrimonio sequestrato, bloccare un testimone può avere senso. Bloccarlo nella prigione di Bata per di più mette in discussione la sua stessa sopravvivenza, perché Berardi non è nemmeno a metà della pena ed è già al lumicino, le foto del prima e dopo la cura non lasciano dubbi. Nulla esclude poi che a fine pena Berardi possa essere trattenuto ancora, anche se di recente pare gli abbiano ventilato l’idea di una liberazione in cambio di un’assunzione di responsabilità. L’assedio dei procuratori stranieri è una seccatura per il regime, ma pare un’idea un po’ troppo ingenua quella che un foglio firmato da un Berardi messo così possa avere valore per la giustizia francese o per quella americana. UN REGIME FORTE C’è da sperare che si tratti di un segno di cedimento del regime, le speranze sono che il vecchio Teodoro non apprezzi il troppo rumore e che intervenga per chiudere la vicenda, l’ipotesi che qualche cancelleria faccia la voce grossa e lo indichi al ludibrio internazionale, non sembra contemplata. Figurarsi l’idea che qualcuno lo minacci, non ci pensa nessuno, anche se militarmente la Guinea Equatoriale è decisamente scarsa. Negli anni scorsi ha sventato un golpe organizzato con qualche decina di mercenari perché li ha arrestati Mugabe in Zimbabwe, mentre più tardi due barche di pirati del Golfo di Guinea sono sbarcati e hanno quasi raggiunto il palazzo presidenziale prima di decidere di tornare indietro con quello che hanno razziato. UN REGIME DEBOLE Teodoro può contare solo sulla sua polizia e sulla guardia presidenziale, che si dice composta di mercenari marocchini, niente che possa inquietare nemmeno il più scarso degli esportatori di democrazia. Considerazione da non intendersi come auspicio di un intervento armato, ma come constatazione di come certi vuoti di democrazia, all’apparenza colmabili senza nessuno sforzo, manchino d’attirare l’attenzione sia delle coalizioni dei volenterosi che di singoli campioni della democrazia come la Francia, che gestisce la moneta del paese, o come gli Stati Uniti, che con la EXXON fanno la parte del leone nell’estrazione petrolifera. Evidentemente un regime change non è in programma. I nostri diplomatici e i nostri parlamentari evitano anzi di fare riferimento sia alla vicenda di Eloba («Senza entrare nel merito della vicenda giudiziaria»), non si sa mai che i due Teodoro la prendano male e allora addio Berardi. Intervento degli stati uniti Inchiesta americana http://blogs.laweekly.com/informer/2011/10/te odorin_obiang_african_heir_s.php Intervento della spagna Il caso spiegato da «El Pais» http://internacional.elpais.com/internacional/2 014/01/31/actualidad/1391187973_485479.ht ml Interrogazione parlamentare in senato Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-01231 Atto n. 4-01231 Pubblicato il 28 novembre 2013, nella seduta n. 144 Risposta pubblicata SIMEONI , VACCIANO , AIROLA , BIGNAMI , PAGLINI , LUCIDI , ROMANI Maurizio , BENCINI , BULGARELLI , CAMPANELLA , MORRA , CRIMI , CIOFFI , SANTANGELO , DE PIETRO , SCIBONA , SERRA , BLUNDO , DONNO , CASTALDI , CASALETTO , PEPE , GAETTI , FATTORI , CATALFO , MOLINARI , MUSSINI , MANGILI , FUCKSIA , ENDRIZZI , BOCCHINO , CAPPELLETTI , BOTTICI , MASTRANGELI , RICCHIUTI , MOSCARDELLI http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&l eg=17&id=728757 • • • - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri degli affari esteri e della giustizia. - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti: il cittadino italiano ed imprenditore edile Roberto Berardi, di anni 48 di Latina, ha per molti anni lavorato nel continente africano senza avere mai avuto nessun tipo di problema con la giustizia locale; come si evince da una sua dichiarazione riportata dall'articolo pubblicato on line su "Giornalettismo" del 30 settembre 2013 a firma del giornalista Mazzetta, nel 2011 l'imprenditore cominciò a lavorare in Guinea equatoriale fondando una società edile, la ELOBA Costruccion, con un partner locale che deteneva il 60 per cento della società stessa: il figlio dell'attuale presidente Teodoro Nguema Obiang Mangue, anche chiamato Teodorin; • • • • il signor Berardi investì tutte le sue risorse nella società per la quale sostenne anche esborsi per affrontare i numerosi appalti che vennero affidati alla ditta, salvo rendersi conto, molto tempo dopo, di uscite di cassa della società di cui non era a conoscenza; in realtà, come appurato dai giudici americani della California in una sentenza contro Teodorin, a cui era stata confiscata a Los Angeles una villa con Ferrari e dei cimeli di Michael Jackson, questi acquisti erano stati fatti tramite la società partecipata con Berardi, e la sentenza condanna Teodorin per aver usato soldi provenienti da corruzione, appropriazione indebita, estorsione da parte o a favore di una società coinvolta anche nel riciclaggio di denaro sporco; Roberto Berardi si è ritrovato, a sua insaputa, come dichiarato nell'articolo, socio di una società che veniva usata per riciclare soldi e per soddisfare capricci personali del socio di maggioranza; nel momento in cui Berardi ha chiesto spiegazioni a Teodorin delle spese effettuate, l'imprenditore si è visto prelevare nella notte dalle forze di polizia che l'hanno portato in prigione senza consentirgli di mantenere contatti con la nazione, con la famiglia e senza poter avere l'assistenza diplomatica, legale, sanitaria che i diritti umani minimi a livello internazionale vedono riconosciuti ad ogni persona. Spiega in una lettera: "Accusato di furto, privato del passaporto, e sottoposto ad ogni genere di controllo, che peraltro non ha prodotto nessun addebito a mio carico e non ha riscontrato nessun comportamento scorretto o appropriazione indebita. Nonostante tutto, anche in assenza di accuse precise, vengo ancora detenuto, mi viene negata la possibilità di rientrare in Italia, e di rivedere i miei figli, ai quali manco da oltre un anno, privato di ogni sostegno economico, isolato dal mondo e privato di ogni contatto con l'esterno, senza poter ricevere cure mediche, e alimentazione insufficiente"; • • • • • • • • da gennaio 2013 Roberto Berardi è detenuto nel carcere della capitale della Guinea equatoriale in condizioni disumane, sottoposto a torture fisiche e psicologiche; a parere degli interroganti è sconcertante appurare che la Guinea equatoriale riservi ad un cittadino straniero un trattamento del genere, lesivo dei principali diritti umani riconosciuti a livello internazionale, come nazione facente parte dell'Organizzazione delle Nazioni Unite; considerato che, a quanto risulta agli interroganti: la Guinea equatoriale è uno dei Paesi africani a maggior crescita del PIL, dovuta allo sfruttamento dei suoi giacimenti petroliferi ed in piccola parte delle sue risorse minerali e naturali in genere, crescita che però non corrisponde al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione; questo Paese dal 1968 si è riscattato dal colonialismo spagnolo con la speranza di iniziare un percorso di democratizzazione dando vita alla Repubblica indipendente della Guinea equatoriale. Ad oggi, nonostante la dicitura di repubblica, ha assistito solo al susseguirsi di una dittatura familiare, cioè quella degli Nguema: l'attuale presidente Teodoro Obiang Nguema Mbasogo è il nipote di Francisco Macìas Nguema primo dittatore del Paese, dal 1972 al 1979, a cui succedette con un colpo di Stato; i dati economici, reperibili da moltissimi osservatori del settore, mostrano un'economia fortemente basata sul petrolio ed un'agricoltura poco sviluppata, dove il business economico è in mano alle famiglie che governano il Paese; lo stesso Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, a partire dal 1993, hanno tagliato i finanziamenti a progetti di sostegno dell'economia del Paese a causa della corruzione ingente e la poca trasparenza nella gestione delle risorse economiche pubbliche e private; in questo quadro economico si sono inseriti anche investitori stranieri privati, tra cui alcuni imprenditori italiani che vengono obbligati, secondo la legge locale, a formare società miste con investitori autoctoni; • • • • • considerato inoltre che, a quanto risulta agli interroganti: non vi è in Guinea equatoriale alcuna rappresentanza diplomatico-consolare italiana e l'ambasciata d'Italia competente è Yaoundé, in Camerun, che ha provato, senza alcun risultato, ad allacciare comunicazioni con il Governo equatoguineano; relativamente al trattamento dei detenuti nella Guinea equatoriale, l'associazione per i diritti umani Amnesty International riferisce che la tortura è pratica diffusamente utilizzata dalla polizia locale. Si legge ad esempio in merito: «Nelle stazioni di polizia ha continuato a essere impiegata la tortura. Nessuna indagine è stata avviata e i perpetratori non sono stati assicurati alla giustizia»; «La maggior parte dei 10 membri dell'Unione popolare (prigionieri politici arrestati a febbraio e marzo) sono stati torturati nelle stazioni di polizia di Bata e Malabo. Santiago Asumo ha raccontato al magistrato inquirente che in una occasione era stato fatto stendere pancia a terra, i piedi legati stretti con cavi, e che gli era stato offerto del denaro af?nché "confessasse". In un'altra occasione, la polizia gli aveva messo della carta in bocca, lo aveva messo legato in un sacco, picchiandolo mentre era sospeso. Sebbene egli avesse fatto i nomi di quelli che lo avevano torturato, non è stata avviata alcuna indagine e nessuno è stato assicurato alla giustizia» e «Epifanio Pascual Nguema è stato arrestato senza mandato il 26 febbraio e portato al commissariato di polizia di Bata. Circa a mezzanotte del 2 marzo, agenti lo hanno prelevato dalla sua cella e lo hanno torturato per quattro ore. Lo hanno percosso sui reni, sulla pancia e sui genitali. Per diversi giorni ha avuto sangue nelle urine e non riusciva a camminare o a stare in piedi diritto. È stato necessario il ricovero in ospedale. Era stato arrestato apparentemente per aver procurato documenti di espatrio a sua moglie e per aver criticato il presidente Obiang. È stato rilasciato senza accusa alla ?ne di maggio»; inoltre, per quanto riguarda le condizioni carcerarie, sempre Amnesty international ha raccolto le seguenti informazioni: «Alcuni prigionieri sono stati di fatto trattenuti in incommunicado. Alcuni prigionieri sono stati detenuti in celle di isolamento, in catene e veniva loro concesso di uscire in cortile soltanto per circa una mezz'ora ogni due o quattro settimane»; «Nei commissariati di polizia di Malabo e Bata, le condizioni erano ai limiti della sopravvivenza, a causa del sovraffollamento e della scarsa igiene e della condizione delle fognature» e «Secondo i rapporti, una donna ritenuta essere di nazionalità nigeriana è deceduta nel commissariato di polizia di Malabo il 3 marzo, a causa del sovraffollamento e delle scarse condizioni igieniche. Era stata arrestata circa due settimane prima in seguito al presunto attacco al palazzo presidenziale. Sulla sua morte non è stata aperta alcuna inchiesta»; . • • • • • • non sono rari i casi di cittadini italiani vittime di abusi di potere e di violazione dei diritti umani in Paesi a scarsa connotazione democratica, si chiede di sapere: quali siano i motivi per cui ad oggi il Governo non è ancora in grado di dare notizie ai familiari relativamente alla vicenda che vede coinvolto il signor Roberto Berardi; quali vie diplomatiche siano state percorse e con quali esiti, considerato che un cittadino italiano in questo momento è vittima di trattamenti disumani e degradanti che violano la sua dignità, l'integrità fisica e psichica nonché la sua libertà e sicurezza; se il Governo non ritenga di dovere comunque attivare tutte le procedure utili per agevolare il rapido trasferimento nelle carceri italiane del nostro connazionale e comunque per far sì che gli venga assicurata l'assistenza per un giusto processo; se non ritenga opportuno attivarsi presso le competenti sedi europee al fine di chiedere un intervento sulla vicenda, che interessa un cittadino europeo in una situazione di palese violazione dei diritti umani, reclamando delucidazioni al Governo della Guinea equatoriale • • • • • Legislatura 17 Risposta ad interrogazione scritta n° 4-01629, 4-01231 Risposta alle interrogazioni n. 4-01629, 4-01231 Fascicolo n.35 RISPOSTA. - La Farnesina, anche tramite l’ambasciata in Camerun (in Guinea equatoriale, infatti, l'Italia non ha una sede diplomatica), sta compiendo ogni sforzo affinché siano garantite al signor Berardi condizioni detentive conformi agli standard di tutela dei diritti umani. Nel contempo, ogni possibile via diplomatica è al vaglio affinché possa essere trovata una conclusione positiva all’iter giudiziario in cui è coinvolto il connazionale. Al fine di salvaguardare la sua integrità fisica, si ricorda che l’ambasciata a Yaoundé ha svolto sin dall’inizio una costante azione di assistenza a suo favore anche attraverso persone di riferimento sul posto (fra queste il console generale spagnolo a Bata), che hanno mantenuto contatti con il signor Berardi ed effettuato diverse visite nel luogo di detenzione. La stessa ambasciata, dopo ripetute richieste avanzate verso le autorità di Malabo, ha potuto svolgere una visita consolare il 13 dicembre 2013. In quell’occasione, il funzionario dell’ambasciata ha espressamente richiesto che al signor Berardi venisse prestata adeguata assistenza medica e che fosse altresì facilitato il contatto con i suoi familiari. Sono seguite successive richieste formali volte ad assicurare al connazionale un trattamento dignitoso e a tenere costantemente aggiornata la nostra sede sulle sue condizioni di salute, soprattutto a seguito del suo trasferimento in cella di isolamento per detenzione illegale di cellulari nell’istituto di pena. Nel mese di gennaio 2014, il nostro corrispondente consolare in pectore si è recato per due volte presso il penitenziario. Le autorità, pur negando la possibilità di incontrare il signor Berardi poiché in regime di isolamento, hanno acconsentito, su nostra insistenza, a che il corrispondente facesse pervenire al connazionale cibo, medicine e altri generi di prima necessità, con spese a carico dell’ambasciata. Da ultimo, l'8 febbraio, il console generale spagnolo ha potuto accertarsi, alla presenza delle autorità del penitenziario, delle condizioni fisiche del signor Berardi, senza notare infermità o particolari segni di violenza. Lo stesso console si è riservato di chiedere entro breve una nuova visita consolare, questa volta senza la presenza di testimoni. • • • • • • • • Parallelamente, la Farnesina ha svolto numerosi interventi di sensibilizzazione volti a favorire una soluzione positiva della vicenda. L'ambasciatore in Camerun, competente per il Paese, ha da ultimo investito del caso, il 23 gennaio, il nuovo ambasciatore della Guinea equatoriale a Yaoundé, chiedendo nuovamente la massima attenzione al rispetto dei diritti umani. Ha anche auspicato che, una volta scontata una parte rilevante della pena, si possa prevedere una liberazione anticipata, o almeno forme alternative al carcere. Questo intervento si aggiunge ai molteplici passi compiuti negli scorsi mesi dalla nostra ambasciata. Si ricorda, in particolare, la nota verbale inviata nel mese di aprile 2013 al Ministero degli esteri di Malabo per sollecitare la scarcerazione e il rientro in Italia del signor Berardi e la richiesta ufficiale di liberazione fatta pervenire al figlio del presidente, Teodorin. Della vicenda è stato investito anche il nunzio apostolico a Yaoundé, accreditato anche in Guinea equatoriale, il quale è intervenuto presso il Presidente della Repubblica Teodoro Obiang. L’azione ad ampio raggio della nostra ambasciata non ha mancato di coinvolgere anche la delegazione dell’Unione europea in Gabon, competente anche per la Guinea equatoriale, che ha assicurato un intervento sulle autorità di Malabo. Lo stesso vice ministro Pistelli, nel corso della visita ad Addis Abeba per partecipare al consiglio esecutivo dell’Unione africana (27-28 gennaio 2014), si è personalmente occupato del caso, sollevando la questione direttamente con il Ministro degli esteri della Guinea equatoriale. Questi, che ha affermato di conoscere bene il caso del connazionale e di essere in contatto con il Ministro della giustizia del proprio Paese, ha altresì aggiunto una nota di cautela, ricordando che il connazionale sarebbe anche oggetto di indagini per attività illecite in un altro Paese africano (il Camerun). Nel prendere atto di ciò, ha comunque chiesto un suo attivo interessamento sul caso, insistendo in particolare affinché, nell’immediato, le condizioni detentive del signor Berardi risultino adeguate agli standard internazionali. Anche la sede centrale della Farnesina, dal canto suo, si è mossa ai fini di tutelare il connazionale e tenendo sempre informati i parenti più stretti del signor Berardi. Oltre alla quotidiana azione di raccordo delle attività dell'ambasciata a Yaoundè, già nel mese di maggio 2013, il direttore generale per gli italiani all’estero, l’ambasciatore Cristina Ravaglia, riceveva l’ambasciatore della Guinea equatoriale a Roma per sensibilizzarla sul caso del connazionale, cui seguivano successivi da passi effettuati in occasione della giornata dell’Africa, tenutasi due settimane dopo, e presso il rappresentante permanente della Guinea equatoriale alla FAO. La Farnesina continuerà, anche tramite l'ambasciata competente, a non lasciare nulla d’intentato al fine di tutelare i diritti del signor Berardi. Il Vice ministro per gli affari esteri PISTELLI (4 marzo 2014) S.4/02490 MANCONI - Al Ministro degli affari esteri - Premesso che: la vicenda di Roberto Berardi è stata oggetto nei mesi scorsi di 2 precedenti atti di sindacato ispettivo al Ministro in... • • • • • • tto Senato Interrogazione a risposta scritta 4-02490 presentata da LUIGI MANCONI martedì 15 luglio 2014, seduta n.278 MANCONI - Al Ministro degli affari esteri - Premesso che: la vicenda di Roberto Berardi è stata oggetto nei mesi scorsi di 2 precedenti atti di sindacato ispettivo al Ministro in indirizzo (4-01629 e 4-01231) cui è seguita la risposta scritta del viceministro Lapo Pistelli; Roberto Berardi, un imprenditore edile originario di Latina da 20 anni impegnato in investimenti e attività in Africa, nel 2008 ha costituito in Guinea equatoriale una società, Eloba Costruzioni sa, in società con Teodoro Obiang Nguema Mangue (detto Teodorin), figlio del presidente della Guinea equatoriale, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo; la notte del 19 gennaio 2013 Berardi, in seguito a una controversia con Teodorin in merito alla società, è stato arrestato e trattenuto dalla polizia per 21 giorni, periodo in cui è stato sottoposto a numerose violenze; Berardi è stato poi condotto in carcere nella città di Bata, dove è detenuto tuttora e dove ha subito altri episodi di violenza e dove deve scontare una condanna a 2 anni e 4 mesi di reclusione; dal 14 dicembre 2013, Berardi è in isolamento: da allora non esce mai dalla cella, non parla né con gli agenti né con gli altri detenuti, comunica con l'esterno, quando possibile, solo grazie all'utilizzo clandestino di un telefono cellulare. In questi mesi Berardi è dimagrito di circa 15 chili, ha contratto più volte la malaria e ha subito numerosi abusi; • • • • • • si sono succeduti numerosi appelli da parte della ex moglie, Rossella Palumbo, dei figli e di altri familiari, diversi tentativi di dialogo con le autorità della Guinea equatoriale, oltre al lavoro svolto dal Ministero degli affari esteri a livello centrale e attraverso l'ambasciata italiana in Camerun; il 1° aprile 2014, a margine del vertice dei capi di Stato Ue-Africa tenutosi a Bruxelles, il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani ha incontrato il presidente della Guinea equatoriale Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, il quale ha annunciato l'imminente concessione della grazia a Roberto Berardi e la sua liberazione dopo la definizione di alcuni dettagli tra i Governi italiano e della Guinea; il 27 aprile, il presidente Obiang era presente alla canonizzazione di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII a Roma e in quell'occasione l'ex moglie di Berardi ha lanciato un appello a papa Francesco e alle autorità italiane; il 5 giugno, giorno del compleanno del presidente della Guinea equatoriale, è stata inviata dall'interrogante una lettera a Obiang affinché venisse in quel giorno adottato il provvedimento di clemenza nei confronti di Berardi, come avviene da tradizione in quel Paese in occasione della ricorrenza; il 20 giugno, accompagnato dall'ex moglie di Berardi, l'interrogante è riuscito ad incontrare l'ambasciatore della Guinea equatoriale a Roma Obono 'Ndong, la quale ha confermato la disponibilità del presidente a concedere la grazia; il 27 giugno, da una telefonata con Berardi, l'ex moglie ha appreso che, nell'ultima settimana, nei giorni successivi quindi all'incontro con l'ambasciatrice della Guinea equatoriale, le condizioni di detenzione di Roberto Berardi si sono inasprite, gli è stata diminuita la quantità dell'unico pasto della giornata e non gli è stato permesso di ricevere cibo dall'esterno, cibo che Berardi riusciva a comprare grazie ai soldi che sua madre riusciva a inviargli e che è necessario alla sua sopravvivenza; • • • • • • • • l 30 giugno Berardi è stato ricoverato all'ospedale "La Paz" di Bata, dove gli sono stati diagnosticati un enfisema polmonare e una polmonite. Il giorno stesso è stato riportato in carcere; il 4 luglio agenti della polizia della Guinea equatoriale, entrati nella cella di Berardi, hanno sequestrato tutte le medicine in suo possesso. Solo successivamente il detenuto è stato trasferito all'interno di una clinica privata, si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza del provvedimento che ha posto Berardi, ormai da oltre 7 mesi, in stato di isolamento assoluto, quali siano le motivazioni della misura e quando essa sia destinata a concludersi e se sia possibile essere messi a conoscenza del documento che dispone quel provvedimento; se ritenga di poter ottenere un colloquio in via totalmente riservata tra il console italiano e il detenuto; se sia possibile ottenere che medici appartenenti a un'organizzazione umanitaria o, comunque, estranei alle strutture sanitarie pubbliche della Guinea equatoriale e di altra nazionalità possano visitare il connazionale; alla luce delle ultime preoccupanti notizie, quali misure urgenti intenda adottare per dare immediatamente soluzione alla situazione di Roberto Berardi e alle terribili sofferenze cui è sottoposto da oltre un anno e mezzo. (4-02490)