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Lo avete fatto a me. - parrocchia maria ss. addolorata

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Lo avete fatto a me. - parrocchia maria ss. addolorata
PARROCCHIA MARIA SS. ADDOLORATA
OPERA DON GUANELLA – BARI
Una rivisitazione
delle opere di
misericordia
Anno Pastorale 2015-2016
PRESENTAZIONE
Ai primi cristiani,
san Giovanni
raccomanda:
«Figlioli, non
amiamo a parole né
con la lingua, ma coi
fatti e nella verità»
(1Gv 3,18),
e san Giacomo continua dicendo: «Siate di
quelli che mettono in pratica la parola, non
soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi»
(Gc 1,22).
Quando tutte le genti
saranno riunite davanti
al Figlio dell’uomo nel
giorno del giudizio, egli
dirà a chi ha operato la
misericordia: «In verità
vi dico: ogni volta che
avete fatto queste cose a
uno solo di questi miei
fratelli più piccoli,
l’avete fatto a me»
(Mt 25,40).
E a quanti non hanno operato la misericordia:
«In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto
queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli,
non l’avete fatto a me» (Mt 25,45)
Le catechesi che affronteremo quest’anno pastorale
propongono una possibile rilettura delle opere di
misericordia, una sorta di meditazione senza pretese per
la comunità disposta a lasciarsi interrogare e provocare,
non importa se in Avvento, in Quaresima o in un altro
periodo dell’anno.
Scrive il Papa nella bolla di indizione Misericordie Vultus
dell’anno giubilare:
«È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta
durante il Giubileo sulle opere di
misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo
per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti
al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel
cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della
misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta
queste opere di misericordia perché possiamo capire se
viviamo o no come suoi discepoli. Riscopriamo le opere
di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati,
dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i
forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati,
seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere
di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi,
insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare
gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le
persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti»1.
1. Idem, n. 15.
I tempi cambiano
e anche le
necessità e i
bisogni: per farsi
attenti alle opere
di misericordia si
deve insomma
aggiornare
linguaggio e
impegno,
evitando una
lettura statica
della loro
formulazione.
IL GIUDIZIO E LA MISERICORDIA
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul
trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà
gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla
sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra:
“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin
dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,
ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi
avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”. Allora i
giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti
abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo
visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti
abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. Rispondendo, il re
dirà loro: “In verità vi dico: ogni volta che queste cose a uno solo di questi miei
fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: “Via, lontano
da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi
avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete
vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno:
“Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o
malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?”. Ma egli risponderà: “In verità vi
dico: Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più
piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti
alla vita eterna» (Mt 25,31-46).
IERI E OGGI
Nei vecchi catechismi sui
quali si sono formate tante
generazioni di cristiani, la
Chiesa, rifacendosi alla sacra
Scrittura e alle consuetudini
delle prime comunità, ha
riassunto l’atteggiamento
nei confronti di quanti sono
in difficoltà usando
l’espressione collettiva
«opere di misericordia» ed
esponendole nella doppia
serie di opere di
misericordia corporali e
opere di misericordia
spirituali:
Opere di misericordia corporale
Dar da mangiare agli affamati
 Dar da bere agli assetati
 Vestire gli ignudi
 Alloggiare i pellegrini
 Visitare gli infermi
 Visitare i carcerati
 Seppellire i morti

Opere di misericordia spirituale
Consigliare i dubbiosi
 Insegnare agli ignoranti
 Ammonire i peccatori
 Consolare gli afflitti
 Perdonare le offese
 Sopportare pazientemente le persone
moleste
 Pregare Dio per i vivi e per i morti

Le opere di misericordia spirituale e corporale
sono la realizzazione concreta della fedeltà al
duplice comandamento dell’amore.
Possono anche però richiamare la
«materia» sulla quale verterà il
giudizio finale.
Nel vangelo,
infatti, il
Signore ha
ricordato che
l’esame, quel
giorno,
riguarderà
proprio la
misericordia.
La benedizione del
Figlio dell’uomo, seduto
in gloria, scenderà su
quelli che avranno
meritato di stare alla
sua destra perché
misericordiosi con lui,
nel momento della sua
fame, della sua sete,
del suo bisogno di
ospitalità, della sua
nudità, della sua
malattia, della sua
prigionia...
perché è fatto a lui quello che viene
fatto anche a uno solo dei più piccoli
dei suoi fratelli.
E saranno destinati al fuoco eterno quanti non furono
misericordiosi con lui, perché non è fatto a lui quello che
non è fatto ai suoi fratelli più piccoli.
«Quali sono le opere buone delle quali ci sarà domandato
conto particolare nel dì del giudizio?»2,
si leggeva all’inizio del ‘900 nel Catechismo
Maggiore di san Pio X.
2. SAN PIO XI, Catechismo maggiore, con l’Istruzione sopra le Feste del Signore, della Beata Vergine
e dei Santi, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2014, n. 941.
Lo stesso precisava che
«le opere buone delle quali ci sarà domandato
conto particolare nel dì del Giudizio sono le opere
di misericordia»3.
3. Idem, n. 941.
«per opera di misericordia» deve intendersi quella «con la quale si
soccorre ai bisogni corporali o spirituali del nostro prossimo»4,
amando non a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità
(cfr. 1Gv 3,18) , impegnandosi a mettere in pratica la parola
(cfr. Gc 1,22).
4. Idem, n. 942.
OGGI IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
INSEGNA CHE
«le opere di misericordia sono azioni caritatevoli con le quali
soccorriamo il nostro prossimo nelle sue necessità corporali spirituali.
Istruire, consigliare, consolare, confor tare sono opere di misericordia
spirituale, come pure perdonare e soppor tare con pazienza. Le opere
di misericordia corporale consistono segnatamente nel dare da
mangiare a chi ha fame, nell’ospitare i senza tetto, nel vestire chi ha
bisogno di indumenti, nel visitare gli ammalati e i prigionieri, nel
seppellire i mor ti. Tra queste opere, fare l’elemosina ai poveri è una
delle principali testimonianze della carità fraterna: è pure una pratica
di giustizia che piace a Dio » 5 .
5. CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, Le opere di misericordia, Roma 1993, n. 2447.
E QUINDI AGGIUNGE:
«Nelle sue molteplici forme - spogliamento materiale, ingiusta
oppressione, malattie fisiche e psichiche, e infine la morte - la
miseria umana è il segno evidente della naturale condizione di
debolezza, in cui l’uomo si trova dopo il primo peccato, e il
segno del suo bisogno di salvezza. È per questo che la miseria
dell’uomo ha attirato la compassione di Cristo Salvatore, il
quale ha voluto prenderla su di sé, e identificarsi con “i più
piccoli tra i fratelli” (Mt 25,40-45). È pure per questo che gli
oppressi dalla miseria sono oggetto di un amore di preferenza
da parte della Chiesa, la quale, fin dalle origini, malgrado
l’infedeltà di molti dei suoi membri, non ha cessato di
impegnarsi a sollevarli, a difenderli e a liberarli. Ciò ha fatto
con innumerevoli opere di beneficenza, che rimangono sempre
e dappertutto indispensabili» 6 .
6. Idem, n. 2448.
E ricorda anche che
«Fin dall’Antico Testamento, tutte le varie disposizioni
giuridiche (anno di remissione, divieto di prestare denaro
a interesse e di trattenere un pegno, obbligo di dare la
decima, di pagare ogni giorno il salario ai lavoratori
giornalieri, diritto di racimolare e spigolare) sono in
consonanza con l’esortazione del Deuteronomio: “I
bisognosi non mancheranno mai nel paese; perciò io ti do
questo comando e ti dico: Apri generosamente la mano al
tuo fratello povero e bisognoso nel tuo paese” (Dt 15,11).
Gesù fa sua questa parola: “I poveri infatti li avete sempre
con voi, ma non sempre avete me” (Gv 12,8). Non vanifica
con ciò la parola veemente degli antichi profeti: comprano
“con denaro gli indigenti e il povero per un paio di
sandali...” (Am 8, 6), ma ci invita a riconoscere la sua
presenza nei poveri che sono suoi fratelli»7.
7. Idem, n. 2449.
I santi lo avevano compreso bene.
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