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Tesina: Il Bacio
Tesina: Il Bacio Il Bacio nelle sue varianti: da Shakespeare a Catullo, da Klimt a Freud Copyright ABCtribe.com Introduzione L’origine del bacio Letteratura Latina Catullo (Carme 5 e 7) Letteratura Italiana Copyright ABCtribe.com Ugo Foscolo: Il bacio di Teresa Letteratura Spagnola Aleixander: Los Besos; La destrucciòn o el amor Filosofia Freud: La teoria della sessualità Letteratura Inglese D.H. Lawrence: Lady Chatterly's Lover, Shakespeare: Romeo and Juliet Arte Klimt (Il Bacio) Correggio (Giove e Io) Hayez (Il Bacio) Geografia astronomia Eclissi solare ed eclissi lunare Storia Risorgimento italiano (Unità d’Italia) Introduzione L’origine del bacio Nella Bibbia apprendiamo che Adamo si sentiva solo e che perciò domandò a Dio di dargli una compagna, una compagna che noi conosciamo come Eva. Adamo ed Eva, conosciuti anche come genitori di Caino e Abele e di tutta l’umanità. Ora un gruppo di ricercatori ha fissato che Adamo è venuto alla luce 84.000 anni dopo Eva e che quindi i due non si sono mai incontrati. Chi avrà conquistato Eva allora? E chi avrà baciato? Vi è una spiegazione scientifica per il bacio. I ricercatori credono che l’abitudine è da connettere all’usanza dei nostri avi di nutrire i propri bambini facendo passare da bocca a bocca il cibo premasticato. Un’abitudine che in parte ritroviamo ancora al giorno d’oggi, anche se si predilige passare il cibo premasticato al bambino con un cucchiaino. A prescindere dalle origini, è provato che tutti baciano. Il bacio, una delle manifestazioni di affetto più diffuse nel mondo. Non ricordiamo tutti con nostalgia oppure con ripugnanza il nostro primo bacio? Questo sciocco gesto che ci avvicina all’altra persona in una maniera caratteristica. Il bacio non è unicamente un bacio: può divenire in una delle più belle cose che esistono. È un momento che può mettere sottosopra una vita e che sconvolge certamente i nostri ormoni: il via ad una storia d’amore. L’insicurezza che ci conduce ci pone tante domande: cosa c’è da fare e come. È in questo momento che è necessario disconnettere la nostra mente e lasciarci andare dalle sensazioni: il nostro impulso naturale ci farà percepire quali sono le cose da fare. Copyright ABCtribe.com Rilevante è confidare totalmente nelle nostre intuizioni… solo in tal caso siamo in grado di compiacersi appieno il tutto. Non resta che lasciarsi andare... il bacio è una cosa stupenda e con il trascorrere del tempo diventa sempre meglio. Navigando su internet è capitato di leggere questo piccolo articolo che ci dava dei consigli su come variare il nostro modo di baciare: “Manca la fantasia e non sappiamo come baciare? Ecco alcune modificazioni: · - Il bacio sulle palpebre: un bacio delicato sulle palpebre. Un modo molto romantico per comunicare che l’amore rende ciechi · - Il bacio alla francese: sicuramente il bacio più intimo. La maggior parte delle persone considera questo il bacio l’inizio di un rapporto · - Il bacio all’eschimese: un tenero strofinare dei nasi · - Il bacio della farfalla: muovere le palpebre nelle zone erogene del nostro partner o della nostra partner · - I più audaci possono dare un’occhiata al Kamasutra: il grande libro sull’amore indiano… non solo baci…” Il bacio è presente in tutti i media, soprattutto nel cinema. Il festival Internazionale del cinema di Dortmund in Germania del 2001 ha dedicato al bacio la sua edizione. Il bacio: emblema dei temi più presenti nel mondo di celluloide: amore, amore e … amore. Senza amore, passione ed emotività il cinema non sarebbe riuscito a raggiungere il successo di cui gode. Nel 1896 il pubblico di un cinema fu così preso da un primo piano di un bacio (della durata di 30 secondi) che a furia di farlo vedere nuovamente si strappò il rullo. Di baci famosi nella storia del cinema ce ne ricordiamo tanti: "Via col vento", "Nove settimane e mezzo" o i desideri del piccolo Renato di baciare la fascinosa Malena nell’omonimo film di Tornatore… è sempre lo stesso copione. Catullo La vita Nasce intorno all'84 a.C. a Verona nella Gallia Cisalpina da famiglia abbiente e in rapporti di stretta amicizia con Cesare. Dopo essere stato istruito dai migliori grammatici della Cisalpina, forse dopo aver indossato la toga virile (17° anno), si portò a Roma per perfezionare, con i tradizionali studi di retorica, la propria preparazione culturale. La sua era una vita bohémienne, che alternava lo studio con gli svaghi; spesso faceva orge con amici, se la spassava con le ragazze prezzolate, fra battute salaci e scherzi di dubbio gusto; frequentava, com'era costume, le terme (F.DELLA CORTE, in CATULLO, Le poesie, a cura di F.Della Corte, Milano, Mondadori, 1977, p. IX). A Roma conobbe considerevoli personalità del mondo culturale: tra esse lo storico Cornelio Nepote, al quale è rivolta la dedica del carme 1. Ma, indubitabile, ai fini della carriera poetica, si rivelò rilevante l'incontro con altri giovani, prevalentemente provenienti, come lui, dalla Gallia Cisalpina, interessati alla proclamazione di nuovi ideali di poesia, in aperto conflitto con la tradizione precedente. Tra essi, considerati sprezzantemente poetae novi da uno strenuo difensore della tradizione letteraria quale fu Cicerone, furono particolarmente cari a Catullo, Licinio Calvo ed Elvio Cinna. Vicino al poeta stava sempre, tuttavia, l'uomo, con i suoi affetti. Importante fu quello che lo legò al fratello, alla morte del quale (avvenuta nella lontana Troade intorno al 60 a.C.), per circa due anni, abbandona la dimora romana per far ritorno a Verona, presso la sua famiglia. Importante - centrale si potrebbe dire, alla luce della traccia che ha lasciato nell'opera poetica fu certo l'incontro con Lesbia, la donna del cuore. Nel 57 Catullo andò in Bitinia, al seguito del governatore Gaio Memmio: l'anno dopo, sulla strada del ritorno, Copyright ABCtribe.com nella Troade, per la prima ed ultima volta, rese omaggio alla tomba del fratello (carme 101). Un paio di anni dopo, a trent'anni di età, la morte. Carme 5 Viviamo davvero, mia Lesbia, e amiamo Vivamus mea Lesbia, atque amemus, rumoresque senum seueriorum omnes unius aestimemus assis! soles occidere et redire possunt: nobis cum semel occidit breuis lux, nox est perpetua una dormienda. da mi basia mille, deinde centum, dein mille altera, dein secunda centum, deinde usque altera mille, deinde centum. dein, cum milia multa fecerimus, conturbabimus illa, ne sciamus, aut ne quis malus inuidere possit, cum tantum sciat esse basiorum. 5 10 Metro: endecasillabi falecei. Commento: Carme di basilare rilievo, il 5, per saggiare, intorno alla tematica dell'amore, la novità delle posizioni dei poetae novi rispetto a quelle del mos maiorum . L'amore è vissuto da Catullo come l'esperienza capitale della propria vita, capace di riempirla e di darle un senso. All'eros non è più riservato lo spazio marginale che gli accordava la morale tradizionale (come ad una debolezza giovanile, tollerabile purché non infrangesse certe limitazioni e convenienze soprattutto di ordine sociale), ma esso diventa centro dell'esistenza e valore primario, il solo in grado di risarcire la fugacità della vita umana (G.B.CONTE, Letteratura latina, Firenze, Le Monnier, 1987, p.118). Versi 1-3 A tutti i tradizionalisti (rappresentati nel carme dai senes severiores del v. 2) Catullo oppone la sua nuova filosofia della vita, condensata nell'equazione vivere uguale amare , e dichiarata con energico piglio al v.1. Il poeta esorta la sua donna a vivere intensamente ( vivo ha qui un significato più pieno e forte del solito) e ad amare. La vita, dunque, per Catullo coincide nella sua più vera essenza con la passione amorosa. Rilevante è la disposizione dei due verbi all'inizio e alla fine del medesimo verso. Con la terza esortazione ( aestimemus : v.3) Catullo esorta a non tener conto (nota l'efficace accostamento omnes unius ad inizio di verso!) i rimbrotti dei vecchi troppo severi (non sfugga la chiusa allitterante senum severiorum , occupante per intero la tripodia trocaica dell'endecasillabo) di coloro, cioè, che, vuoi per ragioni anagrafiche, vuoi per un radicato conservatorismo morale, non riescono proprio a giustificare l'equazione vivere davvero uguale amare, definita dal poeta al v.1. Così la vera vita non è quella segnalata dal mos maiorum e spesa al servizio della comunità, nei ranghi della politica o in quelli dell'esercito, bensì quella al cui centro sta la realazione con la donna amata, vissuta con un'intensità tanto vera da non aver bisogno dei vincoli giuridici del matrimonio. Versi 4-6 In questi tre versi il poeta difende il suo nuovo sentimento della vita. Questa va vissuta profondamente nel vortice della gioia amorosa, perché indirizzata a spegnersi presto nel buio di una notte senza fine, non valendo per l'uomo quel ritmo, mai smentito, che vale, invece, per la natura ("i soli possono tramontare e risorgere": v.4). Lux e nox (corrispondenti rispettivamente a vita e morte secondo una metafora comune nel linguaggio poetico) sono situati alla fine (e il monosillabo finale è davvero una raffinata rarità metrico-stilistica) e Copyright ABCtribe.com