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Authors: R. Dickens, S. Machin, A. Manning. Journal of Labor Economics, Vol.17, No. 1 (January 1999), pp. 1-22 Un recente lavoro sugli effetti economici dei salari minimi ha sottolineato che il modello economico standard, in cui gli aumenti dei salari minimi deprimono l’occupazione, non è supportato da lavori empirici in alcun mercato del lavoro. Alcuni studi condotti tra il 1975 e il 1992 hanno portato alla conclusione che i salari minimi hanno un ruolo nel comprimere la distribuzione di utili, ma non hanno un impatto negativo sull’occupazione. Successivamente la pubblicazione di una serie di documenti e un libro molto discusso (Card e Krueger 1995) in contrasto con il modello competitivo standard del mercato del lavoro, hanno trovato zero o addirittura effetti positivi dei salari minimi sull’occupazione. Altri lavori recenti hanno prodotto risultati in linea con l’approccio ortodosso. Allo stato attuale spiegare le divergenze tra i risultati emersi dai vari studi è qualcosa simile ad un “puzzle.” Il principale modello economico che potrebbe potenzialmente spiegare questo non ortodosso risultato è il MODELLO DI MONOPSONIO. DEFINIZIONE Il MONOPSONIO è una particolare forma di mercato caratterizzata dalla presenza di un solo acquirente a fronte di una pluralità di venditori. Un’impresa monopsista ha una curva di offerta di lavoro inclinata positivamente: un monopsista deve pagare salari più alti per attirare molti lavoratori. Esempio tipico: una città con una sola azienda Possiamo distinguere tra due imprese di monopsonio: Monopsista perfettamente discriminante: può assumere lavoratori a differenti salari. Monopsista non discriminante: deve pagare lo stesso salario a tutti i lavoratori, indipendentemente dal salario di riserva del lavoratore. Assumiamo che l’impresa (i) nel mercato ha un Prodotto Ricavo Marginale della curva di Lavoro (MRPL) dato da: MRPL i = M (L i, A i) (1) L= occupazione. A= shock di produttività. M= funzione decrescente di L e funzione crescente di A. Dal lato dell’offerta si assume che la curva di offerta di lavoro (labor supply) riferita all’impresa (i) è: L i = f (B i, W i / W) • L (W) (2) L = offerta di lavoro positivamente correlata al salario medio del settore industriale. Se il mercato del lavoro è perfettamente competitivo allora la funzione f sarà infinitamente elastica rispetto al salario relativo; se la funzione f non è infinitamente elastica, il mercato è monopsonio. Invertendo l’espressione precedente si ottiene la seguente espressione per il salario che l’impresa deve pagare data la sua occupazione, il suo specifico shock (Bi ) e il salario aggregato (Ws): Wi = Ws (W, Bi, Li) (3) L’effetto del salario medio sull’offerta di lavoro aggregata è importante nel determinare l’effetto sull’occupazione: nel caso di impresa monopsista l’occupazione totale non può crescere aumentando il salario minimo. Indichiamo il salario iniziale scelto dalle imprese i con W01. Introduciamo il salario minimo W* Distinguiamo tre regimi: MRPL1 (regime senza vincoli), MRPL2 (offerta vincolata), MRPL3 (domanda vincolata). Nel regime senza vincoli l’impresa paga un salario superiore al salario minimo, si noti infatti che W01 › W*. Quali imprese saranno incluse in questo regime? Date le ipotesi, sono le imprese con salari iniziali più alti ad essere incluse in questo regime. Nel secondo regime le imprese pagano un salario iniziale W02 leggermente al di sotto del salario minimo W* in tal modo, l’occupazione è, di conseguenza, più bassa. Pertanto, per le imprese è ottimale pagare W* e accettare tutti i lavoratori prossimi a questo salario. Si noti infatti come aumentando il salario iniziale W02 ed eguagliandolo al salario minimo W*, l’occupazione in queste imprese sarà più alta: E2 ↑ Emin Nel terzo regime le imprese pagano un salario iniziale W03 molto basso rispetto al salario minimo W*; quindi per le imprese non è profittevole impiegare tutti i lavoratori prossimi al salario minimo. L’occupazione, in queste imprese, diminuisce se il salario iniziale W03 è molto al di sotto del salario minimo W*. Employment L L W- W* Wage La linea LL dà il rapporto tra occupazione e salario iniziale prima dell’introduzione del salario minimo. In presenza di un salario minimo W* gli effetti dell’occupazione dei salari sono più alti; quando, invece, le imprese pagano un salario iniziale W- molto basso rispetto al salario minimo allora gli effetti dell’occupazione dei salari minimi sono più bassi. I Wages Councils sono stati istituiti da Winston Churchill nel 1909 per proteggere la redistribuzione dei lavoratori. Essi fissano tariffe minime salariali in diversi settori industriali. Dal 1993 furono aboliti alcuni Wage Councils in quanto le tariffe minime salariali fissate da essi non erano considerate buone per l’occupazione. La migliore fonte di informazione sui lavoratori coperti dai contratti dei Wages Councils è l’annuale NES (New Earnings Survey). Si tratta di un sondaggio riportato sugli occupati condotto sulla base di un campione di circa l’1% di tutti i dipendenti che pagano tasse tramite PAYE (As You Earn-Pay). In questo sondaggio sono state prese in considerazione per l’occupazione delle figure dal sondaggio di WorkForce in Employment pubblicato nell’Employment Gazette (EG). È stato studiato l’effetto delle quote minime previste dai Wages Councils sulla distribuzione dei salari. Sono state stimate le differenti regressioni dei salari orari per ogni decile della distribuzione degli utili sul registro del salario orario minimo. In questa sezione analizziamo il rapporto tra occupazione e salario minimo usando il pannello dei Wages Councils britannici tra il 1975 e il 1992. Per i Wages Councils j nell’anno t l’occupazione è suggerita dalla seguente equazione: L jt (A jt, B jt, W*jt) 1 1 dove l’occupazione dipende dagli shocks di domanda e di offerta nel mercato e dal salario minimo. È stato presentato, dunque, un modello di mercato del lavoro che può essere utile per comprendere i probabili effetti che ha il salario minimo in quanto non si è sicuri a priori che il salario minimo riduce l’occupazione. Tuttavia, come già detto, si rileva anche che non c’è prova che i salari minimi abbiano un effetto negativo sull’occupazione in quanto questi studi sono stati condotti solo sulle industrie interessate dai Wages Councils Utilizzando il quadro teorico descritto e implementando empiricamente gli approcci che sono stati favoriti per esaminare l’effetto dei salari minimi in Gran Bretagna, notiamo che ci sono molte prove sul fatto che i salari minimi hanno compresso la distribuzione dei guadagni e nessuna prova sul fatto che essi abbiano ridotto l’occupazione. I risultati riportati hanno inoltre fatto sorgere gravi dubbi sul fatto che l’abolizione dei Wages Councils, con la riforma del 1993, sia avvenuta sulla convinzione che essi tradizionalmente ostacolavano l’occupazione. L’esperienza del sistema operato dai Wages Councils e gli effetti economici associati con i salari minimi impostati da essi, sono stati di interesse rilevante. E’ stato anche particolarmente importante il lavoro del governo britannico che ha legiferato l’introduzione di un salario minimo nazionale nell’aprile 1999.