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Conglomerando imparo

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Conglomerando imparo
1.
2.
3.
4.
LA SICUREZZA NEI CANTIERI STRADALI
Definizione di cantiere stradale
Tipologie di cantieri stradali
Le figure della sicurezza
Dispositivi di Protezione Individuale (D.P.I.)
Segnalamento di un cantiere
I rischi di un cantiere stradale
Macchine ed attrezzature di un cantiere stradale
Documentazione di un cantiere stradale
IL CONGLOMERATO BITUMINOSO
Inerti
Leganti bituminosi
Produzione
Modalità di posa
Il solido stradale
Il bitume espanso
INNOVAZIONE TECNOLOGICA
I vantaggi
Iterlow-T
RIUTILIZZAZIONE DEL MANTO STRADALE
Riciclo in loco
Riciclo in stazione fissa
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SI PUÒ DEFINIRE CANTIERE STRADALE UN’ANOMALIA DELLA
SEDE STRADALE ED OGNI TIPO DI OSTACOLO CHE PUÒ
TROVARSI AL SUO INTERNO.
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IN BASE ALLA DURATA :
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•
•
CANTIERI LA CUI DURATA NON SUPERA I 2 GIORNI
CANTIERI LA CUI DURATA E’ COMPRESA TRA 2 E 7 GIORNI
CANTIERI LA CUI DURATA SUPERA I 7 GIORNI
IN BASE ALLO SPOSTAMENTO:
•
•
CANTIERI FISSI
CANTIERI MOBILI
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DURATA < 2 GIORNI
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2GIORNI <DURATA<7
GIORNI
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DURATA>7 GIORNI
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COMPORTANO
L’UTILIZZAZIONE DI
SEGNALI MOBILI
COMPORTANO
L’UTILIZZAZIONE DI
SEGNALI PARZIALMENTE
FISSI
COMPORTANO
L’UTILIZZAZIONE DI SEGNALI
FISSI ED ANCHE DI
SEGNALETICA ORIZZONTALE
DI COLORE GIALLO
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CANTIERE FISSO
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CANTIERE MOBILE
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SONO QUELLI CHE NON SUBISCONO
ALCUNO SPOSTAMENTO DURANTE LA
MEZZA GIORNATA E COMPORTANO IL
POSIZIONAMENTO DI UNA SEGNALETICA
DI AVVICINAMENTO, DI POSIZIONE E DI
FINE PRESCRIZIONE.
SONO CARATTERIZZATI DA UNA
VELOCITA’ MEDIA DI AVANZAMENTO
DEI LAVORI, CHE PUO’ VARIARE DA
CENTINAIA DI METRI AL GIORNO A
CHILOMETRI L’ORA, PERCIO’ DEVE
ESSERE ACCURATAMENTE
PRESEGNALATO E SEGNALATO.
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DATORE DI LAVORO
PREPOSTO
LAVORATORE
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OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO (art.18 D. Lgs . 81/08)
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Adottare ed aggiornare le misure di prevenzione ai fini della salute e sicurezza del lavoro; affidare a
ciascun lavoratore compiti confacenti alla sua salute e capacità; fornire idonei D.P.I. (Dispositivi di
Protezione Individuali); informare e formare ciascun lavoratore sui rischi specifici presenti in cantiere
utilizzando gli strumenti informativi; adottare misure affinché soltanto lavoratori che abbiano ricevuto
una formazione specifica accedano a zone che li espongono a rischi gravi; designare preventivamente
i lavoratori incaricati del primo soccorso, delle misure di prevenzione incendi e dell’evacuazione dai
luoghi di lavoro; sottoporre i lavoratori alla sorveglianza sanitaria a cura del medico competente;
dotare i lavoratori di tessera di riconoscimento completa dei dati dell’impresa e del nominativo del
lavoratore e della sua fotografia.
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OBBLIGHI DEL PREPOSTO (art.19 D. Lgs . 81/08)
Vigilare sull’osservanza da parte dei lavoratori degli obblighi normativi, delle disposizioni aziendali,
delle procedure di sicurezza contenute nei documenti di cantiere, dell’uso dei D.P.I e dell’esposizione
della tessera di riconoscimento. In caso di persistente inosservanza riferire ai propri superiori;
verificare che solamente i lavoratori che hanno ricevuto una specifica formazione accedano a zone che
li espongono a rischi gravi; dare istruzioni ai lavoratori in caso di pericolo grave ed immediato affinché
abbandonino le zone di pericolo ed astenersi dal richiedere agli stessi di riprendere l’attività se le
situazioni di rischio permangono; segnalare al Datore di Lavoro o al Dirigente le deficienze dei mezzi,
attrezzature di lavoro, dei D.P.I. ed ogni altra situazione di pericolo nell’ambito della formazione
ricevuta; frequentare i corsi di formazione.
OBBLIGHI DEL LAVORATORE (art.20 D. Lgs . 81/08)
Prendersi cura della propria sicurezza e salute e di quella delle altre persone presenti sul luogo di
lavoro, sulle quali ricadono gli effetti delle sue azioni od omissioni; osservare le disposizioni impartite
dal datore di lavoro, dai dirigenti e dai preposti in materia di salute e sicurezza sul lavoro e protezione
collettiva ed individuale; utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze pericolose,
i mezzi di trasporto ed i D.P.I. resi disponibili; segnalare ogni deficienza che interessi mezzi e dispositivi
al preposto, al dirigente o al datore di lavoro; partecipare ai programmi di informazione e formazione e
sottoporsi ai controlli sanitari disposti dal medico competente.
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ABBIGLIAMENTO AD ALTA VISIBILITA’
CALZATURE
OTOPROTETTORI
CASCO
OCCHIALI
GUANTI
MASCHERE FACCIALI
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ABBIGLIAMENTO AD ALTA
VISIBILITÀ
DA COSA PROTEGGE:
• consente di essere visti
QUANDO DEVE ESSERE USATO:
• sempre nei lavori stradali
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CASCO
DA COSA PROTEGGE:
• da proiezioni di materiali solidi e
consente una maggiore visibilità del
lavoratore
QUANDO DEVE ESSERE USATO:
• sempre nei lavori stradali
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CALZATURE
DA COSA PROTEGGONO:
• da schiacciamenti delle dita e di parte del
collo del piede, perforazioni sotto la pianta
del piede da parte di elementi perforanti o
taglienti, da abrasioni, ferite o altro su tutto
il piede
QUANDO DEVONO ESSERE USATE:
• sempre
OTOPROTETTORI
DA COSA PROTEGGONO:
• dall’esposizione al rumore e quindi
dalla perdita di capacità uditiva
QUANDO DEVONO ESSERE USATI:
• quando si utilizzano macchine ed
attrezzi rumorosi, quando si lavora in
ambienti rumorosi
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OCCHIALI
DA COSA PROTEGGONO:
• da perforazioni dell’occhio conseguenti alla
proiezione di schegge di vari materiali, da
irritazioni o corrosioni dell’occhio conseguenti al
contatto con sostanze irritanti o corrosive, da
radiazioni durante la saldatura e l’applicazione di
guaine bituminose.
QUANDO DEVONO ESSERE USATI:
• quando si usano macchine o attrezzi da taglio o
da perforazione, quando si usano sostanze
chimiche, quando si effettuano saldature.
MASCHERE FACCIALI
DA COSA PROTEGGONO:
• dall’inalazione di sostanze pericolose,
presenti sotto forma di polvere, fumi,
vapori. Le sostanze possono essere irritanti,
nocive e possono causare danni all’apparato
respiratorio o altri effetti, anche gravi.
QUANDO DEVONO ESSERE USATE:
• ogni volta che vi è presenza di sostanze
pericolose.
La maschera e il filtro devono essere
adatti al tipo di inquinante e alla sua
pericolosità
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GUANTI
DA COSA PROTEGGONO:
• da tagli, schiacciamenti e abrasioni delle mani
QUANDO DEVONO ESSERE USATI:
• ogni volta che si maneggiano materiali pesanti,
con parti taglienti o abrasive, quando si
impiegano macchine o attrezzi manuali.
Il tipo di guanto deve essere adatto al tipo di
lavoro.
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IL CANTIERE STRADALE PUO’ COMPORTARE LA VARIAZIONE DELLA SEDE
STRADALE, PERCIO’ E’ OPPORTUNO SEGNALARLO IN MODO EVIDENTE.
POSSIAMO DISTINGUERE I SEGNALI STRADALI IN DIVERSI TIPI:
•
PERICOLO
•
PRESCRIZIONE
•
INDICAZIONE
•
COMPLEMENTARI
•
LUMINOSI
•
ORIZZONTALI
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QUALORA IL CANTIERE COMPORTI UN RESTRINGIMENTO DELLA
CARREGGIATA A DOPPIO SENSO DI MARCIA E LA LARGHEZZA DELLA
STRETTOIA E’ INFERIORE A 5,60m OCCORRE ISTITUIRE IL TRANSITO A
SENSO UNICO ALTERNATO CHE PUÒ ESSERE REGOLATO IN TRE MODI:
• TRANSITO ALTERNATO A VISTA
• TRANSITO ALTERNATO DA MOVIERI
• TRANSITO ALTERNATO PER MEZZO DI SEMAFORI
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TRANSITO ALTERNATO A VISTA
Sono posizionati i segnali di “dare precedenza nel senso unico alternato” dalla parte in cui il
traffico incontra l’ostacolo e “diritto di precedenza nel senso unico alternato” dalla parte in
cui la circolazione è meno intralciata dai lavori. Tale tipo di segnalamento è da utilizzare solo
nei cantieri i cui estremi non siano distanti più di 50 m e dove il traffico è modesto.
TRANSITO ALTERNATO DA MOVIERI
Richiede due movieri muniti di paletta, posti alle estremità della strettoia, i quali presentano al
traffico uno la faccia verde, l’altro la faccia rossa della paletta. Il funzionamento di questo
sistema è legato al buon coordinamento dei movieri, che può essere stabilito a vista o con
apparecchi radio ricetrasmittenti o tramite un terzo moviere intermedio munito anch’esso di
paletta. Le palette sono circolari del diametro di 30 cm e munite di manico di 20 cm di
lunghezza con rivestimento in pellicola rifrangente verde da un lato e rosso dall’altro.
TRANSITO ALTERNATO PER MEZZO DI SEMAFORI
Se non è possibile ricorrere ai due sistemi precedenti a causa della lunghezza della strettoia o
a causa della scarsa visibilità, il senso unico alternato viene regolarizzato tramite un impianto
semaforico comandato a mano o in automatico. La messa in funzione di un impianto
semaforico per transito alternato deve essere autorizzata dall’ente proprietario della strada o
concessionario.
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TRANSITO ALTERNATO
A VISTA
TRANSITO ALTERNATO
DA MOVIERI
TRANSITO ALTERNATO
DA SEMAFORI
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Devono essere adeguatamente protetti anche i pedoni, per questo ogni
cantiere, mezzi e macchine operatrici, devono essere sempre delimitati con
recinzioni, barriere, parapetti. Se non c’è marciapiede o questo è
completamente occupato dal cantiere occorre delimitare o proteggere un
corridoio di transito pedonale, lungo il lato o i lati prospicienti il traffico
veicolare, della larghezza di almeno un metro. Detto corridoio può
consistere in un marciapiede costruito temporaneamente sulla carreggiata,
oppure in una striscia di carreggiata protetta, sul lato del traffico, da
barriere o da un parapetto segnalati dalla parte della carreggiata.
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1.
INVESTIMENTO DEGLI ADDETTI AI LAVORI E DEGLI UTENTI DELLA STRADA
DA PARTE DEI MEZZI IN TRANSITO IN PROSSIMITÀ DEL CANTIERE
2.
INVESTIMENTO, COLPI O URTI CAUSATI DAI MEZZI D’OPERA DI CANTIERE
3.
CADUTA, COLPI O URTI DA PARTE DEL MATERIALE MOVIMENTATO CON
MEZZI MECCANICI
4.
CADUTA ALL’INTERNO DEGLI SCAVI E SEPPELLIMENTO PER FRANA DI PARTE
DEL FRONTE SCAVO
5.
ESPOSIZIONE A PRODOTTI PERICOLOSI
6.
ESPOSIZIONE A RUMORE E VIBRAZIONI
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Il lavoratore deve indossare
l’abbigliamento ad alta visibilità e i D.P.I.
opportuni.
La segnaletica stradale deve essere posata
e mantenuta in modo corretto.
Il cantiere deve essere ben delimitato.
Tutte la manovre di mezzi d’opera devono
avvenire in presenza di un lavoratore a
terra che fornisca le indicazioni al
conducente e ad eventuali pedoni e veicoli
in transito.
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Il lavoratore deve indossare l’abbigliamento
ad alta visibilità e i D.P.I. opportuni.
Il lavoratore non deve lavorare o passare
nel raggio di azione di un mezzo in
movimento o in lavorazione.
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Il lavoratore deve indossare l’abbigliamento ad
alta visibilità e i D.P.I. opportuni.
Il Lavoratore non deve transitare nel raggio
interessato dalla movimentazione e dal
sollevamento dei materiali.
Il lavoratore può avvicinarsi al mezzo di
sollevamento solo quando questo è fermo, il
materiale è stato posato a terra o si è stabilizzato
e quindi non vi sono rischi di caduta e
di oscillazioni del carico.
Le macchine devono avere i requisiti di sicurezza
presenti dalla vigente normativa.
Il lavoratore deve seguire le istruzioni fornite dal
datore di lavoro, dal preposto e dal manuale d’uso
e di manutenzione della macchina; prima di
utilizzare le macchine, deve verificare il loro stato
di manutenzione e la loro integrità.
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Il lavoratore deve indossare
l’abbigliamento ad alta visibilità e i D.P.I.
opportuni.
L’area di cantiere deve essere recintata.
Lo scavo deve essere chiuso con
recinzioni, parapetti o tavole.
Le pareti dello scavo devono essere
protette con opportuni sistemi per evitarne
il franamento.
L’area prospiciente lo scavo deve essere
pulita, non bisogna depositare materiale
presso i bordi dello scavo.
Il lavoratore deve eseguire lo scavo così
come previsto nel POS.
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Il lavoratore deve indossare i
necessari D.P.I. che devono essere
mantenuti puliti.
Il lavoratore deve visionare la
scheda di sicurezza della sostanza
(allegata al POS) e l’etichetta
presente sulla confezione.
I prodotti devono essere conservati
negli imballaggi originari.
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Il lavoratore deve indossare i
necessari D.P.I. che devono essere
mantenuti puliti.
Il lavoratore deve segnalare al
preposto eventuali malfunzionamenti
delle macchine
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MACCHINE ( BETONIERE, AUTOGRU, etc.)
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ATTREZZATURE (FLESSIBILE, SALDATRICE, etc.)
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AUTOBETONIERA
AUTOCARRO
AUTOGRU
BETONIERA
CALDAIA PER BITUME
COMPATTATORE A PIATTO VIBRANTE
DUMPER
ESCAVATORE
PALA MECCANICA
RIFINITRICE
RULLO COMPRESSORE
SCARIFICATRICE
SPAZZOLA ASPIRATRICE
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AUTOCARRO
RISCHI EVIDENZIATI DALL’ ANALISI DEI
PERICOLI DURANTE IL LAVORO:
• urti, colpi, impatti, compressioni, olii
minerali e derivati, stritolamento, polveri,
fibre, vibrazioni, calore e fiamme.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
• guanti, calzature di sicurezza, casco,
indumenti protettivi.
AUTOGRU
RISCHI EVIDENZIATI DALL’ ANALISI DEI
PERICOLI DURANTE IL LAVORO:
• contatto con linee elettriche aeree, urti,
colpi, impatti, compressioni, punture, tagli,
abrasioni, rumore, olii minerali e derivati.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
• guanti, calzature di sicurezza, casco,
otoprotettori, indumenti protettivi.
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CALDAIA PER BITUME
RISCHI EVIDENZIATI DALL’ ANALISI DEI
PERICOLI DURANTE IL LAVORO:
• urti, colpi, impatti, compressioni, calore,
fiamme, rumore, bitume (fumi, gas/vapori,
allergeni), oli minerali e derivati.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
• calzature di sicurezza, maschera per la
protezione delle vie, respiratorie,
otoprotettori, guanti, indumenti protettivi.
RIFINITRICE
RISCHI EVIDENZIATI DALL’ ANALISI DEI
PERICOLI DURANTE IL LAVORO:
• calore, fiamme, incendio, scoppio,
catrame, fumo, rumore, stritolamento, olii
minerali e derivati.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
• guanti, calzature di sicurezza, copricapo,
indumenti protettivi, casco, maschera per
la protezione delle vie respiratorie
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SCARIFICATRICE
RISCHI EVIDENZIATI DALL’ ANALISI DEI
PERICOLI DURANTE IL LAVORO:
• rumore, olii minerali e derivati, calore,
fiamme, cesoiamento, stritolamento,
investimento.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
• copricapo, calzature di sicurezza,
otoprotettori, indumenti protettivi, casco,
guanti.
RULLO COMPRESSORE
RISCHI EVIDENZIATI DALL’ ANALISI DEI
PERICOLI DURANTE IL LAVORO:
• vibrazioni, rumore, olii minerali e derivati,
ribaltamento, incendio.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
• copricapo, calzature di sicurezza,
otoprotettori, indumenti protettivi, casco,
guanti.
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CANNELLO
FLESSIBILE
GRUPPO ELETTROGENO
VERNICIATURA SEGNALETICA STRADALE
MARTELLO DEMOLITORE
POMPA IDRICA
POMPA SPRITZ-BETON
SALDATRICE ELETTRICA
SCALE A MANO
TAGLIASFALTO
TRAPANO ELETTRICO
TRIVELLATRICE
UTENSILI A MANO
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CANNELLO AD ARIA CALDA
RISCHI EVIDENZIATI DALL’ ANALISI DEI
PERICOLI DURANTE IL LAVORO:
• Calore, elettricità, gas e vapori.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
• guanti termoresistenti o ignifughi e calzature
di sicurezza.
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SALDATRICE ELETTRICA
RISCHI EVIDENZIATI DALL’ ANALISI DEI
PERICOLI DURANTE IL LAVORO:
• Calore, elettricità, gas, vapori e
radiazioni ( non ionizzanti).
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
• Casco, guanti, calzature di sicurezza,
maschera, gambali e grembiule protettivo.
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TAGLIASFALTO A DISCO
RISCHI EVIDENZIATI DALL’ ANALISI DEI
PERICOLI DURANTE IL LAVORO:
• urti, colpi, impatti, compressioni, punture,
tagli, abrasioni, vibrazioni, scivolamenti,
cadute a livello, calore, fiamme, rumore,
investimento, oli minerali e derivati.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
• Guanti, calzature di sicurezza, copricapo,
otoprotettori, casco e indumenti protettivi.
VERNICIATURA SEGNALETICA
STRADALE
RISCHI EVIDENZIATI DALL’ ANALISI DEI
PERICOLI DURANTE IL LAVORO:
• Rumore, gas, vapori, investimento,
allergeni, nebbie e incendio.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
• Copricapo, calzature di sicurezza, guanti,
maschera a filtri, otoprotettori, indumenti
protettivi.
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GRUPPO ELETTROGENO
RISCHI EVIDENZIATI DALL’ ANALISI DEI
PERICOLI DURANTE IL LAVORO:
• Rumore, elettricità, gas, olii minerali e
derivati, incendio.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
• Calzature di sicurezza, guanti, otoprotettori,
indumenti protettivi.
UTENSILI A MANO
RISCHI EVIDENZIATI DALL’ ANALISI DEI
PERICOLI DURANTE IL LAVORO:
• Urti, colpi, impatti, compressioni,
punture, tagli e abrasioni.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
• Casco, guanti, occhiali e calzature di
sicurezza.
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PER ISTITUIRE E PER ESEGUIRE DEI LAVORI IN UN CANTIERE STRADALE È
NECESSARIO AVERE LA SEGUENTE DOCUMENTAZIONE:
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PIANO OPERATIVO DI SICUREZZA (POS)
PIANO DI SICUREZZA E COORDINAMENTO (PSC)
MANUALI D’USO E MANUTENZIONE DELLE MACCHINE PRESENTI NEL
CANTIERE
SCHEDE DI SICUREZZA DELLE SOSTANZE USATE
EVENTUALI AUTORIZZAZIONI PER USO DI SUOLO PUBBLICO
AUTORIZZAZIONE IN DEROGA PER IL SUPERAMENTO DEI LIMITI DI
IMPATTO ACUSTICO
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CONTENUTI MINIMI DEL PIANO OPERATIVO DI SICUREZZA (POS)
1. DATI IDENTIFICATIVI DELL’IMPRESA E DEL CANTIERE
2. TIPOLOGIA DEL CANTIERE, ATTIVITÀ E SINGOLE LAVORAZIONI SVOLTE IN CANTIERE
DALL’IMPRESA ESECUTRICE E DAI LAVORATORI AUTONOMI SUBAFFIDATARI
3. NOMINATIVI
4. DESCRIZIONE DELL’ATTIVITÀ DI CANTIERE E MISURE DI SICUREZZA
5. MISURE DI SICUREZZA INTEGRATIVE DEL PSC ADOTTATE IN RELAZIONE AI RISCHI CONNESSI ALLE
PROPRIE LAVORAZIONI IN CANTIERE
6. INFORMAZIONE E FORMAZIONE
CONTENUTI MINIMI DEL PIANO DI SICUREZZA E COORDINAMENTO (PSC)
1. ANAGRAFICA DI CANTIERE
2. INDIVIDUAZIONE DEI SOGGETTI CON COMPITI DI SICUREZZA
3. MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE IN RIFERIMENTO ALL’AREA DI CANTIERE
4. MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE IN RIFERIMENTO ALL’ORGANIZZAZIONE DEL CANTIERE
5. MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE IN RIFERIMENTO ALLE SINGOLE LAVORAZIONI
6. PRESCRIZIONI OPERATIVE, MISURE PREVENTIVE E PROTETTIVE E DPI IN RIFERIMENTO ALLE
INTERFERENZE TRA LE LAVORAZIONI
7. USO COMUNE DELLE ATTREZZATURE
8. MODALITÀ ORGANIZZATIVE DELLA COOPERAZIONE E DEL COORDINAMENTO, DELLA RECIPROCA
INFORMAZIONE FRA DATORI DI LAVORO, COMPRESI I LAVORATORI AUTONOMI
9. ORGANIZZAZIONE PREVISTA PER LA GESTIONE DELLE EMERGENZE NEL CASO IN CUI IL SERVIZIO
SIA DI USO COMUNE, RIFERIMENTI TELEFONICI, DELLE STRUTTURE PRESENTI SUL TERRITORIO
10. DURATA PREVISTA DELLE LAVORAZIONI, DELLE FASI, E SOTTOFASI CHE COSTITUISCONO IL
CRONOPROGRAMMA CON L’ENTITÀ PRESUNTA UOMINI-GIORNO.
11. STIMA DEI COSTI DELLA SICUREZZA
12. AGGIORNAMENTO
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Il conglomerato bituminoso è un conglomerato artificiale costituito
da una miscela di aggregati (materiali rocciosi di diversa
granulometria quali filler, sabbia e pietrisco) e un legante di tipo
bituminoso. Nei conglomerati cosiddetti a bitume modificato si
prevede anche l'aggiunta di polimeri (resine sintetiche) che
influenzano le caratteristiche fisiche e/o chimiche del materiale.
Viene utilizzato di norma per la realizzazione delle superfici carrabili
(strade, piste di atterraggio, ecc.). Il conglomerato bituminoso viene
chiamato comunemente, anche se erroneamente, asfalto, che
invece si può considerare un conglomerato bituminoso naturale.
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Nel confezionamento di conglomerati bituminosi vengono impiegati
inerti di origine naturale oppure provenienti dalla frantumazione
delle rocce, aventi granulometria variabile. Quelli naturali sono la
ghiaia e la sabbia provenienti da depositi naturali, mentre quelli
artificiali sono pietrischi e graniglie che si ottengono per estrazione
dalle cave e successiva frantumazione.
Si parla di:
•
tout-venant se gli inerti sono già granulometricamente assortiti
in natura;
•
misto granulare se invece l'assortimento degli inerti è ottenuto
da miscelazione artificiale.
I materiali molto fini che hanno il compito di riempire gli spazi
lasciati liberi dagli aggregati più grossi vengono chiamati filler o
additivi.
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Come il cemento nei conglomerati cementizi, i leganti bituminosi hanno la
funzione di legare gli inerti fra di loro. I leganti bituminosi possono essere:
•
bitumi naturali: si presentano come materiale impregnante di molte rocce
sedimentarie(arenarie, calcari,ecc.) oppure sotto forma di vene o sacche
nel sottosuolo o ancora come affioramenti superficiali alimentati da vene
sotterranee.
•
bitumi artificiali: sono un sottoprodotto della distillazione frazionata del
petrolio. Sono meno protetti dall’invecchiamento dei precedenti poiché
presentano una minore percentuale di asfalteni;
•
bitumi liquidi: ottenuti dai precedenti semisolidi con l’aggiunta di
solventi;
•
emulsioni bituminose: si ottengono disperdendo bitume puro, in
percentuale del 50-65%, in acqua calda; venendo a contatto con la
superficie da trattare l’acqua evapora e il bitume si coagula formando una
pellicola;
•
asfalti: derivano dalla frantumazione di rocce calcaree naturali
impregnate intimamente di bitume. Tali rocce sono dette rocce asfaltiche;
•
catrami: si ottengono dal raffreddamento dei vapori che si liberano
durante la distillazione secca del litantrace.
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I conglomerati bituminosi vengono prodotti in appositi impianti. I
vari ingredienti vengono mescolati a caldo (150 °C circa). Per primo
vengono mescolate le varie pezzature degli inerti fino a ottenere la
curva granulometrica richiesta, successivamente si spruzza il
bitume e, nel caso di bitumi additivati, le resine sintetiche. Il
conglomerato viene successivamente trasportato fino al luogo di
posa mediante macchine stenditrici mantenendo la miscela a una
temperatura adatta alla lavorazione.
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Come accennato precedentemente il conglomerato bituminoso è un
materiale che viene impastato e posato a caldo. Di norma le temperature che
devono raggiungere i conglomerati variano da 130 a 150 °C; nel caso di
bitumi modificati tali temperature possono essere maggiori. I conglomerati
bituminosi non vanno sottoposti a temperature eccessivamente elevate
poiché si potrebbero danneggiare le proprietà leganti del bitume ma, poiché
la lavorabilità del materiale è garantita dalla sua temperatura, questa non
deve essere neppure troppo bassa per non compromettere le caratteristiche
finali del conglomerato posato. Il periodo ideale di preparazione e di posa
della miscela bituminosa è pertanto quello che va da marzo a novembre, a
condizione che le condizioni meteorologiche siano buone, ovvero con livelli
di umidità non troppo elevati.
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Con questo termine vengono indicati i vari strati con la quale si
assicura la trasmissione dei carichi dinamici transitanti dalla
superficie della strada al terreno naturale con il minimo di
deformabilità e di usura della sede stradale.
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Gli strati tipo sono:
• la fondazione che ha il compito di diffondere i carichi
agenti al terreno naturale sottostante con il minimo di
deformabilità. Può essere realizzato in diverse maniere:
misto granulare con o senza presenza di cemento (misto
cementato);
• lo strato di base viene realizzato impiegando gli stessi
materiali usati per lo strato di fondazione, ed è lo strato di
supporto della pavimentazione e ha il compito di assorbire
la maggior parte delle azioni flessionali indotte dal traffico
stradale;
• la pavimentazione che può essere rigida, come quella in
calcestruzzo, o flessibile, come quella in macadam o in
conglomerato bituminoso
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La pavimentazione si suddivide nei due strati seguenti:
• tappetino di usura o strato di usura: è la parte superficiale
della sovrastruttura stradale ed è, pertanto, quella a
contatto diretto con il traffico stradale e con gli agenti
atmosferici. La sua funzione è quella di assorbire i carichi
superficiali e trasmetterli agli strati sottostanti, offrire
aderenza agli pneumatici dei veicoli e allo stesso tempo
garantire l'impermeabilità.
• binder o strato di collegamento: è il bitumato più interno,
che collega lo strato di base con il tappetino di usura, e ha
il compito di trasmettere i carichi verticali alla fondazione
senza deformazioni permanenti.
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Questo tipo di bitume è caratterizzato dalla presenza di un solo
tipo di granulometria degli aggregati e l’inserimento di bolle
d’aria e acqua.
Di conseguenza la densità è minore rispetto a un bitume normale
e c’è un incremento della capacità drenante.
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• T=100° C – il vapore generato causa un’immediata ed
esplosiva espansione;
•
La bolla, ostacolata dalla tensione superficiale esercitata
dal bitume, si espande con pressione sempre minore.
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rotore di fresatura - miscelazione
BITUME
ESPANSO
ACQUA
In fase di fresatura l’acqua viene spruzzata all’interno della camera di
miscelazione e miscelata con il fresato al fine di ottenere il contenuto di
umidità “ottimo” per la compattazione e per l’idratazione del cemento.
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Stabilizzatrice
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Impianto mobile
Macchina da laboratorio
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• Rapporto di espansione (ERm): misura l’espansione
rapporto tra il massimo volume raggiunto allo stato
schiumoso e il volume finale del legante, esaurito il
processo di schiumatura.
• Tempo di semitrasformazione (T1/2): misura la stabilità
cioè il tempo, espresso in secondi, intercorso tra Vmax e
Vmax/2.
• Funzione di schiuma: descrive il collasso della schiuma
curva di decadimento nel tempo
La schiuma “migliore” è quella che riesce ad ottimizzare sia l’espansione
(ERm ) che il tempo di semitrasformazione (T1/2)
ERm, T1/2= f (viscosità, TB , % W)
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Lo sviluppo di nuove tecnologie che permettono la produzione di
conglomerati tiepidi ecosostenibili e convenienti per il produttore stesso, ha
portato ITERCHIMICA, azienda che produce e commercializza additivi
chimici per le pavimentazioni stradali, a sviluppare una tecnologia,
denominata Iterlow-T , per la produzione di conglomerati bituminosi a bassa
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energia (Conglomerati Bituminosi Tiepidi) che, rispetto alle tradizionali
tecniche a caldo, arrivano a ridurre di 40° le temperature di processo, dando
luogo a un sensibile risparmio energetico e a un cospicuo abbattimento
delle emissioni con evidenti vantaggi in termini ambientali e di condizioni di
lavoro.
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• Minor consumo energetico (Tinerti = 120 °C);
• Aumento della produzione oraria d’impianto (fino al 15 %);
• Riduzione delle emissioni in atmosfera;
• Trasporto dei conglomerati a distanze maggiori limitando i
problemi logistici
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Iterlow-T permette di ottimizzare il processo sfruttando le
caratteristiche chimico-fisiche del bitume al fine di ottenere una
miscela composita estremamente lavorabile durante tutto il
processo produttivo fino alla sua compattazione, in modo da
acquisire rapidamente le caratteristiche meccaniche richieste per
sopportare le sollecitazioni indotte dal traffico stradale.
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La diminuzione delle temperature di
processo comporta anche una minore
usura dei mezzi utilizzati nell'ambito del
processo di produzione, specie
nell'impianto di confezionamento, nel
quale anche il fenomeno di
invecchiamento del bitume, associato alla
sua ossidazione e alla perdita di sostanze
aromatiche, risulta ridotto o quantomeno
contenuto rispetto alle tradizionali
miscele a caldo.
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• Riciclo in loco
• Riciclo in stazione fissa
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Questo metodo è molto vantaggioso nel caso
ci sia un cantiere stradale di dimensioni
rilevanti tali per cui il risparmio sul trasporto
giustifica l’apposizione di una stazione nelle
prossimità.
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VANTAGGI TECNICI:
• Possibilità di impiego nel nuovo manto del 70%
• Risparmio sulle materie prime del 75%
• Risparmio sul costo del materiale del 15% - 20%.
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VANTAGGI AMBIENTALI:
• 33% in meno di energia e 75% in meno di materie prime vergini
• minori emissioni di CO2
• 80% in meno di polveri emesse e 90% in meno di idrocarburi
policiclici aromatici.
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SVANTAGGI:
Questo metodo, seppur molto conveniente dai predetti punti
di vista, può essere solo applicato per cantieri stradali di
rilevanti dimensioni, per cui il risparmio sulle spese di
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trasporto del fresato, giustifica la posizione di una stazione
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quanto concerne la produzione.
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nei pressi del cantiere. Inoltre presenta notevoli difetti per
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Questo tipo di impianto viene
utilizzato nel caso non ci sia un
flusso continuo di fresato, bensì
delle quantità non rilevanti, per
cui esso può essere utilizzato
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sia dalle grandi imprese sia da
quelle più piccole.
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VANTAGGI AMBIENTALI:
• 33% in meno di energia
• 75% in meno di nuove materie prime
• minori emissioni di CO2, quantificabili in 1.000 t per ogni anno
di lavoro di un impianto
• emissioni di polveri ridotte dell’80%
• emissioni di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) ridotte del
90%
• dal punto di vista economico, sono possibili risparmi sul costo
di esecuzione dal 15 al 30%.
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SVANTAGGI :
Questo processo ha come svantaggio il fatto che il fresato va
pre-riscaldato e la percentuale che si può rimmettere nella
miscela è solo del 20%, ma sono in sviluppo nuove tecnologie
come il tamburo essicatore rigeneratore che permette l’impiego
del 70% di fresato. Aumentando però le percentuali di riciclato
diminuisce la qualità del prodotto finale.
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CONCLUSIONI:
L’asfalto riciclato seppur molto conveniente dal punto di vista
tecnico, ambientale ed economico (risparmio del 30% su 1 mc) ,
non gode delle stesse proprietà qualitative di un conglomerato
bituminoso di nuova fattura.
• D.M. 10.07.02 “Disciplinare tecnico relativo agli schemi segnaletici,
differenziati per categoria di strada, da adottare per il segnalamento
temporaneo”.
• INAIL “La sicurezza sul lavoro nei cantieri stradali”, Edizioni 2010 e
2011
• INAIL “La sicurezza sul lavoro nei cantieri stradali”, Manuale operativo
• Siti internet
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