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La pioggia nel pineto - 3Bcorso2012-13
La pioggia nel pineto Di Gabriele D’annunzio Biografia del poeta Gabriele D'Annunzio nato a Pescara il 12 marzo 1863 e morto Gardone Riviera, 1º marzo 1938 è stato uno scrittore, poeta, drammaturgo, militare, politico e giornalista italiano, simbolo del Decadentismo italiano, del quale fu il più illustre rappresentante assieme a Giovanni Pascoli, ed eroe di guerra. Occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924. Come letterato fu «eccezionale e ultimo interprete della più duratura tradizione poetica italiana » e come politico lasciò un segno sulla sua epoca e una influenza sugli eventi che gli sarebbero succeduti. Poesia - parafrasi • Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove sui pini • Taci. Qui all’ingresso del bosco non sento parole che tu dici essere umane; ma sento parole diverse dette dalle gocce e dalle foglie lontane ascolta. Piove dalle nuvole sparse in cielo. Piove sulle tamerici Salate e bruciate, piove sui pini • scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, • con corteccia a scaglie e foglie pungenti, piove sui mirti soavi, sulle ginestre risplendenti di fiori raggruppati, sui ginepri pieni di bacche profumate, piove sui nostri volti simili alla selva, • piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude, o Ermione. • piove sulle nostre mani nude, piove sui nostri vestiti leggeri, sui nostri pensieri nuovi che l’anima rinnovata lascia uscire, piove sulla bella illusione d’amore che ieri ha illuso te ed che oggi illude me o Ermione. • Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitio che dura e varia nell'aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, né il ciel cinerino. E il pino • Senti? La pioggia cade sulla vegetazione disabitata con un crepitio che dura secondo che le fronde siano più rade o meno rade. Ascolta. Al pianto della pioggia risponde il canto delle cicale che non sono impaurite dal vento del sud e nemmeno dal cielo color cenere. Ed il pino • ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancora, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immensi noi siam nello spirito silvestre, d'arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione. • ha un suono, il mirto un altro suono, il ginepro un altro ancora, sembrano strumenti diversi tra loro suonati da innumerevoli dita e noi siamo immersi nello spirito del bosco, viviamo la vita degli alberi, e il tuo volto inebriato è intenerito dalla pioggia come una foglia e i capelli profumano come le chiare ginestre, oh creatura della terra che hai nome Ermione. • Ascolta, Ascolta. L'accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall'umida ombra remota. Più sordo e più fioco s'allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. • Ascolta, ascolta. La melodia costruita dalle cicale lentamente si fa più attutito sotto il rumore della pioggia. ma un canto si mescola più rauco, più gracchiante che sale da lontano, dall’ombra lontana e umida. Il suono delle cicale si fa più soffocato e più tenue rallenta il suo ritmo e si spegne del tutto. • Non s’ode voce del mare Non s'ode su tutta la fronda crosciare l'argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell'aria è muta: ma la figlia del limo lontana, la rana, canta nell'ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione. • Non si sente più la voce del mare. Ora su tutta la vegetazione si sente scrosciare la pioggia luminosa, che pulisce, secondo che la vegetazione sia più folta o meno. Ascolta. La cicala è in silenzio ma la figlia del fango, la rana, canta dove l’ombra e più scura chi sa dove, chi sa dove! E piove sulle tue ciglia, Ermione, • Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta, • piove sulle tue ciglia nere sì, sembra che tu pianga ma di piacere; non sei bianca ma quasi lo sei diventata, verdeggiante sembra tu sia uscita dalla corteccia di un albero. E tutta la vita in noi è fresca e profumata, il tuo cuore nel petto è come una pesca non colta, intatta, • tra le palpebre gli occhi son come polle tra l'erbe, i denti negli alveoli son come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti ( e il verde vigor rude ci allaccia i melleoli c'intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! • tra le palpebre sono come le sorgenti tra l’erba e noi andiamo di cespuglio in cespuglio ora uniti, ora sciolti (e la rude forza verde del bosco ci allaccia le caviglie si avvolge nelle ginocchia) e ci porta chissà dove, chissà dove! • E piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione. • E piove sui nostri volti, piove sulle nostre mani nude, piove sui nostri vestiti leggeri, sui nostri pensieri nuovi che l’anima rinnovata lascia uscire, piove sulla bella illusione d’amore che ieri ha illuso te ed che oggi illude me o Ermione commento La poesia inizia con una constatazione che è anche un imperativo: Taci. Il silenzio è fondamentale per ascoltare la voce della natura, una voce particolare, che si rinnova di giorno in giorno, proprio grazie all’acqua, quella pioggia che cade sul pineto come una benedizione. E' così che piove su tutte le piante, da quelle con le foglie inaridite a quelle profumatissime e rigogliose: l'acqua cade anche sui due innamorati, figli e parte della natura che li circonda. La ripetizione del verbo piove è molto importante nella poesia. L'altro verbo rivolto all'amata è ascolta. Sospensione e attenzione, comunicazione soprattutto. Ascoltare è il segreto per comunicare, sia quando si tratta di persone, sia quando si tratta di dialogare con la natura. L'attenzione è sulle piccole cose, sull'ambiente più prossimo: non il mare, ma la pioggia che filtra tra le fronde dei pini. La rana, animale acquatico, canta da un chi sa dove molto vicino quella pioggia che scende sulla donna amata: anche la bella amante è ormai tutt'uno con la natura. E il confine tra natura e uomo si assottiglia. Il silenzio ha dato i suoi frutti, quel silenzio richiesto a chi della voce ha fatto la sua vita: Ermione è infatti Eleonora Duse, attrice che portò in scena molti drammi di D'Annunzio. Ma essa stessa, la bella Ermione, non ha più nulla di umano: è una parte della natura bagnata dalla pioggia. Inquadramento storico La poesia è stata scritta tra luglio 1902 e l’agosto del 1903. in quel periodo in Italia c’era un passaggio tra la crisi di fine secolo e l’era Giolittiana c’era la monarchia il Re era Vittorio Emanuele III Lavoro svolto da: Simone Delbene, Gioele Caccia, Sveva Virgilio & Simone Piano