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Genealogie deorum gentilium
Giovanni Boccaccio e la sua ricezione europea 3. Opere mitologiche Caccia di Diana 1334, nel periodo napoletano un poema di 18 canti in terzine di endecasillabi la tradizione dantesca la vittoria e la supremazia dell’Amore il contrasto fra Diana e Venere una società raffinata fra corte e patriziato finanziario “Donne leggiadre”, in voce alta gridando, “venite omai, venite alla gran corte dell’alta iddea Diana, che elette v’ha in Partenopè per sue consorte.” al seguito di Diana un corteo di donne, tutte identificabili Caccia di Diana Infino a qui, sì come avete detto e comandato a noi qui adunate, così abbiam seguito con effetto. Or non vogliam più vostra deitate seguir, però ch’accese d’altro foco abbiam i petti e l’anime infiammate. Venus santa Dea, madre d’Amore Deh, fa sentire a noi quanto piacenti sieno gli effetti tuoi, e facci ancora, alcuno amando, gli animi contenti. Comedia delle ninfe fiorentine la nuova forma letteraria 1341-42 la novella e la terzina dantesca Quella virtù che già l’ardito Orfeo mosse a cercar le case di Plutone, allor che forse lieta gli rendeo la cercata Erudice a condizione e dal suon vinto dell’arguto legno e dalla nota della sua canzone, per forza tira il mio debole ingegno a cantar le tue lode, o Citerea, insieme con le forze del tuo regno. fra lirica e storia Comedia delle ninfe fiorentine Ameto un doppio registro la presentazione del rozzo pastore attratto dalla bellezza della ninfa Lia i racconti delle sette ninfe sue compagne la catarsi finale dell’amante Ameto, non come la più savia ma come la più antica, acciò che le più giovani lascino ogni vergogna, prima darò per lo tuo effetto forma nel ragionare al grazioso coro, al quale te abbiamo eletto antiste; e tu, acciò che ben conoschi come la tua Lia, molto da te amata, è più da dovere essere, sappi per essemplo de’ nostri amori sollicito ubbidire, notate le nostre cose. Comedia delle ninfe fiorentine Ninfale d’Ameto la parte allegorica la trasformazione e la psicologia di Ameto la raffinata e leziosa bellezza della donna l’allegoria e il parallelismo dei personaggi Mopsa, la saggezza, ama e salva Affron, il dissennato Emilia, la giustizia, Ibrida, il superbo Adiona, la temperanza, Dioneo, l’apatico Agapes, la carità, Apiros, il gelido Fiammetta, la speranza, Caleone, il disperato Lia, la fede, Ameto, il selvaggio Comedia delle ninfe fiorentine l’apparizione di Venere Egli, veduto, piacque agli occhi miei e figurato rimase nella mia mente; ma pure d’essere ignuda veduta da lui mi porse vergogna e di nuova rossezza dipinta tornai. E egli similmente, come mi vide, mutato il colore e stupefatto, fermato il passo, più non venne oltre: onde, come alla dea piacque, riprendemmo i vestiti. Mopsa e Affron la storia di Agapes Agapes carissima a me, questo giovane, Apiros chiamato, il quale timido così tra le nostre erbe discerni, sarà a te quello che tu hai domandato; e però con sollecitudine i fuochi nostri che di qui porterai, fa che inviolati servi. Comedia delle ninfe fiorentine E in parte vicina vidi il palido giovane me con tutto lo ’ntendimento mirante fiso, e ferito così com’io; e vedendolo non d’altro fuoco acceso che io, risi e contenta con occhio vago gli diedi segno di buona speranza. la dea Venere O voi ch’avete chiari gl’intelletti, le menti giuste e negli animi amore, temperati voleri e fermi petti, speranti di salire a quello onore del qual più là non può cercar disire, se ben si mira con intero core, deh, rivolgetevi alquanto ad udire il mio parlare e attenti notate il ver ch’ascoso cerca discoprire. Comedia delle ninfe fiorentine la fine del pastore e delle ninfe la loro trasformazione simbolica in musica La saetta, dal mio arco mossa, tocca li segni cercati con volante foga; e le bianche colombe, pasciute negli ampi campi, granulanti ricercan le torri; e gli stanchi cavalli, compiuto il corso, domandan riposo; e così l’opera mia, guidata per gli umili piani, temente d’Icaro li miseri casi, è alla sua fine presente. Ninfale fiesolano poema mitologico in 473 ottave 9 parti 1345-46 la fondazione di Fiesole Prima che Fiesol fosse edificata di mura o di steccati o di fortezza, da molta poca gente era abitata: e quella poca avea presa l’altezza de’ circustanti monti, e abandonata istava la pianura per l’asprezza della molt’acqua ed ampioso lagume, ch’a piè de’ monti facea un gran fiume. Ninfale fiesolano Virgilio: Æneis – l’origine di Mantova Ille etiam patriis agmen ciet Ocnus ab oris, fatidicæ Mantus et Tusci filius amnis, qui muros matrisque dedit tibi, Mantua, nomen. l’Etruria – Diana e le ninfe Africo, un pastore giovinetto la ninfa Mensola Africo stante costoro ascoltando, fra l’altre una ninfa agli occhi gli corse, la qual alquanto nel viso mirando, sentì ch’Amor per lei il cor gli morse sì che gli fe’ sentir, già sospirando le fiaccole amorose: ché gli porse un sì dolce disio, che già saziare non si potea della ninfa mirare. Ninfale fiesolano Avea la ninfa forse quindici anni: biondi com’oro e grandi i suoi capelli, e di candido lin portava i panni; du’ occhi in testa rilucenti e belli, che chi li vede non sente mai affanni; con angelico viso ed atti isnelli, e ’n man portava un bel dardo affilato. Venere – la follia amorosa I’ mi sento arder dentro tutto quanto dall’amorose fiamme, e consumare mi sento ’l petto e ’l core da ogni canto, né non mi può di questo alcune atare, né conforto donar, poco né quanto; sol una è quella che mi può donare, s’ella volesse, aiuto e darmi pace, e di me sol può far quanto le piace. Ninfale fiesolano il padre di Africo il nonno Mugnone – un fiume Africo si traveste da donna Africo tenea stretta nelle braccia Mensola sua nell’acqua, che piangea, e baciandole la vergine faccia, cota’ parole verso lei dicea: - O dolce la mia vita, non ti spiaccia se io t’ho presa, ché Venere iddea mi t’ha promessa, cuor del corpo mio; deh, più non pianger, per l’amor di Dio! Ninfale fiesolano Benedetto sia l’anno e ’l mese e ’l giorno, e l’ora e ’l tempo, ed ancor la stagione, che fu creato questo viso adorno, e l’altre membra con tanta ragione! ché chi cercasse il mondo a torno a torno, e nel cielo ancor tra la legione delle dee sante, non poria trovarsi una ch’a te potesse ma’ agguagliarsi. Francesco Petrarca: Rerum Vulgarium Fragmenta = Canzoniere LXI Benedetto sia ’l giorno e ’l mese e l’anno e la stagione e ’l tempo e l’ora e ’l punto e ’l bel paese e ’l loco ov’io fui giunto da’ duo begli occhi che legato m’ànno […] un topos letterario Ninfale fiesolano la ninfa fugge nei boschi Africo si toglie la vita E detto questo, Mensola chiamando, il ferro tutto nel petto si mise, il qual, al cor tostamente passando del giovinetto, con doglia l’uccise; per che, morto nell’acqua allor cascando, l’anima da quel corpo si divise, e l’acqua che correa per la gran fossa, del sangue tinta, venne tutta rossa. seppellito in riva al fiumiciattolo Ninfale fiesolano tre mesi più tardi, Mensola capisce di essere incinta Quando compiuti i nove mesi arai, dal giorno che peccasti cominciando, una creatura tu partorirai; allor la dea Lucina tu chiamando, il suo aiuto l’addomanderai, e la pietosa tel darà; e poi, quando nato sarà, quel che fia noi ’l vedremo, e ben ad ogni cosa provedremo. un bambino – Pruneo Mensola si converte nel fiume Pruneo 18 anni la principessa tironea Atalante in Toscana Ninfale fiesolano Passò poi Atalante in questa parte d’Europa con infinita gente; e per Toscana ultimamente sparte, come scritto si truova apertamente, Appollin vide, facendo su’ arte, che ’l poggio fiesolan veracemente era ’l me’ posto poggio, e lo più sano di tutta Europa, di monte e di piano. Atalante vi fece allotta fare una città che Fiesole chiamossi; le genti cominciaron a pigliare di quelle ninfe che lassù trovossi, e qual poté dalle lor man campare, da tutti questi poggi dileguossi; e così fûr le ninfe allor cacciate, e quelle che fûr prese, maritate. Ninfale fiesolano l’ambiente pastorale l’età dell’oro uno stile parlato Bucolicum carmen il suo incontro con Petrarca Dante Alighieri Giovanni del Virgilio due egloghe di stretta imitazione virgiliana Francesco Petrarca: Bucolicum carmen, 1346-48 12 egloghe in latino la malattia, la morte, la vocazione spirituale e l’amore una dichiarazione politica più o meno seria Teocrito le 10 egloghe di Virgilio una polemica dell’attualità storica Bucolicum carmen 16 egloghe 1351-67 Ad insignem virum appenninigenam Donatum de Pratoveteri dilectissimum amicum suum. Iohannis Boccacii de Certaldo Bucolicum carmen incipit in XVI distinctum eglogis; quarum prime titulus Galla est, collocutores autem Damon et Tindarus. gli amori infelici del pastore Damon il compagno Tindarus la ninfa Galla Trux Amor, et iuvenum semper certissima pestis. Heu! cecidit. Lymphas manibus portate recentes, o pueri, si forte queam revocare dolentem. Bucolicum carmen II. Pampinea Palemon, un amante abbandonato Silvestres nymphe, colui quas sepe per umbras, dicite cur homini reliquis animantibus alma indulgens natura minus. Nam cetera possunt indulgere suo, nimium si fervet, amori: stant ducibus pecudes, tauro dilecta iuvenca; turtur in arboribus socium sociumque columba turribus insequitur: pastori grata voluptas tollitur, atque fugit miseros quos pulchra puella traxerat in casses saviis et murmure dulci. Ovidio: Ars amatoria Cerva parem sequitur, serpens serpente tenetur: Haeret adulterio cum cane nexa canis. Laeta salitur ovis, tauro quoque laeta iuvenca est. Bucolicum carmen Quesivi persepe, miser, qua parte napeas pastoresque pios ires; respondit Opheltes: « Pampineam Glaucus nuper deduxit in antrum: tu montes et fusca petis nunc lustra, Palemon. » Orazio: “Carpe diem” En redeunt flores, redeunt gramina pratis; tempora non redeunt, que dudum stulta Liquoris in vacuum flevit moriens ac obsita canis. III. Faunus la guerra di successione nel regno di Napoli re Roberto d’Anjou (1275-1343) la nipote Giovanna Andrea d’Ungheria = il pastore Alexis Bucolicum carmen Ast moriens silvas iuveni commisit Alexi, qui cautus modicum dum armenta per arva trahebat in gravidam tum forte lupam rabieque tremendam incidit, […] Andrea assalito e strangolato nel castello di Aversa il fratello Luigi d’Ungheria IV. Dorus – V. Silva cadens – VI. Alcestus Luigi di Taranto Dum ruit omne decus nemorum, tunc ordine nullo pastores pariterque greges armentaque passim diffugiunt timidique ruunt; loca namque ministrat ipse pavor: petit hic colles, petit ille cavernas lustraque silvarum. Bucolicum carmen Luigi di Taranto, sposo della regina Giovanna da Napoli ad Avignone gli intrighi alla corte napoletana Plangite, silvani veteres, heu, plangite mecum. Silva decus nostrum periit, pereamus et ipsi. Alcestus = Luigi di Taranto a Napoli il 17 agosto 1348 Plaudite iam colles et vos iam plaudite montes; redditus est nostris Alcestus, redditus antris. Bucolicum carmen VII. Iurgium la guelfa Firenze contro l’imperatore Carlo IV la pastorella Florida = Firenze i pomi delle Esperidi Hesperidum michi poma dedit thirinthius heros; asseruitque graves egris hec ponere somnos freneticis. VIII. Midas il Gran Siniscalco Niccolò Acciaiuoli dominus avarissimus la principessa Caterina di Taranto, sorella di Luigi Bucolicum carmen Hanc ardere quidem cepit, cum ferret ad urbem lac pressum Midas, pecudum et de more cadentum exuvias: cepto favit fortuna furori. Nam gravis ere domum fervens dum forte redibat, cespite pro viridi prostravit munere victam. 1355 a Firenze promettendo a Boccaccio una posizione di rilievo nel regno partenopeo Fur Midas igitur, mechus scelerumque satelles! O facinus! Meretrix anus est et avara Lupisca! IX. Lipis il Sacro Romano Impero in Italia l’incoronazione dell’imperatore a Roma il 5 aprile 1355 Bucolicum carmen X. Vallis opaca la storia di Ravenna Spelunca in medio stat Trenaros, inscia Phebo, qua vehimur celo vetiti, cui limine primo pervigil insultat canis ater et atria servat. spelunca alta fuit vastoque inmanis hiatu (Æneis) una nuova fase della vita dell’autore XI. Pantheon il ritorno a Roma del papa avignonese Hinc Codrus veniet, postquam resoluta iacebit igne novo tellus, agnis seponere capros atque dabit rebus finem requiemque bubulcis. Bucolicum carmen XII. Saphos un’egloga autobiografica l’incarnazione della poesia XIII. Laurea la poesia e la vita attiva Daphnis poeta e Stilbon mercante Currit in implexus, quotiens libet ire per umbras etherei nemoris, nostros mea lesbia Saphos: atque volens pario lapidi michi carmina celte imprimit et duris mandat mea nomina tophis. XIV. Olympia la figlia Olimpia un mosaico letterario di allusioni e parafrasi Bucolicum carmen «Venisti, o nostri soboles carissima Silvi! “De Libano” nunc “sponsa veni” sacrosque hymeneos cantemus, matremque viri, mea neptis, honora», meque trahens, genibus flexis, quo pulchra sedebat Parthenos, posuit. veni de Libano sponsa veni de Libano (Canticum canticorum IV.8) XV. Phylostropos la storia interiore del poeta Heu michi, quo fugiam? Gelidas has linquere valles infectosque greges cupio silvasque remotas querere, si possim duras fregisse cathenas quas posuere truces pedibus colloque puelle. Bucolicum carmen XVI. Aggelos Donato Albanzani il latino di Boccaccio i residui medievali Virgilio e Ovidio la creazione bucolica in Italia Matteo Maria Boiardo: Pastoralia, 1500 Jacopo Sannazaro: Eclogae piscatoriae (1526) Arcadia (1504) Genealogie deorum gentilium trattato mitologico in 15 libri 1350-65 Donnino da Parma, funzionario del re Ugo IV di Cipro recuperare testimonianze sparse interpretare i loro significati […] litora et montuosa etiam nemora, scrobes et antra, si opus sit, peragravero pedibus, ad inferos usque descendero, et, Dedalus alter factus, ad ethera transvolavero; undique in tuum desiderium, non aliter quam si per vastum litus ingentis naufragii fragmenta colligerem sparsas, per infinita fere volumina deorum gentilium reliquas colligam, quas comperiam, et collectas evo diminutas atque semesas et fere attritas in unum genealogie corpus, quo potero ordine, ut tuo fruaris voto, redigam. Genealogie deorum gentilium le teorie degli antichi – l’acqua, l’aria, il fuoco, il sole o la terra la creazione – una mente divina Summa cum maiestate […] veternosus ille deorum omnium gentilium proavus, undique stipatus nebulis et caligine, mediis in visceribus terre perambulanti michi comparuit Demogorgon, nomine ipso horribilis, pallore quodam mucoso et neglecta humiditate amictus, terrestrem tetrum fetidumque evaporans odorem, seque miseri principatus patrem potius alieno sermone quam suo confessus verbo, me coram novi laboris opifice constitit. Genealogie deorum gentilium più di 700 personaggi mitologici nove figli Erebo la Notte, figlia della Terra Genealogie deorum gentilium Etere il primo Giove Cielo Minerva Diana Mercurio Genealogie deorum gentilium Cielo + Vesta Titano il secondo Giove Dardano Oceano Saturno Giunone Nettuno il terzo Giove Ercole Genealogie deorum gentilium Insipidum est ex rivulis querere quod possis ex fonte percipere. la Parva libraria del convento di S. Spirito a Firenze Insuper [...] sciendum est his fictionibus non esse tantum unicum intellectum, quin imo dici potest potius polisemum, hoc est multiplicium sensuum. Nam sensus primus habetur per corticem, et hic licteralis vocatus est; alii per significata per corticem, et hi allegorici nuncupantur. Et ut quid velim facilius assumatur, ponemus exemplum. Perseus Iovis filius figmento poetico occidit Gorgonem, et victor evolavit in ethera. Hoc dum legitur per licteram hystorialis sensus prestatur. Si moralis ex hac lictera queritur intellectus, victoria ostenditur prudentis in vicium et ad virtutem accessio. Allegorice autem si velimus assumere, pie mentis, spretis mundanis deliciis, ad celestia elevatio designatur. Preterea posset et anagogice dici per fabulam Christi ascensum ad Patrem, mundi principe superato, figurari. Genealogie deorum gentilium la tecnica dell’esegesi i quattro sensi della scrittura Gregorio Magno le fictiones letterale o istoriale morale allegorico anagogico naturale o fisico un razionalismo storico Enea: Deificatio autem sua nil aliud est quam insipientum ridenda fatuitas. Genealogie deorum gentilium l’interpretazione fisica Venere maggiore, Luna, Diana, Giunone e Nettuno l’interpretazione morale Minerva, Pasifae e Psiche Apuleio i sensi delle fabulae le eroine del mito Elena, Medea, Circe o Arianna Ettore, Agamennone, Ulisse, Achille e Enea Edipo, Orfeo … Genealogie deorum gentilium Europa filia fuit Agenoris, ut per Ovidius patet. Ex qua talis narratur fabula. Quod cum ob formositatem suam summe diligeretur a Iove, ab eodem Mercurius missus est, eique imperatum ut, que cerneret armenta in montanis Phenicum, in litus inpelleret, quo cum puellis ludere consueverat Europa. Quod cum Mercurius fecisset, Iuppiter, in candidum taurum transformatus, se armentis immiscuit. Hunc cum cerneret virgo, pulchritudinis et mansuetudinis eius delectata, illum primo tractare manibus cepit, at in eius conscendit dorsum, qui paulatim se in undas deducens, dum illam territam et cornibus atque dorso innitentem sensit, natans in Cretam transtulit, ubi in veram redactus formam eam oppressit et oppressu pregnantem fecit. Que illi postea peperit, ut non nullis placet, Minoem, Radamantum et Sarpedonem. Ipse vero in eius sempiternam memoriam terciam orbis partem Europam ex eius nomine nuncupavit. Genealogie deorum gentilium un contesto cristiano la genealogia dei re di Francia Vincent de Beauvais: Speculum historialis Insuper Vincentius Gallicus hystoriographus velle videtur, Francorum reges hodiernos a filiis Hectoris antiquissimam originem habuisse, aiens a Francone quodam, Hectoris filio, cum in extremam Germaniam aufugisset, Sycambriam civitatem conditam, et tractu temporis huius Franconis successores ripas observantes Danubii in occiduum descendisse, et in partes Turingie consedisse, ac Marcomanno Priami filio et Samione ex posteris Antenoris ducibus, Gratiani Cesaris Augusti tempore, transvadato Rheno, eas in partes venisse, quas semper postea tenuere, sibique ex his ducibus reges constituere, et in posteritatem longam atque fulgidam devenere. Quod etsi multum non credam, absit ut omnino negem, cum omnia sint possibilia apud Deum. Genealogie deorum gentilium il gusto del fabuloso un concetto nuovo della poesia un’autonomia totale della poesia Phylosophorum […] est in gymnasiis disputare; poetarum in solitudinibus canere. Et, cum ista inter se non conveniant, non erit, ut aiunt, symia phylosophorum poeta. Gentiles fuere homines; non Christum novere; suam extulere, quam sacram arbitrabantur, religionem, fictiones edidere, gratissimos et commendabiles utero persepe gerentes fructus. Genealogie deorum gentilium la celebrazione della mitografia fabulae, fictiones di un mondo pagano un significato perenne XIV.7 Quod sit poesis […] et quod eius officium le funzioni della poesia: […] actum hominum pro qualitatibus designare, irritare torpentes, desides animare, temerarios retrahere, sontes vincire et egregios meritis extollere laudibus […] fabula – confabulatio Cristo nelle sue parabole Livio o Apuleio l’istruzione Genealogie deorum gentilium XIV.14 Stulte damnatur, quod minus sane intelligitur Quos etiam, pro viribus ingenii miei, amoto fabuloso cortice, aperuisse recordor. XV.7 Carmina greca, non nullis agentibus causis, huic immixta sunt operi le versioni greche dei miti Ast ego in hoc Latinitati compatior, que sic omnino greca abiecit studia, ut etiam non noscamus caracteres licterarum. Nam, etsi sibi sufficiat licteris, et in eas omnis occiduus versus sit orbis, sociate Grecis lucidiores procul dubio apparerent. Nec preterea omnia secum a Grecia veteres traxere Latini: multa supersunt, et profecto nobis incognita, quibus possemus scientes effici meliores. Genealogie deorum gentilium l’ideale unità delle due lingue e delle due culture Ipse […] fui qui primus meis sumptibus Homeri libros et alios quosdam Grecos in Etruriam revocavi, ex qua multis ante seculis abierant non redituri. Nec in Etruriam tantum, sed in patriam deduxi. Boccaccio e Petrarca → l’umanesimo