Comments
Transcript
2-La lussuria - Santa Maria Ausiliatrice
I VIZI CAPITALI Il processo di deformazione dell'uomo Cosa sono i vizi capitali? I vizi capitali sono desideri non ordinati verso il Bene sommo, cioè Dio, all'origine di tutti i peccati. Il "vizio" è infatti una abitudine o propensione: quando si trasforma in "atto" diventa peccato capitale. Pur essendoci evidentemente all'origine una certa propensione, prima del vizio vi è l'atto peccaminoso: è la ripetizione a creare l'abitudine e quindi il vizio. Il vizio infatti è un "habitus" dell'anima, come anche la virtù, acquisita però attraverso la ripetizione di atti buoni (S. Tommaso). Un circolo … vizioso ATTO PECCAMINOSO DESIDERIO, PROPENSIONE DESIDERIO, PROPENSIONE RIPETIZIONE DELL'ATTO I termini "vizio" e "capitale" Il "vizio" mette in rilievo l'impotenza del soggetto di fronte alle sue azioni, delle quali, più che autore, se ne sente schiavo. Chi ha un vizio si trova a fare quello che non vorrebbe fare e si sente umiliato e mortificato per quello che fa. Il vizio è potenza negativa che impedisce all'io la libertà e l'autenticità, imprigionandolo in un mondo di tenebra e di male. Questi vizi sono detti "capitali" non perché siano i più gravi (alcuni di essi non superano la colpa veniale) ma perché sono origine di molti peccati (da "capo": colui che presiede e guida). La classificazione "settenaria" occidentale L'elenco dei vizi capitali cui facciamo riferimento deriva da San Gregorio Magno (+ 604): Superbia: il desiderio disordinato di essere superiori agli altri, fino al disprezzo degli ordini e delle leggi. Avarizia: il desiderio disordinato dei beni temporali. Lussuria: la dedizione al piacere e al sesso. Invidia: la tristezza per il bene altrui, percepito come male proprio. Gola: l'abbandono ed esagerazione nei piaceri della tavola. Ira: il desiderio disordinato di vendicare un torto subito. Accidia: il lasciarsi andare al torpore dell'animo, fino a provare fastidio per le cose spirituali, e in particolare l'abbandono della preghiera e dell'amicizia verso Dio perché faticosa. LA LUSSURIA Il rapporto deformato con la sessualità Hieronimus Bosch, I sette peccati capitali: la lussuria, Museo del Prado - Madrid La nostra seconda lotta, secondo la tradizione dei padri, è contro lo spirito di lussuria: è la più lunga di tutte e dura molto tempo, e pochissimi riescono a vincerla in modo definitivo. È una guerra senza fine. (Cassiano, Istituzioni cenobitiche VI,1) Come è la lussuria? E' come una tigre, "coperta dalle macchie dei vari piaceri della vita; è forte quando tenta, ed è veloce, perché anche il piacere passa presto" (S. Antonio da Padova) E' nascosta in tutti: si narra del diavolo che seppe scegliere con particolare cura un marito per le figlie, "destinando a ciascuna di esse un tipo umano capace di apprezzarne le specifiche qualità: alla simonia spettò il chierico, all'ipocrisia il monaco, alla rapina il cavaliere, all'usura il ricco, alla vanagloria la donna, e così via. Alla fine restava la lussuria, alla quale il provvido e malizioso genitore riservò una sorte diversa da quella delle sue sorelle offrendola a tutti come prostituta" (racconto medievale). Cosa è la lussuria? È san Gregorio Magno a chiamare luxuria l'atteggiamento di eccesso e esagerazione in atti e comportamenti tra loro diversi ma attinenti alla sessualità e quindi al corpo. Il termine non indica il "lusso" (pur derivando da luxus), ma bisogna dire che il lusso ostentato ha una grande forza di seduzione, e con esso «le prostitute nell'antichità attiravano i loro clienti. A questo riguardo è interessante l'immagine utilizzata da Apocalisse 17,4-5 per descrivere la città simbolo dell'idolatria, Babilonia» (Piovano, Lussuria): "La donna era vestita di porpora e di scarlatto, adorna d’oro, di pietre preziose e di perle; teneva in mano una coppa d’oro, colma degli orrori e delle immondezze della sua prostituzione. Sulla sua fronte stava scritto un nome misterioso: «Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli orrori della terra»". I tre "livelli" della persona Sessualità: l' essere "maschio / femmina", la genitalità, le pulsioni fisiologiche. Eros: il desiderio allusivo, la passione, la tenerezza, il fascino … Amore : la donazione reciproca, la comunione con l'altro … Il vizio della lussuria scardina e deforma i tre "livelli" coordinati del sesso, dell'eros, dell'amore, designando un comportamento disordinato e sregolato attinente alla sessualità, e specificamente alla genitalità. La lussuria: "materializzazione" e "frammentazione" La lussuria è esasperazione della sensualità personale: attitudine nella quale il corpo proprio o altrui è usato strumentalmente per ottenere maggior piacere. La lussuria intende il piacere sessuale come qualcosa che è scisso dalla comunione d'amore e dalla persona creata sessuata. Il corpo è desiderato e voluto per il solo piacere, reso oggetto o ridotto in pezzi. La lussuria compie una "materializzazione" della persona umana e una "frammentazione" del corpo. L'altro viene ridotto a ciò che può rispondere al desiderio di godimento: non è più riconosciuto né rispettato nella sua alterità. Di fatto viene annullato nel suo essere persona e viene considerato come fosse una cosa. La repressione del desiderio sessuale : la soluzione della lussuria? Già nella tradizione pagana, e poi in quella cristiana, si è talora insistito sui danni che l'attività sessuale procura all'esercizio della ragione, e si è elaborato un modello ideale di sapiente capace, in nome dei piaceri dell'intelligenza, di rinunciare a quelli della carne. La lussuria e la fine del desiderio sessuale sembrano essere il duplice lato dello stesso problema: la crisi e la disfatta delle relazioni con noi stessi e con chi vive accanto a noi. L'equilibrio da raggiungere è delicato, ma non si conquista attraverso un'eterea astrazione dalla realtà concreta dell'essere umano, che è insieme sesso, eros, amore. Pertanto è lontano dalla genuina spiritualità cristiana uno spiritualismo disincarnato che disprezzi corporeità e sessualità. La lussuria è peccato Ogni forma di lussuria è un peccato, perché ferisce l'altro o se stessi, e perché va contro Dio: «Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi» (1Corinzi 6,19). «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità [...] adultèri, avidità [...] , dissolutezza» (Marco 7,21-22): la lussuria intacca e perverte il cuore, si serve del desiderio passionale per assoggettare a sé il corpo dell'uomo, sottrae alla signoria di Dio le relazioni che segnano la sua vita. Un caso biblico di lussuria: Amnon e Tamar (cf. 2Sam 13,1-17) Avendo Assalonne, figlio di Davide, una sorella molto bella, chiamata Tamar, Amnon figlio di Davide si innamorò di lei. Amnon ne ebbe una tale passione da cadere malato a causa di Tamar, sua sorella; poiché ella era vergine, pareva impossibile ad Amnon di poterle fare qualcosa. Ora Amnon aveva un amico, chiamato Ionadàb, figlio di Simeà, fratello di Davide, e Ionadàb era un uomo molto esperto. Egli disse: «Perché tu, figlio del re, diventi sempre più magro di giorno in giorno? Non me lo vuoi dire?». Amnon gli rispose: «Sono innamorato di Tamar, sorella di mio fratello Assalonne». Ionadàb gli disse: «Mettiti a letto e fa’ l’ammalato; quando tuo padre verrà a vederti, gli dirai: “Mia sorella Tamar venga a darmi il cibo da preparare sotto i miei occhi, perché io possa vedere e prendere il cibo dalle sue mani”». Amnon si mise a letto e fece l’ammalato; quando il re venne a vederlo, Amnon gli disse: «Mia sorella Tamar venga e faccia un paio di frittelle sotto i miei occhi e allora prenderò il cibo dalle sue mani». Allora Davide mandò a dire a Tamar, in casa: «Va’ a casa di Amnon tuo fratello e prepara una vivanda per lui». Tamar andò a casa di Amnon suo fratello, che giaceva a letto. Ella prese la farina, la impastò, ne fece frittelle sotto i suoi occhi e le fece cuocere. Poi prese la padella e le versò davanti a lui; ma egli rifiutò di mangiare e disse: «Escano tutti di qui». Tutti uscirono di là. Allora Amnon disse a Tamar: «Portami la vivanda in camera e prenderò il cibo dalle tue mani». Tamar prese le frittelle che aveva fatto e le portò in camera ad Amnon suo fratello. Ma mentre gli porgeva il cibo, egli l’afferrò e le disse: «Vieni, giaci con me, sorella mia». Ella gli rispose: «No, fratello mio, non farmi violenza. Questo non si fa in Israele: non commettere quest’infamia! E io, dove andrei a finire col mio disonore? Quanto a te, tu diverresti uno dei più infami in Israele. Parlane piuttosto al re: egli non mi rifiuterà a te». Ma egli non volle ascoltarla: fu più forte di lei e la violentò giacendo con lei. Poi Amnon concepì verso di lei un odio grandissimo: l’odio verso di lei fu più grande dell’amore con cui l’aveva amata prima. Le disse: «Alzati, vattene!». Gli rispose: «O no! Questo male, che mi fai cacciandomi, è peggiore dell’altro che mi hai già fatto». Ma egli non volle ascoltarla. Anzi, chiamato il domestico che lo serviva, gli disse: «Caccia fuori di qui costei e sprangale dietro la porta». La lussuria e la concupiscenza La lussuria è legata alla concupiscenza, cioè a una tendenza che è disordinata, in quanto ha smarrito il proprio fine, e con esso anche la giusta proporzione e il senso della misura. Secondo sant'Agostino, la concupiscenza carnale, molto più di quanto accada per altre forme di concupiscenza, comporta un'inversione dei rapporti tra corpo e anima, stabiliti da Dio nella creazione. La pena inflitta all'uomo dalla concupiscenza carnale consiste soprattutto nel dominio che gli impulsi del corpo possono esercitare sulle attività dell'anima. San Tommaso: la necessità di un equilibrio La concupiscenza riguarda un esagerato amore di sé, che si manifesta attraverso "le cose atte a sostentare la natura del corpo, per la conservazione dell'individuo, come il cibo, la bevanda e simili; o per la conservazione della specie, come i piaceri venerei" . (Summa Theologiae, I-II, 77, 5) "Quanto più una cosa è necessaria, più si richiede che in essa si rispetti l'ordine della ragione. E quindi è più peccaminosa [vitiosum] la trasgressione di tale ordine. Ora, l'uso dei piaceri venerei è necessarissimo al bene comune, ossia alla conservazione del genere umano. Perciò in esso si deve seguire col massimo rigore l'ordine della ragione". (Summa Theologiae, I-II, 153, 3) La lussuria è vizio capitale Da alcuni autori del passato è stato sottolineato il fatto che nella lussuria sono coinvolti i cinque sensi del corpo umano. In effetti la lussuria può essere collegata: alla bocca (avida di cibi e bevande eccitanti), a motivo degli eccessi alimentari come causa scatenante di comportamenti lussuriosi; agli occhi, pronti a guardare e a desiderare possibili oggetti di piacere; al naso, che odora profumi inebrianti; alle orecchie, tese ad ascoltare suoni e parole allettanti; alle mani, protagoniste di atti impudichi. Il luogo in cui la lussuria ama nascondersi è però il "cuore". È lì che vengono concepite immagini che accendono desideri. Poi, attraverso un coinvolgimento dei sensi, la lussuria tende a strumentalizzare il corpo, e quindi la persona. Quindi sono due i "luoghi" privilegiati dalla lussuria per attaccare la vita dell'uomo, soprattutto nella sua dimensione relazionale: il cuore e il corpo. Il nono comandamento «Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore» (Matteo 5,28). "Su questo precetto si è spesso accanita l'ironia di chi vi intuisce la condanna di ogni vaga attrattiva istintiva con la proposta di un radicale e impossibile puritanesimo dal profilo maniacale. Fermo restando che sussiste una forza anche nello sguardo e nell'ammiccamento, [...] la prospettiva adottata dal nono comandamento e dalla sua ripresa da parte del Cristo è ben diversa e si fonda su un interessante concetto del "desiderio". In ebraico, infatti, si usa il verbo hamad che non evoca una generica pulsione istintiva, bensì la vera e propria scelta progettuale del desiderio". (Ravasi, Le porte del peccato) Conseguenze della lussuria "L' esplosione pirotecnica di sessualità, che non è mai integrata da un tessuto di passione, di tenerezza, di vero eros e, naturalmente, di amore, alla fine ha come approdo la solitudine. Il grande mercato del sesso imbandito dalla pornografia virtuale o cartacea, esaltata da un'offerta esasperata ed estenuante, produce non la sazietà che colma lo spirito, ma la nausea che genera anoressia comunicativa". (Ravasi, Le porte del peccato) La vita del lussurioso è immersa nell'idolatria, poiché a essa porta tale vizio capitale. Nelle sue varie forme, la lussuria si alimenta di un potere idolatrico: attraverso il proprio corpo, quello altrui, e la ricerca del piacere a ogni costo, si afferma la centralità del proprio soddisfacimento, del proprio bisogno, insomma del proprio "io". È il meccanismo soffocante della filautía che ripiega su se stesso chi ne è posseduto, impedisce ogni scambio sincero e autentico, provoca noia, frustrazione, infelicità. La castità, o integrità del cuore "In fondo la castità come terapia della lussuria è nient'altro che una continua purificazione del cuore mediante il fuoco dell'agape. Non basta dunque una castità fisica, come non è sufficiente dominare solo il corpo; la castità deve raggiungere il cuore per vincere realmente la lussuria". (Piovano, Lussuria) Nella vita consacrata, la castità – unita alla continenza - diventa "segno escatologico", indicando e testimoniando che questo mondo è "penultimo". Nella vita coniugale, "l'unione sessuale deve prendere posto nell'ambito dell'amore mutuo degli sposi, deve realizzare sul piano del corpo un'unione analoga a quella che si compie sul piano delle anime, e deve permettere l'unione totale, facendo diventare i due sposi, secondo la parola della Scrittura, "una sola carne", una sola anima e un solo spirito" (Larchet, Terapia delle malattie spirituali) Giovanni Paolo II: una visione "alta" della corporeità "Il Creatore ha assegnato come compito all’uomo il corpo, la sua mascolinità e femminilità; e nella mascolinità e femminilità gli ha assegnato in certo senso come compito la sua umanità, la dignità della persona, e anche il segno trasparente della "comunione" interpersonale, in cui l’uomo realizza se stesso attraverso l’autentico dono di sé. Ponendo davanti all’uomo le esigenze conformi ai compiti affidatigli, il Creatore indica nello stesso tempo all’uomo, maschio e femmina, le vie che portano ad assumerli e ad eseguirli". (Udienza generale 8.4.1981) Per approfondire Giovanni Paolo II, Udienze generali dal 15.10.1980 al 10.2.1982 (pubblicate anche nella collana "Magistero" delle Edizioni Paoline – "Teologia del corpo") Pontificio Consiglio per la Famiglia, Sessualità umana: verità e significato (1995) Congregazione per la Dottrina della fede, Persona humana. Alcune questioni di etica sessuale (1975) Congregazione per l'Educazione cattolica, Orientamenti educativi sull'amore umano. Lineamenti di educazione sessuale (1983) I documenti sono scaricabili dal sito www.vatican.va Appuntamento a SABATO 1 FEBBRAIO L'invidia