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Per respirazione si intendono due processi integrati: respirazione esterna: include tutti i processi coinvolti negli scambi gassosi di O2 e CO2 con l’ambiente respirazione interna: detta anche respirazione cellulare coinvolge l’assunzione di O2 e la produzione di CO2 a livello di singola cellula La respirazione esterna comprende: 1. ventilazione polmonare (respirazione) 2. diffusione gassosa attraverso le membrane e i capillari 3. trasporto do O2 e CO2 tra i capilllari alveolari prima e successivamente attraverso il letto capillare sistemico Quali sono i principi fisici che governano il movimento di aria all’interno dei polmoni? La ventilazione polmonare è il movimento fisico di aria dentro e fuori il tratto respiratorio. È la causa della ventilazione alveolare Relazione inversa fra pressione gassosa e volume Legge di Boyle Descrive la relazione esistente fra pressione gassosa e volume: al diminuire del volume la pressione aumenta P1V1=P2V2 Legge di Dalton La pressione totale di una miscela di gas è data dalla somma delle pressioni dei singoli gas. La pressione di un singolo gas è definita pressione parziale. Ad es:. PO2= 760mmHg · 0.21= 160mmHg La pressione totale della miscela è la somma delle pressioni parziali individuali dei gas presenti e si può scrivere come: PB= Px + Py + Pz Aria ambiente (secca) mmHg % Aria tracheale (umida) Sangue arterioso sistemico Gas alveolare Sangue venoso misto mmHg % mmHg % mmHg % mmHg % PO2 160 21 150 20 102 14 102 14 40 6 PCO2 0 0 0 0 40 5 40 5 46 6 PN2 600 79 563 74 571 75 571 75 571 81 PH2O 0 0 47 6 47 6 47 6 47 7 Nel passaggio da naso, faringe, trachea l’aria inspirata è riscaldata a 37°C e saturata di vapore acqueo. Calore e vapore sono forniti dal flusso ematico bronchiale e polmonare. In fisiologia polmonare si tiene conto dei valori dell’aria tracheale umida (il contributo dei vari gas è diluito dalla presenza di vapor acqueo). Volumi polmonari e ventilazione I polmoni sono alloggiati in una cavità ermeticamente chiusa, la cavità toracica e sono separati dall’addome dal diaframma. La gabbia toracica è costituita da 12 paia di coste, uno sterno e una serie di muscoli intercostali interni ed esterni. La parte ossea della gabbia è ancorata alla colonna vertebrale posteriormente e allo sterno anteriormente fatta eccezione per le ultime due paia di costole che sono dette flottanti. I polmoni e la gabbia toracica sono rivestiti dalla pleura (pleura viscerale e parietale rispettivamente). Lo spazio fra i polmoni e la parete toracica è detto SPAZIO PLEURICO (10µm) e contiene uno strato di liquido con funzione lubrificante. Il diaframma è il muscolo striato principale utilizzato durante l’inspirazione. È innervato dalla branca dx e sx del nervo frenico che originano dal tratto cervicale del MS (per lo più da C4) e discendono attraverso il plesso cervicale fino al diaframma. Nell’inspirazione normale l’abbassamento del diaframma è circa 1-2 cm mentre nell’inspirazione forzata si arriva anche fino a 10-12 cm. Quando il diaframma si contrae, il volume della cavità toracica aumenta, la pressione diminuisce (legge di Boyle) e i polmoni si espandono automaticamente richiamando aria. Questo avviene con due modalità. 1. il diaframma si contrae e si muove verso il basso spingendo il contenuto addominale in basso e aumentando l’asse verticale della cavità toracica. 2. per movimento della gabbia toracica e delle costole con aumento del diametro antero- posteriore della cavità toracica. In genere nell’inspirazione normale si utilizza quasi interamente il primo sistema per contrazione del diaframma (75%) e durante l’espirazione, che nella respirazione normale è un atto puramente passivo, questo si rilascia ed il naturale riavvolgimento elastico dei polmoni riporta la situazione alla normalità. I polmoni si espandono perché essendo la gabbia toracica ermeticamente chiusa, all’aumento dell’asse verticale fa seguito una diminuzione della pressione endopleurica che determina un’espansione polmonare. Durante l’inspirazione si utilizzano anche i muscoli intercostali esterni che permettono il cosiddetto movimento a manico di secchio perché implica un movimento verso l’alto e in avanti della gabbia toracica. Esistono infine, nell’inspirazione forzata, i muscoli accessori che sono i muscoli scaleni del collo e gli sternocleidomastoidei che intervengono nella respirazione profonda e forzata. Nell’espirazione forzata è necessaria una compressione dei muscoli addominali (retti addominali) che spingono i visceri contro il diaframma accentuando l’espirazione. Intervengono anche gli intercostali interni che spingono la gabbia toracica verso il basso. INSPIRAZIONE ESPIRAZIONE 1. Ribs 2. Sternum 3. External intercostal muscles 4. Internal intercostal muscles 5. Diaphragm INSPIRAZIONE: fase attiva della respirazione contrazione del diaframma contenuto addominale spinto in basso gabbia toracica spinta all’esterno riduzione pressione endopleurica espansione dei polmoni espansione degli alveoli e richiamo di aria. ESPIRAZIONE: fase passiva della respirazione rilasciamento del diaframma abbassamento della gabbia toracica volume toracico ridotto svuotamento polmonare. Espirazione forzata Inspirazione forzata Vediamo quali sono le pressioni da considerare da L. Sherwood FISIOLOGIA UMANA: dalle cellule ai sistemi Zanichelli Editore Variazioni della pressione alveolare Quando si parla di respirazione le pressioni sono espresse in mmHg o cmH2O dove: 1cmH2O=0.74mmHg 1mmHg=1.36cmH2O Quando ci si riferisce alle pressioni relative bisogna ricordare che si assume PB (pressione atmosferica) = 0 come riferimento. In particolare ci sono tre valori di pressione associati con la respirazione ed il flusso di aria. Pressione intra o endopleurica (Ppl)= pressione del liquido pleurico fra polmoni e parete toracica. A riposo vale ca -3mmHg Pressione alveolare (PA)= pressione all’interno degli alveoli Pressione transmurale (Ptm)= differenza pressoria fra interno ed esterno di una via aerea oppure della parete toracica. In particolare la pressione transpolmonare (PTP=PA-Ppl) = gradiente pressorio fra alveoli e sacco pleurico che mantiene distesi i polmoni Il gradiente di pressione transmurale tende a distendere i polmoni e a comprimere il torace grazie all’azione svolta dalla pressione intrapleurica subatmosferica. Questa, a sua volta, è inferiore alla pressione atmosferica perché i polmoni distesi e il torace compresso tendono a separarsi fra loro espandendo lievemente la cavità pleurica e facendo da L. Sherwood FISIOLOGIA UMANA: dalle cellule ai sistemi Zanichelli Editore scendere la pressione al di sotto di quella atmosferica Polmone Sacco pleurico Forza elastica del polmone Forza dovuta alla pressione intrapleurica negativa Palv=-0mmHg Ppl=-3mmHg Parete toracica Forza elastica della parete toracica Ppl PA Perché la pressione endopleurica è negativa? Il polmone e la gabbia toracica sono strutture elastiche. Il polmone tende a retrarsi, mentre la gabbia toracica a espandersi determinando Ppl= -5cmH2O così una depressione. Ppl è negativa durante l’inspirazione e l’espirazione normale, mentre diviene positiva nell’espirazione forzata. Vediamo cosa succede durante un ciclo respiratorio L’inspirazione avviene quando la pressione alveolare diminuisce L’espirazione avviene quando la pressione alveolare supera la pressione atmosferica Ciclo respiratorio: valori di pressione Alla fine dell’espirazione i muscoli sono rilassati, PA= 0 e Ppl = -5cmH2O (-3mmHg). Quindi: (PTP = 0-(-5cmH2O) = 5cmH2O) A questo punto il diaframma si contrae e inizia l’inspirazione. Ppl diminuisce e PTP (=PA-Ppl) aumenta con espansione degli alveoli. A questo punto Pbocca-PA >0 e questo causa afflusso di aria nei polmoni. La pressione pleurica è circa -5cmH2O appena prima dell’inspirazione e quando la gabbia toracica si espande durante l’inspirazione aumenta a circa -7.5cmH2O (-6mmHg). Durante l’inspirazione anche la pressione alveolare scende a -1mmHg in modo che l’aria proveniente dall’atmosfera possa penetrare negli alveoli. In questo modo circa 0.5lt di aria entrano negli alveoli in circa 2 secondi. Durante l’espirazione avviene l’opposto e la pressione alveolare aumenta a +1mmHg. Contrazione dei muscoli inspiratori Espansione della cavità toracica Aumento della trazione sul fluido pleurico e quindi diminuzione di Ppl Aumento di PTP (Palv-Ppl) Espansione dei polmoni (aumento di volume e diminuzione di Palv) PA < pressione atmosferica Ingresso di aria nei polmoni finché PA= pressione atmosferica Pneumotorace Quando la parete della gabbia toracica è integra, sulle superfici esterne dei polmoni si esercita una pressione inferiore a quella atmosferica: questa differenza di pressione contrasta la tendenza alla retroazione elastica del polmone facendo si che l'organo resti insufflato e disteso e possa così svolgere la sua funzione fisiologica. La penetrazione di gas nella cavità pleurica, determina una riduzione o la scomparsa della depressione atmosferica ivi presente. Di conseguenza non viene più contrastata la retroazione elastica del polmone, cosicché questo si affloscia in misura direttamente proporzionale alla quantià di gas penetrata nella cavità pleurica Ppl=0 perché la parete toracica è perforata e di conseguenza PTP=0 PA=0 Il polmone è una struttura elastica perché il tessuto alveolare contiene collagene ed elastina. Quindi se la pressione che circonda il polmone è più bassa della pressione alveolare (Palv), il polmone è mantenuto espanso. È circondato da un sottile velo di liquido pleurico che ne lubrifica i movimenti e mantiene la coesione. Efficienza respiratoria con l’età I volumi polmonari inspirati ed espirati possono essere misurati grazie alla spirometria tramite uno spirometro. Questo serve anche a valutare la funzionalità respiratoria. Consideriamo 4 volumi polmonari implicati nella ventilazione: Volume corrente Volume di riserva inspiratoria Volume di riserva espiratoria Volume residuo Sistema chiuso perché le narici del soggetto sono chiuse Respiri tranquillamente Ora, al termine di un’inspirazione tranquilla respiri tutta l’aria che può Ora si fermi alla fine di un’espirazione tranquilla ed espiri tutta l’aria che può Non misurabile CPT = CV + VR CV = VRI + VRE + VC Rappresenta il max volume di aria spostata volontariamente La somma didentro due eofuori più volumi l’apparato respiratorio polmonari è detta capacità durante un singolo atto respiratorio La pressione transpolmonare e la pressione alveolare non sono gli unici fattori che condizionano il volume e i flussi d’aria scambiati con l’esterno. Il volume che il polmone assume ad una determinata pressione transpolmonare dipende infatti anche dal grado di distensibilità del polmone e i flussi d’aria sono condizionati dalla resistenza delle vie aeree. 1.Compliance (distensibilità): è una misura della facilità con cui un polmone può distendersi ed è misurabile come il rapporto fra la variazione di volume polmonare e la variazione di pressione transpolmonare che ha prodotto il cambiamento V C Palv Ppl a). La compliance polmonare è tanto maggiore La compliance polmonare è a sua volta influenzata quanto più sottile è lo strato di tessuto elastico del da duepolmone. fattori che sono: D’altra parte, quando questo strato è ridotto, il del ritorno elastico del polmoneresponsabile è anch’esso del a) Elasticità tessuto polmonare ridotto e l’espirazione diviene più faticosa, come ritorno elastico del polmone alla sua posizione di accade ad esempio nel caso dell’enfisema riposo. polmonare in cui l’inspirazione è facilitata, ma l’espirazione è moltoalveolare difficoltosa. Una buona b) Tensione superficiale compliance implica pertanto un giusto equilibrio fra fibre connettive e tessuto elastico Alta compliance Alta elasticità Alta compliance Bassa elasticità L’elasticità viene compromessa nel caso di enfisema La compliance si riduce nel caso di fibrosi In un polmone riempito di aria le curve di insufflazione e desufflazione non coincidono (isteresi). L’isteresi non è presente in un polmone riempito con soluzione fisiologica, che risulta anche più distensibile di quello riempito di aria. Questo dimostra che: gran parte della forza retroattiva polmonare, deriva dalla tensione superficiale. 3/4 dell’isteresi dipendono dalla tensione superficiale, la parte rimanente dalle proprietà del tessuto I punti 1. 2. 3. 4. si ottengono 4. insufflando il polmone di aria e misurando all’equilibrio il volume 3. raggiunto. La compliance cambia molto in funzione del volume raggiunto. Tratto AB: piccoli C aumenti di volume per grandi Tratto BC: grandi aumenti variazioni di pressione di volume per piccole 2. variazioni di pressione Insufflato di soluzione fisiologica. L’interfaccia aria-liquido è assente e la Insufflato d’aria e quindi la compliance è nettamente tensione superficiale più elevata. Bastano 5all’interfaccia aria-liquido 6mmHg per distendere il B attiva polmone al 90% delè suo volume max. L’isteresi è 1. praticamente assente A Il surfactante riduce il lavoro respiratorio La tensione superficiale è la maggior responsabile della resistenza offerta dal polmone all’espansione ed è dovuta al sottile strato di acqua presente all’interfaccia fra alveoli e aria Per ridurre la tensione superficiale soprattutto a livello degli alveoli più piccoli, le cellule alveolari di tipo II secernono un surfactante a base di dipalmitoilfosfatidilcolina. Questo risulta più concentrato a livello degli alveoli di dimensioni minori e rende la loro tensione superficiale inferiore a quella degli alveoli di dimensioni maggiori. In questo modo il lavoro richiesto per espandere il polmone è ridotto. Epitelio alveolare Alveolo Liquido alveolare Surfattante Il surfactante secreto dalle cellule alveolari riduce la tensione superficiale del liquido alveolare e riduce quindi il lavoro richiesto per espandere gli alveoli. Inoltre ne impedisce il collassamento alla fine dell’espirazione (atelettasia) 2. Resistenza delle vie aeree: si può fare un’analogia con il sistema circolatorio e osservare che la resistenza offerta al flusso di aria da parte delle vie aeree dipende dalla lunghezza delle vie, dal calibro e dalla viscosità dell’aria 8l Rvieaeree 4 r Fattore Influenzato da L lunghezza del sistema Costante (poco rilevante) Mediato da Di solito costante La resistenza delle vie aeree al flusso è (umidità e altitudine η Viscosità dell’aria possono variarlo determinata principalmente dal loro lievemente) diametro. La tabella riporta i principali Diametro delle vie aeree fattori che alterano la resistenza delle vie Vie aeree superiori Ostruzione fisica Muco e altri fattori aeree Bronchioli Broncocostrizione Neuroni parasimpatici (recettori muscarinici; istamina) Broncodilatazione CO2, adrenalina (recettori β2) Ventilazione polmonare Non tutta l’aria inspirata raggiunge gli alveoli perché il volume corrente di circa 500ml è distribuito fra vie di conduzione ed alveoli. Circa 150ml restano nelle vie di conduzione che, ovviamente, non partecipano agli scambi respiratori. Si parla di spazio morto anatomico. Ventilazione polmonare totale= volume di aria che entra o esce attraverso il naso o la bocca in un minuto (volume corrente x frequenza ventilatoria) Volume corrente (Vc)= volume di ogni atto respiratorio. Varia con l’età, sesso, posizione, metabolismo (in media 0.5 l). Ventilazione alveolare (VA)= volume di aria fresca che entra negli alveoli in un atto respiratorio o in un minuto. VA < Vc a causa dello spazio morto. VA= ventilazione alveolare, parte di ventilazione che raggiunge gli alveoli e partecipa agli scambi respiratori N.B.: lo spazio morto anatomico (Vm) è costituito dalle vie di conduzione (naso, bocca, faringe, laringe, trachea, bronchi e bronchioli) dove non avvengono scambi gassosi. Notare anche il ridotto volume di sangue capillare (70ml) in rapporto alla grande superficie alveolare. Vc = 500 ml Vm Vc = Vm + VA VA VA Flusso polmonare A B A Spazio morto alveolare (flusso ematico assente o ridotto) B In realtà in un polmone non tutti gli alveoli hanno un’omogeneità ventilazione / perfusione. Esiste cioè una ventilazione “inutile” (spazio morto alveolare). Pertanto si definisce spazio morto fisiologico il seguente: Spazio morto fisiologico = spazio morto anatomico (Vm) + spazio morto alveolare VA minuto= VA x f VA è la ventilazione alveolare per ogni atto respiratorio f è la frequenza respiratoria e vale circa 12 atti/minuto VE minuto = Vc x f VE minuto è il volume totale di gas espirato al minuto Si può anche scrivere VA minuto = f x (Vc – Vm) In un soggetto normale adulto la frequenza ventilatoria è circa 12/15 atti al minuto. Con un volume corrente di 500ml, vale: Ventilazione polmonare totale = 12 atti/minuto cioé 6000 ml/minuto 500 x ml/atto Togliendo lo spazio morto anatomico di circa 150ml abbiamo la ventilazione alveolare, cioè l’aria che EFFETTIVAMENTE raggiunge gli alveoli in un minuto. Ventilazione alveolare = 12 atti/minuto cioé 4200 ml/minuto 350 x ml/atto VC= 500 ml Spazio morto anatomico= 150 ml Aria alveolare = 3000 ml Ventilazione totale = 6000-7000 ml/min Frequenza respiratoria = 12-15 /minuto Ventilazione Alveolare = 4200-5250 ml/min (500-150) x 12 (15) Flusso sanguigno = 5000 ml/min Sangue nei capillari polmonari = 70 ml Volume corrente (ml) x frequenza = A 150 x 40 = B 500 x 12 = C 1000 x 6 = Ventilazione al minuto (ml/min) 6000 - Ventilazione nello spazio = morto (ml/min) VA (ml/min) - 6000 (150x40) = 0 6000 - 1800 (150x12) = 4200 6000 - 900 (150x6) = 5100 N.B.: quindi una respirazione più profonda (aumento di Vc, linea C) fornisce una miglior ventilazione alveolare rispetto ad una respirazione frequente e poco profonda (linea A) Facciamo un breve richiamo sul circolo polmonare che prende inizio dal tronco polmonare che fuoriesce dal ventricolo dx e fa ritorno all’atrio sx attraverso le vene polmonari. La quantità di ossigeno presente nei capillari post-alveolari è infatti determinata: Il rapporto ventilazione/perfusione (VA/Q) dalla quota di ossigeno che raggiunge rappresenta il principale determinante della gli alveoli nell’unità di tempo come concentrazione di ossigeno nel sangue che conseguenza degli atti respiratori esce dalla circolazione polmonare per dalla quantità di sangue che attraversa raggiungere i tessuti attraverso il circolo nell’unità di tempo i capillari alveolari sistemico. (Click) per sottrarre ossigeno agli stessi alveoli. PO2 e PCO2 alveolare in funzione della ventilazione alveolare La ventilazione alveolare condiziona fortemente il contenuto di gas all'interno dell'alveolo. Aumentando la ventilazione (iperventilazione) aumenta la quantità di O2 e si riduce la quantità di CO2. In regime di ipoventilazione la situazione si inverte. 100mmHg 40mmHg Il rapporto ventilazione/perfusione (VA/Q) La ventilazione per poter essere efficace e distribuire ossigeno nella maniera corretta deve essere accoppiata ad un flusso sanguigno opportuno ed adeguato. La modifica del flusso ematico dipende QUASI ESCLUSIVAMENTE dalle proprietà dei capillari e da fattori locali come i livelli di O2 e CO2 Il rapporto (15 x 350 = 5250 ml/min) ottimale VA/Q 1 è un valore mediato su tutto il polmone In queste condizioni, la PO2 e PCO2 alveolari valgono: PO2 = 100 mmHg PCO2 = 40 mmHg Quando VA/Q 1 : PO2 = 100 mmHg PCO2 = 40 mmHg VA / Q = 0 ventilazione bloccata oppure VA / Q = 8 Si possono verificare condizioni estreme in cui: perfusione bloccata Diagramma PO2 vs PCO2 Situazione di VA nulla. PCO2= 45mmHg e PO2= 40mmHg Situazione ideale con PCO2= 40mmHg e PO2= 100mmHg Situazione di Q assente. PCO2= 0mmHg e PO2= 150mmHg Dobbiamo tuttavia tenere presenti alcuni fatti: • I capillari polmonari possono essere compressi quando la pressione scende al di sotto di un certo valore • All’apice del polmone in un soggetto a riposo i capillari sono facilmente chiusi per i bassi valori di pressione idrostatica. Sotto sforzo, quando la pressione aumenta, questi distretti si aprono assicurando che l’intera gittata cardiaca aumentata sia ben ossigenata Differenze regionali del rapporto V/Q Il rapporto V/Q quindi non assume valori uniformi in tutti i distretti del polmone. In particolare quando il soggetto si trova in posizione ortostatica gli apici polmonari presentano V/Q alti, mentre le basi del polmone hanno V/Q bassi. La forza di gravità fa sì che il peso del polmone renda la pressione intrapleurica a livello delle basi meno negativa. Questo causa a sua volta una riduzione del volume degli alveoli a livello della base polmonare In base a questo fatto si distinguono nel polmone di un soggetto a riposo tre regioni alveolari: Alveolo superiore: alveolo disteso, flusso sanguigno minimo per bassa pressione idrostatica (VA > Q) Alveolo intermedio: alveolo disteso e capillari aperti (ideale VA/Q = 1) Alveolo inferiore: alveolo compresso dalla gravità ed elevato flusso (VA < Q) Per effetto della gravità: all’apice la Ppl è -8 mmHg, alla base Ppl è -2 mmHg; ne consegue che gli alveoli sono più distesi all’apice che alla base Differenze della geometria vascolare e delle pressioni idrostatiche producono alterati rapporti ventilazione / perfusione nelle differenti regioni del polmone Ostruzione delle vie aeree e quindi ventilazione assente Mancanza di flusso e quindi perfusione assente Esempi di VA/Q < 1 La ventilazione non è sufficiente a ossigenare il sangue che arriva ai polmoni nel blocco alveolare VA si riduce nello “shunt” venoso nella parte bassa dei polmoni i capillari sono più dilatati. Q è maggiore delle parti superiori. V/Q bassi: il distretto polmonare interessato è 1. La bronchite cronica è una malattia normalmente perfuso, ma ipoventilato o dei polmoni molto comune e debilitante, normalmente ventilato sovraperfuso. La presenza dove vi è unaeproduzione eccessiva di muco delle ghiandole che viene espulso di V/Q bassi è una fisiologicamente propria delle basi 2. L'asma malattia infiammatoria dall'organismo accompagnato da cronica delle vie aeree (bronchi) nella polmonari e si riscontra in quadri patologici come la 3. Per edematosse polmonare acuto (EPA) continua quale giocano(1)un ruolo numerose bronchite cronica si, l’asma l’edemadei liquidi nello intende (2) uneaumento cellule, in particolare i mastociti, gli spazio extravascolare (interstizio e (3) polmonare condizione eosinofili. La e i linfociti T. Nei estrema soggetti nella quale alveoli) a livello del parenchima V/Q=0predisposti è definitaquesta shuntinfiammazione e corrisponde alla presenza polmonare. provoca episodi ricorrenti di respiro di una completa ostruzione di un alveolo o di una sibilante, difficoltà respiratoria, senso via aerea serviti da un determinato di costrizione toracica e tosse distretto vascolare. Esempi di VA/Q > 1 La ventilazione eccede il flusso sanguigno polmonare. nella parte alta dei polmoni i capillari sono collassati: Q è minore rispetto alle parti inferiori. nell’enfisema polmonare l’area di scambio è ridotta. VA è molto grande L’embolia polmonare (EP) o meglio, V/Q alti: il distretto polmonare interessato è la tromboembolia polmonare (TEP), adeguatamente ma alla ipoperfuso o è una condizioneventilato, clinica legata normalmente ma iperventilato. A livello migrazione di perfuso, materiale trombotico o menol’ipossiemia dalla circolazione venosa globale può svilupparsi poiché una L'enfisema sistemica all’albero vascolare è una patologia che quantità insufficiente di sangue sio rifornisce di da: interessa i polmoni, caratterizzata polmonare, con ostruzione parziale dilatazionetessuti. degli spazi aerei a valle dei ossigeno da distribuire Questa totale della circolazioneaiarteriosa bronchioli terminali; condizione èpolmonare. fisiologicamente propria degli apici distruzione delle loro pareti; assenza di evidente fibrosi. polmonari e si riscontra in quadri patologici come l’embolia polmonare ed enfisema. ∞ 0 VA / Q VA / Q = 1 Q VA / Q = 0 Q ? VA / Q = ∞ Q Composizione del gas Bronchioli Arteriole polmonari Arteriole sistemiche Aumento PCO2 DILATAZIONE (Costrizione) DILATAZIONE L’organismo tenta di accoppiare ventilazione e perfusione regolando il diametro di bronchioli e Diminuzione COSTRIZIONE (Dilatazione) COSTRIZIONE arteriole PCO2 attraverso i fattori che compaiono nella tabella Aumento PO2 (Costrizione) DILATAZIONE COSTRIZIONE Diminuzione PO2 (Dilatazione) COSTRIZIONE DILATAZIONE COSTRIZIONE ARTERIOLARE NELL’ALVEOLO DI DX SITUAZIONE NORMALE Come si può misurare la ventilazione alveolare (VA)? È possibile misurare il volume di CO2 espirato (VECO2). Siccome non c’è scambio gassoso nelle vie di conduzione e l’aria inspirata non dovrebbe virtualmente contenere CO2, si assume che tutta la CO2 provenga dal gas alveolare. Quindi la quantità di CO2 escreta dai polmoni equivale a: VECO2= VA x FACO2 Questa equazione è nota come equazione della ventilazione alveolare. Poiché PACO2 = FACO2 x pressione alveolare totale, possiamo riscrivere l’equazione vista come: VECO2= VA x PACO2 x K dove K tiene conto della trasformazione di FACO2 a PACO2 (1/K= 0.863). Si ha: VECO2 = VA x PACO2 / 0.863 da cui si ottiene: VECO2 VA 0.863 PACO2 Siccome PACO2 è in equilibrio con il valore di pressione parziale del sangue arterioso possiamo usare questo valore (PaCO2) VA= VECO2 x 0.863 / PaCO2 cioè VECO 2 PaCO 2 0.863 VA http://www.cellphys.ubc.ca/undergrad_files/Ventilation.pdf Questa è una delle relazioni più importanti della fisiologia respiratoria perché pone risalto sulla relazione inversa fra VA e PaCO2. Nel processo di ventilazione vedremo che il fattore sottoposto a rigido controllo è proprio PaCO2 = 40mmHg. Se VA aumenta (iperventilazione), PaCO2 diminuisce Se VA diminuisce (ipoventilazione), PaCO2 aumenta Quanto ossigeno arriva agli alveoli? Qual è il valore normale? Per rispondere a questa domanda ci viene in aiuto l’equazione del gas alveolare che mette in relazione la PAO2 (pressione alveolare di ossigeno) con tre variabili: FIO2, PACO2 e quoziente respiratorio (R). PIO2= pressione parziale di O2 inspirato FIO2= concentrazione relativa di O2 nell’aria inspirata R = rapporto di scambio respiratorio (VCO2 / VO2) assunto uguale a 0.8 PA O2 PIO2 PA CO2 R FIO2 (Patm PH 2O ) PAO 2 0.21 760mmHg 45mmHg PA CO2 R 40mmHg 100mmHg 0.8 Quindi l’equazione del gas alveolare è essenziale per calcolare la pressione alveolare di ossigeno e valutare la pressione parziale arteriosa di ossigeno e stabilire così se i polmoni stanno trasferendo ossigeno in maniera corretta al sangue.