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Prendiamo il largo!

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Prendiamo il largo!
DELLA
ANNO XXXV
15 MAGGIO 2010
E 1,20
19
DIOCESI
DI
COMO
CONTIENE INSERTO
PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A.
SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV.
IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO
IN MILLESEICENTO A BELLAGIO CON IL VESCOVO PER IL MOLO 14
Prendiamo il largo!
Foto Mario Tacchi
L
Ascensione del Signore
segna ogni anno il posto
della Giornata mondiale delle comunicazioni
sociali. È una coincidenza voluta. E si pensa giustamente al mandato missionario
dato in quell’occasione da Gesù
agli apostoli. Siccome il Vangelo deve essere annunciato a tutte le nazioni, che cosa è più utile dei mezzi di informazione che
ci permettono di raggiungere il
mondo intero? E se il mondo è
diventato digitale - davvero raggiungibile con un dito... - quale
opportunità e quale responsabilità hanno i nuovi media per
la diffusione della Parola!
Ma l’Ascensione è, teologicamente parlando, la festa che,
lungi dal disincarnare il Cristo,
lo incarna definitivamente in
cielo, ovvero in quella dimensione che è tutto tranne che eterea. Il Cristo che ascende in cielo non è affatto il Cristo che esce
dalla storia, ma è il Cristo che
prende possesso della terra in
un modo che gli permetta di esservi sempre presente. L’Ascensione richiama il Natale, è
una seconda solennità di incarnazione. E tale dimensione - che
corregge certe letture un po’
mielose della festa dell’addio di
Gesù ai suoi discepoli - è oltre-
’
modo significativa per il mondo delle comunicazioni sociali:
nel nuovo «cielo» digitale si gioca la sfida della comunicazione,
ma essa resta ultimamente ed
essenzialmente una sfida di
volti... e non di monitor.
Lo ricorda anche Benedetto
XVI nel suo messaggio di quest’anno (il testo integrale è a
pagina 7), che il Papa ha voluto
rivolgere in modo particolare ai
preti nell’anno sacerdotale che
s’avvia a conclusione: «Il sacerdote e la pastorale nel mondo
digitale: i nuovi media a servizio della Parola». Pur invitando i presbiteri a prendere dimestichezza con i nuovi media digitali e a saperli usare con sufficiente professionalità - c’è infatti, scrive il Papa, «il rischio
di un’utilizzazione dettata principalmente dalla mera esigenza di rendersi presente, e di considerare erroneamente il web
solo come uno spazio da occupare» - Benedetto XVI ricorda
loro che «più che la mano dell’operatore dei media, il presbitero nell’impatto con il mondo
digitale deve far trasparire il
suo cuore di consacrato, per
dare un’anima non solo al proprio impegno pastorale, ma anche all’ininterrotto flusso comunicativo della “rete”». Il digitale spiana certo la strada a nuovi incontri, ma il prete in questa nuova opportunità, più ancora di altri, deve essere presente «assicurando sempre la qualità del contatto umano e l’at-
tenzione alle persone e ai loro
veri bisogni spirituali». E aggiunge: «Non bisogna dimenticare che la fecondità del ministero sacerdotale deriva innanzitutto dal Cristo incontrato e
ascoltato nella preghiera; annunciato con la predicazione e la
testimonianza della vita; conosciuto, amato e celebrato nei Sacramenti, soprattutto della Santissima Eucaristia e della Riconciliazione». Io ringrazio il Papa
per aver ricordato questo anche
a me, prete impegnato in prima
persona nei media. Mi conferma
che non esiste alcuna «parrocchia di carta» - a maggior ragione se «digitale» - che possa sostituire la passione della «parrocchia di carne». La Rete è sicuramente una grande occasione di incontro, ma, più che un
corpo senz’anima, rischia d’essere un’anima senza corpo...
Un’ultima cosa mi preme ricordare ai miei confratelli, raggiunti oggi, solennità dell’Ascensione, dal messaggio del
Papa per questa 44.esima Giornata delle comunicazioni sociali. Nella rincorsa al digitale,
non dimenticate questo foglio
di carta settimanale che cerca
di unire - ancora attraverso la
buca delle lettere - la nostra vasta diocesi. Preoccupatevi di più
di farlo conoscere e leggere! Pensate che il 95% delle informazioni che finiscono nella Rete viene da vecchi giornali come
quello che avete tra le mani.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
COMUNICARE
DOPO...
L’ASCENSIONE
don AGOSTINO CLERICI
VISITA
PASTORALE
DA BLEVIO A
ZELBIO E VELESO
ALLE PAGINE 12 E 13
COMO
AMIANTO E
MESOTELIOMA
I CASI COMASCHI
ono 148 i casi ad oggi i
casi di mesotelioma riconosciuti come “primitivi”, cioè strettamente legati all’esposizione da amianto. Il “picco” atteso tra il 2015 e il 2020.
S
A PAGINA 18
COMO
OGGETTI SMARRITI:
LA COMO
DISTRATTA
A PAGINA 19
SONDRIO
OCCASIONI
DI RIFLESSIONE
SU ECONOMIA
E SVILUPPO
A PAGINA 33
PRIMO PIANO
COMUNICAZIONE
A SERVIZIO
DELLA PAROLA
ALLE PAGINE 3 E 7
GIOVANI
IL MOLO 14
E IL MEETING
NAZIONALE
GUANELLIANO
ALLE PAGINE 20 E 21
PONTE
CHIASSO
GLI AUGURI A
MARISA FRIGERIO
A PAGINA 26
Veglia di
Pentecoste
Sabato 22 maggio, alle ore
21.00, in Cattedrale a Como,
solenne Veglia di Pentecoste
presieduta dal vescovo mons.
Diego Coletti, con benedizione di don Alessandro Alberti,
inviato all’annuncio del Vangelo nella Chiesa di Maroua
Mokolò - Cameroun.
P A G I N A
2
RIFLESSIONI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
BRUNO MAGGIONI
NOVITÀ IN LIBRERIA
ALLE RADICI DELLA SEQUELA
l volume propone un percorso di riscoperta della vita
consacrata alla luce della
fondamentale categoria biblica della sequela. La prospettiva, innanzitutto: “la lettura
parte dall’identità di Gesù e non
subito da quella del discepolo:
prima e più dei testi di sequela,
mi interessano i testi cristologici:
“mi sembra una scelta di non
poco conto, del tutto necessaria
se lo scopo che ci proponiamo non
è di illustrare tutti gli aspetti
della vita religiosa, bensì il suo
centro, cioè quel tratto che colora
di sé tutti gli altri”. Così “il percorso scelto e lo scopo prefisso
sembrano privilegiare il discepolato, la vita cristiana senza aggettivi, lasciando in controluce la
vita consacrata nella sua specificità. Ma è giusto che sia così. In
fondo mi sembra una scelta inevitabile, se si vuole fare una corretta lettura evangelica della
vita consacrata. L’impressione
che la vita consacrata sia colta in
terza battuta (prima la figura di
Gesù, poi il discepolo, poi la vita
consacrata) è nell’ordine delle
cose. La vita consacrata, infatti,
si inserisce totalmente nel discepolato, inteso come vita cristiana ed evangelica, distinguendosene non anzitutto per la
sottolineatura di questo o di quel
particolare, sia pure importante,
ma per una particolare radicalità e concentrazione sul “centro”
dell’intero vangelo”.
Poi, un punto di riferimento
irrinunciabile: una sola radicalità evangelica in molte forme. Ci
si potrebbe chiedere: che ne è,
allora, dei “consigli evangelici”?
L’Autore precisa: “Probabilmente la categoria del “consiglio” è
legata al “se vuoi” che si legge
nell’episodio della chiamata del
ricco (Mt 19,21). In realtà il “se
vuoi” non esprime un consiglio
nel senso di una cosa che si può
fare o non fare, o di un più a cui
si può anche rinunciare. Esprime
invece la forma di ogni chiamata
di Dio, che non restringe la libertà dell’uomo, ma la allarga […]
L’importante - e questo dovrebbe
essere un punto fermo - è che il
“radicalismo evangelico” non è
delegabile ad alcune forme speciali di vita cristiana, lasciando
I
alle forme comuni il semplice
dovere di una “giustizia” priva di
radicalità”. Allora: “il radicalismo è una nota essenziale della
proposta evangelica, ed è per tutti. Diverse sono le forme consacrate in cui viverla, ma non la
radicalità della proposta. Non è
il radicalismo in questione, né la
sequela, ma le forme in cui si è
chiamati a viverle”.
Quindi, il rapporto tra vita cristiana e vita consacrata colto nella giusta prospettiva: “non ci si
deve anzitutto preoccupare di
marcare le differenze, ma piuttosto il legame. E’ vero che fra le
due c’è una tensione, ma è una
tensione che unisce, non che contrappone e separa”. Va sottolineato: “ogni forma di esistenza cristiana non è altro che una modalità diversa - e non più che una
modalità diversa - del vangelo
intero. E’ qui che le forme dell’esistenza cristiana trovano la loro
vera unità: non nel fatto (o non
solo nel fatto) che ciascuna è
complementare all’altra, così che
tutte insieme compongono il
quadro, ma nel fatto che tutte
rinviano alla stessa radice, che
deve dunque splendere al di sopra, e dentro, ogni differenza”.
Una provocazione pastorale:
“Non penso che si favoriscano le
vocazioni di vita consacrata insistendo su un più di radicalismo o
una maggiore utilità del loro servizio. Meglio mostrarne il significato, la bellezza e la gratuità.
Non è anzitutto dal confronto che
nasce una scelta”.
Infine, sul futuro della vita
consacrata l’Autore si esprime
ponendosi in un’ottica biblica
perché essa costringe ad andare
al centro dei problemi e delle
domande in essi contenute. Ed è
proprio essa ad indicarci che Dio
interviene nella storia umana e
invita i credenti a comprendere i
suoi tempi e i suoi modi , la sua
novità. Di fronte alla provocazione che viene dal Dio biblico, il rischio per i credenti è duplice.Da
una parte, perdere la propria
identità (rinunciare alla logica
della croce come logica di esistenza e di proposta di esistenza);
dall’altra, la durezza di cuore:
l’incapacità di cogliere gioiosamente il “nuovo” di Dio. “In pra-
PICCOLI E PREZIOSI
tica questa “sclerosi nel cuore” che la Bibbia scopre non solo nei
singoli individui, ma anche nei
gruppi e nelle istituzioni - è propria di chi rimane chiuso nelle
proprie abitudini, di chi dà la
precedenza agli schemi (religiosi, sociali eccetera) anziché ai fatti che accadono e interpellano”,
Con una sottolineatura: “Il ritardo nella lettura dei segni dei
tempi non è mai - per la Bibbiasoltanto un fatto di intelligenza,
ma è sempre anche un fatto morale, una carenza di libertà interiore”.
Una ripresa e una sottolineatura, per concludere: “Se la
vita consacrata vuole essere una
trasparenza di vera umanità, di
ricerca teologica e di vangelo, allora questo deve “trasparire” nelle scelte concrete, nei compiti che
i consacrati si assumono, nelle
case che costruiscono: in tutto e
visibilmente. La vita consacrata
perde la sua identità (in parte
ma sufficientemente per andare
in crisi) non soltanto quando perde alcuni suoi fondamentali valori, ma anche quando - più semplicemente - non trova il modo di
manifestarli, non li utilizza, non
trova il “luogo” storico adatto in
cui porli a servizio”.
Un “piccolo libro”, lo definisce
l’Autore. Di mole, forse, non certo di contenuto e di sane - perché
biblicamente fondate - attualissime provocazioni. E questo “piccolo libro” l’Autore lo dedica alla
sorella suor Bruna “improvvisamente chiamata a contemplare il
volto di Dio. Questo mio piccolo
libro - che non ha letto - le sarebbe piaciuto. Rileggendolo mi è
apparso come una sorta di profilo della sua spiritualità: semplice, umanissima e sorridente”.
ARCANGELO BAGNI
BRUNO MAGGIONI, Alle radici della sequela, Àncora
Editrice, Milano 2010, pagine
112, euro 13,00.
Con questo piccolo libro l’editrice Città Nuova
inaugura la collana (diretta da Piero Coda) “Le
cattedre di Sophia” che raccoglie le lectio dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano voluto da Chiara Lubich per favorire l’incontro e il
dialogo con qualificati testimoni del mondo della cultura, della fede, della scienza e dell’arte.
Nella prima “cattedra” Sergio Zavoli - espressione di un molteplice e instancabile impegno
civile - offre una riflessione che vuole essere
uno stimolo e un contributo alla ricerca personale di ciascuno attorno alla “questione” delle questioni: la fede
e la speranza dell’uomo. SERGIO ZAVOLI, Rovesciare l’anima del mondo, Città Nuova, pagine 64, euro 600.
Un secondo libro piccolo ma prezioso sonda il
ritmo annuale, settimanale e giornaliero con
cui la liturgia celebra l’unico mistero di Cristo.
Con chiarezza espositiva, precisione metodologica e sinteticità contenutistica il monaco
camaldolese Matteo Ferrari spiega quali sono
i temi spirituali veicolati dalla scansione dell’anno liturgico, tutti riconducibili alla fedeltà
di Dio alla sua promessa di salvare l’uomo. Ne
scaturisce uno strumento utile non solo agli ‘iniziati’, ma a tutti coloro che intendono ‘entrare’
in questa realtà anzitutto per conoscerla e dunque assimilarla e viverla. MATTEO FERRARI,
Fedeltà nel tempo, EDB, pagine 94, euro 8,90.
Perché è giusto e bello sposarsi in Chiesa? Come
prepararsi a un passo così importante? Risponde in questo agile libretto mons. Bruno Forte, uno
dei teologi più conosciuti in Italia e nel mondo,
attualmente arcivescovo di Chieti e Vasto. Risponde con i colori dell’amore: il bianco della luce,
il rosso della passione e l’oro dell’eternità, il verde della speranza e il rosa della tenerezza… Il
matrimonio non è una semplice convenzione sociale, ma il momento decisivo in cui sull’amore
di due persone viene impresso il sigillo dell’eternità. È il dono che potrà renderle capaci di amarsi fedelmente per costruire una nuova famiglia
di figli di Dio. BRUNO FORTE, I colori dell’amore, San Paolo, pagine 80, euro 6,00.
Il cristianesimo ha certamente una posizione
propria sulla questione ecologica e la Chiesa è
costantemente impegnata in favore dell’ecologia.
L’arcivescovo emerito di Malines-Bruxelles, card.
Danneels, affronta quindi un tema di grandissima attualità, invitando ogni cristiano a una ‘conversione ecologica’ che, come ogni conversione,
comporta pentimento, presa di coscienza del problema, riscoperta del legame con il creatore e un
lungo e faticoso cammino fino all’ecologia vissuta. GODFRIED DANNEELS, L’uomo e il suo
giardino, EDB, pagine 80, euro 6,90.
L’esperienza personale della malattia è all’origine di questo libro. Padre Rinaldo Paganelli, rivolgendosi direttamente ai malati, si pone come loro
compagno di viaggio, avendo personalmente constatato quanto la dimensione della relazione sia
importante per sopravvivere nella malattia. Il
testo è proposto anche a quanti, familiari e operatori sanitari, accompagnano e curano i malati.
RINALDO PAGANELLI, Malato, mi hai visitato, EDB, pagine 144, euro 6,90.
ASCENSIONE DEL SIGNORE - ANNO C
Parola
FRA
noi
AT 1,1-11
SAL 46
EB 9,24-28;10,19-23
LC 24,46-53
Alza le mani e
benedice nel gesto
degli antichi padri
di ANGELO SCEPPACERCA
TERZA SETTIMANA
del Salterio
a cura di AGOSTINO CLERICI
Ascensione (Incisione di G. Doré)
L’ULTIMO GESTO DI GESÙ
T
ermina il Vangelo di
Luca e le ultime parole
di Gesù lo contengono
tutto, compresi Mosè, i
profeti, i salmi; compresa la missione che ora tocca agli
apostoli. Il Vangelo non è un modello etico: è Gesù che patisce,
muore e risorge. Gli apostoli e i
cristiani devono solamente testimoniare la Pasqua che contiene
anche la conversione e il perdono
dei peccati. La prima è condizione del perdono. Passione, resurrezione e gloria debbono compiersi per tutti. È il messaggio
universale della Pasqua. L’Ascensione è dopo quaranta giorni
da quel mattino. È simbolo che tiene dentro tutto il tempo fino ad
oggi e tutti i secoli che verranno.
Per tre anni gli apostoli erano
stati con Gesù, testimoni del suo
amore per tutti, compresi i peccatori. Ora, con la forza del Vento di
Dio, vivranno ogni giorno alla
presenza del Risorto e ne saranno testimoni, con la loro gioia, in
ogni angolo del mondo. E bisogna
visitarne almeno qualcuno per
capire quanti angoli ha il mondo!
Tanto per essere concreti, così
avviene in tante famiglie dove
padre e madre diventano per i
propri figli i primi catechisti e
testimoni dell’amore di Dio. Anche tanti nei gruppi, nella scuola, sul lavoro, negli ospedali o
come volontari ovunque, sono felici di rinnovare questi “luoghi”
usando la testimonianza della
propria vita coerente col Vangelo, facendo sentire quanto il Signore ama ognuno.
Commuove l’ultimo gesto di
Gesù che sale in cielo, alza le mani
e benedice. È il gesto degli antichi
padri: “Alzate le mani verso il
tempio e benedite il Signore”; è la
nostra risposta a Dio che ci benedice: “Ti benedica il Signore e ti
protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il
suo volto e ti conceda pace”.
Gesù sale al Padre, precedendoci a casa. Su, in alto, indica la direzione del nostro cammino che
non precipita nella
morte, ma
vola
in
braccio al
Padre. Prima del termine del
cammino,
anche noi
come gli
apostoli,
dobbiamo
“tornare a
Gerusalemme”,
con gioia
grande e
col canto di
lode in cuore. Perché
cantare e
star contenti? Per quella voce che, suggerita dal suo Spirito, viene da dentro e dice: “Sono risorto e adesso
sono sempre con te!”. Luca termina di scrivere il suo Vangelo e
inizia il libro degli Atti degli Apo-
stoli. È l’altro libro, quello affidato a noi, da scrivere con i nostri
“atti”, capaci di mostrare, in
qualche modo, la presenza di
Gesù risorto su questa terra, in
mezzo a noi.
SOCIETÀ
PRIMOPIANO
IL SETTIMANALE DELLA DIO2CESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
Chiesa e
comunicazione:
intervista a Chiara
Giaccardi, il 20 maggio
incontro in Biblioteca
a Como
testo raccolto
da ENRICA LATTANZI
D
omenica 16 maggio, nella solennità
liturgica dell’Ascensione, si celebra la
quarantaquattresima
Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Il tema
scelto da Benedetto XVI è Il
sacerdote e la pastorale nel
mondo digitale: i nuovi media
al servizio della Parola (il testo integrale a pagina 7 di questo numero del Settimanale).
Un argomento, a prima vista,
di “nicchia”, ma non dimentichiamo che, quello in corso, è
l’Anno Sacerdotale e la riflessione del papa ha un respiro
molto ampio, rivolto certamente al clero ma anche ai
laici. Abbiamo approfondito
l’argomento con Chiara Giaccardi, docente di sociologia e
antropologia dei media presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica di Milano. Ricordiamo che
la professoressa Giaccardi interverrà sul tema Immagine
della Chiesa e comunicazione
mediatica il prossimo 20 maggio, alle ore 20.45, presso la
Biblioteca comunale di
Como per l’ultimo incontro
del ciclo culturale promosso
dalla fondazione diocesana
“Cardinal Ferrari”.
Il messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali si rivolge
in modo particolare ai sacerdoti. Quali sono gli aspetti che maggiormente
l’hanno colpita del testo
del Papa e quali indicazioni arrivano anche ai laici?
«Innanzitutto mi colpisce la
consapevolezza profonda che
la Chiesa ha sviluppato sulla
non neutralità e soprattutto
sulla irrinunciabilità dei media. Si è preso atto che i media sono l’ambiente in cui ci
muoviamo, che non sono più
canali di trasmissione di messaggi. Come scriveva McLuhan, i media prima di tutto
estendono la nostra sensibilità (televisione vuol dire “vedere lontano”), riducono le distanze, traducono la nostra
esperienza in forme nuove. Mi
pare bello che il Pontefice sottolinei come dentro questo
ambiente, plasmato dalla tecnica, è il sacerdote che deve
essere medium: compito del
sacerdote è annunciare Cristo,
la Parola di Dio fatta carne, e
comunicare la multiforme grazia divina apportatrice di salvezza mediante i sacramenti.
Posto che il mediatore perfetto, nel quale verità e vita,
medium e messaggio coincidono in modo perfetto, è Cristo,
al sacerdote, nell’era digitale,
spetta un compito delicato e
fondamentale: ridurre la distanza tra la Chiesa e le persone, anche quelle che si sentono lontane da Dio; tradurre
la buona notizia in un linguag-
P A G I N A
3
GIORNATA MONDIALE
DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
I media
a servizio della
Parola: fra rischi
e potenzialità
gio che la renda vicina a tutti,
in una modalità comunicativa
che sappia interpellare, coinvolgere e “toccare”, e non solo
rivolgersi alla ragione; animare un ambiente che fa della
“orizzontalità” decentrata la
propria bandiera (con i rischi
di dispersione e superficialità
che ben si conoscono), aprendolo alla dimensione della
verticalità, senza la quale anche la rete rischia di diventare autoreferenziale e vuota di
senso. Se la parola di Dio deve
giungere “fino agli estremi
confini della terra”, i territori
smaterializzati ma così intensamente frequentati della
rete non possono restare fuori da questo annuncio. Da qui
il richiamo alla responsabilità dell’annuncio, e le indicazioni, preziosissime, su ciò che
deve qualificarlo: fedeltà al
messaggio evangelico, qualità
del contatto umano e attenzione alle persone e ai loro veri
bisogni, testimonianza appassionata, irrinunciabilità della
dimensione dell’incontro e
della concretezza, anche attraverso i Sacramenti.
Viviamo immersi nella
comunicazione. Esiste,
però, il rischio serio di una
sovrabbondanza di informazioni o del paradosso di
un isolamento nell’illusione di poter sapere tutto di
tutti, e ovunque, collegandosi via web. Quale compito educativo è affidato agli
operatori della comunicazione per testimoniare la
verità ed evitare pericolosi corto-circuiti?
«Il problema della rete è l’orizzontalità (che spesso è anche sovraenfatizzata: pensiamo alla capacità di gerarchizzare le informazioni che hanno i motori di ricerca), che
comporta una difficoltà a discernere e valutare, nel mare
magnum delle informazioni
accessibili, ciò che è attendibile, sensato, utile. McLuhan
scriveva che ogni medium può
rovesciarsi nel suo contrario,
e questo si applica benissimo
anche alla rete: la possibilità
di accedere a una quantità
smisurata di informazioni rischia di produrre una incapacità di orientarsi; la possibilità di moltiplicare i propri
contatti in modo indefinito rischia di paralizzare la capacità di vera comunicazione. Questo ci richiama al fatto che non è di per sé la tecnologia a soddisfare i nostri
bisogni (di informazione, di
relazione), ma il modo in cui
la “abitiamo”».
Chiesa e mass media. O
meglio: l’informazione che
i mezzi di comunicazione
danno sulla e della Chiesa… Il binomio è importante e delicato. Nessuno ne-
ga la necessità di una comunicazione limpida, di
un’informazione chiara e
corretta anche su argomenti difficili… L’impressione, però, è che molto
spesso i “media” abbiano
poca voglia di ascoltare e
raccontare quello che abitualmente e quotidianamente la Chiesa fa e dice,
per imporre una sorta di
“agenda degli argomenti”… Come la Chiesa può
evitare di rimanere invischiata in questo vortice?
E come contribuire a spezzare tale “circolo vizioso”?
«Il rapporto è delicatissimo.
E, forse, la Chiesa (che è un
soggetto collettivo, variegato
e plurale, e questo è bello ma
complica le cose sotto questo
aspetto) non ha ancora imparato a governarlo pienamente. Qui occorre fare una distinzione tra media tradizionali e nuovi media. Sui
media tradizionali sono
personalmente poco ottimista:
le logiche di mercato e non
quelle del senso e della responsabilità sono quelle dominanti, e dentro queste logiche
il rapporto con la Chiesa non
può che essere strumentale:
anche quando si parla “bene”
della Chiesa e le si dà spazio,
di solito è sempre con un fine
strumentale (sostenere una
tesi, appoggiare una parte politica o un personaggio). Che
oggi si cerchi di minarne l’autorità e la credibilità è sotto
gli occhi di tutti. A mio avviso
il messaggio implicito è quello dell’equivalenza: va bene la
voce della chiesa, purché si
presenti come una delle tante “opinioni opinabili” all’interno di un regime di equivalenze, dove si può dire tutto e
il suo contrario. Nel momento in cui la Chiesa si pone su
un diverso livello, annuncia
una parola di verità in nome
della quale sottopone a critica tutto ciò che umilia l’umanità e rende il mondo disumano, allora va messa a tacere,
minandone la credibilità. Credo che, date queste logiche, la
Chiesa dovrebbe imparare a
non stare al gioco dei media,
a liberarsi dagli atteggiamenti di dipendenza (come l’esserci ad ogni costo, o il “purché
se ne parli”) e saper anche
sottrarsi ai termini di un dibattito che è quasi sempre
costruito in modo strumentale. Sui nuovi media sono per
ora più ottimista, perché si
tratta di uno spazio che consente di avvicinare i lontani,
dialogare con i non credenti,
riunire i dispersi, allestire
ambiti di dialogo e scambio
che possono rigenerare un
tessuto relazionale molto logoro e sfilacciato. Attraverso
la rete la Chiesa ha la possibilità di “farsi prossima” alle
persone, là dove esse si tro-
vano ed esprimono i loro disagi, i loro bisogni, le loro attese. Ma anche di impostare
la riflessione sulla contemporaneità in modo libero dalle logiche mediali: il convegno nazionale appena concluso, “Testimoni Digitali” ne è un esempio riuscito».
Proprio in occasione del
convegno lei ha presentato un’interessante ricerca
su giovani e new media: ne
è emerso un quadro del
mondo giovanile decisamente lontano dai luoghi
comuni. Come utilizzare
positivamente queste potenzialità che rimangono
troppo nascoste, o meglio,
non fanno notizia?
«Dall’analisi del comportamento relazionale in rete dei
giovani di 18-24 anni (il rapporto di ricerca è on line su
www.testimonidigitali.it/
ricerca) sono emersi alcuni
aspetti interessanti, che sfatano una serie di luoghi comuni. Ne cito solo alcuni.
• La rete, per quanto smaterializzata, non è disancorata
dalla vita quotidiana concreta, ma ne costituisce parte
essenziale: il mondo online e
quello offline sono contigui e
parte di uno stesso spazio di
esperienza.
• Anche le relazioni risentono di questa “bassa discontinuità”: la maggior parte dei
contatti sui social network
sono persone con cui ci si conosce e ci si vede abitualmente, e molte delle relazioni, diversamente da quanto si pensa, sono di lunga data. In un
certo senso, in rete si “importano” le proprie cerchie sociali abituali, con qualche aggiunta. E la relazione online
non è un surrogato, ma una
forma di “manutenzione delle
relazioni” che, soprattutto
nelle grandi città, sono difficili da coltivare. E c’è la netta
consapevolezza del primato
dell’incontro sulla relazione
“virtuale”.
• La rete non è il luogo dell’esibizionismo e del narcisismo, ma, al contrario, lo spazio dell’”essere con”, del condividere un tempo e uno spazio (per quanto virtuale), a
prescindere dai messaggi effettivamente scambiati. Questo esprime un bisogno che
anche la Chiesa deve saper
intercettare.
• Per quanto smaterializzato, l’ambiente digitale è profondamente ancorato nelle
condizioni materiali di esistenza delle persone: i giovani lavoratori usano la rete in modo
molto diverso dagli studenti,
i maschi e le femmine hanno
stili comunicativi diversi e prediligono diverse piattaforme,
chi abita in un piccolo centro
usa la rete in modo diverso da
chi vive in una grande città e
ha una diversa consapevolezza rispetto alla questione della privacy e così via…
Queste sono solo alcune delle conclusioni emerse, che
però lasciano intravedere la
possibilità (che le letture
strettamente individualiste
escludevano) di poter coltivare un “nuovo umanesimo digitale” capace di valorizzare la
disponibilità all’ascolto e il
primato della relazione sull’espressione di sé, ma soprattutto il bisogno di autenticità,
contatto, parole che non siano di puro “intrattenimento”
reciproco.
Secondo lei, la Chiesa ha
individuato il modo corretto di abitare il continente digitale? Quali sforzi
ulteriori potrebbero essere compiuti?
«La Chiesa è un mondo variegato, ma, come dimostra
anche il messaggio di Benedetto XVI, ha ormai raggiunto
una elevata consapevolezza
sulla centralità della dimensione comunicativa per l’essere umano contemporaneo. Mi
pare che sulla riflessione dell’impatto sociale di nuovi ambienti comunicativi la Chiesa
sia addirittura più “avanti” di
molti scienziati sociali, tutti
preoccupati a difendere o attaccare la tecnologia e polarizzati tra tecno entusiasti o tecno apocalittici. Avendo la Chiesa l’essere umano come sua
preoccupazione principale,
non può che dare un contributo fondamentale alla riflessione ma anche all’orientamento delle scelte e delle pratiche relazionali nell’ambiente digitale, intensificando le
occasioni di presenza a tutti i
livelli, e intensificando la reticolarità della ricchezza territoriale delle esperienze ecclesiali e incentivando la possibilità di condividere e scambiare esperienze, grazie alle
possibilità offerte dalla rete».
P A G I N A
4
SOCIETÀ
INTERNIESTERI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
BENEDETTO XVI IN PORTOGALLO
La sapiente visione
«
D
a una visione sapiente sulla vita e
sul mondo deriva il
giusto ordinamento della società. Posta nella storia, la Chiesa è
aperta per collaborare con chi
non marginalizza né riduce al
privato l’essenziale considerazione del senso umano della
vita”. L’11 maggio, al suo arrivo all’aeroporto internazionale
di Lisbona, prima tappa del suo
15° viaggio internazionale, Benedetto XVI ha teso una mano
ma anche ribadito quanto da
tempo ormai va ripetendo, la
fede non può essere relegata
alla sfera privata dell’uomo. Ad
accogliere il Papa è stato Anibal
Cavaco Silva, presidente di un
Paese, cattolico per l’88% della
popolazione, ma che negli ultimi anni ha approvato leggi contestate dai vescovi come l’aborto (2007), il divorzio (2008) e,
più recentemente, un disegno di
legge sul matrimonio gay, che
però l’attuale presidente non ha
ancora firmato.
Una questione di senso.
Per Benedetto XVI, che ha detto di venire “nelle vesti di pellegrino della Madonna di
Fatima”, “non si tratta di un
confronto etico fra un sistema
laico e un sistema religioso,
bensì di una questione di senso
alla quale si affida la propria
libertà. Ciò che distingue è il
valore attribuito alla problematica del senso e la sua implicazione nella vita pubblica”.
“La svolta repubblicana, verificatesi cento anni fa in Portogallo, - ha spiegato il Pontefice ha aperto, nella distinzione fra
Chiesa e Stato, un nuovo spazio di libertà per la Chiesa, a
cui i due Concordati del 1940 e
del 2004 avrebbero dato forma,
in ambiti culturali e prospettive ecclesiali assai segnate da
rapidi cambiamenti. Le sofferenze causate dalle trasformazioni – ha affermato - sono state in genere affrontate con coraggio. Il vivere nella pluralità
di sistemi di valori e di quadri
etici richiede un viaggio al centro del proprio io e al nucleo del
cristianesimo per rinforzare la
qualità della testimonianza
fino alla santità, trovare sentieri di missione fino alla radicalità del martirio”. Benedetto
XVI, ricordando le apparizioni
di Fatima, ha voluto, poi sottolineare come “la relazione con
Dio è costitutiva dell’essere
umano: questi è stato creato e
ordinato verso Dio, cerca la verità nella propria struttura conoscitiva, tende verso il bene
nella sfera volitiva, ed è attratto dalla bellezza nella dimensione estetica. La coscienza è
cristiana nella misura in cui si
apre alla pienezza della vita e
della sapienza, che abbiamo in
Gesù Cristo. La visita, che ora
inizio sotto il segno della speranza, intende essere una proposta di sapienza e di missione”.
L’esempio dei santi. La
messa nel Terreiro do Paco di
Lisboa, che ha fatto seguito,
sempre nella giornata dell’11
maggio, alla visita di cortesia
al presidente della Repubblica
nel palazzo di Belem, è stato il
primo incontro con la popolazione di Lisbona. In oltre 160 mila
hanno affollato il luogo della
celebrazione. Qui Benedetto
XVI ha additato a tutti l’esempio dei Santi portoghesi, Verissimo, Massima e Giulia, San
Vincenzo, Sant’Antonio, San
Lisbona, 11 maggio 2010: papa Benedetto XVI al centro della foto insiemea al presidente del
Portogallo Anibal Cavaco Silva e alla moglie Maria (foto AFP/SIR)
Giovanni di Brito e San Nuno
di Santa Maria. Nonostante
non le manchino “figli riottosi
e persino ribelli”, ha ricordato
il Pontefice, è nei Santi che “la
Chiesa riconosce i propri tratti
caratteristici e, proprio in loro,
assapora la sua gioia più profonda. Li accomuna tutti la volontà di incarnare il Vangelo
nella propria esistenza”. I santi portoghesi, quindi, per ricordare che “chi crede in Gesù non
resterà deluso: è Parola di Dio,
che non si inganna né può ingannarci”. “Fissando lo sguardo sui propri Santi – ha aggiunto il Papa - questa Chiesa locale ha giustamente concluso che
oggi la priorità pastorale è quella di fare di ogni donna e uomo
cristiani una presenza raggiante della prospettiva evangelica
in mezzo al mondo, nella famiglia, nella cultura, nell’economia, nella politica”. Tuttavia,
ha avvertito, “spesso ci preoccupiamo affannosamente delle
conseguenze sociali, culturali e
politiche della fede, dando per
scontato che questa fede ci sia,
ciò che purtroppo è sempre
meno realista. Si è messa una
fiducia forse eccessiva nelle
strutture e nei programmi ecclesiali, nella distribuzione di
poteri e funzioni; ma cosa accadrà se il sale diventa insipido?”.
Perché ciò non accada, “bisogna
annunziare di nuovo con vigore e gioia l’evento della morte e
risurrezione di Cristo. La risurrezione di Cristo ci assicura che
nessuna potenza avversa potrà
mai distruggere la Chiesa. C’è
dunque un vasto sforzo capillare da compiere affinché ogni
cristiano si trasformi in un testimone in grado di rendere
conto a tutti e sempre della speranza che lo anima”. Il Papa ha
ricordato il “glorioso posto che
il Portogallo si è guadagnato in
mezzo alle nazioni per il servizio offerto alla diffusione della
fede: nelle cinque parti del mondo ci sono Chiese locali che hanno avuto origine dall’azione
missionaria portoghese”. Così
come in passato “oggi, partecipando all’edificazione della Comunità europea, portate il contributo della vostra identità
culturale e religiosa”. Al termine della messa Benedetto XVI
ha ricordato il monumento a
Cristo Re, fatto erigere a Lisbona dai vescovi portoghesi in seguito ad un voto, espresso a
Fatima il 20 aprile 1940, sul
non ingresso del Paese nella
Seconda guerra mondiale. Ultimo atto della prima giornata
portoghese del Papa una serenata, sotto la nunziatura apostolica, da parte dei giovani. Un
modo simpatico e affettuoso per
augurargli la buonanotte.
IN UNA RICERCA PROMOSSA DAL MINISTERO DELL’INTERNO E REALIZZATA DALL’UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO
Una proposta di integrazione possibile
’
L
Italia non corre il rischio di rivolte da parte di giovani - immigrati o figli e nipoti di
immigrati - come quelle avvenute nelle Banlieues
francesi nel 2005; “almeno per
ora”, perché “nonostante la
conflittualità nelle nostre periferie resti bassa, il potenziale
di rischio rimane alto con la
possibilità dell’emersione improvvisa del conflitto come dimostrato dai fatti di Castel
Volturno, Rosarno e via Padova a Milano”. Per evitare scenari analoghi sono necessari
“interventi tempestivi”. E’ questa la conclusione della ricerca
“Per un’integrazione possibile –
processi migratori e periferie
urbane” promossa dal Ministero dell’Interno e realizzata dall’Università Cattolica di Milano. Un dossier presentato, lunedì 10 maggio, nella sede milanese dell’Ateneo del Sacro
Cuore.
5 milioni di immigrati Nel
corso del 2009 il numero di immigrati nel nostro Paese è aumentato di circa 500 mila persone, portando il numero complessivo a poco più di 5 milioni.
Con questi ritmi di crescita la
popolazione di immigrati sarà
raddoppiata entro i prossimo
otto anni. Nel dettaglio la ricerca registra poco più di 4 milioni di residenti, 497 mila soggetti in possesso di permesso di
soggiorno ma non iscritti in
anagrafe e 544 mila irregolari,
la cui incidenza è passata dal
9,1% al 10,7%. La ricerca ha
approfondito anche il rapporto
tra immigrazione e criminalità.
“Gli stranieri risultano essere
imputati di un reato molto più
frequentemente degli italiani, a
parità di popolazione presente.
Ad ogni modo, non si può affermare l’esistenza di una correlazione diretta tra presenza
straniera e criminalità, se non
con riferimento ai soli immigrati irregolari” (altri dati sono disponibili in Sir Quotidiano del
10 maggio).
temporale, si insediano prevalentemente nelle aree deboli
urbane”. Da qui secondo i ricercatori della Cattolica nasce la
necessità di riqualificare le aree
degradate, riducendo l’affollamento abitativo, fornendo servizi efficienti ma anche assicurando un adeguato controllo del
territorio, per cui “non basta la
presenza capillare delle forze
dell’ordine ma è necessaria la
responsabilizzazione degli abitanti”. La ricerca ha analizzato
anche le iniziative promosse per
cercare di affrontare le criticità
delle periferie. “Iniziative – ha
detto il sociologo – che vedono
protagonisti gli enti locali, la società civile, il volontariato, le
scuole ma anche le parrocchie
che, per il loro ruolo di frontiera,
sono state definite sentinelle del
territorio”.
Le proposte di intervento
“L’immigrazione – ha spiegato
Vincenzo Cesareo, curatore della ricerca – acutizza problemi
spesso già esistenti nelle periferie urbane. In termini d’integrazione si registrano non poche difficoltà soprattutto perché
gli immigrati, in un breve arco
Pensare a progetti di integrazione Alla presentazione
era presente, oltre al Ministro
dell’Interno Roberto Maroni,
anche il presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per
i migranti e gli itineranti, mons.
Antonio Maria Vegliò, che ha
auspicato la collaborazione di
tutte le forze sociali per la rea-
lizzazione di “sempre più urgenti progetti per l’integrazione”.
“Mai come oggi – ha spiegato
mons. Vegliò - le migrazioni sollecitano che si progetti una società nella quale si allarghino
gli spazi di appartenenza e di
partecipazione e si restringano
quelli di emarginazione e di
esclusione. Sfida e obiettivo di
fondo è la costruzione di una
‘società integrata’ e questo richiede non tanto la difesa di
culture e religioni diverse,
quanto piuttosto, da un lato,
l’adozione di nuove reti di solidarietà contro la miseria e
l’esclusione sociale e, dall’altro,
la promozione dell’incontro tra
culture che favorisca la relazione, lo scambio e il vicendevole
arricchimento”. A questo proposito “la scuola deve partecipare
alla ricerca di soluzione dei problemi umani più urgenti”.
Mons. Vegliò ha sollecitato anche “nuovi investimenti sul
tema della cittadinanza e della
partecipazione, sulla preparazione di educatori, sulla mediazione culturale e su quella sociale”. “Vi è necessità – ha suggerito - di una nuova politica
fiscale, della casa, dell’accompagnamento e della sicurezza so-
ciale, della tutela della salute e
della vita di tutti”.
La politica deve fare sintesi Nel suo intervento conclusivo il ministro dell’Interno,
Roberto Maroni, che ha definito “interessanti” le proposte dei
ricercatori, ha sottolineato
come “è la prima volta che viene condotta una ricerca così
approfondita delle tematiche
dell’integrazione e mi auguro
che il monitoraggio dell’Università possa continuare per controllare la situazione ed evitare lo scoppio di situazioni come
quelle francesi”. “Un percorso
difficile in cui – ha auspicato il
ministro – è fondamentale il
coinvolgimento del mondo delle autonomie territoriali”. Da
qui l’invito rivolto all’Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani) per prendere parte
a questo cammino tra ministero e Università Cattolica. In
precedenza il rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi, aveva ricordato come
“spetti alla politica fare sintesi
tra tutte le istanze in gioco”,
mettendo sempre al centro “la
dignità della persona umana”.
a cura di MICHELE LUPPI
SOCIETÀ
P A G I N A
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FATTIePROBLEMI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
MESE DI MAGGIO
Miriam di Nazareth
M
aggio è, per antica
tradizione, il mese
più di ogni altro dedicato a Maria. Accompagnando la
preghiera, in particolare la recita del rosario, i pensieri vanno immancabilmente alla giovane donna ebrea.
Miriam di Nazareth si è andata formando, senza che nessuno se ne avvedesse o ne intuisse il segreto disegno, attraverso tutta la sua stirpe, Israele;
attraverso la sua famiglia di
madre in madre, di padre in padre.
Il suo corpo porta tutti i cromosomi che via via, nei secoli,
si sono fatti largo per dare vita
al volto, al grembo, alle mani.
Il suo animo porta le tracce
della parola dei profeti, del canto dei salmisti, della salsedine
del Mare del Sale (ahimè detto
Mar Morto), della sabbia del
deserto e del fiorire dei campi
della pianura di Esdrelon.
La sua mente si è aperta conoscendo le vicende alterne della fedeltà di JHWH nella alleanza “tagliata”- l’alleanza
biblica non si stipula ma si taglia appunto- con il popolo e i
suoi vistosi scarti di infedeltà.
Le sue canzoni sono percorse
da suoni gutturali e da cembali,
da ritmi di tamburelli e da fuochi scoppiettanti.
Certo, ogni giovane donna di
Israele sognava e desiderava
ardentemente di diventare la
Madre del Messia, di Colui che
avrebbe salvato Israele e proclamato la vittoria.
Di certo però non alle condizioni che la strada snodantesi
dinanzi alla fanciulla di
Nazareth dimostravano e lasciavano prevedere.
Tutta la sua esistenza è stata scandita dalla granitica certezza di un’affermazione che in
lei, di fronte a Dio, diventava
stupore e riconoscenza: Egli mi
precede!
Significava: devo solo ascoltarlo, tendere l’orecchio, scrutare l’orizzonte e fiutare il vento,
il Suo vento, allora la vela si
potrà gonfiare senza esitazioni.
Anche quando si rischia la
vita di un neonato perché si
vuole toglierlo di mezzo e il rifiuto della persona umana alla
Luce donata assume la figura
storica della fuga in Egitto.
Anche quando Egli precede e
conduce per vie talvolta lunghe
e tortuose e non prende quel
sentiero che si staglia nitido e
porta immediatamente (e magari con poco sforzo e fatica)
subito in vetta. In concreto:
trent’anni ad osservare un figlio
(e quale Figlio!) che lavora da
carpentiere o da falegname,
giorno dopo giorno, non nel chiedersi «quando finalmente si ri-
velerà per quello che è»!, ma
nello stupirsi continuo per un
mistero che si dipanava, apparentemente senza senso, ma
sempre all’insegna di “Egli mi
precede!”.
Fino al clamoroso fiasco di un
Figlio morto come un qualsiasi
figlio, steso fra le braccia, e
come non ricordare il dolente e
soffuso “Lascia che io lo baci per
un’ultima volta” della Passione
di Luca composta da J. S. Bach?
Come intravvedere in un lugubre buco fra terra e roccia, nel
corpo avvolto nel sudario,
l’espressione massima e gloriosa di “Egli mi precede!”? Eppure Miriam di Nazaret, vertice e
somma di dolore umano, seppe
incarnare nell’attesa fino al terzo giorno, una trasparenza assoluta all’alleanza, non conobbe scarti di sorta, nel tempo che
non passava mai, che non colava e sembrava immobile.
Nel suo animo su questa coltre risplendeva l’attesa, la speranza, quella tensione verso
l’oltre, verso il superamento
della storia, della contingenza.
Perché, vedendo il Figlio, nell’ultimo gesto con cui ricongiungerci al Padre, in quel suo
alzarsi eretto e vivo dalla posizione di morte, e consegnarsi
alla storia e al Padre da Risorto glorioso al mattino di Pasqua, Miriam di Nazareth avrebbe detto: Egli mi precede!
Questi pensieri ci accompagnano mentre recitiamo il rosario non come formula monotona ma come un’inanellarsi
gioioso di gratitudine e lode.
CRISTIANA DOBNER,
carmelitana scalza
CORSIVO
di AGOSTINO CLERICI
APOTEOSI DI
MAGLIE PER
UN CALCIONE
Quattro giornate di squalifica per un calcione dato di
mercoledì sera. Un’apoteosi
la domenica pomeriggio con
due goal e uno stadio tutto
vestito con la maglia numero 10. Francesco Totti, come
nello spot che lo immortalava sino a qualche settimana fa senza voce ma munito
di un loquace telefonino di
ultima generazione, è salito
nuovamente in cattedra.
Non voglio assolutamente
fare dell’inutile moralismo:
le parolacce e i calcioni sui
campi di calcio sono più numerosi dei fili d’erba. Eppure, la velocità di riabilitazione del «pupone» da parte
della capitale d’Italia, dopo
l’esecrabile gestaccio ai danni di Balotelli nella finale di
Coppa Italia, merita un
commento, se non altro perché certi campioni, pieni di
soldi e di talento calcistico e
di poco altro, assurgono
spesso a modelli per le giovani generazioni. E lo spettacolo cui abbiamo assistito
all’Olimpico di Roma domenica pomeriggio ha veicolato
un messaggio davvero fuorviante. Dai pure tutti i calcioni che vuoi, ma, se dici di
essere stato provocato e godi
della nomea di grande calciatore (del pallone e non
delle gambe!) ti ritrovi una
città prona ai tuoi piedi, che
sbava ancora di più per te,
che ti ha perdonato tutto
prima ancora di dichiararti
colpevole. Se poi la fortuna
ti ripaga con due reti, proprio mentre sugli spalti tutti
vestono la tua maglia, l’ignobile pedata è già bella dimenticata. E non solo dai
tifosi - che, per definizione,
di ragione ne usano ben poca - ma anche dai giornalisti - che qualche scrupolo in
più dovrebbero averlo...
Sembra che Mario Balotelli - che non ha certo brillato nemmeno lui come modello educativo - abbia detto a Francesco Totti: «Avete
finito coi calci? Allora, cominciamo a giocare a calcio!». Naturalmente questa
è una versione edulcorata
del dialogo che sul terreno
di gioco ha coinvolto i due
calciatori. Sono volati i soliti insulti, ma mentre Balotelli li ha fatti uscire dall’altro orecchio, Totti li ha concentrati nell’inseguimento e
relativa pedatona che tutti
abbiamo visto, più volte e da
più angolazioni. Insulti in
diretta, calcione reale... scuse virtuali sul solito blog!
Ed ecco la maglietta del
«pupone» indossata da tutti
(anche dalla consorte e dai
figli) in difesa non si sa di
cosa. Come se il «calciato»
del mercoledì sera fosse stato lui, Totti. Ecco Caino diventato Abele, osannato come vittima sacrificale e incensato come il vendicatore
solitario dell’insulto rivolto
ad un’intera città. Un rito
liberatorio, insomma...
I bambini hanno imparato così dal mondo dei grandi che, se il tuo compagno di
classe insulta te, la tua
mamma e la tua famiglia, tu
hai il permesso di inseguirlo e picchiarlo a sangue. Ti
arriverà la sospensione del
preside della scuola, ma, in
compenso, tutta la classe ti
sosterrà con cori e pacche
sulla spalla, perché hai avuto il coraggio di comportarti
da leone in un mondo di pecore. Chiedere scusa? Sì,
aumenta la reputazione di
leader. Meglio farlo sul web,
però. Prima che ti convinca
che hai fatto qualcosa di veramente sbagliato...
Non chiamiamola
informazione...
C
hi ha un po’ di memoria ricorda certamente la vicenda
che prese avvio nel
2003 a Brescia nella scuola materna comunale
“Sorelli”. Dodici persone vennero indagate perché - secondo l’accusa - avevano usato
violenza a 23 bambini facendoli oggetto di abusi dentro e
fuori la scuola al fine di produrre foto e video di natura
pedopornografica. Dodici gli indagati, tra cui tre preti. E due
maestre finirono in carcere in
isolamento per un anno. Poi,
per due preti e due bidelli le
accuse vennero archiviate. Gli
altri otto andarono a processo.
Titoli inquietanti: “Asilo degli
orrori”, “Preti alla gogna nella
cattolica Brescia”.... Non mancò chi, ben prima che i giudici
si pronunciassero, così si espresse: “Il tutto va inquadrato tra gli abusi ritualistici di
stampo satanico, gli elementi
ci sono tutti: escrementi, torture, croci, religiosi deviati…”.
Una città, Brescia, spaccata in
due: innocentisti e colpevolisti.
Le accuse, per il semplice fatto di essere state avanzate,
avevano “segnato” in modo indelebile le persone coinvolte.
Inizia il lento cammino della
giustizia. Entrano in scena
psicologi e medici. Sin dal verdetto di primo grado, nel 2007,
e poi nella sentenza di appello, nel 2009, gli imputati vengono assolti. Il 6 maggio 2010
è la Cassazione ad assolvere
tutti, confermando ciò che avevano stabilito i giudici in primo grado e poi in secondo grado: tutti innocenti, assolti perché il fatto non sussiste.
*
*
*
Ritengo che almeno siano tre
le considerazioni da fare. La
prima: la facilità e la indelebilità - purtroppo - dei sospetti.
Sarebbe utile ed interessante
andare a leggere le pagine dei
quotidiani di allora (e dei quotidiani che “contano”): sospetti avanzati, interrogativi apparenti, ricostruzioni dei “fatti” elaborate come premesse
per giudizi già emessi. Il tutto, ovviamente, in nome del
diritto all’informazione, del
dovere di raccontare i “fatti”.
Ecco, sarebbe giunto il momento di smantellare - una
volta per tutte - la mitologia
di un certo giornalismo che
racconterebbe i “fatti”. Quali
“fatti” sarebbero stati raccontati se - alla fine - i “fatti” non
sono stati “fatti”? Con il paradosso: si diceva di raccontare
“fatti” che, in realtà, non erano stati “fatti”; ma, raccontan-
do “fatti”
non “fatti”,
si sono creati dei “fatti”:
si sono additati alla opinione pubblica
dei
presunti
molestatori. E questa invenzione è diventata realtà che difficilmente
verrà cancellata dalla
mente di
tante persone.
La seconda: per tre volte la
giustizia ha detto, nelle diverse sedi, che gli imputati erano
innocenti. C’è un qualcosa di
anomalo e sconvolgente in tutto questo. Come può accadere
che in tre contesti diversi si
possano leggere i “fatti” (quali
“fatti”?) in modo diametralmente opposto? E che dire degli esperti - psicologi e medici chiamati ad offrire la loro competenza e che prima hanno “accertato” abusi e poi hanno riveduto le loro posizioni? Il tutto in un periodo di sette anni.
La terza: è mai possibile che
per “fatti” non accaduti due
maestre siano rimaste in carcere - e in isolamento - per un
anno, e poi agli arresti domiciliari? Maestre con trent’anni
di carriera appassionata. Tutto distrutto, e per sempre.
FUORI
dal
CORO
* * *
Mi sarei atteso che l’Ordine
dei giornalisti - sempre pronto ad intervenire quando qualche intoccabile viene sfiorato
dall’informazione - avesse
avuto il buon senso di prendere posizione su di un certo
modo di fare cronaca. Silenzio.
Ho cercato con attenzione la
notizia nei giornali che allora
avevano creato pagine intere
con “fatti” mai stati “fatti”:
poche righe per registrare la
sentenza della Cassazione.
Non una rilettura critica. Silenzio. Mi sarei aspettato solidarietà dal mondo della
scuola: silenzio! Mi sono chiesto: chi risarcirà queste persone per sette anni di vita (resa
“non vita”) vissuti sotto l’incubo di “fatti” inesistenti? Sembra di vivere in un mondo alla
rovescia: ti sospettano colpevole, ti dichiarano innocente,
ti rovinano la vita. E tu che
fai? Neppure ti danno spazio
per gridare la tua innocenza.
Ma che informazione è mai
questa?
ARCANGELO BAGNI
PAVIA: A S. PIETRO IN CIEL D’ORO IL VESCOVO
CONCLUDE IL “CAMMINO DI S. AGOSTINO”
Oltre un centinaio di pellegrini provenienti dalla Lombardia sono
attesi a Pavia sabato 15 maggio per la tappa conclusiva del “Cammino di sant’Agostino” un percorso di pellegrinaggio attraverso le
cinque provincie lombarde di Como, Lecco, Monza e Brianza, Milano, Pavia. Il raduno, organizzato dal Lions Club Pavia Regisole, è
fissato per le ore 14 nella basilica di san Pietro in Ciel d’Oro dove
il vescovo di Pavia monsignor Giovanni Giudici, il presidente della
Provincia Vittorio Poma, il sindaco Alessandro Cattaneo e il priore
della comunità agostiniana di san Pietro in Ciel d’Oro, padre
Giustino Casciano, saluteranno i presenti. Per l’occasione i Musei
civici di Pavia, impegnati nell’organizzazione della Notte dei Musei, organizzano un percorso guidato per conoscere i reperti conservati provenienti dalla basilica agostiniana. L’itinerario “Sulle
tracce di sant’Agostino”, spiega la direttrice dei musei Susanna
Zatti, “parte dal dipinto” del Santo “proveniente da san Pietro in
Ciel d’Oro per camminare nella sezione altomedievale e romanica
del museo alla riscoperta di pezzi scultorei e architettonici che
vengono proprio dalla basilica”. Nel corso della serata “verranno
letti brani che riguardano” il vescovo di Ippona.
P A G I N A
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SOCIETÀ
EUROP
A
EUROPA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
IL «DOMINO» DI EUROLANDIA
IL GIOCO PERICOLOSO
PARTITO DALLA GRECIA
I
l domino è un gioco che per
sua natura non si ferma.
Secondo l’abilità e/o la fortuna dei giocatori, finisce
quando tutte le tessere sono
a terra, o comunque quando lo
sono la maggior parte. Per poi,
volendo, ricominciare con la certezza che tempo e impegno per
rimetterle in piedi sono molto
maggiori dei pochi istanti necessari per la loro caduta.
Per alcuni, non certo da oggi,
domino è anche il gioco speculativo che fa crollare economie
pericolanti, gonfiare e sgonfiare le borse, fallire e risorgere
imprese grandi e medie. Più che
un gioco, un lavoro, che garantisce guadagni (e perdite) enormi via telematica. Negli ultimi
mesi assistiamo a quella che ha
tutta l’aria di essere una grande partita di domino con le economie europee al posto delle
tessere, con al centro i Paesi
senza tradizione industriale e
con in palio la testa dell’Euro.
La Grecia annaspa per sopravvivere con un salvagente firmato Fondo monetario internazionale sulla cui tenuta nessuno
scommette. Il Portogallo la segue a breve distanza, e le voci
circa la situazione analoga di
Spagna, Italia e Regno Unito
stanno aumentando di volume
e plausibilità.
Intendiamoci: il domino - per
quanto speculativo e scorretto
sia - non si imbastisce su economie sane. La Repubblica greca
da circa vent’anni presenta a
Bruxelles bilanci maquillage per
buona pace del Patto di Stabilità e della virtuosità della moneta unica. “Furbi” da un lato, ma
“furbi” anche dall’altro se si pensa che l’Unione europea (Commissione, Consiglio, Banca cen-
trale) ha sempre preso per buoni i dati ellenici. Triste è rendersi conto che nessuno ha mai pensato che il domino silenzioso che
oggi è in prima pagina colpisce
milioni di persone che vivono e
lavorano onestamente e che ora
(sic!) sono chiamate a pagare
colpe altrui sulle quali ovviamente gli speculatori si buttano
a pesce. Punire i responsabili
politici e bancari della bancarotta sarebbe opportuno oltre che
giusto, ma è politicamente realistico? Una raddrizzata si impone, ma attenzione a “farla pagare” a chi sopravvive con 1.200
euro al mese vedendo a destra e
a sinistra sprechi, illegalità e
ostentazioni di ricchezza di dubbia provenienza. E attenzione a
concentrarsi solo sul recupero
del debito senza porre basi salde per politiche di sviluppo.
Il domino, dicevamo, si annuncia in espansione. Portogallo e
Spagna non sono da meno della
Grecia: certo, hanno un servizio
pubblico più efficiente, ma le
bolle borsistiche e le sovraesposizioni debitorie delle banche
sono un dato di fatto. Un sentimento umano di solidarietà impone preoccupazione per la sorte di milioni e milioni di famiglie. Ma vi è un altro elemento
da prendere in considerazione.
La zona dell’Euro annovera tuttora tra i propri principi fondamentali la protezione delle economie che vi partecipano dagli
attacchi esterni: per la stabilità
finanziaria e la tenuta economica. Così è stato fino ad oggi, con
discreto successo malgrado l’aumento dei prezzi non sia stato
mai accompagnato da un aumento corrispondente del potere d’acquisto. Ora però gli attacchi speculativi ai Paesi euro sono
eclatanti, aperti… e vengono in
gran parte dall’interno di
Eurolandia. Un domino impazzito, senza capo e senza coda.
Oppure qualcos’altro? Ed ora che
le tessere potrebbero crollare
anche nella parte occidentale del
Mediterraneo, o addirittura anche oltremanica, cosa dobbiamo
attenderci?
Risposte non facili. Facile è
però individuare le vere vittime
di tutto questo: l’onestà e la dignità di chi è estraneo ai giochi
ma ne paga le conseguenze. La
maggioranza dei cittadini. Nel
sessantesimo anniversario della Dichiarazione Schuman è a
loro che dobbiamo pensare, che
devono pensare governanti, finanzieri ed economisti: le statistiche non hanno famiglia, le
persone sì.
GIAN ANDREA P.GARANCINI
I
l fine settimana del 7-9
maggio 2010 entrerà nella
storia dell’Unione europea.
Prima i capi di Stato e di
Governo, poi i governatori
delle Banche centrali, infine i
ministri dell’Economia e delle
Finanze hanno dato vita ad una
successione ininterrotta di vertici per decidere in poche ore
come rispondere alla più seria
minaccia che sia mai stata portata alla stabilità dell’Euro e
alla prosperità economica dell’Europa. La decisione della
Commissione europea di creare un fondo pari a 60 miliardi
di euro per garantire prestiti ai
Paesi in difficoltà, accompagnato dalla previsione di mettere
in campo fino a 440 miliardi di
euro da parte dei singoli Paesi
sotto forma di prestiti
bilaterali, dovrebbe mettere
calma sui mercati, almeno per
un po’. Se a questo si aggiunge
che la Banca centrale europea
si è dichiarata pronta ad acquistare sul mercato secondario i
titoli dei Paesi sotto attacco,
sterilizzando gli effetti di questi acquisti per mantenere invariata la quantità di moneta
in circolazione e quindi l’inflazione, si capisce che siamo di
fronte ad una batteria di strumenti difensivi, di fronte ai quali la speculazione non può che
battere in ritirata.
Tuttavia è chiaro a tutti che
vincere una battaglia non signi-
Chiese europee
Germania - Spagna
Germania:
appello contro
lo sfruttamento sessuale
Il presidente della Commissione della Conferenza
episcopale tedesca (Dbk) per
la Chiesa universale, mons.
Ludwig Schick, ha rivolto un
appello contro il turismo sessuale e la prostituzione forzata in Sud Africa in occasione dei prossimi mondiali di
calcio (11 giugno - 11 luglio).
“Trafficanti di persone senza scrupoli vogliono sfruttare i mondiali per fare il loro
sporco lavoro e trarre più
profitto”, ha detto mons.
Schick a Bamberg. “La prostituzione rende schiave le
donne africane, le strappa
alle loro famiglie e tribù, degradandole spesso per tutta
la vita”. Il vescovo ha
auspicato che non solo la
Lega calcio tedesca (Dfb) ma
anche il settore del turismo
diano un segno chiaro “contro la prostituzione e il commercio umano”, facendo riferimento ad un’iniziativa analoga promossa dalla Chiesa
del Sud Africa, con un documento che verrà diffuso, domani, 8 maggio, dal cardinale di Durban, Wilfried Fox
Napier.
Spagna: i nove santi
patroni della Gmg
San Isidro Labrador, Santa
Maria de la Cabeza, San Giovanni della Croce, San Juan
de Ávila, Santa Teresa
d’Avila, Santa Rosa da Lima,
Sant’Ignazio di Loyola, San
Rafael Arnaiz e San Francesco Saverio: sono questi i
santi patroni scelti per la
Giornata mondiale della Gioventù (Gmg) che si svolgerà
a Madrid dal
16 al 21
agosto
2011. È
quanto
riferisce il
sito ufficiale
della
G m g
spagnola (www.madrid11.com) che
riporta anche la notizia che
la Santa Sede ha confermato piazza Cibeles e l’aeroporto Cuatros Vientos come due
dei luoghi di svolgimento
degli eventi della Gmg. I patroni scelti per la Giornata
di Madrid sono legati alla
tradizione della Chiesa spagnola come san Isidro
Labrador che è il patrono di
Madrid, san Giovanni della
Croce il fondatore dei
carmelitani scalzi, santa Teresa d’Avila fino al giovane
san Rafael Arnaiz, canonizzato l’11 ottobre 2009 da Benedetto XVI. Circa i luoghi
confermati, piazza Cibeles è
tra i più significativi di Madrid ed è qui che il 18 agosto
i giovani riceveranno il Papa
ed è in questa zona che il
giorno seguente si svolgerà
la Via Crucis. L’aeroporto di
Cuatros Vientos si trova a 8
km dal centro città ed è stato scelto, grazie al suo perimetro di 10 km, come sede
della veglia del sabato 20
agosto e della messa della
domenica. La base aerea
ospitò l’incontro (3 maggio)
di Giovanni Paolo II con i giovani spagnoli durante il suo
viaggio apostolico del 2003.
EUROPA E CRISI
CHE COSA CI ASPETTA?
fica vincere la guerra. Il cammino che l’Europa e i singoli
Paesi che la compongono devono fare è molto lungo e si
preannuncia anche molto difficile. Quella che è iniziata nell’agosto 2007 ed è deflagrata un
anno dopo, con il fallimento di
Lehman Brothers, non è una
crisi come tutte le altre. Nulla
sarà come prima. Gli
aggiustamenti che tutti saremo
chiamati a fare saranno dolorosi. Non c’è Paese al mondo che
oggi può dirsi escluso da questa necessità, per quanto la propaganda interna possa indurre
ancora comportamenti strategici di corto respiro, come quello
– tanto per citare l’ultimo – te-
nuto dalla Gran Bretagna durante le scorse ore, con il rifiuto di partecipare al salvataggio
dei Paesi in difficoltà.
Dunque, cosa ci aspetta ora?
Nel brevissimo termine sicuramente avremo una riforma del
Patto di stabilità, le cui contraddizioni hanno permesso
alla speculazione di trovare
nell’Euro una facile preda. Infatti, avendo creato un’Unione
monetaria senza unire le politiche fiscali, i Paesi di
Eurolandia hanno offerto il
fianco alla speculazione, non
appena è diventato evidente
che i soci più deboli avessero un
problema di solvibilità. Abbiamo bisogno di un Patto di sta-
bilità che non guardi soltanto
all’andamento delle finanze
pubbliche ma anche all’indebitamento del settore privato e
alla posizione debitoria complessiva con l’estero, cioè alla
competitività dei singoli Paesi.
La considerazione complessiva
da parte dei mercati di questi
tre fattori spiega perché la Grecia è stata punita e Spagna e
Portogallo minacciati, mentre
altri non sono stati toccati.
Guardando solo alla situazione
dei conti pubblici, l’Italia per il
debito, il Regno Unito, l’Irlanda e la stessa Francia per il
deficit sarebbero state sotto attacco. Questo non è avvenuto
perché in questi casi il risparmio privato ha garantito
un’adeguata copertura all’indebitamento pubblico e la posizione competitiva di questi Paesi
non è apparsa così drammatica, come quella di Grecia, Spagna e Portogallo.
Tuttavia, il fatto che come
Italia non siamo messi così
male, non ci esenta da ogni rischio. Il nostro debito pubblico
elevato va aggredito alla radice, per evitare che situazioni
come queste possano demolire
in un baleno anni di progresso
economico. Per farlo, non basta
agire sul fronte delle finanze
pubbliche, che pure devono garantire un adeguato alto livello di avanzo primario, cioè differenza tra entrate e uscite dello Stato. Bisogna soprattutto
far sì che l’economia ricominci
a crescere ad un livello consono
alle nostre possibilità. Abbiamo
bisogno di riforme serie e profonde, molte delle quali non costose in termini economici ma
non facili per i tornaconti elettorali dei partiti: liberalizzazioni delle professioni, dei
servizi pubblici locali, incentivazione del merito nella Pubblica Amministrazione, riforma
della giustizia civile, una regolamentazione dei mercati più
moderna che si accompagni all’uscita della politica da tutte
le attività di mercato. Come si
vede, si tratta di una rivoluzione, innanzitutto culturale. Senza di questa, l’Italia non diventerà un Paese normale ma rimarrà il malato cronico d’Europa, troppo grande per essere
salvato da chiunque e quindi
destinato a soccombere al primo raffreddore serio.
NICO CURCI
economista
CHIESA
P A G I N A
7
CHIESA LOCALE
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
AGENDA
IL MESSAGGIO DEL PAPA
PER LA GIORNATA MONDIALE
DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
VESCOVO
Sacerdoti nell’era digitale
del
GIOVEDÌ 13
A Como, al mattino, in Vescovado, Consiglio Episcopale; nel pomeriggio, udienze e colloqui personali; a Como, alle ore 21.00, in Duomo, pontificale per la festa
della dedicazione della Cattedrale.
VENERDÌ 14
SABATO 15
Visita pastorale alla zona
Lario: Torno, Zelbio e Veleso.
SABATO 15
Al mattino pellegrinaggio
diocesano a Caravaggio
con l’Unitalsi.
LUNEDÌ 17
A Como, al mattino, presso il monastero della Visitazione, elezione della madre superiora; al mattino,
in Vescovado, Consiglio Affari Economici; nel pomeriggio udienze e colloqui personali; in serata: Commissione per il diaconato permanente.
MERCOLEDÌ 19
A Como, al mattino, Collegio dei Consultori; nel pomeriggio udienze e colloqui
personali.
GIOVEDÌ 20
A Como, al mattino, Consiglio Episcopale; nel pomeriggio, incontro con i sacerdoti delle classi di ordinazione 1957 e 1958.
DOMENICA 23
A Como, alle ore 10.30, pontificale nella solennità di
Pentecoste e amministrazione del Sacramento della
Confermazione a un gruppo di adulti; a ComoSant’Agata, alle ore 16.30,
amministrazione del Sacramento della Confermazione.
SUL PROSSIMO
NUMERO
UNA SINTESI
DELL’INCONTRO
DEI VICARI
FORANEI
DEL 10-11
MAGGIO
C
ari fratelli e sorelle, il
tema della Giornata
Mondiale delle Comunicazioni Sociali – “Il
sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi
media al servizio della Parola” –, si inserisce felicemente
nel cammino dell’Anno sacerdotale, e pone in primo piano
la riflessione su un ambito
pastorale vasto e delicato come quello della comunicazione e del mondo digitale, nel
quale vengono offerte al Sacerdote nuove possibilità di esercitare il proprio servizio alla
Parola e della Parola. I moderni mezzi di comunicazione
sono entrati da tempo a far
parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali le comunità ecclesiali si esprimono,
entrando in contatto con il
proprio territorio ed instaurando, molto spesso, forme di
dialogo a più vasto raggio, ma
la loro recente e pervasiva diffusione e il loro notevole influsso ne rendono sempre più
importante ed utile l’uso nel
ministero sacerdotale.
Compito primario del Sacerdote è quello di annunciare
Cristo, la Parola di Dio fatta
carne, e comunicare la multiforme grazia divina apportatrice di salvezza mediante i
Sacramenti. Convocata dalla
Parola, la Chiesa si pone
come segno e strumento della comunione che Dio realizza con l’uomo e che ogni Sacerdote è chiamato a edifica-
CONVEGNO EUCARISTICO DIOCESANO
Sabato 15 maggio, presso l’Istituto Canossiane di via Balestra 10, a Como, si svolge il convegno del Movimento Eucaristico
Diocesano. Il programma prevede: ore 15.30: Santo Rosario; ore
16.00: Santa Messa; ore 17.00: adorazione; ore 18.15: assemblea;
ore 19.30: cena presso il ristorante “Le Caverne” (quota euro 25,00
bevande incluse). Tutti sono invitati, particolarmente i Crociati
Eucari-stici (chi desidera può portare la divisa). È gradita la presenza di parenti e amici. Per la cena telefonare a Ferdinando
Marchini allo 031-304667.
SALESIANI COOPERATORI
Giovedì 3 giugno è in calendario il pellegrinaggio al Santuario di Gallivaggio (So). Il programma prevede la partenza alle
ore 8.00 dal Salesianum di Tavernola (fermate alle ore 8.10
presso la parrocchia di Tavernola e alle ore 8.30 presso i
portici Plinio di Como); alle ore 11.00: Santa Messa al Santuario di Gallivaggio; ore 12.30: pranzo; nel pomeriggio: visita di
Chiavenna. Animerà il Pellegrinaggio il salesiano don Antonio
Simeon nel suo 15° anniversario di ordinazione sacerdotale. Quota di partecipazione: euro 40,00 (tutto compreso; all’atto della
prenotazione si chiede un acconto di euro 20,00). Per le iscrizioni
contattare Antonio Cocco, al numero di telefono 031-530285
(ore pasti).
re in Lui e con Lui. Sta qui
l’altissima dignità e bellezza
della missione sacerdotale, in
cui viene ad attuarsi in maniera privilegiata quanto afferma l’apostolo Paolo: “Dice infatti la Scrittura: Chiunque
crede in lui non sarà deluso…
Infatti: Chiunque invocherà il
nome del Signore sarà salvato. Ora, come invocheranno
colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in
colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno
che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati?” (Rm 10,11.13-15).
Per dare risposte adeguate
a queste domande all’interno
dei grandi cambiamenti culturali, particolarmente avvertiti nel mondo giovanile, le vie
di comunicazione aperte dalle conquiste tecnologiche sono ormai uno strumento indispensabile. Infatti, il mondo
digitale, ponendo a disposizione mezzi che consentono una
capacità di espressione pressoché illimitata, apre notevoli prospettive e attualizzazioni
all’esortazione paolina: “Guai
a me se non annuncio il Vangelo!” (1Cor 9,16). Con la loro
diffusione, pertanto, la responsabilità dell’annuncio non
solo aumenta, ma si fa più impellente e reclama un impegno più motivato ed efficace.
Al riguardo, il Sacerdote viene a trovarsi come all’inizio di
una “storia nuova”, perché,
quanto più le moderne tecnologie creeranno relazioni sempre più intense e il mondo digitale amplierà i suoi confini,
tanto più egli sarà chiamato a
occuparsene pastoralmente,
moltiplicando il proprio impegno, per porre i media al servizio della Parola.
Tuttavia, la diffusa multimedialità e la variegata “tastiera di funzioni” della medesima comunicazione possono
comportare il rischio di un’utilizzazione dettata principalmente dalla mera esigenza di
rendersi presente, e di considerare erroneamente il web
solo come uno spazio da occupare. Ai Presbiteri, invece, è
richiesta la capacità di essere
presenti nel mondo digitale
nella costante fedeltà al messaggio evangelico, per esercitare il proprio ruolo di anima-
tori di comunità che si esprimono ormai, sempre più spesso, attraverso le tante “voci”
scaturite dal mondo digitale,
ed annunciare il Vangelo avvalendosi, accanto agli strumenti tradizionali, dell’apporto di quella nuova generazione di audiovisivi (foto, video,
animazioni, blog, siti web),
che rappresentano inedite occasioni di dialogo e utili mezzi anche per l’evangelizzazione e la catechesi.
Attraverso i moderni mezzi
di comunicazione, il Sacerdote potrà far conoscere la vita
della Chiesa e aiutare gli uomini di oggi a scoprire il volto
di Cristo, coniugando l’uso
opportuno e competente di tali strumenti, acquisito anche
nel periodo di formazione, con
una solida preparazione teologica e una spiccata spiritualità sacerdotale, alimentata
dal continuo colloquio con il
Signore. Più che la mano dell’operatore dei media, il Presbitero nell’impatto con il
mondo digitale deve far trasparire il suo cuore di consacrato, per dare un’anima non
solo al proprio impegno pastorale, ma anche all’ininterrotto flusso comunicativo della
“rete”.
Anche nel mondo digitale
deve emergere che l’attenzione amorevole di Dio in Cristo
per noi non è una cosa del
passato e neppure una teoria
erudita, ma una realtà del tutto concreta e attuale. La pastorale nel mondo digitale,
infatti, deve poter mostrare
agli uomini del nostro tempo,
e all’umanità smarrita di oggi,
che “Dio è vicino; che in Cristo tutti ci apparteniamo a vicenda” (Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana per
la presentazione degli auguri
natalizi: L’Osservatore Romano, 21-22 dicembre 2009, p. 6).
Chi meglio di un uomo di Dio
può sviluppare e mettere in
pratica, attraverso le proprie
competenze nell’ambito dei
nuovi mezzi digitali, una pastorale che renda vivo e attuale Dio nella realtà di oggi
e presenti la sapienza religiosa del passato come ricchezza
cui attingere per vivere degnamente l’oggi e costruire adeguatamente il futuro? Compito di chi, da consacrato, opera
nei media è quello di spianare la strada a nuovi incontri,
assicurando sempre la qualità del contatto umano e l’attenzione alle persone e ai loro
veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo nostro tempo “digitale” i
segni necessari per riconoscere il Signore; donando l’opportunità di educarsi all’attesa e
alla speranza e di accostarsi
alla Parola di Dio, che salva e
favorisce lo sviluppo umano
integrale. Questa potrà così
prendere il largo tra gli innumerevoli crocevia creati dal
fitto intreccio delle autostrade che solcano il cyberspazio
e affermare il diritto di cittadinanza di Dio in ogni epoca,
affinché, attraverso le nuove
forme di comunicazione, Egli
possa avanzare lungo le vie
delle città e fermarsi davanti
alle soglie delle case e dei cuori per dire ancora: “Ecco: sto
alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi
apre la porta, io verrò da lui,
cenerò con lui ed egli con me”
(Ap 3,20).
Nel Messaggio dello scorso
anno ho incoraggiato i responsabili dei processi comunicativi a promuovere una cultura di rispetto per la dignità e
il valore della persona umana. E’ questa una delle strade
nelle quali la Chiesa è chiamata ad esercitare una “diaconia della cultura” nell’odierno “continente digitale”. Con
il Vangelo nelle mani e nel
cuore, occorre ribadire che è
tempo anche di continuare a
preparare cammini che conducono alla Parola di Dio, senza trascurare di dedicare un’attenzione particolare a chi si
trova nella condizione di ricerca, anzi procurando di tenerla desta come primo passo dell’evangelizzazione. Una pastorale nel mondo digitale, infatti, è chiamata a tener conto
anche di quanti non credono,
sono sfiduciati ed hanno nel
cuore desideri di assoluto e di
verità non caduche, dal momento che i nuovi mezzi consentono di entrare in contatto con credenti di ogni religione, con non credenti e persone di ogni cultura. Come il
profeta Isaia arrivò a immaginare una casa di preghiera
per tutti i popoli (cfr Is 56,7),
è forse possibile ipotizzare che
il web possa fare spazio - come
il “cortile dei gentili” del Tempio di Gerusalemme - anche a
coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto?
Lo sviluppo delle nuove tecnologie e, nella sua dimensione complessiva, tutto il mondo digitale rappresentano una
grande risorsa per l’umanità
nel suo insieme e per l’uomo
nella singolarità del suo essere e uno stimolo per il confronto e il dialogo. Ma essi si pongono, altresì, come una grande opportunità per i credenti.
Nessuna strada, infatti, può e
deve essere preclusa a chi, nel
nome del Cristo risorto, si impegna a farsi sempre più prossimo all’uomo. I nuovi media,
pertanto, offrono innanzitutto
ai Presbiteri prospettive sempre nuove e pastoralmente
sconfinate, che li sollecitano
a valorizzare la dimensione universale della Chiesa, per una comunione vasta e concreta; ad essere testimoni, nel
mondo d’oggi, della vita sempre nuova, generata dall’ascolto del Vangelo di Gesù, il Figlio eterno venuto fra noi per
salvarci. Non bisogna dimenticare, però, che la fecondità
del ministero sacerdotale deriva innanzitutto dal Cristo incontrato e ascoltato nella preghiera; annunciato con la predicazione e la testimonianza
della vita; conosciuto, amato
e celebrato nei Sacramenti,
soprattutto della Santissima
Eucaristia e della Riconciliazione.
A voi, carissimi Sacerdoti,
rinnovo l’invito a cogliere con
saggezza le singolari opportunità offerte dalla moderna comunicazione. Il Signore vi
renda annunciatori appassionati della buona novella anche
nella nuova “agorà” posta in
essere dagli attuali mezzi di
comunicazione.
Con tali voti, invoco su di voi
la protezione della Madre di
Dio e del Santo Curato d’Ars
e con affetto imparto a ciascuno la Benedizione Apostolica.
P A G I N A
8
PELLEGRINAGGI
SINDONE2010
IL SETTIMANALE DELLA DIO2CESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
L’OMELIA DEL VESCOVO DIEGO
MARTEDÌ 4 MAGGIO 2010
Foto
FotoR.R.
R.R.
Nella Sindone
la certezza
dell’amore di Dio
M
artedì 4 maggio
oltre mille fedeli
della diocesi di
Como hanno partecipato al pellegrinaggio alla Sindone guidati dal vescovo monsignor Diego Coletti. Qui di seguito riportiamo l’omelia pronunciata durante la concelebrazione
eucaristica nella chiesa di
Maria Ausiliatrice.
«Tutti noi, chi più chi meno,
siamo partiti dalle nostre case,
dai nostri paesi, con un po’ di
turbamento nel cuore. Ne abbiamo motivi abbondanti: turbamenti personali, familiari,
sociali… Quanto è turbato il
nostro cuore! Siamo venuti
qui per un incontro rinnovato
con il Signore e, nel Vangelo
di Giovanni che abbiamo appena ascoltato, ci sentiamo
dire: “non sia turbato il vostro
cuore”. Questa non è un’iniezione di morfina… La religione cristiana non è oppio dei
popoli… Qual è, dunque, la pace capace di farci guarire dai
nostri turbamenti? Dalla nostre paure? È quella pace che
ci viene dall’atto di fede, che
gli apostoli Paolo e Barnaba
hanno cercato di confermare,
rinsaldare, rianimare nel cuore dei primi cristiani di questi
paesi sparsi all’interno dell’Anatolia: Listra, Iconio, Antiochia, Pisidia e Perge… Nomi
che non ci dicono nulla e che
però dovremmo riuscire a riconoscere come fratelli e sorelle in questa volontà di uscire dal turbamento per trovarci di fronte al turbamento di
Dio trasformato in memoria.
Perché questo è il punto:
“Passione di Cristo, Passione
dell’Uomo” – “Passio Christi.
Passio Hominis”. Le due Passioni non sono parallele. L’una
è medicina dell’altra.
Gesù nell’ora decisiva della
sua vita si sente dire «Salva
te stesso! Rifiuta il calice! Non
obbedire al Padre!». E come
risponde Gesù? «Bisogna che
il mondo sappia che io amo il
Padre».
Siamo venuti qui per questo, fratelli e sorelle. Siamo
venuti qui, ancora una volta,
di fronte a questa preziosa
reliquia che Dio ha donato alla
sua Chiesa, per avere la certezza, rianimata e rinsaldata
nel nostro cuore, dell’obbedienza amorosa di Gesù per il
Padre. «Bisogna che il mondo
sappia, che io amo il Padre e
che io faccio quello che il Padre mi ha comandato». Il comando del Padre, la missione
che il Padre, nella forza dello
Spirito Santo, consegna al Figlio suo unigenito, al Verbo
Incarnato, al nostro Salvatore, è questa: «fa’ in modo che
gli uomini possano vedere
quanto io li ami». E come poteva Gesù far vedere come Dio
ci ama in una storia domina-
Foto Pozzi
ta dal peccato, dall’ingratitudine, dalla violenza, dall’ingiustizia, dall’egoismo? Se non
accettando di far precipitare
su di sé tutto il male del mondo e trasformarlo in un definitivo e supremo atto di amore?
Fissando il nostro sguardo
sulla Sindone abbiamo visto i
segni di questa obbedienza di
Gesù, perché il mondo, quel
mondo che noi siamo oggi,
sappia «che io amo il Padre».
Ma la cosa ancora più sorprendente è questa: noi non
siamo davanti a uno spettacolo, che può anche commuovere, intenerire il nostro cuore,
togliere qualche turbamento
– o per lo meno lenirlo –…
Non ci si ferma lì. Perché il
mondo deve sapere che Gesù
ama il Padre perché questo
stesso amore – di Gesù per il
Padre e del Padre per Gesù –
è riversato nei nostri cuori
attraverso lo Spirito Santo che
ci è dato. Non siamo spettatori della Passione del Signore.
Dalla Passione del Signore noi
siamo affidati al suo gratuito
amore per l’impresa che dobbiamo compiere (così è scritto nella Prima Lettura che
abbiamo appena ascoltato dagli Atti degli Apostoli). E questa impresa è nata dentro il
grembo fecondo e materno di
una Chiesa. Quella Chiesa di
Antiochia sull’Oronte, nella
quale per la prima volta i discepoli di Gesù vennero chiamati cristiani, che dopo aver
digiunato e pregato riceve il
dono dello Spirito Santo per
poter mandare Paolo e
Barnaba. La voce di Dio dice:
metteteli da parte, Paolo e
Barnaba, per l’impresa che
affido loro. E qual è questa
impresa, se non percorrere le
strade del mondo per dire agli
uomini che vale la pena superare qualsiasi turbamento,
vivere qualsiasi tribolazione
per entrare nella logica del
Regno di Dio? E la logica del
Regno di Dio è la logica dell’amore gratuito del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo per ciascuno di noi! Anche
se non ce lo meritiamo.
Questo pensiero deve attraversare la nostra mente e il
nostro cuore se, chiudendo gli
occhi, vediamo ancora davanti a noi il Sacro Lino e, impresse misteriosamente ma
realmente, le ferite e i segni
della Passione del Signore.
Quell’amore è stato versato
nei nostri cuori. Io sono venuto perché il mio amore sia
in loro e io in loro, dice Gesù
ai suoi amici nella sera del
giovedì santo, perché anch’essi siano, nelle strade del mondo, testimoni di questo valore
assolutamente divino, che è
l’unico capace di redimere, liberare, salvare l’esistenza dell’uomo.
Viene il principe di questo
mondo. E se io vi lascio la pace
– dice Gesù – non ve la lascio
come la da’ il mondo, che parla tanto e non la costruisce
mai, perché cerca di costruirla sull’incontro di miserevoli
interessi. Solo l’amore senza
condizioni. Solo il dono incondizionato di sé fonda sulla roc-
cia i propositi di riconciliazione, di pace e di amore: vi do
la pace, la mia pace, non come
ve la da il mondo…
Allora, se Gesù è andato a
prepararci il posto, noi continuiamo fermamente a sperare che questo posto sia con
Lui, alla destra del Padre…
Questo posto è oggi, per voi e
per me, è, insieme a Lui, sulla Croce. Sulla Croce dei nostri piccoli guai, delle nostre
piccole difficoltà e preoccupazioni, sofferenze di ogni giorno, purché siano portati, questi pesi, secondo la logica della volontà del Padre. Perché
il mondo sappia che dentro di
noi, senza alcun nostro merito, lo Spirito Santo fa abitare
l’amore di Cristo, rivelatore
dell’amore del Padre, capace
di cambiare e di redimere il
corso della storia».
testi a cura di ENRICA LATTANZI
RIFLESSIONI DEL VESCOVO DIEGO DOPO L’INCONTRO CON LA SINDONE
Quali sono le impressioni che coglie a bilancio dell’incontro con la Sindone?
«È stato un incontro personale e comunitario con una presenza che non abbiamo lasciato a Torino,
ma che ci accompagna e ci dona speranza, perché se siamo amati così, non abbiamo nulla da
temere… Abbiamo vissuto un’esperienza spirituale profonda, intrisa di commozione e partecipazione, con la sensazione, di fronte alla “stoffa” della Sindone, di aver toccato con mano quello che
tante volte abbiamo letto e meditato nel Vangelo. Ho visto gli sguardi fissi di chi comprende di
essere davanti a una cosa misteriosa, una cosa talmente bella che non la si può mettere in tasca e
dire “l’ho capita”… Perché c’è sempre da penetrarla nello stupore… L’occhio della fede, nella sofferenza di Gesù crocifisso, vede la vittoria decisiva dell’amore, del dono di sé senza condizioni. Siamo
rientrati nella nostra vita quotidiana, dopo l’incontro con la Sindone, non più buoni o superficialmente consolati, ma responsabili di una testimonianza: perché anche attraverso le nostre povere
vite, la gente venga a contatto con l’amore di Cristo».
Cosa dice la Sindone all’uomo di oggi?
«Dal punto di vista oggettivo è un dato di fatto che non si riesce a capire cosa sia successo in questo
lino… È successo qualcosa che sfugge alle nostre capacità di lettura e di spiegazione scientifica. La
fede cristiana non è comunque legata alla prova provata dell’autenticità della Sindone. Per chi ha
fede, questo è un elemento estremamente parlante, significativo, perché non c’è particolare delle
quattro relazioni evangeliche della Passione che non trovi riscontro in questo “lenzuolo”. E quindi è
piacevole, dal punto di vista della fede, contemplarla per sentirsi quasi chiamati, come dice san
Giovanni, a toccare il mistero della vita che si è manifestato in Gesù».
Sono giorni difficili per la Chiesa…
«La contemporaneità di tanti problemi ecclesiali, che si sono presentati negli ultimi mesi, non
cambia il fatto che questa icona è il segno di quanto sia profondo e drammatico il mistero del
peccato e quanto siano tragiche o pesanti le sue conseguenze. Il Cristo vittima dell’ingratitudine,
dell’ingiustizia e della violenza umana è la sintesi di tutte le vittime ed è il portatore di tutte le
redenzioni e di tutte le salvezze. Il problema è serio e doloroso, ma non è una novità. Pensate agli
apostoli: c’è chi l’ha tradito; e colui che era stato scelto a guida di tutti gli altri lo aveva rinnegato...
Il fatto che il popolo di Dio accorra a questa Ostensione, anche di fronte alla costatazione della
fragilità e del peccato, significa mettersi dalla parte di Gesù».
La Sindone: un incontro fra volti…
«Nella fede cristiana tutto passa attraverso la conoscenza personale con Gesù, la consuetudine con
Lui, l’ascolto, la sequela, l’imitazione. Questo è essenziale nel cristianesimo. Ed è essenziale anche
per l’uomo: finché non ci si guarda negli occhi, alcune cose che devono succedere non succederanno
mai. Siamo una società che cerca il volto di Cristo e il volto del fratello. Però non lo sa. Le condizioni
di vita ci inducono a essere sempre più estranei gli uni agli altri, sradicati, in mobilità, superficiali… Ma credo che stia anche aumentando una fame oggettiva di prossimità, di vicinanza, di
condivisione, di fraternità. Anziché moltiplicare le cose da fare, gli impegni, i progetti, dovremmo
riscoprire la bellezza dello stare insieme, del parlarci fra di noi di quello che ci sta a cuore, senza
viverlo in solitudine, ma spendendo il tempo gli uni con gli altri».
P A G I N A
9
CHIESA
PELLEGRINAGGI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
VERSO LISIEUX/3
ALLA SCOPERTA DEGLI
SCRITTI DI SANTA TERESINA
D
opo aver raccontato ad
ampi tratti la vita di Teresa di Gesù Bambino e
del Volto Santo vogliamo conoscere meglio la
sua esperienza spirituale, approfondire la sua dottrina, accostarci
un poco di più ai suoi scritti: 266
lettere, 54 poesie, 8 piccole operette teatrali e 21 preghiere, oltre ai
tre manoscritti già citati. Ad onor
del vero dobbiamo dire che dopo
la morte della Santa, due delle sue
sorelle, Paolina e Celina, hanno
messo mano alla sua opera, manipolandone il contenuto, togliendo dai testi quanto loro appariva
sconveniente ed aggiungendo – soprattutto nei “Derniers entretiens”, una raccolta delle ultime
parole di Teresa – quanto sembrava loro utile trasmettere. Tuttavia,
negli anni successivi al Concilio
Vaticano II numerosi studi critici
(A. Combes, G. Gennari, R. Laurentin e soprattutto J.F. Six) hanno saputo riportare alla luce, in
una sorta di delicato restauro, il
pensiero originale di Teresa.
DIVENTARE SANTI
«L’altro giorno ho letto delle parole che mi piacciono molto, non
ricordo più il santo che le ha dette. Erano queste: “Non sono perfetto, ma voglio diventarlo”» (27
marzo 1888). Sono parole di
sant’Agostino queste che affondano nel cuore della giovane Teresa mentre scrive al vescovo la
domanda per essere accolta al
Carmelo. Essere santa, diventarlo, sarà il desiderio che accompagnerà tutto il resto della sua vita,
come un ritornello, un’idea centrale, il punto di forza sul quale
costruirà la sua esistenza e la
sua teologia. Tale desiderio può
sembrarci piuttosto ardito, presuntuoso, forse irraggiungibile,
talvolta distante per la nostra
esperienza di peccatori. Così appariva anche al suo padre spirituale che cerca di discernere la
verità delle parole di Teresa mettendo in luce una certa temerarietà. Per tutta risposta la giovane considera semplicemente
che il comando della perfezione è
contenuto nel Vangelo ed è lo stesso Gesù che invita ad essere perfetti come lo è il Padre nostro dei
cieli (Mt 5,48). Riusciamo a raccogliere un primo frutto gustoso
dell’insegnamento che ci viene
dalla sua esperienza. Che cosa
significa diventare santi, cosa
vuol dire essere perfetti? E soprattutto, in che modo è possibile raggiungere la perfezione? Il
secolo XIX può essere considerato, per la spiritualità cristiana,
il secolo della grande ascesi. Gli
scritti secenteschi di Francesco
di Sales offrono il materiale per
nutrire una devozione personale
che spinge all’amore di Dio attraverso la progressiva liberazione
interiore dal peccato, grazie ad
una pratica sempre più intensa
nella preghiera e nella partecipazione ai Sacramenti e ad un
forte esercizio della virtù personale. Semplificando possiamo
dire che la perfezione spirituale
rischia di essere intesa soltanto
come uno sforzo costante della
buona volontà dell’uomo, una vigilanza perseverante della coscienza chiamata a dominare le
proprie azioni nella padronanza
di sé e nel tentativo di unificare
passioni, istinti, desideri e sentimenti sotto l’unico comando
dell’amore di Dio e del prossimo.
Senza negare l’importanza dell’esercizio ascetico ne rileviamo
una possibile deriva: considerare il cammino di santità come
opera esclusiva dello sforzo dell’uomo, come il raggiungimento
della perfezione fosse frutto sol-
PELLEGRINAGGIO ECUMENICO
Dal 18 al 20 giugno
tanto di un percorso di autocostruzione o di autorealizzazione.
Basti, per intanto, questa sottolineatura che ci serve ad indicare
il contesto nel quale Teresa svilupperà la sua piccola via dell’infanzia spirituale smontando ogni
tipo di religiosità fondata esclusivamente sulle grandi opere. Ci
ritorneremo. Per ora vogliamo osservare come lo Spirito prepara
il cuore di Teresa alle sue scoperte conducendola in una maturazione progressiva del suo desiderare.
DESIDERARE
«Dopo l’esilio della terra, [mio
Dio] spero di venire a godervi nella patria, ma non voglio ammassare meriti per il cielo, voglio lavorare solo per vostro amore, con
l’unico scopo di farvi piacere»
(Preghiere, 9). Nel corso della sua
crescita spirituale il desiderio di
santità si mischia con il desiderio di incontrare Cristo e di stare
con Dio. Talvolta accompagnato
dalla nota meno matura dell’ansia di morire presto per vivere con
Lui (9 gennaio 1889), si sviluppa
– pur mantenendone le caratteristiche – fino all’abbandono
fiducioso nel desiderio di aderire
pienamente alla Sua volontà. Pochi mesi prima della morte, Teresa scriverà: «La sola cosa che
desidero è di fare la volontà del
buon Dio e confesso che se in cielo non potessi più lavorare per la
sua gloria, preferirei l’esilio che
la patria» (24 febbraio 1897).
Indubbiamente il desiderio è uno
dei motori dell’impegno cristiano e possiamo intuire come la
vita di fede cambia radicalmente se la meta a cui tende coincide
con l’unione con Dio e la conformazione a Cristo, alla sua sequela oppure con la costruzione di
un’immagine di sé pulita e perfetta. Che cosa significa diventare santi? Teresa si scontra con la
propria debolezza e comprende
che il protagonista della vita cristiana è Dio a cui l’uomo può affidarsi in piena povertà. Soltanto
così la vita di fede prende le caratteristiche dell’abbandono
fiducioso ed integra le esigenze
evangeliche dell’ascesi, mettere
da parte se stessi per “lasciar fiorire Dio” nella propria vita. Allo
stesso modo anche il desiderio di
santità si colora di tinte particolari e diventa più vero e concreto,
più incarnato: «Mio Dio! Trinità
beata, desidero amarvi e farvi
amare, lavorare per la glorificazione della santa Chiesa, salvando le anime che sono sulla terra e
liberando quelle che sono nel
purgatorio. Desidero compiere
perfettamente la vostra volontà e
arrivare al grado di gloria che mi
avete preparato nel vostro regno.
In una parola, desidero essere san-
PELLEGRINAGGI DIOCESANI
Tutte le informazioni sul sito
www.diocesidicomo.it
o telefonando il mercoledì mattina all’Ufficio
diocesano pellegrinaggi allo
031-3312232
PELLEGRINAGGI MARIANI
• Lourdes - Nevers (in pullman):
lunedì 2 - domenica 8 agosto
• Fatima 10-14 settembre
• Lourdes con l’Unitalsi:
sabato 9 - venerdì 15 ottobre (in treno)
domenica 10 - giovedì 14 ottobre (in aereo)
• Lourdes con l’Unitalsi (per i giovani):
martedì 27 luglio - lunedì 2 agosto
• Caravaggio con l’Unitalsi: sabato 15 maggio
• Dongo con l’Unitalsi:
Giornata dell’ammalato 25 settembre
SANTUARI DI FRANCIA:
DAL 20 AL 24 SETTEMBRE
• Il programma prevede la partenza da Semogo (So)
e tappe a La Salette, Dardilly, Ars, Nevers, Paray Le
Monial, Cluny, Lione, Annecy (rientro a Semogo). Quota (a seconda dei partecipanti): da 570 a 605 euro.
ta, ma sento la mia impotenza e
vi domando, o mio Dio, di essere
voi stesso la mia santità» (Preghiere, 9).
Amare Dio e farlo amare, compiere in tutto la sua volontà, partecipare alla sua opera di salvezza a servizio dei fratelli… I grandi desideri di Teresa che si intrecciano con la sua povertà, diventano preghiera, rendimento di
grazie, restituzione gioiosa e riconoscente di ciò che Dio stesso
ha voluto donare a lei. «Non sono
perfetto, ma voglio diventarlo» è
l’inizio di una strada “dritta, corta e tutta nuova” che la nostra
amica di Lisieux ci indicherà
come via alla santità.
a cura di
don MICHELE GIANOLA
DAL 3 AL 9 LUGLIO CON IL VESCOVO DIEGO A LISIEUX
• Il 3 luglio, di buon mattino, partiremo alla volta di Nevers e in serata celebreremo la Messa
presso l’urna che custodisce il corpo di Santa Bernadette, la veggente di Lourdes.
• Il 4 luglio riprenderemo il nostro cammino alla volta di Chartres dove sosteremo per la visita
alla cattedrale e per il pranzo. Proseguiremo verso il santuario di Nostra Signora di Montligeon
dove celebreremo la Messa e da qui ci sposteremo ad Alençon.
• Il 5 luglio saremo ad Alençon lungo la mattinata e nel primo pomeriggio. Potremo così visitare,
riflettere e pregare sui luoghi di origine della famiglia Martin e dell’infanzia di Teresina. Nel
tardo pomeriggio partiremo alla volta di Lisieux.
• Il 6 luglio saremo a Lisieux, la meta del nostro pellegrinaggio per sostare sui luoghi della
fanciullezza, della giovinezza e della vocazione di Teresina. Pregheremo nella basilica-santuario
a Lei dedicata e nella cripta che custodisce le reliquie dei suoi genitori.
• Il 7 luglio dopo aver celebrato la Messa continueremo il nostro cammino visitando Caen,
Bayeux, Arromanche (la spiaggia dello sbarco) per giungere in serata a Mont Saint-Michel.
• L’8 luglio dopo aver visitato Mont Saint Michel inizieremo il viaggio di ritorno puntando su
Tours dove giungeremo in tarda mattinata per il pranzo e dove sosteremo sulla tomba di San
Martino per celebrare i Vespri. In serata saremo a Clermont-Ferrand per pernottare.
• Il 9 luglio da Clermont-Ferrand passeremo a Lione dove celebreremo la Messa presso il
Santuario di Notre Dame de La Fourvière, a seguire il pranzo e il rientro.
Iscrizioni al più presto o presso il proprio parroco o direttamente all’agenzia I viaggi di
Oscar, via Pretorio 9, Como, telefono 031-304524.
P A G I N A
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CHIESA
CHIESALOCALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
GIOVEDÌ 6 MAGGIO IN SEMINARIO
50° VALSECCHI mons. GIAN PAOLO - MITTA don GIACOMO jun. PEREGO don FEDERICO - MOIOLA don MARIO (festeggia l’anniversario
anche BENZONI don SERGIO)
La festa degli
anniversari
sacerdotali
Nelle foto ricordo con il Vescovo i sacerdoti
festeggiati la scorsa settimana
(fotoservizio WILLIAM)
40° QUADRANTI don GIOVANNI - PASSERINI mons. ALDO - GARAVATTI
don STEFANO - FOSSATI don ANTONIO (festeggiano l’anniversario anche
GRANOLI don MARIO - NOTARI don GIUSEPPE)
70° CATTANEO mons. ANGIOLETTO (festeggia l’anniversario anche
VALMAGGIA don DOMENICO)
25° PESSINA don MARCO - ROSSATTI don CLAUDIO - LUMINA don
UMBERTO - MOLTENI don GIORGIO (festeggia l’anniversario anche DELLA
VALLE don GIUSTO)
10° PEDRONI don LUIGI - ROSSI don MASSIMO - FASOLA don ALBERTO
- TRABUCCHI don SIMONE - RE DIONIGI padre SIMONE
60° MALINVERNO mons. ENRICO (festeggiano l’anniversario anche BOTTA
mons. ALESSANDRO - GIANA don MARIO - GIUDICE don GEREMIA)
CHIESA
CHIESALOCALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
ORDINATO IL 18 MAGGIO 1940
Mons. Angelo Cattaneo:
70 anni di sacerdozio
A
ssistente per quasi
venticinque anni
dell’Associazione
Familiari del Clero,
ha accompagnato
instancabilmente e con profonda perspicacia umana e spirituale tanti familiari del clero.
Ha coltivato in loro la gioia ed
il valore del servizio ai sacerdoti con apprezzamento e stima
per questa missione umile, silenziosa, nascosta, ma così meritoria davanti a Dio e alla
Chiesa. La sua attenzione era
rivolta con delicatezza ed entusiasmo perché i Familiari del
Clero costituissero un appoggio
d’incomparabile valore all’apostolato sacerdotale. Ben sapeva che il compito assegnato a
queste umili persone non era
facile, ma richiedeva una vita
esemplarmente cristiana ed
uno spirito di fede che facesse
vedere sempre in una luce soprannaturale la persona del
Sacerdote e la sublimità dei
suoi compiti.
Quanta saggezza e sapienza
trasparivano dalle sue belle
meditazioni negli incontri mensili, nelle giornate dei santi
esercizi, nei vari pellegrinaggi
e convegni! Seppure minato
nella salute fisica riusciva a
presenziare alle varie iniziative e sempre con il suo dire arguto e la sua familiare vicinan-
za. Prete pieno di Spirito Santo
e innamorato di Cristo; prete
capace di tenerezza e di misericordia per tutte le sofferenze
del mondo di oggi; prete sempre aggiornato, dal cuore grande; instancabile nel guidare e
nel formare.
L’Associazione è piena di gratitudine per il suo Assistente
che tanto ha donato e ringrazia il Signore per aver dato ai
“familiari del Clero” ed alla
Chiesa un sacerdote di tale
carisma e unanime prega perché il Signore riempia il cuore
di monsignor Angelo dei doni di
Grazia e di gioia per l’immenso
bene compiuto in 70 anni di
sacerdozio ed augura che una
discreta salute gli permetta
ancora di compiere quel bene
che tanto desidera fare.
Auguri! E veramente “ad
multos annos”.
Grazie don Angioletto.
GELTRUDE MORCELLI
L’Associazione
“Familiari del clero”
ricorda don Angioletto
con queste due
fotografie. In alto: con
don Silverio Raschetti.
Qui a fianco: agli
Esercizi Spirituali
predicati presso i Padri
Saveriani di Tavernerio
nel maggio 2001
Il settantesimo di
sacerdozio di don
Angioletto verrà ricordato
in Cattedrale con la
celebrazione della
S. Messa domenica 16
maggio alle ore 10.30
P A G I N A
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CHIESA
VISIT
AP
ASTORALE
VISITAP
APASTORALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
ZONA LARIO
La Visita
Pastorale
è per il
Vescovo
anche
l’occasione
per
incontrare le
tante piccole
comunità che
costellano
valli e
montagne
della nostra
diocesi
VELESO E ZELBIO
Panormaica di Veleso
La Chiesa di San Paolo a Zelbio
S
abato 15 maggio il Vescovo mons. Diego
Coletti visiterà le comunità di Zelbio e di
Veleso. Era previsto
un ricco programma di tre
giorni per una visita che era
stata concordata insieme alla
parrocchia di Nesso. Ma, a seguito del trasferimento
dell’arciprete, don Sergio
Bianchi, la visita a Zelbio e a
Veleso è stata ridimensionata
a due Sante Messe. Alle ore
15.00 verrà amministrata a
Veleso la Prima Comunione e
alle ore 17.00 la Cresima a
bambini e ragazzi di Zelbio,
Veleso ed Erno. Il programma
poi prevede incontri informali con la gente delle Comunità e con me.
Pensando all’incontro con il
Vescovo, viene alla mia memoria il cammino di questi sei
anni da me trascorsi qui.
Dopo il decesso di don Mosé
Pertusini, che è stato Parroco per 48 anni ininterrottamente di Zelbio e poi anche
Amministratore parrocchiale
di Veleso. Dopo l’interregno di
don Oreste Salice, nominato
Amministratore Parrocchiale
di entrambe, coadiuvato da
Don Davide Galante, mi sono
trovato in qualità di Amministratore Parrocchiale e legale rappresentante, con una
pesante eredità da amministrare e due Comunità con le
quali camminare. Per questo
è da segnalare il Comodato
fatto con il Comune di Zelbio
per restaurare tutte le strutture sportive e per le attività
oratoriane, gestite dalla Pro
Loco di Zelbio. In genere si
suole ricordare un parroco per
le opere che ha fatto. Certo,
molto è stato fatto in questi
sei anni, con il contributo dei
parrocchiani e di diversi enti,
ma vorrei che restasse nel
ZELBIO
cuore l’impegno profuso per la
liturgia, per la catechesi e per
il cammino verso una comunione tra le due comunità.
Con la visita pastorale si farà
una verifica del cammino fatto e una programmazione del
cammino da fare, tenendo
conto delle nostre realtà geografiche, demogra-fiche, culturali e religiose.
Sono molti anni che il Vescovo di Como non viene su
questi monti. Sappiamo di essere stati da Lui conosciuti e
seguiti attraverso scritti e informazioni. Abbiamo trovato
sempre un grande cuore. Ora
ci guarderemo negli occhi e ci
accoglieremo ancora di piú.
La preparazione è stata lunga e impegnativa, vista la dimensione delle piccole comunità, ma vorremmo fin d’ora
dire a Mons. Diego Coletti:
“Venga, Eccellenza Rev.ma!
C’é qui una grande attesa e
tante speranze: siamo pur
sempre pecore del suo Gregge!” Nell’attesa di questi ultimi giorni di fervidi preparativi, non mancherà la nostra
preghiera.
padre ARMANDO FAVERO
Amministratore Parrocchiale
di Veleso e Zelbio
VELESO
“Duecento abitanti, mille storie” Alle pendici del San Primo
Con i suoi 200 abitanti circa Zelbio è il più piccolo Comune della Provincia di Como,
ma è anche una piccola perla “verde” incastonata sui fianchi del Monte San Primo.
LA STORIA
Le antiche origini dell’insediamento zelbiese sono dimostrate dalla necropoli rinvenuta nella selva di Malmoria. Zelbio, terra di origini celtico liguri, stazione militare
romana dal secondo secolo dopo Cristo, è citata nei documenti fin dal 1275. Appartenne alla Pieve di Nesso, se ne staccò nel 1617, anno di istituzione della chiesa
parrocchiale. Divenne in seguito possesso dei Casnedi, dal 1647 fino al 1787, quando
venne abolita la giurisdizione feudale. Dal 1796 fece parte del Comune di Nesso ed
Uniti fino al 1814, anno in cui conquistò l’indipendenza per oltre un secolo. Nel 1929
fu creato il Comune di Zelbio-Veleso che tornarono a dividersi nel 1948.
L’ECONOMIA: DALL’AMERICANO ALLA ENERVIT
Da sempre dedita alla pastorizia e all’agricoltura, l’economia zelbiese ha
attraversato periodi difficili, tanto che, nei primi anni del 1900, in molti
decisero di emigrare, in prevalenza verso il sudamerica. Fra i personaggi
che hanno caratterizzato il secondo dopoguerra, spicca don Mosè Pertusini,
parroco dal 1946 al 2003, anno della sua morte. Animatore della comunità,
don Mosè comprese che per avere un futuro Zelbio doveva aprirsi a nuove
esperienze ed investitori. Il più noto fu senz’altro James Angleton, per tutti
“L’Americano”. Personaggio di un certo mistero, era stato colonnello dei
servizi segreti in Italia durante le seconda guerra mondiale. Don Mosè lo
convinse ad investire a Zelbio e l’albergo “National on the hill”, ancor oggi
operante, testimonia il suo passaggio. La seconda perla di Don Mosè è costituita dal “lavoro ai fianchi” di Paolo Sorbini, fondatore della Also Enervit.
“Erano i primi anni ’70 - racconta Paolo Sorbini - e stavo pensando di creare
una mia azienda di prodotti legati al tema di un’alimentazione sana e bilanciata. Don Mosè mi incoraggiò e mi convinse che, anche per ragioni di immagine legata ai prodotti che volevamo sviluppare, Zelbio era il luogo adatto. A distanza di una trentina d’anni mi pare che abbia avuto ragione”. In
effetti oggi Also-Enervit è la società leader in Italia nel campo dell’alimentazione sportiva e la principale azienda del Triangolo Lariano: un vero e proprio vanto per Zelbio. Un altro tentativo da ricordare fu quello di Cesare
Pusinelli che insediò al Pian del Tivano la “General Sylos”, che, per alcuni
anni, assicurò un lavoro a molti zelbiesi.
IL SINDACO: “ABBIAMO RISCHIATO LO SPOPOLAMENTO”
“Zelbio ha vissuto anni difficili in cui si è temuto lo spopolamento completo”, spiega
Giuseppe Sorbini, da otto anni sindaco del paese. “Oggi - spiega - questo pericolo è
stato evitato e la situazione si è stabilizzata. Ma per una vera inversione di tendenza c’è
bisogno di nuove iniziative. Siamo convinti che la priorità debba essere il turismo e, in
questa direzione, stiamo rivolgendo i nostri sforzi”. “Grazie alla disponibilità del Parroco, don Armando e della Curia di Como - continua il vicesindaco Antonio Lanfranconi
- abbiamo ottenuto in comodato la gestione del centro sportivo parrocchiale e di un
bellissimo cineteatro con platea e galleria. Il nostro obiettivo è quello di reperire i fondi
per ripristinare l’agibilità dell’intera struttura”. In questi ultimi anni Zelbio ha messo
in cantiere molti progetti, come la ristrutturazione delle stradine interne del centro
storico , la edificazione dell’eliporto per l’elisoccorso del 118 al Pian del Tivano e,
soprattutto, la ristrutturazione e la riapertura dell’Asilo Stoppani-Schiavetti. “Quest’ultimo - dice il sindaco Sorbini - è il nostro fiore all’occhiello, un’operazione che ha
coinvolto la popolazione e ci ha permesso di tenere i bambini in paese almeno fino alla
scuola elementare. E’ stata una scommessa difficile, vinta anche grazie alla caparbietà
del primo presidente dell’asilo, Teodoro Vanetti. Abbiamo in cantiere molte altre iniziative ma, alcune, sono ancora nel cassetto dei sogni. Il nostro paese soffre di un’endemica
carenza d’acqua, per questo abbiamo già presentato un progetto in Amministrazione
Provinciale che attende di essere finanziato. Il nostro sogno, comunque, resta la possibilità di realizzare un campo da golf al Pian del Tivano, dove c’è una vasto e bellissimo
terreno di proprietà comunale. Un’eventualità resa ancor più appetibile dalla costruzione dell’eliporto che potrà essere usato anche a scopo turistico”.
IERI
Veleso anticamente si chiamava Velesum. Sembra che in origine fosse abitata da
popolazione celtica. In lingua celtica il nome Veleso significa “veduta da lontano”.
I reperti archeologici, ritrovati presso la grotta “Gugliemo” e al Palanzone, inducono
a ritenere che in questa zona fosse insediata una comunità preistorica. All’insediamento pre-romano e all’epoca della dominazione romana si riferiscono vari sepolcri
rinvenuti nella zona. Intorno all’anno 1000 Lucio III accolse sotto la sua protezione
apostolica la Collegiata di Nesso, con tutti i suoi territori quali erano Zelbio, Veleso
con Erno, Careno, Palanzo e anche Brienno, Laglio e Carate sulla sponda opposta del
lago di Como. Nel secolo XV Veleso fu compreso nel feudo di Nesso. Nel 1647
divenne possesso di Francesco Casnedi, i cui successori lo tennero fino alla morte del
marchese Giambattista (1787), anno in cui cessò la giurisdizione feudale. Durante
la dominazione napoleonica (1798-1814) la sede del comune era Nesso, con la denominazione di “comuni di Nesso e Uniti”. Dal 1814 al 1928 Veleso rimase paese
indipendente. Dal 1928 al 1948 costituì con Zelbio il comune di Zelbio-Veleso con
sede in Zelbio. Poi dal 1948 Zelbio e Veleso si resero autonomi.
L’abitato di Veleso fu patria di due grandi famiglie, gli Stoppani e gli Zerboni, e
anche di Mons. Eusebio Zerboni, eletto guardiano di Gerusalemme e Custode di
Terra Santa nel 1658. Gli Zerboni fondarono nel 1600 l’attività artigianale tipica di
questa località: la tessitura di tele metalliche in ferro e ottone. Risulta che la ditta
forní materiale agli insorti di Milano per erigere le barricate nelle giornate del 1848
e nel 1850 forní anche un sipario metallico antincendio al Teatro della Scala.
OGGI
Veleso è un piccolo paese montano a 826 metri sopra il livello del mare, ubicato
nell’entroterra del Triangolo Lariano ai piedi del monte San Primo (1686 mt). Del
Comune fanno parte anche le frazioni di Erno e Gorla. Gli abitanti sono 295. L’industria locale tipica è la lavorazione della tela metallica. Un tempo le risorse locali
erano cereali, alberi da frutta, castagni e l’allevamento del bestiame nei pascoli ad
alta quota, che ancora oggi in parte viene praticato. Proprio grazie a questo, in alcune
baite sparse tra i pascoli del territorio è possibile gustare ottimi formaggi di capra e
vaccini, e nei ristoranti della zona si possono gustare diversi piatti tipici fra cui
pulénta vüncia, supa de scigulin, paradell e pulenta balota. Ora si punta principalmente al turismo. Nell’ambito di questo sistema, sulle pendici verso sud, si colloca
il territorio di Veleso, inserito in un manto boscoso di ceduo ad alto fusto in gran
parte di castagno. Per chi ama le passeggiate, numerose sono le escursioni lungo i
sentieri che raggiungono le cime montuose circostanti, dalle quali è possibile ammirare suggestivi panorami e, nel fondovalle, il lago di Como. L’ambiente naturale
della zona è anche caratterizzato dalla esistenza di varie grotte. Altro fenomeno
naturale legato all’acqua è la ricca cascata in forra che, formata dalle acque delle
valli scendenti dal Pian del Tivano origina l’orrido di Nesso. Ricordiamo infine i
massi erratici, di origine glaciale, sono sparsi un po’ ovunque anche nei dintorni di
Veleso e, in passato, sfruttati come materiale da costruzione. Nel centro del paese
sorge la chiesa parrocchiale del XVI secolo, dedicata a S. Antonio Abate, che fu nel
tempo piú volte restaurata. Altri luoghi sacri sono sparsi per il paese e i dintorni:
l’antica chiesina detta “Oratorio dell’Addolorata (sec. XV), che viene utilizzata particolarmente nel periodo invernale; nelle vicinanze si trova la casa con la
“Torre” di avvistamento: era la residenza del Signorotto del paese nel periodo feudale (1497-1787); la cappella della Madonna di Caravaggio, che si trova in centro
al paese e risale al 1710; la cappella di S. Rocco, sita nel Cimitero, che risale
intorno al 1721. Da menzionare in particolare è la cappella in località Crignolo,
a ricordo della peste del 1600 (la peste del Manzoni). In paese si può visitare anche
la Pinacoteca comunale, dedicata a Vinvenzo Schiavio, noto pittore del ‘900 nato a
Veleso. Da un po’ di anni, oltre alle famiglie locali, si è costituito un piccolo insediamento di marocchini e qualche famiglia di polacchi, che stanno ripopolando il paese.
Tra tutti si cerca di costruire l’integrazione sociale.
Dal punto di vista religioso Veleso cerca di portare avanti con le feste liturgiche,
anche le sue feste tradizionali, quali la festa del Patrono, S. Antonio Abate, con la
benedizione del fuoco, e la Festa dell’Assunta. Per ora è assicurato anche un costante
servizio religioso, liturgico e pastorale.
CHIESA
VISIT
AP
ASTORALE
VISITAP
APASTORALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
P A G I N A
13
LA VISITA PASTORALE ALLA COMUNITA’ DI BLEVIO
RISCOPRIRE LA FRATERNITA’
L’8 e il 9
maggio il
Vescovo ha
incontrato i
fedeli di
Blevio
toccando i
“Sette
Presepi che
formano il
borgo
lacustre.
G
iornata indimenticabile per tutta la
comunità bleviana
lo scorso 8 Maggio,
giorno in cui il vescovo Diego ha camminato senza sosta attraversando tutti i
“Sette Presepi”(o le Sette Città) che costituiscono il paese.
Il Vescovo, però, ha voluto iniziare la sua giornata tra noi
con un piccolo fuori programma. Dopo il saluto del sindaco
Raffaello Caccia, infatti, ha
chiesto di incontrare gli amministratori per trasmettere
ai responsabili civili della comunità, alcune considerazioni su ciò che è indispensabile per lo sviluppo integrale
dell’umanesimo di ogni persona e quindi di tutta l’umanità. “Libertà, uguaglianza,
fraternità!”. Il vescovo Diego
ha iniziato il suo incontro citando il motto della “laica” rivoluzione francese.
“Purtroppo negli oltre due
secoli trascorsi da allora,” ha
continuato il vescovo, “si è tentato da una parte di costruire
una libertà, per certi versi sfrenata e senza limiti, soggetta
soltanto alle ferree leggi del
profitto e del mercato, senza
la indispensabile e irrinunciabile attenzione alla costruzione dell’uguaglianza, e dall’altra parte si è puntato ad imporre un’uguaglianza, che travolge e nega la libertà.
E la fraternità? Sembra essere stata dimenticata.
E’ necessario e sempre più
urgente riscoprire che il vero
sviluppo dell’umanità può avvenire soltanto se ogni attività umana, scientifica, econo-
fotoservizio Zambra
mica, politica o sociale, ha
sempre e necessariamente
una prospettiva di fraternità,
di condivisione e di dono di noi
stessi e delle nostre energie”.
Al termine del suo intervento il vescovo Diego ha consegnato agli amministratori presenti il suo messaggio di qualche mese fa intitolato: “Un
lavoro buono e intelligente per
lo sviluppo integrale di ogni
persona e di tutta l’umanità”
e una copia dell’Enciclica
Caritas in veritate, e ha iniziato il suo giro tra la gente.
Ha incontrato tantissime
persone; in molti si sono
affacciati alle finestre o sui balconi e a nessuno di loro è mancato il saluto e una buona parola; e se qualcuno si lasciava
scappare una preoccupazione
o una sofferenza, il fraterno
incoraggiamento, anche personale, del pastore, che interrompeva il suo percorso, è arrivato puntuale. Questo suo
muoversi per le strade del paese era seguito a volte da
sguardi increduli per tanta
semplicità nei comportamenti
e tanta fraterna cordialità nel
comunicare, ma uniti sempre ad una gioia del cuore,
che si vedeva chiaramente su
tutti i volti. Particolarmente
intensi sono stati tutti gli incontri con anziani e ammalati; entrando nelle loro case,
il vescovo Diego ha portato
un momento di gioia fraterna e di speranza. Ad ognuno
di loro ha lasciato in dono
una corona del rosario, proveniente da Betlemme, insieme all’assicurazione, che non
li avrebbe dimenticati nelle
sue preghiere. Anche il pomeriggio è stato intenso di incontri. Il vescovo Diego ha visto, prima i bambini e i ragazzi, con i quali sa positivamente comunicare con quel
suo atteggiamento, che, con
tutto il rispetto, si potrebbe
Altri momenti della
Visita Pastorale.
A sinistra la visita
alle Case di Riposo di
Bellagio. A destra il
pellegrinaggio del
Vescovo alla Madonna
dei Ceppi a Lezzeno e
l’incontro con le
religiose a Blevio
(fotoservizio Zambra)
definire da “nonno”. Dopo ha
avuto un incontro con le religiose della zona Lario e successivamente con i 14
cresimandi. Alla S. Messa, fissata per le ore 18.00 la chiesa
parrocchiale, dedicata a S.
Francesco, era gremita.
L’omelia, svolta con il linguaggio, che gli è caratteristico,
fatto di semplicità e di fermezza nel trasportare l’insegnamento del vangelo nella vita
quotidiana, è stata in sostanza un fraterno e caldo invito
ad amarci l’un l’altro, come Dio
ama noi, senza pretesa di avere nulla in cambio.
Neanche per il necessario
rifocillarsi per la cena, il vescovo Diego ha voluto stare un
momento tranquillo e rilassarsi; infatti ha cenato con i giovani delle scuole superiori e
certamente non avrà mancato, dopo averli ascoltati, di dare
loro qualche consiglio per affrontare con coraggio e con
coerenza la vita che li attende. La visita pastorale si è conclusa con un incontro con la
comunità apostolica. Il vescovo Diego, dopo avere spiegato
che apostolo significa imparare e andare in giro a portare
il messaggio imparato e a vivere in coerenza con esso, ha
aggiunto che il messaggio fondamentale che i cristiani devono diffondere, con la propria
vita più che con le parole, è
l’amore per tutti i fratelli, un
amore simile a quello che Dio
ha per noi, totale e soprattutto gratuito. Mons. Diego
Coletti è ritornato a Blevio
anche il successivo 9 Maggio.
Alle ore 19.00 ha celebrato la
S. Messa presso l’antica chiesa parrocchiale dedicata ai
Santi Martiri Gordiano ed
Epimaco, che sorge sulla riva
del lago, amministrando la cresima ai 14 ragazzi della parrocchia.
la Comunità Parrocchiale
di Blevio
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CHIESA
CHIESAMONDO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
VISITA PASTORALE IL VESCOVO HA INCONTRATO A TORNO LA COMMISSIONE MISSIONARIA DELLA ZONA LARIO
“CI HA CHIAMATI TUTTI PER NOME”
’
L
imbarazzo che si sentiva nell’aria nella
sala dell’oratorio di
Torno, quando il Vescovo è venuto in mezzo a noi, era palpabile. “Forse
vi mette soggezione il mio essere vestito con gli abiti del Vescovo. Se volete me li tolgo.” E
accenna a togliersi il cappello e
la fascia. Da quel momento la
sua spontaneità e affabilità ci
ha catturato e ci ha affascinato
per un paio d’ore. In visita alla
nostra zona pastorale, la zona
Lario, Il vescovo ha accettato di
incontrare la Commissione
Missionaria, nata da poco più
di un anno. Gli spunti che ci ha
offerto possono essere utili per
il cammino missionario di ogni
gruppo e commissione che porta avanti nella diocesi il mandato missionario della fede e del
battesimo. E’ stata un’accoglienza reciproca, molto significativa poiché il vescovo ha rivolto a ciascuno di noi un’attenzione particolare, annotandosi
i nomi e ciò che caratterizza la
nostra vita; rivolgendoci poi la
parola per conoscere quali sogni coltiviamo, le mete che ci
proponiamo e i metodi che utilizziamo, ci ha chiamato per
nome. La sua attenzione ai nostri nomi ci ha fatto ricordare
l’incontro di Gesù con Maria
fuori dal sepolcro. Maria ha riconosciuto il Maestro quando
ha sentito pronunciare il suo
nome. Ecco allora che il primo
modo di fare Missione è avere
Il Vescovo in un momento della Visita
Pastolare alla zona Lario
(foto Zambra)
attenzione al nome dell’altro,
un nome pronunciato con amore e disponibilità all’incontro,
per creare fraternità. Questo
stile di missione suscita simpatia e apre le porte all’accoglienza del messaggio.
Ci ha incoraggiati a continuare mettendo al centro la Parola, condividendola semplicemente, non come maestri ed
esperti, ascoltandola senza
troppi dibattiti o discussioni.
Perché la missione nasce dall’esperienza di incontro con
l’amore di Dio rivelato nei gesti di Gesù. L’esperienza di conoscenza di Gesù è termometro
dell’avventura cristiana; la familiarità con la parola è garanzia di missionarietà.
Essere missionari è un conti-
nuo rimettersi in gioco, mettendosi in ascolto dei bisogni del
mondo, partendo da chi ci sta
accanto. Solo ponendosi tutti
allo stesso livello scopriamo la
strada che si ispira alla Parola,
traducendo la compassione di
Gesù nella realtà delle nostre
parrocchie.
L’impegno di una Commissione Missionaria non sia solo nell’ambito economico. È l’incontro
con Cristo che salva il mondo, è
questo incontro da ricercare e
vivificare. Su questo ha insistito il nostro Vescovo: “fate attenzione alla tentazione del fare,
alla tentazione di dare un panino al posto della parola, perché, se il panino sfama, è la parola a salvare, è l’esperienza
dell’amore di Cristo che dona
SAN FERMO LA TESTIMONIANZA DI MONS. ROBERT SARAH
vita”. Missione è annuncio di un
incontro liberante e affascinante, che diventa da sé annuncio
convincente ed accattivante.
Il mondo ha fame di amore a
lunga conservazione; anche se
tentato dall’avere vita subito
(life is now) e tutto a portata di
mano. Questo messaggio non è
necessariamente compreso e
apprezzato, tanto meno atteso
e accolto. Gesù sulla croce, come
conseguenza della sua missione d’amore, è tentato dai presenti fino all’ultimo a scendere
dalla croce e rimettersi a moltiplicare i pani. Stessa sorte
anche per tanti missionari uccisi da gente che voleva derubarli non del vangelo ma dei
beni materiali.
Altro tema toccato dal nostro
Vescovo è stato il tema della
fraternità nel vivere l’obiettivo
della nostra commissione missionaria, perché l’amicizia cristiana è la condizione per condividere la visione di una missione e guarda nelle stessa direzione. Infine lo scopo di una
commissione missionaria
zonale è quello di animare le
parrocchie stimolandole con
dolcezza e rispetto, mettendo in
circolazione l’Amore di Gesù.
Perciò, in qualche modo, si deve
essere sassolino nella scarpa,
nelle parrocchie, nei gruppi,
nelle nostre realtà sociali, per
richiamare e ricordare che Missione è di tutti, è per tutti e fa
parte nel DNA del credente.
La Commissione Missionaria
della zona pastorale “Lario”
foto Daniele Maspero
FINO AGLI ESTREMI
CONFINI DELLA TERRA
n occasione della celebrazione della Cresima, la
parrocchia di San Fermo
ha ricevuto la visita di ,
mons. Robert Sarah, vescovo emerito di Conakrì
(Guinea) e Segretario della
Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Per avere
un’idea dell’umiltà del gradito
ospite è sufficiente ricordare
quanto disse in occasione del
suo 40° anniversario di sacerdozio: “il sacerdozio è l’ espressione dell’amore immenso e
gratuito di Dio per l’uomo. Io
voglio rendere grazie a Lui soprattutto per la sua fedeltà
nella mia povera persona”.
Sabato 8 maggio è stato invitato a presentare alla comunità di San Fermo la situazione
della Chiesa nel mondo. Il prelato ha iniziato precisando il
proprium della missione della
Chiesa, ricordando che è un gesto di obbedienza a Cristo. Gesù
stesso disse ai suoi “andate e
ammaestrate tutte le nazioni,
ecco io sono con voi fino alla fine
del mondo” . Missione per i cristiani significa andare, fare discepoli, creare nuove comunità,
con la certezza che Lui è qui con
noi. Per un parrocchia costituire un gruppo missionario significa respirare il soffio dello Spirito Santo. Oggi nel mondo su
6,5 miliardi di persone solo 2
miliardi conoscono Gesù e questi hanno bisogno di essere
rievangelizzati, anche se a noi
europei suona strano.
Mons. Sarah ha poi tratteg-
I
Il segretario della
Congregazione per
l’evangelizzazione
dei popoli e Vescovo
emerito di Conakrì
ha parlato della vita
della Chiesa nel
mondo
giato l’attività del dicastero in
cui svolge il suo ministero
episcopale, ripercorrendo la storia di questo antico organismo:
da sempre la Chiesa si organizza e si struttura per portare a
tutti il Vangelo. Il servizio in
Congregazione lo ha portato a
viaggiare molto e ad incontrare tante comunità cristiane. A
partire da ciò mons. Sarah ci ha
condotti in un viaggio attraverso i cinque continenti, permettendoci di assaporare qualcosa
delle Chiese presenti nei vari
paesi. Anzitutto la grande
Asia: la Chiesa qui fa molto,
specialmente in India. L’attività missionaria, per portare il
Vangelo, coincide talvolta con la
cura della salute, la promozione della scuola, la lotta contro
la povertà, la fame, … rispettando sempre la doppia vocazione di lottare contro ciò che opprime l’uomo e la sua anima.
Purtroppo la Chiesa progredisce lentamente a causa del
fondamentalismo delle altre religioni e, in alcuni paesi, per
l’ideologia comunista (Cina,
Laos Cambogia, Vietnam,
Mjammar ). In diversi stati i
cristiani vivono in clandestinità. In Cina addirittura lo Stato
ha diviso la Chiesa: c’è quella
ufficiale, controllata dal governo e quella clandestina. La Congregazione cerca di sollecitare
lo studio a Roma di alcuni sacerdoti cinesi di entrambe le
Chiese, per poi ritornare nel
loro paese e vivificare la Chiesa facendo unità.
L’Oceania si presenta oggi
come un continente molto aperto al Vangelo, anche se bisogna
affrontare le grandi distanze e
le difficoltà di comunicazione.
Grande attenzione poi per
l’Africa: il continente progredisce molto bene, nonostante la
pressione islamica. Il Nord Africa, terra cristiana fino all’avvento dell’Islam, oggi conta solo
comunità cattoliche composte
da stranieri. Ma Dio ha sempre
coinvolto l’Africa nel Suo disegno di salvezza (ad esempio il
monte Sinai, la fuga in Egitto,
il Cireneo), per cui il prelato non
ha nascosto la propria fiducia e
speranza nei confronti della
propria terra. Nel 1900 in tutta l’Africa si contavano circa 2
milioni di cattolici, oggi sono
147 milioni. La Nigeria oggi ha
più di 4000 seminaristi maggiori e ci sono molte vocazioni in
tutte le nazioni, malgrado le
guerre e la povertà. La Chiesa
progredisce grazie ai catechisti,
ai movimenti, alle nuove comunità. Gli strumenti per l’
evangeliz-zazione sono molteplici, anche se grande importanza viene data alle iniziative
per la diffusione della Bibbia.
Nell’ottobre 2009 è stato celebrato il II Sinodo per l’Africa,
con lo scopo di mettere a fuoco
le urgenze e le priorità dell’Africa dal punto di vista della
missionarietà. L’ Africa oggi ha
paura della cultura laicista dell’Occidente, teme una contaminazione del vivere senza Dio,
senza regole, che ruota attorno
all’economia, privo di valori
umani e religiosi.
L’Africa è ancora oggi terra
innaffiata dal sangue dei martiri: nell’agosto 2009 in Sudan
7 giovani sono stati crocifissi
perché cristiani, nel Natale dello stesso anno sono stati uccisi
6 cristiani al Cairo, per un totale di 36 martiri nel solo 2009.
Ma i martiri servono! La Chiesa non può andare avanti se
non segue Gesù Cristo. L’amore esige la morte: martiri non
significa essere fanatici, ma lasciarsi vincere da Cristo.
L’incontro è terminato con un
augurio per tutti: il martirio
come testimonianza viva della
fede con l’aiuto di Maria. Non è
facile essere missionari, anche
in Occidente. La Chiesa, il
Papa, la nostra fede sono ogni
giorno attaccate. Noi cristiani
siamo chiamati a difendere le
radici cristiane della nostra società vivendo da cristiani e annunciando la novità del Vangelo.
S.P
CHIESA
CHIESAMONDO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
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BURUNDI I PREMIO “TAKUNDA” DEL CESVI AL CENTRO KAMENGE DA ANNI SOSTENUTO DALLA NOSTRA DIOCESI
LA SCUOLA DOVE SI INSEGNA LA PACE
C
entro Giovani Kamenge, Bujumbura, Burundi. Ormai la nostra diocesi è legata da
alcuni annni a questo
centro diurno di Educazione
alla Pace che sorge nella capitale burundese.
Nel 2007 un gruppo di giovani inviato dalla diocesi è stato
ospite del Centro e ha vissuto
la coinvolgente esperienza dei
Campi di Lavoro estivi, campi
di volontariato per i ragazzi dei
Quartieri Nord della periferia
di Bujumbura volti alla costruzione di mattoni per le famiglie
più povere che durante la guerra sono rimaste senza casa.
Da allora il legame si è mantenuto saldo. Nel 2008 la Quaresima di Solidarietà ha finanziato un progetto per il Centro,
nel 2009 è stata la volta dell’iniziativa di Carità del Grest, quest’anno ancora la Quaresima di
Solidarietà va in aiuto del Centro. Ma perché?
Forse prima di tutto perché
il CJK è davvero una realtà
coinvolgente che tocca tutti coloro che si avvicinano a questo
progetto coraggioso e unico.
Poi sicuramente arriva lo stupore di fronte alla grandezza
delle sue attività.
34.000 giovani iscritti, centinaia di progetti sul territorio
dei Quartieri, centinaia di attività proposte ogni anno ai ragazzi che lo frequentano e tutto, e proprio tutto… per la Pace.
La Pace vera, quella con la P
maiuscola che ancora in
Burundi non esiste. Una Pace
che il Paese ha sognato, sperato, desiderato e richiesto a gran
voce per circa quarant’anni.
Quaranta, perché la guerra civile, la terribile guerra “etnica”
(o di potere?) tra hutu e tutzi, è
scoppiata all’indomani dell’indipendenza nel 1963 e, seppur
con periodi di tranquillità,
aleggia ancora sul territorio
come una minaccia per la popolazione che ha smesso ormai
di sperare nella Pace. Al CJK
invece la Pace la si costruisce
quotidianamente dal 1995. Anche durante le fasi più acute del
conflitto non ha mai chiuso i
Takunda. In lingua shona, la lingua dello Zimbabwe, vuol dire
“Abbiamo vinto”. Takunda è il nome di un bambino, il primo bambino
dello Zimbabwe nato sano da madre sieropositiva grazie al progetto
del Cesvi “Fermiamo l’Aids sul nascere”. Takunda rappresenta una
solidarietà vincente e la forza di un continente che può vincere la
difficile battaglia contro l’Aids. Oggi Takunda è anche un premio per
la Solidarietà che ogni anno viene consegnato dal Cesvi di Bergamo con
lo scopo di riconoscere gli esempi di impegno nella cooperazione
espressi da organizzazioni, singoli o imprese.
Lo scorso 13 maggio presso il Teatro Donizetti di Bergamo il Cesvi ha
consegnato il riconoscimento di quest’anno per la categoria “Progetto
Umanitario” al Centro Giovani Kamenge di Bujumbura. A ritirare il
premio padre Claudio Marano, missionario saveriano nativo della
provincia di Udine tra i fondatori del Centro.
pagina a cura di BENEDETTA MUSUMECI
battenti, non ha mai smesso di
comparire in prima fila per
chiedere
la
Pace,
il
coinvolgimento delle potenze
internazionali, l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. E
ha vinto. Ha vinto perché i giovani che sono iscritti al Centro
lo considerano la loro casa, la
loro famiglia, la loro vita e non
pensano più se sono hutu o
tutzi, se sono maschi o femmine, se sono mussulmani, cristiani, se sono burundesi o stranieri. Pensano a vivere insieme, a
lavorare insieme e a crescere
insieme… senza pregiudizio…
per costruire un futuro migliore per il loro Paese. Ha vinto
perché il CJK con i suoi 34.000
giovani ha vinto il Premio
Nobel per la Pace Alternativo
IL PAESE VERSO NUOVE ELEZIONI
nel 2002; perché una buona percentuale degli iscritti sono ragazze e in Burundi, come in
gran parte dell’Africa, la condizione della donna è ancora di
inferiorità; ha vinto perché, nonostante le costanti minacce di
morte che ricevono ogni giorno
i responsabili e gli animatori
del Centro, tutti i giorni i locali
sono gremiti di ragazzi.
COSA FA
IL CENTRO?
Le attività sono davvero infinite… per capire meglio
basterebbe guardare ciò che
solo in queste settimane si è
vissuto.
Domenica 2 maggio scorso si
è tenuto il Concorso di Teatro dei Quartieri Nord. Hanno partecipato 14 gruppi di
Kamenge, Kinama, Cibitoke
e Ngagara, cioè dei Quartieri Nord. Davanti ad una folla
di 3.000 persone interessate
al tema delle elezioni su cui
si è basato il concorso, si sono
esibiti i diversi gruppi. L’iniziativa ha avuto un enorme
successo. L’ultimo concorso
della stagione si è invece tenuto il 9 maggio con 13 gruppi di acrobati.
Francis Munire, un giovane
cresciuto al Centro, ha vinto
il Premio del Festicab per la
migliore opera burundese,
con un cortometraggio dal titolo “Taxi Love”; oltre tutto il
Centro ha messo a disposizione per il Festival la Sala delle Feste e ha ospitato i 3.500
spettatori dei 7 giorni di
proiezioni gratuite. Padre
Claudio è stato selezionato in
un gruppo di 50 personaggi
che hanno contribuito a sollevare le sorti del Paese, scelta fatta dal giornale
“IWACU”, l’unico grande
giornale indipendente del
Burundi. Si è concluso con
successo anche il concorso
giornalistico per il numero
100 del giornale del Centro
“Arc-en-Ciel”, sulla libertà
d’espressione. Hanno partecipato 105 giovani. Ma il centro è attivo tutto l’anno e non
solo per i giovani che lo frequentano. Ci sono progetti di
solidarietà per le famiglie più
povere dei Quartieri Nord,
corsi di alfabetizzazione per
le donne, corsi di educazione
e formazione per la prevenzione dell’Aids, attività di sostegno alle attività comunitarie… tanto, tanto lavoro
svolto interamente da personale locale.
UN LUNGO CAMMINO PER UNA VERA PACE
’
E
iniziata in Burundi
la campagna per le
elezioni amministrative che si terranno dal 21 maggio
al 4 giungo. Alla consultazione
per il rinnovo di sindaci e consigli comunali partecipano 23
dei 44 partiti politici. Il 28 giugno si terranno le presidenziali. La situazione del Burundi
non è una situazione stabile.
Ancora oggi le tensioni sono
molto forti, talvolta sfociano in
rappresaglie e scontri armati
tra le truppe dell’esercito e le
milizie ribelli. Il processo di
Pace, i cui ultimi accordi sono
stati firmati nel dicembre 2008,
è ancora lungo.
“La situazione è esplosiva”,
afferma Pierre Claver Mbonimpa, presidente dell’Associazione burundese per la protezione
dei diritti umani e delle persone detenute (APRODH), “le per-
Pur nella quasi totale
indifferenza dei media
occidentali il Burundi
ha avuto una storia
molto simile a quella
del vicino Ruanda,
segnata dagli scontri
tra hutu e tutsi.
Un passato da cui si
sta cercando di uscire
attraverso un lento
e difficile cammino
di dialogo tra i gruppi
sone smobilizzate – ex membri
di gruppi armati, oggi sciolti –
sono diventate incontrollabili. I
giovani del CNDD-FDD – il
partito al potere – stanno cau-
sando molti problemi nel Paese. Come reazione a questo, i
giovani del FRODEBU – partito d’opposizione – sono diventati molto attivi. Giudicando dal
loro nome – Intakangwa – che
significa ‘coloro che non hanno
paura di niente’, sono pronti a
reagire alla minima provocazione”.
Nonostante questo pare non
ci saranno rinvii alle elezioni
che saranno monitorate dalle
Nazioni Unite e che probabilmente saranno finanziate dal
Belgio.
Nonostante tutto il Burundi
di questi mesi spera in una nuova vita scaturita da queste nuove votazioni, spera nell’elezione di persone competenti che
lavorino per la Pace e la Riconciliazione definitiva e per
risollevare il Paese dalla situazione di crisi finanziaria in cui
versa.
CHIESA
CHIESALOCALE
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
IL PREMIO 2010 VINTO DALLA PARROCCHIA DI SANTA BRIGIDA I CHIERICHETTI SI RACCONTANO
A CAMERLATA IL CONCORSO MINISTRANTI
La giuria ha emesso il suo verdetto: il Grande
Concorso Ministranti 2010, promosso dal
Centro Diocesano Vocazioni, è stato vinto dal
gruppo della Parrocchia S. Brigida di
Camerlata. Facciamo i complimenti a questo
piccolo gruppo che ha saputo mettersi in gioco
con simpatia e autoironia. Bravi ministranti,
continuate così nel vostro servizio! Chissà che
questa vittoria non vi aiuti ad aumentare un
po’ il numero dei vostri componenti. Qui di
seguito trovate pubblicata la presentazione del
gruppo vincitore, che prossimamente verrà
contattato per la consegna dei premi.
Facciamo i complimenti anche agli altri gruppi
partecipanti la cui presentazione verrà a breve
pubblicata sul sito del Centro Diocesano
Vocazioni (www.cdvcomo.it)
C
iao, siamo i chierichetti della parrocchia
di S. Brigida di
Camerlata, a Como.
Molto probabilmente
siamo la parrocchia con meno
chierichetti d’Italia: siamo solo
in 3, ma non perdiamo mai una
Messa, se non perché siamo
ammalati o abbiamo un impegno familiare che non possiamo
proprio rimandare. Cominciamo però a parlare un po’ di
noi…
MARTA
È la ragazza con la coda di
cavallo (è un’appassionata di
questi animali e si vede!) ed è
anche la più piccola. Ha 12 anni
e frequenta la seconda media.
È di Rebbio, ma la sua grande
voglia di fare la chierichetta
l’ha portata a Camerlata, dove
è cresciuto il papà. Ha un sorriso dolce e le lentiggini sul naso
e quando serve Messa sta in
piedi di fianco all’altare come
un soldatino, con la faccia se-
ria seria. Non si muove quasi e
si agita un po’ durante le celebrazioni solenni, quando ci sono
molti celebranti.
Aneddoto: ha rotto l’ampollina del vino alla fine della Messa di Natale
MONICA
È la ragazza con gli occhiali
verdi. È la mezzana (14 anni) e
le piace il teatro. Ha già recitato in alcuni spettacoli organizzati dalla scuola ed è molto simpatica e disponibile verso tutti.
Essendo la più “vecchia” del
gruppo, ha l’incarico di occuparsi soprattutto dell’altare e svolge il suo compito con impegno
e dedizione.
Aneddoto: una volta è quasi
inciampata non vedendo il gradino che collega la sacrestia all’altare.
SIMONE
È l’unico ragazzo. È il più
grande (16 anni), ma anche l’ultimo arrivato. Forse perché è
l’unico ragazzo, nelle occasioni
speciali ha l’onore di tenere il
turibolo e di incensare durante
le celebrazioni solenni. Inoltre
sostiene il Messale per la lettura del celebrante, anche perché è il più alto dei tre!!!
Aneddoto: su 3 domeniche da
chierichetto ha “celebrato” ben
2 Messe solenni.
Concludiamo ora con colui
che “dirige” il trio…..il nostro
insostituibile
STEFANO
Prima dell’inizio della Messa
ci raduna in sagrestia per un
breve “briefing” e conferma o
meno gli incarichi di ognuno.
È molto, molto pignolo e sa
tutto… ma proprio tutto! sulla
liturgia.
A volte storce il naso quando
non siamo precisi e succede
anche di prendere una sgridata, ma noi sappiamo che lo fa a
fin di bene, perché è importante servire bene e fare le cose
come si deve!
Da lui impariamo sempre
tante cose perché sa tutti i nomi
degli oggetti e dei paramenti e
ci racconta anche cose che non
sappiamo sulla nostra chiesa.
Questo è molto bello, perché
ci fa sentire ancora più legati
alla nostra parrocchia.
Questi siamo noi: i chierichetti della parrocchia di Santa Brigida a Camerlata.
VERSO LE SETTIMANE SOCIALE DEI CATTOLICI ITALIANI IL DOCUMENTO PREPARATORIO
“SOLO RESTANDO UNITI SI USCIRA’ DALLA CRISI”
“
I
l Paese ha bisogno di
riprendere a crescere”. Lo afferma il Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei cattolici italiani nel “documento preparatorio” – presentato a inizio settimana a Roma – in vista della
46ª Settimana Sociale (Reggio
Calabria, 14-17 ottobre 2010),
che ha per tema “Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di
speranza per il futuro del Paese”.
Italia unita di fronte alla
globalizzazione. Il documento, che si propone di offrire “alcune buone ragioni perché proceda l’opera di discernimento
necessaria alla declinazione,
oggi, in Italia, della nozione di
bene comune”, parte da un accenno alla crisi socio-economica, per uscire dalla quale è necessario “un uso coraggioso e
innovatore dei nuovi assetti e
delle opportunità che la
globalizzazione ha prodotto”. Il
Comitato definisce l’Italia “media potenza declinante” di fronte a un processo di globalizzazione che “procederà (o invertirà il suo cammino) anche senza attendere il contributo del
nostro Paese, e magari anche
grazie a contributi di sue singole espressioni locali o d’interesse. Tuttavia, ciò non esclude
Pubblicate le linee
guida in vista della
46° Settimana Sociale
(14-17 ottobre a
Reggio Calabria).
Tra i temi in agenda
lavoro, scuola,
famiglia, integrazione
e occupazione.
“L’Italia unita in
questo passaggio
critico - si legge nel
testo - potrebbe
giocare un ruolo che
nessuna sua singola
componente potrebbe
svolgere da sola”.
che l’Italia unita in questo passaggio critico potrebbe giocare
un ruolo che nessuna sua singola componente potrebbe svolgere da sola”.
Flessibilità e sicurezza nel
lavoro. Andando a declinare i
punti dell’”agenda”, il documento parte dal riconoscimento che
“nel nostro Paese c’è ancora una
riserva di capacità di lavoro e
d’impresa” ed esorta a spingere il mercato del lavoro verso
“una combinazione di flessibi-
lità e sicurezza (flexicurity), necessariamente declinata in funzione delle caratteristiche e dei
vincoli specifici del contesto italiano”. Il testo denuncia “ritardi e limiti strutturali” nel sistema produttivo e “criticità relative al funzionamento del mercato del lavoro”, nonché un
“dualismo” tra “un’area di occupazione protetta” e “un’altra
priva di tutele o con tutele
diseguali”. Combinare flessibilità e sicurezza, sottolinea il
“documento preparatorio”, richiede “strumenti di sostegno
al reddito e di supporto della
ricerca del lavoro da parte di
chi ne è privo, così come il
superamento di ogni tipo di
‘rendita di posizione’ e d’irresponsabilità”, “politiche attive
a favore dei soggetti in difficoltà” e “un equo, trasparente e sostenibile sistema di sussidi di
disoccupazione”. Il documento,
inoltre, denuncia “l’iniquità”
delle politiche fiscali e sociali
verso la famiglia, “abbandonata a se stessa proprio nei momenti in cui avrebbe più bisogno di aiuto”.
Scuola, famiglia e associazionismo per educare. Poi,
tra le priorità vi è la questione
educativa, poiché “l’emergenza
educativa si manifesta come
grave crisi di bene comune”. Il
Comitato fa presente la “sfida
educativa” a cui sono sottoposti oggi gli insegnanti, “assai
più impegnativa di quella affrontata dai loro colleghi di
qualche decennio fa”, e più in
generale riconosce che “la crisi
della famiglia e della scuola
accompagna quella dell’autorità e ne è a un tempo causa ed
effetto”. Riguardo al “corpo docente”, il documento invita a far
leva su “formazione” e “motivazione”. Nell’azione educativa,
inoltre, si sottolinea la necessità del “riconoscimento pubblico” dell’associazionismo, “realtà esposta più di altre alla crisi
e al ripiegamento egoistico”, che
“non può essere difesa professionalizzandola, mitiz-zandola
né semplicemente conservandola”, ma “va aiutata a produrre
innovazione anche nei processi
educativi”.
Cittadinanza alle seconde
generazioni. In terzo luogo,
“l’Italia è tornata ad essere un
Paese d’immigrazione” e
“vivissima è la coscienza diffusa dei rischi e delle opportunità che comporta l’intensificarsi
dei flussi migratori”. Di fronte
a quest’affermazione, il “documento preparatorio” riconosce
che “nella società di domani i
figli degli immigrati giocheranno un ruolo importante”, e “li
attendono numerose difficoltà
comuni a tutti i giovani in Ita-
lia, più una: quella di riuscire a
riconciliare la loro quotidianità
italiana con un’identità costruita nel dubbio di non vedersi
riconosciuta la cittadinanza”.
Pertanto “il riconoscimento della cittadinanza da parte dello
Stato italiano è solo una condizione, certo necessaria ma non
sufficiente, per una piena
interazione/integrazione delle
seconde generazioni nella società italiana”.
Occupazione e transizione politica. Sul fronte dell’occupazione, invece, il documento invita ad “abbattere le barriere” che impediscono “la crescita piena” dei giovani, “la
mobilità sociale” e “il traffico dei
talenti”. Attenzione viene rivolta pure allo stato dell’università in Italia, la cui “insufficiente
autonomia” e l’”insufficiente
contributo alla ricerca” rappresentano “un’emergenza tanto
grave quanto disattesa”. Infine,
la spinta alla partecipazione e
all’innovazione politica: il testo
sottolinea che “le istituzioni
politiche devono completare il
passaggio a un modello più
competitivo” e richiama come
“l’adesione alla prospettiva del
bene comune” porti “a riconoscere come prioritario il problema di una concezione e di una
prassi coerentemente sussidiaria del federalismo”.
CHIESA
Salvaguardia
Creato
SalvaguardiaCreato
del
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
N
on appaia un discorso
legato alla moda del
tempo il fatto di parlare degli stili di vita. E’
vero: la questione degli stili di vita ha preso avvio
dalla sensibilità di alcune persone sia nel campo ecclesiale che
laico. Possiamo ben dire che queste persone considerate a suo
tempo un po’ fanatiche e sognatrici che disturbavano i sonni
tranquilli dell’opinione pubblica,
hanno visto lungo e corretto.
Oggi la questione degli stili di
vita non è più considerata riservata a pochi infervorati o da
relegare ai convegni specializzati fine a se stessi. Ciò è dimostrato dal fatto che in questi ultimissimi anni, se non addirittura
mesi, sempre più persone, anche
in ambito parrocchiale, si stanno avvicinando alla problematica degli stili di vita. Desiderio
è dare concretezza agli stili di
vita, rendendoli praticabili a tutti grazie ad una serie di iniziative e nello stesso tempo creare
una cultura che origini una mentalità diffusa. E’ un desiderio che
trova conforto nella Caritas in
veritate’. Papa Benedetto XVI
così scrive: “E’ necessario un effettivo cambiamento di mentalità che ci induca ad adottare nuovi stili di vita, nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono
e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune
siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei
risparmi e degli investimenti” (n.
51).
Nel 2007 alcuni organismi
diocesani hanno ritenuto necessario creare una rete di collegamento tra loro per dar maggior
incisività alla loro azione, radicare e fare crescere la cultura
degli stili di vita. A questa rete,
già da un paio di anni, aderisce
anche la nostra diocesi.
Vari sono gli obiettivi che la
rete si è prefissata. Scopo primario delle rete stessa è quello di
far crescere l’amore per il creato e le sue creature a partire dal
messaggio biblico. Gli stili di vita
si radicano in questa consapevolezza: l’universo è un dono di
Dio. Descrivere ciò che compone l’universo con il semplice termine “natura” è una riduzione
di valore dello stesso. Per un cristiano più corretto è parlare di
creato, perché in questo termi-
TEMPO DI CONCRETEZZA
Una proposta concreta
alle comunità: mettere
in comune esperienze
in atto, elaborare
in comune accordo
percorsi di formazione
e di sensibilizzazione
STILI DI VITA:
UNA RETE
INTERPARROCCHIALE
pagina a cura
del’Ufficio Diocesano Pastorale Sociale
e del Lavoro - Salvaguardia
del Creato e Stili di vita
ne è contenuto un profondo significato: l’universo non è frutto di una casualità, ma un dono
d’amore di Dio.
L’amore per il creato non va
inteso come un sentimento carico di emozioni, fine a se stesso; esso è la fonte da cui scaturiscono percorsi pastorali, maturati da un confronto tra le varie
esperienze esistenti nelle comunità parrocchiali e associative.
Ed è buona cosa che esse siano
messe in comune, valorizzando
le varie risorse culturali e
organizzative esistenti, incoraggiando le dinamiche di emulazione, dando vita a campagne di
sensibilizzazione per creare un
comune sentire e proposte condivise sulle questioni ambientali. E da ultimo la rete interdiocesana si propone di coinvolgere gli organismi ecclesiali, valorizzando i cristiani come soggetti protagonisti della Chiesa.
Nella nostra diocesi non siamo
all’anno zero. Ci sono iniziative
lodevoli e di valido significato
anche a livello parrocchiale. Tutte queste attività corrono il rischio di incidere solo nel proprio
ambiente, a volte ristretto, e di
non incentivare altre realtà ad
operare pastoralmente nel campo degli stili di vita affinché gli
CUSTODIRE IL CREATO PER COLTIVARE LA PACE
“Custodire il creato, per coltivare la pace”. Per la 5° Giornata
per la Salvaguardia del creato, la Commissione Episcopale per
l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso e la Commissione
Episcopale per i Problemi sociali e il lavoro, la Giustizia e la
Pace hanno scelto lo stesso titolo del messaggio di Papa Benedetto XVI per la Giornata della Pace 2010. Il Messaggio si apre
con il ricordarci che la pace è un dono di Dio. “essa interessa
tanto l’esistenza personale quanto quella sociale e giunge a coinvolgere lo stesso rapporto con il creato”. Ma la pace è minacciata dagli egoismi dell’uomo e dello sfruttamento dei territori delle popolazioni più povere da parte di quelle più ricche: “pace,
giustizia e cura della terra possono crescere solo insieme e la
minaccia a una di esse si riflette anche sulle altre”. Salvaguardare il creato da ogni sfruttamento è dovere gravissimo nei confronti delle generazioni future: ad esse va consegnata una terra
che possa essere abitata degnamente e ulteriormente coltivata.
Tutto ciò richiama la necessità di stili di vita sobri. Il messaggio si conclude con l’invito a contemplare la bellezza del creato
“per cogliere Dio stesso che si prende cura delle sue creature” e,
ricordando le assemblea ecumeniche nelle quali la riflessione
sul creato ha avuto spazio centrale, i componenti delle due Commissioni Episcopali invitano tutti i cristiani per una preghiera
comune, uniti nella salvaguardia del creato.
stili di vita siano una modalità
di vita sempre più diffusa.
Proprio per non lasciare nel
nascondimento le varie iniziative e quindi poco incidano sul creare la cultura degli stili di vita
l’Ufficio diocesano della pastorale sociale e del lavoro, a cui è
stato affidato dai Vescovi italiani anche questo settore pastorale, propone alle parrocchie una
rete interparrocchiale degli
stili di vita. E’ così possibile
mettere in comune esperienze in
atto, elaborare in comune accordo percorsi di formazione e di
sensibilizzazione, individuare
quali siano le urgenze da affrontare per creare una cultura e
una mentalità di stili di vita seguendo le indicazioni che Papa
Benedetto XVI ha tracciato nella sua ultima enciclica.
Un primo spazio per mettere
in comune le proprie esperienze
è data da questa pagina del settimanale. Ogni terzo sabato del
mese essa raccoglie riflessioni,
proposte e iniziative sulla salvaguardia del creato, a cui sono
legate in modo assai stretto le
varie tematiche degli stili di
vita.
GIUSEPPE CORTI
AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO
L’uomo, in quanto immagine di Dio e depositario dell’alito divino, è centro e vertice del mondo, nel senso che è chiamato ad
amare e curare il creato che Dio gli ha consegnato. Il dono amorevole di Dio fa appello alla risposta altrettanto amorevole dell’uomo, con una piena assunzione di responsabilità verso gli altri. La seconda tavola del decalogo riassunta nel comandamento
di Gesù “Amerai il prossimo come te stesso”(Mc 12,31) riguarda i
comandamenti di carità: gli uomini, destinatari dell’amore di Dio,
diventano soggetti di carità, chiamati a farsi strumenti di carità.
Dio ha voluto che le prime persone da amare, dopo di Lui, siano
i propri genitori: “Onora tuo padre e tua madre…(Es 20,12). Con
il quarto comandamento Dio vuole che onoriamo i nostri genitori che ci hanno dato la vita e che ci hanno aiutato a crescere non
solo nel corpo, ma anche nello spirito grazie al loro amore, attraverso il quale abbiamo conosciuto l’amore di Dio. E in questa
dinamica di amore ricevuto e a nostra volta donato che si fonda
il comandamento dell’amore e della carità, tenendo presente che
onorare ed amare i genitori significa soprattutto manifestare il
nostro amore a Dio.
Non uccidere è forse il comandamento più gridato dal cielo
nelle nostre coscienze, eppure quotidianamente uccidiamo con
le armi, con i veleni chimici nei cibi e nell’aria, con la droga e
l’alcol. Uccidiamo i malati, i vecchi, i bambini, chi ha altra fede o
chi è di un’altra razza, distruggiamo l’ambiente che ci circonda:
sembrerebbe quasi che ogni scusa sia buona per uccidere!
La vita dell’uomo è sacra e poiché creata da Dio, ha come scopo
principale quello di tornare a Dio, che è il Signore della vita dal
suo inizio alla fine.
La Genesi racconta del primo omicidio “Caino alzò la mano
contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino:
“Dov’è Abele, tuo fratello? “. Egli rispose: “Non lo so. Sono forse il
custode di mio fratello?”” (Gn 4,8-9) Caino rifiuta di vivere la
responsabilità verso l’altro, il fratello, facendo prevalere l’odio,
l’egoismo e la chiusura in se stesso. La risposta di Caino è tutto
il contrario di ciò che Gesù insegna nel Vangelo: ogni uomo è
custode del proprio fratello; se c’è il rispetto per l’altro, diventiamo il suo custode; noi cristiani, in forza del Battesimo, siamo
diventati custodi dell’altro, di chi ci vive accanto ogni giorno, così
come di chi incontriamo casualmente durante la nostra giornata,
perché l’altro, qualsiasi altro, è sempre un fratello, una persona
che ci è vicina, per la quale diventiamo “prossimi”. Non commettere atti impuri è il sesto comandamento che proibisce tutti i comportamenti che offendono la verità dell’amore a livello personale
e di coppia. Il Catechismo Chiesa Cattolica afferma che: la
sessualità esercita un’influenza su tutti gli aspetti della persona
umana nell’unità del suo corpo e della sua anima. Essa concerne
particolarmente l’affettività, la capacità di amare e di procreare,
e, in un modo più generale, l’attitudine ad intrecciare rapporti di
comunione con altri (n. 2332). Invece sembrerebbe che siano saltati i confini del buon gusto e delle regole: in TV, su internet, nelle
riviste, imperversa l’overdose di scene maliziose, di battute a doppio senso, di gesti equivoci. Qualcuno, dinanzi a queste cose, applaude in nome della libertà, sbandierando come una conquista il
“faccio quello che mi pare e piace e se mi va, perché non posso
farlo?”Anche una scelta come l’adulterio rientra nella normalità,
tanto che fa più notizia la coppia unita che non quella separata.
Ed a questo punto per “ritornare un po’ in noi”, occorre pensare
all’atto della creazione: Quando Dio creò l’uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò
uomini quando furono creati.(Gn 5, 1-2). Dio, manifestando il suo
amore nell’atto della creazione, iscrive nell’umanità dell’uomo e
della donna la vocazione dell’amore, della comunione e della mutua donazione; nell’azione procreativa i coniugi diventano partecipi della potenza creatrice e della paternità di Dio. Salvaguardando quindi l’unione coniugale e il suo significato procreativo,
l’atto coniugale conserva integralmente la vocazione al vero e mutuo amore. “Amare il prossimo come se stesso” significa custodire
responsabilmente il grande e amorevole dono della creazione.
ANTONELLA NICASTRO
P A G I N A
17
STILI DI VITA
L’UFFICIO...
SOSTENIBILE2
Dove eravamo rimasti? Si
parlava di ufficio... e di carta. È utile sapere che esistono tipi di carta che hanno un
impatto ambientale minore
di altri. Non difficili da trovare in commercio anche nel
nostro Paese. Una via può
essere quella di rifornirsi di
prodotti provenienti da carta da macero (riciclata) o da
foreste certificate Fsc (www.
fsc-italia.it) e Pefc (www.
pefc.it). Si tratta di due
certificazioni che assicurano
la provenienza del legno da
foreste gestite in maniera
corretta e responsabile. Secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.
Veniamo alla cartucce del
toner di fax o stampanti. Falsa è la “leggenda” secondo la
quale la loro rigenerazione
fornirebbe prestazioni ridotte rispetto a cartucce nuove.
La rigenerazione consente di
inviare meno materiale in
discarica e di ridurre il consumo di materie prime. Basti pensare che per realizzare una nuova cartuccia per
stampante laser possono servire fino a 4,5 litri di petrolio. Per avere qualche informazione in più sull’argomento si può consultare il
sito internet www.sapi
online.it.
Qualche altro accorgimento per ridurre le emissioni di
Co2 dal proprio posto di lavoro: l’acqua. Pensiamo a
quante bottigliette in plastica acquistiamo durante la
pausa pranzo. Bottiglie che
raramente ricliamo. Perchè,
allora, non dotarsi di una
bottiglia di vetro o di un thermos riempito da casa, o
perchè non riutilizzare la
stessa bottiglietta di plastica? Banalità? Si pensi che in
questo modo si eviterebbe
l’emissione di circa una decina di chili di Co2 pro capite all’anno. C’è anche chi
suggerisce di portarsi da
casa una tazza per il caffè o
il tè, così da evitare il consumo di centinaia di bicchierini di plastica all’anno...
Cosa dire, inoltre, del tragitto casa-ufficio? Secondo
uno studio del Wwf sostituendo la bicicletta alla
macchina (ovvio per chi può
permetterselo) per un tratto
di strada di circa 6 km si
possono evitare 240 kg all’anno di emissioni di Co2.
Altra soluzione è quella del
condividere il percorso in
auto con altre persone, così
da ridurre il numero delle
vetture circolanti.
Un accenno, per chiudere,
al telelavoro. Secondo uno
studio del Wwf, datato marzo 2009, se il telelavoro fosse applicato su larga scala e
se la teleconferenza sostituisse gli spostamenti di lavoro (sovente compiuti in aereo) nel giro di vent’anni si
potrebbe evitare di inviare
nell’atmosfera circa un miliardo di tonnellate di Co2.
Per non parlare degli effetti
benefici anche per la propria
vita: risparmi in termini economici e di tempo in virtù
dei continui spostamenti
casa-ufficio e viceversa, maggiore flessibilità, la possibilità di trascorrere più tempo
con la propria famiglia.
Ci sembra poco?
MARCO GATTI
P A G I N A
18
Como
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
SALUTE E SICUREZZA
Amianto
e mesotelioma
148 casi
nel comasco
“
A
mianto… è
un problema
per il nostro
territorio?”
La domanda
è di quelle che fanno pensare, dalle quali non ci si
può attendere una risposta immediata.
Allo scopo di approfondire meglio la questione e
mettere a fuoco rischi,
problematiche e conseguenze legate ad anni di
esposizione all’amianto,
cui anche il nostro territorio è stato sottoposto,
l’associazione “Interragire”, in collaborazione
con la Fondazione Paola
Giancola onlus, si sono
resi promotori di un dibattito pubblico che parte proprio dalla domanda
iniziale. L’appuntamento
è presso le scuole di via
Volta 3, a Lurate Caccivio,
giovedì 13 maggio, ore
20.45
Tre i protagonisti del
dibattito: la dott.ssa
Franca Molinari, Giudice del Lavoro, tribunale di
Busto Arsizio; il dott. Antonio Paddeu, pneumologo, primario di riabilitazione cardio-respiratoria a Mariano Comense
e presidente della Fondazione Paola Giancola, e il
dott. Lamberto Settimi,
responsabile del Servizio
prevenzione e sicurezza
ambiente e lavoro dell’Asl
di Como.
Ma veniamo all’interrogativo proposto come guida al dibattito. È con
l’ausilio del dott. Paddeu
che abbiamo cercato di
articolare una possibile
risposta.
«La questione amianto
- ci spiega il dott. Paddeu
- rappresenta un problema per Como così come
per altre parti d’Italia. Ricordo che l’amianto è stato considerato fuorilegge
dal 1992, e che l’Italia nel
1991 ne era il maggior
produttore in Europa… Si
tratta di un insieme di
minerali il cui utilizzo, a
livello industriale, è stato estremamente diffuso.
Si parla di circa 3500 impieghi. Con l’amianto
sono state realizzate corde, piastrelle, funi, freni.
È stato spruzzato sulle
pareti, impiegato per le
coibentazioni, per la realizzazione di fili elettrici,
prodotti idraulici, etc. In
più l’amianto era presente nel cemento. Nel cemento utilizzato per le costruzioni era infatti presente con una percentua-
Se ne manifestano
da 15 a 20 ogni
anno. Il picco
è però atteso
tra il 2015 e
il 2020. Questa
malattia ha,
infatti tempi
di latenza molto
lunghi.
Il periodo
di massima
esposizione
nel nostro
territorio fu tra gli
anni ‘70 e ‘80.
Anche i freni
delle auto erano
fatti di questo
materiale
pagina a cura
di MARCO GATTI
[email protected]
le vicina al 10-15%. Le
abitazioni dunque realizzate in tempi non sospetti contenevano amianto
al 60-70% amianto. Il problema dunque c’è. È presente è reale».
«Rispetto alla sua pericolosità - prosegue Paddeu - è opportuno qualche
chiarimento. I rischi sono
dovuti alla sua polverizzazione. L’amianto diventa pericoloso quando viene tagliato, forato, frantumato, polverizzato».
Quali sono i danni
che arreca all’organismo?
«I fumatori che ne sono
stati esposti sviluppano,
più facilmente, il tumore
del polmone. L’amianto,
però, è responsabile anche dell’aumento di incidenza nei tumori alla laringe, al rene, etc. A livello respiratorio può essere
la causa di un tumore di
estrema gravità denominato mesotelioma. Malattia che può avere una
latenza fino a un massimo di quarant’anni… In
Lombardia la stima, prima che si manifesti, e tra
i 25 e i 30 anni. Il mesotelioma è dunque la peggior
complicanza legata all’amianto. In provincia di
Como si tratta di un problema molto presente, con
una casistica di qualche
punto superiore, in termini di incidenza, rispetto
ad altre province italiane».
Per quale ragione?
«L’amianto nella nostra
provincia ha avuto diversi impieghi a livello indu-
Un’immagine delle ex acciaierie Falck di Dongo
QUANDO BASTAVA UNA FRENATA PER RESPIRARE AMIANTO...
Duecentoquarantasette casi di mesotelioma segnalati dal 2000 ad oggi in provincia di Como, di cui
accertati 148 come “primitivi”, cioè strettamente legati all’esposizione da amianto. Questi i dati più recenti legati ad un apposito registro regionale attivo
dal 2000. «Ogni caso riconducibile al mesotelioma spiega il dott. Lamberto Settimi, responsabile Servizio di Prevenzione e Sicurezza Ambiente di Lavoro dell’Asl di Como - viene segnalato direttamente
al Centro operativo regionale, che ne vaglia le caratteristiche, verificando se la malattia è strettamente legata all’esposizione da amianto o è la conseguenza di altre metastasi. I casi individuati come
primitivi vanno a completare l’apposito registro regionale».
Quanti sono i casi di mesotelioma che affiorano ogni anno in provincia?
«Tra i quindici e i venti all’anno. Siamo, più o meno,
striale. Pensiamo, ad
esempio, alle acciaierie
Falck di Dongo, per le
quali, oggi, vi sono 21 operai in appello a Milano in
attesa venga riconosciuta
la loro esposizione. Alla
Falck l’amianto era usato massicciamente, anche
per la coibentazione dei
forni…».
In questo quadro
come si gioca il ruolo
della
Fondazione
Giancola?
«La Fondazione Giancola, di cui io sono presidente del comitato scientifico, opera sul fronte della ricerca sul cancro, e si
occupa, in particolare, del
mesotelioma e dei danni
conseguenti all’esposizione di amianto. La Fondazione ha contribuito, tra
l’altro, nel dotare Como di
un registro dei tumori.
Registro che, a breve, dovrebbe raccogliere le varie tipologie tumorali individuate in provincia.
L’impegno della Fondazione a riguardo del mesotelioma è speso anche sul
fronte dell’approfondimento e della sensibilizzazione. Rammento come
nel 2003, proprio grazie
alla nostra Fondazione,
sia stato organizzato a
Como un convegno che
radunò i massimi esperti
mondiali proprio sul mesotelioma. La Fondazione
si occupa, inoltre di finanziare ricerche presso vari
centri come l’Istituto dei
Tumori di Genova o il
Centro ricerche di chirurgia toracica dell’Università dell’Insubria di Varese».
Veniamo, più nello
specifico, alla provincia di Como. In che
misura ci dobbiamo
preoccupare?
«Il nostro territorio detiene, sull’argomento, gli
stessi problemi delle altre
province italiane. Le province più colpite sono
quelle di Taranto, Monfalcone, Casale Monferrato,
caratterizzate da una forte presenza industriale.
Che dire delle bonifiche effettuat in questi anni?
«Le bonifiche effettuate
in questi ultimi anni lasciano, a mio avviso, il
tempo che trovano. Certo,
meglio di niente! Il massimo picco di mesotelioma
si avrà, però, tra il 2015 e
il 2020. Ciò significa che
la punta più elevata in cui
si manifesterà tale malattia deve ancora arrivare».
Perché dice che le
bonifiche in corso lasciano il tempo che
trovano?
nella media regionale. La massima esposizione si è
avuta tra gli anni ’70 e ’80, visti i lunghi tempi di
latenza di questa malattia attendiamo il suo picco
nei prossimi anni, tra il 2015 e il 2020. L’indice di
pericolosità riguarda dunque quel periodo, quando
l’amianto era una componente assai diffusa nella
società. Pensiamo ai ferodi dei freni delle auto…
Erano fatti in amianto e bastava una frenata per
favorirne la diffusione delle polveri… Dal 1992,
quando l’amianto venne dichiarato fuori legge, i
ferodi delle auto furono progressivamente sostituiti
a tutti i mezzi in circolazione. Con ogni probabilità,
però, autovetture con freni in amianto hanno continuato a circolare fino al 1995.
Oggi il livello di inquinamento da amianto è, per
fortuna, calato da 5 a 10 volte rispetto a vent’anni
fa, L’auspicio è che, tra dieci anni, non ve ne sia più
traccia da nessuna parte…»
«Le attuali modifiche
non incideranno, però di
molto, sul mesotelioma.
Ciò perché si presume che
in Italia, dal ’92 ad oggi,
l’amianto sia andanto
progressivamente scomparendo dal processo produttivo, riducendo così di
molto la sua pericolosità.
L’amianto presente sui
tetti non è pericoloso. È a
rischio l’amianto friabile
che poi diventa polvere e
che arriva con facilità ai
polmoni. Le bonifiche in
atto sono certo importanti, ma non contribuiranno a ridurre l’incidenza
del mesotelioma, il cui effetto arriva da un’esposizione che si misura molto
indietro nel tempo e non
è certo dovuta all’amianto
presente nelle case. Amianto che, lo ripeto, se
non è deteriorato, grossi
problemi non dà. L’amianto pericoloso è quello che si è scoperto nelle
scuole, mischiato con le
vernici e spruzzato sulle
pareti come isolante...»
La stragrande maggioranza della popolazione può dirsi dunque
tranquilla?
«Diciamo relativamente tranquilla. Va detto
però che Como è una città che ha fatto e farà i conti con il mesotelioma, con
un’incidenza superiore ad
altre città italiane, proprio in virtù della sua vocazione industriale. Pagheremo lo scotto di scelte passate il cui conto ci
verrà presentato, come
detto, tra il 2015 e il 2020.
Non si tratta, certo, di un
fenomeno solo comasco,
ma in cui anche noi possiamo dirci pienamente
coinvolti. A Como l’amianto era presente in
forma assai diffusa: dalle
seterie; a Lomazzo, dove
si lavorava il vetro; a molte fornaci diffuse sul territorio; alla cementeria di
Merone, che realizzava
cemento con percentuali
del 10-15% di amianto.
Tanto per citare alcuni
casi».
Ma c’è modo per verificare la presenza di
amianto nel nostro organismo, e l’eventuale
presenza latente di un
mesotelioma?
«Purtroppo no, non esistono esami in grado di
dirci se un soggetto potrà
sviluppare o meno questa
malattia. Un marcatore
di esposizione all’amianto, l’osteopuntina,
individuato sulla fine degli anni ’90, sembrava potesse dare qualche informazione in merito, in realtà si rivelò non efficace».
CRONACA
P A G I N A
19
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
SI PERDONO PER LO PIÙ MAZZI DI CHIAVI, CELLULARI, PORTAFOGLI...
Oggetti smarriti:
una città
distratta
U
n incremento del
56,65% di oggetti ritrovati e consegnati all’URP
e del 94,44% di
materiale restituito al legittimo proprietario. Tutto questo in soli due anni.
Sono questi due dei dati
maggiormente significativi sul servizio “Oggetti
Smarriti” del Comune di
Como sottoposto ad una
laboriosa riorganizzazione nel corso dell’ultimo
biennio. La gestione degli
oggetti smarriti, infatti,
rappresenta un servizio
particolarmente complesso (che in passato è stato
gestito prima dal Settore
Economato, in seguito
dalla Polizia Locale e, dal
settembre 2007, dall’Ufficio Relazioni con il Pubblico, URP) e che interessa, di fatto, diversi settori dell’Amministrazione
cittadina. Il ruolo centrale del Comune in questo
ambito è giustificato dal
fatto che, per il Codice Civile, unico responsabile
della custodia degli oggetti smarriti è il Sindaco.
Quindi, con le sole eccezioni di ASF Autolinee e
delle Ferrovie Nord Milano (ma con il deposito degli oggetti ubicato presso
la stazione di Milano
Cadorna), è l’Amministrazione Comunale l’unico ente pubblico cui spetta la conservazione, e la
consegna ai legittimi proprietari, di ciò che viene
ritrovato in città. E’ pur
vero, però, che anche l’Arma dei Carabinieri e la
Polizia di Stato raccolgono oggetti smarriti ma se
il legittimo proprietario
non viene rintracciato
dalle forze dell’ordine i
beni vengono fatti recapi-
Sono cresciuti
di oltre il 50%
i beni persi
dai legittimi
proprietari
e consegnati
all’Ufficio
Relazioni
con il Pubblico
del Comune
di Como
nell’ultimo
biennio.
La maggior parte,
però, ritrova
il legittimo
proprietario
di LUIGI CLERICI
tare a Palazzo Cernezzi.
Gli oggetti rinvenuti a
bordo degli autobus di
ASF vengono invece gestiti secondo una procedura interna rientrante nel
Sistema di Gestione per
la Qualità. L’oggetto rinvenuto viene registrato e
rimane a disposizione del
legittimo proprietario per
i 15 giorni successivi al
ritrovamento presso il deposito di appartenenza
dell’autobus (che può essere quello di Cantù,
Como o Menaggio). Trascorso tale periodo viene
trasferito presso la sede
ASF di via Asiago 16. Gli
oggetti rinvenuti rimangono presso tale sede per
3 mesi, passati i quali, se
possibile, il bene verrà
devoluto in beneficenza o
altrimenti eliminato. Per
poter rientrare in possesso dell’oggetto smarrito,
previa puntuale descrizione dello stesso, il legittimo proprietario dovrà
CON MONDO TURISTICO
A VILLA OLMO PER VISITARE
RUBENS E I FIAMMINGHI
L’Associazione Culturale “Mondo
Turistico” organizza per venerdì 21
maggio una visita guidata alla Mostra
“Rubens e i fiamminghi”, allestita a
Como presso Villa Olmo. L’appuntamento è per le ore 19.30 davanti all’ingresso della Villa.
La visita di questa mostra è un’immersione nella spettacolarità della
vita considerata sotto tutti i suoi vari
aspetti. Le due prime sale e le ultime
due sono dedicate ai pittori fiamminghi; tutte le altre presentano splendide opere di Rubens e del suo miglior
discepolo Van Dyck.
La quota di partecipazione è di 12
euro per i soci, di 13 euro per i non
soci.
Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie): Mondo Turistico, tel. 3394163108; e-mail: mondoturistico
@virgilio.it.
recarsi di persona presso
una delle sedi indicate
munito di un documento
di identità e fornire una
dettagliata descrizione
del oggetto smarrito.
Ed ora qualche numero
sul fenomeno. A settembre 2007 la media di oggetti smarriti consegnati
in Comune ammontava a
32,5 beni al mese. Nel
2008 la media è cresciuta
fino a raggiungere quota
43,33 (+33,33%). Nel
2009 si è assistito ad un
nuovo grande incremento
che ha portato il numero
di oggetti consegnati a
quota 560, in media 50,91
(+56,65% rispetto al dato
del 2007). Di pari passo al
forte incremento nel ricorso a questo servizio da
parte dei cittadini che
quotidianamente si imbattono in oggetti dimenticati, sono i dati relativi
al materiale restituito al
legittimo proprietario.
Nel 2007 la media era di
18 oggetti restituiti al
mese. Nel 2008 tale dato
è stato pari a 28 oggetti
(+60,61%) e quest’anno
invece è stata raggiunta
quota 35 (+94,44% rispetto ai livelli del 2007, per
un totale di 385 oggetti
riconsegnati nel 2009).
Ma che cosa viene
smarrito in città? Se mazzi di chiavi, telefoni
cellulari e portafogli rappresentano la maggior
parte degli oggetti consegnati all’URP, in questo
periodo non sono mancati anche beni particolari
e curiosi. Tra i tanti meritano di essere ricordati
un apparecchio elettrostimolatore testmed per la
tonificazione muscolare,
con tanto di optional; un
decoder per la ricezione
dei canali televisivi del
sistema digitale terrestre
con telecomando perfettamente imballato nonché
numerosi apparecchi acustici e medici. Nell’ultimo
elenco di materiale ritrovato, che viene pubblicato nelle bacheche comunali e anche sul sito
internet dell’amministrazione (www.comune.
como.it) nella sezione notizie, figura perfino un
misuratore laser per le
distanze. Inoltre, in più
occasioni, sono stati consegnati all’URP accessori o componenti di elettrodomestici mentre un caso
particolare ha riguardato,
qualche anno fa, una va-
ligia. Questa apparteneva
ad un distinto signore
statunitense, manager di
una società californiana a
Silicon Valley, che l’aveva
smarrita a Como durante un suo soggiorno in Italia. L’URP, contattando
l’Ambasciata Statunitense, è riuscita a rintracciare il legittimo proprietario e ad inviarla negli Stati Uniti. Significativo il
fatto che l’uomo abbia poi
fatto recapitare i suoi più
sentiti ringraziamenti all’Ufficio.
Da segnalare, infine,
che dallo scorso anno
l’URP ha iniziato anche a
contattare coloro che hanno consegnato degli oggetti smarriti a partire
dal mese di settembre
2007 affinché, se interessati, possano ritirarli. Infatti, come stabilisce l’articolo 929 del Codice Civile, trascorso un anno
dalla pubblicazione dell’avviso di smarrimento di
un oggetto, questo diventa proprietà del ritrovatore. Ed ecco che, quindi,
coloro che oltre un anno
fa hanno consegnato in
Comune orologi, bracciali, telefoni ed altri beni,
ora ne sono diventati i le-
gittimi proprietari e quindi possono recarsi in Municipio per ritirarli ed
entrarne effettivamente
in possesso. Ovviamente
non tutti gli oggetti ritrovati e consegnati all’URP,
se non reclamati dai legittimi proprietari, passeranno di mano ai ritrovatori. Non rientrano, infatti, in questa casistica i
documenti personali che
vengono restituiti all’ente emettitore (come nel
caso della Carta Regionale dei Servizi) ad eccezione della Carta d’Identità,
della Patente di Guida o
di altri documenti che riportano l’indirizzo completo del proprietario. In
questo caso se la persona
è residente a Como viene
contattata direttamente
avvisandolo che può ritirare il documento presso
l’URP. Se invece abita
fuori Comune il documento viene spedito al Comune di residenza. La minutaglia (ad esempio le paia
di chiavi) oppure gli oggetti deteriorati o di nessun valore vengono invece distrutti dopo un anno
dalla pubblicazione del ritrovamento ovviamente
se nessuno li ha richiesti.
COMO IN TEMPO 2: IL CALENDARIO UNICO DEGLI EVENTI
Non sai che cosa fare durante il fine settimana? Desideri organizzare o promuovere un evento?
Forse non tutti sanno che il Comune di Como, nell’ambito del progetto “Como Intempo2” da qualche tempo si è reso promotore di un calendario unico degli eventi
della città. Una formula sperimentale per coordinare
eventi, iniziative, appuntamenti. Una guida in cui muoversi per leggere, condividere e appuntarsi quanto organizzato sul territorio cittadino e programmare così,
più agevolmente, il proprio week end. «Uno strumento
a disposizione dei cittadini - spiega l’assessore ai Tempi della Città Anna Veronelli - per sapere con un click
cosa avviene in città e utile per supportare e organizzare eventi e consentire loro di armonizzarli con le diverse occasioni offerte dal territorio, evitando così
sovrapposizioni». La procedura è semplice. L’accesso al
Calendario Unico degli Eventi è dal portale di Palazzo
Cernezzi (www.comune.como.it). Per i cittadini bastano pochi “clik” per conoscere, attraverso uno specchietto la programmazione degli appuntamenti cittadini.
Per enti e associazioni basta registrarsi e inserirvi,
gratuitamente, le proprie iniziative, manifestazioni, rassegne. Come? Per prima cosa occorre accedere allo spazio di “Log In” cliccando su “Accedi all’area riservata”
(in altro a destra). Selezionando l’opzione “Non registrato” si avvierà la procedura di registrazione. Ogni
ente o associazione dovrà inserire i dati dell’anagrafe
associativa, compresi partita Iva – o codice fiscale – e
codice IBAN. Dopo la registrazione sarà possibile promuovere il proprio evento, prenotare gli spazi in cui
realizzare le iniziative, riservare le attrezzature necessarie, nonché organizzare al meglio il calendario delle
proprie attività conoscendo in anticipo tutto quello che
viene promosso a Como. Per fare questo si dovrà, una
volta effettuato l’accesso, entrare nel pannello di controllo, cliccare su “Proponi un evento” e seguire le procedure indicate. Se l’evento necessità di autorizzazioni
da parte del Comune è indispensabile attendere la mail
di conferma che verrà trasmessa dagli uffici di competenza. Da quel momento occorrerà far pervenire, entro
i termini previsti per ogni tipologia di iniziativa, la documentazione cartacea dovuta. Nella mail trasmessa
saranno contenute tutte le informazioni utili. Lo stato
della procedura si potrà verificare dalle icone che
contraddistinguono gli eventi già “postati” sul calendario.
Per informazioni: Ufficio tempi, via Italia Libera 18/
a, tel. 031-252637, e-mail: [email protected]
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GIOVANI
SENTINELLEDELMA
TTINO
SENTINELLEDELMATTINO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 5 MAGGIO 2010
9 MAGGIO A BELLAGIO
IL MOLO 14:
E I RAGAZZI...
«PRENDONO
IL LARGO»!
sempre emozionante vedere grandi masse di ragazzi dire si, insieme ai
loro catechisti ed educatori, a quello che è ormai
diventato un appuntamento fisso nel calendario diocesano: il
Molo 14. Anche domenica scorsa da Como e da Colico numerosi quattordicenni “hanno preso il largo” per giungere all’incontro con l’ammiraglio, il vescovo Diego, che come già in più
occasioni, ha tentato di indicare una rotta da seguire, la “rotta della verità” come lui stesso
l’ha definita, quella che non sta
“né di qua né di là”, quella che
si fa fatica a trovare ma che,
una volta intrapresa segna la
via della felicità, la via dell’incontro con gli altri e con Gesù.
È sempre emozionante vedere grandi masse di ragazzi, ma
è anche doveroso chiedersi quale spirito guidi queste moltitudini: tanti visi allegri, qualche
volto un po’ assonnato e alcuni
musi duri tipici dell’età, hanno
segnato una giornata di festa
alla quale è collegato, già da
tempo, un significato particolare quello della partenza e non
dell’arrivo; sì perché nella mente di molti, ricevuta la Cresima,
è tempo di chiudere con il catechismo, con la Messa, con l’impegno in parrocchia. Ricevuta
la Cresima è il tempo di finirla
con quella vita da bambinetto
dell’oratorio, ricevuta la Cresima è tempo di essere grandi
agli occhi degli altri. E invece,
gli oltre millecinquecento ragazzi giunti a Bellagio hanno
dimostrato che la Cresima non
è il punto di arrivo di un cammino ma è il “molo” dal quale
prendere il largo versa la vita,
una vita che come ha ricordato
il vescovo deve essere protetta
dalle seduzioni del mondo e
deve trarre nutrimento dall’incontro quotidiano con Gesù.
Nelle parole del vescovo ai ragazzi, “Amatevi gli uni gli altri
È
come io vi ho amato” significa
sentirsi amati, riconoscere sopra di sé un amore strabordante, illimitato, riconoscere la presenza di quel qualcuno che ora
mi invita a essere testimone in
prima persona, un testimone
che ama perché amato, che fa
della sua vita uno sprono anche per chi, un po’ annoiato, ha
deciso di non “imbarcarsi” e di
rimanere a casa invece di partire. E guardando i numerosi
diari di bordo, deposti da ogni
gruppo ai piedi dell’altare, ben
si possono intuire le motivazioni che spingono i quattordicenni della nostra diocesi a mettersi in gioco: l’amicizia, la carità, la voglia di stare insieme,
la necessità di trovare un senso allo stare insieme, la ricerca, sono solo alcuni degli spunti offerti in una giornata che ha
visto i quattordicenni protagonisti e i catechisti alle prese con
le difficoltà del dopo cresima,
tra gli alti e bassi di un’età nella quale non esiste nulla di sicuro. Infine, da non dimenticare è la testimonianza di molti
ragazzi più grandi che con le loro parrocchie si sono resi disponibili nell’allestimento dei giochi del pomeriggio: il loro entusiasmo, la loro vitalità, il desiderio di fare bene, coinvolgendo gli amici “più piccoli” è la dimostrazione che il molo, già vissuto da alcuni anni, è stato per
loro davvero un inizio, l’inizio
di un impegno che si manifesta
nel servizio agli altri e nell’amore reciproco che ora testimoniano, perché “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo
a lui e noi prenderemo dimora
presso lui”. Nella speranza che
ad impressionare non siano solo
i grandi nu- meri, ma la voglia
che questi ragazzi hanno di essere protagonisti autentici della loro vita!
Foto di MARIO TTACCHI
ACCHI
e don ROMANO TRABUCCHI
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SENTINELLEDELMA
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
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DAL 29 MAGGIO AL 1° GIUGNO A COMO
MEETING DEI GIOVANI
GUANELLIANI: GIORNI
DI FESTA PER TUTTI!
Foto di gruppo in occasione dell’ultimo meeting svoltosi a Roma
P
ane e Paradiso. Mission in progress è il
titolo del grande Meeting organizzato dal
Centro Guanelliano
di Pastorale Giovanile di Como, in collaborazione con l’Ufficio Diocesano di Pastorale
Giovanile, che si terrà in città
dal 29 maggio al 1 giugno.
L’evento nazionale è rivolto ai
giovani dai 18 ai 30 anni, non
solo a quelli che a vario titolo,
frequentano già le differenti
realtà guanelliane (dai gruppi giovanili, ai volontari, agli
operatori, agli allievi ed ex-allievi giovani), ma è aperto
anche ai giovani della Chiesa
di Como (parrocchie, associazioni, movimenti) e di tutta
Italia che desiderano “incontrare” il messaggio straordinariamente attuale di don
Luigi Guanella.
speranze e gioie. E partendo
dal concreto della nostra vita,
vogliamo arrivare al terzo e
più importante incontro, quello con il Signore della vita, per
riscoprirlo sempre accanto a
noi. Con questa esperienza vogliamo scommettere sull’accoglienza, sulla condivisione,
per sperimentare sulla propria pelle quel “venite e vedete” che vuole essere il nostro
modo di raccontare che cosa è
il messaggio guanelliano per
noi. Dunque un Meeting per
sentirsi un’unica famiglia di
giovani in cammino, per sperimentare l’accoglienza nella
duplice accezione dell’accogliere e dell’essere accolti, per
condividere e approfondire
modi diversi di vivere lo stesso carisma guanelliano che a
tutti appartiene perché tutti
siamo Chiesa».
Don Domenico Scibetta,
direttore del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile ci
spiega: «Lo stesso termine
“meeting” che abbiamo scelto
ci indica che la quattro-giorni
di fine maggio non sarà un
semplice stare insieme in un
modo qualunque, ma vuole essere una grande opportunità
di incontro. In primo luogo un
incontro tra di noi, per scoprire come le distanze geografiche non tengano poi così lontani i nostri cammini di giovani del terzo millennio. E così
scoprire che abbiamo ricevuto un patrimonio comune, che
è la spiritualità vissuta da don
Luigi Guanella, nato in questa diocesi comense e vissuto
in molte delle diverse realtà
che rappresentiamo. L’altro
grande incontro che vivremo
sarà dunque con la figura, la
spiritualità e il carisma di
questo eroe della Carità, per
riscoprire la forza e l’attualità del suo messaggio nella
nostra vita di tutti i giorni, con
le sue aspirazioni, delusioni,
Questo evento assume una
grande importanza come momento “forte” di preparazione
al prossimo evento della canonizzazione di don Luigi
Guanella, “figlio” della nostra
Diocesi e primo nostro Santo
dei tempi moderni. Un Meeting con una locazione precisa, in questa città di Como,
che l’ha visto alunno dei Padri Somaschi al Collegio
Gallio e poi seminarista, con
tutti i sogni e le aspirazioni
comuni a tutti i giovani di poter fare qualcosa di speciale
con la propria vita. Qui Luigi
Guanella ha conosciuto e
stretto amicizia con un altro
grande Beato della nostra
Diocesi: Giovanni Battista
Scalabrini, poi Vescovo di
Piacenza e Apostolo dei migranti. Qui Luigi Guanella ha
maturato il coraggio di tradurre il desiderio che si portava dentro nell’avventura di
carità cominciata proprio nella Casa Divina Provvidenza di
Como, la prima delle sue fondazioni, che oggi sono presenti
in tutto il mondo. Continua
don Domenico: «Abbiamo desiderato fortemente condividere questo evento con il volto giovane della Chiesa comense, fra le cui fila (come
giovane di parrocchia, studente/seminarista prima e prete
diocesano poi) Luigi Guanella
ha acquisito e interiorizzato
gli ingredienti essenziali per
una vita ad alto profilo umano e cristiano. Sarà, dunque,
la città di Como ad ospitarci.
Un’accoglienza che si esprimerà in varie forme: dalla
condivisione dei momenti “forti” con i giovani della città, all’ospitalità in oratori o famiglie della città per chi arriva
da fuori, alla parola del Vescovo nel pomeriggio di domenica 30 maggio, ai laboratori
tematici sparsi in punti significativi della città nella mattina di domenica, alla festa in
piazza Cavour con il musical
“Pane e Paradiso… missione
compiuta” nella serata sempre di domenica». Una importante occasione per scoprire o
riscoprire una figura straordinaria di Santo della nostra
terra e dei nostri giorni e camminare accompagnati da lui
alla scoperta di ciò che Dio
vuole dalla nostra vita.
«Sono davvero lieto del fatto che il Centro Guanelliano
di Pastorale Giovanile abbia
scelto la nostra diocesi come
luogo di incontro per il suo
prossimo Meeting – afferma
il vescovo monsignor Diego
Coletti –. Il beato Luigi Guanella è per noi tutti un punto
di riferimento luminoso. E trovo particolarmente edificante
proporre il suo carisma e la
sua figura ai giovani. In lui, e
nell’eredità che ci ha lasciato,
riconosciamo una sensibilità
innata ai problemi degli ultimi, nel pieno rispetto e nella
valorizzazione della dignità di
ogni persona. Don Luigi Gua-
nella è un esempio da seguire, testimone di una carità autentica, vissuta nell’amore e
nell’attenzione gratuita nei
confronti dei propri fratelli,
specie i più fragili. Mi auguro
che i quattro giorni diocesani
siano, per i giovani, occasione
feconda di riflessione, conoscenza reciproca e approfondimento sul valore e l’opera di
un uomo, il beato Guanella,
estremamente moderno e significativo».
«Per i giovani della nostra
diocesi – riflette don Emanuele Corti, responsabile
dell’Ufficio diocesano per la
Pastorale dei Giovani – è
un’occasione bella avere la possibilità di vivere e condividere questo incontro di respiro
nazionale ed europeo attorno
al beato Guanella, al suo carisma e all’esperienza della famiglia religiosa dei Servi della Carità. È una presenza importante della nostra Chiesa
diocesana, da conoscere e alla
quale riservare sensibilità e attenzione. Mi sembra eloquente, inoltre, ricordare che la
Due Giorni Giovani celebrata
all’inizio dell’anno pastorale
ha avuto un’impronta “guanelliana”: si svolgeva a Pianello, comunità dove il beato Guanella è stato parroco e dove
nacque la beata Chiara Bosatta. L’occasione del meeting –
conclude don Emanuele – si
sta infine rivelando un momento prezioso per collaborare insieme, per conoscersi meglio, allargare lo sguardo su
un orizzonte che dalla nostra
Chiesa locale si apre al resto
dell’Italia ed è un’opportunità per far incrociare i cammini di Pastorale giovanile diocesana e guanelliana, un dialogo in cui ci si arricchisce vicendevolmente».
Informazioni e iscrizioni:
segreteria del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile,
via Luigi Guanella, 13 Como;
tel. 031.296783; e-mail: como.
[email protected]; www.
giovaniguanelliani.it e www.
pastoralegiovanilecomo.org.
SIL
VIA FFASANA
ASANA
SILVIA
ANZI
LATT TTANZI
ha collaborato ENRICA LA
DON GUANELLA VERSO LA CANONIZZAZIONE
«La data della canonizzazione del Beato Luigi Guanella - scrive il postulatore generale dell’Opera Don Guanella, don Mario Carrera - sempre dopo l’approvazione e il decreto del Santo Padre, sarà proclamata nel Concistoro del febbraio 2011. Ora
abbiamo più di un anno di tempo per far in modo che la
canonizzazione del Fondatore diventi rugiada di grazia». Già
la Commissione medica (novembre 2009), la Consulta dei Teologi (gennaio 2010) e la congregazione ordinaria dei Cardinali
(aprile 2010) hanno riconosciuto da un lato l’inspiegabilità scientifica e dall’altro l’efficacia dell’intercessione del Beato Luigi
Guanella per la guarigione del giovane William Glisson di
Springfield (un sobborgo di Philadelphia, Pennsylvania, USA)
che il 15 marzo 2002, mentre pattinava, cadde al suolo riportando un gravissimo trauma cranico che non lasciava speranze. Proprio un giovane è stato oggetto dell’intervento salvifico
di Dio per intercessione del Beato Luigi Guanella e proprio i
ragazzi e i giovani sono stati i primi a cui l’azione di don
Guanella si era rivolta, già dai tempi di Traona e di Pianello
del Lario. Il Meeting dei Giovani del 29 maggio - 1 giugno si
inserisce in questo cammino di preparazione dell’intera Diocesi all’elevazione di un suo “figlio” agli onori degli altari.
CRONACA
P A G I N A
22
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
ERA IL 30 APRILE 1950
Cisl: 60 anni
al servizio
del Paese
La prima
sede
comasca
della Cisl,
presso
l’attuale
hotel
Plinius
essant’anni e in
piane forma. Con
i suoi 4.531.085
iscritti a livello
nazionale, e 69.
172 a livello provinciale,
la Cisl celebra nel 2010
un compleanno speciale.
In tutta Italia, e Como
non è da meno, sono in
corso le cerimonie commemorative per ricordare
quel 30 aprile 1950, quando a Roma, presso il Teatro Adriano, si faceva sintesi del cammino condotto dalla corrente sindacale cristiana, fuoriuscita
dalla Cgil unitaria, due
anni prima.
Anche per Como questo
compleanno sarà salutato con molteplici iniziative, che culmineranno nel
settembre prossimo con
la presentazione di un
volume dedicato ai sei
decenni di attività sindacale sulle rive del Lario.
Questo “viaggio” commemorativo ha avuto inizio mercoledì 12 maggio,
presso l’auditorium Don
Guanella di Como, con la
presentazione di un convegno dedicato ai 40 anni
dello Statuto dei lavoratori. L’occasione per celebrare un documento di
straordinaria ricchezza,
ma anche per riflettere e
rilanciare contenuti e
obiettivi della stagione
sindacale cislina.
È Fausto Tagliabue,
segretario generale della
Cisl di Como, ad offrirci
il senso del cammino iniziato mercoledì. Lo spunto di un percorso non solo
celebrativo, ma finalizzato a rendere ragione di un
servizio prezioso reso dal
sindacato alla storia del
nostro Paese.
«Quando nacque - ci
spiega Tagliabue - la Cisl
scelse di non proporsi
come il sindacato cattolico, in contrapposizione ad
una Cgil di stampo
marxista. La volontà dei
S
Celebrazioni in tutta Italia per
commemorare la nascita del sindacato.
Anche a Como avviato un cammino
che sfocerà, il prossimo settembre,
nella presentazione di un libro
dedicato alla storia del sindacato
sul territorio lariano
di MARCO GATTI
suoi fondatori fu invece
quella di dare vita ad un
sindacato dei lavoratori.
Laico, aconfessionale e
pluralista. Non nacque,
dunque, un nuovo sindacato, bensì un sindacato
“nuovo”, che assunse come modello alcuni principi del sindacalismo anglosassone. Principi, vivi ancora oggi, fondati sul libero associazionismo, la
centralità dell’iscritto,
l’autonomia dai partiti
politici, il primato della
contrattazione sulla legge, la centralità delle categorie, la partecipazione
dei lavoratori alla vita
delle imprese ed alla politica economica e sociale
del Paese».
«Con la nascita della
Cisl - prosegue Tagliabue
- si apre una fase nuova
nella storia del sindacalismo italiano. Si afferma l’idea di un sindacato
non antagonista, in cui si
esprime il meglio della
Dottrina sociale cristiana. Un sindacato capace
di utilizzare la contrattazione come strumento
prezioso di innovazione.
Un sindacato, questo, che
ha lasciato segni profondi nella storia d’Italia.
Anche se il riconoscimento del suo contributo nelle grandi scelte del Paese
è spesso trascurato. Eppure noi siamo ben consapevoli di non essere
mai mancati nei momenti importanti e di avere
giocato, spesso, ruoli decisivi. Scorrendo velocemente il filo della storia
basta citare, come già accennato, alla novità ap-
portata dalla contrattazione aziendale, negli
anni ’50; alla capacità dimostrata dal sindacato di
sapersi fare carico dei
problemi del Paese, tra gli
anni ’80 e ’90, attraverso
lo strumento della concertazione e con l’accordo
di S. Valentino, che costò
la vita a Tarantelli. Ancora: il biennio ’92-’93 in cui
la Cisl salvò l’Italia, sull’orlo dell’abisso, da una
crisi lampante. Per non
parlare anche dell’apporto fornito sul fronte della
lotta al terrorismo, a cavallo tra gli anni ’70 e
’80».
Una storia importante
da raccontare. Ma anche
lo spunto per rilanciare il
senso di un impegno rivolto al lavoratori, ai pensionati, alla famiglia.
«Proprio per ricordare
questa importante storia,
della quale vogliamo essere degni continuatori,
rimanendo fedeli ai nostri
valori fondativi - continua
il Segretario generale - La
Cisl di Como ha deciso di
promuovere una serie di
iniziative. L’incontro di
mercoledì scorso si è concentrato sui quaranta
anni dello Statuto dei lavoratori, con il quale de-
mocrazia e Costituzione
sono entrate a tutti gli effetti nei luoghi di lavoro.
Mentre fino ad allora erano rimaste fuori dai cancelli… Lo Statuto dei Lavoratori, legge dal 20
maggio 1970, ratificò anni
di impegno e di lotte sindacali per assicurare tutele e diritti ai lavoratori
nelle imprese e di fronte
ai licenziamenti. Statuto
che ha rappresentato uno
strumento essenziale, ma
che oggi non basta più.
Troppi sono, attualmente,
i lavoratori ad essere
esclusi da questi diritti.
La strada che ci aspetta
è quella di capire come arrivare ad uno “Statuto dei
lavori”, uno strumenta
che estenda le tutele a
tutta quella categoria di
professionalità che oggi
ne è priva. Mi riferisco
alle piccole imprese, ai lavoratori atipici, ai contratti a progetto, ai lavoratori interinali…»
Come detto l’incontro di
mercoledì è stato la prima tappa di un cammino
che avrà il suo culmine il
prossimo settembre. In
mezzo ci sarà un convegno sul federalismo, la
data dovrebbe essere nel
mese di giugno, «durante
quale ci interrogheremo
su come arrivare ad un
uso razionale delle risorse - continua Tagliabue -.
Pensiamo all’enorme
spreco del denaro pubblico, alle ruberie diffuse, all’evasione fiscale. Da queste voci occorre attingere
al fine di offrire garanzie
di reale sviluppo per le
nuove generazioni, e per
contribuire davvero alla
creazione di uno stato sociale in grado di sgravare
la famiglia, attraverso
strumenti adeguati, dalle difficoltà che oggi la
attanagliano. Penso, ad
esempio, ad opportune
forme di sostegno alla non
autosufficienza…».
A seguire, il 2, 3 e 4 luglio, sarà la volta della
tradizionale festa di
Anteas e Cisl, che quest’anno avrà luogo ad
Alserio.
Quindi settembre. «La
presentazione del libro a
cui stiamo lavorando conclude il Segretario generale comasco - viene a
colmare un vuoto presente nella storia del movimento sindacale comasco.
Un vuoto che non aveva
ragione d’essere. Il nostro
territorio è privo, a tutt’oggi, di una storia completa che ne analizzi la
vita sindacale, ma che ne
riprecorra anche lo sviluppo economico e delle
sue imprese. Lacune che
dovranno essere superate. Fare memoria significa rendere consapevoli le
future generazioni delle
scelte compiute. Scelte
che hanno permesso ai lavoratori comaschi di raggiungere i traguardi
odierni e, al territorio, di
crescere nel tempo».
Lo sguardo proteso in
avanti, ma ancorati e fedeli, sempre, alle proprie
radici.
In www.cislcomo.ust lo
speciale 60° dal quale è
possibile percorrere la
storia della cisl lariana
attraverso un'ampia documentazione storica.
NEGOZI: IL RITORNO DELLA PROSSIMITÀ
È il ritorno alla prossimità il dato più curioso e interessante che emerge
dall’ultimo rapporto predisposto dalla Camera di Commercio di Como relativo al primo trimestre 2010.
Il riferimento è ad un insieme di fenomeni che vanno dal sostanziale rallentamento delle nuove aperture delle grandi superfici, specializzate e non,
alla riduzione della metratura media dei negozi più grandi, al successo più
definito dei formati medio piccoli, all’interno delle grandi città.
Tra i consumatori, in sostanza, sembra prevalere la scelta verso negozi
medio piccoli, a scapito della grande distribuzione. I supermercati rallentano così la loro corsa, dopo anni di espansione e dominio incontrastato. Di
rimando cresce l’affiliazione di negozi indipendenti, medio piccoli, all’interno delle grandi catene distributive.
L’indagine della Camera di Commercio rileva, in special modo, la progressiva riduzione dei piccoli negozi alimentari che basavano il loro succeso sulla formula della relazione direta con il cliente piuttosto che sulla proposizione di valori di convenienza. Il fenomeno, nell’ultimo anno, si è concentrato in
special modo sui negozi specializzati, smentendo così precedenti analisi che
sottolineavano la sopravvivenza delle piccole superfici soltanto se specializ-
zate, penalizzando in particolar modo frutta e verdura, macellerie e panetterie. La riduzione dei piccoli negozi di vicinato è bilanciata dall’incremento
di punti vendita ambulati e itineranti che vanno progressivamente assumendo una nuova “dignità commerciale”.
Un cambiamento che, a detta della Camera di Commercio, confermerebbe
come si stia tornando a riscoprire il ruolo del centro urbano nell’economia
del territorio.
Il piccolo dettaglio sembra rappresentare la componente numericamente
più consistente della rete di vendita del commercio in provincia di Como
determinato da una vasta rete di piccole imprese, spesso a conduzione familiare, localizzate in maniera diffusa sul territorio. Imprese in grado di rendere un indispensabile servizio di prossimità ad un’ampia fascia di consumatori, tra cui gli anziani.
Tipologia di vendita abbastanza diffusa sul territorio è anche il mini mercato, ben integrato con il tessuto urbano.
In crescita minore rispetto al passato la formula del supermercato.
Non più marginale, ma in costante crescita, come accennato, anche il commercio ambulante su aree pubbliche.
CRONACA
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Como
23
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
SUGGERIMENTI UTILI PER METTERSI IN GUARDIA
Truffe, ecco
come tutelarsi
ttenzione alle
truffe… Il monito è d’obbligo
visto l’acuirsi,
nelle ultime
settimane, di raggiri a
scapito di persone anziane. Il fenomeno non è di
oggi. Da sempre è abitudine della criminalità, più
o meno organizzata che
sia, di concentrare l’attenzione proprio su chi, almeno all’apparenza, presenta meno possibilità di
difendersi.
Da qui la necessità di
mettere in campo gli strumenti più opportuni di
tutela, controllo e “educazione” al fine di scongiurare fenomeni spiacevoli.
È di qualche mese fa la
decisione, da parte della
giunta di Palazzo Cernezzi, di assicurare, gratuitamente, dal 1° gennaio 2010, i circa 15 mila
anziani residenti del comune capoluogo, allo scopo di assicurare assistenza e risarcimento in caso
di scippi, furti, truppe e
rapine. Una polizza per
tutelare i cittadini “over
70”, spesso soggetti deboli e soli. Più nello specifico tre i tipi di garanzie
forniti: assistenza personale, assistenza all’abitazione ed il caso di “rapina
- furti - scippi - truffe”. Nei
primi due cntesti è prevista l’erogazione alle vittime di particolari servizi,
nel terzo, invece, la concessione di una franchigia
annuale di importo variabile tra i 400 ed i 250
euro, a seconda dell’evento subito.
La polizza, che ha durata quadriennale, e rientra nell’ambito del progetto “Como città sicura”,
copre, come detto, i cittadini di età superiore ai 70
anni. I servizi erogati riguardano consulenza e
assistenza (contattando il
numero verde 800.669
692); garanzie di assistenza all’abitazione in
A
I consigli delle
forze dell’ordine
e dei sindacati
per arginare
una piaga
in preoccupante
espansione
caso di danno a seguito di
effrazione; assistenza alla
persona in caso di infortunio domestico e garanzie in caso di furto, scippo,
rapina.
Con specifico riferimento a quest’ultima voce, che
più strettamente si lega
ai casi cui ci riferiamo,
l’assicurazione stipulata
da Palazzo Cernezzi con
la compagna Mondial
Asssistance prevede, in
caso di furto, rapina e
scippo, il rimborso dell’importo sottratto, fino
ad un massimo di 400
euro per “evento” e per
anno assicurativo per ciascun nucleo assicurato.
Nell’assicurazione sono
compresi anche prelievi
presso sportelli automatici (bancarii o postali), per
i quali la somma assicurata è di 250 euro. In caso
di truffa presso la propria
abitazione, perpetrata da
personale non addetto,
non appartenente e/o non
autorizzato da aziende
che erogano pubblici servizi (gas, acqua, elettricità ecc.) Mondial Assistance rimborserà l’importo sottratto fino ad un
massimo di 400 euro per
evento, alle condizioni di
cui sopra. L’assicurazione
copre anche le spese per
il rifacimento di documenti a seguito di furto
fino ad un massimale di
150 euro per evento, sempre per anno assicurativo
per ciascun nucleo assicurato.
Per l’anziano truffato o
rapinato è dunque bene
È UTILE SAPERE...
Ecco alcuni suggerimenti utili a cui l’anziano dovrebbe attenersi per non esporsi al rischio di truffe e
raggiri.
In casa
- Non aprire, mai, la porta a degli sconosciuti. Anche se indossano un’uniforme o dichiarano di essere
dipendenti di aziende di pubblica utilità (ad es. acqua, gas etc.) verificare prima da quale servizio è stato
mandato e per quali motivi accertandone l’identità tramite documento e tesserino aziendale. In caso
contrario rivolgetevi al 113.
- Rammentare che nessun ente o azienda di pubblica utilità (tantomeno l’Inps) manda personale a casa
per il pagamento delle bollette, versamenti, rimborsi o per sostituire banconote false date erroneamente.
- Se ci si trova in un condomino dotato di portiere invitate ogni sconosciuto che vi citofona a farsi accompagnare. Se ciò non è possibile limitarsi all’apertura di uno spiraglio, purché la porta sia munita di catenella
di sicurezza, sufficiente per far passare telegrammi o ricevute da firmare.
- Non mandare mai i bambini ad aprire, a meno che non si sia certi di chi è alla porta.
- Diffidate sempre di chi, sconosciuto, chiede di entrare in casa, in particolare se ci sono due persone
(anche di sesso femminile) che si qualificano quali parenti o amici del medico, dell’amministratore etc. Il
suggerimento, in questi casi, è di essere cortesi ma fermi nell’impedirne l’ingresso.
- Se fissate un appuntamento fare in modo che sia sempre presente un conoscente o un parente.
- Non lasciare mai in casa estranei da soli e fare in modo di poterlli sempre controllare. Stare vicini al
telefono, potrebbe essere utile in caso di richiesta di aiuto.
- Nel caso qualcuno si presenti annunciando un controllo, improvviso, del gas verificare prima con una
telefonata l’attendibilità della visita
Per strada
- non fermarsi mai in strada per dare ascolto a chi offre facili guadagni o a chi chiede di poter controllare
i vostri soldi o il vostro libretto di pensione, anche se chi vi ferma si presenta come una persona distinta e
dai modi affabili.
- quando fate operazioni di prelievo ai bancomat o dall’ufficio postale guardatevi bene dal non essere
osservati. Se avete questo dubbio in questo senso fermatevi all’interno dell’ufficio e parlatene con gli
impiegati o con chi effettua il servizio di vigilanza.
- Se questo dubbio vi viene per strada, entrate in un negozio o cercate un poliziotto o una compagnia
sicura.
- In caso di ritiro della pensione si consiglia di evitare il prelievo in contanti, meglio l’accredito sul conto.
In caso contrario è preferibile farsi accompagnare e nascondere bene i propri soldi una volta usciti.
- Durante il tragitto di andata e ritorno dalla banca o dall’ufficio postale, se avete soldi in tasca non
fermatevi con sconosciuti e non fatevi distrarre- Ricordatevi che nessun cassiere di banca o impiegato di ufficio postale vi segue in strada per rilevare un
errore nel conteggio del denaro che vi ha consegnato.
sapere dell’esistenza di
questa possibilità.
Si ricorda che per gli
“over 70” l’assicurazione è
automatica. In caso di
necessità, per usufruirne,
basta contattare il numero verde 800.669.692 tutti i giorni per denunciare
I COLORI DELLA CARITÀ: CONCORSO DI DISEGNO
CON IL CENTRO GIOVANILE GUANELLIANO
Sabato 15 maggio alle ore 15.30, a Como, presso il salone del Centro
Guanelliano di Pastorale Giovanile (via Guanella 13 - ingresso da Via T. Grossi
18, ampio parcheggio), avverrà la premiazione dei bambini vincitori del Concorso di disegno “I colori della carità”, proposto dal Museo “Don Luigi Guanella”
e dal Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile. Il Concorso, rivolto agli
alunni delle Scuole Primarie e giunto quest’anno alla sua seconda edizione,
aveva lo scopo di stimolare nei più giovani una riflessione sul tema della
carità, uno dei cardini fondamentali della spiritualità del Beato Luigi
Guanella. Inoltre - spiegano gli organizzatori - si è trattato di una importante occasione per valorizzare e far conoscere ai bambini e alle loro famiglie un
patrimonio culturale e sociale del territorio comasco quale è l’Opera Don
Guanella a Como, in particolare nell’imminenza della canonizzazione del
Fondatore.
Le opere presentate (oltre un centinaio provenienti dalle scuole della città
e della Provincia) saranno esposte presso il Salone del Centro Guanelliano di
Pastorale Giovanile nei giorni 14, 15 e 16 maggio 2010 (dalle 9.00 alle 12.30
e dalle 14.00 alle 18.00). La premiazione è aperta a tutti e sarà preceduta da
attività ed animazioni per bambini.
Per informazioni ci si può rivolgere al Centro Guanelliano di Pastorale
Giovanile, via Guanella 13, Como; tel. 031.296783; e-mail: como.giovani
@guanelliani.it; sito internet: www.giovaniguanelliani.it.
il fatto di cui si è stati vittime e quindi avviare la
procedura.
Esistono però anche
buone pratiche a cui prestare attenzione per evitare di trovarsi nelle condizioni di dover, eventualmente, chiedere un rim-
borso. Un comportamento prudente che può ridurre, in maniera considerevole, i margini di rischio.
A tale proposito non
mancano le indicazioni
diffuse da sindacati, forze di polizia, organizzazioni di categoria a tute-
la della popolazione anziana. Nel box qui soprane riportiamo una sintesi. Alcuni semplici accorgimenti per stare meglio
ed evitare di esporsi al rischio di qualche malintenzionato.
CONCERTO IN S. FEDELE IL 19 MAGGIO
La basilica di S. Fedele, a Como, si appresta ad
ospitare un nuovo evento musicale, in programma mercoledì 19 maggio, alle ore 21.00.
Organista sarà Philip Rushforth (uno dei più
apprezzati organisti inglesi attuali), direttore di
Musica nella cattedrale di Chester.
Il programma prevede: Marche Européene:
David Sanger (1947);
Voluntary no 5 in sol maggiore: William Walond
(1725-1770);
Toccata and Fugue in re minore (Dorica): J S
Bach (1685 - 1750);
Valse Mignonne: Sigfrid Karg-Elert (1877 1933);
Air on Holsworthy Church Bells: Samuel
Sebastian Wesley (1810-1876);
Dalla Quarta Symphonie: Louis Vierne (18701937)
Allegro, Romance, Final
Organizzazione: Cappella musicale di s.Fedele,
con il patrocinio dell’Associazione italiana organisti di chiesa.
M. Ga.
CRONACA
P A G I N A
24
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
UNA PROTESTA SENZA FINE
I NUMERI
Febbre alta al Bassone
L
a protesta si fa
unitaria. SAPPE,
CGIL FP, Cisl
FNS, UIL Pa,
OSAPP. Le single
sindacali che riuniscono il
personale di polizia penitenziaria in forza al
Bassone si sono presentate compatte, nei giorni
scorsi, per rilanciare, per
l’ennesima volta, il disastro della Casa Circondariale di Albate. Il termine
non è scelto a caso, visto
che proprio di disastro si
tratta. La realtà è quella
di una struttura aperta
dall’83, che avrebbe dovuto accogliere al massimo
175 detenuti, e oggi tocca
invece quota 560, a poche
unità dalla capienza massima tollerabile di 581.
Tetto invero già abbondantemente superato nei
mesi scorsi, quando si era
arrivati fino a 630 “ospiti”.
È un generale stato di
abbandono quello che le
rappresentanze sindacali
denunciano con vigore.
Una struttura lasciata a
se stessa, in balia dell’incedere del tempo, del
sovraffollamento, della
carenza cronica di personale. Denunce non nuove
alla popolazione né ai let-
Limiti del collasso
per la struttura
tori del nostro giornale,
ma che nel tempo non
pare abbiano scosso di
molto coscienze e interessi. «Il carcere è l’imbuto
della società - il commento amaro di Giuseppe
Iannizzotto (Sindacato
autonomo di polizia penitenziaria) -, un muro oltre il quale nessuno vuole
andare, una scatola chiusa lasciata ai suoi problemi, alla quale nessuno
pensa».
«La situazione è davvero giunta al suo culmine l’ennesima denuncia di
Massimo Corti, segretario generale FNS Cisl
Como e responsabile regionale di categoria -. Ormai dal 18 novembre 2008
il personale di scurezza
presente all’interno della
struttura è in agitazione
continua al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto all’insostenibilità a cui siamo arrivati. Abbiamo riscosso l’attenzione di qualche parlamentare, ma fino ad oggi,
nessun riscontro concreto.
Il Bassone ha bisogno di
interventi reali. Il com-
plesso è fatiscente, vi sono
infiltrazioni dai tetti, tubazioni che perdono, problemi di carattere igienico sanitario, muffe sui
muri. D’estate non c’è acqua a sufficienza, d’inverno l’acqua calda non basta
per tutti. Abbiamo una
caldaia a gasolio in disuso
dal 1987 che non riusciamo a sostituire… Siamo
scoraggiati e amareggiati.
A questo stato di cose si
aggiungono i numeri. I solidi freddi numeri che ci
descrivono una situazione
di sovraffollamento da un
lato, e una cronica carenza di personale all’altro.
Attualmente l’organico effettivo del personale di
Polizia penitenziaria è
dato da 233 persone, rispetto alle 308 previste
(tra agenti, ispettori, etc.).
Mancano all’appello tra le
75 e le 100 unità. Ogni sezione ospita circa 100 detenuti in cui opera un solo
agente… E per ogni sezione vi sono soltanto quattro docce, che possono essere utilizzate soltanto
negli orari di apertura delle celle (9-11.30 e 1315.30). Con la recente
riapertura di una delle sei
sezioni presenti, che era in
fase di ristrutturazione,
nel giro di qualche mese
potremmo arrivare a toccare quota 700 detenuti.
Numeri impensabili se si
pensa che oggi la situazione è al limite del collasso…»
«Dal dipartimento arrivano pochi fondi - spiega
Luca Montagna (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria) - , si pensi che quest’anno sono state messi
nel piatto 300 mila euro
per la manutenzione ordinaria di 19 istituti. Briciole per strutture spesso fatiscenti. L’unico modo per
reperire dei fondi è spesso il ricorso a donazioni
private… Un assurdo…»
«Anche le condizioni
igienico sanitarie sono
insostenibili - il commento di Gianluigi Madonia,
Uil PA Lombardia - con il
rischio costante di contrarre infezioni. Il carcere
è una città. Un mondo da
conoscere. La nostra intenzione è far diventare
queste mura di vetro, affinché anche dall’esterno
ci si accorga delle condizioni in cui siamo costretti a
vivere».
«Come se non bastasse
- spiegano Caloggero Lo
Presti e Nicola Catalano, Cgil - a questo stato
di cose si aggiungono i gravissimi problemi di dialogo instauratisi con la direzione carceraria. La nuova direttrice (Maria Grazie Bregoli, in forza da circa cinque mesi) d’un sol
colpo ha cancellato le intese raggiunte con le passate direzioni e opera in
totale autonomia, trascurando qualsiasi forma di
rapporto sindacale. Non è
questa la strada giusta
per permettere al Bassone
di uscire dall’impasse attuale».
Una fase di stallo che
parrebbe senza sbocchi.
«Siamo riusciti a fissare
un appuntamento con il
Provveditore regionale
dell’Amministrazione
penitenziaria il prossimo
19 maggio - conclude Massimo Corti -. Speriamo che
da quell’incontro possa, finalmente, emergere qualcosa di buono. La prima
richiesta che avanzeremo
sarà di ripristinare le intese raggiunte prima dell’arrivo della nuova direzione. Non è più il tempo
di fare finta di nulla».
M. Ga.
La realtà del carcere
comasco in numeri:
6 sezioni maschili, di 25
celle ciascuna;
1 sezione “Nuovi giunti”
utilizzata come sezione
protetti, di 8 celle;
1 sezione infermeria
di 8 celle;
1 sezione osservazione
di 4 celle;
1 sezione semilibertà
di 9 celle;
1 reparto femminile
di 22 celle e un camerone
per le detenute madri
con prole;
421: capienza regolamentare della struttura;
581: capienza massima
tollerabile, secondo
i calcoli dell’amministrazione;
560: detenuti attualmente presenti (di cui 53
donne);
100: i casi di tossicodipendenza presenti nella
struttura;
oltre 10: i casi di detenuti con patologie
di psichiatria grave;
55%: la percentuale
di detenuti stranieri
(soprattutto marocchini,
albanesi, tunisini
e romeni)
233: polizia penitenziaria
in organico effettivo
308: personale di polizia
necessario per un più corretto funzionamento della struttura.
CRONACA
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Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
INAUGURATO NEI GIORNI SCORSI
Foto William
Stazione
S. Giovanni
il nuovo
infopoint
ei giorni scorsi è
stato inaugurato il nuovo Punto informativo
per turisti del
la città presso la stazione
San Giovanni. Il nuovo
Infopoint, gestito grazie
ad un protocollo d’intesa
da Comune e Provincia di
Como insieme alla Camera di Commercio ed al
Parco Spina Verde, intende essere un punto di contatto con i turisti che arrivano in città utilizzando il treno. Volantini sugli itinerari alla scoperta
del razionalismo o del
lago, depliant sui Musei
civici e sul Museo della
seta, fanno già bella mostra di sé insieme al materiale promozionale della WelComoCard, la tessera turistica che permette di andare alla scoperta della città grazie a riduzioni di prezzo su mezzi di trasporto, visite,
shopping ecc. All’inaugurazione ha partecipato
anche l’Assessore al Turismo del Comune di Como, Francesco Scopel-liti:
N
Gestito grazie
ad un protocollo
d’intesa
sottoscritto
da Comune
e Provincia
di Como insieme
alla Camera
di Commercio
ed al Parco Spina
Verde, intende
essere un punto
di contatto
con i turisti
che arrivano
in città utilizzando
il treno
di LUIGI CLERICI
« Il nostro obiettivo - ha
commentato - è contribuire alla valorizzazione turistica della città e la stazione Como San Giovanni rappresenta sicuramente uno dei luoghi
strategicamente più importanti per il turista che
giunge, magari per la prima volta, nella nostra città. Con il nostro Infopoint,
poi, anche noi contribuiamo a ridare vita alla
struttura “stazione”, i cui
lavori di ristrutturazione
sono intanto ripresi da
parte di Centostazioni».
Tra i partner che parteciperanno a questa gestione associata c’è anche il
Parco Spina Verde, il cui
presidente, Giorgio Casati, ha colto l’occasione
per fare il punto sul gradimento turistico delle
bellezze del parco di prossimità cittadino: «Lo scorso anno, nei solo limitati
week-end di apertura,
abbiamo avuto ben oltre
2.000 visitatori alla Torre del Baradello. La Spina verde, quindi, rappresenta sicuramente un
ambito di grande richiamo turistico. Per questo il
materiale informativo relativo ai sentieri, al
Castel Baradello ed ora
anche all’antica cava di
molera di Camerlata,
sono presenti non solo in
tutti gli uffici turistici cittadini ma anche all’aeroporto di Milano Malpensa
grazie alla collaborazione
instaurata con l’Amministrazione Provinciale di
Varese. Ritengo, ora, questo infopoint alla stazione San Giovanni fondamentale innanzitutto perché sarà utilizzato dal
grande flusso di persone,
anche turisti, che arrivano a Como col treno e che
non sono certo poche». Per
la primavera/estate 2010
il Parco Spina Verde deve
però fare i conti con la frana che la notte tra Pasqua
ed il Lunedì dell’Angelo
scorso è caduta alle pendici del Baradello: «Un
evento naturale sul quale la ditta incaricata è già
pronta ad intervenire,
probabilmente appena le
condizioni meteorologiche
lo consentiranno. I lavori, però, non riguarderanno il ripristino del vecchio
tracciato per raggiungere
il Baradello bensì la realizzazione di un percorso/
variante che, a partire
dalla caverna di ACSM,
grazie ad un serie di tornanti, si inerpicherà sul
denza del primo binario e
i lavori di sistemazione
della struttura, in precedenza riservato al Servizio Clienti delle Ferrovie
dello Stato, hanno comportato un investimento
di 10mila euro dal settore Opere Pubbliche. Il
nuovo Infopoint, è inoltre
ben pubblicizzato dalle 19
vetrine situate nel sottopassaggio. Per l’affitto
l’amministrazione investirà circa 10mila euro
all’anno, spese comprese.
Per i prossimi due mesi
l’ufficio sarà aperto dal
lunedì al venerdì dalle
10.30 alle 13 e dalle 14
alle 17.30; il sabato, la
domenica ed i giorni festivi infrasettimanali dalle
10 alle 18 e la sua gestione è assegnata all’associazione culturale Prospettive in attesa di un
affidamento definitivo del
servizio in base alle procedure previste dal regolamento per il funzionamento dei Servizi Economali e dal D.Lgs. 163/
2006.
MANUELA TOMISICH ALLA PARINI
NELL’AMBITO DI “CI ASSOCIAMOCI”
FINESTRA SUL CAMPIONATO:
COMO VITTORIOSO SUL LECCO E... SALVO!
Sconfiggendo con un rotondo 2-0 il Lecco domenica scorsa allo stadio Sinigaglia il Como ha conquistato la salvezza nel campionato di I Divisione e
guarda con più fiducia al futuro. Lo stesso non lo
possono fare i blucelesti che, usciti battuti dal
Sinigaglia ed a causa della contemporanea vittoria
della Paganese, per tutto il campionato fanalino di
coda, sul terreno del già promosso Novara (evidentemente in vacanza da due settimane, ovvero da
quando è arrivata la matematica certezza della serie B ritrovata da 33 anni, visto che ha collezionato
due figuracce consecutive) retrocedono direttamente
senza passare dai play-out. Sono questi i responsi
degli ultimi, accesi, 90 minuti di campionato disputati domenica scorsa. Dopo cinque anni, dunque, il
Como non disputerà appendici alle fatiche della
stagione regolare. Niente spareggi da dentro o fuori, dunque, ma tutti in vacanza fino alla prossima
estate quando si cercherà di allestire un Como capace di ben figurare, magari senza soffrire come
quest’anno per conquistare la salvezza. Domenica
scorsa i gol che equivalgono la permanenza in I
Divisione sono stati realizzati dal bomber Cozzolino
(alla fine autore di ben 14 delle 27 reti complessive
messe a segno dai lariani quest’anno) e da
Kalambay, che si conferma autore del gol che chiudono la stagione azzurra (l’anno scorso, infatti, il
figlio del famoso ex pugile, realizzò un gol nella finale play-off ad Alessandria). Al termine della partita i supporters comaschi sugli spalti (oltre 2.000)
si sono stretti attorno alla formazione del presidente
Di Bari invadendo pacificamente il rettangolo verde del Sinigaglia. Como-Lecco, infatti, è stata una
partita vissuta intensamente sia sugli spalti che
in campo e caratterizzata da un primo tempo iniziato con il Como che andava vicino alla rete con
un colpo di testa di Cozzolino e che vedeva gli az-
colle per ricongiungersi al
vecchio tracciato dopo
aver superato la frana».
Interessante, in prospettiva, l’attenzione riservata alla visita della vecchia
cava di Camerlata: «Addirittura un’importante
famiglia statunitense,
ospite di Villa d’Este, ha
chiesto espressamente di
poter eseguire tale visita
che, al momento, anche
per ragioni di sicurezza,
proponiamo solo su prenotazione e che è nostra
intenzione valorizzare in
futuro, innanzitutto ripulendo del tutto le parti
rocciose da scritte eseguite nel passato e poi, magari, illuminando anche
gli scorci più caratteristici. La cava illuminata potrebbe sicuramente rappresentare un bello spettacolo». Tornando all’Infopoint alla stazione Como
San Giovanni innanzitutto dobbiamo sottolineare che è ubicato in locale preso in affitto per sei
anni dalla società Centostazioni spa in corrispon-
zurri padroni assoluti del campo mentre i lecchesi,
raccolti nella propria metà campo, non riuscivano
mai ad impensierire Zappino. Nella ripresa i due
gol e lo scroscio di applausi al triplice fischio finale.
«Sono felicissimo - è il primo pensiero negli spogliatoi del bomber Cozzolino -. Con il Lecco non potevamo permetterci passi falsi e stare ad aspettare
i risultati dagli altri campi. Era giusto vincere in
questo modo, questa era la partita della vita e siamo stati nettamente superiori al Lecco. A un certo
punto della stagione non pensavamo di doverci salvare proprio all’ultima giornata. La mia è stata una
stagione da incorniciare cominciata con la rete segnata a Monza e chiusa con questa che saluta il
campionato. A chi mi chiede dove sarà il mio futuro
rispondo che spero di restare a Como, qui mi trovo
benissimo». Anche per la coppia tecnica Strano/Brevi, alla guida della squadra azzurra da novembre
quando venne allontanato Stefano Di Chiara, l’allenatore della promozione, la salvezza equivale ad
una bella soddisfazione: «Per questo risultato voglio dire grazie a tutti i ragazzi che si sono comportati in maniera esemplare, anche i nuovi arrivati a
gennaio che si sono messi subito a disposizione con
spirito di sacrificio» ha commentato Oscar Brevi
mentre raggiante per il risultato ottenuto è stato
anche il presidente Antonio Di Bari: «Questa è una
squadra che con due o tre innesti se la può giocare
per obiettivi ben diversi da quello ottenuto oggi. Nei
prossimi giorni si riunirà la società e definiremo i
nostri programmi futuri. Cozzolino rimarrà a Como
e con Oscar Brevi c’è un impegno. Mi piace la sua
voglia di lavorare. Sono contento per la città e tifosi, quello di oggi è un passo importante verso il
futuro». Futuro che chi segue il Como non può che
sperare che sia ancora ricco di soddisfazioni.
L.Cl.
Ultimo appuntamento nell’ambito del ciclo di
incontri “Ci associamoci” promosso dal Forum
Comasco delle Associazioni familiari d’intesa con
altre realtà del territorio.
Venerdì 21 maggio, alle ore 20.45, presso la Scuola Media Parini di Como (aula magna F. Rusca), la
dott. Manuela Tomisich, psicologa psicoterapeuta,
interverrà sul tema: “Affido: impresa sociale congiunta”. Nell’ambito della serata prevista anche la
testimonianza dell’associazione “Promessa”.
PACE, PANE E FANTASIA
A COMO DAL 14 AL 16 MAGGIO
Pace, pane e fantasia. I Lions Club International della provincia di Como, con il patrocinio dell’assessorato alla Cultura e Politiche
Educative del Comune di Como, propongono, dal
14 al 16 maggio, tre giornate di eventi e iniziative dedicate ai temi della pace.
Si parte venerdì 14 maggio, alle ore 17, presso
il palazzo del Broletto, con l’inaugurazione in musica della terza mostra concorso: “Un poster della pace. 1000 disegni dei nostri ragazzi”. La pace
vista attraverso i disegni di chi vivrà domani.
L’esposizione rimarrà aperta nelle giornate di
sabato 15 e domenica 16 maggio dalle 10 alle
19.30 e sarà visitabile ad ingresso gratuito.
Il premio andrà ai disegni più votati dai visitatori della mostra.
Lo speciale week end proseguirà anche in piazza Duomo, sabato 15 e domenica 16 maggio, dalle 10 alle 19.30, con la raccolta di occhiali usati,
la vendita di pane della tradizione lombarda e
di piantine aromatiche e la scuola di scacchi e
tornei riservati agli studenti delle scuole medie.
CRONACA
P A G I N A
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Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
IL 15 MAGGIO IL COMPLEANNO
Marisa Frigerio
80 anni
di solidarietà
na presenza. Sicura, ferma, dolce, accogliente,
discreta. Marisa
Frigerio celebra,
sabato 15 maggio, i suoi
80 anni. Senza clamore.
Nessuna festa, com’è nel
suo stile. Nessun desiderio di apparire. Così è stata la sua vita. Un impegno costante al servizio
del prossimo, come dirigente d’azienda, in politica, e dentro la Casa della
Giovane di Ponte Chiasso. Un donarsi continuo e
determinato, senza risparmio. Senza mai chiedere nulla in cambio.
E, ancora una volta,
non è stata lei a volere
questo ricordo sulle pagine de “Il Settimanale”.
Anzi, chi la conosce bene
ammette che, forse, storcerà il naso a leggere di
se stessa. Eppure, attraverso questa pagina, chi
l’ha conosciuta, le ha voluto e le vuole ancora
bene, non ha potuto esimersi dal lasciar trasparire un “grazie” ad una
vita vissuta in pienezza.
«Marisa Frigerio - ricorda Melina Falsone, attuale presidente della
Casa della Giovane “Irma
Merda” di Ponte Chiasso
- ha rappresentato per noi
un esempio di vita. Una
donna che ha sempre saputo donarsi con passione. È stata tra le persone
che hanno costituito la
nuova associazione nel
1994. Ha svolto il ruolo di
presidente dal 2003 al
2007. Grande è stato il
suo aiuto per traghettare
l’associazione, negli anni
della ristrutturazione
della sede tra il 2002 e il
2006, per arrivare all’inaugurazione del 2007.
Di quegli anni conserviamo un ricordo vivo e forte. Un ricordo che si rinnova costantemente, facendo lei ancora oggi parte del nostro consiglio
direttivo! Viva è la testimonianza di una donna
impegnata, entusiasta.
Marisa ha portato la sua
U
Dalle Acli
alla Casa della
Giovane
di Ponte Chiasso,
all’impegno come
amministratore
a S. Fermo della
Battagli, alla
nascita della Cri.
Una vita di prima
linea, al servizio
del prossimo.
Nessuna festa,
solo il “grazie”,
attraverso queste
pagine, da parte
di chi ancora
le vuole bene
di MARCO GATTI
esperienza di dirigente
d’azienda dentro questa
struttura, gestendo al
meglio il passaggio dal
vecchio al nuovo edificio
e contribuendo alla sua
migliore organizzazione.
Accogliente e generoso,
ma fermo, è sempre stato
anche il suo rapporto con
le ospiti, alle quali non ha
mai fatto mancare un
consiglio, una parola amica. Una donna che ha fatto dell’impegno sociale la
sua ragione di vita».
Le ospiti… La Casa della Giovane ha oggi una
capacità di 28 posti (distribuite in 25 camere di
cui otto doppie). Due le comunità presenti. Una
predisposta per accogliere mamme e bambini, l’altra lavoratrici e studentesse. In più due appartamenti in via Bellinzona
per favorire un percorso
di autonomia per le ragazze che lasciano la
Casa. Un trampolino guidato prima di immergersi nella vita reale. Non si
contano le ospiti cui Marisa in questi anni ha regalato un sorriso, una carezza e, perché no, un rimprovero.
«Persona positiva e generosa - ci spiegano Elia
Ronchetti, vice presidente della Casa, e Ma-
Marisa Frigerio in una
foto d’archivio, durante
una visita del compianto
mons. Maggiolini alla
Casa di Ponte Chiasso,
riangela Colzani, segretaria contabile -., con lei
abbiamo imparato ad entrare nel concreto della
gestione della Casa senza trascurare la centralità delle persone ospitate.
Famose sono state le sue
analisi economiche (per
anni ha seguito la contabilità della struttura) per
stabilire se le tariffe applicate nella mensa e nel
pensionato erano adeguate… Analisi che prevedevano un monitoraggio delle spese per almeno due
settimane. A questa analisi non doveva sfuggire
nemmeno uno spillo. Grazie a lei sono stati costruiti rapporti, ancora oggi
solidi, con la Caritas e le
diverse associazioni del
territorio».
Marisa Frigerio non è
“solo” la Casa della Giovane di Ponte Chiasso. Il
suo impegno nel sociale
parte da lontano. Dalla
militanza aclista degli
anni Sessanta alla voglia
di donarsi alla politica.
LA FERITA DELL’ABBANDONO: L’ESPERIENZA
DI UN OPERATORE DEL SETTORE E LA TESTIMONIANZA
DI UNA FIGLIA ADOTTIVA
Lunedì 17 maggio, alle ore 20.45, presso la sala Arcobaleno della Casa Divina
Provvidenza in via Tommaso Grossi 18 a Como (ampio parcheggio interno), l’Associazione “Genitori si diventa”, in collaborazione con il Centro Servizi alla Famiglia “La Grande Corte” dell’Opera Don Guanella, propone un incontro sul
tema “La ferita dell’abbandono: l’esperienza di un operatore del settore e la testimonianza di una figlia adottiva”. Relatori saranno il dott. Maurizio Chierici,
Giudice Onorario presso il Tribunale per i minorenni di Milano, esperto nel
percorso di formazione a genitori adottivi nella fase pre e post adozione e Sara
Consonni, figlia adottiva e autrice del libro «Adottata! Breve storia di un’adozione».
La serata conclude un ciclo di incontri dal titolo “Parliamone Con” riguardanti non solo il percorso adottivo, ma anche le tematiche dell’educare e della
genitorialità in generale, iniziato lo scorso novembre. L’ingresso è libero.
Per informazioni: tel. 031.296752-749; cell. 348.0119671 (ore serali); e-mail
[email protected]. Per maggiori informazioni si può consultare
anche il sito www.genitorisidiventa.org.
Un impegno con la “P”
maiuscola, sinonimo di
servizio, vero e concreto,
al territorio. Sono gli anni
di assessorato (guarda
caso proprio ai Servizi
Sociali) e di sindaco a S.
Fermo della Battaglia.
Così la ricorda l’attuale
sindaco del comune “garibaldino” Pierluigi Mascetti. «Possiamo dire
che Marisa sia stata mia
“insegnante”, in quanto
all’epoca del nostro impegno in Comune era assessore ai Servizi Sociali,
mentre io ricoprivo la carica di consigliere comunale. Lei era l’assessore ai
Servizi Sociali per antonomasia, nel senso che
quando si pensava al sociale immediatamente
l’associazione rimandava
a lei, alla sua figura, alla
sua dedizione. Ho avuto
la fortuna e l’onore di affiancarla per anni in questo settore, e ho imparato
un po’ da lei a fare l’am-
ministratore pubblico. La
ricordo come una persona
sempre dedita agli altri,
pronta a giocarsi in prima persona, a spendersi
al meglio per offrire un
aiuto a chi realmente aveva bisogno. L’attenzione
al prossimo è sempre stata la sua ragione di vita.
Un tempo i servizi sociali
rappresentavano poco più
che un optional, dal punto di vista operativo, all’interno della realtà amministrativa. Lei ha saputo promuovere e articolare un’attività vera e
propria di sostegno al
prossimo, esponendosi direttamente e cercando di
produrre soluzioni concrete e di continuità».
Tra i semi gettati a S.
Fermo da Marisa Frigerio
c’è anche la sede locale
della Croce Rossa. A parlarcene è Carmelo Martorana. «Nel 1989 Marisa, con l’allora sindaco
Venegoni, fecero di tutto
per dare vita ad un gruppo della Croce Rossa a S.
Fermo. Lei stessa si batté
con forza per raggiungere questo obiettivo. E nel
1990 iniziò, così, proprio
nel nostro paese il primo
corso di volontariato
Cri… Va detto che Marisa
non si limitò a dare l’avvio a questa istituzione,
ma scelse anche di farne
parte direttamente, come
volontaria, negli anni a
seguire. La ricordiamo
come un personaggio fantastico, di prima linea,
che ha sempre scelto di
donarsi al massimo, senza alcun risparmio».
Si completa così il grazie di chi conosce la sig.
Frigerio, unito agli auguri di buon compleanno.
E lei non si arrabbi,
cara Marisa, per queste
righe. La sua è una testimonianza di vita che merita di essere raccontata.
Un esempio da donare
alle nuove generazioni.
SCUOLA IN SCENA
SABATO 15 MAGGIO AL TEATRO SOCIALE ORE 14.30
Sabato prossimo, 15 maggio, alle ore 14.30 al Teatro Sociale di Como per
il 7° anno la rassegna “Scuola in scena” propone le più interessanti rappresentazioni teatrali che si sono svolte nel corso dell’anno negli istituti della provincia comasca:
la scuola primaria di Tremezzo con lo spettacolo musicale “Aquadretti” sul
tema dell’acqua affrontato dai bambini dal punto di vista musicale e della
narrazione. Il tutto è stato poi mixato dal regista Giuseppe Adducci e dal
musicista Giambattista Galli.
La scuola secondaria istituto comprensivo di Inverigo con “Vola solo chi
osa farlo”.
La scuola secondaria di secondo grado Teresa Ciceri con “Quando l’amicizia
attraversa il cuore”
Gli studenti vincitori sono considerati e trattati come compagnie teatrali a
tutti gli effetti. In questo consiste il premio. Sperimenteranno la messa in
scena del loro spettacolo, svolgeranno prove e spettacolo finale con tecnici,
allestimenti e sceneggiature messe a disposizione dal Teatro Sociale.
Per informazioni: Teatro Sociale Como - As.Li.Co.; tel. biglietteria: 031270170; ingresso gratuito.
CRONACA
P A G I N A
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Lago&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
CONFERENZA PUBBLICA IL 16 MAGGIO
Contrabbando
di fatica
in Val Cavargna
L
’
Associazione
“Amici di Cavargna” e il Gruppo
Folclorico val
Cavargna organizzano per domenica 16
maggio a Cavargna, presso il salone sottochiesa
con inizio alle ore 14.30
l’incontro “Contrabbando
di fatica” in Val Cavargna
tra ricordi e testimonianze”.
Il dott. Giorgio Grandi,
Presidente degli “Amici di
Cavargna” e responsabile del “Museo della Valle”,
ci spiega l’importanza di
questo fenomeno nelle
zone di confine, in particolare in Val Cavargna:
«Il termine contrabbando
deriva da “contra bannum”, cioè contro la legge. Si tratta di merci che
passano clandestinamente la frontiera senza pagare i dazi doganali. Il fenomeno del contrabbando già presente nei secoli
passati, si intensifica con
l’avvento dell’Unità d’Italia (1861) e l’istituzione
dei Monopoli di Stato soprattutto dei tabacchi.
L’appuntamento
sarà l’occasione
per “leggere”
dal di dentro
questo fenomeno,
molto diffuso,
in passato, lungo
le zone di confine
di SILVIA FASANA
Durante la Seconda Guerra Mondiale difficoltà di
approvvigionamento in
Svizzera richiamarono
dopo il 1943 un passaggio
verso la Confederazione
di importanti quantitativi di riso. Il flusso verso l’Italia era di caffè, tabacco e sale. Dopo la fine
della guerra riprende il
contrabbando classico di
tabacco e caffè che la Svizzera agevolò, considerando gli spalloni come ausiliari di quel commercio,
chiamato “esportazione
due”». Continua Grandi:
«Nella zona della Val Cavargna gli spalloni e il
contrabbando, favoriti
PACE
LE ACLI IN MARCIA
VERSO ASSISI
Le ACLI di Como organizzano un pullman per
partecipare alla marcia
della pace che partirà sabato 15 maggio da Cantù
(presso Patronato Cantù-Uberto da Canturio
16/a) alle 13.00 e da
Como alle 13.30 (presso
il piazzale della Piscina
di Muggiò). La cena sarà
occasione di incontrare
gli amici del Circolo
ACLI di Civitella, comune colpito dal terremoto
del 1997 con cui le ACLI
di Como hanno da allora intrattenuto rapporti
di collaborazione. Il pernottamento è previsto
presso l’albergo “Lieta
Sosta” a Colfiorito località vicino a Foligno. La
mattina della domenica
16 maggio ci si troverà a
Perugia di buon ora per
partecipare alla marcia.
Per informazioni e iscrizioni: ACLI COMO, Via
Brambilla 35 tel 0313312726 - 031-3312711;
fax 031-3312750; mail:
organizzazione@acli
como.it; [email protected];
sito: www.aclicomo.it.
dalla posizione geografica
e dalla scarsità di altri
redditi, diventarono i protagonisti della vita locale. Venivano seguiti percorsi molto lunghi, nelle
valli del Cuccio e del
Rezzo o nell’Alto Lago,
nella Valle dell’Albano,
passando il confine con la
Val Colla e la Val Morobbia in Svizzera. L’organizzazione si articolava su
tre livelli: il padrone che
organizzava l’attività, il
capo che preparava le imprese e i gregari, cioè gli
spalloni, o “uomini da
soma”. Sulle spalle una
specie di zaino di tela di
sacco, la bricolla, ai piedi
pedule di sacco per attutire il rumore dei passi,
un bastone, il fùlcin, o piccola roncola. Gli spalloni,
in silenziose file, in tutte
le stagioni, oltrepassavano il confine sbarrato da
una rete metallica (detta
ramina), disseminata di
campanelle che suonavano al minimo contatto.
Quando venivano scoperti dai finanzieri, gli spalloni tagliavano gli spal-
Vestito
da contrabbandiere
Foto Archivio
Associazione Amici
di Cavargna
Museo della Valle
lacci della bricolla con la
piccola roncola, abbandonando il carico in cambio
della libertà». Dall’altra
parte stavano i finanzieri: «Nei primi anni del
Novecento furono costruite in Val Cavargna le caserme di Buggiolo (Monti
di Dasio) e di Cavargna
(Bosco del Dolai), con finalità militari (facevano
parte della cosiddetta
O.A.F.N., impropriamente conosciuta come “Linea
Cadorna”), che dopo la
guerra 1915 – 1918 passarono al servizio della
Guardia di Finanza per
l’attività di controllo del
contrabbando lungo le vie
d’accesso al confine. Nel
periodo di maggiore espansione del fenomeno il
confine era vigilato costantemente da centinaia di finanzieri». È un ricordo ancora vivo di un
mondo ormai passato
quello che sarà presenta-
to nell’incontro di Cavargna, perché dagli anni
1970 a oggi la figura dello “spallone” che passava
il confine con la bricolla è
ormai irrimediabilmente
cambiata. Il contrabbando ha altre motivazioni,
utilizza altri mezzi e assume connotazioni più inquietanti e drammatiche,
senza dubbio meno “romantiche” di quelle cantate nella “Ninna nanna
del Contrabbandiere” di
Davide Van De Sfroos.
L’incontro inizierà con
una conversazione del regista Bruno Soldini, della Televisione della Svizzera Italiana, con proiezioni di interviste e documentari sul contrabbando in Val Cavargna; seguirà la presentazione di una
proposta della tesi di laurea di Veronica Ponti “A
spasso nelle tradizioni,
sulle tracce dello spallone”, e quindi racconti e
testimonianze sul tema.
Ci si porterà poi al “Museo della Valle” dove si
visiterà in particolare il
settore “Contrabbando”,
rinnovato con la posa della figura di un finanziere
in uniforme di servizio.
Dulcis in fundo, la degustazione di prodotti locali.
L’ingresso è libero: tutti sono invitati a partecipare. Per informazioni:
Sig.ra Ornella, Museo
della Valle – Associazione
“Amici di Cavargna”, tel.
0344.63162 (giorni feriali 8.30-12.30); 0344.66456
(altri orari); fax 031306205; e-mail: museo
dellavalle.cavargna@
gmail.com.
MOLTRASIO E LA SINDONE
IL 17 MAGGIO
La Parrocchia di S. Martino di Moltrasio organizza per lunedì 17 maggio, alle ore 20.45, presso la chiesa di S. Agata, un incontro dal titolo
“La Sindone e il volto di Cristo nell’arte”. Relatore
sarà don Andrea Straffi, Responsabile dell’Ufficio Inventariazione Beni culturali e artistici della Diocesi di Como. L’ingresso è libero.
...hai l'ALCOLISMO in casa?
...VUOI saperne di più?
I GRUPPI FAMILIARI AL-ANON
possono offrirti le informazioni
che cerchi.
telefona a 800-087897
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
È INDIVIDUABILE SULLA STRADA CHE DA PALANZO PORTA A RIVA
La cappella
di San Rocco
tornata
a vita nuova
I
n passato la devozione a san Rocco era
molto diffusa, e la
presenza in molti luoghi di altari ed edicole a Lui dedicate era frequente, in particolare lungo le antiche vie e percorsi battuti dai pellegrini,
come la cappella dedicata a san Rocco, che è posta lungo la via che da
Palanzo conduce a Riva,
strada che fino a pochi
anni fa era molto usata
dai residenti.
Il vescovo Feliciano
Ninguarda, durante la
visita pastorale del 1593
descrive la cappella così
“Vi è una capelletta di s.to
Rocho tutta pinta, con la
volta dove sono pinti li i
quattro dottori della Chiesa nelli cantoni, ed vi è un
altarino nudo non consacrato… et invece di ancora vi è (parete di fondo)
l’mmagine della B. Vergine col figlio in braccio et
dalli canti S:to Rocho e
S.to Sebastiano, e dalli
muri laterali (destra) vi
sono altre diverse figure,
dall’una la Madonna col
figlio in braccio, et da lati
S.to Hieronimo et S.ta
Caterina, e dall’altra (sinistra) doi S.ti Rocho e
Sebastiano con la pietà di
sopra. In logho di facciata vi è un arco aperto con
doi muretti che fanno
baleustri senza seraglio”.
La cappella san Rocco
raffigura la vita di Cristo,
partendo dal lato destro
la nascita, la presentazione e adorazione di Cristo,
la passione e la morte.
Nonostante il tempo trascorso e il degrado degli
intonaci è possibile scorgere ancora in parte le figure affrescate descritte
dal Ninguarda.
L’intervento sugli affreschi è stato
curato dalle restauratrici Monica
Capuano di Carimate e Claudia Panzeri
di Montano Lucino, sotto
la supervisione della Soprintendenza
di Milano; mentre l’intervento
sulla parte strutturale è stato curato
dal municipio di Faggeto Lario
di MONICA CAPUANO E CLAUDIA PANZERI
Particolare della volta
prima del restauro.
Sopra come si presentava
a lavoro finito
La volta a crociera è ripartita in quattro vele,
all’interno dei quali sono
raffigurati i dottori della
Chiesa Latina, in particolare le figure di sant’
Agostino, sant’Ambrogio,
san Gerolamo e san Gre-
Parete di destra
dopo il restauro.
Sotto come si presentava
prima dei lavori
gorio, proclamati dottori
della chiesa nel 1298. La
vela di destra è la più conservata e vi si trova sant’
Ambrogio arcivescovo,
con attributi episco-pali
mitria e pastorale; mentre sul lato opposto campeggia la figura di sant’
Agostino vescovo di cui è
visibile solo la mitria e
parte del volto, san Gerolamo, raffigurato con
cappello cardinalizio rosso e veste rossa; ed infine
san Gregorio papa, di cui
è visibile solo la parte terminale della veste.
Al centro della volta, in
corrispondenza della
chiave di volta il restauro ha fatto emergere il
medaglione nel quale è
inscritta la figura a mezzo busto di Dio Pantocratore che regge tra le mani
il mondo.
I costoloni della volta
sono decorati a motivi
floreali.
Sulla parete di fondo
della cappella un grande
affresco raffigura la Vergine Maria in trono con in
braccio il Figlio, mentre ai
lati del trono sono raffigurati san Rocco e san Sebastiano; durante i lavori di restauro sono le cornici che contornano l’arco,
le aureole in rilievo (probabilmente una volta erano dorate con lamina metallica) sia della Madonna in trono che dei due
Santi.
Sulla parete di destra è
raffigurata una Madonna
in trono col Bambino in
braccio, ed ai lati campeg-
giano i volti santa Caterina e di san Hieronimo;
mentre sulla parete di sinistra si possono ammirare: in alto, al centro, il
Cristo in piedi con dietro
la Croce e i simboli legati
al martirio di Cristo, rappresentati da tre chiodi
(uno ai piedi e due per le
mani), il calice in cui viene posto il vino e il gallo,
simbolo della rinnegazione del discepolo Pietro,
infatti Gesù nell’ultima
cena disse a Pietro “Prima che il gallo canti tre
volte tu mi rinnegherai”.
Questi tre simboli sono
sempre raffigurati a tergo della Crocifissione ad
indicare il calvario di
Gesù. In basso, ai lati del
Cristo si intravede la figura di san Rocco, mentre dell’immagine di san
Sebastiano descritta dal
Ninguarda non vi è più
traccia.
Ogni lato è contornato
da un arco aperto che termina con dei muretti, che
fanno da contorno alle
pareti e chiudono ogni
scena, ripetendo l’architettura della cappella.
L’intervento di restauro degli affreschi che ha
permesso di riportare a
nuova vita la cappella di
san Rocco è stato curato
dalle restauratrici Monica Capuano di Carimate
e Claudia Panzeri di Montano Lucino, sotto la supervisione della Soprintendenza di Milano; mentre l’intervento sulla parte strutturale è stato curato dal municipio di
Faggeto Lario. Si ringrazia la Fondazione Comasca per il contributo ai restauri.
COMMEMORAZIONE LO SCORSO 25 APRILE
Gravedona e il “suo” beato: padre Rebuschini
G
ravedona ha
visto “ritornare a casa” il
suo più illustre
concittadinoparrocchiano dopo 150
anni di lontananza.
Si tratta del beato padre Enrico Rebuschini,
nato il 28 aprile 1860 e
ricordato solennemente
domenica 25 aprile nella
parrocchiale di San Vincenzo martire, dove ha ricevuto il battesimo il 1°
maggio 1860.
La celebrazione eucaristica è stata presieduta
A presiedere
la cerimonia,
che commemorava
i 150 anni dalla
nascita, mons.
Diego Coletti,
vescovo di Como.
Accanto a lui
una quindicina
di padri camilliani
di GIANNI MORALLI
da mons. Diego Coletti,
vescovo di Como, attor-
niato da una quindicina
di padri camilliani, fra i
quali il superiore provinciale della Provincia lombardo-venera p. Vittorio
Paleari; il superiore del S.
Anna di Como p. Mario
Vigano; il superiore della
casa di cura di Cremona
p. Antonio Casera; p. Antonio Barzaghi, già cappellano dell’O.C. di Sondrio, che ricordava il 60°
di sacerdozio.
Don Sandro Vanoli, arciprete di Gravedona e
vicario foraneo della Zona
pastorale Tre Pievi, ha
dato il benvenuto sia al
vescovo sia ai confratelli
camilliani sotto lo sguardo del beato padre Enrico
che, dall’alto del presbiterio, sorrideva ai tanti devoti accorsi per onorarlo.
In tale occasione don
Sandro ha chiesto ad un
certo punto a mons.
Coletti di ‘colmare’… un
vuoto, e cioò di inserire
nel calendario liturgico la
festa ‘votiva’ del beato,
foriera di nuove vocazioni religiose.
Nell’omelia il vescovo
ha ricordato alcuni tratti
particolari del beato p.
Enrico: religioso colto, sapiente, conoscitore profondo della sacra scrittura e di san Tommaso
d’Aquino. Sarebbe stato
un ottimo professore per
i giovani studenti, ma la
sua scuola era l’ospedale,
i suoi alunni erano gli
ammalati…
Padre Antonio Casera,
ha nome di tutta la famiglia camilliana, ha ringraziato mons. Coletti per
l’istituzione della festa
votiva in diocesi e ha chiesto di unirsi agli incontri
particolari di preghiera
della casa di cura “San
Camillo” di Cremona per
arrivare alla “canonizzazione” del nostro beato, da
tutti chiamati il ‘padrino
santo’ ed il fatto di saperlo inserito nell’elenco dei
quaranta santi, scelti per
intercedere per noi nelle
apposite invocazioni è un
grande motivo di grazia
perché lui, lassù, continua il suo apostolato di
carità per noi attraverso
l’opera dei suoi meravigliosi confratelli, uniti a
tutta la Chiesa.
CRONACA
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Lago&Valli
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L’INAUGURAZIONE LUNEDÌ 10 MAGGIO
Consultorio familiare
a Campione
D
a lunedì 10
maggio l’enclave
italiana in Svizzera di Campione d’Italia ha
un nuovo consultorio familiare, sede staccata del
Consultorio familiare di
Menaggio.
A salutare l’attivazione
di questo servizio, a disposizione della popolazione
femminile campionese, il
direttore generale dell’Asl
di Como Roberto Antinozzi, il sindaco di Campione d’Italia Maria Paolo Mangili e il senatore
Alessio Butti.
«Con questo servizio ha dichiarato la sig. ra
Mangili - si compie un ulteriore passo nei confronti dell’assistenza alle
donne campionesi, con
particolare attenzione all’aspetto preventivo. Grazie al nuovo Consultorio
si ampliano così le possi-
ni specialistiche ambulatoriali saranno soggette a
ticket, fatte salve le esenzioni di legge.
Presso il consultorio
opererà un’èquipe composta da un ginecologo, un
infermiere professionale e
uno psicologo che garantiranno una presa in carico relativa alle seguenti aree: sessualità e contraccezione; ginecologia e
prevenzione (1 pap test
gratuito ogni 3 anni per
donne tra i 25 e i 64 anni);
gravidanza (assistenza
gratuita); disagio psicologico individuale, di coppia
e familiare.
Il taglio del nastro
a Campione
bilità di scelta per le residenti, che potranno così
optare liberamente, se
avvalersi del Servizio sanitario Svizzero, dei Con-
sultori asl presenti sul
territorio comasco o di
questo consultorio attivato presso il Distretto sanitario di Campione».
Al nuovo consultorio si
potrà accedere previo appuntamento. Non sarà
necessaria l’impegnativa
del medico. Le prestazio-
Per ottenere maggiori
informazioni e prenotazioni la sede campionese
sarà aperta al pubblico
tutti i giovedì dalle 9 alle
12, oppure consultare il
sito www.asl.como.it, alla
voce consultori familiari.
IL GIARDINO
DELLA VALLE
A CERNOBBIO
L’Associazione “Il Giardino della Valle”, in collaborazione con la Società Ortofloricola Comense
e con il patrocinio dell’Associazione Italiana della Rosa e del Comune di Cernobbio, organizza
per domenica 16 maggio, presso il Giardino della Valle, la settima edizione del Concorso “La
rosa più bella e la più profumata”. Le rose recise dovranno essere presentate alle ore 15.00
presso la casetta del giardino. Alle ore 17.00 è
prevista la premiazione.
In caso di maltempo la manifestazione si terrà presso la Sala Consiliare del Comune di
Cernobbio.
Per informazioni ci si può rivolgere ad Associazione “Il Giardino della Valle”, via Montesanto
5, Cernobbio; tel. 031-510714; e-mail nonnapupa
@tiscalinet.it; sito web: www.ilgiardino
dellavalle.org.
“Sotto la notizia niente”. Il biblista mons. Bruno Maggioni concluderà il
ciclo di incontri promossi a Solzago dalla parrocchia e dal Coordinamento
Comasco per la Pace sul tema dell’informazione. Mons. Maggioni, una vita
dedicata allo studio ed alla proclamazione della Parola, aiuterà i presenti
a riflettere sull’informazione nella storia della Salvezza dalle origini ai
nostri giorni.
L’appuntamento è presso l’oratorio di Solzago venerdì 14 maggio alle ore
21.
“SOTTO LA NOTIZIA NIENTE” MONS.
BRUNO MAGGIONI A SOLZAGO
TRA INFORMAZIONE E PAROLA
A CASTIGLIONE IL PREMIO ‘BENEDETTO ANTELAMI’ 2010
Il restaurato teatrino di Castiglione Intelvi, entrato a buon titolo nell’elenco dei “teatri storici di Lombardia”, ospita giovedì
13 maggio alle ore 14.00 la cerimonia del Premio ‘Benedetto
Antelami’ 2010, un riconoscimento intitolato al primo grande
intelvese conosciuto, scultore e architetto autore tra l’altro del
Battistero di Parma.
Il premio viene assegnato a chi si è distinto nello studiare e far
conoscere i vari aspetti della Valle Intelvi, e riservato ogni anno
a una categoria diversa di operatori.
Quest’anno è dedicato a pittura e scultura, per cui verrà scoperta una targa a ricordo del lavoro dello scenografo dell’Accademia di Brera prof. Franco Cheli, recentemente scomparso (targa
offerta dall’associazione di promozione culturale Appacuvi). Inoltre i suggestivi graffiti sulla vita della Regina longobarda
Teodolinda, realizzati dagli allievi di Brera (che sono tra i pre-
miati di quest’anno) e già esposti alcuni mesi fa nella chiesa dei
SS. Cosma e Damiano a Como (a fianco della Basilica di
Sant’Abbondio), verranno ora posizionati all’ingresso del paese
in prossimità della pietra miliare, mentre uno di essi ornerà proprio la facciata del teatro.
Altra tematica di quest’anno è quella dell’alimentazione per
la salute dei giovani: sull’argomento parlerà un nutrizionista
della vicina struttura ospedaliera di Lanzo Intelvi, saranno premiati dei giovani cuochi in erba, e si leggeranno le poesie dei
ragazzi della locale scuola elementare che ha partecipato al progetto di studio sull’alimentazione, assegnando loro borse di studio dedicate alla memoria del parroco mons. Alberto Marchesi.
Altre informazioni e immagini delle passate edizioni del premio si trovano sul sito del Comune di Castiglione.
GIGLIOLA FOGLIA
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
18 MAGGIO
FRAMMENTI
DI ALTRO LARIO
IN BIBLIOTECA
COMUNALE
A COMO
Martedì 18 maggio alle
ore 21.00, a Como,
nell’Auditorium della Biblioteca Comunale (piazzetta Lucati 1), l’Associazione Iubilantes invita a
“Frammenti di altro
Lario. Sogni, memorie e
speranze per un “altro”
Alto Lario”. L’incontro,
ispirato al lavoro decennale di Iubilantes sulla
valorizzazione del patrimonio culturale altolariano, sarà condotto da
Darko Pandakovic, consulente UNESCO, Ambra
Garancini, presidente
Iubilantes, e Claudio Casazza, regista. L’ambiente e le tradizioni alto
lariane saranno evocati
dalle suggestive e inedite
sequenze video curate da
Claudio Casazza. La partecipazione è libera e gratuita.
Per informazioni: Iubilantes, Via Vittorio
Emanuele II° 45, Como;
tel. 031.279684; e-mail:
[email protected];
sito internet: www.
iubilantes.eu.
GRAVEDONA
THE YOUNG
VOICE IN
CONCERTO
PER LA SCLEROSI
LATERALE
AMIOTROFICA
Con il patrocinio delle
Comunità Montane Valli
del Lario e del Ceresio, del
Comune di Gravedona,
dell’Avis Alto Lario, e con
la collaborazione della
parrocchia di Gravedona
e dell’Istituto Musicale
Civico Alto Lario, sabato
15 maggio, alle ore 21,
presso Palazzo Gallio, a
Gravedona, è in programma un concerto benefico
a favore di AISLA (Associazione Italiana Sclerosi
Laterale Amiotrofica).
La serata vuole essere
l’occasione per ricordare
la figura di Luigi Spinola
scomparso nel maggio
2002 a causa della
SLA, impegnato nell’amministrazione locale, nella parrocchia e nelle associazioni locali, amante
della musica..
Ad esibirsi sarà il coro
“The Young Voices” di
Gravedona, composto da
bambine e ragazze di età
compresa tra i 6 ed i 25
anni che presenterà un
repertorio prevalentemente
gospel. La stessa direttrice Sara Della Libera è
cresciuta con il coro
iniziando a cantare fin
dall’ età di 3 anni, alla
tastiera Mauro Manzi,
alle chitarre Michele
Turello e Nicolò Gussoni.
CRONACA
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ValliVaresine
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
BRENTA A COLLOQUIO CON MONSIGNOR EZZATI
Il Cile: quale
speranza
dopo il sisma
M
onsignor
Riccardo
Ezzati, nativo di Brenta, è giunto
nei giorni scorsi nel suo
paese di origine dopo una
sosta a Roma, perchè convocato dal Papa. Monsignor Ezzati è vescovo di
Concepcion, la comunità
cilena colpita con maggiore crudeltà dal drammatico terremoto di fine febbraio. Il calendario fitto di
incontri di monsignor
Ezzati ha lasciato solo un
piccolo momento evasivo
consumato ad Arcumeggia. Così tra affreschi sempre più sbiaditi e pallidi aperture azzurre in un cielo plumbeo, ho dialogato
del Cile e del terremoto.
Monsignor Riccardo, com’è la situazione
ora in Cile?
«Disperata e preoccupante. Gli aiuti, quando
arrivano,arrivano lenti e
a singhiozzo e le urgenze
sono tante».
Vuol dirmi che dall’estero non si ha avuta
quella risposta attesa?
«Non posso dire che la
risposta non c’è stata, ma
non certamente allargata e solida come si sperava».
Brenta e i paesi vicini e Varese hanno aiutato; mi sembra che
una buona sensibilizzazione abbia dato i
suoi frutti…
«Certo, ci mancherebbe; da voi la gente ha risposto con generosità e
con sincero affetto verso
il Cile. Ma è solo una goccia, se si pensa alle urgenze delle persone delle
zone colpite».
Ma come vive ora la
gente terremotata e
maremotata, se così si
può dire?
«Del maremoto poco si
parla; eppure le onde hanno risucchiato ciò che
hanno trovato lungo la
costa e all’interno. Un disastro. La stessa città di
Concepcion è leggermente scivolata verso l’Oceano. Non si può spiegare il
disastro, non vi sono parole. Pensi che solamente
una piccola cappella ha
resistito alle furie del
maremoto ed è rimasta in
piedi. Attorno fango e
macerie».
Segno di speranza ?
«Così la gente lo ha interpretato; la fede è sempre salda».
Ma come sta la sua
gente?
«Si arrangia come può.
Vive nelle tende, alloggi
di fortuna…ci si aiuta.
Certo, occorrerebbero piccole casette in legno, un
qualche cosa più accogliente che tetti di fortuna... ma la gente non ha
denaro, ha perso tutto».
E come ha risposto la
popolazione cilena?
«In Modo ammirevole.
Vi è stata una solidarietà
tra i terremotati, un senso di fratellanza impensabile. Un aspetto sociale
che è emerso in modo
commovente. È vero, ci
sono stati episodi drammatici, come quello degli
assalti ai negozi; episodi
che tutte le televisioni
hanno fatto massicciamente notare. Ma, purtroppo, si è parlato poco
della solidarietà tra la
gente che è accorsa per
portare aiuti».
La gente ha accettato e non si è rassegnata…
«Certo, la fede ha avuto
un peso notevole. Qui le
persone sono molto legate alla fede e alla Chiesa.
Vi è una statua della Madonna che campeggia sulla facciata della Cattedrale di Concepcion. Allarga
le braccia come stesse accogliendo i suoi figli in un
segno di non abbandono.
È una statua che dà fiducia e forza. È questa non
rassegnazione, nonostante le difficoltà, che aiuta
la mia gente così provata».
Caro Monsignore cosa vuol aggiungere per
i nostri lettori?
«Certamente un grazie
per gli aiuti economici
fino ad ora raccolti…ma
le urgenze sono molte e le
necessità innumerevoli».
SERGIO TODESCHINI
RACCOLTA DELL’USATO
DIARIO D’AFRICA
RACCONTI DAL CONGO
Sto vivendo le mie prime giornate in Congo, a Goma. Non è facile abituarsi a vivere qui, sembra di essere stati catapultati in un altro mondo
rispetto all’Europa…
La prima grande esperienza che si fa è quella del contrasto tra la bellezza della natura rigogliosa e colorata, il paesaggio incantevole del lago
e dei monti che lo circondano e invece la povertà delle persone che si
muovono e vivono ai lati delle strade polverose e sconnesse, fatte di terra
nera e lava.
Tante domande si affollano nella mente all’arrivo qui, quando osservi
tanta povertà e la vita così dura delle persone: perché c’è tutta questa
differenza tra noi europei e loro? Perché non riescono ad evitare almeno
le guerre che ancora sono numerosissime tra fazioni differenti? Perché
non riescono ad imparare a lavorare la terra, pescare e auto sostenersi in
questa terra così ricca? Perché dipendono ancora così tanto dalle organizzazioni umanitarie del Nord del mondo? Sono domande a cui non si
può avere risposta, la situazione è così complicata, gli equilibri così sottili
e gli interessi da parte di molti a mantenere la situazione così com’è che
non conviene iniziare a lavorare qui ponendosi troppi interrogativi, altrimenti si abbandonerebbe subito il campo… Sono all’inizio, ho voglia di
fare e di entrare nell’ottica di questo popolo, di fare qualcosa di utile
anche se so che non servirà per cambiare lo stato delle cose.
Non è semplice vivere qui, anche se io sto in una bella casa con acqua e
corrente elettrica e una bella vista sul lago, c’è una strana sensazione di
non essere liberi e di stare un po’ in prigione che non è per nulla piacevole, inoltre il modo di vivere consueto sembra così distante che a tratti ti
senti un po’ perso, ma è solo l’inizio, credo ci voglia qualche settimana ad
abituarsi, inoltre ho la fortuna di avere ottimi compagni di lavoro con cui
passo la maggior parte del tempo.
Nel fine settimana sono stato sul vulcano Nyragongo, 3450 metri, è
stato uno spettacolo incredibile, vedere il lago di lava all’interno del cratere, che si muove come se fosse un lago agitato. Peccato per il fatto di
dovere essere scortati da cinque militari armati di AK47, perché anche li
ci sono guerriglieri che si nascondono e possono essere pericolosi, ma è
stata veramente una gita formidabile, per il vulcano,per le varie zone di
foresta attraversate e per il rapporto con le persone del posto, sia le guardie che i portatori, che salivano in ciabatte e con abiti stracciati, i più
equipaggiati con stivali di plastica, incredibile!
Sono rimasto ancora più sorpreso nell’incontrare, durante il ritorno,
donne scalze con sacchi di cemento sulla testa o legati alla testa con
foulard, che salivano i 1500 metri di dislivello fino alla vetta, dove il parco sta costruendo delle latrine per i turisti che dormono lì per osservare
lo spettacolo notturno del mare di lava!
Non racconto del lavoro, perché sto solo iniziando a capire cosa devo
fare e ad imparare a gestire il lavoro di diverse persone del posto, comunque sembra molto interessante e si tratta in poche parole di mettere in
pratica un progetto per incrementare e migliorare le coltivazioni e la
capacità di auto sostenersi di diversi villaggi nella regione del Nord Kivu,
dove mi trovo.
Vi racconterò altre cose e come procede appena riesco!
LUCA
Sabato 15 maggio, in Valcuvia e in Valmarchirolo si svolgerà, con qualunque condizione atmosferica, la consueta raccolta dell’usato (vestiario, biancheria, scarpe,
coperte, borse, materassi di lana) - organizzata dalla commissione missionaria zonale
- a favore e sostegno di numerose attività missionarie nel mondo. Punti di raccolta
del materiale sono a Gemonio (piazzale scuole), Cassano Valcuvia (casa parrocchiale) e Cadegliano (casa parrocchiale). Gli organizzatori raccomandano di introdurre
nei sacchi solamente roba ancora in buono stato (e non da macero) al fine di poter
riutilizzare al meglio quanto raccolto. I sacchi potranno essere portati direttamente
al centro di raccolta più vicino o posti fuori dalle case entro le ore 10.00.
CITTIGLIO: PER MICHELA
Quarta edizione del Memorial Michela Badalin domani, domenica 16 maggio a
Cittiglio. L’iniziativa - promossa dall’Atletica 3V e dal Club Alpino Italiano di Laveno
Mombello e sponsorizzata dal comune di Cittiglio - è stata pensata per ricordare
appunto Michela Badalin, la giovane di Cittiglio scomparsa nel novembre 2006 a
seguito di un incidente in montagna e amante delle corse podistiche. Nuovi, rispetto alla precedenti edizioni il giorno di svolgimento delle gare: domenica anziché
venerdì; gli orari: dalle 8.30 alle 17.00 anziché dalle 18.00 allo 23.00; il percorso che
quest’anno si svolgerà sull’anello S. Biagio – Vignola con partenza ed arrivo della
corsa in via Filzi (dietro la stazione nord di Cittiglio) anziché a Cittiglio Alto/San
Giulio. La manifestazione podistica è aperta a tutti, dai bambini delle elementari
agli atleti del campionato provinciale Fidal. Il programma prevede, infatti dalle ore
8.30 sino alle ore 10.30 la partenza di diverse gare specifiche per ogni categoria
ragazzi. Alle ore 14.30 partenza del campionato provinciale di staffetta e alle 15.30
ci sarà la partenza della kermesse finale (gara non competitiva) aperta tutta la
popolazione sulla distanza di 4.200 m. Il ricavato della manifestazione sarà devoluto al progetto della fondazione Il sorriso di Michela per realizzare una struttura di
accoglienza nella parrocchia argentina di Clodomira, in diocesi di Santiago del Estero,
ove opera don Angelo Introzzi, il sacerdote amico di Michela che per 15 anni - prima
di partire per l’Argentina - è stato vicario a Cittiglio. Presso il parco stazione è
previsto uno stand gastronomico aperto dalle ore 12.30 alle ore 14.00.
CITTIGLIO: ADOLESCENZA E USO DI SOSTANZE...
Il comune di Cittiglio, in collaborazione con il Servizio Dipendenze dell’Asl della
provincia di Varese, organizza per le ore 21.00 di venerdì 14 maggio, presso la
sala consigliare del municipio, una serata rivolta ai genitori dal titolo: Adolescenza
e uso di sostanze: normalità o patologia?. Interverranno come relatori: Sergio Fonzi
(medico) e Roberta Cantù (educatrice professionale).
CAVONA - PELLEGRINAGGIO VOCAZIONALE
Sabato 15 maggio, ottavo appuntamento col pellegrinaggio vocazionale di zona.
Ritrovo al mattino, alle ore 7.00, presso la cappelletta di santa Teresa per la recita
del santo Rosario. Alle 7.30 Messa in Sant Casa a Cavona. Anima il gruppo Unitalsi.
UNITALSI: PELLEGRINAGGIO MARIANO
Il gruppo Unitalsi di Cittiglio organizza e propone per domenica 23 maggio, il
pellegrinaggio al santuario Madonna della Basella che si trova in comune di Urgnano
(Bg). La partenza è fissata dall’albergo Cristallo di Cittiglio alle ore 7.00 e il ritorno
previsto per le ore 20.00 circa. Il programma prevede: alle ore 10.00 - celebrazione
della santa Messa al Santuario e successiva visita al museo africano dei padri
passionisti; alle ore 12.30 - pranzo e, al ritorno, sosta al Santuario della Madonna di
Caravaggio.
FAI - GIORNATA DELLE ROSE E DELLE PIANTE INSOLITE
Si svolgerà a Villa della Porta Bozzolo di Casalzuigno dalle ore 10.00 alle ore
18.00 di sabato 22 e domenica 23 maggio prossimi La giornata delle rose e delle
piante insolite, manifestazione promossa dal FAI (che gestisce la villa) durante la
quale saranno in esposizione e in vendita rose e piante altrimenti difficili da reperire
in commercio. L’iniziativa è proposta n collaborazione con l’Associazione Produttori
Florovivaisti della Provincia di Varese.
Sondrio
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
P A G I N A
33
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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
MORBEGNO L’ULTIMO INCONTRO A CHIUSURA DEL CORSO DIOCESANO DI FORMAZIONE SOCIO-POLITICA
Zamagni racconta l’economia
P
ubblico
delle
grandi occasioni
a Morbegno per
l’incontro del
prof. Stefano Zamagni, nell’ambito della
Scuola diocesana di
formazione socio-politica (edizione sondriese). Duecentocinquanta
persone (dati “della questura”, non “del sindacato”) hanno gremito la Sala Ipogea del complesso
parrocchiale San Giuseppe per l’ultimo incontro del percorso di formazione. Ben al di là,
quindi, dei 76 regolarmente iscritti alla Scuola. Un pubblico attento
e assai coinvolto dall’eloquio guizzante e fluente del prof. Zamagni, capace di coniugare una
profondità filosofica e
culturale fuori dal comune con un linguaggio
semplice e accattivante,
ricco di aneddoti ed esemplificazioni pratiche,
veramente alla portata
di tutti. Accreditato come uno dei massimi studiosi di economia politica in circolazione, e non
solo in Italia, Zamagni
ha condotto l’uditorio ad
un’analisi approfondita
dell’enciclica di Benedetto XVI Caritas in Veritate, della quale egli stesso è stato notoriamente
uno degli estensori. In
sintesi questo il percorso della relazione svolta.
Punto di partenza il
concetto di economia civile, ossia quella versione iniziale dell’economia
di mercato maturata nel
grembo della civitas
christiana, e in particolare all’interno dell’esperienza storica del francescanesimo sociale. L’esperienza della mercatura, diffusasi nell’Italia
centrale comunarda a
partire dal XII-XIII secolo e teorizzata da teolo-
gi cristiani di indubbia
levatura (come Bernardino da Siena e Pietro Olivi), può essere a buon
diritto considerata il
punto di passaggio fra
l’economia feudale medievale e la nuova sensibilità moderna. Secondo il nostro autore,
l’economia di mercato è
un frutto diretto del cattolicesimo e della sua
indubbia capacità di incarnazione nel tessuto
sociale del tempo. Essa
– in quanto economia civile – reca in sé una for-
te valenza sociale e solidale, come accade, tipicamente, nel modello
del conventus francescano. È stato solo successivamente che l’economia di mercato, da economia civile, ha inteso
trasformarsi in economia politica, basata su
un concetto di efficienza
(tendenzialmente esclusivo di chi efficiente non
è) e su una visione individualistica del rapporto
sociale. Transitando attraverso differenti modelli storici (l’economia
liberale di fine ‘800, il
modello socialista, il
modello occidentale dello Stato Sociale, la new
economy finanziaria e
globalizzata di fine ‘900),
l’economia politica, secondo il prof. Zamagni,
ha complessivamente
fallito la sua missione.
Essa è attualmente all’origine dei paradossi e
dei guasti del nostro
tempo (per esempio il
paradosso “più ricchezza
prodotta – più disuguaglianze distributive – più
poveri nel mondo”; oppure il paradosso “più reddito – più consumo – più
infelicità”), di cui ciò che
sta accadendo in questi
giorni in Grecia è rappresentazione tristemente efficace. Da qui il
messaggio potentemente profetico dell’enciclica: ritorniamo al modello dell’economia civile.
Cioè a una visione della
persona (non più dell’individuo), del bene (non
solo dell’utile), del bene
comune (non solo del bene totale o “Prodotto Interno Lordo”), della relazione (non solo dello
scambio), della felicità
(non solo del possesso e
del consumo). È in questo contesto, secondo Zamagni, che si collocano
le tre grandi parole del-
l’enciclica: fraternità
(che è ben più di una generica “fratellanza” o “solidarietà”), giustizia (contributiva, ossia bene comune), libertà. Un messaggio di grande spessore culturale, che si candida per una convalida
non solo etica – com’è ovvio – ma anche squisitamente economica, un dato, questo, confermato
dal grande interesse che
l’enciclica di Benedetto
sta riscuotendo negli
ambienti economici, finanziari e universitari
soprattutto degli Stati
Uniti. Non tragga in inganno la profondità e
l’elevatezza del ragionamento proposto: esso si
segnala certamente per
una densità culturale di
altissimo pregio, ma il
prof. Zamagni ha saputo proporlo in termini
assolutamente accessibili a tutti, come confermato dagli applausi scroscianti al termine della
relazione. Una bella conclusione soprattutto per
i 76 partecipanti della
Scuola sociale, che, nella relazione di Zamagni,
hanno potuto trovare
un’ottima sintesi del
percorso svolto nelle sette serate precedenti.
mons. ANGELO RIVA
SONDRIO QUADRIO CURZIO E DI VICO NELLE RELAZIONI PER LA GIORNATA DELL’ECONOMIA
Ricette per lo sviluppo economico della provincia
lberto Quadrio
Curzio, preside
della facoltà di
Scienze Politiche e professore
di Economia Politica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in occasione della Giornata dell’Economia – svoltasi a
Sondrio lo scorso 7 maggio
– è intervenuto con una riflessione sul tema “Oltre
la crisi: possibili scenari
per il futuro della Valtellina”. Dopo aver espresso il proprio compiacimento, perché anche nel recente passato nella nostra
provincia la parsimonia
non è stata considerata né
un difetto né un male, per
cui le banche locali (identificate con l’acronimo 3C:
Credito Cooperativo Comunitario) hanno potuto
sostenere non solo la crescita dell’economia locale,
ma anche non restringere
il credito nell’attuale situazione di crisi, ha proposto
alcune considerazioni di carattere generale, prendendo le mosse dallo Statuto
Comunitario per la Valtellina - Attuare la sussidiarietà, da lui elaborato insieme a Guido Merzoni
e Roberto Zoboli. In esso ha spiegato -, si evidenzia
e si dà forma letteraria alla
realtà della coesione comunitaria della nostra provincia. Vi si indicano anche
possibili linee di sviluppo
per un futuro sostenibile,
perché «Agli inizi del XXI
secolo una provincia con
una limitata base territo-
A
riale deve puntare a uno
sviluppo qualitativo e
non più quantitativo, che
risulterebbe pericolosissimo. La chiave della qualità è la chiave interpretativa dello sviluppo stesso».
Quadrio Curzio ha poi distinto tra ideazione dell’innovazione, che compete ai
professori universitari, e
sua attuazione, che compete ai soggetti istituzionali,
in primis la Provincia, ai
soggetti sociali, numerosi
e attivi sul territorio, e ai
soggetti di mercato, distinzioni da mantenere ben
chiare, perché le invasioni
di campo sono sempre assai pericolose. È evidente
il richiamo al principio di
sussidiarietà, declinato
dal relatore come liberalismo comunitario-sociale,
di cui la nostra provincia
può divenire splendido terreno di attuazione. Inoltre,
spetterebbe alla Provincia
con la Società di Sviluppo
Locale S.p.A., di cui l’Ente
provinciale è azionista di
maggioranza ma a cui partecipano anche altri soggetti e la Camera di Commercio, di creare la “cabina di regia”, o meglio un “sistema di enti di progettazione sistemica ed esecutiva”, per attuare le grandi
iniziative delineate dalla
Camera di Commercio di
Sondrio nelle linee strategiche, o “assi territoriali”,
da realizzarsi nel rispetto
della ripartizione di compiti tra istituzioni, società
e mercato. Tali linee di sviluppo parlano dell’utilizzo
vincente delle risorse derivanti dal settore idroelettrico, della valorizzazione
del “distretto del credito”,
della promozione del turistico ricettivo, della filiera
legno-bosco, del marchio
Valtellina, ecc. A questo
punto, Quadrio Curzio ha
proposto tre linee di sviluppo che, secondo lui, nell’immediato possono dare risultati incisivi. Anzitutto,
ha ripreso l’acronimo delle
tre “V”: Valtellina Vettori Veloci, esprimendo soddisfazione per l’incontro tra
esponenti di Trenitalia e
Ferrovie Nord, cui sono seguiti altri colloqui tra lo
stesso Quadrio Curzio, il
presidente della Provincia
Massimo Sertori e Giuseppe Biesuz, amministratore delegato della società
Trenitalia-LeNord, che
avrà in gestione la rete ferroviaria della Lombardia.
«Se si arriverà a risultati
concreti - ha detto -, ne deriverà un bell’effetto di indotto sulla dinamica del
turismo con un aumento in
termini assoluti di presen-
ze italiane e straniere». La
seconda tematica ha riguardato la delicata questione dell’energia idroelettrica. Nel meccanismo
di rinnovo delle concessioni si potrebbe delineare la
creazione di una società di
capitali, in cui la Provincia
avrebbe una posizione
azionaria rilevante, concedendo in cambio un significativo emendamento delle concessioni. Secondo
Quadrio Curzio la nuova
società dovrebbe chiamarsi con l’acronimo 3E: Energie Endogene Efficienti.
Questo sarebbe cruciale,
perché da un’adeguata ricaduta dei proventi derivanti dall’utilizzo delle risorse idriche, il territorio
può davvero cambiare nella direttrice qualitativa,
cui si è accennato. La terza
tematica riguarda l’innovazione tecnologica e
organizzativa (3I: Innovazione, Imprese, Interazione), fondamentale in
sistemi locali piccoli come
il nostro, da realizzare in
un dialogo continuo tra i
soggetti che la promuovono e le piccolissime imprese. Sarà molto importante
legare le imprese anche in
consorzi temporanei, quando si cercano commesse
fuori provincia, dove il
“micro” non ha forza. «Se ci
si muoverà lungo queste
direttrici - ha spiegato -, si
potrà avere uno sviluppo
non travolgente, ma ricco
di qualità e di valore aggiunto», riservandosi un’ultima chiosa sulle due banche popolari, che hanno
rappresentato per la provincia non solo un fattore
straordinario di sviluppo e
di coesione sociale, ma anche di identità, perché le
hanno dato notorietà in
tutta Italia.
Dario Di Vico, editorialista de “Il Corriere della Sera” e acuto indagatore della realtà economica italiana, nel suo intervento “Oltre la crisi: il ruolo dei
Piccoli” ha esordito spiegando che oggi la questione dei piccoli imprenditori
e delle piccole imprese è
entrata nell’agenda del
Paese, perché c’è una complessità sociale che non sta
più dentro la grande impresa, il grande sindacato e la
politica, triangolo che ha
caratterizzato tutto il ‘900
italiano. La crisi ha certo
accelerato il fenomeno, sia
perché oggi il numero delle
grandi imprese è diminuito, sia perché ci si è accorti
che ciò che serve alle piccole imprese serve al
paese. Le piccole e medie
imprese, oltre a resistere e
ad andare avanti nel proprio microcosmo, sono tra i
protagonisti del paese e a
proiettarle sul palco è stata la capacità di resistenza mostrata nella crisi. Esse hanno adottato una relazione nuova col mercato, di cui accettano le regole, la selezione, il fattore
meritocratico, tutto l’opposto dell’assistenzialismo e
dello spreco. Nella cultura
imprenditoriale italiana è
di grande importanza che
a nessuna associazione di
piccoli artigiani sia venuto
in mente di chiedere alla
Regione interventi per salvare le piccole imprese, cosa che attesta che i valori
del mercato sono veramente entrati nella “pancia”
profonda del paese. Siccome, però, non si può vivere
di sola resistenza e non
sempre una ripresa segnalata dai grandi istituti di
statistica corrisponde a ciò
che poi si incontra per strada, è chiaro che occorrono
idee nuove e il primo strumento da approntare è la
riforma fiscale: il riordino di questa materia darà
agli imprenditori la certezza di condizioni favorevoli
alla crescita e permetterà
di capire a che tipo di mercato interno si andrà incontro. Altri temi presentati
sono stati l’aggregazione
tra piccole imprese, il problema dei mercati emergenti e il rapporto delle piccole aziende con le banche
sulle basi di una politica
diversa dal passato.
PI.ME.
34
CRONACA
Valchiavenna
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
CHIAVENNA CON LA COOPERATIVA NISIDA
In aiuto delle famiglie
riescono a pagare mutuo
e affitto. L’assenza di reti
di solidarietà parentali
rende necessario il ricorso a questo tipo di soluzioni». Per conoscere
tutte le attività della cooperativa c’è la possibilità di visitare il sito
www.nisida.coop.
S.BAR.
on si notano,
anche perché i
diretti interessati fanno tutto il possibile
per evitare di finire al
centro dell’attenzione,
ma secondo gli addetti ai
lavori le situazioni di grave disagio economico sono sempre più diffuse e
sempre più crescenti anche in Valchiavenna. La
conferma di una situazione che ormai accomuna
molte delle realtà provinciali a quelle delle aree metropolitane, arriva da diversi punti di vista. Osservatori differenti che però rivelano una
visione pressoché unitaria del disagio sociale.
Proprio pochi giorni fa il
sindaco di Chiavenna
Maurizio De Pedrini ha
ricordato che «quasi quotidianamente in municipio si raccolgono richieste d’aiuto da cittadini
per la casa», mentre i
rappresentanti dei sindacati territoriali rilevano
che «sono sempre più frequenti gli appelli di per-
N
sone espulse dal mercato del lavoro che non
hanno più un reddito e
a volte un tetto garantito». Gli operatori del sociale sono sempre più a
contatto con questo tipo
di situazioni. Anche la
Nisida, nel rispetto della propria missione e
della vocazione del Deserto, ha garantito percorsi di accoglienza pure
in passato, raccogliendo
informazioni approfondite sulle situazioni di marginalità e difficoltà. «Sulla base delle analisi promosse negli ultimi tempi, sembra che questo
tipo di bisogno sia decisamente cresciuto - rileva Clemente Dell’Anna,
responsabile della cooperativa che da vent’anni
si occupa di servizi per
la disabilità e altri soggetti deboli -. Le tipologie di potenziali utenti
sono diversificate. Si va
dagli stranieri alle madri sole, passando per le
persone che hanno perso il lavoro o addirittura
i padri separati che non
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P A G I N A
CHIAVENNA RICORDANDO LA RELIGIOSA UCCISA
Suor Mainetti...
usica e giovani per ricordare
suor Maria
Laura a un
mese dal decennale della morte. Venerdì 7 maggio, il cineteatro Victoria
ha accolto una testimonianza musicale di Ron,
cantautore che da quasi
quarant’anni porta avanti una carriera fatta di
successi musicali e soprattutto di pezzi ricchi
di significato, e che è
particolarmente legato
alla provincia di Sondrio
dove ha trascorso più di
un periodo di vacanza.
La chiacchierata con il
pubblico di Chiavenna
dell’artista pavese, spontanea e genuina, è iniziata con il ricordo delle
esperienze vissute da
bambino in parrocchia e
con i successivi percorsi
- a volte non facili - di fede. Una fede che lo accompagna ancora oggi.
«Non è detto che un cantante debba perdere la
fede per forza, anzi - ha
spiegato il cantautore -.
M
MOBILI ANDINI A CHIAVENNA
Chiavenna sarà sede di una mostra di “Mobili e arredi andini” che verrà allestita a Palazzo Pretorio
in piazzetta San Pietro dal 19 maggio al 15 giugno. La mostra, ad ingresso libero, ha i seguenti
orari: da mercoledì a venerdì dalle ore 15.30 alle
ore 21.00, sabato e domenica dalle ore 10.30 alle
ore 12.30 e dalle ore 15.00 alle ore 21.00. I mobili
e i complementi d’arredo sono realizzati con legno
massello. Ogni opera viene costruita dall’artigiano
che esegue il lavoro dall’inizio alla fine, la sigla col
suo nome e con quello della cooperativa di provenienza. L’assemblaggio avviene quasi esclusivamente attraverso incastri evitando il più possibile l’utilizzo delle viti. Le superfici sono lavorate e intagliate a mano. Gli articoli sono disegnati da architetti
italiani e da giovani peruani. Info: 328-4862135.
CONCORSO DI PITTURA
Nella nuova biblioteca, che ospiterà il fondo librario
di don Primo, la Congregazione Sacra Famiglia di
Mese e l’Associazione Amici di don Primo Lucchinetti,
hanno presentato al pubblico il concorso di pittura
promosso per ricordare i 100 anni della nascita di
suor Tomasina. I candidati dovranno avere almeno
quindici anni e sono chiamati a sviluppare il seguente tema obbligatorio: Il popolo di Dio in cammino. È preferibile che i lavori siano ambientati in
luoghi della Valchiavenna. È ammessa una sola
opera la cui misura non deve essere superiore a cm
50x70 e dovrà essere consegnata, presso l’Istituto
Casa Sacra Famiglia di Mese, entro il 15 ottobre
2010. Info: telefono 0343-41002.
Non bisogna mai perdere di vista le cose importanti della vita durante
il nostro cammino nonostante difficoltà o altro».
Dopo “Tutti quanti abbiamo un angelo” c’è stato spazio per tanti altri
brani che hanno fatto la
lunga storia artistica di
Ron. Nella serata dedicata a suor Laura, per
dimostrare la vicinanza
della comunità alla figura della religiosa sono intervenuti anche i ragazzi dell’oratorio di San
Luigi, con un pensiero
letto nel corso dello spettacolo al Victoria: «Il
tempo è passato, ma nel
cuore e nella mente della popolazione di Chiavenna e della valle quei
momenti e quel dolore
rimangono ancora vivi.
In questi anni molti hanno voluto conoscere la
tua vita, la tua storia, il
tuo sacrificio e il tuo coraggio. Molti hanno voluto visitare il luogo del
tuo martirio, hanno parlato e scritto di te, oppure chiedono nella pre-
ghiera la tua intercessione generosa». Da dieci
anni, a Chiavenna si discute e si riflette sulla
tragedia che si è consumata a Poiatengo. «Ciascuno di noi s’interroga
sul senso di ciò che avvenne nella notte del 6
giugno 2000 - hanno ricordato ancora i ragazzi
dell’oratorio -. Questa
sera con la discrezione e
la semplicità che ti hanno contraddistinto, vogliamo riflettere con te
e su di te con il cantautore Ron. La tua morte
a qualcuno è sembrata
un urlo, un frastuono,
un boato. In realtà oggi
ci rendiamo conto che
ha rappresentato la colonna sonora della tua vita, una musica suonata
sulle note dell’amore,
dentro lo spartito del disegno misterioso di Dio.
Ricordaci ogni giorno
che contro ciò che il mondo spesso insegna l’amore vince sempre l’odio e
il bene sovrasta e sconfigge il male».
S.BAR.
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
P A G I N A
35
TANGENZIALI COLLABORAZIONE A TUTTO CAMPO PER LE INFRASTRUTTURE DI MORBEGNO E TIRANO
Lobby territoriale per le strade
L
o scorso fine settimana Palazzo Muzio ha ospitato un
confronto istituzionale sulla questione tangenziali di Morbegno e Tirano. «Tema fondamentale e primario per
la valle»: questo il commento unanime da parte
dei presenti che non hanno esitato a confermare la
propria disponibilità ad
attivarsi nelle sedi più opportune affinché le due
opere siano portate a
compimento. «La Provincia - ha spiegato il Presidente Massimo Sertori continuerà ad assolvere il
proprio ruolo di coordinamento - una sorta di cabina di regia territoriale
- attraverso il quale mettere in atto tutte le strategie possibili, politiche e
istituzionali, per reperire
le risorse ancora mancanti per il completamento
delle due tangenziali».
Per la tangenziale di
Morbegno è stato portato
a compimento tutto l’iter
procedurale. Grazie all’allora ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, a Regione Lombardia
e al grande impegno della valle le risorse necessarie per la realizzazione
dell’opera ammontano già
a un buon 80%. Termina-
to il primo stralcio del primo lotto della nuova 38
(dal Trivio di Fuentes a
Cosio Valtellino), già in
fase di realizzazione, si
procederà, secondo i piani, con l’avvio dei lavori
per la tangenziale. Secondo quanto dichiarato dall’Ente Provincia, sembra
a buon punto anche la situazione rispetto a Tirano. Palazzo Muzio ha investito 2 milioni di euro
per la redazione del progetto preliminare e di
quello definitivo della
nuova tangenziale, attenuando anche tutti gli
aspetti relativi all’impatto ambientale del progetto originario. Il documento ha incassato il parere
favorevole sia di Anas sia
di tutti gli enti locali. «I
soldi non bastano - ha dichiarato Sertori - ma c’è
la volontà di cercare ogni
soluzione possibile». Dopo
l’incontro dello scorso 7
maggio, si è deciso di
estendere la partecipazione al tavolo di confronto
sulle tangenziali anche ai
membri della minoranza,
in particolare ai rappresentanti regionali. «La
nostra logica - ha aggiunto il presidente - è quella
di fare “lobby territoriale”, per concretizzare questi enormi investimenti, il
progetto prevale su tutto
il resto e ognuno si attiverà nelle sedi politiche di
riferimento per perseguire ogni possibile via per
il reperimento dei fondi
mancanti». L’argomento è
stato portato in Consiglio.
INIZIATIVE A CHIUSURA
DELL’ANNO ACCADEMICO DI UNITRE A SONDRIO E TIRANO
Lunedì 17 maggio Unitre di Sondrio festeggia la chiusura dell’anno accademico nella sede di via C. Battisti 29 con la sfilata e la presentazione di abiti
d’epoca realizzati dal Gruppo Sarti dell’Unione Artigiani della provincia
col progetto Il nobil vestire in Valtellina e Valchiavenna; da mercoledì 25 a
sabato 29 maggio si svolgerà il viaggio di fine anno In Toscana nel mondo degli
Etruschi. Entro lunedì 17 occorre prenotarsi per la gita di domenica 6 giugno in Val Grosina guidata da Gabriele Antonioli, presidente del Lions Club
Sondrio Host.
Questi gli ultimi appuntamenti di Unitre di Tirano: martedì 18 alle ore
15.00, Franco Visintin, già direttore tecnico della Rai di Milano, parlerà de Il
passo del Bernina dalla via degli xenodochi al trenino rosso; martedì 25 alle
ore 15.00, Lidia Sandrini, docente presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Milano, tratterà della Tutela dei diritti umani e radici cristiane: alla ricerca di una identità culturale per l’Europa del terzo millennio; martedì 1 giugno alle 15, Carla Soltoggio, già docente negli istituti
superiori, presenterà Il governatorato di Luigi Torelli in Valtellina (dicembre
1859 - novembre 1861). Giovedì 3 giugno alle ore 13.00 i soci sono invitati
alla visita guidata a Bormio del Museo mineralogico, dove si incontrerà l’”Uomo
dei cristalli”; dei Bagni Vecchi e Nuovi; di S. Pietro di Piatta. La giornata si
concluderà con la cena di fine corsi.
UN’INIZIATIVA E TRE APPUNTAMENTI
PER VALORIZZARE IL TERRITORIO TRA MAZZO E SONDALO
L’Associazione Culturale Bellaguarda di Tovo di Sant’Agata, l’Associazione
Amatia di Mazzo di Valtellina e la Pro Loco di Sondalo, col contributo della
Regione Lombardia e della Provincia di Sondrio e il patrocinio delle Comunità
Montane Valtellina di Sondrio e dell’Alta Valtellina, promuovono l’iniziativa
Suoni, parole e immagini - Quando un castello torna a vivere nell’intento di favorire la conoscenza e la fruizione del patrimonio storico-artistico locale
presso un pubblico sempre più vasto, ma anche presso le stesse comunità di
appartenenza. Tre i momenti in programma in altrettante sedi diverse. Il primo
si terrà presso la chiesa di Sant’Abbondio nella frazione Vione di Mazzo domenica 16 maggio, dalle ore 15.00 alle ore 17.00. Aprirà la manifestazione l’intervento di Francesca Bormetti, che illustrerà gli Aspetti storico artistici del monumento; seguiranno le Divagazioni in versi e prosa tra storia, memoria e leggenda, recita di testi dialettali di Rita Trinca, il tutto impreziosito dagli intermezzi
del coro Desdacia Tellini. Il secondo evento si terrà domenica 30 maggio, dalle ore 11.00 alle ore 18.00 al Castello Bellaguarda di Tovo Sant’Agata con un
programma fitto di iniziative: dopo i Cenni storico-artistici presentati da Francesca Bormetti, Consuelo Orsingher proporrà a tutti dei Laboratori ritmicovocali; seguiranno l’Esibizione gruppo di chitarre a cura di Romano De Campo,
La musica contemporanea e le sue voci con brani d’autore interpretati dagli
allievi di Consuelo Orsingher, I ruggenti anni dello swing italiano proposti dalla Ladies gang e Gli sposi di Bellaguarda nel testo di Ennio Emanuele Galanga.
Concluderanno la giornata il Concerto jazz con la voce di Consuelo Orsingher e
la chitarra di Romano De Campo e Arte al castello - Mostra collettiva degli artisti Marilena Garavatti, Gianfranco Pirondini, Valerio Righini. Il ristoro sarà a
cura dell’Associazione Zingan da Tuuf. Il terzo e ultimo appuntamento cadrà
domenica 13 giugno, dalle ore 15.00 alle ore 17.00, presso la chiesa di San
Rocco in frazione Somtiolo di Sondalo, di cui Francesca Bormetti presenterà i
Cenni storico-artistici; Chiara Ferrario parlerà de La Crocifissione in restauro,
mentre saranno letti brani ispirati alla Passione intervallati da intermezzi
musicali a cura del maestro Moreno Pozzi.
A.R.
MONSIGNOR CAPELLI A SONDRIO
La realtà delle Isole Solomon e il cammino della Chiesa in questo angolo dell’oceano pacifico, saranno al centro dell’incontro che si terrà, giovedì 27 maggio, all’oratorio di San Rocco a Sondrio. Alla serata, con inizio alle ore 21.00,
porterà la sua testimonianza il vescovo di Gizo, mons. Luigi Capelli, missionario salesiano originario di Cologna di Tirano. L’incontro è aperto a tutti, in
particolare ai gruppi missionari della zona pastorale Media Valtellina.
UFFICIO DI PUBBLICA TUTELA ALL’OSPEDALE DI SONDRIO
Presso la sede di Sondrio dell’Azienda Ospedaliera della Valtellina e della
Valchiavenna da alcuni giorni è entrato in funzione l’Ufficio di Pubblica Tutela (UPT). «Il Responsabile dell’Ufficio - si legge in una nota diffusa dall’Aovv
- è l’avvocato Piero Camanni ed eserciterà le sue funzioni in piena autonomia
e indipendenza rispetto alla Direzione Aziendale avvalendosi della collaborazione dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico, già operativo presso l’Azienda
Ospedaliera». L’Ufficio riceve le segnalazioni presentate dall’utente direttamente o attraverso familiari o legali rappresentanti di associazioni. «L’Upt concludono dall’ospedale sondriese - svolge la propria attività per la concreta
realizzazione dei diritti dei cittadini e del loro bisogno di salute e fornisce le
informazioni necessarie riguardanti i diritti dell’utente sanciti dalla legislazione vigente». L’Ufficio ha sede presso il Padiglione Est del Presidio
Ospedaliero di Sondrio in via Stelvio, 25 a Sondrio- piano terra. Il
responsabile riceve il mercoledì ed il venerdì mattina – dalle ore 9.00
alle ore 12.00 – previo appuntamento telefonico al n.0342/521 190 o email al seguente indirizzo [email protected]
ATTIVITÀ DEL LIONS CLUB SONDRIO HOST
Nel corso della riunione tenuta a Teglio la scorsa settimana, il Lions Club
Sondrio Host ha nominato per acclamazione quale nuovo presidente per l’anno entrante Gino Antonio Giudici. Inoltre, il Club ha aderito ai services zonali
(letti per la Casa di Riposo di Chiavenna), nazionali (un libro parlato e cani
guida per ciechi) e internazionali in favore dei terremotati di Haiti, deliberando anche di sostenere con fondi propri le seguenti iniziative di volontariato in
ambito socio-educativo: 10.000 euro all’associazione A dança da vida per realizzare un asilo al Barrio Libertade di Saõ Mateus (Brasile); 2.000 euro rispettivamente a Lino Pruneri dell’Operazione Mato Grosso per il ripristino delle
linee elettriche a Chacas in Perù, a Massimo Rinaldi, anch’egli dell’Operazione Mato Grosso, per realizzare un asilo a Postervalle in Bolivia e a mons.
Luciano Capelli per iniziative socio-assistenziali nella diocesi di Gizo nelle
isole Solomon; infine, all’Associazione Teregua sono stati assegnati 1.000 euro
per la pubblicazione del volume storico-artistico sulla chiesa della Santissima
Trinità di Teregua in Valfurva.
P A G I N A
36
CRONACA
SondrioCultura
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
SONDRIO SPETTACOLO DEGLI ALUNNI DELLA PRIMARIA “LUCCHINETTI”
I bimbi incontrano
il «Mago di Oz»
L
o scorso venerdì
30 aprile, presso il
teatro “Don Bosco” di Sondrio gli
alunni della scuola primaria parificata
“Don Primo Lucchinetti”
hanno messo in scena lo
spettacolo “Il Mago di
Oz”, liberamente tratto
dal romanzo “Il meraviglioso mago di Oz” di Lyman Frank Baum, concludendo così in modo
mirabile il progetto didattico proposto dalla
regista Roberta De Devitiis durante il trimestre
febbraio-aprile. Lo spettacolo non è stata una
mera rappresentazione
scenica del romanzo di
Baum, bensì l’occasione
di un’esperienza educativa e didattica, che ha
condotto allievi e docenti ad una lettura più approfondita che è andata
ben oltre lo scritto, aprendosi ad una riflessione condivisa sulle caratteristiche, i pregi e i difetti dei personaggi. Dorothy, la protagonista
del romanzo, è una bambina tranquilla che vive
nel Kansas con gli zii e
il fido cane Toto. Un giorno il vortice di un uragano solleva la casa e porta la piccola ad incontrare strani esseri, i quali
diventeranno suoi compagni durante il lungo
viaggio alla ricerca, quasi infinita, del fantomatico Mago di Oz, l’unico
in grado di riportarla dai
suoi cari zii contadini.
Ma per raggiungere il
Regno di Oz la bambina
deve percorrere una lunga strada lastricata di
mattoni gialli e le tocca
imbattersi in streghe,
papaveri velenosi, scimmie volanti… Nel corso
di questo faticoso tragitto Dorothy incontra dapprima uno spaventapasseri, dalla testa di paglia
senza cervello, un omino
di latta cui manca il cuore, e, infine, un leone codardo. Tutti quanti si
uniscono a lei, convinti
che il Mago di Oz possa
donar loro il cervello, il
cuore e il coraggio e, altresì, permettere alla
bambina di tornare nel
Kansas. Il viaggio vissuto da questi personaggi
è una metafora della
vita, che ha consentito di
riflettere su ciò che siamo e abbiamo: lo Spaventapasseri, l’Omino di
Latta e il Leone codardo hanno dentro di sé
quello di cui vanno alla
ricerca. L’esperienza della piccola Dorothy si rivela un sogno, che le
permette di crescere e di
vedere la realtà da un’altra prospettiva, più matura e sicura di sé. Dal
romanzo le insegnanti
hanno tratto molteplici
spunti educativi per un
lavoro sulle emozioni, la
conoscenza e la consapevolezza di sé, il rapporto
interpersonale…
Lo
spettacolo ha riscosso
grande successo tra gli
spettatori intervenuti
numerosi, sia per la
maestria della regista,
sia per l’impegno e la
serietà dei bambini, che
hanno saputo dare spessore e carattere ai personaggi protagonisti delle varie scene.
ELENA SPINI
RIEVOCAZIONE STORICA A SONDALO
L’associazione Santa Marta di Sondalo promuove per venerdì 14 e sabato 15 alle ore 20.45 presso la chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore la rievocazione storica Monaci e contadini
a Sondalo e Valdisotto dopo l’anno 1000 con
uso del dialetto. L’evento è aperto al pubblico.
CONFERENZA SUL RISORGIMENTO
GARIBALDINO IN VALTELLINA
A concludere il ciclo di conferenze, promosse dal
Lions Club Sondrio Host e imperniate su alcuni
punti salienti della storia delle nostre valli, mercoledì 19 alle ore 18.00, Bruno Ciapponi
Landi, etnografo e vicepresidente della Società
Storica Valtellinese, terrà presso la sala Vitali
del Credito Valtellinese la conferenza Il Risorgimento. Garibaldi e garibaldini in Valtellina. L’iniziativa è aperta a tutti.
INCONTRO SULLA SCUOLA
Il Centro culturale e sociale “Don Minzoni” di
Sondrio in collaborazione col liceo scientifico Pio
XII organizza per giovedì 20 maggio alle 20.45,
presso la sala Vitali del Credito Valtellinese in
via delle Pergole 10, un incontro pubblico col giornalista e saggista Giovanni Cominelli sul tema
La scuola è finita…forse.
A PONTE UN VOLUME
SU FRANCESCO SAVERIO QUADRIO
Sabato 15 alle ore 18.30 presso il Teatro Comunale Giuseppe Piazzi in Piazza Bernardino
Luini a Ponte in Valtellina a conclusione delle
celebrazioni per il 250° della morte dello storico
e letterato Francesco Saverio Quadrio (16951756) sarà presentato il volume La figura e
l’opera di Francesco Saverio Quadrio, edito
nella collana della Biblioteca Comunale Libero
Della Briotta. Interverranno Augusta Corbellini, presidente del comitato organizzatore, Bruno Ciapponi Landi del Comitato promotore,
Claudia Berra e William Spaggiari dell’Università degli Studi di Milano. Tutti gli intervenuti riceveranno in omaggio una copia del volume.
PI.ME.
CRONACA
SondrioCultura
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
P A G I N A
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A MORBEGNO APPROFONDIMENTI PER CONOSCERE MEGLIO LA STORIA DEL NOSTRO TERRITORIO
Affreschi, documenti, storie...
ra le manifestazioni della XII
Settimana Nazionale della Cultura,
promossa annualmente dal Ministero per i
Beni e le attività culturali,
merita una particolare
menzione l’iniziativa promossa a Morbegno dall’associazione culturale Ad
Fontes, in collaborazione
con la Soprintendenza
Archivistica per la Lombardia e con il contributo
del Comune di Morbegno,
dell’associazione AL.BO.
per l’Arte e della biblioteca civica “Ezio Vanoni”.
Protagonisti dell’incontro
tenutosi presso la sala
“Boffi” dell’ex convento
domenicano di Sant’Antonio, sono stati Massimo
Della Misericordia, ricercatore dell’Università degli
Studi di Milano-Bicocca ed
Evangelina Laini, docente di storia dell’arte. Quest’ultima ha proposto una
efficace presentazione degli affreschi della sala stessa, spiegando che: «Nel
Settecento, per costruire le
volte a vela, si è manifestata l’esigenza di ridurre le
dimensioni di quello che
originariamente doveva
essere il refettorio dei frati domenicani, elevando un
robusto muro a est. La sala
fu interamente intonacata,
ma sulla parete nord dello
stretto corridoio, chiuso tra
il vecchio e il nuovo muro, a
indicare l’esistenza di un
affresco rimase la figura di
san Tommaso d’Aquino. Il
recente restauro (finanziato da Alda Giovannini
Boffi) ha riportato alla luce
nella quasi totalità questa
pregevole opera che, databile tra il 1485 e il 1520,
raffigura santi prevalentemente domenicani ai
lati di una Crocifissione. A
destra si trovano san Pietro Martire, primo martire
domenicano a cui è intitolato il convento ed è dedicata una cappella nell’attigua chiesa di Sant’Antonio, san Gerolamo penitente, riconoscibile dal leone;
a sinistra san Domenico o
san Vincenzo Ferrer, un vescovo e un altro santo, difficilmente identificabili essendo l’affresco molto rovinato dall’umidità. Dietro il
muro settecentesco, invece,
è assai probabile che sia
raffigurato sant’Antonio
abate. Inoltre - ha continuato Laini -, poiché, di
solito nei refettori domenicani sulla parete alle spalle dei frati, era raffigurata
T
la Crocifissione, mentre su
quella opposta c’era l’Ultima Cena, si può supporre
che anche qui si fosse rispettata la consuetudine».
Dopo aver richiamato l’attenzione su alcuni particolari, Laini ha spiegato i
medaglioni settecenteschi sul soffitto raffiguranti scene dall’Antico Testamento, entrambe in tema
con la destinazione dell’ambiente: in uno si vede
il profeta Elia nutrito nel
deserto da un corvo; nell’altro Agar cacciata nel deserto con l’angelo del Signore
che le indica il pozzo. «In
entrambi i casi - ha fatto
notare - è il Signore a nutrire e dissetare con il pane
e con l’acqua». Massimo
Della Misericordia, autore di monografie e di numerosi saggi editi in diverse
sedi tra cui il sito di Ad
Fontes (www.adfontes.it),
svolgendo la relazione Figure e parole di comunità –
Morbegno e la Valtellina nel
medioevo attraverso Ad
Fontes, ha tracciato un articolato e documentatissimo quadro della struttura
sociale e dei rapporti delle
nostre comunità durante il
basso medioevo, quadro
arricchito e reso ancor più
affascinante dalla navigazione nel sito stesso e dalla proiezione di pagine web
di documenti conservati
presso l’Archivio di Stato
di Sondrio, patrocinatore
dell’evento. Il relatore ha
esordito rilevando che, sulla base di studi recenti, la
Lombardia del ‘300-’400
deve essere vista come una
realtà composita, ricca non
solo di città, ma anche di
centri medi e di comunità
locali economicamente e
politicamente vivaci. Queste ultime si collegarono a
Milano per rafforzarsi e città intermedie, come Como,
non riuscirono mai a sottometterle del tutto. In quel
contesto basso medioevale la Valtellina, profondamente legata alla Lombardia per cultura, diritto,
istituzioni e vita sociale,
era costellata di piccoli e
medi centri di grande vivacità, capaci di assumersi il
controllo delle risorse
comunitarie (i pascoli, i
boschi, i diritti di pesca, la
decima sui terreni, ecc.) e
di regolarne il godimento
da parte dei singoli abitanti. Ad esempio, - ha spiegato - è significativo il caso
di Fusine e Colorina, che
«Pur non possedendo queste risorse dalle origini,
ebbero la forza di ingaggiare lunghe battaglie legali
coi signori locali, che ne
detenevano i diritti, fino ad
aggiudicarsele. A dimostrazione che anche le piccole comunità sapevano
muoversi con successo nei
meccanismi della difficile
giustizia del ‘400-’500».
Un’altra voce importante
dell’attività comunitaria
furono le elemosine, realtà che non si comprende, se
non si considera il carattere organico e integrato degli aspetti civili e religiosi
della vita della comunità.
«Spesso chi si sentiva prossimo a morire disponeva
per testamento elemosine
per i poveri, che in alcune
località (come a Grosio)
erano gestite dal comune»
(si veda nella sezione Strumenti di Ad Fontes, la scheda I confini della solidarietà - Pratiche ed istituzioni
caritative in Valtellina nel
tardo medioevo dello stesso M. Della Misericordia).
L’autore aveva già tracciato un quadro sintetico di
questi aspetti nella scheda di presentazione del suo
libro Divenire comunità
(Ad Fontes, sessione Strumenti). In quegli stessi
anni la comunità di Morbegno si sviluppò, trasformandosi dal punto di vista
produttivo e divenendo il
principale centro della
Bassa Valle, se non di tutta la Valtellina. La comunità cresceva e cambiava e,
nel contempo, reinventava
e conservava il proprio profilo identitario e la fisionomia istituzionale (Ad Fontes, E-book, Della Misericordia “Morbegno nei secoli
XIV–XVI: trasformazioni
sociali e identità comunitaria” in Per nos hodie consecrata). Dopo questa prima
presentazione delle comunità della Valtellina nel
basso medioevo, il relatore
ha mostrato come questi
documenti possano essere
letti come un’affascinante
metafora, dove le comunità diventano un “corpo”
dotato di “figure” e “voci”.
Riferendosi all’e-book Figure di comunità, ha detto che gli stessi aspetti grafici (le “figure”) dei documenti notarili sono rivelatori della vita istituzionale delle comunità. «Nella
Valtellina del ‘300 e del
‘400 i notai non erano solo
dei professionisti, padroni
del linguaggio giuridico e
delle formule per esprimere e tramandare le azioni
di istituzioni e individui,
ma erano anche degli intellettuali, che sapevano osservare e valutare socialmente il contesto in cui operavano, tanto da offrirne
ritratti visivi e parlanti.
I loro documenti, insieme
ad altre testimonianze,
mostrano che tra Tre-Quattrocento la società valtellinese era cambiata e le diverse comunità avevano
assunto una propria identità». Mostrando alcuni
documenti della prima metà del ‘300 di Cosio, Rasura, Bema, Morbegno e Ardenno, il relatore ha fatto
notare come non esistessero differenze tali da permettere di riconoscere le
specificità sociali, pure già
presenti in ciascuna terra,
mentre nel ‘400 la scrittura non riempì più in modo
uniforme la pagina. «È evidente la volontà di organizzare anche visivamente lo
spazio per comunicare dei
contenuti e far riconoscere
le diverse fisionomie comunitarie. Ad esempio, in un
documento del 1431 di Cosio si notano dei blocchi di
nomi: sono le grandi parentele che controllavano il
Comune. In questo modo il
notaio riconosce di non poter parlare di quella comunità senza mettere in evidenza le grandi parentele
che ne controllavano la politica e agivano come importanti soggetti unitari».
A Morbegno, centro molto
più dinamico, dove la gente arrivava dalle località
vicine, dalla pianura e dal
Lario, dove le fortune economiche cambiavano, i notai inventarono modalità
più flessibili per descrivere la società, mettendo in
evidenza i ranghi sociali.
Infatti, in un documento
del 1377 il nome di ogni persona era preceduto da una
lettera che ne indicava il
ceto e i titoli. I nomi non
preceduti da una lettera
erano dei membri privi di
privilegi. Ancora a Morbegno, nel 1456 il problema
fu risolto creando una sorta di classifica d’onore, dal
più titolato a tutti gli altri. Nel giro di pochi anni
questo modello prese il sopravvento in tutte le comunità, perché sentito più efficace e aggiornato nell’aristocratica cultura rinascimentale. Dunque, nello
spazio di un secolo le comunità di Valtellina dall’essere molto simili secondo
un modello sociale indifferenziato passarono a distinguersi per le differenti
forme di convivenza, per
tornare ad essere simili
secondo un modello aristocratico. Lo stesso discorso
si può riproporre per i documenti dell’Università di
Valle, che era costituita da
tutte le comunità e che fungeva da interlocutore dei signori di Milano. Ne emerge con chiarezza che i comuni locali non rinunciarono mai alla propria identità pur all’interno dell’unità valtellinese. I documenti ci parlano degli uomini
che si riunivano nelle “assemblee di vicinanza” per
prendere le decisioni che
interessavano la comunità. Vi sono indicati l’appartenenza e solo i nomi dei
membri a pieno titolo e,
perciò, mancano quelli
femminili, dei forestieri e
degli immigrati, privi tutti del diritto di intervenire
nella vita pubblica. Questo
processo di raffigurazione
ci dà anche altre informazioni: per esempio, in un documento del 1376 i nomi
posti a piè di pagina indicano chi non si era trovato
d’accordo con quella decisione della comunità. Nei
documenti, però, le comunità ci hanno tramandato
anche la loro “voce”, perché, quando si riunivano
nelle assemblee in piazza
o in chiesa, le voci degli individui divenivano la voce
della comunità. Tant’è che
nei documenti si dice Omnes una voce clamaverunt,
tutti gridarono ad una sola
voce, unanimiter alta voce
responderunt, risposero concordi ad alta voce. La personificazione della comunità si spinge al punto da diventare una sorta di super
individuo, cui si attribuivano anche le orecchie, come
si legge negli Statuti della
Valchiavenna. Ma il ducato
milanese dei Visconti e
degli Sforza guardava con
diffidenza alle tradizioni
politiche di queste comunità. A tale argomento è dedicato l’ultimo e-book pubblicato da Della Misericordia su Ad Fontes, “Como se
tuta questa universitade
parlasse”. «I sudditi val-
tellinesi - ha spiegato l’autore - non nutrivano un’ostilità preconcetta verso i signori di Milano, anzi desideravano di rivolgersi loro
per presentare direttamente le proprie istanze,
ma da Milano non si accolse mai la possibilità di un
dialogo diretto con le comunità locali, né si riuscì mai
a raggiungere un accordo
sul numero e l’identità dei
rappresentanti. Le comunità ne volevano inviare un
gran numero, a Milano ne
volevano pochissimi; le comunità mandavano persone prive di “possanza” ad
impegnarsi e col solo mandato di riferire, a Milano le
volevano con autorità sufficiente per acconsentire
alle decisioni del duca. Altri motivi di attrito erano i
tempi molto lunghi per formare le ambascerie e l’identità degli ambasciatori: per le comunità bastava il mandato dei consigli
locali, a Milano si voleva
che fossero di elevata estrazione sociale, degni dei
cortigiani e dei membri del
Consiglio Segreto. Esemplare è la vicenda di fine
‘400 che vide coinvolta Morbegno e la sua “squadra”,
cioè il territorio del Terziere
inferiore di qua dell’Adda.
Ludovico il Moro incalzava,
perché sostenessero l’onere economico della fortificazione della città, ma la
comunità locale, preoccupata dei costi, prendeva
tempo, prima dilazionando l’invio di ambasciatori,
poi privandoli di un mandato sufficiente. Alla fine
il duca desistette e la città
ottenne un rinvio sine die
della fortificazione, forse
rimpianta trent’anni dopo,
quando fu saccheggiata dal
Medeghino. La ricercatrice
e archivista Rita Pezzola
ha concluso l’incontro, suggerendo un possibile legame tra le due relazioni, perché - ha spiegato - «La parola dipinta che abita gli
affreschi e la parola che dà
valore giuridico ai documenti notarili, con i pieni e
i vuoti, con gli spazi e le figure, concorrono a un’eloquenza che trascende i singoli contenuti, offrendo un
plusvalore di significati alla nostra storia».
ANGELO REPI
P A G I N A
38
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
TIRANO LO SCORSO FINE SETTIMANA LE CELEBRAZIONI PER I 100 ANNI
«Treno rosso» in festa
N
el 2010 la Ferrovia Retica
(RhB) festeggia
i 100 anni di
esistenza della
linea del Bernina. Le celebrazioni dureranno un
anno intero, lungo i 61
chilometri di binari e durante tutte e quattro le
stagioni: dalla Valposchiavo alla Valtellina
sino all’Alta Engadina.
La linea ferroviaria ad
adesione più ripida d’Europa raggiunge i 2.253
metri sul livello del mare e porta il nome della
cima più elevata dei
Grigioni, il Piz Bernina.
La linea del Bernina non
ha perso nulla del suo fascino dall’entrata in funzione, avvenuta nel
1910. Grazie al Bernina
Express, rinomato in
tutto il mondo, e al riconoscimento quale Patrimonio Mondiale Unesco, conseguito nel 2008,
rappresenta un’esperienza molto ambita.
LA CORRENTE
ELETTRICA METTE
IN MOVIMENTO
LE ATTIVITÀ
FERROVIARIE
Gli antichi salmeristi
già lo sapevano: il Bernina rappresenta un asse nord-sud cruciale per
il trasporto delle merci
e per il traffico dei viaggiatori. Le corriere sfidavano le intemperie
selvagge del Bernina e
molto spesso, d’inverno,
erano costrette a fermarsi perché la valicata
del passo era troppo pericolosa. I primi progetti per la realizzazione di
una tratta ferroviaria
tra Valposchiavo e l’Engadina risalgono agli ultimi anni del XIX secolo. «Le vivaci relazioni
amichevoli e commerciali tra i Grigioni e la
Valtellina invocavano un
metodo di trasporto più
rapido e moderno lungo
insieme alla linea dell’Albula, nell’elenco del Patrimonio Mondiale Unesco, dove fino ad allora
figuravano solo tre tragitti ferroviari. Da decenni
il treno panoramico Bernina Express rapisce per
quattro ore chi viaggia
da Coira a Tirano, in tre
regioni linguistiche, lungo 196 ponti e viadotti e
attraverso 55 tra tunnel
e gallerie, dai ghiacciai
alle palme.
I GIAPPONESI
IMPARANO
DAGLI SVIZZERI
il passo del Bernina...»,
così riportava la rivista
«Schweiz Bauzeitung»
nell’edizione del 1912. In
effetti, il tempo di percorrenza che impiegava
la diligenza a cavallo tra
Samedan e Tirano era di
ben nove ore. Il tempo è
denaro, già all’epoca era
così. Il progresso tecnico, ovvero la scoperta
dell’energia di trazione
elettrica per la ferrovia,
caratterizza anche la
nascita della linea del
Bernina. In futuro a scalare il tetto della RhB
non saranno cavalli a vapore bensì degli elettrotreni. Così l’ambizioso
progetto della linea del
Bernina è correlato direttamente alla costruzione della centrale elettrica di Brusio (oggi:
Rätia Energie). Dal 1904
al 1907 questa azienda
pionieristica costruì le
centrali idroelettriche
nella Valposchiavo. La
RhB avrebbe potuto viaggiare sin dal primo giorno con l’energia rinno-
vabile di Lago Bianco.
Nella concessione per la
linea del Bernina è inoltre formulata espressamente la condizione «di
fornire l’energia elettrica a condizioni convenienti per il funzionamento della ferrovia del
Bernina» (Schweiz-Bauzeitung 1912). I costi totali di costruzione vennero preventivati in 12
milioni di franchi svizzeri, ovvero 200mila franchi a chilometro. Durante i primi anni, l’esercizio della ferrovia era gestito da privati. Solo a
partire dal 1944 la RhB
rilevò lo scettro dell’intera tratta del Bernina.
UN «TRACCIATO
ECONOMICO
MA SICURO»
Se la linea del Bernina
non esistesse, bisognerebbe inventarla. Sebbene oggi, realisticamente
parlando, sarebbe molto
arduo trovare degli “intercessori” tra gli ingegneri per un progetto di
IL SALUTO DI MONSIGNOR DIEGO COLETTI
PER I CENTO ANNI DEL «TRENINO ROSSO»
Un secolo di vita. Sono lieto di poter rivolgere i miei auguri in occasione
di un anniversario così importante: i primi cento anni di storia della tratta
Tirano-Saint Moritz delle Ferrovie del Bernina. Sono felicemente impegnato nella visita pastorale e nell’incontro con i pre-adolescenti del Molo
14: ci tengo, però, a esprimervi la mia vicinanza nella circostanza dei
festeggiamenti per quello che confidenzialmente viene chiamato il “trenino
rosso”.
Un appellativo amichevole per una realtà che l’Unesco ha riconosciuto
come patrimonio culturale per l’umanità. La sua progettazione e realizzazione, infatti, è espressione della genialità e dell’abilità fruttuosa dell’uomo: il viadotto elicoidale di Brusio penso sia opera di ingegneria nota universalmente, per non parlare della sfida lanciata alle avversità ambientali,
con una linea che si avventura ben oltre i duemila metri anche durante le
bufere di neve…
Buon compleanno, dunque, a questa ferrovia transfrontaliera, che esprime la collaborazione e la capacità di confronto fra uomini e donne di nazionalità e culture diverse, ma uniti dalla medesima volontà di incontrarsi, di
scambiarsi conoscenze, opportunità di sviluppo e di lavoro.
Questa linea, inoltre, considerata la sua altissima e preferenziale vocazione turistica, favorisce anche il dialogo con persone provenienti da tutto
il mondo, attratte dalla storia di questi territori – la nostra Valtellina e i
vicini Grigioni – e dall’incredibile incanto del patrimonio naturale, con
montagne fra le più belle dell’intero arco alpino.
Auguri. E di cuore impartisco su tutti voi la mia benedizione: chiediamo
che la Madonna di Tirano, la quale senza dubbio riconosce come familiare
la campanella del “trenino rosso del Bernina”, vegli su tutti voi, su chi
lavora per questo servizio e sui viaggiatori che di questi treni fanno uso.
+ Diego Coletti, vescovo della diocesi di Como
tale complessità con
identica gestione della
linea. Per gli antenati
visionari il progetto era
chiaro: la ferrovia del
Bernina doveva servire,
oltre che da collegamento logistico tra Valposchiavo e la Valtellina
con l’Engadina e il nord
dei Grigioni, anche da
componente turistica. A
tal proposito la rivista
«Schweiz. Bauzeitung
1912» scriveva: «Il progetto doveva occuparsi
di cercare un tracciato
economico ma sicuro
che da un lato esprimesse il carattere della ferrovia turistica e rendesse visibile dal treno le
molteplici bellezze della
zona nel modo più economico possibile». Il massiccio del Bernina, il
Lago Bianco, il ghiacciaio di Palù e i mulini di
pietra di Cavaglia... questi gioielli si susseguono
lungo il ripido itinerario,
da nord a sud, in sole
due ore di viaggio. Da
notare che gli elettrotreni RhB affrontano tutto
il percorso senza l’ausilio della cremagliera,
ma unicamente grazie
alla cosiddetta adesione,
ovvero un principio classico della fisica. Il dislivello da affrontare è di
1’824 metri sul versante sud. Il punto più elevato, a 2.253 metri sul
livello del mare, è Ospizio Bernina, spartiacque, nonché confine meteorologico e linguistico.
IL TRENO
PATRIMONIO
UNESCO
La RhB era allora, come oggi, una ferrovia ricca di fascino nel mezzo
del paesaggio grigionese
alpino. E così, ogni anno
giungevano oltre 700mila viaggiatori da tutto il
mondo per poter annoverare tra le proprie esperienze un viaggio
lungo la linea del Bernina, ritenuta dal National Geographic Magazine tra le dieci linee ferroviarie più belle al mondo. Nel 2008 la linea del
Bernina viene inserita,
Correva l’anno 1912
quando un ingegnere di
nome Handa visitò la
Svizzera. Per conto della Hakone Tozan Railway (HTR), Handa cercava modelli per il tracciato di una ferrovia nel
territorio topograficamente difficile di Hakone, una delle regioni turistiche più amate a sud
di Tokio. Chi cerca trova: la linea del Bernina
della RhB. Il sistema di
ferrovia ad adesione sulla linea del Bernina convince all’istante l’ingegnere giapponese. E così
la Linea Hakone venne
realizzata secondo lo steso principio della ferrovia del Bernina. Dal
1979 la linea del Bernina
della RhB e la ferrovia
HTR sono gemellate. Come simbolo pubblico di
questo legame, sulla linea del Bernina i nomi
delle stazioni di St. Moritz, Alp Grüm e Tirano
sono scritti anche in
giapponese. Dal 1991 il
veicolo a trazione RhB
ABe 4/4 n. 54 reca la scritta «Hakone» – naturalmente con il simbolo nazionale giapponese: il sole all’alba (Sol Levante).
UNICO AL MONDO:
LO SPAZZANEVE
A VAPORE
AUTOMATICO
All’inizio la linea del
Bernina non era stata
concepita per circolare
durante tutto l’anno.
Troppo grande era il rispetto della natura in
questo tracciato di alta
montagna. Condizioni
meteorologiche favorevoli nell’inverno 1909/10
permisero di mantenere
in esercizio la tratta già
realizzata da St. Moritz
fino alla vetta sull’Ospizio Bernina, nonostante
la neve alta. Così nel
1910, dopo che la linea
ferroviaria era stata costruita sino a Tirano, la
direzione si procurò uno
spazzaneve, che venne
impiegato per la prima
volta già nell’inverno
1910/11. Con questa meraviglia della tecnica si
risparmiarono costi notevoli per la rimozione della neve. Già nel
1913, grazie alla costruzione di varie strutture
protettive, la linea del
Bernina poté restare in
funzione durante tutto
l’anno. Ancora oggi lo
spazzaneve a motore automatico «Xrot d 9213»
viene impiegato in caso
di copiose nevicate e per
eventi speciali turistici:
unico al mondo nel suo
genere. Naturalmente
Xrot sbufferà abilmente
anche nell’anno dell’anniversario: il 30 gennaio e il 27 febbraio 2010.
EVENTI FESTOSI:
PER 365 ANNI
TRA ST. MORITZ
E TIRANO
La RhB festeggia per
tutto il 2010 il centenario di questa speciale ferrovia montana. A gennaio è stata inaugurata la
mostra Patrimonio Mondiale Unesco a St. Moritz e una mostra nel
tempio della neve della
RhB presso la stazione a
valle di Diavolezza. Lo
scorso fine settimana, a
Tirano il saluto più ricorrente era «Allegra»,
che in dialetto della valle vuol dire: salute! Con
la festa tiranese sono
entrati in funzione gli
omonimi elettrotreni
RhB. È stata inoltre inaugurata Porta Tirano,
ovvero la porta meridionale di accesso alla tratta del Patrimonio Mondiale Unesco. Ciò attirerà l’attenzione dei visitatori di tutto il mondo
su questa pietra miliare
della storia RhB. La
grande festa è prevista
a Brusio a giugno: la RhB
festeggerà i 100 anni
della linea sul e attorno
al viadotto circolare.
Sulla scia di un evento
culturale verrà ripercorsa e decantata la storia della nascita di questa meravigliosa opera
della tecnica. Un libro
illustrerà con immagini
e contributi testuali
l’opera memorabile di
3‘000 pionieri. Il gran finale si svolgerà in settembre a Pontresina.
Tra questi eventi principali sono previsti interessanti allestimenti
nelle rispettive regioni
linguistiche.
P A G I N A
39
MASSMEDIA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010
FOLLIE DALLA RETE
CORSI DI BESTEMMIE SU YOUTUBE
C
orsi di bestemmie. Veri
e propri corsi – sotto
forma di vari filmati –
in cui si insegna ogni
sorta di bestemmia.
C’è anche questo su Youtube, il
più famoso sito al mondo per la
condivisione di video. Purtroppo,
come la storia recente ci ha insegnato, sul web si trova veramente di tutto, dai migliori siti formativi e informativi, a siti che, sfuggendo al controllo della legge,
commettono reati (basti pensare
al fenomeno della pedopornografia) o incitano alla violenza e
all’odio. Non stupisce allora, purtroppo, che su un canale come
Youtube possano sfuggire video
in cui qualche utente si “diverte”
a pronunciare un’interminabile
sequela di bestemmie. A colpire,
però, è la portata del fenomeno.
Non si tratta, infatti, di un video
isolato, ma di oltre duecento video per un totale di visualizzazioni che arrivano vicino, se non
oltre, al milione di contatti.
Ma facciamo un passo indietro.
Per aiutare i navigatori nella ricerca dei singoli video, Youtube,
come tutti i motori di ricerca, è
programmato per offrire dei suggerimenti al navigatore. È sufficiente selezionare nell’apposito
spazio per la ricerca una parola,
un nome o parte di essi, per vedere elencati una serie di suggerimenti. Nel mio caso ero interessato a vedere se su Youtube ci fossero dei corsi di lingua, per l’esattezza di francese. Ma è bastato
scrivere la parola “corso” per vedermi suggerire come prima opzione proprio quella di “corso di
bestemmie”. E non solo. Nei successivi suggerimenti, dopo “corso
di inglese” e “corso di chitarra”,
ecco il “corso di bestemmie 2009”
Le frontiere dello Spirito, C5,8,50. Corso di laurea
in scienza della pace. A sua
immagine, Rai1, 10,30. L’ispettore Barnaby, La7,
13,35. L’isola dei pirati, It1,
14,00. Film tv per ragazzi. As
you like it, Iris, 15,20. Film
di Branagh da un testo di
Shakespeare. Assassinio
sul Nilo, R4, 16,00. Giallo di
A.Christy con P. Hustinov.
NCIS, Rai2, 21,00. Telefilm
polizieschi. Tutti pazzi per
amore 2, Rai1, 21,30. Fiction di successo . I delitti del
cuoco, C5, 21,30. Con Bud
Spencer. NCIS, Rai2, 21,00.
Telefilm. Report, Rai3,
21,30. A misura d’auto. L’auto e gli italiani. La cena per
farli conoscere, C5, 23,30.
Bel film di Pupi Avati. Speciale Tg1, Rai1, 23,35. Glob
l’osceno del villaggio,
Rai3, 23,35. Si parla di comunicazione con ironia.
Lunedì 17
Montalbano, Rai1, 21,10.
Fiction: Par condicio. L’infedele, La7, 21,10. Attualità
con G. Lerner. Chi l’ha visto?, Rai3, 21,05. Attualità.
Italia’s got talent, C5,
21,10. Spettacolo alla ricerca
di talenti. I manager di Hitler, RaiStoria, 21,00. Doc.
Da questo numero inizia una
collaborazione regolare con
l’ufficio spettacolo della nostra diocesi che ci segnalerà
interessanti film in uscita
nelle sale e in dvd per l’uso
familiare.
IL PROFETA
Arriva nelle sale (da noi a Como
all’Astra) il film francese “il profeta” di J. Audiard. Un film pluripremiato anche se non è un film
facile, certamente impegnativo
(dura 2h e 35 minuti) e duro
Soggetto: Condannato a sei
anni di prigione, il 19enne Malik
appare fragile e sprovveduto.
Preso di mira dal leader della
gang corsa che spadroneggia nel
carcere, é costretto a svolgere
alcuni omicidi. Conquista la fiducia del boss e, sopratutto, prende
fiducia in se stesso. Quando gli
viene concessa la giornata di libera uscita, Malik comincia a guardarsi intorno. Lancia segnali alla
banda rivale, quella degli africani. Così in breve tempo le parti si
ribaltano: Malik riesce a piegare
Cesar al volere dei nuovi padroni. Scaduti i sei anni, esce dalla
prigione. Ma, appena fuori, alcune macchine lo seguono.
e il “corso di bestemmie 2010”.
Provando a selezionale “corso di
bestemmia” il video più visualizzato è risultato quello di “fakkino” (questo il nome con qui è registrato) che è stato visto e ascoltato 412 mila volte. Questo numero non corrisponde al numero
di persone che l’hanno visto ma
al numero di visualizzazioni,
quindi una persona avrebbe potuto vederlo più volte.
Ciò non toglie che il numero da
un’idea della portata del fenomeno. Il secondo video (quasi dieci
minuti di bestemmie ininterrotte) è stato visualizzato 271 mila
volte. Tra questi ci sono persone,
poche, che criticano - usando anche toni forti - chiedendo la rimozione dei video. “Palestrato8”
(questo il suo nick, ovvero il nome
con cui si è registrati sul sito)
commenta: “questo video dovrebbe essere tolto da youtube!!
fa schifo sono orribili le persone
che bestemmiano!!”. E questa la
risposta di “patrickwire” (l’unica
pubblicabile su un giornale): “E
tu cosa lo apri a fare? Si intitola
“Corso di bestemmie”, se ti fanno
schifo non puoi evitare di aprirlo
e di romperci i …?”.
E così via si potrebbe continuare
Tele
IL
comando
Domenica 16
CINEMA MON AMOUR
Voyager, Rai2, 21,05. Petra la
città dimenticata. Il comandante Florent, R4, 21,10. Poliziesco. Lo straniero senza
nome, R4, 23,30. Western di e
con Clint Eastwood.
Martedì 18
150 anni dall’unità d’Italia,
RaiStoria, 19,00. Doc. Voglia di
aria fresca, Rai1, 21,10. Varietà con C.Conti. Ballarò, Rai3,
21.10. Attualità. Vite straordinarie: Il collezionista d’ossi,
R4, 21,10. Thriller con Denzel
Washington. Ti ricordiamo
così Karol, Rai2, 21,05. Documenti su papa Wojtyla. Henry
Kissinger, RaiStoria 21,00. Doc.
Missione Natura, La7, 21,10.
Documentari.
per molto tempo. Una situazione
che fa effetto soprattutto considerando la maggior rigidità che
un sito come Youtube ha rispetto ad altri contenitori di video.
Dal sito sono infatti banditi i video pornografici e per accedere ai
video più forti o violenti è necessaria la registrazione. Una misura che vuole evitare l’accesso a
certi video in particolare ai minori.
Per i “corsi di bestemmie” l’accesso non ha, invece, alcun tipo di
filtro o limitazione.
MICHELE LUPPI
INFORMATIVA PER GLI ABBONATI
Venerdì 21
Mi manda Raitre, 21,10.
Attualità. Cuore di tuono,
Iris, 21,00. Buon poliziesco
ambientato in una riserva
indiana. Crimini 2, Rai2,
21,05. Film tv giallo. In un agriturismo di Matera viene
ucciso un cliente… Exit files, La7, 21,10. Attualità con
I.D’Amico. Braveheart, R4,
21,10. Film storico di e con M.
Gibson. Epico. CSI, It1,
21,10. Poliziesco. Tv7, Rai1,
23,20. Attualità. Nerone,
RaiStoria, 21,00. Fiction della serie Imperium,2° parte.
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l’invio di materiale promozionale.
il settimanale
Mercoledì 19
Tutti pazzi per amore 2,
Rai1, 21,10. Fiction. Vite straordinarie, R4, 21,10. Enzo Ferrari. Tetris, La7, 21,10. Attualità.
The guardian, Rai3, 21,10.
Film d’azione con Kevin Costner.
Senza traccia, Rai2, 21,10. Poliziesco.
Sabato 22
Sulla via di Damasco,
Rai2, 10,15. Rubrica religiosa. Diario di un assassino,
R4, 15,05. Giallo A sua immagine, Rai, 17,10.Attualità religiosa. Matilda sei mitica, It1, 21,10. Film fantastico con D.De Vito. Ulisse,
Rai3, 21,30. Inventori ed invenzioni ( Marconi, Meucci e
altri). L’ispettore Barnaby,
La7, 21,35. poliziesco inglese.
Bones, R4,20,30.Telefilm.
Tg2 Dossier, Rai2, 23,40.
Meglio un uomo oggi che
un marito domani,Rai3,
23,40. Prosa.
il settimanale
Giovedì 20
Donna detective 2, Rai1,
21,10. Fiction. The interpreter,
R4, 21,10. Thriller con Nicole Kidman. Law & Order, Rai3,
21,10. I delitti del cuoco, C5,
21,10. Fiction italiana. SOS
Tata, La7, 21,10. Reality istruttivo.
Valutazione Pastorale: “La
galera - ha dichiarato il regista é una metafora della Francia.
Non voglio dire che essere liberi
o stare dietro le sbarre sia la stessa cosa, ma sono convinto che in
prigione finiscano per ricrearsi,
in modo esasperato, le dinamiche
sociali, religiose, etniche e psicologiche della nostra società”. Forse si può dire che questa è la sola
prospettiva attraverso la quale
Audiard vede la vita quotidiana.
Emergono dolore, rabbia, qua e là
rassegnazione, forse denuncia
per la monolitica presenza del
male: momenti che convincono e
altri meno per un film che, dal
punto di vista pastorale, é da
valutare come complesso e
certo molto violento.
a cura di
TIZIANO RAFFAINI
DELLA DIOCESI DI COMO
il settimanale
Direttore responsabile: A GOSTINO CLERICI
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ribunale di Como numero 24/76 del 23.12.1976
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