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Prendiamo il largo!
DELLA ANNO XXXV 15 MAGGIO 2010 E 1,20 19 DIOCESI DI COMO CONTIENE INSERTO PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A. SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO IN MILLESEICENTO A BELLAGIO CON IL VESCOVO PER IL MOLO 14 Prendiamo il largo! Foto Mario Tacchi L Ascensione del Signore segna ogni anno il posto della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. È una coincidenza voluta. E si pensa giustamente al mandato missionario dato in quell’occasione da Gesù agli apostoli. Siccome il Vangelo deve essere annunciato a tutte le nazioni, che cosa è più utile dei mezzi di informazione che ci permettono di raggiungere il mondo intero? E se il mondo è diventato digitale - davvero raggiungibile con un dito... - quale opportunità e quale responsabilità hanno i nuovi media per la diffusione della Parola! Ma l’Ascensione è, teologicamente parlando, la festa che, lungi dal disincarnare il Cristo, lo incarna definitivamente in cielo, ovvero in quella dimensione che è tutto tranne che eterea. Il Cristo che ascende in cielo non è affatto il Cristo che esce dalla storia, ma è il Cristo che prende possesso della terra in un modo che gli permetta di esservi sempre presente. L’Ascensione richiama il Natale, è una seconda solennità di incarnazione. E tale dimensione - che corregge certe letture un po’ mielose della festa dell’addio di Gesù ai suoi discepoli - è oltre- ’ modo significativa per il mondo delle comunicazioni sociali: nel nuovo «cielo» digitale si gioca la sfida della comunicazione, ma essa resta ultimamente ed essenzialmente una sfida di volti... e non di monitor. Lo ricorda anche Benedetto XVI nel suo messaggio di quest’anno (il testo integrale è a pagina 7), che il Papa ha voluto rivolgere in modo particolare ai preti nell’anno sacerdotale che s’avvia a conclusione: «Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media a servizio della Parola». Pur invitando i presbiteri a prendere dimestichezza con i nuovi media digitali e a saperli usare con sufficiente professionalità - c’è infatti, scrive il Papa, «il rischio di un’utilizzazione dettata principalmente dalla mera esigenza di rendersi presente, e di considerare erroneamente il web solo come uno spazio da occupare» - Benedetto XVI ricorda loro che «più che la mano dell’operatore dei media, il presbitero nell’impatto con il mondo digitale deve far trasparire il suo cuore di consacrato, per dare un’anima non solo al proprio impegno pastorale, ma anche all’ininterrotto flusso comunicativo della “rete”». Il digitale spiana certo la strada a nuovi incontri, ma il prete in questa nuova opportunità, più ancora di altri, deve essere presente «assicurando sempre la qualità del contatto umano e l’at- tenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali». E aggiunge: «Non bisogna dimenticare che la fecondità del ministero sacerdotale deriva innanzitutto dal Cristo incontrato e ascoltato nella preghiera; annunciato con la predicazione e la testimonianza della vita; conosciuto, amato e celebrato nei Sacramenti, soprattutto della Santissima Eucaristia e della Riconciliazione». Io ringrazio il Papa per aver ricordato questo anche a me, prete impegnato in prima persona nei media. Mi conferma che non esiste alcuna «parrocchia di carta» - a maggior ragione se «digitale» - che possa sostituire la passione della «parrocchia di carne». La Rete è sicuramente una grande occasione di incontro, ma, più che un corpo senz’anima, rischia d’essere un’anima senza corpo... Un’ultima cosa mi preme ricordare ai miei confratelli, raggiunti oggi, solennità dell’Ascensione, dal messaggio del Papa per questa 44.esima Giornata delle comunicazioni sociali. Nella rincorsa al digitale, non dimenticate questo foglio di carta settimanale che cerca di unire - ancora attraverso la buca delle lettere - la nostra vasta diocesi. Preoccupatevi di più di farlo conoscere e leggere! Pensate che il 95% delle informazioni che finiscono nella Rete viene da vecchi giornali come quello che avete tra le mani. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ COMUNICARE DOPO... L’ASCENSIONE don AGOSTINO CLERICI VISITA PASTORALE DA BLEVIO A ZELBIO E VELESO ALLE PAGINE 12 E 13 COMO AMIANTO E MESOTELIOMA I CASI COMASCHI ono 148 i casi ad oggi i casi di mesotelioma riconosciuti come “primitivi”, cioè strettamente legati all’esposizione da amianto. Il “picco” atteso tra il 2015 e il 2020. S A PAGINA 18 COMO OGGETTI SMARRITI: LA COMO DISTRATTA A PAGINA 19 SONDRIO OCCASIONI DI RIFLESSIONE SU ECONOMIA E SVILUPPO A PAGINA 33 PRIMO PIANO COMUNICAZIONE A SERVIZIO DELLA PAROLA ALLE PAGINE 3 E 7 GIOVANI IL MOLO 14 E IL MEETING NAZIONALE GUANELLIANO ALLE PAGINE 20 E 21 PONTE CHIASSO GLI AUGURI A MARISA FRIGERIO A PAGINA 26 Veglia di Pentecoste Sabato 22 maggio, alle ore 21.00, in Cattedrale a Como, solenne Veglia di Pentecoste presieduta dal vescovo mons. Diego Coletti, con benedizione di don Alessandro Alberti, inviato all’annuncio del Vangelo nella Chiesa di Maroua Mokolò - Cameroun. P A G I N A 2 RIFLESSIONI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 BRUNO MAGGIONI NOVITÀ IN LIBRERIA ALLE RADICI DELLA SEQUELA l volume propone un percorso di riscoperta della vita consacrata alla luce della fondamentale categoria biblica della sequela. La prospettiva, innanzitutto: “la lettura parte dall’identità di Gesù e non subito da quella del discepolo: prima e più dei testi di sequela, mi interessano i testi cristologici: “mi sembra una scelta di non poco conto, del tutto necessaria se lo scopo che ci proponiamo non è di illustrare tutti gli aspetti della vita religiosa, bensì il suo centro, cioè quel tratto che colora di sé tutti gli altri”. Così “il percorso scelto e lo scopo prefisso sembrano privilegiare il discepolato, la vita cristiana senza aggettivi, lasciando in controluce la vita consacrata nella sua specificità. Ma è giusto che sia così. In fondo mi sembra una scelta inevitabile, se si vuole fare una corretta lettura evangelica della vita consacrata. L’impressione che la vita consacrata sia colta in terza battuta (prima la figura di Gesù, poi il discepolo, poi la vita consacrata) è nell’ordine delle cose. La vita consacrata, infatti, si inserisce totalmente nel discepolato, inteso come vita cristiana ed evangelica, distinguendosene non anzitutto per la sottolineatura di questo o di quel particolare, sia pure importante, ma per una particolare radicalità e concentrazione sul “centro” dell’intero vangelo”. Poi, un punto di riferimento irrinunciabile: una sola radicalità evangelica in molte forme. Ci si potrebbe chiedere: che ne è, allora, dei “consigli evangelici”? L’Autore precisa: “Probabilmente la categoria del “consiglio” è legata al “se vuoi” che si legge nell’episodio della chiamata del ricco (Mt 19,21). In realtà il “se vuoi” non esprime un consiglio nel senso di una cosa che si può fare o non fare, o di un più a cui si può anche rinunciare. Esprime invece la forma di ogni chiamata di Dio, che non restringe la libertà dell’uomo, ma la allarga […] L’importante - e questo dovrebbe essere un punto fermo - è che il “radicalismo evangelico” non è delegabile ad alcune forme speciali di vita cristiana, lasciando I alle forme comuni il semplice dovere di una “giustizia” priva di radicalità”. Allora: “il radicalismo è una nota essenziale della proposta evangelica, ed è per tutti. Diverse sono le forme consacrate in cui viverla, ma non la radicalità della proposta. Non è il radicalismo in questione, né la sequela, ma le forme in cui si è chiamati a viverle”. Quindi, il rapporto tra vita cristiana e vita consacrata colto nella giusta prospettiva: “non ci si deve anzitutto preoccupare di marcare le differenze, ma piuttosto il legame. E’ vero che fra le due c’è una tensione, ma è una tensione che unisce, non che contrappone e separa”. Va sottolineato: “ogni forma di esistenza cristiana non è altro che una modalità diversa - e non più che una modalità diversa - del vangelo intero. E’ qui che le forme dell’esistenza cristiana trovano la loro vera unità: non nel fatto (o non solo nel fatto) che ciascuna è complementare all’altra, così che tutte insieme compongono il quadro, ma nel fatto che tutte rinviano alla stessa radice, che deve dunque splendere al di sopra, e dentro, ogni differenza”. Una provocazione pastorale: “Non penso che si favoriscano le vocazioni di vita consacrata insistendo su un più di radicalismo o una maggiore utilità del loro servizio. Meglio mostrarne il significato, la bellezza e la gratuità. Non è anzitutto dal confronto che nasce una scelta”. Infine, sul futuro della vita consacrata l’Autore si esprime ponendosi in un’ottica biblica perché essa costringe ad andare al centro dei problemi e delle domande in essi contenute. Ed è proprio essa ad indicarci che Dio interviene nella storia umana e invita i credenti a comprendere i suoi tempi e i suoi modi , la sua novità. Di fronte alla provocazione che viene dal Dio biblico, il rischio per i credenti è duplice.Da una parte, perdere la propria identità (rinunciare alla logica della croce come logica di esistenza e di proposta di esistenza); dall’altra, la durezza di cuore: l’incapacità di cogliere gioiosamente il “nuovo” di Dio. “In pra- PICCOLI E PREZIOSI tica questa “sclerosi nel cuore” che la Bibbia scopre non solo nei singoli individui, ma anche nei gruppi e nelle istituzioni - è propria di chi rimane chiuso nelle proprie abitudini, di chi dà la precedenza agli schemi (religiosi, sociali eccetera) anziché ai fatti che accadono e interpellano”, Con una sottolineatura: “Il ritardo nella lettura dei segni dei tempi non è mai - per la Bibbiasoltanto un fatto di intelligenza, ma è sempre anche un fatto morale, una carenza di libertà interiore”. Una ripresa e una sottolineatura, per concludere: “Se la vita consacrata vuole essere una trasparenza di vera umanità, di ricerca teologica e di vangelo, allora questo deve “trasparire” nelle scelte concrete, nei compiti che i consacrati si assumono, nelle case che costruiscono: in tutto e visibilmente. La vita consacrata perde la sua identità (in parte ma sufficientemente per andare in crisi) non soltanto quando perde alcuni suoi fondamentali valori, ma anche quando - più semplicemente - non trova il modo di manifestarli, non li utilizza, non trova il “luogo” storico adatto in cui porli a servizio”. Un “piccolo libro”, lo definisce l’Autore. Di mole, forse, non certo di contenuto e di sane - perché biblicamente fondate - attualissime provocazioni. E questo “piccolo libro” l’Autore lo dedica alla sorella suor Bruna “improvvisamente chiamata a contemplare il volto di Dio. Questo mio piccolo libro - che non ha letto - le sarebbe piaciuto. Rileggendolo mi è apparso come una sorta di profilo della sua spiritualità: semplice, umanissima e sorridente”. ARCANGELO BAGNI BRUNO MAGGIONI, Alle radici della sequela, Àncora Editrice, Milano 2010, pagine 112, euro 13,00. Con questo piccolo libro l’editrice Città Nuova inaugura la collana (diretta da Piero Coda) “Le cattedre di Sophia” che raccoglie le lectio dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano voluto da Chiara Lubich per favorire l’incontro e il dialogo con qualificati testimoni del mondo della cultura, della fede, della scienza e dell’arte. Nella prima “cattedra” Sergio Zavoli - espressione di un molteplice e instancabile impegno civile - offre una riflessione che vuole essere uno stimolo e un contributo alla ricerca personale di ciascuno attorno alla “questione” delle questioni: la fede e la speranza dell’uomo. SERGIO ZAVOLI, Rovesciare l’anima del mondo, Città Nuova, pagine 64, euro 600. Un secondo libro piccolo ma prezioso sonda il ritmo annuale, settimanale e giornaliero con cui la liturgia celebra l’unico mistero di Cristo. Con chiarezza espositiva, precisione metodologica e sinteticità contenutistica il monaco camaldolese Matteo Ferrari spiega quali sono i temi spirituali veicolati dalla scansione dell’anno liturgico, tutti riconducibili alla fedeltà di Dio alla sua promessa di salvare l’uomo. Ne scaturisce uno strumento utile non solo agli ‘iniziati’, ma a tutti coloro che intendono ‘entrare’ in questa realtà anzitutto per conoscerla e dunque assimilarla e viverla. MATTEO FERRARI, Fedeltà nel tempo, EDB, pagine 94, euro 8,90. Perché è giusto e bello sposarsi in Chiesa? Come prepararsi a un passo così importante? Risponde in questo agile libretto mons. Bruno Forte, uno dei teologi più conosciuti in Italia e nel mondo, attualmente arcivescovo di Chieti e Vasto. Risponde con i colori dell’amore: il bianco della luce, il rosso della passione e l’oro dell’eternità, il verde della speranza e il rosa della tenerezza… Il matrimonio non è una semplice convenzione sociale, ma il momento decisivo in cui sull’amore di due persone viene impresso il sigillo dell’eternità. È il dono che potrà renderle capaci di amarsi fedelmente per costruire una nuova famiglia di figli di Dio. BRUNO FORTE, I colori dell’amore, San Paolo, pagine 80, euro 6,00. Il cristianesimo ha certamente una posizione propria sulla questione ecologica e la Chiesa è costantemente impegnata in favore dell’ecologia. L’arcivescovo emerito di Malines-Bruxelles, card. Danneels, affronta quindi un tema di grandissima attualità, invitando ogni cristiano a una ‘conversione ecologica’ che, come ogni conversione, comporta pentimento, presa di coscienza del problema, riscoperta del legame con il creatore e un lungo e faticoso cammino fino all’ecologia vissuta. GODFRIED DANNEELS, L’uomo e il suo giardino, EDB, pagine 80, euro 6,90. L’esperienza personale della malattia è all’origine di questo libro. Padre Rinaldo Paganelli, rivolgendosi direttamente ai malati, si pone come loro compagno di viaggio, avendo personalmente constatato quanto la dimensione della relazione sia importante per sopravvivere nella malattia. Il testo è proposto anche a quanti, familiari e operatori sanitari, accompagnano e curano i malati. RINALDO PAGANELLI, Malato, mi hai visitato, EDB, pagine 144, euro 6,90. ASCENSIONE DEL SIGNORE - ANNO C Parola FRA noi AT 1,1-11 SAL 46 EB 9,24-28;10,19-23 LC 24,46-53 Alza le mani e benedice nel gesto degli antichi padri di ANGELO SCEPPACERCA TERZA SETTIMANA del Salterio a cura di AGOSTINO CLERICI Ascensione (Incisione di G. Doré) L’ULTIMO GESTO DI GESÙ T ermina il Vangelo di Luca e le ultime parole di Gesù lo contengono tutto, compresi Mosè, i profeti, i salmi; compresa la missione che ora tocca agli apostoli. Il Vangelo non è un modello etico: è Gesù che patisce, muore e risorge. Gli apostoli e i cristiani devono solamente testimoniare la Pasqua che contiene anche la conversione e il perdono dei peccati. La prima è condizione del perdono. Passione, resurrezione e gloria debbono compiersi per tutti. È il messaggio universale della Pasqua. L’Ascensione è dopo quaranta giorni da quel mattino. È simbolo che tiene dentro tutto il tempo fino ad oggi e tutti i secoli che verranno. Per tre anni gli apostoli erano stati con Gesù, testimoni del suo amore per tutti, compresi i peccatori. Ora, con la forza del Vento di Dio, vivranno ogni giorno alla presenza del Risorto e ne saranno testimoni, con la loro gioia, in ogni angolo del mondo. E bisogna visitarne almeno qualcuno per capire quanti angoli ha il mondo! Tanto per essere concreti, così avviene in tante famiglie dove padre e madre diventano per i propri figli i primi catechisti e testimoni dell’amore di Dio. Anche tanti nei gruppi, nella scuola, sul lavoro, negli ospedali o come volontari ovunque, sono felici di rinnovare questi “luoghi” usando la testimonianza della propria vita coerente col Vangelo, facendo sentire quanto il Signore ama ognuno. Commuove l’ultimo gesto di Gesù che sale in cielo, alza le mani e benedice. È il gesto degli antichi padri: “Alzate le mani verso il tempio e benedite il Signore”; è la nostra risposta a Dio che ci benedice: “Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace”. Gesù sale al Padre, precedendoci a casa. Su, in alto, indica la direzione del nostro cammino che non precipita nella morte, ma vola in braccio al Padre. Prima del termine del cammino, anche noi come gli apostoli, dobbiamo “tornare a Gerusalemme”, con gioia grande e col canto di lode in cuore. Perché cantare e star contenti? Per quella voce che, suggerita dal suo Spirito, viene da dentro e dice: “Sono risorto e adesso sono sempre con te!”. Luca termina di scrivere il suo Vangelo e inizia il libro degli Atti degli Apo- stoli. È l’altro libro, quello affidato a noi, da scrivere con i nostri “atti”, capaci di mostrare, in qualche modo, la presenza di Gesù risorto su questa terra, in mezzo a noi. SOCIETÀ PRIMOPIANO IL SETTIMANALE DELLA DIO2CESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 Chiesa e comunicazione: intervista a Chiara Giaccardi, il 20 maggio incontro in Biblioteca a Como testo raccolto da ENRICA LATTANZI D omenica 16 maggio, nella solennità liturgica dell’Ascensione, si celebra la quarantaquattresima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Il tema scelto da Benedetto XVI è Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola (il testo integrale a pagina 7 di questo numero del Settimanale). Un argomento, a prima vista, di “nicchia”, ma non dimentichiamo che, quello in corso, è l’Anno Sacerdotale e la riflessione del papa ha un respiro molto ampio, rivolto certamente al clero ma anche ai laici. Abbiamo approfondito l’argomento con Chiara Giaccardi, docente di sociologia e antropologia dei media presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica di Milano. Ricordiamo che la professoressa Giaccardi interverrà sul tema Immagine della Chiesa e comunicazione mediatica il prossimo 20 maggio, alle ore 20.45, presso la Biblioteca comunale di Como per l’ultimo incontro del ciclo culturale promosso dalla fondazione diocesana “Cardinal Ferrari”. Il messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali si rivolge in modo particolare ai sacerdoti. Quali sono gli aspetti che maggiormente l’hanno colpita del testo del Papa e quali indicazioni arrivano anche ai laici? «Innanzitutto mi colpisce la consapevolezza profonda che la Chiesa ha sviluppato sulla non neutralità e soprattutto sulla irrinunciabilità dei media. Si è preso atto che i media sono l’ambiente in cui ci muoviamo, che non sono più canali di trasmissione di messaggi. Come scriveva McLuhan, i media prima di tutto estendono la nostra sensibilità (televisione vuol dire “vedere lontano”), riducono le distanze, traducono la nostra esperienza in forme nuove. Mi pare bello che il Pontefice sottolinei come dentro questo ambiente, plasmato dalla tecnica, è il sacerdote che deve essere medium: compito del sacerdote è annunciare Cristo, la Parola di Dio fatta carne, e comunicare la multiforme grazia divina apportatrice di salvezza mediante i sacramenti. Posto che il mediatore perfetto, nel quale verità e vita, medium e messaggio coincidono in modo perfetto, è Cristo, al sacerdote, nell’era digitale, spetta un compito delicato e fondamentale: ridurre la distanza tra la Chiesa e le persone, anche quelle che si sentono lontane da Dio; tradurre la buona notizia in un linguag- P A G I N A 3 GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI I media a servizio della Parola: fra rischi e potenzialità gio che la renda vicina a tutti, in una modalità comunicativa che sappia interpellare, coinvolgere e “toccare”, e non solo rivolgersi alla ragione; animare un ambiente che fa della “orizzontalità” decentrata la propria bandiera (con i rischi di dispersione e superficialità che ben si conoscono), aprendolo alla dimensione della verticalità, senza la quale anche la rete rischia di diventare autoreferenziale e vuota di senso. Se la parola di Dio deve giungere “fino agli estremi confini della terra”, i territori smaterializzati ma così intensamente frequentati della rete non possono restare fuori da questo annuncio. Da qui il richiamo alla responsabilità dell’annuncio, e le indicazioni, preziosissime, su ciò che deve qualificarlo: fedeltà al messaggio evangelico, qualità del contatto umano e attenzione alle persone e ai loro veri bisogni, testimonianza appassionata, irrinunciabilità della dimensione dell’incontro e della concretezza, anche attraverso i Sacramenti. Viviamo immersi nella comunicazione. Esiste, però, il rischio serio di una sovrabbondanza di informazioni o del paradosso di un isolamento nell’illusione di poter sapere tutto di tutti, e ovunque, collegandosi via web. Quale compito educativo è affidato agli operatori della comunicazione per testimoniare la verità ed evitare pericolosi corto-circuiti? «Il problema della rete è l’orizzontalità (che spesso è anche sovraenfatizzata: pensiamo alla capacità di gerarchizzare le informazioni che hanno i motori di ricerca), che comporta una difficoltà a discernere e valutare, nel mare magnum delle informazioni accessibili, ciò che è attendibile, sensato, utile. McLuhan scriveva che ogni medium può rovesciarsi nel suo contrario, e questo si applica benissimo anche alla rete: la possibilità di accedere a una quantità smisurata di informazioni rischia di produrre una incapacità di orientarsi; la possibilità di moltiplicare i propri contatti in modo indefinito rischia di paralizzare la capacità di vera comunicazione. Questo ci richiama al fatto che non è di per sé la tecnologia a soddisfare i nostri bisogni (di informazione, di relazione), ma il modo in cui la “abitiamo”». Chiesa e mass media. O meglio: l’informazione che i mezzi di comunicazione danno sulla e della Chiesa… Il binomio è importante e delicato. Nessuno ne- ga la necessità di una comunicazione limpida, di un’informazione chiara e corretta anche su argomenti difficili… L’impressione, però, è che molto spesso i “media” abbiano poca voglia di ascoltare e raccontare quello che abitualmente e quotidianamente la Chiesa fa e dice, per imporre una sorta di “agenda degli argomenti”… Come la Chiesa può evitare di rimanere invischiata in questo vortice? E come contribuire a spezzare tale “circolo vizioso”? «Il rapporto è delicatissimo. E, forse, la Chiesa (che è un soggetto collettivo, variegato e plurale, e questo è bello ma complica le cose sotto questo aspetto) non ha ancora imparato a governarlo pienamente. Qui occorre fare una distinzione tra media tradizionali e nuovi media. Sui media tradizionali sono personalmente poco ottimista: le logiche di mercato e non quelle del senso e della responsabilità sono quelle dominanti, e dentro queste logiche il rapporto con la Chiesa non può che essere strumentale: anche quando si parla “bene” della Chiesa e le si dà spazio, di solito è sempre con un fine strumentale (sostenere una tesi, appoggiare una parte politica o un personaggio). Che oggi si cerchi di minarne l’autorità e la credibilità è sotto gli occhi di tutti. A mio avviso il messaggio implicito è quello dell’equivalenza: va bene la voce della chiesa, purché si presenti come una delle tante “opinioni opinabili” all’interno di un regime di equivalenze, dove si può dire tutto e il suo contrario. Nel momento in cui la Chiesa si pone su un diverso livello, annuncia una parola di verità in nome della quale sottopone a critica tutto ciò che umilia l’umanità e rende il mondo disumano, allora va messa a tacere, minandone la credibilità. Credo che, date queste logiche, la Chiesa dovrebbe imparare a non stare al gioco dei media, a liberarsi dagli atteggiamenti di dipendenza (come l’esserci ad ogni costo, o il “purché se ne parli”) e saper anche sottrarsi ai termini di un dibattito che è quasi sempre costruito in modo strumentale. Sui nuovi media sono per ora più ottimista, perché si tratta di uno spazio che consente di avvicinare i lontani, dialogare con i non credenti, riunire i dispersi, allestire ambiti di dialogo e scambio che possono rigenerare un tessuto relazionale molto logoro e sfilacciato. Attraverso la rete la Chiesa ha la possibilità di “farsi prossima” alle persone, là dove esse si tro- vano ed esprimono i loro disagi, i loro bisogni, le loro attese. Ma anche di impostare la riflessione sulla contemporaneità in modo libero dalle logiche mediali: il convegno nazionale appena concluso, “Testimoni Digitali” ne è un esempio riuscito». Proprio in occasione del convegno lei ha presentato un’interessante ricerca su giovani e new media: ne è emerso un quadro del mondo giovanile decisamente lontano dai luoghi comuni. Come utilizzare positivamente queste potenzialità che rimangono troppo nascoste, o meglio, non fanno notizia? «Dall’analisi del comportamento relazionale in rete dei giovani di 18-24 anni (il rapporto di ricerca è on line su www.testimonidigitali.it/ ricerca) sono emersi alcuni aspetti interessanti, che sfatano una serie di luoghi comuni. Ne cito solo alcuni. • La rete, per quanto smaterializzata, non è disancorata dalla vita quotidiana concreta, ma ne costituisce parte essenziale: il mondo online e quello offline sono contigui e parte di uno stesso spazio di esperienza. • Anche le relazioni risentono di questa “bassa discontinuità”: la maggior parte dei contatti sui social network sono persone con cui ci si conosce e ci si vede abitualmente, e molte delle relazioni, diversamente da quanto si pensa, sono di lunga data. In un certo senso, in rete si “importano” le proprie cerchie sociali abituali, con qualche aggiunta. E la relazione online non è un surrogato, ma una forma di “manutenzione delle relazioni” che, soprattutto nelle grandi città, sono difficili da coltivare. E c’è la netta consapevolezza del primato dell’incontro sulla relazione “virtuale”. • La rete non è il luogo dell’esibizionismo e del narcisismo, ma, al contrario, lo spazio dell’”essere con”, del condividere un tempo e uno spazio (per quanto virtuale), a prescindere dai messaggi effettivamente scambiati. Questo esprime un bisogno che anche la Chiesa deve saper intercettare. • Per quanto smaterializzato, l’ambiente digitale è profondamente ancorato nelle condizioni materiali di esistenza delle persone: i giovani lavoratori usano la rete in modo molto diverso dagli studenti, i maschi e le femmine hanno stili comunicativi diversi e prediligono diverse piattaforme, chi abita in un piccolo centro usa la rete in modo diverso da chi vive in una grande città e ha una diversa consapevolezza rispetto alla questione della privacy e così via… Queste sono solo alcune delle conclusioni emerse, che però lasciano intravedere la possibilità (che le letture strettamente individualiste escludevano) di poter coltivare un “nuovo umanesimo digitale” capace di valorizzare la disponibilità all’ascolto e il primato della relazione sull’espressione di sé, ma soprattutto il bisogno di autenticità, contatto, parole che non siano di puro “intrattenimento” reciproco. Secondo lei, la Chiesa ha individuato il modo corretto di abitare il continente digitale? Quali sforzi ulteriori potrebbero essere compiuti? «La Chiesa è un mondo variegato, ma, come dimostra anche il messaggio di Benedetto XVI, ha ormai raggiunto una elevata consapevolezza sulla centralità della dimensione comunicativa per l’essere umano contemporaneo. Mi pare che sulla riflessione dell’impatto sociale di nuovi ambienti comunicativi la Chiesa sia addirittura più “avanti” di molti scienziati sociali, tutti preoccupati a difendere o attaccare la tecnologia e polarizzati tra tecno entusiasti o tecno apocalittici. Avendo la Chiesa l’essere umano come sua preoccupazione principale, non può che dare un contributo fondamentale alla riflessione ma anche all’orientamento delle scelte e delle pratiche relazionali nell’ambiente digitale, intensificando le occasioni di presenza a tutti i livelli, e intensificando la reticolarità della ricchezza territoriale delle esperienze ecclesiali e incentivando la possibilità di condividere e scambiare esperienze, grazie alle possibilità offerte dalla rete». P A G I N A 4 SOCIETÀ INTERNIESTERI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 BENEDETTO XVI IN PORTOGALLO La sapiente visione « D a una visione sapiente sulla vita e sul mondo deriva il giusto ordinamento della società. Posta nella storia, la Chiesa è aperta per collaborare con chi non marginalizza né riduce al privato l’essenziale considerazione del senso umano della vita”. L’11 maggio, al suo arrivo all’aeroporto internazionale di Lisbona, prima tappa del suo 15° viaggio internazionale, Benedetto XVI ha teso una mano ma anche ribadito quanto da tempo ormai va ripetendo, la fede non può essere relegata alla sfera privata dell’uomo. Ad accogliere il Papa è stato Anibal Cavaco Silva, presidente di un Paese, cattolico per l’88% della popolazione, ma che negli ultimi anni ha approvato leggi contestate dai vescovi come l’aborto (2007), il divorzio (2008) e, più recentemente, un disegno di legge sul matrimonio gay, che però l’attuale presidente non ha ancora firmato. Una questione di senso. Per Benedetto XVI, che ha detto di venire “nelle vesti di pellegrino della Madonna di Fatima”, “non si tratta di un confronto etico fra un sistema laico e un sistema religioso, bensì di una questione di senso alla quale si affida la propria libertà. Ciò che distingue è il valore attribuito alla problematica del senso e la sua implicazione nella vita pubblica”. “La svolta repubblicana, verificatesi cento anni fa in Portogallo, - ha spiegato il Pontefice ha aperto, nella distinzione fra Chiesa e Stato, un nuovo spazio di libertà per la Chiesa, a cui i due Concordati del 1940 e del 2004 avrebbero dato forma, in ambiti culturali e prospettive ecclesiali assai segnate da rapidi cambiamenti. Le sofferenze causate dalle trasformazioni – ha affermato - sono state in genere affrontate con coraggio. Il vivere nella pluralità di sistemi di valori e di quadri etici richiede un viaggio al centro del proprio io e al nucleo del cristianesimo per rinforzare la qualità della testimonianza fino alla santità, trovare sentieri di missione fino alla radicalità del martirio”. Benedetto XVI, ricordando le apparizioni di Fatima, ha voluto, poi sottolineare come “la relazione con Dio è costitutiva dell’essere umano: questi è stato creato e ordinato verso Dio, cerca la verità nella propria struttura conoscitiva, tende verso il bene nella sfera volitiva, ed è attratto dalla bellezza nella dimensione estetica. La coscienza è cristiana nella misura in cui si apre alla pienezza della vita e della sapienza, che abbiamo in Gesù Cristo. La visita, che ora inizio sotto il segno della speranza, intende essere una proposta di sapienza e di missione”. L’esempio dei santi. La messa nel Terreiro do Paco di Lisboa, che ha fatto seguito, sempre nella giornata dell’11 maggio, alla visita di cortesia al presidente della Repubblica nel palazzo di Belem, è stato il primo incontro con la popolazione di Lisbona. In oltre 160 mila hanno affollato il luogo della celebrazione. Qui Benedetto XVI ha additato a tutti l’esempio dei Santi portoghesi, Verissimo, Massima e Giulia, San Vincenzo, Sant’Antonio, San Lisbona, 11 maggio 2010: papa Benedetto XVI al centro della foto insiemea al presidente del Portogallo Anibal Cavaco Silva e alla moglie Maria (foto AFP/SIR) Giovanni di Brito e San Nuno di Santa Maria. Nonostante non le manchino “figli riottosi e persino ribelli”, ha ricordato il Pontefice, è nei Santi che “la Chiesa riconosce i propri tratti caratteristici e, proprio in loro, assapora la sua gioia più profonda. Li accomuna tutti la volontà di incarnare il Vangelo nella propria esistenza”. I santi portoghesi, quindi, per ricordare che “chi crede in Gesù non resterà deluso: è Parola di Dio, che non si inganna né può ingannarci”. “Fissando lo sguardo sui propri Santi – ha aggiunto il Papa - questa Chiesa locale ha giustamente concluso che oggi la priorità pastorale è quella di fare di ogni donna e uomo cristiani una presenza raggiante della prospettiva evangelica in mezzo al mondo, nella famiglia, nella cultura, nell’economia, nella politica”. Tuttavia, ha avvertito, “spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conseguenze sociali, culturali e politiche della fede, dando per scontato che questa fede ci sia, ciò che purtroppo è sempre meno realista. Si è messa una fiducia forse eccessiva nelle strutture e nei programmi ecclesiali, nella distribuzione di poteri e funzioni; ma cosa accadrà se il sale diventa insipido?”. Perché ciò non accada, “bisogna annunziare di nuovo con vigore e gioia l’evento della morte e risurrezione di Cristo. La risurrezione di Cristo ci assicura che nessuna potenza avversa potrà mai distruggere la Chiesa. C’è dunque un vasto sforzo capillare da compiere affinché ogni cristiano si trasformi in un testimone in grado di rendere conto a tutti e sempre della speranza che lo anima”. Il Papa ha ricordato il “glorioso posto che il Portogallo si è guadagnato in mezzo alle nazioni per il servizio offerto alla diffusione della fede: nelle cinque parti del mondo ci sono Chiese locali che hanno avuto origine dall’azione missionaria portoghese”. Così come in passato “oggi, partecipando all’edificazione della Comunità europea, portate il contributo della vostra identità culturale e religiosa”. Al termine della messa Benedetto XVI ha ricordato il monumento a Cristo Re, fatto erigere a Lisbona dai vescovi portoghesi in seguito ad un voto, espresso a Fatima il 20 aprile 1940, sul non ingresso del Paese nella Seconda guerra mondiale. Ultimo atto della prima giornata portoghese del Papa una serenata, sotto la nunziatura apostolica, da parte dei giovani. Un modo simpatico e affettuoso per augurargli la buonanotte. IN UNA RICERCA PROMOSSA DAL MINISTERO DELL’INTERNO E REALIZZATA DALL’UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO Una proposta di integrazione possibile ’ L Italia non corre il rischio di rivolte da parte di giovani - immigrati o figli e nipoti di immigrati - come quelle avvenute nelle Banlieues francesi nel 2005; “almeno per ora”, perché “nonostante la conflittualità nelle nostre periferie resti bassa, il potenziale di rischio rimane alto con la possibilità dell’emersione improvvisa del conflitto come dimostrato dai fatti di Castel Volturno, Rosarno e via Padova a Milano”. Per evitare scenari analoghi sono necessari “interventi tempestivi”. E’ questa la conclusione della ricerca “Per un’integrazione possibile – processi migratori e periferie urbane” promossa dal Ministero dell’Interno e realizzata dall’Università Cattolica di Milano. Un dossier presentato, lunedì 10 maggio, nella sede milanese dell’Ateneo del Sacro Cuore. 5 milioni di immigrati Nel corso del 2009 il numero di immigrati nel nostro Paese è aumentato di circa 500 mila persone, portando il numero complessivo a poco più di 5 milioni. Con questi ritmi di crescita la popolazione di immigrati sarà raddoppiata entro i prossimo otto anni. Nel dettaglio la ricerca registra poco più di 4 milioni di residenti, 497 mila soggetti in possesso di permesso di soggiorno ma non iscritti in anagrafe e 544 mila irregolari, la cui incidenza è passata dal 9,1% al 10,7%. La ricerca ha approfondito anche il rapporto tra immigrazione e criminalità. “Gli stranieri risultano essere imputati di un reato molto più frequentemente degli italiani, a parità di popolazione presente. Ad ogni modo, non si può affermare l’esistenza di una correlazione diretta tra presenza straniera e criminalità, se non con riferimento ai soli immigrati irregolari” (altri dati sono disponibili in Sir Quotidiano del 10 maggio). temporale, si insediano prevalentemente nelle aree deboli urbane”. Da qui secondo i ricercatori della Cattolica nasce la necessità di riqualificare le aree degradate, riducendo l’affollamento abitativo, fornendo servizi efficienti ma anche assicurando un adeguato controllo del territorio, per cui “non basta la presenza capillare delle forze dell’ordine ma è necessaria la responsabilizzazione degli abitanti”. La ricerca ha analizzato anche le iniziative promosse per cercare di affrontare le criticità delle periferie. “Iniziative – ha detto il sociologo – che vedono protagonisti gli enti locali, la società civile, il volontariato, le scuole ma anche le parrocchie che, per il loro ruolo di frontiera, sono state definite sentinelle del territorio”. Le proposte di intervento “L’immigrazione – ha spiegato Vincenzo Cesareo, curatore della ricerca – acutizza problemi spesso già esistenti nelle periferie urbane. In termini d’integrazione si registrano non poche difficoltà soprattutto perché gli immigrati, in un breve arco Pensare a progetti di integrazione Alla presentazione era presente, oltre al Ministro dell’Interno Roberto Maroni, anche il presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, mons. Antonio Maria Vegliò, che ha auspicato la collaborazione di tutte le forze sociali per la rea- lizzazione di “sempre più urgenti progetti per l’integrazione”. “Mai come oggi – ha spiegato mons. Vegliò - le migrazioni sollecitano che si progetti una società nella quale si allarghino gli spazi di appartenenza e di partecipazione e si restringano quelli di emarginazione e di esclusione. Sfida e obiettivo di fondo è la costruzione di una ‘società integrata’ e questo richiede non tanto la difesa di culture e religioni diverse, quanto piuttosto, da un lato, l’adozione di nuove reti di solidarietà contro la miseria e l’esclusione sociale e, dall’altro, la promozione dell’incontro tra culture che favorisca la relazione, lo scambio e il vicendevole arricchimento”. A questo proposito “la scuola deve partecipare alla ricerca di soluzione dei problemi umani più urgenti”. Mons. Vegliò ha sollecitato anche “nuovi investimenti sul tema della cittadinanza e della partecipazione, sulla preparazione di educatori, sulla mediazione culturale e su quella sociale”. “Vi è necessità – ha suggerito - di una nuova politica fiscale, della casa, dell’accompagnamento e della sicurezza so- ciale, della tutela della salute e della vita di tutti”. La politica deve fare sintesi Nel suo intervento conclusivo il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che ha definito “interessanti” le proposte dei ricercatori, ha sottolineato come “è la prima volta che viene condotta una ricerca così approfondita delle tematiche dell’integrazione e mi auguro che il monitoraggio dell’Università possa continuare per controllare la situazione ed evitare lo scoppio di situazioni come quelle francesi”. “Un percorso difficile in cui – ha auspicato il ministro – è fondamentale il coinvolgimento del mondo delle autonomie territoriali”. Da qui l’invito rivolto all’Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani) per prendere parte a questo cammino tra ministero e Università Cattolica. In precedenza il rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi, aveva ricordato come “spetti alla politica fare sintesi tra tutte le istanze in gioco”, mettendo sempre al centro “la dignità della persona umana”. a cura di MICHELE LUPPI SOCIETÀ P A G I N A 5 FATTIePROBLEMI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 MESE DI MAGGIO Miriam di Nazareth M aggio è, per antica tradizione, il mese più di ogni altro dedicato a Maria. Accompagnando la preghiera, in particolare la recita del rosario, i pensieri vanno immancabilmente alla giovane donna ebrea. Miriam di Nazareth si è andata formando, senza che nessuno se ne avvedesse o ne intuisse il segreto disegno, attraverso tutta la sua stirpe, Israele; attraverso la sua famiglia di madre in madre, di padre in padre. Il suo corpo porta tutti i cromosomi che via via, nei secoli, si sono fatti largo per dare vita al volto, al grembo, alle mani. Il suo animo porta le tracce della parola dei profeti, del canto dei salmisti, della salsedine del Mare del Sale (ahimè detto Mar Morto), della sabbia del deserto e del fiorire dei campi della pianura di Esdrelon. La sua mente si è aperta conoscendo le vicende alterne della fedeltà di JHWH nella alleanza “tagliata”- l’alleanza biblica non si stipula ma si taglia appunto- con il popolo e i suoi vistosi scarti di infedeltà. Le sue canzoni sono percorse da suoni gutturali e da cembali, da ritmi di tamburelli e da fuochi scoppiettanti. Certo, ogni giovane donna di Israele sognava e desiderava ardentemente di diventare la Madre del Messia, di Colui che avrebbe salvato Israele e proclamato la vittoria. Di certo però non alle condizioni che la strada snodantesi dinanzi alla fanciulla di Nazareth dimostravano e lasciavano prevedere. Tutta la sua esistenza è stata scandita dalla granitica certezza di un’affermazione che in lei, di fronte a Dio, diventava stupore e riconoscenza: Egli mi precede! Significava: devo solo ascoltarlo, tendere l’orecchio, scrutare l’orizzonte e fiutare il vento, il Suo vento, allora la vela si potrà gonfiare senza esitazioni. Anche quando si rischia la vita di un neonato perché si vuole toglierlo di mezzo e il rifiuto della persona umana alla Luce donata assume la figura storica della fuga in Egitto. Anche quando Egli precede e conduce per vie talvolta lunghe e tortuose e non prende quel sentiero che si staglia nitido e porta immediatamente (e magari con poco sforzo e fatica) subito in vetta. In concreto: trent’anni ad osservare un figlio (e quale Figlio!) che lavora da carpentiere o da falegname, giorno dopo giorno, non nel chiedersi «quando finalmente si ri- velerà per quello che è»!, ma nello stupirsi continuo per un mistero che si dipanava, apparentemente senza senso, ma sempre all’insegna di “Egli mi precede!”. Fino al clamoroso fiasco di un Figlio morto come un qualsiasi figlio, steso fra le braccia, e come non ricordare il dolente e soffuso “Lascia che io lo baci per un’ultima volta” della Passione di Luca composta da J. S. Bach? Come intravvedere in un lugubre buco fra terra e roccia, nel corpo avvolto nel sudario, l’espressione massima e gloriosa di “Egli mi precede!”? Eppure Miriam di Nazaret, vertice e somma di dolore umano, seppe incarnare nell’attesa fino al terzo giorno, una trasparenza assoluta all’alleanza, non conobbe scarti di sorta, nel tempo che non passava mai, che non colava e sembrava immobile. Nel suo animo su questa coltre risplendeva l’attesa, la speranza, quella tensione verso l’oltre, verso il superamento della storia, della contingenza. Perché, vedendo il Figlio, nell’ultimo gesto con cui ricongiungerci al Padre, in quel suo alzarsi eretto e vivo dalla posizione di morte, e consegnarsi alla storia e al Padre da Risorto glorioso al mattino di Pasqua, Miriam di Nazareth avrebbe detto: Egli mi precede! Questi pensieri ci accompagnano mentre recitiamo il rosario non come formula monotona ma come un’inanellarsi gioioso di gratitudine e lode. CRISTIANA DOBNER, carmelitana scalza CORSIVO di AGOSTINO CLERICI APOTEOSI DI MAGLIE PER UN CALCIONE Quattro giornate di squalifica per un calcione dato di mercoledì sera. Un’apoteosi la domenica pomeriggio con due goal e uno stadio tutto vestito con la maglia numero 10. Francesco Totti, come nello spot che lo immortalava sino a qualche settimana fa senza voce ma munito di un loquace telefonino di ultima generazione, è salito nuovamente in cattedra. Non voglio assolutamente fare dell’inutile moralismo: le parolacce e i calcioni sui campi di calcio sono più numerosi dei fili d’erba. Eppure, la velocità di riabilitazione del «pupone» da parte della capitale d’Italia, dopo l’esecrabile gestaccio ai danni di Balotelli nella finale di Coppa Italia, merita un commento, se non altro perché certi campioni, pieni di soldi e di talento calcistico e di poco altro, assurgono spesso a modelli per le giovani generazioni. E lo spettacolo cui abbiamo assistito all’Olimpico di Roma domenica pomeriggio ha veicolato un messaggio davvero fuorviante. Dai pure tutti i calcioni che vuoi, ma, se dici di essere stato provocato e godi della nomea di grande calciatore (del pallone e non delle gambe!) ti ritrovi una città prona ai tuoi piedi, che sbava ancora di più per te, che ti ha perdonato tutto prima ancora di dichiararti colpevole. Se poi la fortuna ti ripaga con due reti, proprio mentre sugli spalti tutti vestono la tua maglia, l’ignobile pedata è già bella dimenticata. E non solo dai tifosi - che, per definizione, di ragione ne usano ben poca - ma anche dai giornalisti - che qualche scrupolo in più dovrebbero averlo... Sembra che Mario Balotelli - che non ha certo brillato nemmeno lui come modello educativo - abbia detto a Francesco Totti: «Avete finito coi calci? Allora, cominciamo a giocare a calcio!». Naturalmente questa è una versione edulcorata del dialogo che sul terreno di gioco ha coinvolto i due calciatori. Sono volati i soliti insulti, ma mentre Balotelli li ha fatti uscire dall’altro orecchio, Totti li ha concentrati nell’inseguimento e relativa pedatona che tutti abbiamo visto, più volte e da più angolazioni. Insulti in diretta, calcione reale... scuse virtuali sul solito blog! Ed ecco la maglietta del «pupone» indossata da tutti (anche dalla consorte e dai figli) in difesa non si sa di cosa. Come se il «calciato» del mercoledì sera fosse stato lui, Totti. Ecco Caino diventato Abele, osannato come vittima sacrificale e incensato come il vendicatore solitario dell’insulto rivolto ad un’intera città. Un rito liberatorio, insomma... I bambini hanno imparato così dal mondo dei grandi che, se il tuo compagno di classe insulta te, la tua mamma e la tua famiglia, tu hai il permesso di inseguirlo e picchiarlo a sangue. Ti arriverà la sospensione del preside della scuola, ma, in compenso, tutta la classe ti sosterrà con cori e pacche sulla spalla, perché hai avuto il coraggio di comportarti da leone in un mondo di pecore. Chiedere scusa? Sì, aumenta la reputazione di leader. Meglio farlo sul web, però. Prima che ti convinca che hai fatto qualcosa di veramente sbagliato... Non chiamiamola informazione... C hi ha un po’ di memoria ricorda certamente la vicenda che prese avvio nel 2003 a Brescia nella scuola materna comunale “Sorelli”. Dodici persone vennero indagate perché - secondo l’accusa - avevano usato violenza a 23 bambini facendoli oggetto di abusi dentro e fuori la scuola al fine di produrre foto e video di natura pedopornografica. Dodici gli indagati, tra cui tre preti. E due maestre finirono in carcere in isolamento per un anno. Poi, per due preti e due bidelli le accuse vennero archiviate. Gli altri otto andarono a processo. Titoli inquietanti: “Asilo degli orrori”, “Preti alla gogna nella cattolica Brescia”.... Non mancò chi, ben prima che i giudici si pronunciassero, così si espresse: “Il tutto va inquadrato tra gli abusi ritualistici di stampo satanico, gli elementi ci sono tutti: escrementi, torture, croci, religiosi deviati…”. Una città, Brescia, spaccata in due: innocentisti e colpevolisti. Le accuse, per il semplice fatto di essere state avanzate, avevano “segnato” in modo indelebile le persone coinvolte. Inizia il lento cammino della giustizia. Entrano in scena psicologi e medici. Sin dal verdetto di primo grado, nel 2007, e poi nella sentenza di appello, nel 2009, gli imputati vengono assolti. Il 6 maggio 2010 è la Cassazione ad assolvere tutti, confermando ciò che avevano stabilito i giudici in primo grado e poi in secondo grado: tutti innocenti, assolti perché il fatto non sussiste. * * * Ritengo che almeno siano tre le considerazioni da fare. La prima: la facilità e la indelebilità - purtroppo - dei sospetti. Sarebbe utile ed interessante andare a leggere le pagine dei quotidiani di allora (e dei quotidiani che “contano”): sospetti avanzati, interrogativi apparenti, ricostruzioni dei “fatti” elaborate come premesse per giudizi già emessi. Il tutto, ovviamente, in nome del diritto all’informazione, del dovere di raccontare i “fatti”. Ecco, sarebbe giunto il momento di smantellare - una volta per tutte - la mitologia di un certo giornalismo che racconterebbe i “fatti”. Quali “fatti” sarebbero stati raccontati se - alla fine - i “fatti” non sono stati “fatti”? Con il paradosso: si diceva di raccontare “fatti” che, in realtà, non erano stati “fatti”; ma, raccontan- do “fatti” non “fatti”, si sono creati dei “fatti”: si sono additati alla opinione pubblica dei presunti molestatori. E questa invenzione è diventata realtà che difficilmente verrà cancellata dalla mente di tante persone. La seconda: per tre volte la giustizia ha detto, nelle diverse sedi, che gli imputati erano innocenti. C’è un qualcosa di anomalo e sconvolgente in tutto questo. Come può accadere che in tre contesti diversi si possano leggere i “fatti” (quali “fatti”?) in modo diametralmente opposto? E che dire degli esperti - psicologi e medici chiamati ad offrire la loro competenza e che prima hanno “accertato” abusi e poi hanno riveduto le loro posizioni? Il tutto in un periodo di sette anni. La terza: è mai possibile che per “fatti” non accaduti due maestre siano rimaste in carcere - e in isolamento - per un anno, e poi agli arresti domiciliari? Maestre con trent’anni di carriera appassionata. Tutto distrutto, e per sempre. FUORI dal CORO * * * Mi sarei atteso che l’Ordine dei giornalisti - sempre pronto ad intervenire quando qualche intoccabile viene sfiorato dall’informazione - avesse avuto il buon senso di prendere posizione su di un certo modo di fare cronaca. Silenzio. Ho cercato con attenzione la notizia nei giornali che allora avevano creato pagine intere con “fatti” mai stati “fatti”: poche righe per registrare la sentenza della Cassazione. Non una rilettura critica. Silenzio. Mi sarei aspettato solidarietà dal mondo della scuola: silenzio! Mi sono chiesto: chi risarcirà queste persone per sette anni di vita (resa “non vita”) vissuti sotto l’incubo di “fatti” inesistenti? Sembra di vivere in un mondo alla rovescia: ti sospettano colpevole, ti dichiarano innocente, ti rovinano la vita. E tu che fai? Neppure ti danno spazio per gridare la tua innocenza. Ma che informazione è mai questa? ARCANGELO BAGNI PAVIA: A S. PIETRO IN CIEL D’ORO IL VESCOVO CONCLUDE IL “CAMMINO DI S. AGOSTINO” Oltre un centinaio di pellegrini provenienti dalla Lombardia sono attesi a Pavia sabato 15 maggio per la tappa conclusiva del “Cammino di sant’Agostino” un percorso di pellegrinaggio attraverso le cinque provincie lombarde di Como, Lecco, Monza e Brianza, Milano, Pavia. Il raduno, organizzato dal Lions Club Pavia Regisole, è fissato per le ore 14 nella basilica di san Pietro in Ciel d’Oro dove il vescovo di Pavia monsignor Giovanni Giudici, il presidente della Provincia Vittorio Poma, il sindaco Alessandro Cattaneo e il priore della comunità agostiniana di san Pietro in Ciel d’Oro, padre Giustino Casciano, saluteranno i presenti. Per l’occasione i Musei civici di Pavia, impegnati nell’organizzazione della Notte dei Musei, organizzano un percorso guidato per conoscere i reperti conservati provenienti dalla basilica agostiniana. L’itinerario “Sulle tracce di sant’Agostino”, spiega la direttrice dei musei Susanna Zatti, “parte dal dipinto” del Santo “proveniente da san Pietro in Ciel d’Oro per camminare nella sezione altomedievale e romanica del museo alla riscoperta di pezzi scultorei e architettonici che vengono proprio dalla basilica”. Nel corso della serata “verranno letti brani che riguardano” il vescovo di Ippona. P A G I N A 6 SOCIETÀ EUROP A EUROPA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 IL «DOMINO» DI EUROLANDIA IL GIOCO PERICOLOSO PARTITO DALLA GRECIA I l domino è un gioco che per sua natura non si ferma. Secondo l’abilità e/o la fortuna dei giocatori, finisce quando tutte le tessere sono a terra, o comunque quando lo sono la maggior parte. Per poi, volendo, ricominciare con la certezza che tempo e impegno per rimetterle in piedi sono molto maggiori dei pochi istanti necessari per la loro caduta. Per alcuni, non certo da oggi, domino è anche il gioco speculativo che fa crollare economie pericolanti, gonfiare e sgonfiare le borse, fallire e risorgere imprese grandi e medie. Più che un gioco, un lavoro, che garantisce guadagni (e perdite) enormi via telematica. Negli ultimi mesi assistiamo a quella che ha tutta l’aria di essere una grande partita di domino con le economie europee al posto delle tessere, con al centro i Paesi senza tradizione industriale e con in palio la testa dell’Euro. La Grecia annaspa per sopravvivere con un salvagente firmato Fondo monetario internazionale sulla cui tenuta nessuno scommette. Il Portogallo la segue a breve distanza, e le voci circa la situazione analoga di Spagna, Italia e Regno Unito stanno aumentando di volume e plausibilità. Intendiamoci: il domino - per quanto speculativo e scorretto sia - non si imbastisce su economie sane. La Repubblica greca da circa vent’anni presenta a Bruxelles bilanci maquillage per buona pace del Patto di Stabilità e della virtuosità della moneta unica. “Furbi” da un lato, ma “furbi” anche dall’altro se si pensa che l’Unione europea (Commissione, Consiglio, Banca cen- trale) ha sempre preso per buoni i dati ellenici. Triste è rendersi conto che nessuno ha mai pensato che il domino silenzioso che oggi è in prima pagina colpisce milioni di persone che vivono e lavorano onestamente e che ora (sic!) sono chiamate a pagare colpe altrui sulle quali ovviamente gli speculatori si buttano a pesce. Punire i responsabili politici e bancari della bancarotta sarebbe opportuno oltre che giusto, ma è politicamente realistico? Una raddrizzata si impone, ma attenzione a “farla pagare” a chi sopravvive con 1.200 euro al mese vedendo a destra e a sinistra sprechi, illegalità e ostentazioni di ricchezza di dubbia provenienza. E attenzione a concentrarsi solo sul recupero del debito senza porre basi salde per politiche di sviluppo. Il domino, dicevamo, si annuncia in espansione. Portogallo e Spagna non sono da meno della Grecia: certo, hanno un servizio pubblico più efficiente, ma le bolle borsistiche e le sovraesposizioni debitorie delle banche sono un dato di fatto. Un sentimento umano di solidarietà impone preoccupazione per la sorte di milioni e milioni di famiglie. Ma vi è un altro elemento da prendere in considerazione. La zona dell’Euro annovera tuttora tra i propri principi fondamentali la protezione delle economie che vi partecipano dagli attacchi esterni: per la stabilità finanziaria e la tenuta economica. Così è stato fino ad oggi, con discreto successo malgrado l’aumento dei prezzi non sia stato mai accompagnato da un aumento corrispondente del potere d’acquisto. Ora però gli attacchi speculativi ai Paesi euro sono eclatanti, aperti… e vengono in gran parte dall’interno di Eurolandia. Un domino impazzito, senza capo e senza coda. Oppure qualcos’altro? Ed ora che le tessere potrebbero crollare anche nella parte occidentale del Mediterraneo, o addirittura anche oltremanica, cosa dobbiamo attenderci? Risposte non facili. Facile è però individuare le vere vittime di tutto questo: l’onestà e la dignità di chi è estraneo ai giochi ma ne paga le conseguenze. La maggioranza dei cittadini. Nel sessantesimo anniversario della Dichiarazione Schuman è a loro che dobbiamo pensare, che devono pensare governanti, finanzieri ed economisti: le statistiche non hanno famiglia, le persone sì. GIAN ANDREA P.GARANCINI I l fine settimana del 7-9 maggio 2010 entrerà nella storia dell’Unione europea. Prima i capi di Stato e di Governo, poi i governatori delle Banche centrali, infine i ministri dell’Economia e delle Finanze hanno dato vita ad una successione ininterrotta di vertici per decidere in poche ore come rispondere alla più seria minaccia che sia mai stata portata alla stabilità dell’Euro e alla prosperità economica dell’Europa. La decisione della Commissione europea di creare un fondo pari a 60 miliardi di euro per garantire prestiti ai Paesi in difficoltà, accompagnato dalla previsione di mettere in campo fino a 440 miliardi di euro da parte dei singoli Paesi sotto forma di prestiti bilaterali, dovrebbe mettere calma sui mercati, almeno per un po’. Se a questo si aggiunge che la Banca centrale europea si è dichiarata pronta ad acquistare sul mercato secondario i titoli dei Paesi sotto attacco, sterilizzando gli effetti di questi acquisti per mantenere invariata la quantità di moneta in circolazione e quindi l’inflazione, si capisce che siamo di fronte ad una batteria di strumenti difensivi, di fronte ai quali la speculazione non può che battere in ritirata. Tuttavia è chiaro a tutti che vincere una battaglia non signi- Chiese europee Germania - Spagna Germania: appello contro lo sfruttamento sessuale Il presidente della Commissione della Conferenza episcopale tedesca (Dbk) per la Chiesa universale, mons. Ludwig Schick, ha rivolto un appello contro il turismo sessuale e la prostituzione forzata in Sud Africa in occasione dei prossimi mondiali di calcio (11 giugno - 11 luglio). “Trafficanti di persone senza scrupoli vogliono sfruttare i mondiali per fare il loro sporco lavoro e trarre più profitto”, ha detto mons. Schick a Bamberg. “La prostituzione rende schiave le donne africane, le strappa alle loro famiglie e tribù, degradandole spesso per tutta la vita”. Il vescovo ha auspicato che non solo la Lega calcio tedesca (Dfb) ma anche il settore del turismo diano un segno chiaro “contro la prostituzione e il commercio umano”, facendo riferimento ad un’iniziativa analoga promossa dalla Chiesa del Sud Africa, con un documento che verrà diffuso, domani, 8 maggio, dal cardinale di Durban, Wilfried Fox Napier. Spagna: i nove santi patroni della Gmg San Isidro Labrador, Santa Maria de la Cabeza, San Giovanni della Croce, San Juan de Ávila, Santa Teresa d’Avila, Santa Rosa da Lima, Sant’Ignazio di Loyola, San Rafael Arnaiz e San Francesco Saverio: sono questi i santi patroni scelti per la Giornata mondiale della Gioventù (Gmg) che si svolgerà a Madrid dal 16 al 21 agosto 2011. È quanto riferisce il sito ufficiale della G m g spagnola (www.madrid11.com) che riporta anche la notizia che la Santa Sede ha confermato piazza Cibeles e l’aeroporto Cuatros Vientos come due dei luoghi di svolgimento degli eventi della Gmg. I patroni scelti per la Giornata di Madrid sono legati alla tradizione della Chiesa spagnola come san Isidro Labrador che è il patrono di Madrid, san Giovanni della Croce il fondatore dei carmelitani scalzi, santa Teresa d’Avila fino al giovane san Rafael Arnaiz, canonizzato l’11 ottobre 2009 da Benedetto XVI. Circa i luoghi confermati, piazza Cibeles è tra i più significativi di Madrid ed è qui che il 18 agosto i giovani riceveranno il Papa ed è in questa zona che il giorno seguente si svolgerà la Via Crucis. L’aeroporto di Cuatros Vientos si trova a 8 km dal centro città ed è stato scelto, grazie al suo perimetro di 10 km, come sede della veglia del sabato 20 agosto e della messa della domenica. La base aerea ospitò l’incontro (3 maggio) di Giovanni Paolo II con i giovani spagnoli durante il suo viaggio apostolico del 2003. EUROPA E CRISI CHE COSA CI ASPETTA? fica vincere la guerra. Il cammino che l’Europa e i singoli Paesi che la compongono devono fare è molto lungo e si preannuncia anche molto difficile. Quella che è iniziata nell’agosto 2007 ed è deflagrata un anno dopo, con il fallimento di Lehman Brothers, non è una crisi come tutte le altre. Nulla sarà come prima. Gli aggiustamenti che tutti saremo chiamati a fare saranno dolorosi. Non c’è Paese al mondo che oggi può dirsi escluso da questa necessità, per quanto la propaganda interna possa indurre ancora comportamenti strategici di corto respiro, come quello – tanto per citare l’ultimo – te- nuto dalla Gran Bretagna durante le scorse ore, con il rifiuto di partecipare al salvataggio dei Paesi in difficoltà. Dunque, cosa ci aspetta ora? Nel brevissimo termine sicuramente avremo una riforma del Patto di stabilità, le cui contraddizioni hanno permesso alla speculazione di trovare nell’Euro una facile preda. Infatti, avendo creato un’Unione monetaria senza unire le politiche fiscali, i Paesi di Eurolandia hanno offerto il fianco alla speculazione, non appena è diventato evidente che i soci più deboli avessero un problema di solvibilità. Abbiamo bisogno di un Patto di sta- bilità che non guardi soltanto all’andamento delle finanze pubbliche ma anche all’indebitamento del settore privato e alla posizione debitoria complessiva con l’estero, cioè alla competitività dei singoli Paesi. La considerazione complessiva da parte dei mercati di questi tre fattori spiega perché la Grecia è stata punita e Spagna e Portogallo minacciati, mentre altri non sono stati toccati. Guardando solo alla situazione dei conti pubblici, l’Italia per il debito, il Regno Unito, l’Irlanda e la stessa Francia per il deficit sarebbero state sotto attacco. Questo non è avvenuto perché in questi casi il risparmio privato ha garantito un’adeguata copertura all’indebitamento pubblico e la posizione competitiva di questi Paesi non è apparsa così drammatica, come quella di Grecia, Spagna e Portogallo. Tuttavia, il fatto che come Italia non siamo messi così male, non ci esenta da ogni rischio. Il nostro debito pubblico elevato va aggredito alla radice, per evitare che situazioni come queste possano demolire in un baleno anni di progresso economico. Per farlo, non basta agire sul fronte delle finanze pubbliche, che pure devono garantire un adeguato alto livello di avanzo primario, cioè differenza tra entrate e uscite dello Stato. Bisogna soprattutto far sì che l’economia ricominci a crescere ad un livello consono alle nostre possibilità. Abbiamo bisogno di riforme serie e profonde, molte delle quali non costose in termini economici ma non facili per i tornaconti elettorali dei partiti: liberalizzazioni delle professioni, dei servizi pubblici locali, incentivazione del merito nella Pubblica Amministrazione, riforma della giustizia civile, una regolamentazione dei mercati più moderna che si accompagni all’uscita della politica da tutte le attività di mercato. Come si vede, si tratta di una rivoluzione, innanzitutto culturale. Senza di questa, l’Italia non diventerà un Paese normale ma rimarrà il malato cronico d’Europa, troppo grande per essere salvato da chiunque e quindi destinato a soccombere al primo raffreddore serio. NICO CURCI economista CHIESA P A G I N A 7 CHIESA LOCALE ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 AGENDA IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI VESCOVO Sacerdoti nell’era digitale del GIOVEDÌ 13 A Como, al mattino, in Vescovado, Consiglio Episcopale; nel pomeriggio, udienze e colloqui personali; a Como, alle ore 21.00, in Duomo, pontificale per la festa della dedicazione della Cattedrale. VENERDÌ 14 SABATO 15 Visita pastorale alla zona Lario: Torno, Zelbio e Veleso. SABATO 15 Al mattino pellegrinaggio diocesano a Caravaggio con l’Unitalsi. LUNEDÌ 17 A Como, al mattino, presso il monastero della Visitazione, elezione della madre superiora; al mattino, in Vescovado, Consiglio Affari Economici; nel pomeriggio udienze e colloqui personali; in serata: Commissione per il diaconato permanente. MERCOLEDÌ 19 A Como, al mattino, Collegio dei Consultori; nel pomeriggio udienze e colloqui personali. GIOVEDÌ 20 A Como, al mattino, Consiglio Episcopale; nel pomeriggio, incontro con i sacerdoti delle classi di ordinazione 1957 e 1958. DOMENICA 23 A Como, alle ore 10.30, pontificale nella solennità di Pentecoste e amministrazione del Sacramento della Confermazione a un gruppo di adulti; a ComoSant’Agata, alle ore 16.30, amministrazione del Sacramento della Confermazione. SUL PROSSIMO NUMERO UNA SINTESI DELL’INCONTRO DEI VICARI FORANEI DEL 10-11 MAGGIO C ari fratelli e sorelle, il tema della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali – “Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola” –, si inserisce felicemente nel cammino dell’Anno sacerdotale, e pone in primo piano la riflessione su un ambito pastorale vasto e delicato come quello della comunicazione e del mondo digitale, nel quale vengono offerte al Sacerdote nuove possibilità di esercitare il proprio servizio alla Parola e della Parola. I moderni mezzi di comunicazione sono entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali le comunità ecclesiali si esprimono, entrando in contatto con il proprio territorio ed instaurando, molto spesso, forme di dialogo a più vasto raggio, ma la loro recente e pervasiva diffusione e il loro notevole influsso ne rendono sempre più importante ed utile l’uso nel ministero sacerdotale. Compito primario del Sacerdote è quello di annunciare Cristo, la Parola di Dio fatta carne, e comunicare la multiforme grazia divina apportatrice di salvezza mediante i Sacramenti. Convocata dalla Parola, la Chiesa si pone come segno e strumento della comunione che Dio realizza con l’uomo e che ogni Sacerdote è chiamato a edifica- CONVEGNO EUCARISTICO DIOCESANO Sabato 15 maggio, presso l’Istituto Canossiane di via Balestra 10, a Como, si svolge il convegno del Movimento Eucaristico Diocesano. Il programma prevede: ore 15.30: Santo Rosario; ore 16.00: Santa Messa; ore 17.00: adorazione; ore 18.15: assemblea; ore 19.30: cena presso il ristorante “Le Caverne” (quota euro 25,00 bevande incluse). Tutti sono invitati, particolarmente i Crociati Eucari-stici (chi desidera può portare la divisa). È gradita la presenza di parenti e amici. Per la cena telefonare a Ferdinando Marchini allo 031-304667. SALESIANI COOPERATORI Giovedì 3 giugno è in calendario il pellegrinaggio al Santuario di Gallivaggio (So). Il programma prevede la partenza alle ore 8.00 dal Salesianum di Tavernola (fermate alle ore 8.10 presso la parrocchia di Tavernola e alle ore 8.30 presso i portici Plinio di Como); alle ore 11.00: Santa Messa al Santuario di Gallivaggio; ore 12.30: pranzo; nel pomeriggio: visita di Chiavenna. Animerà il Pellegrinaggio il salesiano don Antonio Simeon nel suo 15° anniversario di ordinazione sacerdotale. Quota di partecipazione: euro 40,00 (tutto compreso; all’atto della prenotazione si chiede un acconto di euro 20,00). Per le iscrizioni contattare Antonio Cocco, al numero di telefono 031-530285 (ore pasti). re in Lui e con Lui. Sta qui l’altissima dignità e bellezza della missione sacerdotale, in cui viene ad attuarsi in maniera privilegiata quanto afferma l’apostolo Paolo: “Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso… Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati?” (Rm 10,11.13-15). Per dare risposte adeguate a queste domande all’interno dei grandi cambiamenti culturali, particolarmente avvertiti nel mondo giovanile, le vie di comunicazione aperte dalle conquiste tecnologiche sono ormai uno strumento indispensabile. Infatti, il mondo digitale, ponendo a disposizione mezzi che consentono una capacità di espressione pressoché illimitata, apre notevoli prospettive e attualizzazioni all’esortazione paolina: “Guai a me se non annuncio il Vangelo!” (1Cor 9,16). Con la loro diffusione, pertanto, la responsabilità dell’annuncio non solo aumenta, ma si fa più impellente e reclama un impegno più motivato ed efficace. Al riguardo, il Sacerdote viene a trovarsi come all’inizio di una “storia nuova”, perché, quanto più le moderne tecnologie creeranno relazioni sempre più intense e il mondo digitale amplierà i suoi confini, tanto più egli sarà chiamato a occuparsene pastoralmente, moltiplicando il proprio impegno, per porre i media al servizio della Parola. Tuttavia, la diffusa multimedialità e la variegata “tastiera di funzioni” della medesima comunicazione possono comportare il rischio di un’utilizzazione dettata principalmente dalla mera esigenza di rendersi presente, e di considerare erroneamente il web solo come uno spazio da occupare. Ai Presbiteri, invece, è richiesta la capacità di essere presenti nel mondo digitale nella costante fedeltà al messaggio evangelico, per esercitare il proprio ruolo di anima- tori di comunità che si esprimono ormai, sempre più spesso, attraverso le tante “voci” scaturite dal mondo digitale, ed annunciare il Vangelo avvalendosi, accanto agli strumenti tradizionali, dell’apporto di quella nuova generazione di audiovisivi (foto, video, animazioni, blog, siti web), che rappresentano inedite occasioni di dialogo e utili mezzi anche per l’evangelizzazione e la catechesi. Attraverso i moderni mezzi di comunicazione, il Sacerdote potrà far conoscere la vita della Chiesa e aiutare gli uomini di oggi a scoprire il volto di Cristo, coniugando l’uso opportuno e competente di tali strumenti, acquisito anche nel periodo di formazione, con una solida preparazione teologica e una spiccata spiritualità sacerdotale, alimentata dal continuo colloquio con il Signore. Più che la mano dell’operatore dei media, il Presbitero nell’impatto con il mondo digitale deve far trasparire il suo cuore di consacrato, per dare un’anima non solo al proprio impegno pastorale, ma anche all’ininterrotto flusso comunicativo della “rete”. Anche nel mondo digitale deve emergere che l’attenzione amorevole di Dio in Cristo per noi non è una cosa del passato e neppure una teoria erudita, ma una realtà del tutto concreta e attuale. La pastorale nel mondo digitale, infatti, deve poter mostrare agli uomini del nostro tempo, e all’umanità smarrita di oggi, che “Dio è vicino; che in Cristo tutti ci apparteniamo a vicenda” (Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana per la presentazione degli auguri natalizi: L’Osservatore Romano, 21-22 dicembre 2009, p. 6). Chi meglio di un uomo di Dio può sviluppare e mettere in pratica, attraverso le proprie competenze nell’ambito dei nuovi mezzi digitali, una pastorale che renda vivo e attuale Dio nella realtà di oggi e presenti la sapienza religiosa del passato come ricchezza cui attingere per vivere degnamente l’oggi e costruire adeguatamente il futuro? Compito di chi, da consacrato, opera nei media è quello di spianare la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l’attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo nostro tempo “digitale” i segni necessari per riconoscere il Signore; donando l’opportunità di educarsi all’attesa e alla speranza e di accostarsi alla Parola di Dio, che salva e favorisce lo sviluppo umano integrale. Questa potrà così prendere il largo tra gli innumerevoli crocevia creati dal fitto intreccio delle autostrade che solcano il cyberspazio e affermare il diritto di cittadinanza di Dio in ogni epoca, affinché, attraverso le nuove forme di comunicazione, Egli possa avanzare lungo le vie delle città e fermarsi davanti alle soglie delle case e dei cuori per dire ancora: “Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). Nel Messaggio dello scorso anno ho incoraggiato i responsabili dei processi comunicativi a promuovere una cultura di rispetto per la dignità e il valore della persona umana. E’ questa una delle strade nelle quali la Chiesa è chiamata ad esercitare una “diaconia della cultura” nell’odierno “continente digitale”. Con il Vangelo nelle mani e nel cuore, occorre ribadire che è tempo anche di continuare a preparare cammini che conducono alla Parola di Dio, senza trascurare di dedicare un’attenzione particolare a chi si trova nella condizione di ricerca, anzi procurando di tenerla desta come primo passo dell’evangelizzazione. Una pastorale nel mondo digitale, infatti, è chiamata a tener conto anche di quanti non credono, sono sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche, dal momento che i nuovi mezzi consentono di entrare in contatto con credenti di ogni religione, con non credenti e persone di ogni cultura. Come il profeta Isaia arrivò a immaginare una casa di preghiera per tutti i popoli (cfr Is 56,7), è forse possibile ipotizzare che il web possa fare spazio - come il “cortile dei gentili” del Tempio di Gerusalemme - anche a coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto? Lo sviluppo delle nuove tecnologie e, nella sua dimensione complessiva, tutto il mondo digitale rappresentano una grande risorsa per l’umanità nel suo insieme e per l’uomo nella singolarità del suo essere e uno stimolo per il confronto e il dialogo. Ma essi si pongono, altresì, come una grande opportunità per i credenti. Nessuna strada, infatti, può e deve essere preclusa a chi, nel nome del Cristo risorto, si impegna a farsi sempre più prossimo all’uomo. I nuovi media, pertanto, offrono innanzitutto ai Presbiteri prospettive sempre nuove e pastoralmente sconfinate, che li sollecitano a valorizzare la dimensione universale della Chiesa, per una comunione vasta e concreta; ad essere testimoni, nel mondo d’oggi, della vita sempre nuova, generata dall’ascolto del Vangelo di Gesù, il Figlio eterno venuto fra noi per salvarci. Non bisogna dimenticare, però, che la fecondità del ministero sacerdotale deriva innanzitutto dal Cristo incontrato e ascoltato nella preghiera; annunciato con la predicazione e la testimonianza della vita; conosciuto, amato e celebrato nei Sacramenti, soprattutto della Santissima Eucaristia e della Riconciliazione. A voi, carissimi Sacerdoti, rinnovo l’invito a cogliere con saggezza le singolari opportunità offerte dalla moderna comunicazione. Il Signore vi renda annunciatori appassionati della buona novella anche nella nuova “agorà” posta in essere dagli attuali mezzi di comunicazione. Con tali voti, invoco su di voi la protezione della Madre di Dio e del Santo Curato d’Ars e con affetto imparto a ciascuno la Benedizione Apostolica. P A G I N A 8 PELLEGRINAGGI SINDONE2010 IL SETTIMANALE DELLA DIO2CESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 L’OMELIA DEL VESCOVO DIEGO MARTEDÌ 4 MAGGIO 2010 Foto FotoR.R. R.R. Nella Sindone la certezza dell’amore di Dio M artedì 4 maggio oltre mille fedeli della diocesi di Como hanno partecipato al pellegrinaggio alla Sindone guidati dal vescovo monsignor Diego Coletti. Qui di seguito riportiamo l’omelia pronunciata durante la concelebrazione eucaristica nella chiesa di Maria Ausiliatrice. «Tutti noi, chi più chi meno, siamo partiti dalle nostre case, dai nostri paesi, con un po’ di turbamento nel cuore. Ne abbiamo motivi abbondanti: turbamenti personali, familiari, sociali… Quanto è turbato il nostro cuore! Siamo venuti qui per un incontro rinnovato con il Signore e, nel Vangelo di Giovanni che abbiamo appena ascoltato, ci sentiamo dire: “non sia turbato il vostro cuore”. Questa non è un’iniezione di morfina… La religione cristiana non è oppio dei popoli… Qual è, dunque, la pace capace di farci guarire dai nostri turbamenti? Dalla nostre paure? È quella pace che ci viene dall’atto di fede, che gli apostoli Paolo e Barnaba hanno cercato di confermare, rinsaldare, rianimare nel cuore dei primi cristiani di questi paesi sparsi all’interno dell’Anatolia: Listra, Iconio, Antiochia, Pisidia e Perge… Nomi che non ci dicono nulla e che però dovremmo riuscire a riconoscere come fratelli e sorelle in questa volontà di uscire dal turbamento per trovarci di fronte al turbamento di Dio trasformato in memoria. Perché questo è il punto: “Passione di Cristo, Passione dell’Uomo” – “Passio Christi. Passio Hominis”. Le due Passioni non sono parallele. L’una è medicina dell’altra. Gesù nell’ora decisiva della sua vita si sente dire «Salva te stesso! Rifiuta il calice! Non obbedire al Padre!». E come risponde Gesù? «Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre». Siamo venuti qui per questo, fratelli e sorelle. Siamo venuti qui, ancora una volta, di fronte a questa preziosa reliquia che Dio ha donato alla sua Chiesa, per avere la certezza, rianimata e rinsaldata nel nostro cuore, dell’obbedienza amorosa di Gesù per il Padre. «Bisogna che il mondo sappia, che io amo il Padre e che io faccio quello che il Padre mi ha comandato». Il comando del Padre, la missione che il Padre, nella forza dello Spirito Santo, consegna al Figlio suo unigenito, al Verbo Incarnato, al nostro Salvatore, è questa: «fa’ in modo che gli uomini possano vedere quanto io li ami». E come poteva Gesù far vedere come Dio ci ama in una storia domina- Foto Pozzi ta dal peccato, dall’ingratitudine, dalla violenza, dall’ingiustizia, dall’egoismo? Se non accettando di far precipitare su di sé tutto il male del mondo e trasformarlo in un definitivo e supremo atto di amore? Fissando il nostro sguardo sulla Sindone abbiamo visto i segni di questa obbedienza di Gesù, perché il mondo, quel mondo che noi siamo oggi, sappia «che io amo il Padre». Ma la cosa ancora più sorprendente è questa: noi non siamo davanti a uno spettacolo, che può anche commuovere, intenerire il nostro cuore, togliere qualche turbamento – o per lo meno lenirlo –… Non ci si ferma lì. Perché il mondo deve sapere che Gesù ama il Padre perché questo stesso amore – di Gesù per il Padre e del Padre per Gesù – è riversato nei nostri cuori attraverso lo Spirito Santo che ci è dato. Non siamo spettatori della Passione del Signore. Dalla Passione del Signore noi siamo affidati al suo gratuito amore per l’impresa che dobbiamo compiere (così è scritto nella Prima Lettura che abbiamo appena ascoltato dagli Atti degli Apostoli). E questa impresa è nata dentro il grembo fecondo e materno di una Chiesa. Quella Chiesa di Antiochia sull’Oronte, nella quale per la prima volta i discepoli di Gesù vennero chiamati cristiani, che dopo aver digiunato e pregato riceve il dono dello Spirito Santo per poter mandare Paolo e Barnaba. La voce di Dio dice: metteteli da parte, Paolo e Barnaba, per l’impresa che affido loro. E qual è questa impresa, se non percorrere le strade del mondo per dire agli uomini che vale la pena superare qualsiasi turbamento, vivere qualsiasi tribolazione per entrare nella logica del Regno di Dio? E la logica del Regno di Dio è la logica dell’amore gratuito del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo per ciascuno di noi! Anche se non ce lo meritiamo. Questo pensiero deve attraversare la nostra mente e il nostro cuore se, chiudendo gli occhi, vediamo ancora davanti a noi il Sacro Lino e, impresse misteriosamente ma realmente, le ferite e i segni della Passione del Signore. Quell’amore è stato versato nei nostri cuori. Io sono venuto perché il mio amore sia in loro e io in loro, dice Gesù ai suoi amici nella sera del giovedì santo, perché anch’essi siano, nelle strade del mondo, testimoni di questo valore assolutamente divino, che è l’unico capace di redimere, liberare, salvare l’esistenza dell’uomo. Viene il principe di questo mondo. E se io vi lascio la pace – dice Gesù – non ve la lascio come la da’ il mondo, che parla tanto e non la costruisce mai, perché cerca di costruirla sull’incontro di miserevoli interessi. Solo l’amore senza condizioni. Solo il dono incondizionato di sé fonda sulla roc- cia i propositi di riconciliazione, di pace e di amore: vi do la pace, la mia pace, non come ve la da il mondo… Allora, se Gesù è andato a prepararci il posto, noi continuiamo fermamente a sperare che questo posto sia con Lui, alla destra del Padre… Questo posto è oggi, per voi e per me, è, insieme a Lui, sulla Croce. Sulla Croce dei nostri piccoli guai, delle nostre piccole difficoltà e preoccupazioni, sofferenze di ogni giorno, purché siano portati, questi pesi, secondo la logica della volontà del Padre. Perché il mondo sappia che dentro di noi, senza alcun nostro merito, lo Spirito Santo fa abitare l’amore di Cristo, rivelatore dell’amore del Padre, capace di cambiare e di redimere il corso della storia». testi a cura di ENRICA LATTANZI RIFLESSIONI DEL VESCOVO DIEGO DOPO L’INCONTRO CON LA SINDONE Quali sono le impressioni che coglie a bilancio dell’incontro con la Sindone? «È stato un incontro personale e comunitario con una presenza che non abbiamo lasciato a Torino, ma che ci accompagna e ci dona speranza, perché se siamo amati così, non abbiamo nulla da temere… Abbiamo vissuto un’esperienza spirituale profonda, intrisa di commozione e partecipazione, con la sensazione, di fronte alla “stoffa” della Sindone, di aver toccato con mano quello che tante volte abbiamo letto e meditato nel Vangelo. Ho visto gli sguardi fissi di chi comprende di essere davanti a una cosa misteriosa, una cosa talmente bella che non la si può mettere in tasca e dire “l’ho capita”… Perché c’è sempre da penetrarla nello stupore… L’occhio della fede, nella sofferenza di Gesù crocifisso, vede la vittoria decisiva dell’amore, del dono di sé senza condizioni. Siamo rientrati nella nostra vita quotidiana, dopo l’incontro con la Sindone, non più buoni o superficialmente consolati, ma responsabili di una testimonianza: perché anche attraverso le nostre povere vite, la gente venga a contatto con l’amore di Cristo». Cosa dice la Sindone all’uomo di oggi? «Dal punto di vista oggettivo è un dato di fatto che non si riesce a capire cosa sia successo in questo lino… È successo qualcosa che sfugge alle nostre capacità di lettura e di spiegazione scientifica. La fede cristiana non è comunque legata alla prova provata dell’autenticità della Sindone. Per chi ha fede, questo è un elemento estremamente parlante, significativo, perché non c’è particolare delle quattro relazioni evangeliche della Passione che non trovi riscontro in questo “lenzuolo”. E quindi è piacevole, dal punto di vista della fede, contemplarla per sentirsi quasi chiamati, come dice san Giovanni, a toccare il mistero della vita che si è manifestato in Gesù». Sono giorni difficili per la Chiesa… «La contemporaneità di tanti problemi ecclesiali, che si sono presentati negli ultimi mesi, non cambia il fatto che questa icona è il segno di quanto sia profondo e drammatico il mistero del peccato e quanto siano tragiche o pesanti le sue conseguenze. Il Cristo vittima dell’ingratitudine, dell’ingiustizia e della violenza umana è la sintesi di tutte le vittime ed è il portatore di tutte le redenzioni e di tutte le salvezze. Il problema è serio e doloroso, ma non è una novità. Pensate agli apostoli: c’è chi l’ha tradito; e colui che era stato scelto a guida di tutti gli altri lo aveva rinnegato... Il fatto che il popolo di Dio accorra a questa Ostensione, anche di fronte alla costatazione della fragilità e del peccato, significa mettersi dalla parte di Gesù». La Sindone: un incontro fra volti… «Nella fede cristiana tutto passa attraverso la conoscenza personale con Gesù, la consuetudine con Lui, l’ascolto, la sequela, l’imitazione. Questo è essenziale nel cristianesimo. Ed è essenziale anche per l’uomo: finché non ci si guarda negli occhi, alcune cose che devono succedere non succederanno mai. Siamo una società che cerca il volto di Cristo e il volto del fratello. Però non lo sa. Le condizioni di vita ci inducono a essere sempre più estranei gli uni agli altri, sradicati, in mobilità, superficiali… Ma credo che stia anche aumentando una fame oggettiva di prossimità, di vicinanza, di condivisione, di fraternità. Anziché moltiplicare le cose da fare, gli impegni, i progetti, dovremmo riscoprire la bellezza dello stare insieme, del parlarci fra di noi di quello che ci sta a cuore, senza viverlo in solitudine, ma spendendo il tempo gli uni con gli altri». P A G I N A 9 CHIESA PELLEGRINAGGI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 VERSO LISIEUX/3 ALLA SCOPERTA DEGLI SCRITTI DI SANTA TERESINA D opo aver raccontato ad ampi tratti la vita di Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo vogliamo conoscere meglio la sua esperienza spirituale, approfondire la sua dottrina, accostarci un poco di più ai suoi scritti: 266 lettere, 54 poesie, 8 piccole operette teatrali e 21 preghiere, oltre ai tre manoscritti già citati. Ad onor del vero dobbiamo dire che dopo la morte della Santa, due delle sue sorelle, Paolina e Celina, hanno messo mano alla sua opera, manipolandone il contenuto, togliendo dai testi quanto loro appariva sconveniente ed aggiungendo – soprattutto nei “Derniers entretiens”, una raccolta delle ultime parole di Teresa – quanto sembrava loro utile trasmettere. Tuttavia, negli anni successivi al Concilio Vaticano II numerosi studi critici (A. Combes, G. Gennari, R. Laurentin e soprattutto J.F. Six) hanno saputo riportare alla luce, in una sorta di delicato restauro, il pensiero originale di Teresa. DIVENTARE SANTI «L’altro giorno ho letto delle parole che mi piacciono molto, non ricordo più il santo che le ha dette. Erano queste: “Non sono perfetto, ma voglio diventarlo”» (27 marzo 1888). Sono parole di sant’Agostino queste che affondano nel cuore della giovane Teresa mentre scrive al vescovo la domanda per essere accolta al Carmelo. Essere santa, diventarlo, sarà il desiderio che accompagnerà tutto il resto della sua vita, come un ritornello, un’idea centrale, il punto di forza sul quale costruirà la sua esistenza e la sua teologia. Tale desiderio può sembrarci piuttosto ardito, presuntuoso, forse irraggiungibile, talvolta distante per la nostra esperienza di peccatori. Così appariva anche al suo padre spirituale che cerca di discernere la verità delle parole di Teresa mettendo in luce una certa temerarietà. Per tutta risposta la giovane considera semplicemente che il comando della perfezione è contenuto nel Vangelo ed è lo stesso Gesù che invita ad essere perfetti come lo è il Padre nostro dei cieli (Mt 5,48). Riusciamo a raccogliere un primo frutto gustoso dell’insegnamento che ci viene dalla sua esperienza. Che cosa significa diventare santi, cosa vuol dire essere perfetti? E soprattutto, in che modo è possibile raggiungere la perfezione? Il secolo XIX può essere considerato, per la spiritualità cristiana, il secolo della grande ascesi. Gli scritti secenteschi di Francesco di Sales offrono il materiale per nutrire una devozione personale che spinge all’amore di Dio attraverso la progressiva liberazione interiore dal peccato, grazie ad una pratica sempre più intensa nella preghiera e nella partecipazione ai Sacramenti e ad un forte esercizio della virtù personale. Semplificando possiamo dire che la perfezione spirituale rischia di essere intesa soltanto come uno sforzo costante della buona volontà dell’uomo, una vigilanza perseverante della coscienza chiamata a dominare le proprie azioni nella padronanza di sé e nel tentativo di unificare passioni, istinti, desideri e sentimenti sotto l’unico comando dell’amore di Dio e del prossimo. Senza negare l’importanza dell’esercizio ascetico ne rileviamo una possibile deriva: considerare il cammino di santità come opera esclusiva dello sforzo dell’uomo, come il raggiungimento della perfezione fosse frutto sol- PELLEGRINAGGIO ECUMENICO Dal 18 al 20 giugno tanto di un percorso di autocostruzione o di autorealizzazione. Basti, per intanto, questa sottolineatura che ci serve ad indicare il contesto nel quale Teresa svilupperà la sua piccola via dell’infanzia spirituale smontando ogni tipo di religiosità fondata esclusivamente sulle grandi opere. Ci ritorneremo. Per ora vogliamo osservare come lo Spirito prepara il cuore di Teresa alle sue scoperte conducendola in una maturazione progressiva del suo desiderare. DESIDERARE «Dopo l’esilio della terra, [mio Dio] spero di venire a godervi nella patria, ma non voglio ammassare meriti per il cielo, voglio lavorare solo per vostro amore, con l’unico scopo di farvi piacere» (Preghiere, 9). Nel corso della sua crescita spirituale il desiderio di santità si mischia con il desiderio di incontrare Cristo e di stare con Dio. Talvolta accompagnato dalla nota meno matura dell’ansia di morire presto per vivere con Lui (9 gennaio 1889), si sviluppa – pur mantenendone le caratteristiche – fino all’abbandono fiducioso nel desiderio di aderire pienamente alla Sua volontà. Pochi mesi prima della morte, Teresa scriverà: «La sola cosa che desidero è di fare la volontà del buon Dio e confesso che se in cielo non potessi più lavorare per la sua gloria, preferirei l’esilio che la patria» (24 febbraio 1897). Indubbiamente il desiderio è uno dei motori dell’impegno cristiano e possiamo intuire come la vita di fede cambia radicalmente se la meta a cui tende coincide con l’unione con Dio e la conformazione a Cristo, alla sua sequela oppure con la costruzione di un’immagine di sé pulita e perfetta. Che cosa significa diventare santi? Teresa si scontra con la propria debolezza e comprende che il protagonista della vita cristiana è Dio a cui l’uomo può affidarsi in piena povertà. Soltanto così la vita di fede prende le caratteristiche dell’abbandono fiducioso ed integra le esigenze evangeliche dell’ascesi, mettere da parte se stessi per “lasciar fiorire Dio” nella propria vita. Allo stesso modo anche il desiderio di santità si colora di tinte particolari e diventa più vero e concreto, più incarnato: «Mio Dio! Trinità beata, desidero amarvi e farvi amare, lavorare per la glorificazione della santa Chiesa, salvando le anime che sono sulla terra e liberando quelle che sono nel purgatorio. Desidero compiere perfettamente la vostra volontà e arrivare al grado di gloria che mi avete preparato nel vostro regno. In una parola, desidero essere san- PELLEGRINAGGI DIOCESANI Tutte le informazioni sul sito www.diocesidicomo.it o telefonando il mercoledì mattina all’Ufficio diocesano pellegrinaggi allo 031-3312232 PELLEGRINAGGI MARIANI • Lourdes - Nevers (in pullman): lunedì 2 - domenica 8 agosto • Fatima 10-14 settembre • Lourdes con l’Unitalsi: sabato 9 - venerdì 15 ottobre (in treno) domenica 10 - giovedì 14 ottobre (in aereo) • Lourdes con l’Unitalsi (per i giovani): martedì 27 luglio - lunedì 2 agosto • Caravaggio con l’Unitalsi: sabato 15 maggio • Dongo con l’Unitalsi: Giornata dell’ammalato 25 settembre SANTUARI DI FRANCIA: DAL 20 AL 24 SETTEMBRE • Il programma prevede la partenza da Semogo (So) e tappe a La Salette, Dardilly, Ars, Nevers, Paray Le Monial, Cluny, Lione, Annecy (rientro a Semogo). Quota (a seconda dei partecipanti): da 570 a 605 euro. ta, ma sento la mia impotenza e vi domando, o mio Dio, di essere voi stesso la mia santità» (Preghiere, 9). Amare Dio e farlo amare, compiere in tutto la sua volontà, partecipare alla sua opera di salvezza a servizio dei fratelli… I grandi desideri di Teresa che si intrecciano con la sua povertà, diventano preghiera, rendimento di grazie, restituzione gioiosa e riconoscente di ciò che Dio stesso ha voluto donare a lei. «Non sono perfetto, ma voglio diventarlo» è l’inizio di una strada “dritta, corta e tutta nuova” che la nostra amica di Lisieux ci indicherà come via alla santità. a cura di don MICHELE GIANOLA DAL 3 AL 9 LUGLIO CON IL VESCOVO DIEGO A LISIEUX • Il 3 luglio, di buon mattino, partiremo alla volta di Nevers e in serata celebreremo la Messa presso l’urna che custodisce il corpo di Santa Bernadette, la veggente di Lourdes. • Il 4 luglio riprenderemo il nostro cammino alla volta di Chartres dove sosteremo per la visita alla cattedrale e per il pranzo. Proseguiremo verso il santuario di Nostra Signora di Montligeon dove celebreremo la Messa e da qui ci sposteremo ad Alençon. • Il 5 luglio saremo ad Alençon lungo la mattinata e nel primo pomeriggio. Potremo così visitare, riflettere e pregare sui luoghi di origine della famiglia Martin e dell’infanzia di Teresina. Nel tardo pomeriggio partiremo alla volta di Lisieux. • Il 6 luglio saremo a Lisieux, la meta del nostro pellegrinaggio per sostare sui luoghi della fanciullezza, della giovinezza e della vocazione di Teresina. Pregheremo nella basilica-santuario a Lei dedicata e nella cripta che custodisce le reliquie dei suoi genitori. • Il 7 luglio dopo aver celebrato la Messa continueremo il nostro cammino visitando Caen, Bayeux, Arromanche (la spiaggia dello sbarco) per giungere in serata a Mont Saint-Michel. • L’8 luglio dopo aver visitato Mont Saint Michel inizieremo il viaggio di ritorno puntando su Tours dove giungeremo in tarda mattinata per il pranzo e dove sosteremo sulla tomba di San Martino per celebrare i Vespri. In serata saremo a Clermont-Ferrand per pernottare. • Il 9 luglio da Clermont-Ferrand passeremo a Lione dove celebreremo la Messa presso il Santuario di Notre Dame de La Fourvière, a seguire il pranzo e il rientro. Iscrizioni al più presto o presso il proprio parroco o direttamente all’agenzia I viaggi di Oscar, via Pretorio 9, Como, telefono 031-304524. P A G I N A 10 CHIESA CHIESALOCALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 GIOVEDÌ 6 MAGGIO IN SEMINARIO 50° VALSECCHI mons. GIAN PAOLO - MITTA don GIACOMO jun. PEREGO don FEDERICO - MOIOLA don MARIO (festeggia l’anniversario anche BENZONI don SERGIO) La festa degli anniversari sacerdotali Nelle foto ricordo con il Vescovo i sacerdoti festeggiati la scorsa settimana (fotoservizio WILLIAM) 40° QUADRANTI don GIOVANNI - PASSERINI mons. ALDO - GARAVATTI don STEFANO - FOSSATI don ANTONIO (festeggiano l’anniversario anche GRANOLI don MARIO - NOTARI don GIUSEPPE) 70° CATTANEO mons. ANGIOLETTO (festeggia l’anniversario anche VALMAGGIA don DOMENICO) 25° PESSINA don MARCO - ROSSATTI don CLAUDIO - LUMINA don UMBERTO - MOLTENI don GIORGIO (festeggia l’anniversario anche DELLA VALLE don GIUSTO) 10° PEDRONI don LUIGI - ROSSI don MASSIMO - FASOLA don ALBERTO - TRABUCCHI don SIMONE - RE DIONIGI padre SIMONE 60° MALINVERNO mons. ENRICO (festeggiano l’anniversario anche BOTTA mons. ALESSANDRO - GIANA don MARIO - GIUDICE don GEREMIA) CHIESA CHIESALOCALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 ORDINATO IL 18 MAGGIO 1940 Mons. Angelo Cattaneo: 70 anni di sacerdozio A ssistente per quasi venticinque anni dell’Associazione Familiari del Clero, ha accompagnato instancabilmente e con profonda perspicacia umana e spirituale tanti familiari del clero. Ha coltivato in loro la gioia ed il valore del servizio ai sacerdoti con apprezzamento e stima per questa missione umile, silenziosa, nascosta, ma così meritoria davanti a Dio e alla Chiesa. La sua attenzione era rivolta con delicatezza ed entusiasmo perché i Familiari del Clero costituissero un appoggio d’incomparabile valore all’apostolato sacerdotale. Ben sapeva che il compito assegnato a queste umili persone non era facile, ma richiedeva una vita esemplarmente cristiana ed uno spirito di fede che facesse vedere sempre in una luce soprannaturale la persona del Sacerdote e la sublimità dei suoi compiti. Quanta saggezza e sapienza trasparivano dalle sue belle meditazioni negli incontri mensili, nelle giornate dei santi esercizi, nei vari pellegrinaggi e convegni! Seppure minato nella salute fisica riusciva a presenziare alle varie iniziative e sempre con il suo dire arguto e la sua familiare vicinan- za. Prete pieno di Spirito Santo e innamorato di Cristo; prete capace di tenerezza e di misericordia per tutte le sofferenze del mondo di oggi; prete sempre aggiornato, dal cuore grande; instancabile nel guidare e nel formare. L’Associazione è piena di gratitudine per il suo Assistente che tanto ha donato e ringrazia il Signore per aver dato ai “familiari del Clero” ed alla Chiesa un sacerdote di tale carisma e unanime prega perché il Signore riempia il cuore di monsignor Angelo dei doni di Grazia e di gioia per l’immenso bene compiuto in 70 anni di sacerdozio ed augura che una discreta salute gli permetta ancora di compiere quel bene che tanto desidera fare. Auguri! E veramente “ad multos annos”. Grazie don Angioletto. GELTRUDE MORCELLI L’Associazione “Familiari del clero” ricorda don Angioletto con queste due fotografie. In alto: con don Silverio Raschetti. Qui a fianco: agli Esercizi Spirituali predicati presso i Padri Saveriani di Tavernerio nel maggio 2001 Il settantesimo di sacerdozio di don Angioletto verrà ricordato in Cattedrale con la celebrazione della S. Messa domenica 16 maggio alle ore 10.30 P A G I N A 11 P A G I N A 12 CHIESA VISIT AP ASTORALE VISITAP APASTORALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 ZONA LARIO La Visita Pastorale è per il Vescovo anche l’occasione per incontrare le tante piccole comunità che costellano valli e montagne della nostra diocesi VELESO E ZELBIO Panormaica di Veleso La Chiesa di San Paolo a Zelbio S abato 15 maggio il Vescovo mons. Diego Coletti visiterà le comunità di Zelbio e di Veleso. Era previsto un ricco programma di tre giorni per una visita che era stata concordata insieme alla parrocchia di Nesso. Ma, a seguito del trasferimento dell’arciprete, don Sergio Bianchi, la visita a Zelbio e a Veleso è stata ridimensionata a due Sante Messe. Alle ore 15.00 verrà amministrata a Veleso la Prima Comunione e alle ore 17.00 la Cresima a bambini e ragazzi di Zelbio, Veleso ed Erno. Il programma poi prevede incontri informali con la gente delle Comunità e con me. Pensando all’incontro con il Vescovo, viene alla mia memoria il cammino di questi sei anni da me trascorsi qui. Dopo il decesso di don Mosé Pertusini, che è stato Parroco per 48 anni ininterrottamente di Zelbio e poi anche Amministratore parrocchiale di Veleso. Dopo l’interregno di don Oreste Salice, nominato Amministratore Parrocchiale di entrambe, coadiuvato da Don Davide Galante, mi sono trovato in qualità di Amministratore Parrocchiale e legale rappresentante, con una pesante eredità da amministrare e due Comunità con le quali camminare. Per questo è da segnalare il Comodato fatto con il Comune di Zelbio per restaurare tutte le strutture sportive e per le attività oratoriane, gestite dalla Pro Loco di Zelbio. In genere si suole ricordare un parroco per le opere che ha fatto. Certo, molto è stato fatto in questi sei anni, con il contributo dei parrocchiani e di diversi enti, ma vorrei che restasse nel ZELBIO cuore l’impegno profuso per la liturgia, per la catechesi e per il cammino verso una comunione tra le due comunità. Con la visita pastorale si farà una verifica del cammino fatto e una programmazione del cammino da fare, tenendo conto delle nostre realtà geografiche, demogra-fiche, culturali e religiose. Sono molti anni che il Vescovo di Como non viene su questi monti. Sappiamo di essere stati da Lui conosciuti e seguiti attraverso scritti e informazioni. Abbiamo trovato sempre un grande cuore. Ora ci guarderemo negli occhi e ci accoglieremo ancora di piú. La preparazione è stata lunga e impegnativa, vista la dimensione delle piccole comunità, ma vorremmo fin d’ora dire a Mons. Diego Coletti: “Venga, Eccellenza Rev.ma! C’é qui una grande attesa e tante speranze: siamo pur sempre pecore del suo Gregge!” Nell’attesa di questi ultimi giorni di fervidi preparativi, non mancherà la nostra preghiera. padre ARMANDO FAVERO Amministratore Parrocchiale di Veleso e Zelbio VELESO “Duecento abitanti, mille storie” Alle pendici del San Primo Con i suoi 200 abitanti circa Zelbio è il più piccolo Comune della Provincia di Como, ma è anche una piccola perla “verde” incastonata sui fianchi del Monte San Primo. LA STORIA Le antiche origini dell’insediamento zelbiese sono dimostrate dalla necropoli rinvenuta nella selva di Malmoria. Zelbio, terra di origini celtico liguri, stazione militare romana dal secondo secolo dopo Cristo, è citata nei documenti fin dal 1275. Appartenne alla Pieve di Nesso, se ne staccò nel 1617, anno di istituzione della chiesa parrocchiale. Divenne in seguito possesso dei Casnedi, dal 1647 fino al 1787, quando venne abolita la giurisdizione feudale. Dal 1796 fece parte del Comune di Nesso ed Uniti fino al 1814, anno in cui conquistò l’indipendenza per oltre un secolo. Nel 1929 fu creato il Comune di Zelbio-Veleso che tornarono a dividersi nel 1948. L’ECONOMIA: DALL’AMERICANO ALLA ENERVIT Da sempre dedita alla pastorizia e all’agricoltura, l’economia zelbiese ha attraversato periodi difficili, tanto che, nei primi anni del 1900, in molti decisero di emigrare, in prevalenza verso il sudamerica. Fra i personaggi che hanno caratterizzato il secondo dopoguerra, spicca don Mosè Pertusini, parroco dal 1946 al 2003, anno della sua morte. Animatore della comunità, don Mosè comprese che per avere un futuro Zelbio doveva aprirsi a nuove esperienze ed investitori. Il più noto fu senz’altro James Angleton, per tutti “L’Americano”. Personaggio di un certo mistero, era stato colonnello dei servizi segreti in Italia durante le seconda guerra mondiale. Don Mosè lo convinse ad investire a Zelbio e l’albergo “National on the hill”, ancor oggi operante, testimonia il suo passaggio. La seconda perla di Don Mosè è costituita dal “lavoro ai fianchi” di Paolo Sorbini, fondatore della Also Enervit. “Erano i primi anni ’70 - racconta Paolo Sorbini - e stavo pensando di creare una mia azienda di prodotti legati al tema di un’alimentazione sana e bilanciata. Don Mosè mi incoraggiò e mi convinse che, anche per ragioni di immagine legata ai prodotti che volevamo sviluppare, Zelbio era il luogo adatto. A distanza di una trentina d’anni mi pare che abbia avuto ragione”. In effetti oggi Also-Enervit è la società leader in Italia nel campo dell’alimentazione sportiva e la principale azienda del Triangolo Lariano: un vero e proprio vanto per Zelbio. Un altro tentativo da ricordare fu quello di Cesare Pusinelli che insediò al Pian del Tivano la “General Sylos”, che, per alcuni anni, assicurò un lavoro a molti zelbiesi. IL SINDACO: “ABBIAMO RISCHIATO LO SPOPOLAMENTO” “Zelbio ha vissuto anni difficili in cui si è temuto lo spopolamento completo”, spiega Giuseppe Sorbini, da otto anni sindaco del paese. “Oggi - spiega - questo pericolo è stato evitato e la situazione si è stabilizzata. Ma per una vera inversione di tendenza c’è bisogno di nuove iniziative. Siamo convinti che la priorità debba essere il turismo e, in questa direzione, stiamo rivolgendo i nostri sforzi”. “Grazie alla disponibilità del Parroco, don Armando e della Curia di Como - continua il vicesindaco Antonio Lanfranconi - abbiamo ottenuto in comodato la gestione del centro sportivo parrocchiale e di un bellissimo cineteatro con platea e galleria. Il nostro obiettivo è quello di reperire i fondi per ripristinare l’agibilità dell’intera struttura”. In questi ultimi anni Zelbio ha messo in cantiere molti progetti, come la ristrutturazione delle stradine interne del centro storico , la edificazione dell’eliporto per l’elisoccorso del 118 al Pian del Tivano e, soprattutto, la ristrutturazione e la riapertura dell’Asilo Stoppani-Schiavetti. “Quest’ultimo - dice il sindaco Sorbini - è il nostro fiore all’occhiello, un’operazione che ha coinvolto la popolazione e ci ha permesso di tenere i bambini in paese almeno fino alla scuola elementare. E’ stata una scommessa difficile, vinta anche grazie alla caparbietà del primo presidente dell’asilo, Teodoro Vanetti. Abbiamo in cantiere molte altre iniziative ma, alcune, sono ancora nel cassetto dei sogni. Il nostro paese soffre di un’endemica carenza d’acqua, per questo abbiamo già presentato un progetto in Amministrazione Provinciale che attende di essere finanziato. Il nostro sogno, comunque, resta la possibilità di realizzare un campo da golf al Pian del Tivano, dove c’è una vasto e bellissimo terreno di proprietà comunale. Un’eventualità resa ancor più appetibile dalla costruzione dell’eliporto che potrà essere usato anche a scopo turistico”. IERI Veleso anticamente si chiamava Velesum. Sembra che in origine fosse abitata da popolazione celtica. In lingua celtica il nome Veleso significa “veduta da lontano”. I reperti archeologici, ritrovati presso la grotta “Gugliemo” e al Palanzone, inducono a ritenere che in questa zona fosse insediata una comunità preistorica. All’insediamento pre-romano e all’epoca della dominazione romana si riferiscono vari sepolcri rinvenuti nella zona. Intorno all’anno 1000 Lucio III accolse sotto la sua protezione apostolica la Collegiata di Nesso, con tutti i suoi territori quali erano Zelbio, Veleso con Erno, Careno, Palanzo e anche Brienno, Laglio e Carate sulla sponda opposta del lago di Como. Nel secolo XV Veleso fu compreso nel feudo di Nesso. Nel 1647 divenne possesso di Francesco Casnedi, i cui successori lo tennero fino alla morte del marchese Giambattista (1787), anno in cui cessò la giurisdizione feudale. Durante la dominazione napoleonica (1798-1814) la sede del comune era Nesso, con la denominazione di “comuni di Nesso e Uniti”. Dal 1814 al 1928 Veleso rimase paese indipendente. Dal 1928 al 1948 costituì con Zelbio il comune di Zelbio-Veleso con sede in Zelbio. Poi dal 1948 Zelbio e Veleso si resero autonomi. L’abitato di Veleso fu patria di due grandi famiglie, gli Stoppani e gli Zerboni, e anche di Mons. Eusebio Zerboni, eletto guardiano di Gerusalemme e Custode di Terra Santa nel 1658. Gli Zerboni fondarono nel 1600 l’attività artigianale tipica di questa località: la tessitura di tele metalliche in ferro e ottone. Risulta che la ditta forní materiale agli insorti di Milano per erigere le barricate nelle giornate del 1848 e nel 1850 forní anche un sipario metallico antincendio al Teatro della Scala. OGGI Veleso è un piccolo paese montano a 826 metri sopra il livello del mare, ubicato nell’entroterra del Triangolo Lariano ai piedi del monte San Primo (1686 mt). Del Comune fanno parte anche le frazioni di Erno e Gorla. Gli abitanti sono 295. L’industria locale tipica è la lavorazione della tela metallica. Un tempo le risorse locali erano cereali, alberi da frutta, castagni e l’allevamento del bestiame nei pascoli ad alta quota, che ancora oggi in parte viene praticato. Proprio grazie a questo, in alcune baite sparse tra i pascoli del territorio è possibile gustare ottimi formaggi di capra e vaccini, e nei ristoranti della zona si possono gustare diversi piatti tipici fra cui pulénta vüncia, supa de scigulin, paradell e pulenta balota. Ora si punta principalmente al turismo. Nell’ambito di questo sistema, sulle pendici verso sud, si colloca il territorio di Veleso, inserito in un manto boscoso di ceduo ad alto fusto in gran parte di castagno. Per chi ama le passeggiate, numerose sono le escursioni lungo i sentieri che raggiungono le cime montuose circostanti, dalle quali è possibile ammirare suggestivi panorami e, nel fondovalle, il lago di Como. L’ambiente naturale della zona è anche caratterizzato dalla esistenza di varie grotte. Altro fenomeno naturale legato all’acqua è la ricca cascata in forra che, formata dalle acque delle valli scendenti dal Pian del Tivano origina l’orrido di Nesso. Ricordiamo infine i massi erratici, di origine glaciale, sono sparsi un po’ ovunque anche nei dintorni di Veleso e, in passato, sfruttati come materiale da costruzione. Nel centro del paese sorge la chiesa parrocchiale del XVI secolo, dedicata a S. Antonio Abate, che fu nel tempo piú volte restaurata. Altri luoghi sacri sono sparsi per il paese e i dintorni: l’antica chiesina detta “Oratorio dell’Addolorata (sec. XV), che viene utilizzata particolarmente nel periodo invernale; nelle vicinanze si trova la casa con la “Torre” di avvistamento: era la residenza del Signorotto del paese nel periodo feudale (1497-1787); la cappella della Madonna di Caravaggio, che si trova in centro al paese e risale al 1710; la cappella di S. Rocco, sita nel Cimitero, che risale intorno al 1721. Da menzionare in particolare è la cappella in località Crignolo, a ricordo della peste del 1600 (la peste del Manzoni). In paese si può visitare anche la Pinacoteca comunale, dedicata a Vinvenzo Schiavio, noto pittore del ‘900 nato a Veleso. Da un po’ di anni, oltre alle famiglie locali, si è costituito un piccolo insediamento di marocchini e qualche famiglia di polacchi, che stanno ripopolando il paese. Tra tutti si cerca di costruire l’integrazione sociale. Dal punto di vista religioso Veleso cerca di portare avanti con le feste liturgiche, anche le sue feste tradizionali, quali la festa del Patrono, S. Antonio Abate, con la benedizione del fuoco, e la Festa dell’Assunta. Per ora è assicurato anche un costante servizio religioso, liturgico e pastorale. CHIESA VISIT AP ASTORALE VISITAP APASTORALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 P A G I N A 13 LA VISITA PASTORALE ALLA COMUNITA’ DI BLEVIO RISCOPRIRE LA FRATERNITA’ L’8 e il 9 maggio il Vescovo ha incontrato i fedeli di Blevio toccando i “Sette Presepi che formano il borgo lacustre. G iornata indimenticabile per tutta la comunità bleviana lo scorso 8 Maggio, giorno in cui il vescovo Diego ha camminato senza sosta attraversando tutti i “Sette Presepi”(o le Sette Città) che costituiscono il paese. Il Vescovo, però, ha voluto iniziare la sua giornata tra noi con un piccolo fuori programma. Dopo il saluto del sindaco Raffaello Caccia, infatti, ha chiesto di incontrare gli amministratori per trasmettere ai responsabili civili della comunità, alcune considerazioni su ciò che è indispensabile per lo sviluppo integrale dell’umanesimo di ogni persona e quindi di tutta l’umanità. “Libertà, uguaglianza, fraternità!”. Il vescovo Diego ha iniziato il suo incontro citando il motto della “laica” rivoluzione francese. “Purtroppo negli oltre due secoli trascorsi da allora,” ha continuato il vescovo, “si è tentato da una parte di costruire una libertà, per certi versi sfrenata e senza limiti, soggetta soltanto alle ferree leggi del profitto e del mercato, senza la indispensabile e irrinunciabile attenzione alla costruzione dell’uguaglianza, e dall’altra parte si è puntato ad imporre un’uguaglianza, che travolge e nega la libertà. E la fraternità? Sembra essere stata dimenticata. E’ necessario e sempre più urgente riscoprire che il vero sviluppo dell’umanità può avvenire soltanto se ogni attività umana, scientifica, econo- fotoservizio Zambra mica, politica o sociale, ha sempre e necessariamente una prospettiva di fraternità, di condivisione e di dono di noi stessi e delle nostre energie”. Al termine del suo intervento il vescovo Diego ha consegnato agli amministratori presenti il suo messaggio di qualche mese fa intitolato: “Un lavoro buono e intelligente per lo sviluppo integrale di ogni persona e di tutta l’umanità” e una copia dell’Enciclica Caritas in veritate, e ha iniziato il suo giro tra la gente. Ha incontrato tantissime persone; in molti si sono affacciati alle finestre o sui balconi e a nessuno di loro è mancato il saluto e una buona parola; e se qualcuno si lasciava scappare una preoccupazione o una sofferenza, il fraterno incoraggiamento, anche personale, del pastore, che interrompeva il suo percorso, è arrivato puntuale. Questo suo muoversi per le strade del paese era seguito a volte da sguardi increduli per tanta semplicità nei comportamenti e tanta fraterna cordialità nel comunicare, ma uniti sempre ad una gioia del cuore, che si vedeva chiaramente su tutti i volti. Particolarmente intensi sono stati tutti gli incontri con anziani e ammalati; entrando nelle loro case, il vescovo Diego ha portato un momento di gioia fraterna e di speranza. Ad ognuno di loro ha lasciato in dono una corona del rosario, proveniente da Betlemme, insieme all’assicurazione, che non li avrebbe dimenticati nelle sue preghiere. Anche il pomeriggio è stato intenso di incontri. Il vescovo Diego ha visto, prima i bambini e i ragazzi, con i quali sa positivamente comunicare con quel suo atteggiamento, che, con tutto il rispetto, si potrebbe Altri momenti della Visita Pastorale. A sinistra la visita alle Case di Riposo di Bellagio. A destra il pellegrinaggio del Vescovo alla Madonna dei Ceppi a Lezzeno e l’incontro con le religiose a Blevio (fotoservizio Zambra) definire da “nonno”. Dopo ha avuto un incontro con le religiose della zona Lario e successivamente con i 14 cresimandi. Alla S. Messa, fissata per le ore 18.00 la chiesa parrocchiale, dedicata a S. Francesco, era gremita. L’omelia, svolta con il linguaggio, che gli è caratteristico, fatto di semplicità e di fermezza nel trasportare l’insegnamento del vangelo nella vita quotidiana, è stata in sostanza un fraterno e caldo invito ad amarci l’un l’altro, come Dio ama noi, senza pretesa di avere nulla in cambio. Neanche per il necessario rifocillarsi per la cena, il vescovo Diego ha voluto stare un momento tranquillo e rilassarsi; infatti ha cenato con i giovani delle scuole superiori e certamente non avrà mancato, dopo averli ascoltati, di dare loro qualche consiglio per affrontare con coraggio e con coerenza la vita che li attende. La visita pastorale si è conclusa con un incontro con la comunità apostolica. Il vescovo Diego, dopo avere spiegato che apostolo significa imparare e andare in giro a portare il messaggio imparato e a vivere in coerenza con esso, ha aggiunto che il messaggio fondamentale che i cristiani devono diffondere, con la propria vita più che con le parole, è l’amore per tutti i fratelli, un amore simile a quello che Dio ha per noi, totale e soprattutto gratuito. Mons. Diego Coletti è ritornato a Blevio anche il successivo 9 Maggio. Alle ore 19.00 ha celebrato la S. Messa presso l’antica chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Martiri Gordiano ed Epimaco, che sorge sulla riva del lago, amministrando la cresima ai 14 ragazzi della parrocchia. la Comunità Parrocchiale di Blevio P A G I N A 14 CHIESA CHIESAMONDO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 VISITA PASTORALE IL VESCOVO HA INCONTRATO A TORNO LA COMMISSIONE MISSIONARIA DELLA ZONA LARIO “CI HA CHIAMATI TUTTI PER NOME” ’ L imbarazzo che si sentiva nell’aria nella sala dell’oratorio di Torno, quando il Vescovo è venuto in mezzo a noi, era palpabile. “Forse vi mette soggezione il mio essere vestito con gli abiti del Vescovo. Se volete me li tolgo.” E accenna a togliersi il cappello e la fascia. Da quel momento la sua spontaneità e affabilità ci ha catturato e ci ha affascinato per un paio d’ore. In visita alla nostra zona pastorale, la zona Lario, Il vescovo ha accettato di incontrare la Commissione Missionaria, nata da poco più di un anno. Gli spunti che ci ha offerto possono essere utili per il cammino missionario di ogni gruppo e commissione che porta avanti nella diocesi il mandato missionario della fede e del battesimo. E’ stata un’accoglienza reciproca, molto significativa poiché il vescovo ha rivolto a ciascuno di noi un’attenzione particolare, annotandosi i nomi e ciò che caratterizza la nostra vita; rivolgendoci poi la parola per conoscere quali sogni coltiviamo, le mete che ci proponiamo e i metodi che utilizziamo, ci ha chiamato per nome. La sua attenzione ai nostri nomi ci ha fatto ricordare l’incontro di Gesù con Maria fuori dal sepolcro. Maria ha riconosciuto il Maestro quando ha sentito pronunciare il suo nome. Ecco allora che il primo modo di fare Missione è avere Il Vescovo in un momento della Visita Pastolare alla zona Lario (foto Zambra) attenzione al nome dell’altro, un nome pronunciato con amore e disponibilità all’incontro, per creare fraternità. Questo stile di missione suscita simpatia e apre le porte all’accoglienza del messaggio. Ci ha incoraggiati a continuare mettendo al centro la Parola, condividendola semplicemente, non come maestri ed esperti, ascoltandola senza troppi dibattiti o discussioni. Perché la missione nasce dall’esperienza di incontro con l’amore di Dio rivelato nei gesti di Gesù. L’esperienza di conoscenza di Gesù è termometro dell’avventura cristiana; la familiarità con la parola è garanzia di missionarietà. Essere missionari è un conti- nuo rimettersi in gioco, mettendosi in ascolto dei bisogni del mondo, partendo da chi ci sta accanto. Solo ponendosi tutti allo stesso livello scopriamo la strada che si ispira alla Parola, traducendo la compassione di Gesù nella realtà delle nostre parrocchie. L’impegno di una Commissione Missionaria non sia solo nell’ambito economico. È l’incontro con Cristo che salva il mondo, è questo incontro da ricercare e vivificare. Su questo ha insistito il nostro Vescovo: “fate attenzione alla tentazione del fare, alla tentazione di dare un panino al posto della parola, perché, se il panino sfama, è la parola a salvare, è l’esperienza dell’amore di Cristo che dona SAN FERMO LA TESTIMONIANZA DI MONS. ROBERT SARAH vita”. Missione è annuncio di un incontro liberante e affascinante, che diventa da sé annuncio convincente ed accattivante. Il mondo ha fame di amore a lunga conservazione; anche se tentato dall’avere vita subito (life is now) e tutto a portata di mano. Questo messaggio non è necessariamente compreso e apprezzato, tanto meno atteso e accolto. Gesù sulla croce, come conseguenza della sua missione d’amore, è tentato dai presenti fino all’ultimo a scendere dalla croce e rimettersi a moltiplicare i pani. Stessa sorte anche per tanti missionari uccisi da gente che voleva derubarli non del vangelo ma dei beni materiali. Altro tema toccato dal nostro Vescovo è stato il tema della fraternità nel vivere l’obiettivo della nostra commissione missionaria, perché l’amicizia cristiana è la condizione per condividere la visione di una missione e guarda nelle stessa direzione. Infine lo scopo di una commissione missionaria zonale è quello di animare le parrocchie stimolandole con dolcezza e rispetto, mettendo in circolazione l’Amore di Gesù. Perciò, in qualche modo, si deve essere sassolino nella scarpa, nelle parrocchie, nei gruppi, nelle nostre realtà sociali, per richiamare e ricordare che Missione è di tutti, è per tutti e fa parte nel DNA del credente. La Commissione Missionaria della zona pastorale “Lario” foto Daniele Maspero FINO AGLI ESTREMI CONFINI DELLA TERRA n occasione della celebrazione della Cresima, la parrocchia di San Fermo ha ricevuto la visita di , mons. Robert Sarah, vescovo emerito di Conakrì (Guinea) e Segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Per avere un’idea dell’umiltà del gradito ospite è sufficiente ricordare quanto disse in occasione del suo 40° anniversario di sacerdozio: “il sacerdozio è l’ espressione dell’amore immenso e gratuito di Dio per l’uomo. Io voglio rendere grazie a Lui soprattutto per la sua fedeltà nella mia povera persona”. Sabato 8 maggio è stato invitato a presentare alla comunità di San Fermo la situazione della Chiesa nel mondo. Il prelato ha iniziato precisando il proprium della missione della Chiesa, ricordando che è un gesto di obbedienza a Cristo. Gesù stesso disse ai suoi “andate e ammaestrate tutte le nazioni, ecco io sono con voi fino alla fine del mondo” . Missione per i cristiani significa andare, fare discepoli, creare nuove comunità, con la certezza che Lui è qui con noi. Per un parrocchia costituire un gruppo missionario significa respirare il soffio dello Spirito Santo. Oggi nel mondo su 6,5 miliardi di persone solo 2 miliardi conoscono Gesù e questi hanno bisogno di essere rievangelizzati, anche se a noi europei suona strano. Mons. Sarah ha poi tratteg- I Il segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e Vescovo emerito di Conakrì ha parlato della vita della Chiesa nel mondo giato l’attività del dicastero in cui svolge il suo ministero episcopale, ripercorrendo la storia di questo antico organismo: da sempre la Chiesa si organizza e si struttura per portare a tutti il Vangelo. Il servizio in Congregazione lo ha portato a viaggiare molto e ad incontrare tante comunità cristiane. A partire da ciò mons. Sarah ci ha condotti in un viaggio attraverso i cinque continenti, permettendoci di assaporare qualcosa delle Chiese presenti nei vari paesi. Anzitutto la grande Asia: la Chiesa qui fa molto, specialmente in India. L’attività missionaria, per portare il Vangelo, coincide talvolta con la cura della salute, la promozione della scuola, la lotta contro la povertà, la fame, … rispettando sempre la doppia vocazione di lottare contro ciò che opprime l’uomo e la sua anima. Purtroppo la Chiesa progredisce lentamente a causa del fondamentalismo delle altre religioni e, in alcuni paesi, per l’ideologia comunista (Cina, Laos Cambogia, Vietnam, Mjammar ). In diversi stati i cristiani vivono in clandestinità. In Cina addirittura lo Stato ha diviso la Chiesa: c’è quella ufficiale, controllata dal governo e quella clandestina. La Congregazione cerca di sollecitare lo studio a Roma di alcuni sacerdoti cinesi di entrambe le Chiese, per poi ritornare nel loro paese e vivificare la Chiesa facendo unità. L’Oceania si presenta oggi come un continente molto aperto al Vangelo, anche se bisogna affrontare le grandi distanze e le difficoltà di comunicazione. Grande attenzione poi per l’Africa: il continente progredisce molto bene, nonostante la pressione islamica. Il Nord Africa, terra cristiana fino all’avvento dell’Islam, oggi conta solo comunità cattoliche composte da stranieri. Ma Dio ha sempre coinvolto l’Africa nel Suo disegno di salvezza (ad esempio il monte Sinai, la fuga in Egitto, il Cireneo), per cui il prelato non ha nascosto la propria fiducia e speranza nei confronti della propria terra. Nel 1900 in tutta l’Africa si contavano circa 2 milioni di cattolici, oggi sono 147 milioni. La Nigeria oggi ha più di 4000 seminaristi maggiori e ci sono molte vocazioni in tutte le nazioni, malgrado le guerre e la povertà. La Chiesa progredisce grazie ai catechisti, ai movimenti, alle nuove comunità. Gli strumenti per l’ evangeliz-zazione sono molteplici, anche se grande importanza viene data alle iniziative per la diffusione della Bibbia. Nell’ottobre 2009 è stato celebrato il II Sinodo per l’Africa, con lo scopo di mettere a fuoco le urgenze e le priorità dell’Africa dal punto di vista della missionarietà. L’ Africa oggi ha paura della cultura laicista dell’Occidente, teme una contaminazione del vivere senza Dio, senza regole, che ruota attorno all’economia, privo di valori umani e religiosi. L’Africa è ancora oggi terra innaffiata dal sangue dei martiri: nell’agosto 2009 in Sudan 7 giovani sono stati crocifissi perché cristiani, nel Natale dello stesso anno sono stati uccisi 6 cristiani al Cairo, per un totale di 36 martiri nel solo 2009. Ma i martiri servono! La Chiesa non può andare avanti se non segue Gesù Cristo. L’amore esige la morte: martiri non significa essere fanatici, ma lasciarsi vincere da Cristo. L’incontro è terminato con un augurio per tutti: il martirio come testimonianza viva della fede con l’aiuto di Maria. Non è facile essere missionari, anche in Occidente. La Chiesa, il Papa, la nostra fede sono ogni giorno attaccate. Noi cristiani siamo chiamati a difendere le radici cristiane della nostra società vivendo da cristiani e annunciando la novità del Vangelo. S.P CHIESA CHIESAMONDO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 P A G I N A 15 BURUNDI I PREMIO “TAKUNDA” DEL CESVI AL CENTRO KAMENGE DA ANNI SOSTENUTO DALLA NOSTRA DIOCESI LA SCUOLA DOVE SI INSEGNA LA PACE C entro Giovani Kamenge, Bujumbura, Burundi. Ormai la nostra diocesi è legata da alcuni annni a questo centro diurno di Educazione alla Pace che sorge nella capitale burundese. Nel 2007 un gruppo di giovani inviato dalla diocesi è stato ospite del Centro e ha vissuto la coinvolgente esperienza dei Campi di Lavoro estivi, campi di volontariato per i ragazzi dei Quartieri Nord della periferia di Bujumbura volti alla costruzione di mattoni per le famiglie più povere che durante la guerra sono rimaste senza casa. Da allora il legame si è mantenuto saldo. Nel 2008 la Quaresima di Solidarietà ha finanziato un progetto per il Centro, nel 2009 è stata la volta dell’iniziativa di Carità del Grest, quest’anno ancora la Quaresima di Solidarietà va in aiuto del Centro. Ma perché? Forse prima di tutto perché il CJK è davvero una realtà coinvolgente che tocca tutti coloro che si avvicinano a questo progetto coraggioso e unico. Poi sicuramente arriva lo stupore di fronte alla grandezza delle sue attività. 34.000 giovani iscritti, centinaia di progetti sul territorio dei Quartieri, centinaia di attività proposte ogni anno ai ragazzi che lo frequentano e tutto, e proprio tutto… per la Pace. La Pace vera, quella con la P maiuscola che ancora in Burundi non esiste. Una Pace che il Paese ha sognato, sperato, desiderato e richiesto a gran voce per circa quarant’anni. Quaranta, perché la guerra civile, la terribile guerra “etnica” (o di potere?) tra hutu e tutzi, è scoppiata all’indomani dell’indipendenza nel 1963 e, seppur con periodi di tranquillità, aleggia ancora sul territorio come una minaccia per la popolazione che ha smesso ormai di sperare nella Pace. Al CJK invece la Pace la si costruisce quotidianamente dal 1995. Anche durante le fasi più acute del conflitto non ha mai chiuso i Takunda. In lingua shona, la lingua dello Zimbabwe, vuol dire “Abbiamo vinto”. Takunda è il nome di un bambino, il primo bambino dello Zimbabwe nato sano da madre sieropositiva grazie al progetto del Cesvi “Fermiamo l’Aids sul nascere”. Takunda rappresenta una solidarietà vincente e la forza di un continente che può vincere la difficile battaglia contro l’Aids. Oggi Takunda è anche un premio per la Solidarietà che ogni anno viene consegnato dal Cesvi di Bergamo con lo scopo di riconoscere gli esempi di impegno nella cooperazione espressi da organizzazioni, singoli o imprese. Lo scorso 13 maggio presso il Teatro Donizetti di Bergamo il Cesvi ha consegnato il riconoscimento di quest’anno per la categoria “Progetto Umanitario” al Centro Giovani Kamenge di Bujumbura. A ritirare il premio padre Claudio Marano, missionario saveriano nativo della provincia di Udine tra i fondatori del Centro. pagina a cura di BENEDETTA MUSUMECI battenti, non ha mai smesso di comparire in prima fila per chiedere la Pace, il coinvolgimento delle potenze internazionali, l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. E ha vinto. Ha vinto perché i giovani che sono iscritti al Centro lo considerano la loro casa, la loro famiglia, la loro vita e non pensano più se sono hutu o tutzi, se sono maschi o femmine, se sono mussulmani, cristiani, se sono burundesi o stranieri. Pensano a vivere insieme, a lavorare insieme e a crescere insieme… senza pregiudizio… per costruire un futuro migliore per il loro Paese. Ha vinto perché il CJK con i suoi 34.000 giovani ha vinto il Premio Nobel per la Pace Alternativo IL PAESE VERSO NUOVE ELEZIONI nel 2002; perché una buona percentuale degli iscritti sono ragazze e in Burundi, come in gran parte dell’Africa, la condizione della donna è ancora di inferiorità; ha vinto perché, nonostante le costanti minacce di morte che ricevono ogni giorno i responsabili e gli animatori del Centro, tutti i giorni i locali sono gremiti di ragazzi. COSA FA IL CENTRO? Le attività sono davvero infinite… per capire meglio basterebbe guardare ciò che solo in queste settimane si è vissuto. Domenica 2 maggio scorso si è tenuto il Concorso di Teatro dei Quartieri Nord. Hanno partecipato 14 gruppi di Kamenge, Kinama, Cibitoke e Ngagara, cioè dei Quartieri Nord. Davanti ad una folla di 3.000 persone interessate al tema delle elezioni su cui si è basato il concorso, si sono esibiti i diversi gruppi. L’iniziativa ha avuto un enorme successo. L’ultimo concorso della stagione si è invece tenuto il 9 maggio con 13 gruppi di acrobati. Francis Munire, un giovane cresciuto al Centro, ha vinto il Premio del Festicab per la migliore opera burundese, con un cortometraggio dal titolo “Taxi Love”; oltre tutto il Centro ha messo a disposizione per il Festival la Sala delle Feste e ha ospitato i 3.500 spettatori dei 7 giorni di proiezioni gratuite. Padre Claudio è stato selezionato in un gruppo di 50 personaggi che hanno contribuito a sollevare le sorti del Paese, scelta fatta dal giornale “IWACU”, l’unico grande giornale indipendente del Burundi. Si è concluso con successo anche il concorso giornalistico per il numero 100 del giornale del Centro “Arc-en-Ciel”, sulla libertà d’espressione. Hanno partecipato 105 giovani. Ma il centro è attivo tutto l’anno e non solo per i giovani che lo frequentano. Ci sono progetti di solidarietà per le famiglie più povere dei Quartieri Nord, corsi di alfabetizzazione per le donne, corsi di educazione e formazione per la prevenzione dell’Aids, attività di sostegno alle attività comunitarie… tanto, tanto lavoro svolto interamente da personale locale. UN LUNGO CAMMINO PER UNA VERA PACE ’ E iniziata in Burundi la campagna per le elezioni amministrative che si terranno dal 21 maggio al 4 giungo. Alla consultazione per il rinnovo di sindaci e consigli comunali partecipano 23 dei 44 partiti politici. Il 28 giugno si terranno le presidenziali. La situazione del Burundi non è una situazione stabile. Ancora oggi le tensioni sono molto forti, talvolta sfociano in rappresaglie e scontri armati tra le truppe dell’esercito e le milizie ribelli. Il processo di Pace, i cui ultimi accordi sono stati firmati nel dicembre 2008, è ancora lungo. “La situazione è esplosiva”, afferma Pierre Claver Mbonimpa, presidente dell’Associazione burundese per la protezione dei diritti umani e delle persone detenute (APRODH), “le per- Pur nella quasi totale indifferenza dei media occidentali il Burundi ha avuto una storia molto simile a quella del vicino Ruanda, segnata dagli scontri tra hutu e tutsi. Un passato da cui si sta cercando di uscire attraverso un lento e difficile cammino di dialogo tra i gruppi sone smobilizzate – ex membri di gruppi armati, oggi sciolti – sono diventate incontrollabili. I giovani del CNDD-FDD – il partito al potere – stanno cau- sando molti problemi nel Paese. Come reazione a questo, i giovani del FRODEBU – partito d’opposizione – sono diventati molto attivi. Giudicando dal loro nome – Intakangwa – che significa ‘coloro che non hanno paura di niente’, sono pronti a reagire alla minima provocazione”. Nonostante questo pare non ci saranno rinvii alle elezioni che saranno monitorate dalle Nazioni Unite e che probabilmente saranno finanziate dal Belgio. Nonostante tutto il Burundi di questi mesi spera in una nuova vita scaturita da queste nuove votazioni, spera nell’elezione di persone competenti che lavorino per la Pace e la Riconciliazione definitiva e per risollevare il Paese dalla situazione di crisi finanziaria in cui versa. CHIESA CHIESALOCALE P A G I N A 16 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 IL PREMIO 2010 VINTO DALLA PARROCCHIA DI SANTA BRIGIDA I CHIERICHETTI SI RACCONTANO A CAMERLATA IL CONCORSO MINISTRANTI La giuria ha emesso il suo verdetto: il Grande Concorso Ministranti 2010, promosso dal Centro Diocesano Vocazioni, è stato vinto dal gruppo della Parrocchia S. Brigida di Camerlata. Facciamo i complimenti a questo piccolo gruppo che ha saputo mettersi in gioco con simpatia e autoironia. Bravi ministranti, continuate così nel vostro servizio! Chissà che questa vittoria non vi aiuti ad aumentare un po’ il numero dei vostri componenti. Qui di seguito trovate pubblicata la presentazione del gruppo vincitore, che prossimamente verrà contattato per la consegna dei premi. Facciamo i complimenti anche agli altri gruppi partecipanti la cui presentazione verrà a breve pubblicata sul sito del Centro Diocesano Vocazioni (www.cdvcomo.it) C iao, siamo i chierichetti della parrocchia di S. Brigida di Camerlata, a Como. Molto probabilmente siamo la parrocchia con meno chierichetti d’Italia: siamo solo in 3, ma non perdiamo mai una Messa, se non perché siamo ammalati o abbiamo un impegno familiare che non possiamo proprio rimandare. Cominciamo però a parlare un po’ di noi… MARTA È la ragazza con la coda di cavallo (è un’appassionata di questi animali e si vede!) ed è anche la più piccola. Ha 12 anni e frequenta la seconda media. È di Rebbio, ma la sua grande voglia di fare la chierichetta l’ha portata a Camerlata, dove è cresciuto il papà. Ha un sorriso dolce e le lentiggini sul naso e quando serve Messa sta in piedi di fianco all’altare come un soldatino, con la faccia se- ria seria. Non si muove quasi e si agita un po’ durante le celebrazioni solenni, quando ci sono molti celebranti. Aneddoto: ha rotto l’ampollina del vino alla fine della Messa di Natale MONICA È la ragazza con gli occhiali verdi. È la mezzana (14 anni) e le piace il teatro. Ha già recitato in alcuni spettacoli organizzati dalla scuola ed è molto simpatica e disponibile verso tutti. Essendo la più “vecchia” del gruppo, ha l’incarico di occuparsi soprattutto dell’altare e svolge il suo compito con impegno e dedizione. Aneddoto: una volta è quasi inciampata non vedendo il gradino che collega la sacrestia all’altare. SIMONE È l’unico ragazzo. È il più grande (16 anni), ma anche l’ultimo arrivato. Forse perché è l’unico ragazzo, nelle occasioni speciali ha l’onore di tenere il turibolo e di incensare durante le celebrazioni solenni. Inoltre sostiene il Messale per la lettura del celebrante, anche perché è il più alto dei tre!!! Aneddoto: su 3 domeniche da chierichetto ha “celebrato” ben 2 Messe solenni. Concludiamo ora con colui che “dirige” il trio…..il nostro insostituibile STEFANO Prima dell’inizio della Messa ci raduna in sagrestia per un breve “briefing” e conferma o meno gli incarichi di ognuno. È molto, molto pignolo e sa tutto… ma proprio tutto! sulla liturgia. A volte storce il naso quando non siamo precisi e succede anche di prendere una sgridata, ma noi sappiamo che lo fa a fin di bene, perché è importante servire bene e fare le cose come si deve! Da lui impariamo sempre tante cose perché sa tutti i nomi degli oggetti e dei paramenti e ci racconta anche cose che non sappiamo sulla nostra chiesa. Questo è molto bello, perché ci fa sentire ancora più legati alla nostra parrocchia. Questi siamo noi: i chierichetti della parrocchia di Santa Brigida a Camerlata. VERSO LE SETTIMANE SOCIALE DEI CATTOLICI ITALIANI IL DOCUMENTO PREPARATORIO “SOLO RESTANDO UNITI SI USCIRA’ DALLA CRISI” “ I l Paese ha bisogno di riprendere a crescere”. Lo afferma il Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei cattolici italiani nel “documento preparatorio” – presentato a inizio settimana a Roma – in vista della 46ª Settimana Sociale (Reggio Calabria, 14-17 ottobre 2010), che ha per tema “Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del Paese”. Italia unita di fronte alla globalizzazione. Il documento, che si propone di offrire “alcune buone ragioni perché proceda l’opera di discernimento necessaria alla declinazione, oggi, in Italia, della nozione di bene comune”, parte da un accenno alla crisi socio-economica, per uscire dalla quale è necessario “un uso coraggioso e innovatore dei nuovi assetti e delle opportunità che la globalizzazione ha prodotto”. Il Comitato definisce l’Italia “media potenza declinante” di fronte a un processo di globalizzazione che “procederà (o invertirà il suo cammino) anche senza attendere il contributo del nostro Paese, e magari anche grazie a contributi di sue singole espressioni locali o d’interesse. Tuttavia, ciò non esclude Pubblicate le linee guida in vista della 46° Settimana Sociale (14-17 ottobre a Reggio Calabria). Tra i temi in agenda lavoro, scuola, famiglia, integrazione e occupazione. “L’Italia unita in questo passaggio critico - si legge nel testo - potrebbe giocare un ruolo che nessuna sua singola componente potrebbe svolgere da sola”. che l’Italia unita in questo passaggio critico potrebbe giocare un ruolo che nessuna sua singola componente potrebbe svolgere da sola”. Flessibilità e sicurezza nel lavoro. Andando a declinare i punti dell’”agenda”, il documento parte dal riconoscimento che “nel nostro Paese c’è ancora una riserva di capacità di lavoro e d’impresa” ed esorta a spingere il mercato del lavoro verso “una combinazione di flessibi- lità e sicurezza (flexicurity), necessariamente declinata in funzione delle caratteristiche e dei vincoli specifici del contesto italiano”. Il testo denuncia “ritardi e limiti strutturali” nel sistema produttivo e “criticità relative al funzionamento del mercato del lavoro”, nonché un “dualismo” tra “un’area di occupazione protetta” e “un’altra priva di tutele o con tutele diseguali”. Combinare flessibilità e sicurezza, sottolinea il “documento preparatorio”, richiede “strumenti di sostegno al reddito e di supporto della ricerca del lavoro da parte di chi ne è privo, così come il superamento di ogni tipo di ‘rendita di posizione’ e d’irresponsabilità”, “politiche attive a favore dei soggetti in difficoltà” e “un equo, trasparente e sostenibile sistema di sussidi di disoccupazione”. Il documento, inoltre, denuncia “l’iniquità” delle politiche fiscali e sociali verso la famiglia, “abbandonata a se stessa proprio nei momenti in cui avrebbe più bisogno di aiuto”. Scuola, famiglia e associazionismo per educare. Poi, tra le priorità vi è la questione educativa, poiché “l’emergenza educativa si manifesta come grave crisi di bene comune”. Il Comitato fa presente la “sfida educativa” a cui sono sottoposti oggi gli insegnanti, “assai più impegnativa di quella affrontata dai loro colleghi di qualche decennio fa”, e più in generale riconosce che “la crisi della famiglia e della scuola accompagna quella dell’autorità e ne è a un tempo causa ed effetto”. Riguardo al “corpo docente”, il documento invita a far leva su “formazione” e “motivazione”. Nell’azione educativa, inoltre, si sottolinea la necessità del “riconoscimento pubblico” dell’associazionismo, “realtà esposta più di altre alla crisi e al ripiegamento egoistico”, che “non può essere difesa professionalizzandola, mitiz-zandola né semplicemente conservandola”, ma “va aiutata a produrre innovazione anche nei processi educativi”. Cittadinanza alle seconde generazioni. In terzo luogo, “l’Italia è tornata ad essere un Paese d’immigrazione” e “vivissima è la coscienza diffusa dei rischi e delle opportunità che comporta l’intensificarsi dei flussi migratori”. Di fronte a quest’affermazione, il “documento preparatorio” riconosce che “nella società di domani i figli degli immigrati giocheranno un ruolo importante”, e “li attendono numerose difficoltà comuni a tutti i giovani in Ita- lia, più una: quella di riuscire a riconciliare la loro quotidianità italiana con un’identità costruita nel dubbio di non vedersi riconosciuta la cittadinanza”. Pertanto “il riconoscimento della cittadinanza da parte dello Stato italiano è solo una condizione, certo necessaria ma non sufficiente, per una piena interazione/integrazione delle seconde generazioni nella società italiana”. Occupazione e transizione politica. Sul fronte dell’occupazione, invece, il documento invita ad “abbattere le barriere” che impediscono “la crescita piena” dei giovani, “la mobilità sociale” e “il traffico dei talenti”. Attenzione viene rivolta pure allo stato dell’università in Italia, la cui “insufficiente autonomia” e l’”insufficiente contributo alla ricerca” rappresentano “un’emergenza tanto grave quanto disattesa”. Infine, la spinta alla partecipazione e all’innovazione politica: il testo sottolinea che “le istituzioni politiche devono completare il passaggio a un modello più competitivo” e richiama come “l’adesione alla prospettiva del bene comune” porti “a riconoscere come prioritario il problema di una concezione e di una prassi coerentemente sussidiaria del federalismo”. CHIESA Salvaguardia Creato SalvaguardiaCreato del IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 N on appaia un discorso legato alla moda del tempo il fatto di parlare degli stili di vita. E’ vero: la questione degli stili di vita ha preso avvio dalla sensibilità di alcune persone sia nel campo ecclesiale che laico. Possiamo ben dire che queste persone considerate a suo tempo un po’ fanatiche e sognatrici che disturbavano i sonni tranquilli dell’opinione pubblica, hanno visto lungo e corretto. Oggi la questione degli stili di vita non è più considerata riservata a pochi infervorati o da relegare ai convegni specializzati fine a se stessi. Ciò è dimostrato dal fatto che in questi ultimissimi anni, se non addirittura mesi, sempre più persone, anche in ambito parrocchiale, si stanno avvicinando alla problematica degli stili di vita. Desiderio è dare concretezza agli stili di vita, rendendoli praticabili a tutti grazie ad una serie di iniziative e nello stesso tempo creare una cultura che origini una mentalità diffusa. E’ un desiderio che trova conforto nella Caritas in veritate’. Papa Benedetto XVI così scrive: “E’ necessario un effettivo cambiamento di mentalità che ci induca ad adottare nuovi stili di vita, nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti” (n. 51). Nel 2007 alcuni organismi diocesani hanno ritenuto necessario creare una rete di collegamento tra loro per dar maggior incisività alla loro azione, radicare e fare crescere la cultura degli stili di vita. A questa rete, già da un paio di anni, aderisce anche la nostra diocesi. Vari sono gli obiettivi che la rete si è prefissata. Scopo primario delle rete stessa è quello di far crescere l’amore per il creato e le sue creature a partire dal messaggio biblico. Gli stili di vita si radicano in questa consapevolezza: l’universo è un dono di Dio. Descrivere ciò che compone l’universo con il semplice termine “natura” è una riduzione di valore dello stesso. Per un cristiano più corretto è parlare di creato, perché in questo termi- TEMPO DI CONCRETEZZA Una proposta concreta alle comunità: mettere in comune esperienze in atto, elaborare in comune accordo percorsi di formazione e di sensibilizzazione STILI DI VITA: UNA RETE INTERPARROCCHIALE pagina a cura del’Ufficio Diocesano Pastorale Sociale e del Lavoro - Salvaguardia del Creato e Stili di vita ne è contenuto un profondo significato: l’universo non è frutto di una casualità, ma un dono d’amore di Dio. L’amore per il creato non va inteso come un sentimento carico di emozioni, fine a se stesso; esso è la fonte da cui scaturiscono percorsi pastorali, maturati da un confronto tra le varie esperienze esistenti nelle comunità parrocchiali e associative. Ed è buona cosa che esse siano messe in comune, valorizzando le varie risorse culturali e organizzative esistenti, incoraggiando le dinamiche di emulazione, dando vita a campagne di sensibilizzazione per creare un comune sentire e proposte condivise sulle questioni ambientali. E da ultimo la rete interdiocesana si propone di coinvolgere gli organismi ecclesiali, valorizzando i cristiani come soggetti protagonisti della Chiesa. Nella nostra diocesi non siamo all’anno zero. Ci sono iniziative lodevoli e di valido significato anche a livello parrocchiale. Tutte queste attività corrono il rischio di incidere solo nel proprio ambiente, a volte ristretto, e di non incentivare altre realtà ad operare pastoralmente nel campo degli stili di vita affinché gli CUSTODIRE IL CREATO PER COLTIVARE LA PACE “Custodire il creato, per coltivare la pace”. Per la 5° Giornata per la Salvaguardia del creato, la Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso e la Commissione Episcopale per i Problemi sociali e il lavoro, la Giustizia e la Pace hanno scelto lo stesso titolo del messaggio di Papa Benedetto XVI per la Giornata della Pace 2010. Il Messaggio si apre con il ricordarci che la pace è un dono di Dio. “essa interessa tanto l’esistenza personale quanto quella sociale e giunge a coinvolgere lo stesso rapporto con il creato”. Ma la pace è minacciata dagli egoismi dell’uomo e dello sfruttamento dei territori delle popolazioni più povere da parte di quelle più ricche: “pace, giustizia e cura della terra possono crescere solo insieme e la minaccia a una di esse si riflette anche sulle altre”. Salvaguardare il creato da ogni sfruttamento è dovere gravissimo nei confronti delle generazioni future: ad esse va consegnata una terra che possa essere abitata degnamente e ulteriormente coltivata. Tutto ciò richiama la necessità di stili di vita sobri. Il messaggio si conclude con l’invito a contemplare la bellezza del creato “per cogliere Dio stesso che si prende cura delle sue creature” e, ricordando le assemblea ecumeniche nelle quali la riflessione sul creato ha avuto spazio centrale, i componenti delle due Commissioni Episcopali invitano tutti i cristiani per una preghiera comune, uniti nella salvaguardia del creato. stili di vita siano una modalità di vita sempre più diffusa. Proprio per non lasciare nel nascondimento le varie iniziative e quindi poco incidano sul creare la cultura degli stili di vita l’Ufficio diocesano della pastorale sociale e del lavoro, a cui è stato affidato dai Vescovi italiani anche questo settore pastorale, propone alle parrocchie una rete interparrocchiale degli stili di vita. E’ così possibile mettere in comune esperienze in atto, elaborare in comune accordo percorsi di formazione e di sensibilizzazione, individuare quali siano le urgenze da affrontare per creare una cultura e una mentalità di stili di vita seguendo le indicazioni che Papa Benedetto XVI ha tracciato nella sua ultima enciclica. Un primo spazio per mettere in comune le proprie esperienze è data da questa pagina del settimanale. Ogni terzo sabato del mese essa raccoglie riflessioni, proposte e iniziative sulla salvaguardia del creato, a cui sono legate in modo assai stretto le varie tematiche degli stili di vita. GIUSEPPE CORTI AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO L’uomo, in quanto immagine di Dio e depositario dell’alito divino, è centro e vertice del mondo, nel senso che è chiamato ad amare e curare il creato che Dio gli ha consegnato. Il dono amorevole di Dio fa appello alla risposta altrettanto amorevole dell’uomo, con una piena assunzione di responsabilità verso gli altri. La seconda tavola del decalogo riassunta nel comandamento di Gesù “Amerai il prossimo come te stesso”(Mc 12,31) riguarda i comandamenti di carità: gli uomini, destinatari dell’amore di Dio, diventano soggetti di carità, chiamati a farsi strumenti di carità. Dio ha voluto che le prime persone da amare, dopo di Lui, siano i propri genitori: “Onora tuo padre e tua madre…(Es 20,12). Con il quarto comandamento Dio vuole che onoriamo i nostri genitori che ci hanno dato la vita e che ci hanno aiutato a crescere non solo nel corpo, ma anche nello spirito grazie al loro amore, attraverso il quale abbiamo conosciuto l’amore di Dio. E in questa dinamica di amore ricevuto e a nostra volta donato che si fonda il comandamento dell’amore e della carità, tenendo presente che onorare ed amare i genitori significa soprattutto manifestare il nostro amore a Dio. Non uccidere è forse il comandamento più gridato dal cielo nelle nostre coscienze, eppure quotidianamente uccidiamo con le armi, con i veleni chimici nei cibi e nell’aria, con la droga e l’alcol. Uccidiamo i malati, i vecchi, i bambini, chi ha altra fede o chi è di un’altra razza, distruggiamo l’ambiente che ci circonda: sembrerebbe quasi che ogni scusa sia buona per uccidere! La vita dell’uomo è sacra e poiché creata da Dio, ha come scopo principale quello di tornare a Dio, che è il Signore della vita dal suo inizio alla fine. La Genesi racconta del primo omicidio “Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: “Dov’è Abele, tuo fratello? “. Egli rispose: “Non lo so. Sono forse il custode di mio fratello?”” (Gn 4,8-9) Caino rifiuta di vivere la responsabilità verso l’altro, il fratello, facendo prevalere l’odio, l’egoismo e la chiusura in se stesso. La risposta di Caino è tutto il contrario di ciò che Gesù insegna nel Vangelo: ogni uomo è custode del proprio fratello; se c’è il rispetto per l’altro, diventiamo il suo custode; noi cristiani, in forza del Battesimo, siamo diventati custodi dell’altro, di chi ci vive accanto ogni giorno, così come di chi incontriamo casualmente durante la nostra giornata, perché l’altro, qualsiasi altro, è sempre un fratello, una persona che ci è vicina, per la quale diventiamo “prossimi”. Non commettere atti impuri è il sesto comandamento che proibisce tutti i comportamenti che offendono la verità dell’amore a livello personale e di coppia. Il Catechismo Chiesa Cattolica afferma che: la sessualità esercita un’influenza su tutti gli aspetti della persona umana nell’unità del suo corpo e della sua anima. Essa concerne particolarmente l’affettività, la capacità di amare e di procreare, e, in un modo più generale, l’attitudine ad intrecciare rapporti di comunione con altri (n. 2332). Invece sembrerebbe che siano saltati i confini del buon gusto e delle regole: in TV, su internet, nelle riviste, imperversa l’overdose di scene maliziose, di battute a doppio senso, di gesti equivoci. Qualcuno, dinanzi a queste cose, applaude in nome della libertà, sbandierando come una conquista il “faccio quello che mi pare e piace e se mi va, perché non posso farlo?”Anche una scelta come l’adulterio rientra nella normalità, tanto che fa più notizia la coppia unita che non quella separata. Ed a questo punto per “ritornare un po’ in noi”, occorre pensare all’atto della creazione: Quando Dio creò l’uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini quando furono creati.(Gn 5, 1-2). Dio, manifestando il suo amore nell’atto della creazione, iscrive nell’umanità dell’uomo e della donna la vocazione dell’amore, della comunione e della mutua donazione; nell’azione procreativa i coniugi diventano partecipi della potenza creatrice e della paternità di Dio. Salvaguardando quindi l’unione coniugale e il suo significato procreativo, l’atto coniugale conserva integralmente la vocazione al vero e mutuo amore. “Amare il prossimo come se stesso” significa custodire responsabilmente il grande e amorevole dono della creazione. ANTONELLA NICASTRO P A G I N A 17 STILI DI VITA L’UFFICIO... SOSTENIBILE2 Dove eravamo rimasti? Si parlava di ufficio... e di carta. È utile sapere che esistono tipi di carta che hanno un impatto ambientale minore di altri. Non difficili da trovare in commercio anche nel nostro Paese. Una via può essere quella di rifornirsi di prodotti provenienti da carta da macero (riciclata) o da foreste certificate Fsc (www. fsc-italia.it) e Pefc (www. pefc.it). Si tratta di due certificazioni che assicurano la provenienza del legno da foreste gestite in maniera corretta e responsabile. Secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. Veniamo alla cartucce del toner di fax o stampanti. Falsa è la “leggenda” secondo la quale la loro rigenerazione fornirebbe prestazioni ridotte rispetto a cartucce nuove. La rigenerazione consente di inviare meno materiale in discarica e di ridurre il consumo di materie prime. Basti pensare che per realizzare una nuova cartuccia per stampante laser possono servire fino a 4,5 litri di petrolio. Per avere qualche informazione in più sull’argomento si può consultare il sito internet www.sapi online.it. Qualche altro accorgimento per ridurre le emissioni di Co2 dal proprio posto di lavoro: l’acqua. Pensiamo a quante bottigliette in plastica acquistiamo durante la pausa pranzo. Bottiglie che raramente ricliamo. Perchè, allora, non dotarsi di una bottiglia di vetro o di un thermos riempito da casa, o perchè non riutilizzare la stessa bottiglietta di plastica? Banalità? Si pensi che in questo modo si eviterebbe l’emissione di circa una decina di chili di Co2 pro capite all’anno. C’è anche chi suggerisce di portarsi da casa una tazza per il caffè o il tè, così da evitare il consumo di centinaia di bicchierini di plastica all’anno... Cosa dire, inoltre, del tragitto casa-ufficio? Secondo uno studio del Wwf sostituendo la bicicletta alla macchina (ovvio per chi può permetterselo) per un tratto di strada di circa 6 km si possono evitare 240 kg all’anno di emissioni di Co2. Altra soluzione è quella del condividere il percorso in auto con altre persone, così da ridurre il numero delle vetture circolanti. Un accenno, per chiudere, al telelavoro. Secondo uno studio del Wwf, datato marzo 2009, se il telelavoro fosse applicato su larga scala e se la teleconferenza sostituisse gli spostamenti di lavoro (sovente compiuti in aereo) nel giro di vent’anni si potrebbe evitare di inviare nell’atmosfera circa un miliardo di tonnellate di Co2. Per non parlare degli effetti benefici anche per la propria vita: risparmi in termini economici e di tempo in virtù dei continui spostamenti casa-ufficio e viceversa, maggiore flessibilità, la possibilità di trascorrere più tempo con la propria famiglia. Ci sembra poco? MARCO GATTI P A G I N A 18 Como CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 SALUTE E SICUREZZA Amianto e mesotelioma 148 casi nel comasco “ A mianto… è un problema per il nostro territorio?” La domanda è di quelle che fanno pensare, dalle quali non ci si può attendere una risposta immediata. Allo scopo di approfondire meglio la questione e mettere a fuoco rischi, problematiche e conseguenze legate ad anni di esposizione all’amianto, cui anche il nostro territorio è stato sottoposto, l’associazione “Interragire”, in collaborazione con la Fondazione Paola Giancola onlus, si sono resi promotori di un dibattito pubblico che parte proprio dalla domanda iniziale. L’appuntamento è presso le scuole di via Volta 3, a Lurate Caccivio, giovedì 13 maggio, ore 20.45 Tre i protagonisti del dibattito: la dott.ssa Franca Molinari, Giudice del Lavoro, tribunale di Busto Arsizio; il dott. Antonio Paddeu, pneumologo, primario di riabilitazione cardio-respiratoria a Mariano Comense e presidente della Fondazione Paola Giancola, e il dott. Lamberto Settimi, responsabile del Servizio prevenzione e sicurezza ambiente e lavoro dell’Asl di Como. Ma veniamo all’interrogativo proposto come guida al dibattito. È con l’ausilio del dott. Paddeu che abbiamo cercato di articolare una possibile risposta. «La questione amianto - ci spiega il dott. Paddeu - rappresenta un problema per Como così come per altre parti d’Italia. Ricordo che l’amianto è stato considerato fuorilegge dal 1992, e che l’Italia nel 1991 ne era il maggior produttore in Europa… Si tratta di un insieme di minerali il cui utilizzo, a livello industriale, è stato estremamente diffuso. Si parla di circa 3500 impieghi. Con l’amianto sono state realizzate corde, piastrelle, funi, freni. È stato spruzzato sulle pareti, impiegato per le coibentazioni, per la realizzazione di fili elettrici, prodotti idraulici, etc. In più l’amianto era presente nel cemento. Nel cemento utilizzato per le costruzioni era infatti presente con una percentua- Se ne manifestano da 15 a 20 ogni anno. Il picco è però atteso tra il 2015 e il 2020. Questa malattia ha, infatti tempi di latenza molto lunghi. Il periodo di massima esposizione nel nostro territorio fu tra gli anni ‘70 e ‘80. Anche i freni delle auto erano fatti di questo materiale pagina a cura di MARCO GATTI [email protected] le vicina al 10-15%. Le abitazioni dunque realizzate in tempi non sospetti contenevano amianto al 60-70% amianto. Il problema dunque c’è. È presente è reale». «Rispetto alla sua pericolosità - prosegue Paddeu - è opportuno qualche chiarimento. I rischi sono dovuti alla sua polverizzazione. L’amianto diventa pericoloso quando viene tagliato, forato, frantumato, polverizzato». Quali sono i danni che arreca all’organismo? «I fumatori che ne sono stati esposti sviluppano, più facilmente, il tumore del polmone. L’amianto, però, è responsabile anche dell’aumento di incidenza nei tumori alla laringe, al rene, etc. A livello respiratorio può essere la causa di un tumore di estrema gravità denominato mesotelioma. Malattia che può avere una latenza fino a un massimo di quarant’anni… In Lombardia la stima, prima che si manifesti, e tra i 25 e i 30 anni. Il mesotelioma è dunque la peggior complicanza legata all’amianto. In provincia di Como si tratta di un problema molto presente, con una casistica di qualche punto superiore, in termini di incidenza, rispetto ad altre province italiane». Per quale ragione? «L’amianto nella nostra provincia ha avuto diversi impieghi a livello indu- Un’immagine delle ex acciaierie Falck di Dongo QUANDO BASTAVA UNA FRENATA PER RESPIRARE AMIANTO... Duecentoquarantasette casi di mesotelioma segnalati dal 2000 ad oggi in provincia di Como, di cui accertati 148 come “primitivi”, cioè strettamente legati all’esposizione da amianto. Questi i dati più recenti legati ad un apposito registro regionale attivo dal 2000. «Ogni caso riconducibile al mesotelioma spiega il dott. Lamberto Settimi, responsabile Servizio di Prevenzione e Sicurezza Ambiente di Lavoro dell’Asl di Como - viene segnalato direttamente al Centro operativo regionale, che ne vaglia le caratteristiche, verificando se la malattia è strettamente legata all’esposizione da amianto o è la conseguenza di altre metastasi. I casi individuati come primitivi vanno a completare l’apposito registro regionale». Quanti sono i casi di mesotelioma che affiorano ogni anno in provincia? «Tra i quindici e i venti all’anno. Siamo, più o meno, striale. Pensiamo, ad esempio, alle acciaierie Falck di Dongo, per le quali, oggi, vi sono 21 operai in appello a Milano in attesa venga riconosciuta la loro esposizione. Alla Falck l’amianto era usato massicciamente, anche per la coibentazione dei forni…». In questo quadro come si gioca il ruolo della Fondazione Giancola? «La Fondazione Giancola, di cui io sono presidente del comitato scientifico, opera sul fronte della ricerca sul cancro, e si occupa, in particolare, del mesotelioma e dei danni conseguenti all’esposizione di amianto. La Fondazione ha contribuito, tra l’altro, nel dotare Como di un registro dei tumori. Registro che, a breve, dovrebbe raccogliere le varie tipologie tumorali individuate in provincia. L’impegno della Fondazione a riguardo del mesotelioma è speso anche sul fronte dell’approfondimento e della sensibilizzazione. Rammento come nel 2003, proprio grazie alla nostra Fondazione, sia stato organizzato a Como un convegno che radunò i massimi esperti mondiali proprio sul mesotelioma. La Fondazione si occupa, inoltre di finanziare ricerche presso vari centri come l’Istituto dei Tumori di Genova o il Centro ricerche di chirurgia toracica dell’Università dell’Insubria di Varese». Veniamo, più nello specifico, alla provincia di Como. In che misura ci dobbiamo preoccupare? «Il nostro territorio detiene, sull’argomento, gli stessi problemi delle altre province italiane. Le province più colpite sono quelle di Taranto, Monfalcone, Casale Monferrato, caratterizzate da una forte presenza industriale. Che dire delle bonifiche effettuat in questi anni? «Le bonifiche effettuate in questi ultimi anni lasciano, a mio avviso, il tempo che trovano. Certo, meglio di niente! Il massimo picco di mesotelioma si avrà, però, tra il 2015 e il 2020. Ciò significa che la punta più elevata in cui si manifesterà tale malattia deve ancora arrivare». Perché dice che le bonifiche in corso lasciano il tempo che trovano? nella media regionale. La massima esposizione si è avuta tra gli anni ’70 e ’80, visti i lunghi tempi di latenza di questa malattia attendiamo il suo picco nei prossimi anni, tra il 2015 e il 2020. L’indice di pericolosità riguarda dunque quel periodo, quando l’amianto era una componente assai diffusa nella società. Pensiamo ai ferodi dei freni delle auto… Erano fatti in amianto e bastava una frenata per favorirne la diffusione delle polveri… Dal 1992, quando l’amianto venne dichiarato fuori legge, i ferodi delle auto furono progressivamente sostituiti a tutti i mezzi in circolazione. Con ogni probabilità, però, autovetture con freni in amianto hanno continuato a circolare fino al 1995. Oggi il livello di inquinamento da amianto è, per fortuna, calato da 5 a 10 volte rispetto a vent’anni fa, L’auspicio è che, tra dieci anni, non ve ne sia più traccia da nessuna parte…» «Le attuali modifiche non incideranno, però di molto, sul mesotelioma. Ciò perché si presume che in Italia, dal ’92 ad oggi, l’amianto sia andanto progressivamente scomparendo dal processo produttivo, riducendo così di molto la sua pericolosità. L’amianto presente sui tetti non è pericoloso. È a rischio l’amianto friabile che poi diventa polvere e che arriva con facilità ai polmoni. Le bonifiche in atto sono certo importanti, ma non contribuiranno a ridurre l’incidenza del mesotelioma, il cui effetto arriva da un’esposizione che si misura molto indietro nel tempo e non è certo dovuta all’amianto presente nelle case. Amianto che, lo ripeto, se non è deteriorato, grossi problemi non dà. L’amianto pericoloso è quello che si è scoperto nelle scuole, mischiato con le vernici e spruzzato sulle pareti come isolante...» La stragrande maggioranza della popolazione può dirsi dunque tranquilla? «Diciamo relativamente tranquilla. Va detto però che Como è una città che ha fatto e farà i conti con il mesotelioma, con un’incidenza superiore ad altre città italiane, proprio in virtù della sua vocazione industriale. Pagheremo lo scotto di scelte passate il cui conto ci verrà presentato, come detto, tra il 2015 e il 2020. Non si tratta, certo, di un fenomeno solo comasco, ma in cui anche noi possiamo dirci pienamente coinvolti. A Como l’amianto era presente in forma assai diffusa: dalle seterie; a Lomazzo, dove si lavorava il vetro; a molte fornaci diffuse sul territorio; alla cementeria di Merone, che realizzava cemento con percentuali del 10-15% di amianto. Tanto per citare alcuni casi». Ma c’è modo per verificare la presenza di amianto nel nostro organismo, e l’eventuale presenza latente di un mesotelioma? «Purtroppo no, non esistono esami in grado di dirci se un soggetto potrà sviluppare o meno questa malattia. Un marcatore di esposizione all’amianto, l’osteopuntina, individuato sulla fine degli anni ’90, sembrava potesse dare qualche informazione in merito, in realtà si rivelò non efficace». CRONACA P A G I N A 19 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 SI PERDONO PER LO PIÙ MAZZI DI CHIAVI, CELLULARI, PORTAFOGLI... Oggetti smarriti: una città distratta U n incremento del 56,65% di oggetti ritrovati e consegnati all’URP e del 94,44% di materiale restituito al legittimo proprietario. Tutto questo in soli due anni. Sono questi due dei dati maggiormente significativi sul servizio “Oggetti Smarriti” del Comune di Como sottoposto ad una laboriosa riorganizzazione nel corso dell’ultimo biennio. La gestione degli oggetti smarriti, infatti, rappresenta un servizio particolarmente complesso (che in passato è stato gestito prima dal Settore Economato, in seguito dalla Polizia Locale e, dal settembre 2007, dall’Ufficio Relazioni con il Pubblico, URP) e che interessa, di fatto, diversi settori dell’Amministrazione cittadina. Il ruolo centrale del Comune in questo ambito è giustificato dal fatto che, per il Codice Civile, unico responsabile della custodia degli oggetti smarriti è il Sindaco. Quindi, con le sole eccezioni di ASF Autolinee e delle Ferrovie Nord Milano (ma con il deposito degli oggetti ubicato presso la stazione di Milano Cadorna), è l’Amministrazione Comunale l’unico ente pubblico cui spetta la conservazione, e la consegna ai legittimi proprietari, di ciò che viene ritrovato in città. E’ pur vero, però, che anche l’Arma dei Carabinieri e la Polizia di Stato raccolgono oggetti smarriti ma se il legittimo proprietario non viene rintracciato dalle forze dell’ordine i beni vengono fatti recapi- Sono cresciuti di oltre il 50% i beni persi dai legittimi proprietari e consegnati all’Ufficio Relazioni con il Pubblico del Comune di Como nell’ultimo biennio. La maggior parte, però, ritrova il legittimo proprietario di LUIGI CLERICI tare a Palazzo Cernezzi. Gli oggetti rinvenuti a bordo degli autobus di ASF vengono invece gestiti secondo una procedura interna rientrante nel Sistema di Gestione per la Qualità. L’oggetto rinvenuto viene registrato e rimane a disposizione del legittimo proprietario per i 15 giorni successivi al ritrovamento presso il deposito di appartenenza dell’autobus (che può essere quello di Cantù, Como o Menaggio). Trascorso tale periodo viene trasferito presso la sede ASF di via Asiago 16. Gli oggetti rinvenuti rimangono presso tale sede per 3 mesi, passati i quali, se possibile, il bene verrà devoluto in beneficenza o altrimenti eliminato. Per poter rientrare in possesso dell’oggetto smarrito, previa puntuale descrizione dello stesso, il legittimo proprietario dovrà CON MONDO TURISTICO A VILLA OLMO PER VISITARE RUBENS E I FIAMMINGHI L’Associazione Culturale “Mondo Turistico” organizza per venerdì 21 maggio una visita guidata alla Mostra “Rubens e i fiamminghi”, allestita a Como presso Villa Olmo. L’appuntamento è per le ore 19.30 davanti all’ingresso della Villa. La visita di questa mostra è un’immersione nella spettacolarità della vita considerata sotto tutti i suoi vari aspetti. Le due prime sale e le ultime due sono dedicate ai pittori fiamminghi; tutte le altre presentano splendide opere di Rubens e del suo miglior discepolo Van Dyck. La quota di partecipazione è di 12 euro per i soci, di 13 euro per i non soci. Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie): Mondo Turistico, tel. 3394163108; e-mail: mondoturistico @virgilio.it. recarsi di persona presso una delle sedi indicate munito di un documento di identità e fornire una dettagliata descrizione del oggetto smarrito. Ed ora qualche numero sul fenomeno. A settembre 2007 la media di oggetti smarriti consegnati in Comune ammontava a 32,5 beni al mese. Nel 2008 la media è cresciuta fino a raggiungere quota 43,33 (+33,33%). Nel 2009 si è assistito ad un nuovo grande incremento che ha portato il numero di oggetti consegnati a quota 560, in media 50,91 (+56,65% rispetto al dato del 2007). Di pari passo al forte incremento nel ricorso a questo servizio da parte dei cittadini che quotidianamente si imbattono in oggetti dimenticati, sono i dati relativi al materiale restituito al legittimo proprietario. Nel 2007 la media era di 18 oggetti restituiti al mese. Nel 2008 tale dato è stato pari a 28 oggetti (+60,61%) e quest’anno invece è stata raggiunta quota 35 (+94,44% rispetto ai livelli del 2007, per un totale di 385 oggetti riconsegnati nel 2009). Ma che cosa viene smarrito in città? Se mazzi di chiavi, telefoni cellulari e portafogli rappresentano la maggior parte degli oggetti consegnati all’URP, in questo periodo non sono mancati anche beni particolari e curiosi. Tra i tanti meritano di essere ricordati un apparecchio elettrostimolatore testmed per la tonificazione muscolare, con tanto di optional; un decoder per la ricezione dei canali televisivi del sistema digitale terrestre con telecomando perfettamente imballato nonché numerosi apparecchi acustici e medici. Nell’ultimo elenco di materiale ritrovato, che viene pubblicato nelle bacheche comunali e anche sul sito internet dell’amministrazione (www.comune. como.it) nella sezione notizie, figura perfino un misuratore laser per le distanze. Inoltre, in più occasioni, sono stati consegnati all’URP accessori o componenti di elettrodomestici mentre un caso particolare ha riguardato, qualche anno fa, una va- ligia. Questa apparteneva ad un distinto signore statunitense, manager di una società californiana a Silicon Valley, che l’aveva smarrita a Como durante un suo soggiorno in Italia. L’URP, contattando l’Ambasciata Statunitense, è riuscita a rintracciare il legittimo proprietario e ad inviarla negli Stati Uniti. Significativo il fatto che l’uomo abbia poi fatto recapitare i suoi più sentiti ringraziamenti all’Ufficio. Da segnalare, infine, che dallo scorso anno l’URP ha iniziato anche a contattare coloro che hanno consegnato degli oggetti smarriti a partire dal mese di settembre 2007 affinché, se interessati, possano ritirarli. Infatti, come stabilisce l’articolo 929 del Codice Civile, trascorso un anno dalla pubblicazione dell’avviso di smarrimento di un oggetto, questo diventa proprietà del ritrovatore. Ed ecco che, quindi, coloro che oltre un anno fa hanno consegnato in Comune orologi, bracciali, telefoni ed altri beni, ora ne sono diventati i le- gittimi proprietari e quindi possono recarsi in Municipio per ritirarli ed entrarne effettivamente in possesso. Ovviamente non tutti gli oggetti ritrovati e consegnati all’URP, se non reclamati dai legittimi proprietari, passeranno di mano ai ritrovatori. Non rientrano, infatti, in questa casistica i documenti personali che vengono restituiti all’ente emettitore (come nel caso della Carta Regionale dei Servizi) ad eccezione della Carta d’Identità, della Patente di Guida o di altri documenti che riportano l’indirizzo completo del proprietario. In questo caso se la persona è residente a Como viene contattata direttamente avvisandolo che può ritirare il documento presso l’URP. Se invece abita fuori Comune il documento viene spedito al Comune di residenza. La minutaglia (ad esempio le paia di chiavi) oppure gli oggetti deteriorati o di nessun valore vengono invece distrutti dopo un anno dalla pubblicazione del ritrovamento ovviamente se nessuno li ha richiesti. COMO IN TEMPO 2: IL CALENDARIO UNICO DEGLI EVENTI Non sai che cosa fare durante il fine settimana? Desideri organizzare o promuovere un evento? Forse non tutti sanno che il Comune di Como, nell’ambito del progetto “Como Intempo2” da qualche tempo si è reso promotore di un calendario unico degli eventi della città. Una formula sperimentale per coordinare eventi, iniziative, appuntamenti. Una guida in cui muoversi per leggere, condividere e appuntarsi quanto organizzato sul territorio cittadino e programmare così, più agevolmente, il proprio week end. «Uno strumento a disposizione dei cittadini - spiega l’assessore ai Tempi della Città Anna Veronelli - per sapere con un click cosa avviene in città e utile per supportare e organizzare eventi e consentire loro di armonizzarli con le diverse occasioni offerte dal territorio, evitando così sovrapposizioni». La procedura è semplice. L’accesso al Calendario Unico degli Eventi è dal portale di Palazzo Cernezzi (www.comune.como.it). Per i cittadini bastano pochi “clik” per conoscere, attraverso uno specchietto la programmazione degli appuntamenti cittadini. Per enti e associazioni basta registrarsi e inserirvi, gratuitamente, le proprie iniziative, manifestazioni, rassegne. Come? Per prima cosa occorre accedere allo spazio di “Log In” cliccando su “Accedi all’area riservata” (in altro a destra). Selezionando l’opzione “Non registrato” si avvierà la procedura di registrazione. Ogni ente o associazione dovrà inserire i dati dell’anagrafe associativa, compresi partita Iva – o codice fiscale – e codice IBAN. Dopo la registrazione sarà possibile promuovere il proprio evento, prenotare gli spazi in cui realizzare le iniziative, riservare le attrezzature necessarie, nonché organizzare al meglio il calendario delle proprie attività conoscendo in anticipo tutto quello che viene promosso a Como. Per fare questo si dovrà, una volta effettuato l’accesso, entrare nel pannello di controllo, cliccare su “Proponi un evento” e seguire le procedure indicate. Se l’evento necessità di autorizzazioni da parte del Comune è indispensabile attendere la mail di conferma che verrà trasmessa dagli uffici di competenza. Da quel momento occorrerà far pervenire, entro i termini previsti per ogni tipologia di iniziativa, la documentazione cartacea dovuta. Nella mail trasmessa saranno contenute tutte le informazioni utili. Lo stato della procedura si potrà verificare dalle icone che contraddistinguono gli eventi già “postati” sul calendario. Per informazioni: Ufficio tempi, via Italia Libera 18/ a, tel. 031-252637, e-mail: [email protected] P A G I N A 20 GIOVANI SENTINELLEDELMA TTINO SENTINELLEDELMATTINO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 5 MAGGIO 2010 9 MAGGIO A BELLAGIO IL MOLO 14: E I RAGAZZI... «PRENDONO IL LARGO»! sempre emozionante vedere grandi masse di ragazzi dire si, insieme ai loro catechisti ed educatori, a quello che è ormai diventato un appuntamento fisso nel calendario diocesano: il Molo 14. Anche domenica scorsa da Como e da Colico numerosi quattordicenni “hanno preso il largo” per giungere all’incontro con l’ammiraglio, il vescovo Diego, che come già in più occasioni, ha tentato di indicare una rotta da seguire, la “rotta della verità” come lui stesso l’ha definita, quella che non sta “né di qua né di là”, quella che si fa fatica a trovare ma che, una volta intrapresa segna la via della felicità, la via dell’incontro con gli altri e con Gesù. È sempre emozionante vedere grandi masse di ragazzi, ma è anche doveroso chiedersi quale spirito guidi queste moltitudini: tanti visi allegri, qualche volto un po’ assonnato e alcuni musi duri tipici dell’età, hanno segnato una giornata di festa alla quale è collegato, già da tempo, un significato particolare quello della partenza e non dell’arrivo; sì perché nella mente di molti, ricevuta la Cresima, è tempo di chiudere con il catechismo, con la Messa, con l’impegno in parrocchia. Ricevuta la Cresima è il tempo di finirla con quella vita da bambinetto dell’oratorio, ricevuta la Cresima è tempo di essere grandi agli occhi degli altri. E invece, gli oltre millecinquecento ragazzi giunti a Bellagio hanno dimostrato che la Cresima non è il punto di arrivo di un cammino ma è il “molo” dal quale prendere il largo versa la vita, una vita che come ha ricordato il vescovo deve essere protetta dalle seduzioni del mondo e deve trarre nutrimento dall’incontro quotidiano con Gesù. Nelle parole del vescovo ai ragazzi, “Amatevi gli uni gli altri È come io vi ho amato” significa sentirsi amati, riconoscere sopra di sé un amore strabordante, illimitato, riconoscere la presenza di quel qualcuno che ora mi invita a essere testimone in prima persona, un testimone che ama perché amato, che fa della sua vita uno sprono anche per chi, un po’ annoiato, ha deciso di non “imbarcarsi” e di rimanere a casa invece di partire. E guardando i numerosi diari di bordo, deposti da ogni gruppo ai piedi dell’altare, ben si possono intuire le motivazioni che spingono i quattordicenni della nostra diocesi a mettersi in gioco: l’amicizia, la carità, la voglia di stare insieme, la necessità di trovare un senso allo stare insieme, la ricerca, sono solo alcuni degli spunti offerti in una giornata che ha visto i quattordicenni protagonisti e i catechisti alle prese con le difficoltà del dopo cresima, tra gli alti e bassi di un’età nella quale non esiste nulla di sicuro. Infine, da non dimenticare è la testimonianza di molti ragazzi più grandi che con le loro parrocchie si sono resi disponibili nell’allestimento dei giochi del pomeriggio: il loro entusiasmo, la loro vitalità, il desiderio di fare bene, coinvolgendo gli amici “più piccoli” è la dimostrazione che il molo, già vissuto da alcuni anni, è stato per loro davvero un inizio, l’inizio di un impegno che si manifesta nel servizio agli altri e nell’amore reciproco che ora testimoniano, perché “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e noi prenderemo dimora presso lui”. Nella speranza che ad impressionare non siano solo i grandi nu- meri, ma la voglia che questi ragazzi hanno di essere protagonisti autentici della loro vita! Foto di MARIO TTACCHI ACCHI e don ROMANO TRABUCCHI P A G I N A GIOVANI SENTINELLEDELMA TTINO SENTINELLEDELMATTINO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 21 DAL 29 MAGGIO AL 1° GIUGNO A COMO MEETING DEI GIOVANI GUANELLIANI: GIORNI DI FESTA PER TUTTI! Foto di gruppo in occasione dell’ultimo meeting svoltosi a Roma P ane e Paradiso. Mission in progress è il titolo del grande Meeting organizzato dal Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile di Como, in collaborazione con l’Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile, che si terrà in città dal 29 maggio al 1 giugno. L’evento nazionale è rivolto ai giovani dai 18 ai 30 anni, non solo a quelli che a vario titolo, frequentano già le differenti realtà guanelliane (dai gruppi giovanili, ai volontari, agli operatori, agli allievi ed ex-allievi giovani), ma è aperto anche ai giovani della Chiesa di Como (parrocchie, associazioni, movimenti) e di tutta Italia che desiderano “incontrare” il messaggio straordinariamente attuale di don Luigi Guanella. speranze e gioie. E partendo dal concreto della nostra vita, vogliamo arrivare al terzo e più importante incontro, quello con il Signore della vita, per riscoprirlo sempre accanto a noi. Con questa esperienza vogliamo scommettere sull’accoglienza, sulla condivisione, per sperimentare sulla propria pelle quel “venite e vedete” che vuole essere il nostro modo di raccontare che cosa è il messaggio guanelliano per noi. Dunque un Meeting per sentirsi un’unica famiglia di giovani in cammino, per sperimentare l’accoglienza nella duplice accezione dell’accogliere e dell’essere accolti, per condividere e approfondire modi diversi di vivere lo stesso carisma guanelliano che a tutti appartiene perché tutti siamo Chiesa». Don Domenico Scibetta, direttore del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile ci spiega: «Lo stesso termine “meeting” che abbiamo scelto ci indica che la quattro-giorni di fine maggio non sarà un semplice stare insieme in un modo qualunque, ma vuole essere una grande opportunità di incontro. In primo luogo un incontro tra di noi, per scoprire come le distanze geografiche non tengano poi così lontani i nostri cammini di giovani del terzo millennio. E così scoprire che abbiamo ricevuto un patrimonio comune, che è la spiritualità vissuta da don Luigi Guanella, nato in questa diocesi comense e vissuto in molte delle diverse realtà che rappresentiamo. L’altro grande incontro che vivremo sarà dunque con la figura, la spiritualità e il carisma di questo eroe della Carità, per riscoprire la forza e l’attualità del suo messaggio nella nostra vita di tutti i giorni, con le sue aspirazioni, delusioni, Questo evento assume una grande importanza come momento “forte” di preparazione al prossimo evento della canonizzazione di don Luigi Guanella, “figlio” della nostra Diocesi e primo nostro Santo dei tempi moderni. Un Meeting con una locazione precisa, in questa città di Como, che l’ha visto alunno dei Padri Somaschi al Collegio Gallio e poi seminarista, con tutti i sogni e le aspirazioni comuni a tutti i giovani di poter fare qualcosa di speciale con la propria vita. Qui Luigi Guanella ha conosciuto e stretto amicizia con un altro grande Beato della nostra Diocesi: Giovanni Battista Scalabrini, poi Vescovo di Piacenza e Apostolo dei migranti. Qui Luigi Guanella ha maturato il coraggio di tradurre il desiderio che si portava dentro nell’avventura di carità cominciata proprio nella Casa Divina Provvidenza di Como, la prima delle sue fondazioni, che oggi sono presenti in tutto il mondo. Continua don Domenico: «Abbiamo desiderato fortemente condividere questo evento con il volto giovane della Chiesa comense, fra le cui fila (come giovane di parrocchia, studente/seminarista prima e prete diocesano poi) Luigi Guanella ha acquisito e interiorizzato gli ingredienti essenziali per una vita ad alto profilo umano e cristiano. Sarà, dunque, la città di Como ad ospitarci. Un’accoglienza che si esprimerà in varie forme: dalla condivisione dei momenti “forti” con i giovani della città, all’ospitalità in oratori o famiglie della città per chi arriva da fuori, alla parola del Vescovo nel pomeriggio di domenica 30 maggio, ai laboratori tematici sparsi in punti significativi della città nella mattina di domenica, alla festa in piazza Cavour con il musical “Pane e Paradiso… missione compiuta” nella serata sempre di domenica». Una importante occasione per scoprire o riscoprire una figura straordinaria di Santo della nostra terra e dei nostri giorni e camminare accompagnati da lui alla scoperta di ciò che Dio vuole dalla nostra vita. «Sono davvero lieto del fatto che il Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile abbia scelto la nostra diocesi come luogo di incontro per il suo prossimo Meeting – afferma il vescovo monsignor Diego Coletti –. Il beato Luigi Guanella è per noi tutti un punto di riferimento luminoso. E trovo particolarmente edificante proporre il suo carisma e la sua figura ai giovani. In lui, e nell’eredità che ci ha lasciato, riconosciamo una sensibilità innata ai problemi degli ultimi, nel pieno rispetto e nella valorizzazione della dignità di ogni persona. Don Luigi Gua- nella è un esempio da seguire, testimone di una carità autentica, vissuta nell’amore e nell’attenzione gratuita nei confronti dei propri fratelli, specie i più fragili. Mi auguro che i quattro giorni diocesani siano, per i giovani, occasione feconda di riflessione, conoscenza reciproca e approfondimento sul valore e l’opera di un uomo, il beato Guanella, estremamente moderno e significativo». «Per i giovani della nostra diocesi – riflette don Emanuele Corti, responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale dei Giovani – è un’occasione bella avere la possibilità di vivere e condividere questo incontro di respiro nazionale ed europeo attorno al beato Guanella, al suo carisma e all’esperienza della famiglia religiosa dei Servi della Carità. È una presenza importante della nostra Chiesa diocesana, da conoscere e alla quale riservare sensibilità e attenzione. Mi sembra eloquente, inoltre, ricordare che la Due Giorni Giovani celebrata all’inizio dell’anno pastorale ha avuto un’impronta “guanelliana”: si svolgeva a Pianello, comunità dove il beato Guanella è stato parroco e dove nacque la beata Chiara Bosatta. L’occasione del meeting – conclude don Emanuele – si sta infine rivelando un momento prezioso per collaborare insieme, per conoscersi meglio, allargare lo sguardo su un orizzonte che dalla nostra Chiesa locale si apre al resto dell’Italia ed è un’opportunità per far incrociare i cammini di Pastorale giovanile diocesana e guanelliana, un dialogo in cui ci si arricchisce vicendevolmente». Informazioni e iscrizioni: segreteria del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, via Luigi Guanella, 13 Como; tel. 031.296783; e-mail: como. [email protected]; www. giovaniguanelliani.it e www. pastoralegiovanilecomo.org. SIL VIA FFASANA ASANA SILVIA ANZI LATT TTANZI ha collaborato ENRICA LA DON GUANELLA VERSO LA CANONIZZAZIONE «La data della canonizzazione del Beato Luigi Guanella - scrive il postulatore generale dell’Opera Don Guanella, don Mario Carrera - sempre dopo l’approvazione e il decreto del Santo Padre, sarà proclamata nel Concistoro del febbraio 2011. Ora abbiamo più di un anno di tempo per far in modo che la canonizzazione del Fondatore diventi rugiada di grazia». Già la Commissione medica (novembre 2009), la Consulta dei Teologi (gennaio 2010) e la congregazione ordinaria dei Cardinali (aprile 2010) hanno riconosciuto da un lato l’inspiegabilità scientifica e dall’altro l’efficacia dell’intercessione del Beato Luigi Guanella per la guarigione del giovane William Glisson di Springfield (un sobborgo di Philadelphia, Pennsylvania, USA) che il 15 marzo 2002, mentre pattinava, cadde al suolo riportando un gravissimo trauma cranico che non lasciava speranze. Proprio un giovane è stato oggetto dell’intervento salvifico di Dio per intercessione del Beato Luigi Guanella e proprio i ragazzi e i giovani sono stati i primi a cui l’azione di don Guanella si era rivolta, già dai tempi di Traona e di Pianello del Lario. Il Meeting dei Giovani del 29 maggio - 1 giugno si inserisce in questo cammino di preparazione dell’intera Diocesi all’elevazione di un suo “figlio” agli onori degli altari. CRONACA P A G I N A 22 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 ERA IL 30 APRILE 1950 Cisl: 60 anni al servizio del Paese La prima sede comasca della Cisl, presso l’attuale hotel Plinius essant’anni e in piane forma. Con i suoi 4.531.085 iscritti a livello nazionale, e 69. 172 a livello provinciale, la Cisl celebra nel 2010 un compleanno speciale. In tutta Italia, e Como non è da meno, sono in corso le cerimonie commemorative per ricordare quel 30 aprile 1950, quando a Roma, presso il Teatro Adriano, si faceva sintesi del cammino condotto dalla corrente sindacale cristiana, fuoriuscita dalla Cgil unitaria, due anni prima. Anche per Como questo compleanno sarà salutato con molteplici iniziative, che culmineranno nel settembre prossimo con la presentazione di un volume dedicato ai sei decenni di attività sindacale sulle rive del Lario. Questo “viaggio” commemorativo ha avuto inizio mercoledì 12 maggio, presso l’auditorium Don Guanella di Como, con la presentazione di un convegno dedicato ai 40 anni dello Statuto dei lavoratori. L’occasione per celebrare un documento di straordinaria ricchezza, ma anche per riflettere e rilanciare contenuti e obiettivi della stagione sindacale cislina. È Fausto Tagliabue, segretario generale della Cisl di Como, ad offrirci il senso del cammino iniziato mercoledì. Lo spunto di un percorso non solo celebrativo, ma finalizzato a rendere ragione di un servizio prezioso reso dal sindacato alla storia del nostro Paese. «Quando nacque - ci spiega Tagliabue - la Cisl scelse di non proporsi come il sindacato cattolico, in contrapposizione ad una Cgil di stampo marxista. La volontà dei S Celebrazioni in tutta Italia per commemorare la nascita del sindacato. Anche a Como avviato un cammino che sfocerà, il prossimo settembre, nella presentazione di un libro dedicato alla storia del sindacato sul territorio lariano di MARCO GATTI suoi fondatori fu invece quella di dare vita ad un sindacato dei lavoratori. Laico, aconfessionale e pluralista. Non nacque, dunque, un nuovo sindacato, bensì un sindacato “nuovo”, che assunse come modello alcuni principi del sindacalismo anglosassone. Principi, vivi ancora oggi, fondati sul libero associazionismo, la centralità dell’iscritto, l’autonomia dai partiti politici, il primato della contrattazione sulla legge, la centralità delle categorie, la partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese ed alla politica economica e sociale del Paese». «Con la nascita della Cisl - prosegue Tagliabue - si apre una fase nuova nella storia del sindacalismo italiano. Si afferma l’idea di un sindacato non antagonista, in cui si esprime il meglio della Dottrina sociale cristiana. Un sindacato capace di utilizzare la contrattazione come strumento prezioso di innovazione. Un sindacato, questo, che ha lasciato segni profondi nella storia d’Italia. Anche se il riconoscimento del suo contributo nelle grandi scelte del Paese è spesso trascurato. Eppure noi siamo ben consapevoli di non essere mai mancati nei momenti importanti e di avere giocato, spesso, ruoli decisivi. Scorrendo velocemente il filo della storia basta citare, come già accennato, alla novità ap- portata dalla contrattazione aziendale, negli anni ’50; alla capacità dimostrata dal sindacato di sapersi fare carico dei problemi del Paese, tra gli anni ’80 e ’90, attraverso lo strumento della concertazione e con l’accordo di S. Valentino, che costò la vita a Tarantelli. Ancora: il biennio ’92-’93 in cui la Cisl salvò l’Italia, sull’orlo dell’abisso, da una crisi lampante. Per non parlare anche dell’apporto fornito sul fronte della lotta al terrorismo, a cavallo tra gli anni ’70 e ’80». Una storia importante da raccontare. Ma anche lo spunto per rilanciare il senso di un impegno rivolto al lavoratori, ai pensionati, alla famiglia. «Proprio per ricordare questa importante storia, della quale vogliamo essere degni continuatori, rimanendo fedeli ai nostri valori fondativi - continua il Segretario generale - La Cisl di Como ha deciso di promuovere una serie di iniziative. L’incontro di mercoledì scorso si è concentrato sui quaranta anni dello Statuto dei lavoratori, con il quale de- mocrazia e Costituzione sono entrate a tutti gli effetti nei luoghi di lavoro. Mentre fino ad allora erano rimaste fuori dai cancelli… Lo Statuto dei Lavoratori, legge dal 20 maggio 1970, ratificò anni di impegno e di lotte sindacali per assicurare tutele e diritti ai lavoratori nelle imprese e di fronte ai licenziamenti. Statuto che ha rappresentato uno strumento essenziale, ma che oggi non basta più. Troppi sono, attualmente, i lavoratori ad essere esclusi da questi diritti. La strada che ci aspetta è quella di capire come arrivare ad uno “Statuto dei lavori”, uno strumenta che estenda le tutele a tutta quella categoria di professionalità che oggi ne è priva. Mi riferisco alle piccole imprese, ai lavoratori atipici, ai contratti a progetto, ai lavoratori interinali…» Come detto l’incontro di mercoledì è stato la prima tappa di un cammino che avrà il suo culmine il prossimo settembre. In mezzo ci sarà un convegno sul federalismo, la data dovrebbe essere nel mese di giugno, «durante quale ci interrogheremo su come arrivare ad un uso razionale delle risorse - continua Tagliabue -. Pensiamo all’enorme spreco del denaro pubblico, alle ruberie diffuse, all’evasione fiscale. Da queste voci occorre attingere al fine di offrire garanzie di reale sviluppo per le nuove generazioni, e per contribuire davvero alla creazione di uno stato sociale in grado di sgravare la famiglia, attraverso strumenti adeguati, dalle difficoltà che oggi la attanagliano. Penso, ad esempio, ad opportune forme di sostegno alla non autosufficienza…». A seguire, il 2, 3 e 4 luglio, sarà la volta della tradizionale festa di Anteas e Cisl, che quest’anno avrà luogo ad Alserio. Quindi settembre. «La presentazione del libro a cui stiamo lavorando conclude il Segretario generale comasco - viene a colmare un vuoto presente nella storia del movimento sindacale comasco. Un vuoto che non aveva ragione d’essere. Il nostro territorio è privo, a tutt’oggi, di una storia completa che ne analizzi la vita sindacale, ma che ne riprecorra anche lo sviluppo economico e delle sue imprese. Lacune che dovranno essere superate. Fare memoria significa rendere consapevoli le future generazioni delle scelte compiute. Scelte che hanno permesso ai lavoratori comaschi di raggiungere i traguardi odierni e, al territorio, di crescere nel tempo». Lo sguardo proteso in avanti, ma ancorati e fedeli, sempre, alle proprie radici. In www.cislcomo.ust lo speciale 60° dal quale è possibile percorrere la storia della cisl lariana attraverso un'ampia documentazione storica. NEGOZI: IL RITORNO DELLA PROSSIMITÀ È il ritorno alla prossimità il dato più curioso e interessante che emerge dall’ultimo rapporto predisposto dalla Camera di Commercio di Como relativo al primo trimestre 2010. Il riferimento è ad un insieme di fenomeni che vanno dal sostanziale rallentamento delle nuove aperture delle grandi superfici, specializzate e non, alla riduzione della metratura media dei negozi più grandi, al successo più definito dei formati medio piccoli, all’interno delle grandi città. Tra i consumatori, in sostanza, sembra prevalere la scelta verso negozi medio piccoli, a scapito della grande distribuzione. I supermercati rallentano così la loro corsa, dopo anni di espansione e dominio incontrastato. Di rimando cresce l’affiliazione di negozi indipendenti, medio piccoli, all’interno delle grandi catene distributive. L’indagine della Camera di Commercio rileva, in special modo, la progressiva riduzione dei piccoli negozi alimentari che basavano il loro succeso sulla formula della relazione direta con il cliente piuttosto che sulla proposizione di valori di convenienza. Il fenomeno, nell’ultimo anno, si è concentrato in special modo sui negozi specializzati, smentendo così precedenti analisi che sottolineavano la sopravvivenza delle piccole superfici soltanto se specializ- zate, penalizzando in particolar modo frutta e verdura, macellerie e panetterie. La riduzione dei piccoli negozi di vicinato è bilanciata dall’incremento di punti vendita ambulati e itineranti che vanno progressivamente assumendo una nuova “dignità commerciale”. Un cambiamento che, a detta della Camera di Commercio, confermerebbe come si stia tornando a riscoprire il ruolo del centro urbano nell’economia del territorio. Il piccolo dettaglio sembra rappresentare la componente numericamente più consistente della rete di vendita del commercio in provincia di Como determinato da una vasta rete di piccole imprese, spesso a conduzione familiare, localizzate in maniera diffusa sul territorio. Imprese in grado di rendere un indispensabile servizio di prossimità ad un’ampia fascia di consumatori, tra cui gli anziani. Tipologia di vendita abbastanza diffusa sul territorio è anche il mini mercato, ben integrato con il tessuto urbano. In crescita minore rispetto al passato la formula del supermercato. Non più marginale, ma in costante crescita, come accennato, anche il commercio ambulante su aree pubbliche. CRONACA P A G I N A Como 23 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 SUGGERIMENTI UTILI PER METTERSI IN GUARDIA Truffe, ecco come tutelarsi ttenzione alle truffe… Il monito è d’obbligo visto l’acuirsi, nelle ultime settimane, di raggiri a scapito di persone anziane. Il fenomeno non è di oggi. Da sempre è abitudine della criminalità, più o meno organizzata che sia, di concentrare l’attenzione proprio su chi, almeno all’apparenza, presenta meno possibilità di difendersi. Da qui la necessità di mettere in campo gli strumenti più opportuni di tutela, controllo e “educazione” al fine di scongiurare fenomeni spiacevoli. È di qualche mese fa la decisione, da parte della giunta di Palazzo Cernezzi, di assicurare, gratuitamente, dal 1° gennaio 2010, i circa 15 mila anziani residenti del comune capoluogo, allo scopo di assicurare assistenza e risarcimento in caso di scippi, furti, truppe e rapine. Una polizza per tutelare i cittadini “over 70”, spesso soggetti deboli e soli. Più nello specifico tre i tipi di garanzie forniti: assistenza personale, assistenza all’abitazione ed il caso di “rapina - furti - scippi - truffe”. Nei primi due cntesti è prevista l’erogazione alle vittime di particolari servizi, nel terzo, invece, la concessione di una franchigia annuale di importo variabile tra i 400 ed i 250 euro, a seconda dell’evento subito. La polizza, che ha durata quadriennale, e rientra nell’ambito del progetto “Como città sicura”, copre, come detto, i cittadini di età superiore ai 70 anni. I servizi erogati riguardano consulenza e assistenza (contattando il numero verde 800.669 692); garanzie di assistenza all’abitazione in A I consigli delle forze dell’ordine e dei sindacati per arginare una piaga in preoccupante espansione caso di danno a seguito di effrazione; assistenza alla persona in caso di infortunio domestico e garanzie in caso di furto, scippo, rapina. Con specifico riferimento a quest’ultima voce, che più strettamente si lega ai casi cui ci riferiamo, l’assicurazione stipulata da Palazzo Cernezzi con la compagna Mondial Asssistance prevede, in caso di furto, rapina e scippo, il rimborso dell’importo sottratto, fino ad un massimo di 400 euro per “evento” e per anno assicurativo per ciascun nucleo assicurato. Nell’assicurazione sono compresi anche prelievi presso sportelli automatici (bancarii o postali), per i quali la somma assicurata è di 250 euro. In caso di truffa presso la propria abitazione, perpetrata da personale non addetto, non appartenente e/o non autorizzato da aziende che erogano pubblici servizi (gas, acqua, elettricità ecc.) Mondial Assistance rimborserà l’importo sottratto fino ad un massimo di 400 euro per evento, alle condizioni di cui sopra. L’assicurazione copre anche le spese per il rifacimento di documenti a seguito di furto fino ad un massimale di 150 euro per evento, sempre per anno assicurativo per ciascun nucleo assicurato. Per l’anziano truffato o rapinato è dunque bene È UTILE SAPERE... Ecco alcuni suggerimenti utili a cui l’anziano dovrebbe attenersi per non esporsi al rischio di truffe e raggiri. In casa - Non aprire, mai, la porta a degli sconosciuti. Anche se indossano un’uniforme o dichiarano di essere dipendenti di aziende di pubblica utilità (ad es. acqua, gas etc.) verificare prima da quale servizio è stato mandato e per quali motivi accertandone l’identità tramite documento e tesserino aziendale. In caso contrario rivolgetevi al 113. - Rammentare che nessun ente o azienda di pubblica utilità (tantomeno l’Inps) manda personale a casa per il pagamento delle bollette, versamenti, rimborsi o per sostituire banconote false date erroneamente. - Se ci si trova in un condomino dotato di portiere invitate ogni sconosciuto che vi citofona a farsi accompagnare. Se ciò non è possibile limitarsi all’apertura di uno spiraglio, purché la porta sia munita di catenella di sicurezza, sufficiente per far passare telegrammi o ricevute da firmare. - Non mandare mai i bambini ad aprire, a meno che non si sia certi di chi è alla porta. - Diffidate sempre di chi, sconosciuto, chiede di entrare in casa, in particolare se ci sono due persone (anche di sesso femminile) che si qualificano quali parenti o amici del medico, dell’amministratore etc. Il suggerimento, in questi casi, è di essere cortesi ma fermi nell’impedirne l’ingresso. - Se fissate un appuntamento fare in modo che sia sempre presente un conoscente o un parente. - Non lasciare mai in casa estranei da soli e fare in modo di poterlli sempre controllare. Stare vicini al telefono, potrebbe essere utile in caso di richiesta di aiuto. - Nel caso qualcuno si presenti annunciando un controllo, improvviso, del gas verificare prima con una telefonata l’attendibilità della visita Per strada - non fermarsi mai in strada per dare ascolto a chi offre facili guadagni o a chi chiede di poter controllare i vostri soldi o il vostro libretto di pensione, anche se chi vi ferma si presenta come una persona distinta e dai modi affabili. - quando fate operazioni di prelievo ai bancomat o dall’ufficio postale guardatevi bene dal non essere osservati. Se avete questo dubbio in questo senso fermatevi all’interno dell’ufficio e parlatene con gli impiegati o con chi effettua il servizio di vigilanza. - Se questo dubbio vi viene per strada, entrate in un negozio o cercate un poliziotto o una compagnia sicura. - In caso di ritiro della pensione si consiglia di evitare il prelievo in contanti, meglio l’accredito sul conto. In caso contrario è preferibile farsi accompagnare e nascondere bene i propri soldi una volta usciti. - Durante il tragitto di andata e ritorno dalla banca o dall’ufficio postale, se avete soldi in tasca non fermatevi con sconosciuti e non fatevi distrarre- Ricordatevi che nessun cassiere di banca o impiegato di ufficio postale vi segue in strada per rilevare un errore nel conteggio del denaro che vi ha consegnato. sapere dell’esistenza di questa possibilità. Si ricorda che per gli “over 70” l’assicurazione è automatica. In caso di necessità, per usufruirne, basta contattare il numero verde 800.669.692 tutti i giorni per denunciare I COLORI DELLA CARITÀ: CONCORSO DI DISEGNO CON IL CENTRO GIOVANILE GUANELLIANO Sabato 15 maggio alle ore 15.30, a Como, presso il salone del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile (via Guanella 13 - ingresso da Via T. Grossi 18, ampio parcheggio), avverrà la premiazione dei bambini vincitori del Concorso di disegno “I colori della carità”, proposto dal Museo “Don Luigi Guanella” e dal Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile. Il Concorso, rivolto agli alunni delle Scuole Primarie e giunto quest’anno alla sua seconda edizione, aveva lo scopo di stimolare nei più giovani una riflessione sul tema della carità, uno dei cardini fondamentali della spiritualità del Beato Luigi Guanella. Inoltre - spiegano gli organizzatori - si è trattato di una importante occasione per valorizzare e far conoscere ai bambini e alle loro famiglie un patrimonio culturale e sociale del territorio comasco quale è l’Opera Don Guanella a Como, in particolare nell’imminenza della canonizzazione del Fondatore. Le opere presentate (oltre un centinaio provenienti dalle scuole della città e della Provincia) saranno esposte presso il Salone del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile nei giorni 14, 15 e 16 maggio 2010 (dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 18.00). La premiazione è aperta a tutti e sarà preceduta da attività ed animazioni per bambini. Per informazioni ci si può rivolgere al Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, via Guanella 13, Como; tel. 031.296783; e-mail: como.giovani @guanelliani.it; sito internet: www.giovaniguanelliani.it. il fatto di cui si è stati vittime e quindi avviare la procedura. Esistono però anche buone pratiche a cui prestare attenzione per evitare di trovarsi nelle condizioni di dover, eventualmente, chiedere un rim- borso. Un comportamento prudente che può ridurre, in maniera considerevole, i margini di rischio. A tale proposito non mancano le indicazioni diffuse da sindacati, forze di polizia, organizzazioni di categoria a tute- la della popolazione anziana. Nel box qui soprane riportiamo una sintesi. Alcuni semplici accorgimenti per stare meglio ed evitare di esporsi al rischio di qualche malintenzionato. CONCERTO IN S. FEDELE IL 19 MAGGIO La basilica di S. Fedele, a Como, si appresta ad ospitare un nuovo evento musicale, in programma mercoledì 19 maggio, alle ore 21.00. Organista sarà Philip Rushforth (uno dei più apprezzati organisti inglesi attuali), direttore di Musica nella cattedrale di Chester. Il programma prevede: Marche Européene: David Sanger (1947); Voluntary no 5 in sol maggiore: William Walond (1725-1770); Toccata and Fugue in re minore (Dorica): J S Bach (1685 - 1750); Valse Mignonne: Sigfrid Karg-Elert (1877 1933); Air on Holsworthy Church Bells: Samuel Sebastian Wesley (1810-1876); Dalla Quarta Symphonie: Louis Vierne (18701937) Allegro, Romance, Final Organizzazione: Cappella musicale di s.Fedele, con il patrocinio dell’Associazione italiana organisti di chiesa. M. Ga. CRONACA P A G I N A 24 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 UNA PROTESTA SENZA FINE I NUMERI Febbre alta al Bassone L a protesta si fa unitaria. SAPPE, CGIL FP, Cisl FNS, UIL Pa, OSAPP. Le single sindacali che riuniscono il personale di polizia penitenziaria in forza al Bassone si sono presentate compatte, nei giorni scorsi, per rilanciare, per l’ennesima volta, il disastro della Casa Circondariale di Albate. Il termine non è scelto a caso, visto che proprio di disastro si tratta. La realtà è quella di una struttura aperta dall’83, che avrebbe dovuto accogliere al massimo 175 detenuti, e oggi tocca invece quota 560, a poche unità dalla capienza massima tollerabile di 581. Tetto invero già abbondantemente superato nei mesi scorsi, quando si era arrivati fino a 630 “ospiti”. È un generale stato di abbandono quello che le rappresentanze sindacali denunciano con vigore. Una struttura lasciata a se stessa, in balia dell’incedere del tempo, del sovraffollamento, della carenza cronica di personale. Denunce non nuove alla popolazione né ai let- Limiti del collasso per la struttura tori del nostro giornale, ma che nel tempo non pare abbiano scosso di molto coscienze e interessi. «Il carcere è l’imbuto della società - il commento amaro di Giuseppe Iannizzotto (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria) -, un muro oltre il quale nessuno vuole andare, una scatola chiusa lasciata ai suoi problemi, alla quale nessuno pensa». «La situazione è davvero giunta al suo culmine l’ennesima denuncia di Massimo Corti, segretario generale FNS Cisl Como e responsabile regionale di categoria -. Ormai dal 18 novembre 2008 il personale di scurezza presente all’interno della struttura è in agitazione continua al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto all’insostenibilità a cui siamo arrivati. Abbiamo riscosso l’attenzione di qualche parlamentare, ma fino ad oggi, nessun riscontro concreto. Il Bassone ha bisogno di interventi reali. Il com- plesso è fatiscente, vi sono infiltrazioni dai tetti, tubazioni che perdono, problemi di carattere igienico sanitario, muffe sui muri. D’estate non c’è acqua a sufficienza, d’inverno l’acqua calda non basta per tutti. Abbiamo una caldaia a gasolio in disuso dal 1987 che non riusciamo a sostituire… Siamo scoraggiati e amareggiati. A questo stato di cose si aggiungono i numeri. I solidi freddi numeri che ci descrivono una situazione di sovraffollamento da un lato, e una cronica carenza di personale all’altro. Attualmente l’organico effettivo del personale di Polizia penitenziaria è dato da 233 persone, rispetto alle 308 previste (tra agenti, ispettori, etc.). Mancano all’appello tra le 75 e le 100 unità. Ogni sezione ospita circa 100 detenuti in cui opera un solo agente… E per ogni sezione vi sono soltanto quattro docce, che possono essere utilizzate soltanto negli orari di apertura delle celle (9-11.30 e 1315.30). Con la recente riapertura di una delle sei sezioni presenti, che era in fase di ristrutturazione, nel giro di qualche mese potremmo arrivare a toccare quota 700 detenuti. Numeri impensabili se si pensa che oggi la situazione è al limite del collasso…» «Dal dipartimento arrivano pochi fondi - spiega Luca Montagna (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria) - , si pensi che quest’anno sono state messi nel piatto 300 mila euro per la manutenzione ordinaria di 19 istituti. Briciole per strutture spesso fatiscenti. L’unico modo per reperire dei fondi è spesso il ricorso a donazioni private… Un assurdo…» «Anche le condizioni igienico sanitarie sono insostenibili - il commento di Gianluigi Madonia, Uil PA Lombardia - con il rischio costante di contrarre infezioni. Il carcere è una città. Un mondo da conoscere. La nostra intenzione è far diventare queste mura di vetro, affinché anche dall’esterno ci si accorga delle condizioni in cui siamo costretti a vivere». «Come se non bastasse - spiegano Caloggero Lo Presti e Nicola Catalano, Cgil - a questo stato di cose si aggiungono i gravissimi problemi di dialogo instauratisi con la direzione carceraria. La nuova direttrice (Maria Grazie Bregoli, in forza da circa cinque mesi) d’un sol colpo ha cancellato le intese raggiunte con le passate direzioni e opera in totale autonomia, trascurando qualsiasi forma di rapporto sindacale. Non è questa la strada giusta per permettere al Bassone di uscire dall’impasse attuale». Una fase di stallo che parrebbe senza sbocchi. «Siamo riusciti a fissare un appuntamento con il Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria il prossimo 19 maggio - conclude Massimo Corti -. Speriamo che da quell’incontro possa, finalmente, emergere qualcosa di buono. La prima richiesta che avanzeremo sarà di ripristinare le intese raggiunte prima dell’arrivo della nuova direzione. Non è più il tempo di fare finta di nulla». M. Ga. La realtà del carcere comasco in numeri: 6 sezioni maschili, di 25 celle ciascuna; 1 sezione “Nuovi giunti” utilizzata come sezione protetti, di 8 celle; 1 sezione infermeria di 8 celle; 1 sezione osservazione di 4 celle; 1 sezione semilibertà di 9 celle; 1 reparto femminile di 22 celle e un camerone per le detenute madri con prole; 421: capienza regolamentare della struttura; 581: capienza massima tollerabile, secondo i calcoli dell’amministrazione; 560: detenuti attualmente presenti (di cui 53 donne); 100: i casi di tossicodipendenza presenti nella struttura; oltre 10: i casi di detenuti con patologie di psichiatria grave; 55%: la percentuale di detenuti stranieri (soprattutto marocchini, albanesi, tunisini e romeni) 233: polizia penitenziaria in organico effettivo 308: personale di polizia necessario per un più corretto funzionamento della struttura. CRONACA P A G I N A 25 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 INAUGURATO NEI GIORNI SCORSI Foto William Stazione S. Giovanni il nuovo infopoint ei giorni scorsi è stato inaugurato il nuovo Punto informativo per turisti del la città presso la stazione San Giovanni. Il nuovo Infopoint, gestito grazie ad un protocollo d’intesa da Comune e Provincia di Como insieme alla Camera di Commercio ed al Parco Spina Verde, intende essere un punto di contatto con i turisti che arrivano in città utilizzando il treno. Volantini sugli itinerari alla scoperta del razionalismo o del lago, depliant sui Musei civici e sul Museo della seta, fanno già bella mostra di sé insieme al materiale promozionale della WelComoCard, la tessera turistica che permette di andare alla scoperta della città grazie a riduzioni di prezzo su mezzi di trasporto, visite, shopping ecc. All’inaugurazione ha partecipato anche l’Assessore al Turismo del Comune di Como, Francesco Scopel-liti: N Gestito grazie ad un protocollo d’intesa sottoscritto da Comune e Provincia di Como insieme alla Camera di Commercio ed al Parco Spina Verde, intende essere un punto di contatto con i turisti che arrivano in città utilizzando il treno di LUIGI CLERICI « Il nostro obiettivo - ha commentato - è contribuire alla valorizzazione turistica della città e la stazione Como San Giovanni rappresenta sicuramente uno dei luoghi strategicamente più importanti per il turista che giunge, magari per la prima volta, nella nostra città. Con il nostro Infopoint, poi, anche noi contribuiamo a ridare vita alla struttura “stazione”, i cui lavori di ristrutturazione sono intanto ripresi da parte di Centostazioni». Tra i partner che parteciperanno a questa gestione associata c’è anche il Parco Spina Verde, il cui presidente, Giorgio Casati, ha colto l’occasione per fare il punto sul gradimento turistico delle bellezze del parco di prossimità cittadino: «Lo scorso anno, nei solo limitati week-end di apertura, abbiamo avuto ben oltre 2.000 visitatori alla Torre del Baradello. La Spina verde, quindi, rappresenta sicuramente un ambito di grande richiamo turistico. Per questo il materiale informativo relativo ai sentieri, al Castel Baradello ed ora anche all’antica cava di molera di Camerlata, sono presenti non solo in tutti gli uffici turistici cittadini ma anche all’aeroporto di Milano Malpensa grazie alla collaborazione instaurata con l’Amministrazione Provinciale di Varese. Ritengo, ora, questo infopoint alla stazione San Giovanni fondamentale innanzitutto perché sarà utilizzato dal grande flusso di persone, anche turisti, che arrivano a Como col treno e che non sono certo poche». Per la primavera/estate 2010 il Parco Spina Verde deve però fare i conti con la frana che la notte tra Pasqua ed il Lunedì dell’Angelo scorso è caduta alle pendici del Baradello: «Un evento naturale sul quale la ditta incaricata è già pronta ad intervenire, probabilmente appena le condizioni meteorologiche lo consentiranno. I lavori, però, non riguarderanno il ripristino del vecchio tracciato per raggiungere il Baradello bensì la realizzazione di un percorso/ variante che, a partire dalla caverna di ACSM, grazie ad un serie di tornanti, si inerpicherà sul denza del primo binario e i lavori di sistemazione della struttura, in precedenza riservato al Servizio Clienti delle Ferrovie dello Stato, hanno comportato un investimento di 10mila euro dal settore Opere Pubbliche. Il nuovo Infopoint, è inoltre ben pubblicizzato dalle 19 vetrine situate nel sottopassaggio. Per l’affitto l’amministrazione investirà circa 10mila euro all’anno, spese comprese. Per i prossimi due mesi l’ufficio sarà aperto dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 13 e dalle 14 alle 17.30; il sabato, la domenica ed i giorni festivi infrasettimanali dalle 10 alle 18 e la sua gestione è assegnata all’associazione culturale Prospettive in attesa di un affidamento definitivo del servizio in base alle procedure previste dal regolamento per il funzionamento dei Servizi Economali e dal D.Lgs. 163/ 2006. MANUELA TOMISICH ALLA PARINI NELL’AMBITO DI “CI ASSOCIAMOCI” FINESTRA SUL CAMPIONATO: COMO VITTORIOSO SUL LECCO E... SALVO! Sconfiggendo con un rotondo 2-0 il Lecco domenica scorsa allo stadio Sinigaglia il Como ha conquistato la salvezza nel campionato di I Divisione e guarda con più fiducia al futuro. Lo stesso non lo possono fare i blucelesti che, usciti battuti dal Sinigaglia ed a causa della contemporanea vittoria della Paganese, per tutto il campionato fanalino di coda, sul terreno del già promosso Novara (evidentemente in vacanza da due settimane, ovvero da quando è arrivata la matematica certezza della serie B ritrovata da 33 anni, visto che ha collezionato due figuracce consecutive) retrocedono direttamente senza passare dai play-out. Sono questi i responsi degli ultimi, accesi, 90 minuti di campionato disputati domenica scorsa. Dopo cinque anni, dunque, il Como non disputerà appendici alle fatiche della stagione regolare. Niente spareggi da dentro o fuori, dunque, ma tutti in vacanza fino alla prossima estate quando si cercherà di allestire un Como capace di ben figurare, magari senza soffrire come quest’anno per conquistare la salvezza. Domenica scorsa i gol che equivalgono la permanenza in I Divisione sono stati realizzati dal bomber Cozzolino (alla fine autore di ben 14 delle 27 reti complessive messe a segno dai lariani quest’anno) e da Kalambay, che si conferma autore del gol che chiudono la stagione azzurra (l’anno scorso, infatti, il figlio del famoso ex pugile, realizzò un gol nella finale play-off ad Alessandria). Al termine della partita i supporters comaschi sugli spalti (oltre 2.000) si sono stretti attorno alla formazione del presidente Di Bari invadendo pacificamente il rettangolo verde del Sinigaglia. Como-Lecco, infatti, è stata una partita vissuta intensamente sia sugli spalti che in campo e caratterizzata da un primo tempo iniziato con il Como che andava vicino alla rete con un colpo di testa di Cozzolino e che vedeva gli az- colle per ricongiungersi al vecchio tracciato dopo aver superato la frana». Interessante, in prospettiva, l’attenzione riservata alla visita della vecchia cava di Camerlata: «Addirittura un’importante famiglia statunitense, ospite di Villa d’Este, ha chiesto espressamente di poter eseguire tale visita che, al momento, anche per ragioni di sicurezza, proponiamo solo su prenotazione e che è nostra intenzione valorizzare in futuro, innanzitutto ripulendo del tutto le parti rocciose da scritte eseguite nel passato e poi, magari, illuminando anche gli scorci più caratteristici. La cava illuminata potrebbe sicuramente rappresentare un bello spettacolo». Tornando all’Infopoint alla stazione Como San Giovanni innanzitutto dobbiamo sottolineare che è ubicato in locale preso in affitto per sei anni dalla società Centostazioni spa in corrispon- zurri padroni assoluti del campo mentre i lecchesi, raccolti nella propria metà campo, non riuscivano mai ad impensierire Zappino. Nella ripresa i due gol e lo scroscio di applausi al triplice fischio finale. «Sono felicissimo - è il primo pensiero negli spogliatoi del bomber Cozzolino -. Con il Lecco non potevamo permetterci passi falsi e stare ad aspettare i risultati dagli altri campi. Era giusto vincere in questo modo, questa era la partita della vita e siamo stati nettamente superiori al Lecco. A un certo punto della stagione non pensavamo di doverci salvare proprio all’ultima giornata. La mia è stata una stagione da incorniciare cominciata con la rete segnata a Monza e chiusa con questa che saluta il campionato. A chi mi chiede dove sarà il mio futuro rispondo che spero di restare a Como, qui mi trovo benissimo». Anche per la coppia tecnica Strano/Brevi, alla guida della squadra azzurra da novembre quando venne allontanato Stefano Di Chiara, l’allenatore della promozione, la salvezza equivale ad una bella soddisfazione: «Per questo risultato voglio dire grazie a tutti i ragazzi che si sono comportati in maniera esemplare, anche i nuovi arrivati a gennaio che si sono messi subito a disposizione con spirito di sacrificio» ha commentato Oscar Brevi mentre raggiante per il risultato ottenuto è stato anche il presidente Antonio Di Bari: «Questa è una squadra che con due o tre innesti se la può giocare per obiettivi ben diversi da quello ottenuto oggi. Nei prossimi giorni si riunirà la società e definiremo i nostri programmi futuri. Cozzolino rimarrà a Como e con Oscar Brevi c’è un impegno. Mi piace la sua voglia di lavorare. Sono contento per la città e tifosi, quello di oggi è un passo importante verso il futuro». Futuro che chi segue il Como non può che sperare che sia ancora ricco di soddisfazioni. L.Cl. Ultimo appuntamento nell’ambito del ciclo di incontri “Ci associamoci” promosso dal Forum Comasco delle Associazioni familiari d’intesa con altre realtà del territorio. Venerdì 21 maggio, alle ore 20.45, presso la Scuola Media Parini di Como (aula magna F. Rusca), la dott. Manuela Tomisich, psicologa psicoterapeuta, interverrà sul tema: “Affido: impresa sociale congiunta”. Nell’ambito della serata prevista anche la testimonianza dell’associazione “Promessa”. PACE, PANE E FANTASIA A COMO DAL 14 AL 16 MAGGIO Pace, pane e fantasia. I Lions Club International della provincia di Como, con il patrocinio dell’assessorato alla Cultura e Politiche Educative del Comune di Como, propongono, dal 14 al 16 maggio, tre giornate di eventi e iniziative dedicate ai temi della pace. Si parte venerdì 14 maggio, alle ore 17, presso il palazzo del Broletto, con l’inaugurazione in musica della terza mostra concorso: “Un poster della pace. 1000 disegni dei nostri ragazzi”. La pace vista attraverso i disegni di chi vivrà domani. L’esposizione rimarrà aperta nelle giornate di sabato 15 e domenica 16 maggio dalle 10 alle 19.30 e sarà visitabile ad ingresso gratuito. Il premio andrà ai disegni più votati dai visitatori della mostra. Lo speciale week end proseguirà anche in piazza Duomo, sabato 15 e domenica 16 maggio, dalle 10 alle 19.30, con la raccolta di occhiali usati, la vendita di pane della tradizione lombarda e di piantine aromatiche e la scuola di scacchi e tornei riservati agli studenti delle scuole medie. CRONACA P A G I N A 26 Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 IL 15 MAGGIO IL COMPLEANNO Marisa Frigerio 80 anni di solidarietà na presenza. Sicura, ferma, dolce, accogliente, discreta. Marisa Frigerio celebra, sabato 15 maggio, i suoi 80 anni. Senza clamore. Nessuna festa, com’è nel suo stile. Nessun desiderio di apparire. Così è stata la sua vita. Un impegno costante al servizio del prossimo, come dirigente d’azienda, in politica, e dentro la Casa della Giovane di Ponte Chiasso. Un donarsi continuo e determinato, senza risparmio. Senza mai chiedere nulla in cambio. E, ancora una volta, non è stata lei a volere questo ricordo sulle pagine de “Il Settimanale”. Anzi, chi la conosce bene ammette che, forse, storcerà il naso a leggere di se stessa. Eppure, attraverso questa pagina, chi l’ha conosciuta, le ha voluto e le vuole ancora bene, non ha potuto esimersi dal lasciar trasparire un “grazie” ad una vita vissuta in pienezza. «Marisa Frigerio - ricorda Melina Falsone, attuale presidente della Casa della Giovane “Irma Merda” di Ponte Chiasso - ha rappresentato per noi un esempio di vita. Una donna che ha sempre saputo donarsi con passione. È stata tra le persone che hanno costituito la nuova associazione nel 1994. Ha svolto il ruolo di presidente dal 2003 al 2007. Grande è stato il suo aiuto per traghettare l’associazione, negli anni della ristrutturazione della sede tra il 2002 e il 2006, per arrivare all’inaugurazione del 2007. Di quegli anni conserviamo un ricordo vivo e forte. Un ricordo che si rinnova costantemente, facendo lei ancora oggi parte del nostro consiglio direttivo! Viva è la testimonianza di una donna impegnata, entusiasta. Marisa ha portato la sua U Dalle Acli alla Casa della Giovane di Ponte Chiasso, all’impegno come amministratore a S. Fermo della Battagli, alla nascita della Cri. Una vita di prima linea, al servizio del prossimo. Nessuna festa, solo il “grazie”, attraverso queste pagine, da parte di chi ancora le vuole bene di MARCO GATTI esperienza di dirigente d’azienda dentro questa struttura, gestendo al meglio il passaggio dal vecchio al nuovo edificio e contribuendo alla sua migliore organizzazione. Accogliente e generoso, ma fermo, è sempre stato anche il suo rapporto con le ospiti, alle quali non ha mai fatto mancare un consiglio, una parola amica. Una donna che ha fatto dell’impegno sociale la sua ragione di vita». Le ospiti… La Casa della Giovane ha oggi una capacità di 28 posti (distribuite in 25 camere di cui otto doppie). Due le comunità presenti. Una predisposta per accogliere mamme e bambini, l’altra lavoratrici e studentesse. In più due appartamenti in via Bellinzona per favorire un percorso di autonomia per le ragazze che lasciano la Casa. Un trampolino guidato prima di immergersi nella vita reale. Non si contano le ospiti cui Marisa in questi anni ha regalato un sorriso, una carezza e, perché no, un rimprovero. «Persona positiva e generosa - ci spiegano Elia Ronchetti, vice presidente della Casa, e Ma- Marisa Frigerio in una foto d’archivio, durante una visita del compianto mons. Maggiolini alla Casa di Ponte Chiasso, riangela Colzani, segretaria contabile -., con lei abbiamo imparato ad entrare nel concreto della gestione della Casa senza trascurare la centralità delle persone ospitate. Famose sono state le sue analisi economiche (per anni ha seguito la contabilità della struttura) per stabilire se le tariffe applicate nella mensa e nel pensionato erano adeguate… Analisi che prevedevano un monitoraggio delle spese per almeno due settimane. A questa analisi non doveva sfuggire nemmeno uno spillo. Grazie a lei sono stati costruiti rapporti, ancora oggi solidi, con la Caritas e le diverse associazioni del territorio». Marisa Frigerio non è “solo” la Casa della Giovane di Ponte Chiasso. Il suo impegno nel sociale parte da lontano. Dalla militanza aclista degli anni Sessanta alla voglia di donarsi alla politica. LA FERITA DELL’ABBANDONO: L’ESPERIENZA DI UN OPERATORE DEL SETTORE E LA TESTIMONIANZA DI UNA FIGLIA ADOTTIVA Lunedì 17 maggio, alle ore 20.45, presso la sala Arcobaleno della Casa Divina Provvidenza in via Tommaso Grossi 18 a Como (ampio parcheggio interno), l’Associazione “Genitori si diventa”, in collaborazione con il Centro Servizi alla Famiglia “La Grande Corte” dell’Opera Don Guanella, propone un incontro sul tema “La ferita dell’abbandono: l’esperienza di un operatore del settore e la testimonianza di una figlia adottiva”. Relatori saranno il dott. Maurizio Chierici, Giudice Onorario presso il Tribunale per i minorenni di Milano, esperto nel percorso di formazione a genitori adottivi nella fase pre e post adozione e Sara Consonni, figlia adottiva e autrice del libro «Adottata! Breve storia di un’adozione». La serata conclude un ciclo di incontri dal titolo “Parliamone Con” riguardanti non solo il percorso adottivo, ma anche le tematiche dell’educare e della genitorialità in generale, iniziato lo scorso novembre. L’ingresso è libero. Per informazioni: tel. 031.296752-749; cell. 348.0119671 (ore serali); e-mail [email protected]. Per maggiori informazioni si può consultare anche il sito www.genitorisidiventa.org. Un impegno con la “P” maiuscola, sinonimo di servizio, vero e concreto, al territorio. Sono gli anni di assessorato (guarda caso proprio ai Servizi Sociali) e di sindaco a S. Fermo della Battaglia. Così la ricorda l’attuale sindaco del comune “garibaldino” Pierluigi Mascetti. «Possiamo dire che Marisa sia stata mia “insegnante”, in quanto all’epoca del nostro impegno in Comune era assessore ai Servizi Sociali, mentre io ricoprivo la carica di consigliere comunale. Lei era l’assessore ai Servizi Sociali per antonomasia, nel senso che quando si pensava al sociale immediatamente l’associazione rimandava a lei, alla sua figura, alla sua dedizione. Ho avuto la fortuna e l’onore di affiancarla per anni in questo settore, e ho imparato un po’ da lei a fare l’am- ministratore pubblico. La ricordo come una persona sempre dedita agli altri, pronta a giocarsi in prima persona, a spendersi al meglio per offrire un aiuto a chi realmente aveva bisogno. L’attenzione al prossimo è sempre stata la sua ragione di vita. Un tempo i servizi sociali rappresentavano poco più che un optional, dal punto di vista operativo, all’interno della realtà amministrativa. Lei ha saputo promuovere e articolare un’attività vera e propria di sostegno al prossimo, esponendosi direttamente e cercando di produrre soluzioni concrete e di continuità». Tra i semi gettati a S. Fermo da Marisa Frigerio c’è anche la sede locale della Croce Rossa. A parlarcene è Carmelo Martorana. «Nel 1989 Marisa, con l’allora sindaco Venegoni, fecero di tutto per dare vita ad un gruppo della Croce Rossa a S. Fermo. Lei stessa si batté con forza per raggiungere questo obiettivo. E nel 1990 iniziò, così, proprio nel nostro paese il primo corso di volontariato Cri… Va detto che Marisa non si limitò a dare l’avvio a questa istituzione, ma scelse anche di farne parte direttamente, come volontaria, negli anni a seguire. La ricordiamo come un personaggio fantastico, di prima linea, che ha sempre scelto di donarsi al massimo, senza alcun risparmio». Si completa così il grazie di chi conosce la sig. Frigerio, unito agli auguri di buon compleanno. E lei non si arrabbi, cara Marisa, per queste righe. La sua è una testimonianza di vita che merita di essere raccontata. Un esempio da donare alle nuove generazioni. SCUOLA IN SCENA SABATO 15 MAGGIO AL TEATRO SOCIALE ORE 14.30 Sabato prossimo, 15 maggio, alle ore 14.30 al Teatro Sociale di Como per il 7° anno la rassegna “Scuola in scena” propone le più interessanti rappresentazioni teatrali che si sono svolte nel corso dell’anno negli istituti della provincia comasca: la scuola primaria di Tremezzo con lo spettacolo musicale “Aquadretti” sul tema dell’acqua affrontato dai bambini dal punto di vista musicale e della narrazione. Il tutto è stato poi mixato dal regista Giuseppe Adducci e dal musicista Giambattista Galli. La scuola secondaria istituto comprensivo di Inverigo con “Vola solo chi osa farlo”. La scuola secondaria di secondo grado Teresa Ciceri con “Quando l’amicizia attraversa il cuore” Gli studenti vincitori sono considerati e trattati come compagnie teatrali a tutti gli effetti. In questo consiste il premio. Sperimenteranno la messa in scena del loro spettacolo, svolgeranno prove e spettacolo finale con tecnici, allestimenti e sceneggiature messe a disposizione dal Teatro Sociale. Per informazioni: Teatro Sociale Como - As.Li.Co.; tel. biglietteria: 031270170; ingresso gratuito. CRONACA P A G I N A 28 Lago&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 CONFERENZA PUBBLICA IL 16 MAGGIO Contrabbando di fatica in Val Cavargna L ’ Associazione “Amici di Cavargna” e il Gruppo Folclorico val Cavargna organizzano per domenica 16 maggio a Cavargna, presso il salone sottochiesa con inizio alle ore 14.30 l’incontro “Contrabbando di fatica” in Val Cavargna tra ricordi e testimonianze”. Il dott. Giorgio Grandi, Presidente degli “Amici di Cavargna” e responsabile del “Museo della Valle”, ci spiega l’importanza di questo fenomeno nelle zone di confine, in particolare in Val Cavargna: «Il termine contrabbando deriva da “contra bannum”, cioè contro la legge. Si tratta di merci che passano clandestinamente la frontiera senza pagare i dazi doganali. Il fenomeno del contrabbando già presente nei secoli passati, si intensifica con l’avvento dell’Unità d’Italia (1861) e l’istituzione dei Monopoli di Stato soprattutto dei tabacchi. L’appuntamento sarà l’occasione per “leggere” dal di dentro questo fenomeno, molto diffuso, in passato, lungo le zone di confine di SILVIA FASANA Durante la Seconda Guerra Mondiale difficoltà di approvvigionamento in Svizzera richiamarono dopo il 1943 un passaggio verso la Confederazione di importanti quantitativi di riso. Il flusso verso l’Italia era di caffè, tabacco e sale. Dopo la fine della guerra riprende il contrabbando classico di tabacco e caffè che la Svizzera agevolò, considerando gli spalloni come ausiliari di quel commercio, chiamato “esportazione due”». Continua Grandi: «Nella zona della Val Cavargna gli spalloni e il contrabbando, favoriti PACE LE ACLI IN MARCIA VERSO ASSISI Le ACLI di Como organizzano un pullman per partecipare alla marcia della pace che partirà sabato 15 maggio da Cantù (presso Patronato Cantù-Uberto da Canturio 16/a) alle 13.00 e da Como alle 13.30 (presso il piazzale della Piscina di Muggiò). La cena sarà occasione di incontrare gli amici del Circolo ACLI di Civitella, comune colpito dal terremoto del 1997 con cui le ACLI di Como hanno da allora intrattenuto rapporti di collaborazione. Il pernottamento è previsto presso l’albergo “Lieta Sosta” a Colfiorito località vicino a Foligno. La mattina della domenica 16 maggio ci si troverà a Perugia di buon ora per partecipare alla marcia. Per informazioni e iscrizioni: ACLI COMO, Via Brambilla 35 tel 0313312726 - 031-3312711; fax 031-3312750; mail: organizzazione@acli como.it; [email protected]; sito: www.aclicomo.it. dalla posizione geografica e dalla scarsità di altri redditi, diventarono i protagonisti della vita locale. Venivano seguiti percorsi molto lunghi, nelle valli del Cuccio e del Rezzo o nell’Alto Lago, nella Valle dell’Albano, passando il confine con la Val Colla e la Val Morobbia in Svizzera. L’organizzazione si articolava su tre livelli: il padrone che organizzava l’attività, il capo che preparava le imprese e i gregari, cioè gli spalloni, o “uomini da soma”. Sulle spalle una specie di zaino di tela di sacco, la bricolla, ai piedi pedule di sacco per attutire il rumore dei passi, un bastone, il fùlcin, o piccola roncola. Gli spalloni, in silenziose file, in tutte le stagioni, oltrepassavano il confine sbarrato da una rete metallica (detta ramina), disseminata di campanelle che suonavano al minimo contatto. Quando venivano scoperti dai finanzieri, gli spalloni tagliavano gli spal- Vestito da contrabbandiere Foto Archivio Associazione Amici di Cavargna Museo della Valle lacci della bricolla con la piccola roncola, abbandonando il carico in cambio della libertà». Dall’altra parte stavano i finanzieri: «Nei primi anni del Novecento furono costruite in Val Cavargna le caserme di Buggiolo (Monti di Dasio) e di Cavargna (Bosco del Dolai), con finalità militari (facevano parte della cosiddetta O.A.F.N., impropriamente conosciuta come “Linea Cadorna”), che dopo la guerra 1915 – 1918 passarono al servizio della Guardia di Finanza per l’attività di controllo del contrabbando lungo le vie d’accesso al confine. Nel periodo di maggiore espansione del fenomeno il confine era vigilato costantemente da centinaia di finanzieri». È un ricordo ancora vivo di un mondo ormai passato quello che sarà presenta- to nell’incontro di Cavargna, perché dagli anni 1970 a oggi la figura dello “spallone” che passava il confine con la bricolla è ormai irrimediabilmente cambiata. Il contrabbando ha altre motivazioni, utilizza altri mezzi e assume connotazioni più inquietanti e drammatiche, senza dubbio meno “romantiche” di quelle cantate nella “Ninna nanna del Contrabbandiere” di Davide Van De Sfroos. L’incontro inizierà con una conversazione del regista Bruno Soldini, della Televisione della Svizzera Italiana, con proiezioni di interviste e documentari sul contrabbando in Val Cavargna; seguirà la presentazione di una proposta della tesi di laurea di Veronica Ponti “A spasso nelle tradizioni, sulle tracce dello spallone”, e quindi racconti e testimonianze sul tema. Ci si porterà poi al “Museo della Valle” dove si visiterà in particolare il settore “Contrabbando”, rinnovato con la posa della figura di un finanziere in uniforme di servizio. Dulcis in fundo, la degustazione di prodotti locali. L’ingresso è libero: tutti sono invitati a partecipare. Per informazioni: Sig.ra Ornella, Museo della Valle – Associazione “Amici di Cavargna”, tel. 0344.63162 (giorni feriali 8.30-12.30); 0344.66456 (altri orari); fax 031306205; e-mail: museo dellavalle.cavargna@ gmail.com. MOLTRASIO E LA SINDONE IL 17 MAGGIO La Parrocchia di S. Martino di Moltrasio organizza per lunedì 17 maggio, alle ore 20.45, presso la chiesa di S. Agata, un incontro dal titolo “La Sindone e il volto di Cristo nell’arte”. Relatore sarà don Andrea Straffi, Responsabile dell’Ufficio Inventariazione Beni culturali e artistici della Diocesi di Como. L’ingresso è libero. ...hai l'ALCOLISMO in casa? ...VUOI saperne di più? I GRUPPI FAMILIARI AL-ANON possono offrirti le informazioni che cerchi. telefona a 800-087897 CRONACA P A G I N A Lago&Valli 29 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 È INDIVIDUABILE SULLA STRADA CHE DA PALANZO PORTA A RIVA La cappella di San Rocco tornata a vita nuova I n passato la devozione a san Rocco era molto diffusa, e la presenza in molti luoghi di altari ed edicole a Lui dedicate era frequente, in particolare lungo le antiche vie e percorsi battuti dai pellegrini, come la cappella dedicata a san Rocco, che è posta lungo la via che da Palanzo conduce a Riva, strada che fino a pochi anni fa era molto usata dai residenti. Il vescovo Feliciano Ninguarda, durante la visita pastorale del 1593 descrive la cappella così “Vi è una capelletta di s.to Rocho tutta pinta, con la volta dove sono pinti li i quattro dottori della Chiesa nelli cantoni, ed vi è un altarino nudo non consacrato… et invece di ancora vi è (parete di fondo) l’mmagine della B. Vergine col figlio in braccio et dalli canti S:to Rocho e S.to Sebastiano, e dalli muri laterali (destra) vi sono altre diverse figure, dall’una la Madonna col figlio in braccio, et da lati S.to Hieronimo et S.ta Caterina, e dall’altra (sinistra) doi S.ti Rocho e Sebastiano con la pietà di sopra. In logho di facciata vi è un arco aperto con doi muretti che fanno baleustri senza seraglio”. La cappella san Rocco raffigura la vita di Cristo, partendo dal lato destro la nascita, la presentazione e adorazione di Cristo, la passione e la morte. Nonostante il tempo trascorso e il degrado degli intonaci è possibile scorgere ancora in parte le figure affrescate descritte dal Ninguarda. L’intervento sugli affreschi è stato curato dalle restauratrici Monica Capuano di Carimate e Claudia Panzeri di Montano Lucino, sotto la supervisione della Soprintendenza di Milano; mentre l’intervento sulla parte strutturale è stato curato dal municipio di Faggeto Lario di MONICA CAPUANO E CLAUDIA PANZERI Particolare della volta prima del restauro. Sopra come si presentava a lavoro finito La volta a crociera è ripartita in quattro vele, all’interno dei quali sono raffigurati i dottori della Chiesa Latina, in particolare le figure di sant’ Agostino, sant’Ambrogio, san Gerolamo e san Gre- Parete di destra dopo il restauro. Sotto come si presentava prima dei lavori gorio, proclamati dottori della chiesa nel 1298. La vela di destra è la più conservata e vi si trova sant’ Ambrogio arcivescovo, con attributi episco-pali mitria e pastorale; mentre sul lato opposto campeggia la figura di sant’ Agostino vescovo di cui è visibile solo la mitria e parte del volto, san Gerolamo, raffigurato con cappello cardinalizio rosso e veste rossa; ed infine san Gregorio papa, di cui è visibile solo la parte terminale della veste. Al centro della volta, in corrispondenza della chiave di volta il restauro ha fatto emergere il medaglione nel quale è inscritta la figura a mezzo busto di Dio Pantocratore che regge tra le mani il mondo. I costoloni della volta sono decorati a motivi floreali. Sulla parete di fondo della cappella un grande affresco raffigura la Vergine Maria in trono con in braccio il Figlio, mentre ai lati del trono sono raffigurati san Rocco e san Sebastiano; durante i lavori di restauro sono le cornici che contornano l’arco, le aureole in rilievo (probabilmente una volta erano dorate con lamina metallica) sia della Madonna in trono che dei due Santi. Sulla parete di destra è raffigurata una Madonna in trono col Bambino in braccio, ed ai lati campeg- giano i volti santa Caterina e di san Hieronimo; mentre sulla parete di sinistra si possono ammirare: in alto, al centro, il Cristo in piedi con dietro la Croce e i simboli legati al martirio di Cristo, rappresentati da tre chiodi (uno ai piedi e due per le mani), il calice in cui viene posto il vino e il gallo, simbolo della rinnegazione del discepolo Pietro, infatti Gesù nell’ultima cena disse a Pietro “Prima che il gallo canti tre volte tu mi rinnegherai”. Questi tre simboli sono sempre raffigurati a tergo della Crocifissione ad indicare il calvario di Gesù. In basso, ai lati del Cristo si intravede la figura di san Rocco, mentre dell’immagine di san Sebastiano descritta dal Ninguarda non vi è più traccia. Ogni lato è contornato da un arco aperto che termina con dei muretti, che fanno da contorno alle pareti e chiudono ogni scena, ripetendo l’architettura della cappella. L’intervento di restauro degli affreschi che ha permesso di riportare a nuova vita la cappella di san Rocco è stato curato dalle restauratrici Monica Capuano di Carimate e Claudia Panzeri di Montano Lucino, sotto la supervisione della Soprintendenza di Milano; mentre l’intervento sulla parte strutturale è stato curato dal municipio di Faggeto Lario. Si ringrazia la Fondazione Comasca per il contributo ai restauri. COMMEMORAZIONE LO SCORSO 25 APRILE Gravedona e il “suo” beato: padre Rebuschini G ravedona ha visto “ritornare a casa” il suo più illustre concittadinoparrocchiano dopo 150 anni di lontananza. Si tratta del beato padre Enrico Rebuschini, nato il 28 aprile 1860 e ricordato solennemente domenica 25 aprile nella parrocchiale di San Vincenzo martire, dove ha ricevuto il battesimo il 1° maggio 1860. La celebrazione eucaristica è stata presieduta A presiedere la cerimonia, che commemorava i 150 anni dalla nascita, mons. Diego Coletti, vescovo di Como. Accanto a lui una quindicina di padri camilliani di GIANNI MORALLI da mons. Diego Coletti, vescovo di Como, attor- niato da una quindicina di padri camilliani, fra i quali il superiore provinciale della Provincia lombardo-venera p. Vittorio Paleari; il superiore del S. Anna di Como p. Mario Vigano; il superiore della casa di cura di Cremona p. Antonio Casera; p. Antonio Barzaghi, già cappellano dell’O.C. di Sondrio, che ricordava il 60° di sacerdozio. Don Sandro Vanoli, arciprete di Gravedona e vicario foraneo della Zona pastorale Tre Pievi, ha dato il benvenuto sia al vescovo sia ai confratelli camilliani sotto lo sguardo del beato padre Enrico che, dall’alto del presbiterio, sorrideva ai tanti devoti accorsi per onorarlo. In tale occasione don Sandro ha chiesto ad un certo punto a mons. Coletti di ‘colmare’… un vuoto, e cioò di inserire nel calendario liturgico la festa ‘votiva’ del beato, foriera di nuove vocazioni religiose. Nell’omelia il vescovo ha ricordato alcuni tratti particolari del beato p. Enrico: religioso colto, sapiente, conoscitore profondo della sacra scrittura e di san Tommaso d’Aquino. Sarebbe stato un ottimo professore per i giovani studenti, ma la sua scuola era l’ospedale, i suoi alunni erano gli ammalati… Padre Antonio Casera, ha nome di tutta la famiglia camilliana, ha ringraziato mons. Coletti per l’istituzione della festa votiva in diocesi e ha chiesto di unirsi agli incontri particolari di preghiera della casa di cura “San Camillo” di Cremona per arrivare alla “canonizzazione” del nostro beato, da tutti chiamati il ‘padrino santo’ ed il fatto di saperlo inserito nell’elenco dei quaranta santi, scelti per intercedere per noi nelle apposite invocazioni è un grande motivo di grazia perché lui, lassù, continua il suo apostolato di carità per noi attraverso l’opera dei suoi meravigliosi confratelli, uniti a tutta la Chiesa. CRONACA P A G I N A Lago&Valli 30 L’INAUGURAZIONE LUNEDÌ 10 MAGGIO Consultorio familiare a Campione D a lunedì 10 maggio l’enclave italiana in Svizzera di Campione d’Italia ha un nuovo consultorio familiare, sede staccata del Consultorio familiare di Menaggio. A salutare l’attivazione di questo servizio, a disposizione della popolazione femminile campionese, il direttore generale dell’Asl di Como Roberto Antinozzi, il sindaco di Campione d’Italia Maria Paolo Mangili e il senatore Alessio Butti. «Con questo servizio ha dichiarato la sig. ra Mangili - si compie un ulteriore passo nei confronti dell’assistenza alle donne campionesi, con particolare attenzione all’aspetto preventivo. Grazie al nuovo Consultorio si ampliano così le possi- ni specialistiche ambulatoriali saranno soggette a ticket, fatte salve le esenzioni di legge. Presso il consultorio opererà un’èquipe composta da un ginecologo, un infermiere professionale e uno psicologo che garantiranno una presa in carico relativa alle seguenti aree: sessualità e contraccezione; ginecologia e prevenzione (1 pap test gratuito ogni 3 anni per donne tra i 25 e i 64 anni); gravidanza (assistenza gratuita); disagio psicologico individuale, di coppia e familiare. Il taglio del nastro a Campione bilità di scelta per le residenti, che potranno così optare liberamente, se avvalersi del Servizio sanitario Svizzero, dei Con- sultori asl presenti sul territorio comasco o di questo consultorio attivato presso il Distretto sanitario di Campione». Al nuovo consultorio si potrà accedere previo appuntamento. Non sarà necessaria l’impegnativa del medico. Le prestazio- Per ottenere maggiori informazioni e prenotazioni la sede campionese sarà aperta al pubblico tutti i giovedì dalle 9 alle 12, oppure consultare il sito www.asl.como.it, alla voce consultori familiari. IL GIARDINO DELLA VALLE A CERNOBBIO L’Associazione “Il Giardino della Valle”, in collaborazione con la Società Ortofloricola Comense e con il patrocinio dell’Associazione Italiana della Rosa e del Comune di Cernobbio, organizza per domenica 16 maggio, presso il Giardino della Valle, la settima edizione del Concorso “La rosa più bella e la più profumata”. Le rose recise dovranno essere presentate alle ore 15.00 presso la casetta del giardino. Alle ore 17.00 è prevista la premiazione. In caso di maltempo la manifestazione si terrà presso la Sala Consiliare del Comune di Cernobbio. Per informazioni ci si può rivolgere ad Associazione “Il Giardino della Valle”, via Montesanto 5, Cernobbio; tel. 031-510714; e-mail nonnapupa @tiscalinet.it; sito web: www.ilgiardino dellavalle.org. “Sotto la notizia niente”. Il biblista mons. Bruno Maggioni concluderà il ciclo di incontri promossi a Solzago dalla parrocchia e dal Coordinamento Comasco per la Pace sul tema dell’informazione. Mons. Maggioni, una vita dedicata allo studio ed alla proclamazione della Parola, aiuterà i presenti a riflettere sull’informazione nella storia della Salvezza dalle origini ai nostri giorni. L’appuntamento è presso l’oratorio di Solzago venerdì 14 maggio alle ore 21. “SOTTO LA NOTIZIA NIENTE” MONS. BRUNO MAGGIONI A SOLZAGO TRA INFORMAZIONE E PAROLA A CASTIGLIONE IL PREMIO ‘BENEDETTO ANTELAMI’ 2010 Il restaurato teatrino di Castiglione Intelvi, entrato a buon titolo nell’elenco dei “teatri storici di Lombardia”, ospita giovedì 13 maggio alle ore 14.00 la cerimonia del Premio ‘Benedetto Antelami’ 2010, un riconoscimento intitolato al primo grande intelvese conosciuto, scultore e architetto autore tra l’altro del Battistero di Parma. Il premio viene assegnato a chi si è distinto nello studiare e far conoscere i vari aspetti della Valle Intelvi, e riservato ogni anno a una categoria diversa di operatori. Quest’anno è dedicato a pittura e scultura, per cui verrà scoperta una targa a ricordo del lavoro dello scenografo dell’Accademia di Brera prof. Franco Cheli, recentemente scomparso (targa offerta dall’associazione di promozione culturale Appacuvi). Inoltre i suggestivi graffiti sulla vita della Regina longobarda Teodolinda, realizzati dagli allievi di Brera (che sono tra i pre- miati di quest’anno) e già esposti alcuni mesi fa nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano a Como (a fianco della Basilica di Sant’Abbondio), verranno ora posizionati all’ingresso del paese in prossimità della pietra miliare, mentre uno di essi ornerà proprio la facciata del teatro. Altra tematica di quest’anno è quella dell’alimentazione per la salute dei giovani: sull’argomento parlerà un nutrizionista della vicina struttura ospedaliera di Lanzo Intelvi, saranno premiati dei giovani cuochi in erba, e si leggeranno le poesie dei ragazzi della locale scuola elementare che ha partecipato al progetto di studio sull’alimentazione, assegnando loro borse di studio dedicate alla memoria del parroco mons. Alberto Marchesi. Altre informazioni e immagini delle passate edizioni del premio si trovano sul sito del Comune di Castiglione. GIGLIOLA FOGLIA ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 18 MAGGIO FRAMMENTI DI ALTRO LARIO IN BIBLIOTECA COMUNALE A COMO Martedì 18 maggio alle ore 21.00, a Como, nell’Auditorium della Biblioteca Comunale (piazzetta Lucati 1), l’Associazione Iubilantes invita a “Frammenti di altro Lario. Sogni, memorie e speranze per un “altro” Alto Lario”. L’incontro, ispirato al lavoro decennale di Iubilantes sulla valorizzazione del patrimonio culturale altolariano, sarà condotto da Darko Pandakovic, consulente UNESCO, Ambra Garancini, presidente Iubilantes, e Claudio Casazza, regista. L’ambiente e le tradizioni alto lariane saranno evocati dalle suggestive e inedite sequenze video curate da Claudio Casazza. La partecipazione è libera e gratuita. Per informazioni: Iubilantes, Via Vittorio Emanuele II° 45, Como; tel. 031.279684; e-mail: [email protected]; sito internet: www. iubilantes.eu. GRAVEDONA THE YOUNG VOICE IN CONCERTO PER LA SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA Con il patrocinio delle Comunità Montane Valli del Lario e del Ceresio, del Comune di Gravedona, dell’Avis Alto Lario, e con la collaborazione della parrocchia di Gravedona e dell’Istituto Musicale Civico Alto Lario, sabato 15 maggio, alle ore 21, presso Palazzo Gallio, a Gravedona, è in programma un concerto benefico a favore di AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica). La serata vuole essere l’occasione per ricordare la figura di Luigi Spinola scomparso nel maggio 2002 a causa della SLA, impegnato nell’amministrazione locale, nella parrocchia e nelle associazioni locali, amante della musica.. Ad esibirsi sarà il coro “The Young Voices” di Gravedona, composto da bambine e ragazze di età compresa tra i 6 ed i 25 anni che presenterà un repertorio prevalentemente gospel. La stessa direttrice Sara Della Libera è cresciuta con il coro iniziando a cantare fin dall’ età di 3 anni, alla tastiera Mauro Manzi, alle chitarre Michele Turello e Nicolò Gussoni. CRONACA P A G I N A 32 ValliVaresine IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 BRENTA A COLLOQUIO CON MONSIGNOR EZZATI Il Cile: quale speranza dopo il sisma M onsignor Riccardo Ezzati, nativo di Brenta, è giunto nei giorni scorsi nel suo paese di origine dopo una sosta a Roma, perchè convocato dal Papa. Monsignor Ezzati è vescovo di Concepcion, la comunità cilena colpita con maggiore crudeltà dal drammatico terremoto di fine febbraio. Il calendario fitto di incontri di monsignor Ezzati ha lasciato solo un piccolo momento evasivo consumato ad Arcumeggia. Così tra affreschi sempre più sbiaditi e pallidi aperture azzurre in un cielo plumbeo, ho dialogato del Cile e del terremoto. Monsignor Riccardo, com’è la situazione ora in Cile? «Disperata e preoccupante. Gli aiuti, quando arrivano,arrivano lenti e a singhiozzo e le urgenze sono tante». Vuol dirmi che dall’estero non si ha avuta quella risposta attesa? «Non posso dire che la risposta non c’è stata, ma non certamente allargata e solida come si sperava». Brenta e i paesi vicini e Varese hanno aiutato; mi sembra che una buona sensibilizzazione abbia dato i suoi frutti… «Certo, ci mancherebbe; da voi la gente ha risposto con generosità e con sincero affetto verso il Cile. Ma è solo una goccia, se si pensa alle urgenze delle persone delle zone colpite». Ma come vive ora la gente terremotata e maremotata, se così si può dire? «Del maremoto poco si parla; eppure le onde hanno risucchiato ciò che hanno trovato lungo la costa e all’interno. Un disastro. La stessa città di Concepcion è leggermente scivolata verso l’Oceano. Non si può spiegare il disastro, non vi sono parole. Pensi che solamente una piccola cappella ha resistito alle furie del maremoto ed è rimasta in piedi. Attorno fango e macerie». Segno di speranza ? «Così la gente lo ha interpretato; la fede è sempre salda». Ma come sta la sua gente? «Si arrangia come può. Vive nelle tende, alloggi di fortuna…ci si aiuta. Certo, occorrerebbero piccole casette in legno, un qualche cosa più accogliente che tetti di fortuna... ma la gente non ha denaro, ha perso tutto». E come ha risposto la popolazione cilena? «In Modo ammirevole. Vi è stata una solidarietà tra i terremotati, un senso di fratellanza impensabile. Un aspetto sociale che è emerso in modo commovente. È vero, ci sono stati episodi drammatici, come quello degli assalti ai negozi; episodi che tutte le televisioni hanno fatto massicciamente notare. Ma, purtroppo, si è parlato poco della solidarietà tra la gente che è accorsa per portare aiuti». La gente ha accettato e non si è rassegnata… «Certo, la fede ha avuto un peso notevole. Qui le persone sono molto legate alla fede e alla Chiesa. Vi è una statua della Madonna che campeggia sulla facciata della Cattedrale di Concepcion. Allarga le braccia come stesse accogliendo i suoi figli in un segno di non abbandono. È una statua che dà fiducia e forza. È questa non rassegnazione, nonostante le difficoltà, che aiuta la mia gente così provata». Caro Monsignore cosa vuol aggiungere per i nostri lettori? «Certamente un grazie per gli aiuti economici fino ad ora raccolti…ma le urgenze sono molte e le necessità innumerevoli». SERGIO TODESCHINI RACCOLTA DELL’USATO DIARIO D’AFRICA RACCONTI DAL CONGO Sto vivendo le mie prime giornate in Congo, a Goma. Non è facile abituarsi a vivere qui, sembra di essere stati catapultati in un altro mondo rispetto all’Europa… La prima grande esperienza che si fa è quella del contrasto tra la bellezza della natura rigogliosa e colorata, il paesaggio incantevole del lago e dei monti che lo circondano e invece la povertà delle persone che si muovono e vivono ai lati delle strade polverose e sconnesse, fatte di terra nera e lava. Tante domande si affollano nella mente all’arrivo qui, quando osservi tanta povertà e la vita così dura delle persone: perché c’è tutta questa differenza tra noi europei e loro? Perché non riescono ad evitare almeno le guerre che ancora sono numerosissime tra fazioni differenti? Perché non riescono ad imparare a lavorare la terra, pescare e auto sostenersi in questa terra così ricca? Perché dipendono ancora così tanto dalle organizzazioni umanitarie del Nord del mondo? Sono domande a cui non si può avere risposta, la situazione è così complicata, gli equilibri così sottili e gli interessi da parte di molti a mantenere la situazione così com’è che non conviene iniziare a lavorare qui ponendosi troppi interrogativi, altrimenti si abbandonerebbe subito il campo… Sono all’inizio, ho voglia di fare e di entrare nell’ottica di questo popolo, di fare qualcosa di utile anche se so che non servirà per cambiare lo stato delle cose. Non è semplice vivere qui, anche se io sto in una bella casa con acqua e corrente elettrica e una bella vista sul lago, c’è una strana sensazione di non essere liberi e di stare un po’ in prigione che non è per nulla piacevole, inoltre il modo di vivere consueto sembra così distante che a tratti ti senti un po’ perso, ma è solo l’inizio, credo ci voglia qualche settimana ad abituarsi, inoltre ho la fortuna di avere ottimi compagni di lavoro con cui passo la maggior parte del tempo. Nel fine settimana sono stato sul vulcano Nyragongo, 3450 metri, è stato uno spettacolo incredibile, vedere il lago di lava all’interno del cratere, che si muove come se fosse un lago agitato. Peccato per il fatto di dovere essere scortati da cinque militari armati di AK47, perché anche li ci sono guerriglieri che si nascondono e possono essere pericolosi, ma è stata veramente una gita formidabile, per il vulcano,per le varie zone di foresta attraversate e per il rapporto con le persone del posto, sia le guardie che i portatori, che salivano in ciabatte e con abiti stracciati, i più equipaggiati con stivali di plastica, incredibile! Sono rimasto ancora più sorpreso nell’incontrare, durante il ritorno, donne scalze con sacchi di cemento sulla testa o legati alla testa con foulard, che salivano i 1500 metri di dislivello fino alla vetta, dove il parco sta costruendo delle latrine per i turisti che dormono lì per osservare lo spettacolo notturno del mare di lava! Non racconto del lavoro, perché sto solo iniziando a capire cosa devo fare e ad imparare a gestire il lavoro di diverse persone del posto, comunque sembra molto interessante e si tratta in poche parole di mettere in pratica un progetto per incrementare e migliorare le coltivazioni e la capacità di auto sostenersi di diversi villaggi nella regione del Nord Kivu, dove mi trovo. Vi racconterò altre cose e come procede appena riesco! LUCA Sabato 15 maggio, in Valcuvia e in Valmarchirolo si svolgerà, con qualunque condizione atmosferica, la consueta raccolta dell’usato (vestiario, biancheria, scarpe, coperte, borse, materassi di lana) - organizzata dalla commissione missionaria zonale - a favore e sostegno di numerose attività missionarie nel mondo. Punti di raccolta del materiale sono a Gemonio (piazzale scuole), Cassano Valcuvia (casa parrocchiale) e Cadegliano (casa parrocchiale). Gli organizzatori raccomandano di introdurre nei sacchi solamente roba ancora in buono stato (e non da macero) al fine di poter riutilizzare al meglio quanto raccolto. I sacchi potranno essere portati direttamente al centro di raccolta più vicino o posti fuori dalle case entro le ore 10.00. CITTIGLIO: PER MICHELA Quarta edizione del Memorial Michela Badalin domani, domenica 16 maggio a Cittiglio. L’iniziativa - promossa dall’Atletica 3V e dal Club Alpino Italiano di Laveno Mombello e sponsorizzata dal comune di Cittiglio - è stata pensata per ricordare appunto Michela Badalin, la giovane di Cittiglio scomparsa nel novembre 2006 a seguito di un incidente in montagna e amante delle corse podistiche. Nuovi, rispetto alla precedenti edizioni il giorno di svolgimento delle gare: domenica anziché venerdì; gli orari: dalle 8.30 alle 17.00 anziché dalle 18.00 allo 23.00; il percorso che quest’anno si svolgerà sull’anello S. Biagio – Vignola con partenza ed arrivo della corsa in via Filzi (dietro la stazione nord di Cittiglio) anziché a Cittiglio Alto/San Giulio. La manifestazione podistica è aperta a tutti, dai bambini delle elementari agli atleti del campionato provinciale Fidal. Il programma prevede, infatti dalle ore 8.30 sino alle ore 10.30 la partenza di diverse gare specifiche per ogni categoria ragazzi. Alle ore 14.30 partenza del campionato provinciale di staffetta e alle 15.30 ci sarà la partenza della kermesse finale (gara non competitiva) aperta tutta la popolazione sulla distanza di 4.200 m. Il ricavato della manifestazione sarà devoluto al progetto della fondazione Il sorriso di Michela per realizzare una struttura di accoglienza nella parrocchia argentina di Clodomira, in diocesi di Santiago del Estero, ove opera don Angelo Introzzi, il sacerdote amico di Michela che per 15 anni - prima di partire per l’Argentina - è stato vicario a Cittiglio. Presso il parco stazione è previsto uno stand gastronomico aperto dalle ore 12.30 alle ore 14.00. CITTIGLIO: ADOLESCENZA E USO DI SOSTANZE... Il comune di Cittiglio, in collaborazione con il Servizio Dipendenze dell’Asl della provincia di Varese, organizza per le ore 21.00 di venerdì 14 maggio, presso la sala consigliare del municipio, una serata rivolta ai genitori dal titolo: Adolescenza e uso di sostanze: normalità o patologia?. Interverranno come relatori: Sergio Fonzi (medico) e Roberta Cantù (educatrice professionale). CAVONA - PELLEGRINAGGIO VOCAZIONALE Sabato 15 maggio, ottavo appuntamento col pellegrinaggio vocazionale di zona. Ritrovo al mattino, alle ore 7.00, presso la cappelletta di santa Teresa per la recita del santo Rosario. Alle 7.30 Messa in Sant Casa a Cavona. Anima il gruppo Unitalsi. UNITALSI: PELLEGRINAGGIO MARIANO Il gruppo Unitalsi di Cittiglio organizza e propone per domenica 23 maggio, il pellegrinaggio al santuario Madonna della Basella che si trova in comune di Urgnano (Bg). La partenza è fissata dall’albergo Cristallo di Cittiglio alle ore 7.00 e il ritorno previsto per le ore 20.00 circa. Il programma prevede: alle ore 10.00 - celebrazione della santa Messa al Santuario e successiva visita al museo africano dei padri passionisti; alle ore 12.30 - pranzo e, al ritorno, sosta al Santuario della Madonna di Caravaggio. FAI - GIORNATA DELLE ROSE E DELLE PIANTE INSOLITE Si svolgerà a Villa della Porta Bozzolo di Casalzuigno dalle ore 10.00 alle ore 18.00 di sabato 22 e domenica 23 maggio prossimi La giornata delle rose e delle piante insolite, manifestazione promossa dal FAI (che gestisce la villa) durante la quale saranno in esposizione e in vendita rose e piante altrimenti difficili da reperire in commercio. L’iniziativa è proposta n collaborazione con l’Associazione Produttori Florovivaisti della Provincia di Varese. Sondrio CRONACA DI E P R O V I N C I A P A G I N A 33 ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 MORBEGNO L’ULTIMO INCONTRO A CHIUSURA DEL CORSO DIOCESANO DI FORMAZIONE SOCIO-POLITICA Zamagni racconta l’economia P ubblico delle grandi occasioni a Morbegno per l’incontro del prof. Stefano Zamagni, nell’ambito della Scuola diocesana di formazione socio-politica (edizione sondriese). Duecentocinquanta persone (dati “della questura”, non “del sindacato”) hanno gremito la Sala Ipogea del complesso parrocchiale San Giuseppe per l’ultimo incontro del percorso di formazione. Ben al di là, quindi, dei 76 regolarmente iscritti alla Scuola. Un pubblico attento e assai coinvolto dall’eloquio guizzante e fluente del prof. Zamagni, capace di coniugare una profondità filosofica e culturale fuori dal comune con un linguaggio semplice e accattivante, ricco di aneddoti ed esemplificazioni pratiche, veramente alla portata di tutti. Accreditato come uno dei massimi studiosi di economia politica in circolazione, e non solo in Italia, Zamagni ha condotto l’uditorio ad un’analisi approfondita dell’enciclica di Benedetto XVI Caritas in Veritate, della quale egli stesso è stato notoriamente uno degli estensori. In sintesi questo il percorso della relazione svolta. Punto di partenza il concetto di economia civile, ossia quella versione iniziale dell’economia di mercato maturata nel grembo della civitas christiana, e in particolare all’interno dell’esperienza storica del francescanesimo sociale. L’esperienza della mercatura, diffusasi nell’Italia centrale comunarda a partire dal XII-XIII secolo e teorizzata da teolo- gi cristiani di indubbia levatura (come Bernardino da Siena e Pietro Olivi), può essere a buon diritto considerata il punto di passaggio fra l’economia feudale medievale e la nuova sensibilità moderna. Secondo il nostro autore, l’economia di mercato è un frutto diretto del cattolicesimo e della sua indubbia capacità di incarnazione nel tessuto sociale del tempo. Essa – in quanto economia civile – reca in sé una for- te valenza sociale e solidale, come accade, tipicamente, nel modello del conventus francescano. È stato solo successivamente che l’economia di mercato, da economia civile, ha inteso trasformarsi in economia politica, basata su un concetto di efficienza (tendenzialmente esclusivo di chi efficiente non è) e su una visione individualistica del rapporto sociale. Transitando attraverso differenti modelli storici (l’economia liberale di fine ‘800, il modello socialista, il modello occidentale dello Stato Sociale, la new economy finanziaria e globalizzata di fine ‘900), l’economia politica, secondo il prof. Zamagni, ha complessivamente fallito la sua missione. Essa è attualmente all’origine dei paradossi e dei guasti del nostro tempo (per esempio il paradosso “più ricchezza prodotta – più disuguaglianze distributive – più poveri nel mondo”; oppure il paradosso “più reddito – più consumo – più infelicità”), di cui ciò che sta accadendo in questi giorni in Grecia è rappresentazione tristemente efficace. Da qui il messaggio potentemente profetico dell’enciclica: ritorniamo al modello dell’economia civile. Cioè a una visione della persona (non più dell’individuo), del bene (non solo dell’utile), del bene comune (non solo del bene totale o “Prodotto Interno Lordo”), della relazione (non solo dello scambio), della felicità (non solo del possesso e del consumo). È in questo contesto, secondo Zamagni, che si collocano le tre grandi parole del- l’enciclica: fraternità (che è ben più di una generica “fratellanza” o “solidarietà”), giustizia (contributiva, ossia bene comune), libertà. Un messaggio di grande spessore culturale, che si candida per una convalida non solo etica – com’è ovvio – ma anche squisitamente economica, un dato, questo, confermato dal grande interesse che l’enciclica di Benedetto sta riscuotendo negli ambienti economici, finanziari e universitari soprattutto degli Stati Uniti. Non tragga in inganno la profondità e l’elevatezza del ragionamento proposto: esso si segnala certamente per una densità culturale di altissimo pregio, ma il prof. Zamagni ha saputo proporlo in termini assolutamente accessibili a tutti, come confermato dagli applausi scroscianti al termine della relazione. Una bella conclusione soprattutto per i 76 partecipanti della Scuola sociale, che, nella relazione di Zamagni, hanno potuto trovare un’ottima sintesi del percorso svolto nelle sette serate precedenti. mons. ANGELO RIVA SONDRIO QUADRIO CURZIO E DI VICO NELLE RELAZIONI PER LA GIORNATA DELL’ECONOMIA Ricette per lo sviluppo economico della provincia lberto Quadrio Curzio, preside della facoltà di Scienze Politiche e professore di Economia Politica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in occasione della Giornata dell’Economia – svoltasi a Sondrio lo scorso 7 maggio – è intervenuto con una riflessione sul tema “Oltre la crisi: possibili scenari per il futuro della Valtellina”. Dopo aver espresso il proprio compiacimento, perché anche nel recente passato nella nostra provincia la parsimonia non è stata considerata né un difetto né un male, per cui le banche locali (identificate con l’acronimo 3C: Credito Cooperativo Comunitario) hanno potuto sostenere non solo la crescita dell’economia locale, ma anche non restringere il credito nell’attuale situazione di crisi, ha proposto alcune considerazioni di carattere generale, prendendo le mosse dallo Statuto Comunitario per la Valtellina - Attuare la sussidiarietà, da lui elaborato insieme a Guido Merzoni e Roberto Zoboli. In esso ha spiegato -, si evidenzia e si dà forma letteraria alla realtà della coesione comunitaria della nostra provincia. Vi si indicano anche possibili linee di sviluppo per un futuro sostenibile, perché «Agli inizi del XXI secolo una provincia con una limitata base territo- A riale deve puntare a uno sviluppo qualitativo e non più quantitativo, che risulterebbe pericolosissimo. La chiave della qualità è la chiave interpretativa dello sviluppo stesso». Quadrio Curzio ha poi distinto tra ideazione dell’innovazione, che compete ai professori universitari, e sua attuazione, che compete ai soggetti istituzionali, in primis la Provincia, ai soggetti sociali, numerosi e attivi sul territorio, e ai soggetti di mercato, distinzioni da mantenere ben chiare, perché le invasioni di campo sono sempre assai pericolose. È evidente il richiamo al principio di sussidiarietà, declinato dal relatore come liberalismo comunitario-sociale, di cui la nostra provincia può divenire splendido terreno di attuazione. Inoltre, spetterebbe alla Provincia con la Società di Sviluppo Locale S.p.A., di cui l’Ente provinciale è azionista di maggioranza ma a cui partecipano anche altri soggetti e la Camera di Commercio, di creare la “cabina di regia”, o meglio un “sistema di enti di progettazione sistemica ed esecutiva”, per attuare le grandi iniziative delineate dalla Camera di Commercio di Sondrio nelle linee strategiche, o “assi territoriali”, da realizzarsi nel rispetto della ripartizione di compiti tra istituzioni, società e mercato. Tali linee di sviluppo parlano dell’utilizzo vincente delle risorse derivanti dal settore idroelettrico, della valorizzazione del “distretto del credito”, della promozione del turistico ricettivo, della filiera legno-bosco, del marchio Valtellina, ecc. A questo punto, Quadrio Curzio ha proposto tre linee di sviluppo che, secondo lui, nell’immediato possono dare risultati incisivi. Anzitutto, ha ripreso l’acronimo delle tre “V”: Valtellina Vettori Veloci, esprimendo soddisfazione per l’incontro tra esponenti di Trenitalia e Ferrovie Nord, cui sono seguiti altri colloqui tra lo stesso Quadrio Curzio, il presidente della Provincia Massimo Sertori e Giuseppe Biesuz, amministratore delegato della società Trenitalia-LeNord, che avrà in gestione la rete ferroviaria della Lombardia. «Se si arriverà a risultati concreti - ha detto -, ne deriverà un bell’effetto di indotto sulla dinamica del turismo con un aumento in termini assoluti di presen- ze italiane e straniere». La seconda tematica ha riguardato la delicata questione dell’energia idroelettrica. Nel meccanismo di rinnovo delle concessioni si potrebbe delineare la creazione di una società di capitali, in cui la Provincia avrebbe una posizione azionaria rilevante, concedendo in cambio un significativo emendamento delle concessioni. Secondo Quadrio Curzio la nuova società dovrebbe chiamarsi con l’acronimo 3E: Energie Endogene Efficienti. Questo sarebbe cruciale, perché da un’adeguata ricaduta dei proventi derivanti dall’utilizzo delle risorse idriche, il territorio può davvero cambiare nella direttrice qualitativa, cui si è accennato. La terza tematica riguarda l’innovazione tecnologica e organizzativa (3I: Innovazione, Imprese, Interazione), fondamentale in sistemi locali piccoli come il nostro, da realizzare in un dialogo continuo tra i soggetti che la promuovono e le piccolissime imprese. Sarà molto importante legare le imprese anche in consorzi temporanei, quando si cercano commesse fuori provincia, dove il “micro” non ha forza. «Se ci si muoverà lungo queste direttrici - ha spiegato -, si potrà avere uno sviluppo non travolgente, ma ricco di qualità e di valore aggiunto», riservandosi un’ultima chiosa sulle due banche popolari, che hanno rappresentato per la provincia non solo un fattore straordinario di sviluppo e di coesione sociale, ma anche di identità, perché le hanno dato notorietà in tutta Italia. Dario Di Vico, editorialista de “Il Corriere della Sera” e acuto indagatore della realtà economica italiana, nel suo intervento “Oltre la crisi: il ruolo dei Piccoli” ha esordito spiegando che oggi la questione dei piccoli imprenditori e delle piccole imprese è entrata nell’agenda del Paese, perché c’è una complessità sociale che non sta più dentro la grande impresa, il grande sindacato e la politica, triangolo che ha caratterizzato tutto il ‘900 italiano. La crisi ha certo accelerato il fenomeno, sia perché oggi il numero delle grandi imprese è diminuito, sia perché ci si è accorti che ciò che serve alle piccole imprese serve al paese. Le piccole e medie imprese, oltre a resistere e ad andare avanti nel proprio microcosmo, sono tra i protagonisti del paese e a proiettarle sul palco è stata la capacità di resistenza mostrata nella crisi. Esse hanno adottato una relazione nuova col mercato, di cui accettano le regole, la selezione, il fattore meritocratico, tutto l’opposto dell’assistenzialismo e dello spreco. Nella cultura imprenditoriale italiana è di grande importanza che a nessuna associazione di piccoli artigiani sia venuto in mente di chiedere alla Regione interventi per salvare le piccole imprese, cosa che attesta che i valori del mercato sono veramente entrati nella “pancia” profonda del paese. Siccome, però, non si può vivere di sola resistenza e non sempre una ripresa segnalata dai grandi istituti di statistica corrisponde a ciò che poi si incontra per strada, è chiaro che occorrono idee nuove e il primo strumento da approntare è la riforma fiscale: il riordino di questa materia darà agli imprenditori la certezza di condizioni favorevoli alla crescita e permetterà di capire a che tipo di mercato interno si andrà incontro. Altri temi presentati sono stati l’aggregazione tra piccole imprese, il problema dei mercati emergenti e il rapporto delle piccole aziende con le banche sulle basi di una politica diversa dal passato. PI.ME. 34 CRONACA Valchiavenna IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 CHIAVENNA CON LA COOPERATIVA NISIDA In aiuto delle famiglie riescono a pagare mutuo e affitto. L’assenza di reti di solidarietà parentali rende necessario il ricorso a questo tipo di soluzioni». Per conoscere tutte le attività della cooperativa c’è la possibilità di visitare il sito www.nisida.coop. S.BAR. on si notano, anche perché i diretti interessati fanno tutto il possibile per evitare di finire al centro dell’attenzione, ma secondo gli addetti ai lavori le situazioni di grave disagio economico sono sempre più diffuse e sempre più crescenti anche in Valchiavenna. La conferma di una situazione che ormai accomuna molte delle realtà provinciali a quelle delle aree metropolitane, arriva da diversi punti di vista. Osservatori differenti che però rivelano una visione pressoché unitaria del disagio sociale. Proprio pochi giorni fa il sindaco di Chiavenna Maurizio De Pedrini ha ricordato che «quasi quotidianamente in municipio si raccolgono richieste d’aiuto da cittadini per la casa», mentre i rappresentanti dei sindacati territoriali rilevano che «sono sempre più frequenti gli appelli di per- N sone espulse dal mercato del lavoro che non hanno più un reddito e a volte un tetto garantito». Gli operatori del sociale sono sempre più a contatto con questo tipo di situazioni. Anche la Nisida, nel rispetto della propria missione e della vocazione del Deserto, ha garantito percorsi di accoglienza pure in passato, raccogliendo informazioni approfondite sulle situazioni di marginalità e difficoltà. «Sulla base delle analisi promosse negli ultimi tempi, sembra che questo tipo di bisogno sia decisamente cresciuto - rileva Clemente Dell’Anna, responsabile della cooperativa che da vent’anni si occupa di servizi per la disabilità e altri soggetti deboli -. Le tipologie di potenziali utenti sono diversificate. Si va dagli stranieri alle madri sole, passando per le persone che hanno perso il lavoro o addirittura i padri separati che non ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ P A G I N A CHIAVENNA RICORDANDO LA RELIGIOSA UCCISA Suor Mainetti... usica e giovani per ricordare suor Maria Laura a un mese dal decennale della morte. Venerdì 7 maggio, il cineteatro Victoria ha accolto una testimonianza musicale di Ron, cantautore che da quasi quarant’anni porta avanti una carriera fatta di successi musicali e soprattutto di pezzi ricchi di significato, e che è particolarmente legato alla provincia di Sondrio dove ha trascorso più di un periodo di vacanza. La chiacchierata con il pubblico di Chiavenna dell’artista pavese, spontanea e genuina, è iniziata con il ricordo delle esperienze vissute da bambino in parrocchia e con i successivi percorsi - a volte non facili - di fede. Una fede che lo accompagna ancora oggi. «Non è detto che un cantante debba perdere la fede per forza, anzi - ha spiegato il cantautore -. M MOBILI ANDINI A CHIAVENNA Chiavenna sarà sede di una mostra di “Mobili e arredi andini” che verrà allestita a Palazzo Pretorio in piazzetta San Pietro dal 19 maggio al 15 giugno. La mostra, ad ingresso libero, ha i seguenti orari: da mercoledì a venerdì dalle ore 15.30 alle ore 21.00, sabato e domenica dalle ore 10.30 alle ore 12.30 e dalle ore 15.00 alle ore 21.00. I mobili e i complementi d’arredo sono realizzati con legno massello. Ogni opera viene costruita dall’artigiano che esegue il lavoro dall’inizio alla fine, la sigla col suo nome e con quello della cooperativa di provenienza. L’assemblaggio avviene quasi esclusivamente attraverso incastri evitando il più possibile l’utilizzo delle viti. Le superfici sono lavorate e intagliate a mano. Gli articoli sono disegnati da architetti italiani e da giovani peruani. Info: 328-4862135. CONCORSO DI PITTURA Nella nuova biblioteca, che ospiterà il fondo librario di don Primo, la Congregazione Sacra Famiglia di Mese e l’Associazione Amici di don Primo Lucchinetti, hanno presentato al pubblico il concorso di pittura promosso per ricordare i 100 anni della nascita di suor Tomasina. I candidati dovranno avere almeno quindici anni e sono chiamati a sviluppare il seguente tema obbligatorio: Il popolo di Dio in cammino. È preferibile che i lavori siano ambientati in luoghi della Valchiavenna. È ammessa una sola opera la cui misura non deve essere superiore a cm 50x70 e dovrà essere consegnata, presso l’Istituto Casa Sacra Famiglia di Mese, entro il 15 ottobre 2010. Info: telefono 0343-41002. Non bisogna mai perdere di vista le cose importanti della vita durante il nostro cammino nonostante difficoltà o altro». Dopo “Tutti quanti abbiamo un angelo” c’è stato spazio per tanti altri brani che hanno fatto la lunga storia artistica di Ron. Nella serata dedicata a suor Laura, per dimostrare la vicinanza della comunità alla figura della religiosa sono intervenuti anche i ragazzi dell’oratorio di San Luigi, con un pensiero letto nel corso dello spettacolo al Victoria: «Il tempo è passato, ma nel cuore e nella mente della popolazione di Chiavenna e della valle quei momenti e quel dolore rimangono ancora vivi. In questi anni molti hanno voluto conoscere la tua vita, la tua storia, il tuo sacrificio e il tuo coraggio. Molti hanno voluto visitare il luogo del tuo martirio, hanno parlato e scritto di te, oppure chiedono nella pre- ghiera la tua intercessione generosa». Da dieci anni, a Chiavenna si discute e si riflette sulla tragedia che si è consumata a Poiatengo. «Ciascuno di noi s’interroga sul senso di ciò che avvenne nella notte del 6 giugno 2000 - hanno ricordato ancora i ragazzi dell’oratorio -. Questa sera con la discrezione e la semplicità che ti hanno contraddistinto, vogliamo riflettere con te e su di te con il cantautore Ron. La tua morte a qualcuno è sembrata un urlo, un frastuono, un boato. In realtà oggi ci rendiamo conto che ha rappresentato la colonna sonora della tua vita, una musica suonata sulle note dell’amore, dentro lo spartito del disegno misterioso di Dio. Ricordaci ogni giorno che contro ciò che il mondo spesso insegna l’amore vince sempre l’odio e il bene sovrasta e sconfigge il male». S.BAR. CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 P A G I N A 35 TANGENZIALI COLLABORAZIONE A TUTTO CAMPO PER LE INFRASTRUTTURE DI MORBEGNO E TIRANO Lobby territoriale per le strade L o scorso fine settimana Palazzo Muzio ha ospitato un confronto istituzionale sulla questione tangenziali di Morbegno e Tirano. «Tema fondamentale e primario per la valle»: questo il commento unanime da parte dei presenti che non hanno esitato a confermare la propria disponibilità ad attivarsi nelle sedi più opportune affinché le due opere siano portate a compimento. «La Provincia - ha spiegato il Presidente Massimo Sertori continuerà ad assolvere il proprio ruolo di coordinamento - una sorta di cabina di regia territoriale - attraverso il quale mettere in atto tutte le strategie possibili, politiche e istituzionali, per reperire le risorse ancora mancanti per il completamento delle due tangenziali». Per la tangenziale di Morbegno è stato portato a compimento tutto l’iter procedurale. Grazie all’allora ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, a Regione Lombardia e al grande impegno della valle le risorse necessarie per la realizzazione dell’opera ammontano già a un buon 80%. Termina- to il primo stralcio del primo lotto della nuova 38 (dal Trivio di Fuentes a Cosio Valtellino), già in fase di realizzazione, si procederà, secondo i piani, con l’avvio dei lavori per la tangenziale. Secondo quanto dichiarato dall’Ente Provincia, sembra a buon punto anche la situazione rispetto a Tirano. Palazzo Muzio ha investito 2 milioni di euro per la redazione del progetto preliminare e di quello definitivo della nuova tangenziale, attenuando anche tutti gli aspetti relativi all’impatto ambientale del progetto originario. Il documento ha incassato il parere favorevole sia di Anas sia di tutti gli enti locali. «I soldi non bastano - ha dichiarato Sertori - ma c’è la volontà di cercare ogni soluzione possibile». Dopo l’incontro dello scorso 7 maggio, si è deciso di estendere la partecipazione al tavolo di confronto sulle tangenziali anche ai membri della minoranza, in particolare ai rappresentanti regionali. «La nostra logica - ha aggiunto il presidente - è quella di fare “lobby territoriale”, per concretizzare questi enormi investimenti, il progetto prevale su tutto il resto e ognuno si attiverà nelle sedi politiche di riferimento per perseguire ogni possibile via per il reperimento dei fondi mancanti». L’argomento è stato portato in Consiglio. INIZIATIVE A CHIUSURA DELL’ANNO ACCADEMICO DI UNITRE A SONDRIO E TIRANO Lunedì 17 maggio Unitre di Sondrio festeggia la chiusura dell’anno accademico nella sede di via C. Battisti 29 con la sfilata e la presentazione di abiti d’epoca realizzati dal Gruppo Sarti dell’Unione Artigiani della provincia col progetto Il nobil vestire in Valtellina e Valchiavenna; da mercoledì 25 a sabato 29 maggio si svolgerà il viaggio di fine anno In Toscana nel mondo degli Etruschi. Entro lunedì 17 occorre prenotarsi per la gita di domenica 6 giugno in Val Grosina guidata da Gabriele Antonioli, presidente del Lions Club Sondrio Host. Questi gli ultimi appuntamenti di Unitre di Tirano: martedì 18 alle ore 15.00, Franco Visintin, già direttore tecnico della Rai di Milano, parlerà de Il passo del Bernina dalla via degli xenodochi al trenino rosso; martedì 25 alle ore 15.00, Lidia Sandrini, docente presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Milano, tratterà della Tutela dei diritti umani e radici cristiane: alla ricerca di una identità culturale per l’Europa del terzo millennio; martedì 1 giugno alle 15, Carla Soltoggio, già docente negli istituti superiori, presenterà Il governatorato di Luigi Torelli in Valtellina (dicembre 1859 - novembre 1861). Giovedì 3 giugno alle ore 13.00 i soci sono invitati alla visita guidata a Bormio del Museo mineralogico, dove si incontrerà l’”Uomo dei cristalli”; dei Bagni Vecchi e Nuovi; di S. Pietro di Piatta. La giornata si concluderà con la cena di fine corsi. UN’INIZIATIVA E TRE APPUNTAMENTI PER VALORIZZARE IL TERRITORIO TRA MAZZO E SONDALO L’Associazione Culturale Bellaguarda di Tovo di Sant’Agata, l’Associazione Amatia di Mazzo di Valtellina e la Pro Loco di Sondalo, col contributo della Regione Lombardia e della Provincia di Sondrio e il patrocinio delle Comunità Montane Valtellina di Sondrio e dell’Alta Valtellina, promuovono l’iniziativa Suoni, parole e immagini - Quando un castello torna a vivere nell’intento di favorire la conoscenza e la fruizione del patrimonio storico-artistico locale presso un pubblico sempre più vasto, ma anche presso le stesse comunità di appartenenza. Tre i momenti in programma in altrettante sedi diverse. Il primo si terrà presso la chiesa di Sant’Abbondio nella frazione Vione di Mazzo domenica 16 maggio, dalle ore 15.00 alle ore 17.00. Aprirà la manifestazione l’intervento di Francesca Bormetti, che illustrerà gli Aspetti storico artistici del monumento; seguiranno le Divagazioni in versi e prosa tra storia, memoria e leggenda, recita di testi dialettali di Rita Trinca, il tutto impreziosito dagli intermezzi del coro Desdacia Tellini. Il secondo evento si terrà domenica 30 maggio, dalle ore 11.00 alle ore 18.00 al Castello Bellaguarda di Tovo Sant’Agata con un programma fitto di iniziative: dopo i Cenni storico-artistici presentati da Francesca Bormetti, Consuelo Orsingher proporrà a tutti dei Laboratori ritmicovocali; seguiranno l’Esibizione gruppo di chitarre a cura di Romano De Campo, La musica contemporanea e le sue voci con brani d’autore interpretati dagli allievi di Consuelo Orsingher, I ruggenti anni dello swing italiano proposti dalla Ladies gang e Gli sposi di Bellaguarda nel testo di Ennio Emanuele Galanga. Concluderanno la giornata il Concerto jazz con la voce di Consuelo Orsingher e la chitarra di Romano De Campo e Arte al castello - Mostra collettiva degli artisti Marilena Garavatti, Gianfranco Pirondini, Valerio Righini. Il ristoro sarà a cura dell’Associazione Zingan da Tuuf. Il terzo e ultimo appuntamento cadrà domenica 13 giugno, dalle ore 15.00 alle ore 17.00, presso la chiesa di San Rocco in frazione Somtiolo di Sondalo, di cui Francesca Bormetti presenterà i Cenni storico-artistici; Chiara Ferrario parlerà de La Crocifissione in restauro, mentre saranno letti brani ispirati alla Passione intervallati da intermezzi musicali a cura del maestro Moreno Pozzi. A.R. MONSIGNOR CAPELLI A SONDRIO La realtà delle Isole Solomon e il cammino della Chiesa in questo angolo dell’oceano pacifico, saranno al centro dell’incontro che si terrà, giovedì 27 maggio, all’oratorio di San Rocco a Sondrio. Alla serata, con inizio alle ore 21.00, porterà la sua testimonianza il vescovo di Gizo, mons. Luigi Capelli, missionario salesiano originario di Cologna di Tirano. L’incontro è aperto a tutti, in particolare ai gruppi missionari della zona pastorale Media Valtellina. UFFICIO DI PUBBLICA TUTELA ALL’OSPEDALE DI SONDRIO Presso la sede di Sondrio dell’Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna da alcuni giorni è entrato in funzione l’Ufficio di Pubblica Tutela (UPT). «Il Responsabile dell’Ufficio - si legge in una nota diffusa dall’Aovv - è l’avvocato Piero Camanni ed eserciterà le sue funzioni in piena autonomia e indipendenza rispetto alla Direzione Aziendale avvalendosi della collaborazione dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico, già operativo presso l’Azienda Ospedaliera». L’Ufficio riceve le segnalazioni presentate dall’utente direttamente o attraverso familiari o legali rappresentanti di associazioni. «L’Upt concludono dall’ospedale sondriese - svolge la propria attività per la concreta realizzazione dei diritti dei cittadini e del loro bisogno di salute e fornisce le informazioni necessarie riguardanti i diritti dell’utente sanciti dalla legislazione vigente». L’Ufficio ha sede presso il Padiglione Est del Presidio Ospedaliero di Sondrio in via Stelvio, 25 a Sondrio- piano terra. Il responsabile riceve il mercoledì ed il venerdì mattina – dalle ore 9.00 alle ore 12.00 – previo appuntamento telefonico al n.0342/521 190 o email al seguente indirizzo [email protected] ATTIVITÀ DEL LIONS CLUB SONDRIO HOST Nel corso della riunione tenuta a Teglio la scorsa settimana, il Lions Club Sondrio Host ha nominato per acclamazione quale nuovo presidente per l’anno entrante Gino Antonio Giudici. Inoltre, il Club ha aderito ai services zonali (letti per la Casa di Riposo di Chiavenna), nazionali (un libro parlato e cani guida per ciechi) e internazionali in favore dei terremotati di Haiti, deliberando anche di sostenere con fondi propri le seguenti iniziative di volontariato in ambito socio-educativo: 10.000 euro all’associazione A dança da vida per realizzare un asilo al Barrio Libertade di Saõ Mateus (Brasile); 2.000 euro rispettivamente a Lino Pruneri dell’Operazione Mato Grosso per il ripristino delle linee elettriche a Chacas in Perù, a Massimo Rinaldi, anch’egli dell’Operazione Mato Grosso, per realizzare un asilo a Postervalle in Bolivia e a mons. Luciano Capelli per iniziative socio-assistenziali nella diocesi di Gizo nelle isole Solomon; infine, all’Associazione Teregua sono stati assegnati 1.000 euro per la pubblicazione del volume storico-artistico sulla chiesa della Santissima Trinità di Teregua in Valfurva. P A G I N A 36 CRONACA SondrioCultura IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 SONDRIO SPETTACOLO DEGLI ALUNNI DELLA PRIMARIA “LUCCHINETTI” I bimbi incontrano il «Mago di Oz» L o scorso venerdì 30 aprile, presso il teatro “Don Bosco” di Sondrio gli alunni della scuola primaria parificata “Don Primo Lucchinetti” hanno messo in scena lo spettacolo “Il Mago di Oz”, liberamente tratto dal romanzo “Il meraviglioso mago di Oz” di Lyman Frank Baum, concludendo così in modo mirabile il progetto didattico proposto dalla regista Roberta De Devitiis durante il trimestre febbraio-aprile. Lo spettacolo non è stata una mera rappresentazione scenica del romanzo di Baum, bensì l’occasione di un’esperienza educativa e didattica, che ha condotto allievi e docenti ad una lettura più approfondita che è andata ben oltre lo scritto, aprendosi ad una riflessione condivisa sulle caratteristiche, i pregi e i difetti dei personaggi. Dorothy, la protagonista del romanzo, è una bambina tranquilla che vive nel Kansas con gli zii e il fido cane Toto. Un giorno il vortice di un uragano solleva la casa e porta la piccola ad incontrare strani esseri, i quali diventeranno suoi compagni durante il lungo viaggio alla ricerca, quasi infinita, del fantomatico Mago di Oz, l’unico in grado di riportarla dai suoi cari zii contadini. Ma per raggiungere il Regno di Oz la bambina deve percorrere una lunga strada lastricata di mattoni gialli e le tocca imbattersi in streghe, papaveri velenosi, scimmie volanti… Nel corso di questo faticoso tragitto Dorothy incontra dapprima uno spaventapasseri, dalla testa di paglia senza cervello, un omino di latta cui manca il cuore, e, infine, un leone codardo. Tutti quanti si uniscono a lei, convinti che il Mago di Oz possa donar loro il cervello, il cuore e il coraggio e, altresì, permettere alla bambina di tornare nel Kansas. Il viaggio vissuto da questi personaggi è una metafora della vita, che ha consentito di riflettere su ciò che siamo e abbiamo: lo Spaventapasseri, l’Omino di Latta e il Leone codardo hanno dentro di sé quello di cui vanno alla ricerca. L’esperienza della piccola Dorothy si rivela un sogno, che le permette di crescere e di vedere la realtà da un’altra prospettiva, più matura e sicura di sé. Dal romanzo le insegnanti hanno tratto molteplici spunti educativi per un lavoro sulle emozioni, la conoscenza e la consapevolezza di sé, il rapporto interpersonale… Lo spettacolo ha riscosso grande successo tra gli spettatori intervenuti numerosi, sia per la maestria della regista, sia per l’impegno e la serietà dei bambini, che hanno saputo dare spessore e carattere ai personaggi protagonisti delle varie scene. ELENA SPINI RIEVOCAZIONE STORICA A SONDALO L’associazione Santa Marta di Sondalo promuove per venerdì 14 e sabato 15 alle ore 20.45 presso la chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore la rievocazione storica Monaci e contadini a Sondalo e Valdisotto dopo l’anno 1000 con uso del dialetto. L’evento è aperto al pubblico. CONFERENZA SUL RISORGIMENTO GARIBALDINO IN VALTELLINA A concludere il ciclo di conferenze, promosse dal Lions Club Sondrio Host e imperniate su alcuni punti salienti della storia delle nostre valli, mercoledì 19 alle ore 18.00, Bruno Ciapponi Landi, etnografo e vicepresidente della Società Storica Valtellinese, terrà presso la sala Vitali del Credito Valtellinese la conferenza Il Risorgimento. Garibaldi e garibaldini in Valtellina. L’iniziativa è aperta a tutti. INCONTRO SULLA SCUOLA Il Centro culturale e sociale “Don Minzoni” di Sondrio in collaborazione col liceo scientifico Pio XII organizza per giovedì 20 maggio alle 20.45, presso la sala Vitali del Credito Valtellinese in via delle Pergole 10, un incontro pubblico col giornalista e saggista Giovanni Cominelli sul tema La scuola è finita…forse. A PONTE UN VOLUME SU FRANCESCO SAVERIO QUADRIO Sabato 15 alle ore 18.30 presso il Teatro Comunale Giuseppe Piazzi in Piazza Bernardino Luini a Ponte in Valtellina a conclusione delle celebrazioni per il 250° della morte dello storico e letterato Francesco Saverio Quadrio (16951756) sarà presentato il volume La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, edito nella collana della Biblioteca Comunale Libero Della Briotta. Interverranno Augusta Corbellini, presidente del comitato organizzatore, Bruno Ciapponi Landi del Comitato promotore, Claudia Berra e William Spaggiari dell’Università degli Studi di Milano. Tutti gli intervenuti riceveranno in omaggio una copia del volume. PI.ME. CRONACA SondrioCultura IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 P A G I N A 37 A MORBEGNO APPROFONDIMENTI PER CONOSCERE MEGLIO LA STORIA DEL NOSTRO TERRITORIO Affreschi, documenti, storie... ra le manifestazioni della XII Settimana Nazionale della Cultura, promossa annualmente dal Ministero per i Beni e le attività culturali, merita una particolare menzione l’iniziativa promossa a Morbegno dall’associazione culturale Ad Fontes, in collaborazione con la Soprintendenza Archivistica per la Lombardia e con il contributo del Comune di Morbegno, dell’associazione AL.BO. per l’Arte e della biblioteca civica “Ezio Vanoni”. Protagonisti dell’incontro tenutosi presso la sala “Boffi” dell’ex convento domenicano di Sant’Antonio, sono stati Massimo Della Misericordia, ricercatore dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca ed Evangelina Laini, docente di storia dell’arte. Quest’ultima ha proposto una efficace presentazione degli affreschi della sala stessa, spiegando che: «Nel Settecento, per costruire le volte a vela, si è manifestata l’esigenza di ridurre le dimensioni di quello che originariamente doveva essere il refettorio dei frati domenicani, elevando un robusto muro a est. La sala fu interamente intonacata, ma sulla parete nord dello stretto corridoio, chiuso tra il vecchio e il nuovo muro, a indicare l’esistenza di un affresco rimase la figura di san Tommaso d’Aquino. Il recente restauro (finanziato da Alda Giovannini Boffi) ha riportato alla luce nella quasi totalità questa pregevole opera che, databile tra il 1485 e il 1520, raffigura santi prevalentemente domenicani ai lati di una Crocifissione. A destra si trovano san Pietro Martire, primo martire domenicano a cui è intitolato il convento ed è dedicata una cappella nell’attigua chiesa di Sant’Antonio, san Gerolamo penitente, riconoscibile dal leone; a sinistra san Domenico o san Vincenzo Ferrer, un vescovo e un altro santo, difficilmente identificabili essendo l’affresco molto rovinato dall’umidità. Dietro il muro settecentesco, invece, è assai probabile che sia raffigurato sant’Antonio abate. Inoltre - ha continuato Laini -, poiché, di solito nei refettori domenicani sulla parete alle spalle dei frati, era raffigurata T la Crocifissione, mentre su quella opposta c’era l’Ultima Cena, si può supporre che anche qui si fosse rispettata la consuetudine». Dopo aver richiamato l’attenzione su alcuni particolari, Laini ha spiegato i medaglioni settecenteschi sul soffitto raffiguranti scene dall’Antico Testamento, entrambe in tema con la destinazione dell’ambiente: in uno si vede il profeta Elia nutrito nel deserto da un corvo; nell’altro Agar cacciata nel deserto con l’angelo del Signore che le indica il pozzo. «In entrambi i casi - ha fatto notare - è il Signore a nutrire e dissetare con il pane e con l’acqua». Massimo Della Misericordia, autore di monografie e di numerosi saggi editi in diverse sedi tra cui il sito di Ad Fontes (www.adfontes.it), svolgendo la relazione Figure e parole di comunità – Morbegno e la Valtellina nel medioevo attraverso Ad Fontes, ha tracciato un articolato e documentatissimo quadro della struttura sociale e dei rapporti delle nostre comunità durante il basso medioevo, quadro arricchito e reso ancor più affascinante dalla navigazione nel sito stesso e dalla proiezione di pagine web di documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Sondrio, patrocinatore dell’evento. Il relatore ha esordito rilevando che, sulla base di studi recenti, la Lombardia del ‘300-’400 deve essere vista come una realtà composita, ricca non solo di città, ma anche di centri medi e di comunità locali economicamente e politicamente vivaci. Queste ultime si collegarono a Milano per rafforzarsi e città intermedie, come Como, non riuscirono mai a sottometterle del tutto. In quel contesto basso medioevale la Valtellina, profondamente legata alla Lombardia per cultura, diritto, istituzioni e vita sociale, era costellata di piccoli e medi centri di grande vivacità, capaci di assumersi il controllo delle risorse comunitarie (i pascoli, i boschi, i diritti di pesca, la decima sui terreni, ecc.) e di regolarne il godimento da parte dei singoli abitanti. Ad esempio, - ha spiegato - è significativo il caso di Fusine e Colorina, che «Pur non possedendo queste risorse dalle origini, ebbero la forza di ingaggiare lunghe battaglie legali coi signori locali, che ne detenevano i diritti, fino ad aggiudicarsele. A dimostrazione che anche le piccole comunità sapevano muoversi con successo nei meccanismi della difficile giustizia del ‘400-’500». Un’altra voce importante dell’attività comunitaria furono le elemosine, realtà che non si comprende, se non si considera il carattere organico e integrato degli aspetti civili e religiosi della vita della comunità. «Spesso chi si sentiva prossimo a morire disponeva per testamento elemosine per i poveri, che in alcune località (come a Grosio) erano gestite dal comune» (si veda nella sezione Strumenti di Ad Fontes, la scheda I confini della solidarietà - Pratiche ed istituzioni caritative in Valtellina nel tardo medioevo dello stesso M. Della Misericordia). L’autore aveva già tracciato un quadro sintetico di questi aspetti nella scheda di presentazione del suo libro Divenire comunità (Ad Fontes, sessione Strumenti). In quegli stessi anni la comunità di Morbegno si sviluppò, trasformandosi dal punto di vista produttivo e divenendo il principale centro della Bassa Valle, se non di tutta la Valtellina. La comunità cresceva e cambiava e, nel contempo, reinventava e conservava il proprio profilo identitario e la fisionomia istituzionale (Ad Fontes, E-book, Della Misericordia “Morbegno nei secoli XIV–XVI: trasformazioni sociali e identità comunitaria” in Per nos hodie consecrata). Dopo questa prima presentazione delle comunità della Valtellina nel basso medioevo, il relatore ha mostrato come questi documenti possano essere letti come un’affascinante metafora, dove le comunità diventano un “corpo” dotato di “figure” e “voci”. Riferendosi all’e-book Figure di comunità, ha detto che gli stessi aspetti grafici (le “figure”) dei documenti notarili sono rivelatori della vita istituzionale delle comunità. «Nella Valtellina del ‘300 e del ‘400 i notai non erano solo dei professionisti, padroni del linguaggio giuridico e delle formule per esprimere e tramandare le azioni di istituzioni e individui, ma erano anche degli intellettuali, che sapevano osservare e valutare socialmente il contesto in cui operavano, tanto da offrirne ritratti visivi e parlanti. I loro documenti, insieme ad altre testimonianze, mostrano che tra Tre-Quattrocento la società valtellinese era cambiata e le diverse comunità avevano assunto una propria identità». Mostrando alcuni documenti della prima metà del ‘300 di Cosio, Rasura, Bema, Morbegno e Ardenno, il relatore ha fatto notare come non esistessero differenze tali da permettere di riconoscere le specificità sociali, pure già presenti in ciascuna terra, mentre nel ‘400 la scrittura non riempì più in modo uniforme la pagina. «È evidente la volontà di organizzare anche visivamente lo spazio per comunicare dei contenuti e far riconoscere le diverse fisionomie comunitarie. Ad esempio, in un documento del 1431 di Cosio si notano dei blocchi di nomi: sono le grandi parentele che controllavano il Comune. In questo modo il notaio riconosce di non poter parlare di quella comunità senza mettere in evidenza le grandi parentele che ne controllavano la politica e agivano come importanti soggetti unitari». A Morbegno, centro molto più dinamico, dove la gente arrivava dalle località vicine, dalla pianura e dal Lario, dove le fortune economiche cambiavano, i notai inventarono modalità più flessibili per descrivere la società, mettendo in evidenza i ranghi sociali. Infatti, in un documento del 1377 il nome di ogni persona era preceduto da una lettera che ne indicava il ceto e i titoli. I nomi non preceduti da una lettera erano dei membri privi di privilegi. Ancora a Morbegno, nel 1456 il problema fu risolto creando una sorta di classifica d’onore, dal più titolato a tutti gli altri. Nel giro di pochi anni questo modello prese il sopravvento in tutte le comunità, perché sentito più efficace e aggiornato nell’aristocratica cultura rinascimentale. Dunque, nello spazio di un secolo le comunità di Valtellina dall’essere molto simili secondo un modello sociale indifferenziato passarono a distinguersi per le differenti forme di convivenza, per tornare ad essere simili secondo un modello aristocratico. Lo stesso discorso si può riproporre per i documenti dell’Università di Valle, che era costituita da tutte le comunità e che fungeva da interlocutore dei signori di Milano. Ne emerge con chiarezza che i comuni locali non rinunciarono mai alla propria identità pur all’interno dell’unità valtellinese. I documenti ci parlano degli uomini che si riunivano nelle “assemblee di vicinanza” per prendere le decisioni che interessavano la comunità. Vi sono indicati l’appartenenza e solo i nomi dei membri a pieno titolo e, perciò, mancano quelli femminili, dei forestieri e degli immigrati, privi tutti del diritto di intervenire nella vita pubblica. Questo processo di raffigurazione ci dà anche altre informazioni: per esempio, in un documento del 1376 i nomi posti a piè di pagina indicano chi non si era trovato d’accordo con quella decisione della comunità. Nei documenti, però, le comunità ci hanno tramandato anche la loro “voce”, perché, quando si riunivano nelle assemblee in piazza o in chiesa, le voci degli individui divenivano la voce della comunità. Tant’è che nei documenti si dice Omnes una voce clamaverunt, tutti gridarono ad una sola voce, unanimiter alta voce responderunt, risposero concordi ad alta voce. La personificazione della comunità si spinge al punto da diventare una sorta di super individuo, cui si attribuivano anche le orecchie, come si legge negli Statuti della Valchiavenna. Ma il ducato milanese dei Visconti e degli Sforza guardava con diffidenza alle tradizioni politiche di queste comunità. A tale argomento è dedicato l’ultimo e-book pubblicato da Della Misericordia su Ad Fontes, “Como se tuta questa universitade parlasse”. «I sudditi val- tellinesi - ha spiegato l’autore - non nutrivano un’ostilità preconcetta verso i signori di Milano, anzi desideravano di rivolgersi loro per presentare direttamente le proprie istanze, ma da Milano non si accolse mai la possibilità di un dialogo diretto con le comunità locali, né si riuscì mai a raggiungere un accordo sul numero e l’identità dei rappresentanti. Le comunità ne volevano inviare un gran numero, a Milano ne volevano pochissimi; le comunità mandavano persone prive di “possanza” ad impegnarsi e col solo mandato di riferire, a Milano le volevano con autorità sufficiente per acconsentire alle decisioni del duca. Altri motivi di attrito erano i tempi molto lunghi per formare le ambascerie e l’identità degli ambasciatori: per le comunità bastava il mandato dei consigli locali, a Milano si voleva che fossero di elevata estrazione sociale, degni dei cortigiani e dei membri del Consiglio Segreto. Esemplare è la vicenda di fine ‘400 che vide coinvolta Morbegno e la sua “squadra”, cioè il territorio del Terziere inferiore di qua dell’Adda. Ludovico il Moro incalzava, perché sostenessero l’onere economico della fortificazione della città, ma la comunità locale, preoccupata dei costi, prendeva tempo, prima dilazionando l’invio di ambasciatori, poi privandoli di un mandato sufficiente. Alla fine il duca desistette e la città ottenne un rinvio sine die della fortificazione, forse rimpianta trent’anni dopo, quando fu saccheggiata dal Medeghino. La ricercatrice e archivista Rita Pezzola ha concluso l’incontro, suggerendo un possibile legame tra le due relazioni, perché - ha spiegato - «La parola dipinta che abita gli affreschi e la parola che dà valore giuridico ai documenti notarili, con i pieni e i vuoti, con gli spazi e le figure, concorrono a un’eloquenza che trascende i singoli contenuti, offrendo un plusvalore di significati alla nostra storia». ANGELO REPI P A G I N A 38 CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 TIRANO LO SCORSO FINE SETTIMANA LE CELEBRAZIONI PER I 100 ANNI «Treno rosso» in festa N el 2010 la Ferrovia Retica (RhB) festeggia i 100 anni di esistenza della linea del Bernina. Le celebrazioni dureranno un anno intero, lungo i 61 chilometri di binari e durante tutte e quattro le stagioni: dalla Valposchiavo alla Valtellina sino all’Alta Engadina. La linea ferroviaria ad adesione più ripida d’Europa raggiunge i 2.253 metri sul livello del mare e porta il nome della cima più elevata dei Grigioni, il Piz Bernina. La linea del Bernina non ha perso nulla del suo fascino dall’entrata in funzione, avvenuta nel 1910. Grazie al Bernina Express, rinomato in tutto il mondo, e al riconoscimento quale Patrimonio Mondiale Unesco, conseguito nel 2008, rappresenta un’esperienza molto ambita. LA CORRENTE ELETTRICA METTE IN MOVIMENTO LE ATTIVITÀ FERROVIARIE Gli antichi salmeristi già lo sapevano: il Bernina rappresenta un asse nord-sud cruciale per il trasporto delle merci e per il traffico dei viaggiatori. Le corriere sfidavano le intemperie selvagge del Bernina e molto spesso, d’inverno, erano costrette a fermarsi perché la valicata del passo era troppo pericolosa. I primi progetti per la realizzazione di una tratta ferroviaria tra Valposchiavo e l’Engadina risalgono agli ultimi anni del XIX secolo. «Le vivaci relazioni amichevoli e commerciali tra i Grigioni e la Valtellina invocavano un metodo di trasporto più rapido e moderno lungo insieme alla linea dell’Albula, nell’elenco del Patrimonio Mondiale Unesco, dove fino ad allora figuravano solo tre tragitti ferroviari. Da decenni il treno panoramico Bernina Express rapisce per quattro ore chi viaggia da Coira a Tirano, in tre regioni linguistiche, lungo 196 ponti e viadotti e attraverso 55 tra tunnel e gallerie, dai ghiacciai alle palme. I GIAPPONESI IMPARANO DAGLI SVIZZERI il passo del Bernina...», così riportava la rivista «Schweiz Bauzeitung» nell’edizione del 1912. In effetti, il tempo di percorrenza che impiegava la diligenza a cavallo tra Samedan e Tirano era di ben nove ore. Il tempo è denaro, già all’epoca era così. Il progresso tecnico, ovvero la scoperta dell’energia di trazione elettrica per la ferrovia, caratterizza anche la nascita della linea del Bernina. In futuro a scalare il tetto della RhB non saranno cavalli a vapore bensì degli elettrotreni. Così l’ambizioso progetto della linea del Bernina è correlato direttamente alla costruzione della centrale elettrica di Brusio (oggi: Rätia Energie). Dal 1904 al 1907 questa azienda pionieristica costruì le centrali idroelettriche nella Valposchiavo. La RhB avrebbe potuto viaggiare sin dal primo giorno con l’energia rinno- vabile di Lago Bianco. Nella concessione per la linea del Bernina è inoltre formulata espressamente la condizione «di fornire l’energia elettrica a condizioni convenienti per il funzionamento della ferrovia del Bernina» (Schweiz-Bauzeitung 1912). I costi totali di costruzione vennero preventivati in 12 milioni di franchi svizzeri, ovvero 200mila franchi a chilometro. Durante i primi anni, l’esercizio della ferrovia era gestito da privati. Solo a partire dal 1944 la RhB rilevò lo scettro dell’intera tratta del Bernina. UN «TRACCIATO ECONOMICO MA SICURO» Se la linea del Bernina non esistesse, bisognerebbe inventarla. Sebbene oggi, realisticamente parlando, sarebbe molto arduo trovare degli “intercessori” tra gli ingegneri per un progetto di IL SALUTO DI MONSIGNOR DIEGO COLETTI PER I CENTO ANNI DEL «TRENINO ROSSO» Un secolo di vita. Sono lieto di poter rivolgere i miei auguri in occasione di un anniversario così importante: i primi cento anni di storia della tratta Tirano-Saint Moritz delle Ferrovie del Bernina. Sono felicemente impegnato nella visita pastorale e nell’incontro con i pre-adolescenti del Molo 14: ci tengo, però, a esprimervi la mia vicinanza nella circostanza dei festeggiamenti per quello che confidenzialmente viene chiamato il “trenino rosso”. Un appellativo amichevole per una realtà che l’Unesco ha riconosciuto come patrimonio culturale per l’umanità. La sua progettazione e realizzazione, infatti, è espressione della genialità e dell’abilità fruttuosa dell’uomo: il viadotto elicoidale di Brusio penso sia opera di ingegneria nota universalmente, per non parlare della sfida lanciata alle avversità ambientali, con una linea che si avventura ben oltre i duemila metri anche durante le bufere di neve… Buon compleanno, dunque, a questa ferrovia transfrontaliera, che esprime la collaborazione e la capacità di confronto fra uomini e donne di nazionalità e culture diverse, ma uniti dalla medesima volontà di incontrarsi, di scambiarsi conoscenze, opportunità di sviluppo e di lavoro. Questa linea, inoltre, considerata la sua altissima e preferenziale vocazione turistica, favorisce anche il dialogo con persone provenienti da tutto il mondo, attratte dalla storia di questi territori – la nostra Valtellina e i vicini Grigioni – e dall’incredibile incanto del patrimonio naturale, con montagne fra le più belle dell’intero arco alpino. Auguri. E di cuore impartisco su tutti voi la mia benedizione: chiediamo che la Madonna di Tirano, la quale senza dubbio riconosce come familiare la campanella del “trenino rosso del Bernina”, vegli su tutti voi, su chi lavora per questo servizio e sui viaggiatori che di questi treni fanno uso. + Diego Coletti, vescovo della diocesi di Como tale complessità con identica gestione della linea. Per gli antenati visionari il progetto era chiaro: la ferrovia del Bernina doveva servire, oltre che da collegamento logistico tra Valposchiavo e la Valtellina con l’Engadina e il nord dei Grigioni, anche da componente turistica. A tal proposito la rivista «Schweiz. Bauzeitung 1912» scriveva: «Il progetto doveva occuparsi di cercare un tracciato economico ma sicuro che da un lato esprimesse il carattere della ferrovia turistica e rendesse visibile dal treno le molteplici bellezze della zona nel modo più economico possibile». Il massiccio del Bernina, il Lago Bianco, il ghiacciaio di Palù e i mulini di pietra di Cavaglia... questi gioielli si susseguono lungo il ripido itinerario, da nord a sud, in sole due ore di viaggio. Da notare che gli elettrotreni RhB affrontano tutto il percorso senza l’ausilio della cremagliera, ma unicamente grazie alla cosiddetta adesione, ovvero un principio classico della fisica. Il dislivello da affrontare è di 1’824 metri sul versante sud. Il punto più elevato, a 2.253 metri sul livello del mare, è Ospizio Bernina, spartiacque, nonché confine meteorologico e linguistico. IL TRENO PATRIMONIO UNESCO La RhB era allora, come oggi, una ferrovia ricca di fascino nel mezzo del paesaggio grigionese alpino. E così, ogni anno giungevano oltre 700mila viaggiatori da tutto il mondo per poter annoverare tra le proprie esperienze un viaggio lungo la linea del Bernina, ritenuta dal National Geographic Magazine tra le dieci linee ferroviarie più belle al mondo. Nel 2008 la linea del Bernina viene inserita, Correva l’anno 1912 quando un ingegnere di nome Handa visitò la Svizzera. Per conto della Hakone Tozan Railway (HTR), Handa cercava modelli per il tracciato di una ferrovia nel territorio topograficamente difficile di Hakone, una delle regioni turistiche più amate a sud di Tokio. Chi cerca trova: la linea del Bernina della RhB. Il sistema di ferrovia ad adesione sulla linea del Bernina convince all’istante l’ingegnere giapponese. E così la Linea Hakone venne realizzata secondo lo steso principio della ferrovia del Bernina. Dal 1979 la linea del Bernina della RhB e la ferrovia HTR sono gemellate. Come simbolo pubblico di questo legame, sulla linea del Bernina i nomi delle stazioni di St. Moritz, Alp Grüm e Tirano sono scritti anche in giapponese. Dal 1991 il veicolo a trazione RhB ABe 4/4 n. 54 reca la scritta «Hakone» – naturalmente con il simbolo nazionale giapponese: il sole all’alba (Sol Levante). UNICO AL MONDO: LO SPAZZANEVE A VAPORE AUTOMATICO All’inizio la linea del Bernina non era stata concepita per circolare durante tutto l’anno. Troppo grande era il rispetto della natura in questo tracciato di alta montagna. Condizioni meteorologiche favorevoli nell’inverno 1909/10 permisero di mantenere in esercizio la tratta già realizzata da St. Moritz fino alla vetta sull’Ospizio Bernina, nonostante la neve alta. Così nel 1910, dopo che la linea ferroviaria era stata costruita sino a Tirano, la direzione si procurò uno spazzaneve, che venne impiegato per la prima volta già nell’inverno 1910/11. Con questa meraviglia della tecnica si risparmiarono costi notevoli per la rimozione della neve. Già nel 1913, grazie alla costruzione di varie strutture protettive, la linea del Bernina poté restare in funzione durante tutto l’anno. Ancora oggi lo spazzaneve a motore automatico «Xrot d 9213» viene impiegato in caso di copiose nevicate e per eventi speciali turistici: unico al mondo nel suo genere. Naturalmente Xrot sbufferà abilmente anche nell’anno dell’anniversario: il 30 gennaio e il 27 febbraio 2010. EVENTI FESTOSI: PER 365 ANNI TRA ST. MORITZ E TIRANO La RhB festeggia per tutto il 2010 il centenario di questa speciale ferrovia montana. A gennaio è stata inaugurata la mostra Patrimonio Mondiale Unesco a St. Moritz e una mostra nel tempio della neve della RhB presso la stazione a valle di Diavolezza. Lo scorso fine settimana, a Tirano il saluto più ricorrente era «Allegra», che in dialetto della valle vuol dire: salute! Con la festa tiranese sono entrati in funzione gli omonimi elettrotreni RhB. È stata inoltre inaugurata Porta Tirano, ovvero la porta meridionale di accesso alla tratta del Patrimonio Mondiale Unesco. Ciò attirerà l’attenzione dei visitatori di tutto il mondo su questa pietra miliare della storia RhB. La grande festa è prevista a Brusio a giugno: la RhB festeggerà i 100 anni della linea sul e attorno al viadotto circolare. Sulla scia di un evento culturale verrà ripercorsa e decantata la storia della nascita di questa meravigliosa opera della tecnica. Un libro illustrerà con immagini e contributi testuali l’opera memorabile di 3‘000 pionieri. Il gran finale si svolgerà in settembre a Pontresina. Tra questi eventi principali sono previsti interessanti allestimenti nelle rispettive regioni linguistiche. P A G I N A 39 MASSMEDIA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 15 MAGGIO 2010 FOLLIE DALLA RETE CORSI DI BESTEMMIE SU YOUTUBE C orsi di bestemmie. Veri e propri corsi – sotto forma di vari filmati – in cui si insegna ogni sorta di bestemmia. C’è anche questo su Youtube, il più famoso sito al mondo per la condivisione di video. Purtroppo, come la storia recente ci ha insegnato, sul web si trova veramente di tutto, dai migliori siti formativi e informativi, a siti che, sfuggendo al controllo della legge, commettono reati (basti pensare al fenomeno della pedopornografia) o incitano alla violenza e all’odio. Non stupisce allora, purtroppo, che su un canale come Youtube possano sfuggire video in cui qualche utente si “diverte” a pronunciare un’interminabile sequela di bestemmie. A colpire, però, è la portata del fenomeno. Non si tratta, infatti, di un video isolato, ma di oltre duecento video per un totale di visualizzazioni che arrivano vicino, se non oltre, al milione di contatti. Ma facciamo un passo indietro. Per aiutare i navigatori nella ricerca dei singoli video, Youtube, come tutti i motori di ricerca, è programmato per offrire dei suggerimenti al navigatore. È sufficiente selezionare nell’apposito spazio per la ricerca una parola, un nome o parte di essi, per vedere elencati una serie di suggerimenti. Nel mio caso ero interessato a vedere se su Youtube ci fossero dei corsi di lingua, per l’esattezza di francese. Ma è bastato scrivere la parola “corso” per vedermi suggerire come prima opzione proprio quella di “corso di bestemmie”. E non solo. Nei successivi suggerimenti, dopo “corso di inglese” e “corso di chitarra”, ecco il “corso di bestemmie 2009” Le frontiere dello Spirito, C5,8,50. Corso di laurea in scienza della pace. A sua immagine, Rai1, 10,30. L’ispettore Barnaby, La7, 13,35. L’isola dei pirati, It1, 14,00. Film tv per ragazzi. As you like it, Iris, 15,20. Film di Branagh da un testo di Shakespeare. Assassinio sul Nilo, R4, 16,00. Giallo di A.Christy con P. Hustinov. NCIS, Rai2, 21,00. Telefilm polizieschi. Tutti pazzi per amore 2, Rai1, 21,30. Fiction di successo . I delitti del cuoco, C5, 21,30. Con Bud Spencer. NCIS, Rai2, 21,00. Telefilm. Report, Rai3, 21,30. A misura d’auto. L’auto e gli italiani. La cena per farli conoscere, C5, 23,30. Bel film di Pupi Avati. Speciale Tg1, Rai1, 23,35. Glob l’osceno del villaggio, Rai3, 23,35. Si parla di comunicazione con ironia. Lunedì 17 Montalbano, Rai1, 21,10. Fiction: Par condicio. L’infedele, La7, 21,10. Attualità con G. Lerner. Chi l’ha visto?, Rai3, 21,05. Attualità. Italia’s got talent, C5, 21,10. Spettacolo alla ricerca di talenti. I manager di Hitler, RaiStoria, 21,00. Doc. Da questo numero inizia una collaborazione regolare con l’ufficio spettacolo della nostra diocesi che ci segnalerà interessanti film in uscita nelle sale e in dvd per l’uso familiare. IL PROFETA Arriva nelle sale (da noi a Como all’Astra) il film francese “il profeta” di J. Audiard. Un film pluripremiato anche se non è un film facile, certamente impegnativo (dura 2h e 35 minuti) e duro Soggetto: Condannato a sei anni di prigione, il 19enne Malik appare fragile e sprovveduto. Preso di mira dal leader della gang corsa che spadroneggia nel carcere, é costretto a svolgere alcuni omicidi. Conquista la fiducia del boss e, sopratutto, prende fiducia in se stesso. Quando gli viene concessa la giornata di libera uscita, Malik comincia a guardarsi intorno. Lancia segnali alla banda rivale, quella degli africani. Così in breve tempo le parti si ribaltano: Malik riesce a piegare Cesar al volere dei nuovi padroni. Scaduti i sei anni, esce dalla prigione. Ma, appena fuori, alcune macchine lo seguono. e il “corso di bestemmie 2010”. Provando a selezionale “corso di bestemmia” il video più visualizzato è risultato quello di “fakkino” (questo il nome con qui è registrato) che è stato visto e ascoltato 412 mila volte. Questo numero non corrisponde al numero di persone che l’hanno visto ma al numero di visualizzazioni, quindi una persona avrebbe potuto vederlo più volte. Ciò non toglie che il numero da un’idea della portata del fenomeno. Il secondo video (quasi dieci minuti di bestemmie ininterrotte) è stato visualizzato 271 mila volte. Tra questi ci sono persone, poche, che criticano - usando anche toni forti - chiedendo la rimozione dei video. “Palestrato8” (questo il suo nick, ovvero il nome con cui si è registrati sul sito) commenta: “questo video dovrebbe essere tolto da youtube!! fa schifo sono orribili le persone che bestemmiano!!”. E questa la risposta di “patrickwire” (l’unica pubblicabile su un giornale): “E tu cosa lo apri a fare? Si intitola “Corso di bestemmie”, se ti fanno schifo non puoi evitare di aprirlo e di romperci i …?”. E così via si potrebbe continuare Tele IL comando Domenica 16 CINEMA MON AMOUR Voyager, Rai2, 21,05. Petra la città dimenticata. Il comandante Florent, R4, 21,10. Poliziesco. Lo straniero senza nome, R4, 23,30. Western di e con Clint Eastwood. Martedì 18 150 anni dall’unità d’Italia, RaiStoria, 19,00. Doc. Voglia di aria fresca, Rai1, 21,10. Varietà con C.Conti. Ballarò, Rai3, 21.10. Attualità. Vite straordinarie: Il collezionista d’ossi, R4, 21,10. Thriller con Denzel Washington. Ti ricordiamo così Karol, Rai2, 21,05. Documenti su papa Wojtyla. Henry Kissinger, RaiStoria 21,00. Doc. Missione Natura, La7, 21,10. Documentari. per molto tempo. Una situazione che fa effetto soprattutto considerando la maggior rigidità che un sito come Youtube ha rispetto ad altri contenitori di video. Dal sito sono infatti banditi i video pornografici e per accedere ai video più forti o violenti è necessaria la registrazione. Una misura che vuole evitare l’accesso a certi video in particolare ai minori. Per i “corsi di bestemmie” l’accesso non ha, invece, alcun tipo di filtro o limitazione. MICHELE LUPPI INFORMATIVA PER GLI ABBONATI Venerdì 21 Mi manda Raitre, 21,10. Attualità. Cuore di tuono, Iris, 21,00. Buon poliziesco ambientato in una riserva indiana. Crimini 2, Rai2, 21,05. Film tv giallo. In un agriturismo di Matera viene ucciso un cliente… Exit files, La7, 21,10. Attualità con I.D’Amico. Braveheart, R4, 21,10. Film storico di e con M. Gibson. Epico. CSI, It1, 21,10. Poliziesco. Tv7, Rai1, 23,20. Attualità. Nerone, RaiStoria, 21,00. Fiction della serie Imperium,2° parte. La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533. I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione del periodico e per l’invio di materiale promozionale. il settimanale Mercoledì 19 Tutti pazzi per amore 2, Rai1, 21,10. Fiction. Vite straordinarie, R4, 21,10. Enzo Ferrari. Tetris, La7, 21,10. Attualità. The guardian, Rai3, 21,10. Film d’azione con Kevin Costner. Senza traccia, Rai2, 21,10. Poliziesco. Sabato 22 Sulla via di Damasco, Rai2, 10,15. Rubrica religiosa. Diario di un assassino, R4, 15,05. Giallo A sua immagine, Rai, 17,10.Attualità religiosa. Matilda sei mitica, It1, 21,10. Film fantastico con D.De Vito. Ulisse, Rai3, 21,30. Inventori ed invenzioni ( Marconi, Meucci e altri). L’ispettore Barnaby, La7, 21,35. poliziesco inglese. Bones, R4,20,30.Telefilm. Tg2 Dossier, Rai2, 23,40. Meglio un uomo oggi che un marito domani,Rai3, 23,40. Prosa. il settimanale Giovedì 20 Donna detective 2, Rai1, 21,10. Fiction. The interpreter, R4, 21,10. Thriller con Nicole Kidman. Law & Order, Rai3, 21,10. I delitti del cuoco, C5, 21,10. Fiction italiana. SOS Tata, La7, 21,10. Reality istruttivo. Valutazione Pastorale: “La galera - ha dichiarato il regista é una metafora della Francia. Non voglio dire che essere liberi o stare dietro le sbarre sia la stessa cosa, ma sono convinto che in prigione finiscano per ricrearsi, in modo esasperato, le dinamiche sociali, religiose, etniche e psicologiche della nostra società”. Forse si può dire che questa è la sola prospettiva attraverso la quale Audiard vede la vita quotidiana. Emergono dolore, rabbia, qua e là rassegnazione, forse denuncia per la monolitica presenza del male: momenti che convincono e altri meno per un film che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come complesso e certo molto violento. a cura di TIZIANO RAFFAINI DELLA DIOCESI DI COMO il settimanale Direttore responsabile: A GOSTINO CLERICI Editrice de Il Settimanale della Diocesi Coop.r .l. Coop.r.l. • Sede (direzione, redazione e amministrazione): V.le Cesare Battisti,8 - 22100 Como. T ELEFONO 031-26.35.33 FAX REDAZIONE 031-30.00.33 FAX SEGRETERIA 031-31.09.325 E-MAIL: [email protected] conto corrente postale n. 20059226 intestato a a: Il Settimanale della Diocesi di Como • Redazione di Sondrio: Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio. TELEFONO E FAX: 0342-21.00.43 E.MAIL: [email protected] Stampa: A. G. Bellavite S.r .l. - Missaglia (Lc) S.r.l. 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