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Presentazione di PowerPoint - Scuola Media Dante Alighieri Torino

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Presentazione di PowerPoint - Scuola Media Dante Alighieri Torino
Testi elaborati, rivisti e corretti durante le ore di italiano
con la prof.ssa Taricco
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Campo di tulipani in Olanda
La gazza
Il calesse, strada sotto la neve
La villa a Bordighera
La rue Montorgueil
Colazione sull’erba
Donna con il parasole
Argenteuil
Il Parlamento di Londra
Un angolo di appartamento
Regata ad Argenteuil
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Descrizione e commento
di Valentina Amato
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Descrizione e commento
di Giorgia Stella
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Descrizione e commento
di Edoardo Bussone
DESCRIZIONE E COMMENTO
di Valentina Amato
Fra tutti i quadri visti alla mostra, quello che mi ha trasmesso più
emozioni è stato “Campo di tulipani in Olanda”.
L’artista, grazie al sua maestria nell’uso dei colori e alla scelta di
toni caldi, è riuscito a trasmettermi il calore di una bellissima giornata
di sole, probabilmente in primavera, e, grazie al suo modo di stendere
la pennellata, riesce quasi a farci sentire la frescura e il fruscio del
vento che scuote i fiori e ne effonde il profumo, mentre gli uccellini
cinguettano nel cielo, dipinto con diverse sfumature di azzurro e
punteggiato da nuvole bianchissime e candide come la neve.
Questa visione mi comunica una sensazione di pace e tranquillità e
mi mette allegria.
Sullo sfondo svettano un vecchio mulino a vento e una casa
abbandonata. Queste due costruzioni mi suggeriscono il ricordo di tempi
passati, quando i contadini, invece di piantare tulipani, seminavano il
grano che nel mulino avrebbero trasformato in farina.
DESCRIZIONE E COMMENTO
di Giorgia Stella
Il 22 Dicembre io e la mia classe ci siamo recati alla mostra di Monet alla
GAM di Torino
Tra i dipinti del celebre pittore impressionista il quadro che mi ha
emozionato di più è stato quello che raffigura un campo di tulipani e un mulino.
La tecnica esecutiva utilizzata per questo quadro è l’olio su tela. La
maggior parte dei colori, utilizzati da Monet sono caldi e prevalgono i rosa, i
gialli, i rossi e l’arancione L’attenzione del quadro viene attirata dalla geometria
dei campi di tulipani che Monet con la sua pennellata riesce a rappresentare in
modo meraviglioso.
Monet, per raffigurare il dipinto, ha utilizzato un pennello a punta fine
per realizzare linee molto sottili, soprattutto per dipingere il mulino e la casa in
terzo piano. I fiori sono resi con piccoli tocchi di diverso colore e anche se i
gambi dei tulipani non sono nitidi, si individuano, perché ci sono dei tratti di
verde più scuro tra un fiore e l’altro. Il campo più esteso è il campo in primo
piano che è di colore rosso, non molto intenso e con alcune piccolissime
sfumature di rosa chiaro.Sullo sfondo si intravedono delle montagne che si
confondono il cielo azzurro attraversato da alcune nuvole bianco panna.
Questo quadro mi è piaciuto molto perché è disegnato con colori accesi e
vivaci e mi ha suscitato sensazioni di gioia, pace e tranquillità, inoltre mi ha
dato l’impressione di essere lì sul posto e di sentire le pale del mulino muoversi
lentamente.
DESCRIZIONE E COMMENTO
di Edoardo Bussone
Uno dei quadri che mi è particolarmente piaciuto durante la visita alla
mostra di Monet è stato “Campo di tulipani in Olanda”.
In questo quadro Monet raffigura un campo di tulipani di vari colori.
La scena è prevalentemente occupata da una distesa di tulipani variopinti; il
cielo in primo piano è azzurro, ma, più lo sguardo si spinge in profondità, più si
popola di nuvolette bianche; sulla destra, vi si stagliano in controluce un mulino a
vento ed un gruppo di case.
Monet ha utilizzato colori caldi e vivaci stesi con brevi pennellate per dare
suscitare un effetto di movimento, infatti sia le nuvole sia i tulipani sembrano
mossi dal vento.
Osservandolo mi immagino immerso in questo paesaggio: è una fresca
giornata primaverile ed io cammino al limitare del campo; mi sembra quasi di
sentire il profumo dei tulipani trasportato dalla brezza che mi scompiglia i
capelli e il fruscio dell’erba provocato dai miei passi che si confonde con il suono
del vento.
Questo quadro mi trasmette serenità, pace ed allegria.
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Descrizione e commento
di Gaia Boschetti
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Descrizione e commento
di Rebecca Raspa
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Approfondimento
di Valentina Matta
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Una storia nel quadro
di Laura Boeris
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Una storia nel quadro
di Matteo Giulianini
DESCRIZIONE E COMMENTO
di Gaia Boschetti
Fra tutti i quadri visti alla mostra, quello che mi è piaciuto di più è
stato “La Gazza”, perché mi ha trasmesso molte sensazioni ed emozioni.
L'artista, attraverso questo meraviglioso quadro, mi ha fatto sentire la
bellezza di vivere l'attimo presente.
Il quadro rappresenta un perfetto giorno d'inverno, guardandolo
sembra di percepire l'aria fresca e pungente che pizzica l'interno del
naso, di sentire in lontananza i rumori attutiti dalla neve e di essere
abbagliati dall'incredibile riverbero del sole sul quel candido manto.
Di fronte a questo dipinto mi viene voglia di fermarmi e di non
pensare più a nulla, ciò che solo importa è cogliere al massimo gli
innumerevoli e preziosi aspetti di questo istante: i pezzetti di neve che
cadono dagli alberi con un leggero suono ovattato; il biancore azzurrino
dell'ombra della siepe; i piccoli movimenti della gazza che cerca un po' di
calore al sole.
Tutto è perfetto, non manca nulla affinché questo istante di grazia
possa appagarmi, La luminosità e la pace di questo momento,
apparentemente ordinario, della vita della natura mi svelano che ciò che
conta è esserci, essere ora, qui, e questo mi basta.
DESCRIZIONE E COMMENTO
di Rebecca Raspa
.
Non sono mai stata tanto appassionata di quadri e non lo sono tutt'ora
Fino al giorno in cui con la mia classe ho seguito una visita guidata alla
mostra di Monet allestita presso la Gam di Torino, non ho mai trovato
niente di tanto esaltante interessante e complesso nei quadri, ma dopo
questa visita mi sono resa conto della fatica e del lungo lavoro che c'è
dietro a queste opere d'arte che fino a pochi giorni fa definivo
semplicissimi disegni. Quindi, anche se i dipinti non sono diventati la mia
passione, questa esperienza mi ha insegnato a rispettarli e a guardali con
più stupore, comprendendo il lungo lavoro che c'è dietro a questa semplice
apparenza.
Il dipinto “La gazza” è quello che fra tutti mi ha trasmesso maggiori
emozioni. Mi è piaciuto molto perché nonostante sia un paesaggio invernale,
stagione che non amo, mi ha trasmesso più felicità di quanta me ne
avrebbe potuta donare una veduta estiva.
Sullo sfondo il cielo lattiginoso è stato dipinto usando il bianco a cui è
aggiunta una punta di giallo per essere distinto dalla bianca e candida
neve.
…continua
Un'enorme casa occupa gran parte del dipinto, dipinta con cura e
con il giusto tempo. Gli alberi spogli sono molto realistici, disegnati con
precisione, e su di essi alcune macchie di bianco puro rendono più limpida e
fresca la neve.
Davanti agli alberi è disegnato un basso muretto, anch'esso ricoperto
dalla neve. Questo muretto sembra delimitare la parte superiore del dipinto
dal prato in primo piano. A sinistra c'è una scala larga e mal ridotta e
anche un po' storta. Sulla scala è rappresentato l'elemento dal quale il
dipinto prende il nome: la gazza. Quest'uccello è l’elemento del quadro che
più salta all'occhio, perché è dipinto con il colore più scuro di tutti gli altri
elementi e per la sua posizione all'interno del dipinto.
Il prato in primo piano è la parte del dipinto che ho più difficoltà a
descrivere. La nostra guida alla galleria d'arte ci ha detto che l’aspetto più
stupefacente in questa parte del dipinto era l'ombra, che è realizzata con
diverse gradazioni di celeste ed anche una piccola percentuale di lilla, ma
invece la parte che a me ha stupito di più è la luce riflessa sulla neve,
perché è talmente luminosa che mi sembra che ci sia una persona con la
torcia posizionata a fianco al dipinto. Sicuramente l'ombra sottolinea questo
effetto di luminosità, ma secondo me, anche se non ci fosse, la luce
spiccherebbe ugualmente.
In conclusione voglio aggiungere che io non avrei dato questo titolo al
dipinto, perché col porre l’attenzione sulla gazza è come se il pittore non
desse tanto valore a tutti gli altri aspetti di questo fantastico paesaggio
innevato.
Dopo questa esperienza, spero man mano di appassionarmi sempre di più
all’arte figurativa.
APPROFONDIMENTO
di Valentina Matta
Alla fine degli anni sessanta del XIX secolo, Monet cominciò ad
estendere la propria attenzione a tutti gli stati transitori della natura, la
necessità di captare la sensazione, di rendere “l’effetto”.
Tornò a prendere spunto dal tema del paesaggio sotto la neve che, il suo
amico pittore Courbet, aveva da poco rivisitato con grande successo in molte sue
tele.
E’ durante l’inverno del 1868 che, approfittando di un soggiorno vicino ad
Etretat, Claude Monet, allora ventottenne, realizza questo capolavoro
d’equilibro pittorico.
Uno studio approfondito del dipinto permette di intravedere sulla tela un
primo schizzo di un’altra opera, cosa che ha permesso all’esperto Wildenstein di
datare con estrema precisione La Pie (la Gazza). In una lettera indirizzata a
Bazille, mentre si trova a Etretat, Monet chiede al suo amico di spedirgli una
tela da 60, che ha già uno schizzo ma che spera di riutilizzare. Le dimensioni
corrispondono a quelle de La Pie e il riutilizzo di una tela spiegherebbe il formato
non comune per un paesaggio.
La novità è l’audacia della scelta fatta da Monet, più preoccupato della
percezione che della descrizione. La tela, capolavoro di paesaggio invernale, fu
rifiutata dalla giuria del Salon del 1869, perché ritenuta troppo innovatrice; ma
fu proprio con questa tela, dipinta cinque anni prima della nascita ufficiale
dell’impressionismo, che Monet si propose come capofila del movimento.
…continua
In questo meraviglioso paesaggio innevato, Monet realizza una delle
più sorprendenti gradazioni di bianchi della storia della pittura. Rappresenta
uno scorcio di campagna, coperto da una coltre di soffice e candida neve.
Monet preferisce al mondo della foresta e della caccia l’immagine appena
visibile di una gazza appollaiata sopra una staccionata che ricorda un
pentagramma musicale. Con sapienti variazioni di toni e con un magistrale uso
della luce, il maestro riesce a creare la sensazione dell’aria fredda nelle prime
ore mattutine, restituendo la magia dell’inverno.
Il pittore, sempre attento al gioco dei contrasti, lavora qui con l’ombra e
la luce utilizzando una gamma di colori molto ridotta: bianco, nero, marrone e
blu.
È un esercizio rischioso, che Monet risolve esprimendo le differenti densità
della neve con l’inserimento, più o meno forte, di colori nel bianco conferendo
all’insieme una luminosità eccezionale.
Spira da questa tela una sensazione di silenzio e di calma ma non di
solitudine. La sensazione di quiete che emana questo dipinto non dipende solo
dalla gamma cromatica ma anche dal rigore della composizione. Il muretto
divide la tela in due parti orizzontali uguali: al di sotto il campo di neve e
l’ombra; al di sopra la casa e il cielo. Questo sviluppo in orizzontale è
interrotto e controbilanciato dal verticalismo degli alberi. Solo la gazza rimane
decentrata, come per rompere un equilibrio troppo perfetto. In questo
contesto inanimato e dormiente, la gazza è l'unico essere vivente, protagonista
del dipinto. Dal 1984 questa tela è custodita al museo d’Orsay, a Parigi.
Una STORIA nel QUADRO
di Laura Boeris
Andrèe era un ragazzo solare, allegro e intraprendente anche se, in
quei freddi giorni di quell’inverno francese, era perennemente chiuso in se
stesso.
Al contrario del solito, Andrèe era costantemente tormentato da
dubbi e domande per lui senza risposta alcuna, senza via di uscita.
Era arrivato quel momento che aveva sempre sognato e aspettato con
impazienza, quel momento in cui avrebbe potuto decidere il proprio
futuro, quel momento in cui, dopo il liceo, avrebbe scelto il percorso da
intraprendere e che l’avrebbe finalmente proiettato nel mondo degli
adulti.
Il giorno tanto atteso era ormai giunto, ma non era affatto come se
lo aspettava: da settimane era chiuso in camera sua e passava ore e ore
a guardare fuori dalla finestra che dava su una delle splendide piazze di
Parigi a riflettere su ciò che avrebbe voluto fare.
Ormai da tempo non riusciva a smettere di pensare a tutto questo,
ma finalmente era arrivata l’ora delle vacanze natalizie, periodo che
attendeva sempre con trepidazione.
… continua
Andrèe amava la montagna, il senso di solitudine e di libertà
che solo questa era in grado di trasmettergli; incredibilmente, il freddo
pungente che gli penetrava nelle ossa era in grado di fargli avere una
visione più ampia e completa delle cose come nient’altro riusciva a fare.
Così, appena uscito da scuola, era passato da casa, aveva
recuperato le chiavi della macchina, aveva salutato i suoi genitori e si
era era diretto verso le Alpi, in una località poco frequentata in cui la
sua famiglia da tempo possedeva uno chalet immerso nella natura.
Appena arrivato, si era finalmente sentito sollevato da tutti quei
punti interrogativi che ormai da giorni erano rimasti insoluti e
opprimevano il suo essere.
Seduto al caldo nella sua accogliente casa, guardava fuori dalla
finestra, impressionato dalla bellezza della natura innevata e da tutte le
forme e le sfumature che questa poteva assumere. Finalmente Andrèe,
in quel posto sperduto in mezzo al nulla, era riuscito a capire non ciò
che voleva diventare, ma ciò che voleva essere: voleva sentirsi come la
gazza che lì, davanti al suo sguardo attento, sembrava non curasi di
tutto ciò che le succedeva intorno, nemmeno dello scorrere del tempo,
voleva sentirsi libero, libero di poter andare dappertutto, senza nessun
limite né confine.
Una STORIA nel QUADRO
di Matteo Giulianini
In una fredda mattina d’inverno il fattore mandò suo figlio Lucas a
prendere la legna per accendere la stufa.
Lucas uscì e vide un’immensa distesa di neve; durante la notte aveva
nevicato tanto e tutto era bianco, i tetti delle case, la legnaia e i rami
degli alberi. Lucas rimase colpito da quel magnifico paesaggio.
Dopo qualche istante andò a prendere la legna. Sulla staccionata vide
una piccola gazza dal manto nero e bianco con il becco giallo. La gazza
cinguettò e saltellò verso destra. Lucas la seguì e insieme raggiusero un
tronco scavato all’interno.
Il ragazzo guardò dentro e vide una figura nera, si avvicinò per
guardare meglio e scoprì un cucciolo di volpe magrissimo e sporco. Capì
subito che cosa era successo al cucciolo: era appena terminato il periodo
della caccia e di sicuro i cacciatori avevano ucciso la madre.
Lucas lo prese e lo portò nel caldo fienile della sua fattoria. Con
alcuni stracci e del fieno gli fece una cuccia. Poi si prese cura di lui: lo
pulì, lo medicò e gli diede da mangiare.
… continua
Le prime volte il cucciolo, spaventato, non volle mangiare. Gli
uomini avevano ucciso la sua mamma e lui aveva paura. Dopo alcuni
giorni, però, prese confidenza e incominciò a rosicchiare tutto quello che
Lucas gli portava.
Passati quattro mesi il cucciolo di volpe era diventato grande e
forte. Lucas voleva tenerlo con sé, ma sapeva bene che l’animale
avrebbe preferito vivere a contatto con la natura.
Quindi un giorno Lucas, triste, portò la volpe fuori dal fienile e la
lasciò libera. La volpe capì subito e corse in mezzo al bosco felice: ora
sapeva che non tutti gli uomini erano crudeli.
La gazza, che aveva visto in tutti quei mesi che Lucas aveva
accudito la volpe con generosità e affetto, decise di ricompensarlo.
Come tutte le gazze aveva un suo piccolo tesoro fatto di vetrini,
piccoli oggetti di metallo e gioielli luccicanti rubati chissà dove. La gazza
prese quindi un piccolo anello e lo regalò al ragazzo.
Poi, anche lei, nel sole tiepido della primavera, volò verso il bosco.
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Descrizione e commento
di Riccardo Cappa
DESCRIZIONE E COMMENTO
di Riccardo Cappa
Martedì 22 Dicembre io e i miei compagni di classe siamo andati a
visitare, presso la Galleria di Arte Moderna di Torino, la mostra dedicata al
pittore francese Claude Monet, uno dei maggiori maestri dell’Impressionismo.
Un quadro che mi ha particolarmente colpito si intitola: “Il calesse, strada
sotto la neve “.
Questo dipinto mi è piaciuto più degli altri perché il paesaggio
raffigurato mi trasmette una sensazione di tranquillità e serenità.
Questa opera d’arte raffigura un paesaggio innevato: in primo piano c’è
una strada molto lunga, che punta prospetticamente sulla sinistra è
affiancata da una lunga abitazione con il tetto ricoperto di neve e, in
lontananza, da alberi carichi di neve che pesa sui rami spogli di foglie.
Percorre la via un calesse di legno con a bordo due persone, una in piedi e
l’altra seduta.
L’artista Monet ha dipinto questo quadro con un pennello a punta fine ed
una tecnica non tradizionale per dipingere l’ombra: invece del solito colore
nero, usa sfumature di più colori scuri.
Un’altra cosa molto interessante di questo quadro è che le persone
raffigurate sul calesse non sono ben definite nei particolari, infatti non si
capisce né come siano vestite né se siano maschi o femmine.
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Una storia nel quadro
di Chiara Caraglio
Una STORIA nel QUADRO
di Chiara Caraglio
Nei pressi di Oslo, la capitale della Norvegia, viveva Isabel, una ragazza
di 17 anni, che all'età di 10 aveva perso la madre in un incidente d'auto.
Da allora l'enorme casa in cui vive con suo padre è buia e triste.
A sua madre piaceva molto fotografare e dipingere, era un'artista! Aveva
riempito la casa di quadri meravigliosi, coloratissimi, e di album di famiglia,
ma alla sua morte il padre aveva ordinato alla governante di prenderli e di
nasconderli dentro un baule chiuso a chiave; perciò della madre non era
rimasto alcun ricordo in quella grande casa.
Un giorno Isabel, rimasta a casa, sola e in preda alla tristezza, decise di
cercare la chiave per aprire il baule, cercò in tutte le stanze, in tutti i
cassetti, in tutte le scatole, ma non la trovò... passarono i giorni e lei non
riusciva a capire dove potesse essere, perciò, ormai rassegnata all'idea di non
trovarla, andò a fare ciò che faceva sua madre quando era triste: si mise
davanti alla finestra di camera sua a guardare la gente che passava e le gocce
di pioggia che cadevano ormai da giorni, imperterrite; ma appena si mise ad
osservare la pioggia, le balenò in mente che la governante riponeva le chiavi
tutte le stanze nello stesso posto, per paura di perderle, in una cassa in
cantina. La giovane, emozionata, corse subito sul posto, e trovò la fatidica
chiave.
Il baule, era, sotto il letto del padre, perciò si precipitò nella sua
camera, lo prese, lo aprì, e ne estrasse decine di dipinti e album di famiglia:
un quadro la colpì particolarmente e si mise ad osservarlo con molta
attenzione: era tutto colorato, e raffigurava, una grande villa bianca con
enormi finestre, e un giardino pieno di alberi esotici e cespugli fioriti, dai toni
vivaci e allegri; sullo sfondo un bel panorama montano.
…continua
Isabel era molto felice di aver trovato quel quadro, perché rispecchiava
pienamente il carattere esuberante ed allegro di sua madre e perché, se quel posto fosse
esistito veramente, lei avrebbe voluto andarci a costo di doverlo fare da sola.
Corse subito nello studio del padre, dove non le era solitamente permesso entrare,
ma quella per lei era davvero una questione importante; e, con un sorriso raggiante, gli
piazzò il dipinto davanti agli occhi. L'uomo rimase sorpreso, ma la gioia che vide negli
occhi di sua figlia gli impedì di sgridarla per aver trasgredito alle sue regole e lo spinse
ad aprire finalmente la propria mente ai ricordi; le raccontò quindi che quello era stato il
primo quadro realizzato dalla madre e che ritraeva la casa in cui lei era vissuta quando
era bambina.
“Perciò esiste davvero questo posto!” - “Sì, si trova in Italia, è sul mare” - “Allora
mi ci porti?”
Dopo aver detto più volte di no, l'uomo alla fine, difronte all'insistenza e
all'entusiasmo della figlia, acconsentì.
Isabel, soddisfatta ed emozionata, chiuse la porta dell'ufficio, e tornò di corsa in
camera sua, a preparare le valigie.
Partirono tre giorni dopo, e dopo tre ore e mezzo di viaggio in aereo ed un lungo
tragitto in macchina finalmente arrivarono in quel luogo, tanto meraviglioso agli occhi di
Isabel.
Ferma davanti alla casa, la ragazza osservò con attenzione l'edificio e il giardino e
si rese conto con grande stupore che il quadro ne aveva ritratto anche i minimi dettagli.
Osservò a lungo il panorama e l'immenso parco pieno zeppo di piante che lei non aveva mai
visto, poi corse in quella che sarebbe stata per pochi giorni la sua stanza, uscì sul
balcone e osservò, ciò che sua madre aveva guardato per anni.
In quel momento la sentì più vicina che mai.
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Descrizione e commento
di Patrick Fazzolari
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Descrizione e commento
di Elena Nicosia
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Una storia nel quadro
di Giorgia De Donno
di Patrick Fazzolari
DESCRIZIONE E COMMENTO
In questo quadro sono rappresentati uomini e
bandiere
in
movimento,
il
pittore
riesce
efficacemente a darci la sensazione che le persone
si muovano in avanti, mentre le bandiere sventolano
e sorvolano la folla.
Il quadro raffigura la celebrazione della festa
“della pace e del lavoro” in Rue Montergueil, una
via di Parigi il 30 giugno nel 1878.
La tela è dipinta con vari colori: il blu, il
bianco e il rosso sono i colori
delle bandiere
sventolanti francesi, poi il giallo e il marrone scuro
sono utilizzati per dipingere i palazzi e la gente
che cammina sulla Rue Montergueil, infine il cielo è
dipinto di azzurrino con qualche spruzzo di nuvole
bianco.
Si presume dalla rappresentazione che Monet
abbia dipinto il quadro ammirando la festa da un
balcone: immagino che ebbe l’ispirazione e cominciò
a dipingere dall’alto.
Questo dipinto mi ha entusiasmato per la forte
sensazione che dà di movimento, per i colori ben
distinguibili, ma che sembrano quasi mescolarsi fra
loro; la pennellata ricurva rimarca il movimento
verso il centro delle bandiere e della folla, che
appare come un turbine di colori e comunica una
sensazione festosa!
di Elena Nicosia
DESCRIZIONE E COMMENTO
Il dipinto “La Rue Montorgueil” è
senza dubbio il quadro che mi è piaciuto
maggiormente tra quelli esposti alla mostra
di Monet presso la GAM di Torino.
Monet rappresenta in esso un giorno di
festa nazionale a Parigi: la Rue, adornata
da mille sventolanti bandiere francesi, fa da
cornice ai parigini accorsi in strada per
festeggiare l’Esposizione Universale del
1878
Egli probabilmente vide un balcone, vi
salì e chiese di poter dipingere, infatti la
via è rappresentata dall’alto.
Le pennellate, viste da vicino, appaiono
disordinate, solo allontanandosi dalla tela si
riesce a comprendere il soggetto del quadro,
che comunica una sensazione di festa e
allegria.
I colori tendenzialmente spenti con i
quali Monet rappresenta la gente si
contrappongono al bianco, rosso e blu delle
bandiere che fanno da contorno al dipinto.
di Giorgia De Donno
Una STORIA nel QUADRO
Era il 22 dicembre e con la mia
classe andai a visitare una mostra in
cui esponevano i quadri di Monet, un
grande pittore dell’Impressionismo.
Durante la mostra il quadro che
mi colpì di più fu quello che
raffigurava “La Rue Montergueil a
Parigi”.
Passai minuti interi a osservarlo e
ad ascoltare tutte le informazioni che
ci diceva la guida. Nella mia mente
pensai che quel quadro era molto
attuale e che rappresentava la
grande e festosa marcia della Francia
contro il terrorismo. Mi chiesi per
quale motivo Monet lo dipinse, volevo
scoprirlo a tutti i costi, perciò
osservavo il dipinto da tutti gli angoli
e punti di vista e, senza rendermene
conto, fui risucchiata all’interno del
quadro.
…continua
Mi trovai, così, stordita, in quel
meraviglioso paesaggio, tra gente
festante e maestose bandiere francesi
che sventolavano e oscillavano dai balconi
decorati con eleganti fiori e raffinate
statuette in marmo.
Sentii diversi suoni
contemporaneamente: le voci serene ed
emozionate, urla squillanti, cori che
cantavano l’inno francese, uccellini che
sembrava volessero festeggiare con le
persone .......
Continuavo a voltarmi a destra e a
sinistra presa dall’entusiasmo, fui
attratta da un signore piuttosto anziano,
con il volto paffuto, le guance rosee e un
po' paonazze ed una folta barba bianca
che guardava la scena dall’alto di un
ampio ma modesto balcone. L’uomo mi
sorrise e mi invitò a salire da lui ed io,
andando contro corrente rispetto alla
folla, raggiunsi il portone e salii le scale
del palazzo.
…continua
La porta di casa era aperta ed io
entrai. In casa non vidi nessuna foto né di
lui o nè della sua famiglia, quindi supposi che
l’appartamento non fosse (con verbi che
suggeriscono un’opinione personale bisogna
usare il congiuntivo!) suo, avanzai comunque
fino alla porta finestra, una pesante tenda
mi separava dal balcone, la oltrepassai e vidi
l’uomo, che senza dirmi nulla mi fece cenno
di sedermi sulla sedia accanto alla sua.
La scena che mi si offrì era un
tripudio di colori: coppie di ragazzi che si
baciavano, famiglie entusiaste e musicisti
che suonavano, una folla che si muoveva tra
gli alti palazzi dietro i quali si poteva
intravedere la luce del sole; tutto intorno si
sentiva l’inebriante profumo di baguette
appena sfornate e di zucchero filato,
pronto per essere mangiato da grandi e
piccini.
…continua
L’uomo seduto accanto a me iniziò a
parlare: “Oggi è il 30 giugno 1878, è la festa
della pace e del lavoro e poche settimane fa si
è anche aperta la terza grande Esposizione
universale a Parigi. È per la Francia intera
l’ora della rinascita dopo la disfatta del 1870!”
L’uomo smise di parlare, mi sorrise e
rientrò in casa, tornando poco dopo con
un’enorme valigia di pelle che occupava un
terzo del balcone e dalla quale tirò fuori un
cavalletto, una tela e una decina di colori.
Iniziò subito a dipingere, stendendo
decine di piccole pennellate, una accanto
all'altra, talmente veloci che non capivo cosa
stesse raffigurando. Osservai meglio il dipinto
che prendeva forma e riuscii a vedere la folla
festante tra gli alti palazzi ornati da bandiere
bianche rosse e blu di una Francia in festa.
Quello non era un uomo qualunque, quello
era Monet!
… continua
Fui lusingata di aver conosciuto
quell’uomo così grande ma anche così
umile e sicuro di sé.
Aspettai che finisse il dipinto e
solo quando me ne andai da lontano
compresi che si trattava proprio del
quadro che una ventina di minuti prima
mi aveva fatto emozionare in un altro
posto e in un altro tempo.
Uscii da quella casa e, senza capire
come, mi ritrovai con la mia classe alla
mostra di Monet di fronte al quadro
“Alla gazza”, un altro capolavoro.
La mia amica Rebecca si avvicinò e
mi chiese: “Dove sei stata?” e io con un
cenno della mano le feci capire che
glielo avrei detto più tardi.
Continuai a guardare i quadri
emozionata e sognante.
•
Descrizione e commento
di Martina Francesca
DESCRIZIONE E COMMENTO
di Martina Francesca
Uno dei quadri più belli tra quelli esposti alla mostra di
Monet alla GAM di Torino è “Colazione sull'erba”.
In questo quadro Monet decide di copiare l'opera del suo maestro
Manet, ma in modo molto diverso.
Manet infatti aveva raffigurato in una sua famosa tela una donna
nuda in un prato con a fianco due uomini vestiti.
A quel tempo il quadro aveva molto scandalizzato i critici e
aveva impressionato Monet, il quale decise di creare un'opera simile
a quella di Manet.
Nel suo quadro vengono rappresentate diverse persone, tra cui
sua moglie Camilla e il famoso pittore Courbet, e vengono usati
anche dei colori chiari
Il quadro era molto grande (4x6 metri) e Monet allora decise
di dividerlo in tre parti.
Nonostante ci siano state molte guerre, in seguito vennero
ritrovate le due parti del quadro che ora sono conservate al museo
d'Orsay a Parigi, mentre la terza parte del quadro non è mai stata
ritrovata e si presume sia andata distrutta.
•
Una storia nel quadro
di Nicolò Iascone
Una STORIA nel QUADRO
di Nicolò Iascone
Il nome della donna del quadro
è Clarissa.
Lei si trova in piedi in un
campo di fiori rosa. Il cielo è
azzurro, con qualche nuvola, ma la
temperatura sembra mite e non fa
freddo.
Clarissa ha un ombrello bianco
e verde in mano, che non le serve
per la pioggia, ma per ripararsi dal
sole. Porta un cappello ed un
foulard e indossa un vestito bianco
lungo, come si usa nell'800.
Infatti Clarissa vive nel 1800,
nella campagna francese.
Clarissa si trova là in quel
campo perché è alla ricerca di un
tesoro.
…continua
Si è portata dietro la mappa,
nascondendola proprio dentro il
cappello che indossa, e sta
osservando, facendo finta di nulla,
proprio il luogo dove potrebbe
essere nascosto il tesoro, cioè sotto
un albero, un grande ulivo centenario
che si trova sulla sua destra.
Il tesoro che sta cercando è
l'eredità del suo amato nonno e
spera di trovarlo in fretta perché se
no gli altri parenti lo potrebbero
prendere al posto suo dell’auto.
•
Una storia nel quadro
di Elisabetta Iodice
Una STORIA nel QUADRO
di Elisabetta Iodice
Era una giornata come tante a Argenteuil, il sole splendeva, il
mare era calmo e le strade quasi tutte vuote perché, essendo sabato,
la maggior parte dei lavoratori e studenti rimaneva a casa a godersi il
weekend. Eppure, c’erano delle persone che, anche quel giorno, si
erano svegliate presto, preparate di malavoglia e recate a lavoro.
Una di queste persone era Giorgio Antonucci, un ventenne da
qualche settimana assunto come cassiere in un McDonald’s. “Ho
studiato, preso la laurea per poi andare a lavorare in un McDonald’s,
pff” pensava Giorgio mentre frugava nei cassetti del comodino alla
ricerca delle chiavi dell’auto.
Sarebbe arrivato di nuovo in ritardo, il sesto ritardo in due settimane!
“Mi licenzieranno…” ripeteva tra sé e sé, sapendo che, anche se aveva
appena trovato le chiavi della macchina, non sarebbe, comunque, mai
arrivato in tempo.
Il cassiere fece ingresso al McDonald’s mezz’ora dopo l’apertura,
non venne licenziato, il capo, però, infuriato, gli abbassò, anche se di
poco, lo stipendio
…continua
Il ragazzo finì di lavorare alle 20.30 e quella giornata fu, per lui,
particolarmente stancante per cui non vedeva l’ ora di ritornare a casa
e rilassarsi, ma, appena entrò nel parcheggio dove avrebbe dovuto
esserci la sua macchina (che, per la cronaca, era nuova, l’aveva
comprata solo due mesi prima!), ebbe una spiacevole sorpresa: la sua
auto era stata rubata!
Fu un duro colpo per Giorgio, ma non voleva fare scenate in pubblico
quindi cercò di mantenere la calma e, sorprendentemente, ci riuscì.
Il ragazzo, sconsolato, tornò al suo appartamento in autobus,
dimenticandosi di fare la spesa. Era da settimane che Giorgio non
metteva piede in un supermercato ed il frigo era più vuoto che mai.
Quella sera il ventenne mangiò una cena a base di prosciutto cotto e
maionese, le uniche cose commestibili che era riuscito a trovare in casa.
Ovviamente non dormì tutta la notte per il mal di pancia causato dal
miscuglio di quei due alimenti.
Il giorno dopo Giorgio, rincuorato dal fatto di non dover lavorare, si
svegliò tardi e verso le 11.00 prese la sua bici (non avendo più una
macchina) e decise di andare a fare una passeggiata per rilassarsi un
po’; poi sarebbe andato a fare la spesa.
…continua
Quella domenica a Argenteuil era davvero molto calda, anche se era
appena aprile, e il ragazzo decise di approfittarne e fare un giro in barca.
Lui andava spesso in barca, lo tranquillizzava, fin da quando era
piccolo e suo padre George gli permetteva di accompagnarlo a pescare
sulla sua piccola barchetta. In verità a Giorgio non era mai piaciuto
pescare, ma per lui era elettrizzante già solo il fatto di salire là sopra,
mettere il giubbotto di salvataggio e passare del tempo da solo con il suo
papà.
Il ragazzo sorrise pensando ai pomeriggi in cui lui e suo padre non
riuscivano a pescare nulla, quindi, per non far arrabbiare la moglie,
George andava nella pescheria sotto casa e comprava del pesce,
spacciandolo poi, a casa, per suo.
Era passata un’ora da quando era salito su quella barca, non voleva
scendere per adesso, gli sembrava che, lì, solo in mezzo al mare, tutti i
sui problemi fossero spariti, si era automaticamente dimenticato del furto
della sua auto del giorno prima, del fatto di non riuscire a trovare un bel
lavoro, che sfruttasse le sue doti e gli desse una paga maggiore, e si
dimenticò anche di non aver fatto ancora la spesa, il motivo per cui era
uscito di casa quella mattina.
Lì, su quella barca, era finalmente sereno e libero da ogni
preoccupazione.
•
Descrizione e commento di
Francesca Mazzotta
•
Una storia nel quadro
di Sofia Perrone
DESCRIZIONE E COMMENTO
di Francesca Mazzotta
Il quadro che ho deciso di descrivere è quello che
raffigura il Parlamento di Londra con l'effetto di sole nella
nebbia.
Questo quadro mi ha colpito particolarmente per i suoi effetti
cromatici: è un quadro buio acceso solo dai bagliori rossi del sole
nella nebbia.
In questo quadro viene rappresentato il Parlamento di Londra
in lontananza. L’edificio non è immediatamente distinguibile
perché c'è molta nebbia. Nel quadro si vede il sole che si riflette
nell'acqua del Tamigi, la sua luce vibra dal giallo al rosso e sfuma
nell’oscurità che la circonda e che viene sapientemente dipinta con
variazioni di diversi colori, come il viola, il blu e il nero, stesi con
un tipo di pennellata che crea un un effetto molto sfumato.
Il pittore riesce così a riprodurre gli effetti atmosferici
studiati: il paesaggio londinese è completamente immerso nella
nebbia e i palazzi si vedono appena.
Il quadro è stato realizzato nel 1904 con la tecnica di olio su
tela ed è conservato nel Musèe d'Orsay a Parigi.
Una STORIA nel QUADRO
di Sofia Perrone
In un giorno nebbioso, un ragazzo e una ragazza vollero
uscire per fare una passeggiata, nonostante la nebbia che
ricopriva ogni angolo della bellissima Londra
tutto era molto approssimato, gli edifici non si vedevano
perfettamente, e si distinguevano per la loro forma e si
distinguevano soprattutto alcuni palazzi importanti per la loro
grandezza e per il loro caratteristico profilo.
Era ormai sera e mentre tornavano a casa, Cristine notò che
in mezzo a tutta quella nebbia filtrava la luce del sole calante,
allora i ragazzi, che amavano osservare il tramonto, estasiati si
fermarono, senza rendersene conto, nel mezzo della strada e un
calesse, non avendoli visti a causa della nebbia, li investì.
I due ragazzi vennero subito portati all'ospedale più vicino, il
Saint Thomas.
Per fortuna Paul e Cristine non si fecero niente di grave, ma
dovettero restare sulla sedia a rotelle per circa un mese.
…continua
Dopo le cure i due, ancora desiderosi di vedere il sole
tramontare in quella distesa di nebbia, chiesero alle infermiere se
avrebbero potuto andare sulla terrazza a osservare il tramonto.
Le infermiere erano un po' incerte ma visto quello che era
successo loro quel giorno fecero una piccola eccezione.
I ragazzi furono portati sulla terrazza e... videro quel
tramonto straordinario: si vedeva il Parlamento di Londra, che si
stagliava contro il sole che tramontava nella nebbia e rifletteva la
sua luce sul Tamigi. Era una cosa visione indescrivibile ed i due
giovani pensarono che ne era valsa la pena di finire in ospedale,
perchè se non avessero avuto quell'incidente, non avrebbero visto
quel fenomeno straordinario.
A quel punto si presero la mano e si godettero il panorama,
ma si
accorsero di non essere soli, vicino a loro c'era un pittore…
Era Monet, che dipingeva una tela che sarebbe diventata
molto celebre e sarebbe stata esposta nei maggiori musei del
mondo: “Il Parlamento di Londra, effetto di sole nella nebbia.”
•
Descrizione e commento
di Sofia Roselli
DESCRIZIONE E COMMENTO
di Sofia Roselli
Il 22 dicembre io e la mia classe siamo
andati alla Gam di Torino, dove era in corso una
mostra di quadri di Claude Monet, provenienti dal
Musée d’Orsay di Parigi.
Tutti i quadri della mostra erano stupendi e
non capisco come non fossero apprezzati dai
contemporanei, ma il quadro che più di tutti mi ha
lasciata a bocca aperta è stato “Un angolo di
appartamento”, in cui Monet raffigura suo figlio in
casa
E’ un quadro dipinto in controluce e presenta
molti contrasti di colori: tinte chiare e vivaci nelle
piante raffigurate in primo piano, scure e opache
per raffigurare il bambino, che appare in ombra
nel controluce.
In particolare mi ha colpita molto l’effetto
della luce che dalla finestra batte sul pavimento.
• Descrizione e commento di Pietro
Ruffatto
DESCRIZIONE E COMMENTO
di Pietro Ruffatto
Questo è il dipinto di Monet che più mi ha colpito alla mostra
dedicata al pittore francese che ho visitato con la mia classe alla Gam di
Torino.
Monet visse ad Argentueil per quattro anni, frequentando il suo amico
Renoir. Egli amava questa cittadina, anche perché gli piaceva molto dipingere
paesaggi con l’acqua, perché essa è sempre in movimento e crea effetti diversi.
In particolare quest’opera raffigura una veduta della Senna durante una
regata. Le barche a vela sono dipinte sulla sinistra e dietro di esse si scorge un
ponte; a destra, tra il verde della riva, si scorgono delle casette, degli alberi e
delle persone che passeggiano.
Il pittore riesce a farci percepire che che l’aria è cristallina e limpida,
quasi possiamo sentire la brezza che accarezza il nostro viso, come se fossimo
su una di quelle barche.
Tutto è tremolante, non ci sono linee precise ma solo pennellate
sovrapposte, alcune più lisce altre più materiche, alcune più lunghe e altre più
corte. Le tonalità sono chiare e sfumate. La luce è importantissima, cambia
sempre e crea un effetto di vibrazione, per cui le cose sembrano dissoleversi in
essa e perdere la loro matericità
Questo dipinto è sicuramente uno dei più rappresentativi
dell’Impressionismo.
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