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Scarica Ora - Cognitivelab
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione
Università degli Studi di Perugia
[email protected]
5. Sessualità e disabilità in
un’ottica biopsicosociale
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Federici, S. (2002). Sessualità alterabili. Indagine sulle influenze socioambientali nello
sviluppo della sessualità di persone con disabilità in Italia. Roma: Kappa.

«Questo gioco misterioso che va dall’amore di un
corpo all’amore di un essere umano, m’è sembrato
tanto bello da consacrarvi tutta una parte della mia
vita. Le parole ingannano: la parola piacere, infatti,
nasconde realtà contraddittorie, implica al tempo
stesso i concetti di calore, di dolcezza, d’intimità
dei corpi e quelli di violenza, d’agonia, di grida. La
piccola frase oscena di Poseidonio, a proposito
dell’attrito di due piccole parti di carne, non
definisce il fenomeno dell’amore, così come la
corda toccata dal dito non rende conto del
miracolo infinito dei suoni. Più ancora che alla
voluttà, essa reca ingiuria alla carne, a questo
strumento di muscoli, di sangue, di epidermide, a
questa rossa nube di cui l’anima è la folgore»
–
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MARGUERITE YOURCENAR, Memorie di Adriano
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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Sessualità alterabili /1


Con “Sessualità alterabili” intendiamo la complessità di un
fenomeno psicosociale che riguarda il rapporto tra sessualità e
disabilità.
Sessualità alterabili si riferisce allora a:
–
Uno sviluppo dell’identità sessuale e dell’immagine del proprio corpo
come corpo sessuato di un soggetto con disabilità che è in larga parte
alterato, compromesso e frustrato da stereotipi sociali riconducibili a
miti discriminanti e comunemente diffusi nelle più diverse culture
mondiali
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Prof. Stefano Federici
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Sessualità alterabili /2

Sessualità alterabili anche come:
–
–
Come rilettura di quelle specifiche e differenti esperienze di cui gli
individui con disabilità sono gli unici testimoni.
Nella misura in cui la persona con disabilità manifesta abilità fisiche,
psichiche, spirituali, artistiche e culturali specifiche, altre da quelle di un
cultura occidentale, bianca, patriarcale, medio-borghese, la diversità di
prospettiva che nasce dal corpo e dalla mente di un disabile è un’altra,
differente visione del mondo e, di conseguenza, della normalità di un
corpo e dei suoi bisogni e funzioni.
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Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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Sessualità alterabili /3

Sessualità alterabili, infine, significa che:
–
–
La sessualità di un disabile attraverso il suo modo di sentire e
vivere i bisogni del suo corpo come sessuato, amabile e
amante, altera gli stereotipi della normalità, del concetto di
“natura”, di “fisiologico”, di “sessuologico”;
affermando la differente bellezza naturale, esperienziale e
sessuale di una normalità della devianza, di un’ontologica
contro-naturalità dell’esserci.
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Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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Indagine fenomenologica sull’educazione di persone disabili
in Italia: metodologia /1


È stata effettuata una rilevazione in diversi centri italiani,
religiosi e laici, che accolgono persone con disabilità sulla
modalità di riconoscimento, accoglienza ed educazione della
sessualità.
L’analisi e la valutazione si basano su tre ordini di dati:
1.
2.
3.
7
colloqui con disabili sia motori che mentali;
colloqui con genitori di figli disabili;
interviste ai responsabili di diversi centri di accoglienza e di
riabilitazione.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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Indagine fenomenologica sull’educazione di persone disabili
in Italia: metodologia /2

Lo strumento di indagine 
Intervista semi-strutturata, che hanno permesso di
investigare, da un punto di vista qualitativo, 9 aree
problematiche, che toccano sia la percezione della
sessualità da parte degli educatori e dei genitori, sia la
modalità di risposta educativa.
–

8
L’intervento educativo può essere di tipo occasionale, in risposta ai
bisogni e agli agiti degli utenti, e/o strutturato, qualora nel progetto
educativo dell’ente sia prevista una forma di intervento informativo
e/o formativo sulla sessualità.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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Indagine fenomenologica sull’educazione di persone disabili
in Italia: metodologia /3

I temi delle domande obbligatorie vertono su 9 argomenti
principali.
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
9
Come si manifesta la sessualità della persona disabile
Visione della sessualità dei genitori
Visione della sessualità da parte dell’ente
Incesto, abuso
Vita di coppia, amicizie particolari, matrimonio
Masturbazione
Omosessualità
Educazione sessuale
Sussidi didattici
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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Indagine fenomenologica sull’educazione di persone disabili
in Italia: risultati
 Risultati

Nei centri d’accoglienza delle persone disabili, siano
essi pubblici o privati, religiosi o laici, e nelle stesse
famiglie dei disabili, il problema dell’educazione
sessuale rimane latente, sommerso.
– L’educazione sessuale non rientra nelle finalità
esplicite del progetto educativo dei medesimi.
–
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Prof. Stefano Federici
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Associazioni nazionali e Cooperative sull’educazione sessuale di disabili
mentali

AL1  ANFASS:
–

AL2  AIPD (Anna Contardi):
–

Associazione sociale e culturale per la riabilitazione convenzionato con la Regione
Lazio.
AL4  ECASS:
–

Associazione Italiana Persone Down.
AL3  Scuola Viva:
–

Associazione nazionale di famiglie con figli disabili.
Educatori di Comunità Animatori di Servizi Sociali.
AL5  Associazione Loïc:
–
Associazione di genitori che applica il metodo riabilitativo di Waldorf.
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Prof. Stefano Federici
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1. Come si manifesta la sessualità dei disabili all’interno dei
Centri

AL1
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
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
Si manifesta in maniera eclatante con la masturbazione. Soprattutto nei maschi, che per il tipo di
sessualità sono un po’ più facilitati rispetto alle femmine.
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–
–

Con gli adolescenti down il tema della sessualità usciva molto spesso durante le conversazioni
con gli operatori e con gli educatori.
AL3
–

È l’irrompere di una realtà diversa
Troviamo dei ragazzi che hanno degli approcci sessuali fisici all’interno delle nostre strutture.
Quando i ragazzi e le ragazze arrivano in comunità, della sfera sessuale non ne parlano
assolutamente, come se non esistesse.
AL5
–
In effetti, è un aspetto abbastanza sommerso quello della sessualità vera e propria... non
riconducibile, cioè, a quelli che sono i canoni della
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Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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2) Visione della sessualità dei genitori

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–
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La sessualità da parte dei genitori di questi ragazzi è vissuta come un tabù, assolutamente negata.
AL5
–
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Le famiglie sono molto spaventate da questi eventi, e molte volte non sono nemmeno d’accordo con la nostra linea
educativa.
AL4
–

Ho la sensazione di aver trovato dei genitori più aperti rispetto a quelli con figli normali.
Questi genitori si sono organizzati tra di loro affinché i loro figli passino il week-end dormendo insieme al proprio
compagno/a.
Il problema dello sporco e del tabù riemergono sempre nella visione della sessualità delle figlie femmine.
C’è anche molta ingenuità da parte di quei genitori che credono che i loro figli restino sempre “i loro bambini”.
AL3
–

Le madri sono preoccupate dalla genitalità dei figli, sentita come genitalità senza cervello, sinonimo di bestialità.
La pulsione di un maschio è vissuta in modo particolarmente angoscioso, per quei comportamenti che sconcertano la
normalità.
È l’irrompere di una sessualità diversa.
–
I genitori delle ragazze sono molto più preoccupati dei genitori dei ragazzi... innanzitutto per la paura della procreazione.
Senza ombra di dubbio ritengo che, da parte di un genitore, sia più insopportabile accorgersi del bisogno sessuale di una
figlia, che di quello del figlio.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
3) Visione della sessualità da parte dell’ente
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Noi non diamo giudizi di sorta su quello che avviene tra loro, né sui loro sentimenti. Diciamo che noi riconosciamo questa
cosa, ma che in comunità alcune cose non sono permesse… È permesso però di poter uscire, liberamente, e fare queste
cose al di fuori.
Noi trattiamo tutti i bisogni dei nostri ragazzi, insegnando loro ad esprimerli in maniera che non possano subire ritorsioni dagli
altri.
AL5
–
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Noi non intendiamo negare questa parte importante della personalità: la sessualità è fondamentale e deve essere vissuta là
dove si manifesta come una necessità.
AL4
–

Un adolescente Down tende ad innamorarsi, ad avere voglia di avere un compagno o una compagna, né più né meno di altri
ragazzi.
Penso che l’affettività è uguale, così come la sessualità. È la capacità di agirla e di elaborarla che è diversa e per due motivi,
uno educativo e l’altro cognitivo.
AL3
–

Parlando di una qualsiasi manifestazione del disabile ci riferiamo ad una manifestazione differenziale.
–
È proprio l’handicap mentale che li porta a vivere l’aspetto dell’innamoramento con poco coinvolgimento sessuale, per il fatto
che sono così poco presenti.
Io credo che si possa tentare di evitare l’esercizio della propria sessualità, con una persona dell’altro sesso, quando non
sussiste la capacità di viverla pienamente.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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4) Incesto, abuso
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Noi abbiamo degli utenti che ci dicono che i genitori o i fratelli li toccano… Ma noi andiamo molto cauti su
questo.
Abbiamo alcuni utenti che ci dicono di subire rapporti incestuosi… Ma noi non sappiamo quanto siano
attendibili.
Prevalentemente accadono tra il genitore e la figlia disabile o tra il fratello e la sorella disabile.
AL5
–
–
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Siamo convinti che il bisogno affettivo e sessuale siano entrambi molto presenti... Il grande bisogno affettivo
si traduce, purtroppo, in rapporti sessuali violenti dove non c’è affettività né un contesto in cui un rapporto
sessuale possa essere accettabile.
AL4
–

Approfondendo il significato e l’esperienza del piacere, abbiamo parlato della possibilità di reagire ad un
approccio indesiderato.
AL3
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
Non riscontriamo quest’esperienza.
Non si è mai verificato. Sì, ci sono stati dei casi di rapporti simbiotici con i figli; quanto questi, poi, avessero
un aspetto anche sessuale, non saprei dirlo.
Io lo sospetto e lo immagino possibile.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
5) Vita di coppia, amicizie particolari,
matrimonio
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Siccome i nostri ragazzi hanno un’insufficienza mentale medio-grave, l’esperienza affettiva di una coppia che
si esprima anche nel rapporto sessuale non l’abbiamo mai vissuta e, come tale, non ce la siamo mai posta
come questione.
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–

Alcune cose appartengono alla dimensione del privato e altre a quella del pubblico.
Se delle coppie vorranno vivere insieme avranno bisogno di una struttura di riferimento e di protezione per la
gestione della casa.
AL3
–

Abbiamo relazioni affettive che sono molto durature.
Non sono permesse né effusioni, né rapporti sessuali.
Il petting non è accettato, perché non è il tipo di comportamento che noi operatori abbiamo.
Abbiamo avuto un solo caso di due insufficienti mentali lievi che si sono sposati. Ma avevano l’assistenza di
uno dei genitori.
Abbiamo una utente che ci ha chiesto di uscire fuori perché è innamorata… e vuole andare a vivere col
fidanzato.
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–
Ci sono degli innamoramenti... però restano quasi casti.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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6) Masturbazione
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Se un utente chiede indirettamente ad un operatore di essere masturbato, si cerca di sorvolare... L’operatore
può rispondere in questa maniera: «Guarda, a me da fastidio fare una cosa di questo tipo, e non perché me
la stai chiedendo tu. Però, posso abbracciarti, ti posso tenere la mano»… Quindi non una negazione o
allontanamento dell’utente.
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La sessualità dell’handicappato si manifesta in maniera eclatante con la masturbazione.
Per la famiglia la masturbazione del figlio è un indice di normalità.
La linea che abbiamo messo in atto è di non reprimere, ma di offrire al ragazzo regole di comportamento.
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Diciamo di non reprimerla, ma di spiegare al figlio che uno non si masturba in salotto.
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Non viene bloccata o castrata, viene orientata verso luoghi privati.
Interveniamo solo in caso di compulsività.
Penso che quasi tutti i ragazzi si masturbino, anche se è qualcosa che loro fanno a casa e che ci viene
raccontato dai genitori.
Il ragazzo deve essere invitato a capire che non è bene che la faccia in pubblico... lo si deve indirizzare nella
sua camera o in bagno.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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7) Omosessualità
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Stiamo molto attenti a definire qualcuno omosessuale, perché l’omosessualità è una cosa molto precisa.
L’ho affrontato anche con i nostri operatori omosessuali… Sussiste l’opinione diffusa che gli operatori
maschi, che si dedicano all’assistenza vengano visti come omosessuali.
AL4
–

Noi non abbiamo esperienze chiare di omosessualità.
C’è da parte delle famiglie una resistenza nel riconoscere esplicitamente che esista un’omosessualità. È già
così difficile riconoscere una sessualità nel proprio figlio Down.
Ne abbiamo sempre parlato come una realtà che esiste.
AL3
–

Si cerca di orientare correttamente il ragazzo in modo eterosessuale.
È un problema di non corretta identificazione.
Per quanto ci riguarda l’omosessualità è una manifestazione della propria sessualità… Non c’è un giudizio
negativo.
AL5
–
Ci sono tra i ragazzi adolescenti quelli che hanno atteggiamenti omosessuali. Però non li definirei persone
omosessuali.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
8) Educazione sessuale
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A volte abbiamo chiesto al consultorio se poteva occuparsi di questo, ma non è stato mai possibile. Noi quando una ragazza è pronta, chiediamo
all’assistente sociale e alla ginecologa del consultorio di aiutarci a spiegarle tutto quello che la riguarda.
Noi siamo a conoscenza che in Italia c’è un corso di formazione organizzato dal Centro Documentazione Handicap di Bologna, ma nessuno di noi
ha mai partecipato. È a Bologna... magari se fosse a Roma...
AL5
–
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Per qualcuno è stato necessario.
Sono adolescenti con stimoli organici notevoli. Il nostro compito è quello di cogliere gli imput che vengono da loro, non d’indurli… Perché in alcuni
contesti è estremamente deleterio portare dei contenuti che il ragazzo non afferra.
AL4
–

Diretta alla percezione affettiva della relazione.
Il Club dei ragazzi è il contenitore dell’esperienza di questo corso in un gruppo di pari.
Uno spazio a richiesta.
L’idea è di creare un luogo d’incontro per i ragazzi/e che desiderano parlare d’amore e sessualità, in modo libero.
AL3
–

Il tema dell’educazione sessuale non si può affrontare, perché non ci sono risposte.
Non abbiamo risposte socialmente soddisfacenti da dare ad una coppia di handicappati.
Non c’è mai stato un corso perché questa è un’associazione di genitori che danno degli orientamenti.
Sulla sessualità esiste un non detto e si tende a trattarla solo nel momento in cui si presenta come problema individuale.
Nella scuola non sono previsti dei veri e propri corsi d’educazione sessuale. I ragazzi più grandi ci hanno posto delle domande e per rispondergli
abbiamo organizzato dei momenti d’incontro con loro, in cui abbiamo parlato della sessualità.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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9) Sussidi didattici
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“L’albero della Vita” e il manuale della Dixon.
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Stiamo molto attenti ad usare sussidi perché alcune famiglie non permettono che
lavoriamo su questa sfera della sessualità.
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Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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Associazioni nazionali cristiane e Istituti religiosi

AR1  La Nostra Famiglia (Elisa Cantarutti):
–

AR2  Comunità di Capodarco (Monterubbianesi):
–

Nasce nel 1968 come attività pastorale di una parrocchia
romana.
AR4  Opera don Luigi Guanella:
–
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Fondata da don Franco Monterubbianesi nel 1966.
AR3  Comunità di S. Egidio:
–

Fondata da don Luigi Monza nel secondo dopo guerra.
Congregazione religiosa per l’accoglienza di persone disabili.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
1) Come si manifesta la sessualità dei disabili all’interno dei
centri
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Tra gli handicappati più lievi la sessualità si presenta come in gruppo di giovani, come
in una comitiva qualsiasi: si fa la corte a qualcuna, si mandano i bigliettini, ci si
fidanza…
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–
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Fin dall’inizio della vita della Comunità, iniziarono a sbocciare i primi sentimenti di vita
di coppia, determinati a sfociare anche nella realtà familiare.
AR3
–

La cura, il rispetto, il sottolineare ogni piccolo progresso dei nostri bambini con deficit
motori e mentali fa da cornice al discorso che solo poi arriva allo specifico di
un’educazione sessuale.
Le ragazze che provenivano dal brefotrofio potevano aver imparato, nei diversi istituti
in cui erano vissute, delle cose nemmeno tanto ortodosse. Le altre che venivano da
famiglie, anche molto numerose, sapevano quello che tutte impariamo in famiglia.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
2) Visione della sessualità dei genitori

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Il problema della sessualità di un handicappato... è legato piuttosto al contorno socio-familiare, perché, finché si manifesta
come una loro pulsione, la sessualità non è un problema.
Faccio l’esempio di una ragazza di Tor Bellamonaca handicappata mentale grave, anche se fisicamente è una bellissima
ragazza... A ragione della sua bellezza la mamma ha continuato per anni a dirle che non doveva venire con noi, ma doveva
andare in giro a trovarsi un fidanzato.
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__________
AR3
–

Anche in genitori molto preparati, è molto presente la fantasia che il proprio figlio, da grande, potrà avere una vita sessuale
come gli altri, cioè poter avere dei rapporti sessuali con una qualche brava persona che se lo sposerà.
Per quanto riguarda le figlie femmine il terrore grossissimo dei genitori è che rimangano incinte.
L’arrivo delle mestruazioni è spesso accompagnato da un pianto della mamma che dice: “Oddio, è grande e non si è
normalizzata, cosa mai mi accadrà?”
La sessualità si scontra anche con pregiudizi sociali. Le mamme delle ragazze che non sono quelle più aperte di noi suore,
anzi sono ancora più paurose, ansiose vorrebbero che tu creassi delle belle gabbie dorate dove proteggere la figlia. Sono
quelle che non mandano le proprie figlie in certe colonie perché sanno che sono frequentate anche dai maschi. La sessualità
si scontra anche con pregiudizi sociali. Le mamme delle ragazze che non sono quelle più aperte di noi suore, anzi sono
ancora più paurose, ansiose vorrebbero che tu creassi delle belle gabbie dorate dove proteggere la figlia. Sono quelle che
non mandano le proprie figlie in certe colonie perché sanno che sono frequentate anche dai maschi.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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3) Visione della sessualità da parte dell’ente

AR1
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Consiglierei un comportamento dei genitori un po’ più serio, un po’ all’antica... cosicché se il figlio disabile volesse
uscire dovrebbe chiedere l’autorizzazione... I problemi più grossi nascono proprio dove manca un supporto
educativo intorno al ragazzo... Nelle immagini, nei discorsi, nella fantasia bisogna dare loro qualcos’altro nella vita.
Questi ragazzi accendono la televisione e cosa vedono? Sesso, violenza e tutti quei fotoromanzi imperniati su storie
d’amore così superficiali.
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–
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–
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Quando nella vita della Comunità iniziarono a sbocciare i primi sentimenti di vita di copia, determinati a sfociare
anche nella realtà familiare, approfondimmo cosa questo volesse dire anche dal punto di vista eugenetico.
L’incapacità fisica veniva supplita dalla solidarietà della vita comunitaria che integrava queste incapacità fisiche
sostenendo e assistendo le coppie, aiutandole anche a mettersi a letto, a vivere un’intimità di coppia.
AR3
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Primo principio: quello che viene chiamato peccato io lo considero come la mancanza di un obiettivo.
Secondo principio: questi bambini, una volta diventati grandi, abbiano almeno questo dalla vita: né di aggredire, né
di essere aggrediti.
Sul tema dell’educazione sessuale, nell’88/89, in un nostro centro, fu organizzato un Convegno... Sì, però tutto è
finito lì!
A volte penso che c’è un’incapacità ad organizzare quest’educazione sessuale agli handicappati, perché negli
educatori si avverte una sfiducia nella possibilità che i disabili possano recepirla.
Spesso dico alle mie consorelle che non dobbiamo far vedere che tutto è male.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
4) Incesto, abuso
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C’è stato un caso... anni fa... Una bimba di cinque anni aveva subito un tentativo di violenza da parte
del papà.
Poi abbiamo avuto l’impressione di un papà troppo sollecito... che accudiva la sua bambina in modo
un po’ morboso.
In un altro caso siamo intervenuti presso il tribunale dei minori. M., una bimba di cui avevamo la
certezza che subisse abusi da parte di uno zio, con la connivenza della famiglia.
Un’altra cosa che faccio è mimare con loro personaggi che li circuiscono. Cerco di spiegare loro che
esistono persone pericolose.
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Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
5) Vita di coppia, amicizie particolari,
matrimonio
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Il matrimonio è visto come una soluzione. Cioè, se la figlia riuscisse a fidanzarsi non sarebbe più vista come un’handicappata, come se, miracolosamente, lo sposarsi la guarisse.
Per i maschi c’è più l’idea che devono “fare esperienza” e che questa li farà guarire, nel senso che li normalizzerà. Per le
donne c’è più l’esigenza del matrimonio.
Abbiamo accompagnato due coppie di disabili al matrimonio.
AR4
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Non è mai stata negata la dimensione genitale ed erotica della sessualità di una coppia... Di fatto, sono nati tanti figli da
quelle coppie dove si sapeva che non sussistevano rischi di ordine genetico, figli che oggi vivono tranquillamente. Oggi la
Comunità è diventata nonna.
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
Abbiamo avuto anche qualche esperienza di genitori che hanno combinato dei matrimoni.
L’adolescente normale pensa: alla prima esperienza sessuale non mi accadrà di rimanere incinta o di ammalarmi. Faccio
molta fatica a far capire che può capitare anche a loro di ammalarsi, di rimanere incinte.
...Conobbe un ragazzo di Napoli e se ne innamorò subito. L’amore fu reciproco. Ne parlava così: «Non è che mi piaccia
molto – diceva – ma è di Napoli...!». Fatto sta che un giorno telefonò dicendomi: «Sai, ti devo dire una cosa importante: ho il
pancione, sono incinta, e... lui mi sposerà» – «Ma tu gli vuoi bene?» le chiesi. «Sì! io gli voglio bene. E poi, suor Maria, con
questo pancione...!»
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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6) Masturbazione
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Pensiamo di non dover criminalizzare nessuno, mentre spesso negli istituti il problema
della masturbazione viene esasperato e allora, diventano: “sporchi”, “cattivi”, “maniaci”.
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C’è un’idea di fondo comune a tutti gli operatori del Centro: il masturbarsi è una
questione che riguarda la crescita. Il problema emerge quando diventa l’unica maniera
per gratificarsi.
Credo che la si debba far vedere sotto un’ottica positiva togliendole ogni connotazione
di colpa.
Quando sono stata educatrice delle ragazze o direttrice in Istituto per bambini disabili,
naturalmente, i bambini si masturbavano a tutto spiano... Io non me ne sono fatta un
grosso problema, ... ma quando ho potuto li ho distratti.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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7) Omosessualità
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Forse uno solo in un quartiere di Roma... Ne eravamo venuti a conoscenza in seguito ad alcune segnalazioni
avanzate da alcuni alla USL... Ma, in realtà, devo dire che non siamo riusciti a considerarlo poi tanto come
un problema di omosessualità, piuttosto, come la manifestazione di un vuoto affettivo.
AR4
–
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Ci può essere capitata, nel senso che qualche giovane ha mostrato tendenze... È nel patrimonio dello stare
insieme, rispettoso anche di questa tendenza che – pur nello squilibrio che connota questa condizione non
riconducibile a normalità – che sorge la capacità di riuscire a dare un senso a quella sensibilità particolare,
magari effeminata, consentendo anche a persone, portatrici di questa situazione, di poter vivere all’interno
della Comunità.
AR3
–

Certo che la presento. Quando si parla di piselli e di sunette, viene fuori anche il finocchio... Mah, ti dirò, non
gli interessa molto.
Non che sia prevenuta nei confronti di una coppia omosessuale... Sarà forse per un fatto culturale, noi siamo
stati abituati a credere che una coppia è formata da un uomo e una donna. Poi se penso alla famiglia, alla
mia famiglia, penso ad una coppia come quella di mio padre e di mia madre, due figure diverse, che danno
cose diverse.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
8) Educazione sessuale

AR1
–
–

AR2
–
–

Questa la si fa soltanto dove effettivamente si incontra un problema.
AR4
–
–
29
La Comunità non promuove un corso di educazione sessuale... perché è indirizzata ad adulti. Quando tra le
persone della Comunità di formano delle coppie è prevista per queste una guida.
L’educazione... non si svolge tanto sul piano della sessualità, quanto piuttosto della maturazione dei
sentimenti.
AR3
–

Quando mi è stato chiesto di occuparmi di questo ho detto: “Sì, la racconto per intero, ma non mi dovete
mettere limiti, del tipo che io racconti delle farfalle o di insetti. Mi lasciate raccontare per intero... preservativi
compresi.
Tutta la gente che lavora al Centro sa che ad un certo punto del programma riabilitativo i ragazzi faranno con
me un piccolo corso di educazione sessuale. Ecco perché nel Centro tutti collaborano fin da subito a
preparare il ragazzo a questo discorso.
Non mi sono mai messa in cattedra dicendo «OK oggi parliamo di sesso». Le ragazze, per quel che ricordo,
non mi sembravano molto arretrate da non conoscere queste cose. Tutt’al più ho dovuto chiarirglielo.
A volte penso che c’è un’incapacità ad organizzare un’educazione sessuale agli handicappati, perché negli
educatori si avverte una sfiducia nella possibilità che i disabili mentali possano recepire un tale
insegnamento.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
9) Sussidi didattici

AR1
–

AR2
–

__________
AR4
–
30
__________
AR3
–

Abbiamo delle tavole molto semplici che raffigurano un uomo e una donna a cui
noi, di volta in volta, apponiamo in tutte le parti del corpo, sia in friulano che in
italiano, tutta la ridda terminologica possibile e immaginabile.
__________
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Il modello medico di disabilità

Questo modello definisce la disabilità come un impedimento
biologico permanente e considera gli individui con disabilità
come meno abili rispetto a quelli che sono guariti da una
malattia o che sono non-disabili.
–
–
31
Come in una forma di biologico determinismo, la disabilità è centrata su
una tragedia fisica, comportamentale, psicologica, cognitiva e
sensoriale.
Così, il tipo di supporto al problema viene offerto al disabile nella sua
individualità.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Il modello medico e la sessualità


Il modello medico di disabilità trascura la sessualità dei
disabili considerandola come un non problema.
Il modello medico, infatti, trascura ciò che non è riparabile o
modificabile, quindi, tende a trascurare anche la sfera della
sessualità di un individuo con disabilità:
–
–
32
sia nei casi in cui non è oggetto d’interesse medico, perché l’individuo
disabile non è portatore di alcuna patologia o disfunzione fisiologica (e
qui mi riferisco a tutti i disabili sensoriali, alla gran parte dei disabili
mentali e ad alcune categorie di disabilità fisica),
sia nel caso in cui risulta irreparabile, immodificabile nella sua
patologia (e qui mi riferisco agli individui mielolesi).
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
A colloquio con disabili mentali del Centro-Socio-Terapeutico di
Sant'Antonino di Susa

Così come emerge da Sessualità alterabili, (2002), il
disabile mentale è tutt’altro che un puro dalla
sessualità sommersa, su cui un’educazione sessuale
agirebbe inscrivendo sulla tabula rasa di una coscienza
incontaminata bisogni perversi ed illeciti.
–
33
Egli non è un buon selvaggio, e l’intervento educativo non
rischierebbe di profanare quella sacralità che la demenza ha
salvaguardato dalla corruzione socio-culturale.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia

«GP ho visto dei tuoi disegni molto belli nel Libro. Spiegami questo».
–

«Qualcuno ti ha rimproverata che tu sporchi?»
–
34
GP — «Quando mi arrivano le mestruazioni, praticamente io sono costretta a lavarmi fino a quando non mi finiscono perché
ho paura di sporcare gli asciugamani».
GP — «Beh, succede proprio così, no? Infatti, qui ho fatto il disegno di come avviene, perché me lo hanno spiegato anche
Daniela ed Elisa come sono le mestruazioni».
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia

«Mi sembra molto
importante quello che tu
stessa hai scritto accanto al
ritratto. Vuoi rileggerlo?»
–

«Quando ti senti sporca?»
–

GP — «Quando le ho... È già un
problema così...»
«Cosa dicono i tuoi familiari
quando ti arrivano?»
–
35
GP — «“Quanto nero: sarò
sporca?” Perché magari mi
sento sporca».
GP — «Mi dicono: “GP, fatti il
bidè”. Mi dicono di lavarmi, di
mettere i pannolini».
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia


36
Il soggetto ha appreso la distinzione anatomica maschio/femmina e una capacità di ridescrizione delle informazioni
ricevute.
Al contempo, la rappresentazione degli organi genitali maschili e femminili su una stessa figura, probabilmente la
figura d’identificazione, indica una persistente difficoltà nella differenziazione rispetto ad un altro da sé. La
confusione sessuale sembrerebbe sintomatica di una confusione di identità.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia


37
La sessualità è stata
compresa nelle differenze
anatomiche, ma non è
ancora evocatrice di
relazione.
Il progresso conseguito non
gli consente ancora di
superare le difficoltà che
nascono dal rapporto
sociale con l’altro.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Il modello medico di sessualità in Italia /1

Nella medesima ricerca (Federici, 2002) è emerso che:
–

Ad esempio: in una intervista alla responsabile medico e ad una psicologa di una grande
associazione nazionale di famiglie che si occupa di soggetti disabili, alla mia domanda se
alle coppie di disabili presenti nella struttura fosse permesso fare petting, si rispondeva:
–
–
38
il modello medico di sessualità, nel nostro paese, è ancora molto sostenuto e dalle famiglie e dai
centri assistenziali.
«Non è accettato, anche perché è il tipo di comportamento che noi non abbiamo, eppure qui ci
sono operatori che sono sposati, operatori che sono fidanzati, e nessuno si metterebbe nella
condizione di esprimere le proprie…»
«Io credo che vada sottolineato il fatto che siamo una comunità. E nella comunità i nostri
comportamenti devono rispondere a quelle che sono delle regole sociali. Quindi, anche le coppie
ormai stabilizzate sono richiamate alle regole. Certo l’effusione come l’abbraccio o il bacio sono
accettati».
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Il modello medico di sessualità in Italia /2

39
Sempre dal punto di vista del modello medico:
–
la maturazione sessuale di un figlio disabile può essere attesa da un
genitore come un segno di guarigione. Se da una parte in molti genitori
la fase puberale del proprio figlio può suscitare timori e preoccupazioni,
per altri il menarca della figlia con disabilità o la masturbazione del figlio
con disabilità possono riaprire la speranza ad una normalità sempre
agognata.
–
Che la maturazione degli organi sessuali proceda per un percorso di
assoluta normalità fisiologica è, per quanti hanno speso anni a curare il
proprio figlio, l’ultima chance di normalizzazione.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Il modello sociale di disabilità


Nel modello sociale l’incapacità a funzionare è in larga parte
dovuta a quella disabilità che scaturisce da un ambiente
ostile il quale impedisce il perseguimento delle scelte personali:
atteggiamenti sociali negativi, barriere architettoniche, limitazioni
all’accesso alle comunicazioni e alle risorse, etc...
La disabilità è una costruzione sociale e non (soltanto) l’esito di
una menomazione psichica o fisica:
–
40
«Disablement has nothing to do with the body… Impairment is in fact
nothing less than a description of the physical body» (Oliver, 1995,).
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Il modello sociale di sessualità
 La
sessualità delle persone con disabilità invece
di essere ridotta ad un problema medico,
psicologico o sessuologico è riletta all’interno del
contesto sociale e culturale entro cui si sviluppa
l’identità sessuale di una persona con disabilità.
41
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Il modello sociale di sessualità

Rehabilitating Society (Oliver)
–

Ridare parola ai disabili
–
–
42
L’interesse si sposta da strategie psicoterapeutiche indirizzate al disabile e alla famiglia
di appartenenza, per rivolgersi ad aree sociali molto più vaste al fine di rimuovere
quelle barriere ambientali che impediscono il percorso creativo ed espressivo, affettivo
ed erotico di ogni persona.
Restituire la parola su sessualità e disabilità a quanti la vivono nella loro personale
esperienza di disabili, perché i bisogni da inespressi diventino colloquio e condivisione
di vita.
Superare uno dei più radicati pregiudizi circa la sessualità delle persone disabili: che
ogni manifestazione erotico-affettiva di un disabile sia da considerarsi abnorme,
perversa, malata e che dunque debba essere affidata allo studio e all’intervento di
un’oligarchia di esperti e professionisti ‘normali’.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Il modello sociale di sessualità in Italia

Meno diffuso ma non assente. Nella stessa indagine su citata la dott.ssa
Contardi dell’AIPD di Roma alla mia domanda sul comportamento adottato
dall’Associazione verso gli innamoramenti dei loro raggazzi/e risponde:
–
43
«Il nostro atteggiamento nei confronti dell’innamoramento è generalmente questo: noi
siamo abbastanza convinti, è poi l’evidenza dei fatti, che un adolescente Down — al di
là della diversità delle persone — tende ad innamorarsi, ad avere voglia di avere un
compagno o una compagna, né più né meno di altri ragazzi. Ovviamente, fintantoché
non esisteva per loro la possibilità di incontrarsi in un gruppo di pari, questo tipo di
desiderio non trovava nessuna possibilità di concretizzazione e rimaneva molto a livello
fantasmatico. Con il Club dei ragazzi, che è il contenitore di questa esperienza del
corso, si è creata anche la possibilità di incontrarsi in un gruppo di pari. Sono, perciò,
sorte delle amicizie e nati degli amori».
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Tom Shakespeare (1996). The Sexual Politics of
Disability: Untold desire.

Analizza 6 aree in cui le barriere strutturali si combinano con
problemi personali, impedendo lo sviluppo emotivo e sessuale
degli individui con disabilità:
1.
2.
3.
4.
5.
44
6.
Ritardo o mancanza di socializzazione delle proprie esperienze emotive
e sessuali
Segregazione in spazi educativi speciali.
Assenza di educazione sessuale pubblica.
Barriere fisiche che rendono inaccessibili spazi e informazioni.
Difficoltà di espressione della propria sessualità nelle istituzioni
residenziali.
Assistenza personale e bisogni sessuali.
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Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
6 Aree disabilitanti: 1a
1.
45
Ritardo o mancanza di socializzazione delle proprie esperienze
emotive e sessuali
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
1. Ritardo o mancanza di socializzazione



46
Questo fenomeno sembra riguardare in modo particolare le donne con
disabilità. La mancanza di aspettative da parte dei genitori di un normale
sviluppo e manifestazione della sessualità di una figlia con disabilità
produce una progressiva frustrazione o negazione dei suoi bisogni
sessuali.
Pertanto, nel momento in cui i bisogni erotico-affettivi si manifestano,
inevitabilmente provocano nella famiglia imbarazzo e nella figlia
disorientamento.
La soluzione è spesso ricercata in aiuti esterni: «[Le donne disabili]
parleranno di sesso ad un consulente o al prete, forse anche a uomini con
disabilità, ma certo non ad altre donne»
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
6 Aree disabilitanti: 2a
2.
47
Segregazione in speciali spazi educativi
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
2. Segregazione in speciali spazi educativi


48
Per lungo tempo l’educazione di persone con disabilità è stata
relegata al campo della pedagogia speciale o differenziale.
Essa è stata oggetto di severe critiche da parte del movimento
dei disabili per la bassa qualità dell’educazione impartita e per la
conseguente separazione dei bambini disabili dai non-disabili in
spazi differenziali.
Questa segregazione spesso continua nell’età adulta,
ingenerando nel processo di socializzazione la difficoltà di
discorrere con serenità della propria sessualità e di
condividere i propri bisogni affettivi sia con i propri pari, che
con individui non-disabili.
Prof. Stefano Federici
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Università degli Studi di Perugia
6 Aree disabilitanti: 3a
3.
49
Assenza di educazione sessuale pubblica
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
3. Assenza di educazione sessuale pubblica
L’assenza di informazione può essere riconosciuta come
uno dei maggiori ostacoli nella vita dei disabili:
 «A causa di una diffusa ignoranza, disinformazione,
confusione e pressione tra gli stessi disabili, è
importante che sia impartita una corretta informazione
sulla biologia del sesso, seppure contestualizzata in un
più globale discorso coerente con la vita moderna».

50
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
6 Aree disabilitanti: 4a
4.
51
Barriere fisiche che rendono inaccessibili spazi e
informazioni
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
4. Barriere fisiche che rendono inaccessibili spazi e informazioni

52
Troppo spesso si sono considerate le barriere fisiche
solo come ostacoli architettonici, per un alloggio
fruibile, per spazi accessibili, per il diritto al lavoro, per
l’utilizzo dei trasporti, per il tempo libero facilitato, e
raramente come ostacoli alle pari opportunità di un
disabile rispetto ad un non-disabile di trovare un
partner o di condividere spazi ricreativi, o
semplicemente per la lettura o visione di sussidi
erotici.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
6 Aree disabilitanti: 5a
5.
53
Difficoltà di espressione della propria sessualità nelle istituzioni
residenziali
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
5. Difficoltà di espressione della propria sessualità
nelle istituzioni residenziali


54
Primo: dato che le persone disabili in ambienti istituzionalizzati
sono spesso infantilizzate, è raro che sia loro permesso di
esprimere la propria sessualità.
Secondo: c’è un alto grado di vulnerabilità all’abuso fisico e
sessuale. Molte associazioni e operatori credono che il loro
ruolo sia quello di proteggere l’“innocenza” delle persone
disabili dal sesso, nonostante il dato di fatto che le istituzioni
residenziali abbiano sempre avuto un più alto grado di incidenza
di abusi sessuali
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
6 Aree disabilitanti: 6a
6.
55
Assistenza personale e bisogni sessuali
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
6. Assistenza personale e bisogni sessuali


56
La più generale disinformazione sulla sessualità, che sostiene il
pregiudizio e alimenta la paura degli operatori professionali e
assistenti volontari di persone con disabilità resta, a
tutt’oggi, una delle cause maggiori dell’oppressione e
frustrazione di una vita affettiva e sessuale di persone con
disabilità che necessitano di una costante assistenza.
Pur tuttavia facilitare l’esercizio della sessualità per tutte le
persone con disabilità rimane una questione difficile e
dibattuta
Prof. Stefano Federici
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Università degli Studi di Perugia
Identità personale nella disabilità /1

autoaccettazione della
propria menomazione


57
costruzione della propria
identità sociale
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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Identità personale nella disabilità /2


58
Questo processo affermativo della propria disabilità non si
esaurisce col “venire a patti con la propria menomazione”,
ovverosia soltanto con l’auto-accettazione del proprio destino,
ma si configura come un processo di affermazione della propria
identità sociale di persona disabile.
Identità sociale quindi che deve fare i conti con i criteri
normativi del riconoscimento sociale, politico ed economico
di un altro individuo
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Identità personale nella disabilità /3

Susan Wendell (1996) The Reject Body 
–
Rilegge la propria esperienza di disabilità con le teorie femministe all’interno del
dibattito sulla disabilità, così racconta il suo percorso di riconoscimento di sé come una
disabile:

59
«Recognizing myself as disabled certainly required that I change my self-identity and adopt a
radically new way of thinking about myself. This included accepting the reality (though not the
justice) of the stigma of being chronically ill, especially the shame of being unable to do many
things that people still expected me to do. It also required reimagining my life with a new, much
more limited, and perpetually uncomfortable body, and then reorganizing my work, home and
relationships to make this different life possible. All of this was difficult, but another very important
part of changing my identity helped me through the rest. I found that I could make sense of what
happening to me by talking with other people with disabilities and reading books and articles by
them. They already knew how the stigma of disability works, and how to live well with illness and
physical limitations. In the process of learning what I needed to know from them, I recognized
myself as one of them. When I identified myself as a person with a disability, I no longer felt I was
struggling alone» (pp. 26-27).
Prof. Stefano Federici
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Identità personale nella disabilità /4
DIFFERENZA

Jenny Morris (1996) indica
due fattori che
determinerebbero la
differenziazione dei disabili
dai non-disabili:
1.
60
Primo  la differenza fisica
o psichica della persona con
disabilità rispetto a ciò che è
considerata la norma della
media delle persone.
Prof. Stefano Federici
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Identità personale nella disabilità /5

61
Secondo  la necessità
del soddisfacimento di
bisogni supplementari
per il raggiungimento di
una buona qualità della
vita dei disabili rispetto ai
bisogni standard dei nondisabili.
SODDISFACIMENTO
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Discriminazione in e tra le comunità di disabili


62
Non è difficile allora immaginare come la sfida lanciata dal movimento dei
disabili per il riconoscimento della propria identità trovi collegamenti con
altri movimenti di lotta per l’affermazione del diritto alla differenza contro
ogni forma di oppressione e discriminazione sociale.
Per cui atteggiamenti più o meno palesi di razzismo, sessismo ed
eterosessimo costituiscono un problema ulteriore per l’inserimento sociale
di un disabile non solo all’interno della comunità umana in generale, ma
all’interno delle stesse comunità dei disabili.
– È comprensibile, dunque, come mai esista un gruppo come l’UNISON
fondato sul principio secondo cui chiunque si autodefinisca disabile è
eleggibile come membro del gruppo.
Prof. Stefano Federici
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Stereotipia sessuale e disabilità

63
Ampia attenzione è stata
dedicata alle ragioni
dell’esclusione fondate
su stereotipie culturali
chiamate:
Myths about disability

PERFEZIONE FISICA
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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Stereotipia sessuale e disabilità

Questi stereotipi possono essere
compresi da due miti prevalenti:
–
–


64
Perfezione fisica
Asessualità
Il primo ritiene che i disabili
debbano lottare per raggiungere
una perfezione fisica (Stone,
1995);
Il secondo presume un’assenza
di esperienze erotico-affettive di
un disabile.
ASESSUALITÀ
Prof. Stefano Federici
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Stereotipia sessuale e disabilità
INADEGUATEZZA
65
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Stereotipia sessuale e disabilità
IMPOSSIBILITATI AD AVERE FIGLI
66
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Stereotipia sessuale e disabilità
RELAZIONI SENTIMENTALI
67
Prof. Stefano Federici
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Stereotipia sessuale e disabilità
MENOMAZIONE RICONDUCIBILE
A COLPA MORALE
68
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Stereotipi culturali e normalità


69
Questi miti sulla disabilità sono poi evidentemente rafforzati da tutta una
serie di stereotipi (o miti) che invece informano la comprensione e l’agire
delle persone “normali” e che si riferiscono a tutto ciò che riguarda
l’identità e l’orientamento sessuale:
–
i miti sull’omosessualità,
–
sulla (presunzione di) eterosessualità
–
sulla fucking ideology
Ne consegue che per molti individui con disabilità l’esercizio della propria
sessualità risulta talmente difficile da diventare impossibile.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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Tremain, S. (1996) “We’re Here. We’re Disabled and Queer. Get Used to
It”
«Tra gli scrittori e attivisti anti-ableist, c’è un’opinione comune:
– che le persone non disabili generalmente considerano le persone disabili
come esseri asessuati.
Sebbene questa falsità degradi tutte le persone disabili, tuttavia essa ha uno
speciale effetto umiliante sulle lesbiche disabili. La ragione che provoca questo è
la seguente:
– se si assume che le persone disabili sono asessuate, allora non si può
concepire l’esistenza di lesbiche disabili. Cioè, come dire, se le persone
disabili sono considerate come esseri asessuati, e se le identità lesbiche
sono identità sessuate, allora le identità lesbiche disabili sono
concettualmente impossibili (non esistono).
Apparentemente, la categoria di “persona disabile” e la categoria di “lesbica”
sono reciprocamente escludenti:
70
–
o sei una persona disabile (asessuata), o sei una lesbica (sessuata)»
Prof. Stefano Federici
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Strategie d’intervento:
“sexual politics”
REHABILITATING SOCIETY
71
Prof. Stefano Federici
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Sessualità alter-abili
72
?
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Sexuality Reborn
Scopo

Il filmato Sexuality Reborn è stato concepito a scopi didattici
per illustrare tematiche e problematiche di carattere sessuale in
persone con lesioni midollari e per facilitare la ricerca di
soluzioni attraverso una discussione tra i partecipanti alla
proiezione che tocchi aspetti sociali, fisici, psicologici e affettivi.
–
–
74
Finanziato dalla Associazione Paralyzed Veterans of America, è stato
prodotto da Craig Alexander e Marcalee Sipski, medici che operano
all’interno del Kessler Institution for Rehabilitation
(http://www.kmrrec.org/).
L’introduzione al filmato e la conclusione sono curate da Ben Vereen un
attore/ballerino coinvolto in un incidente che lo ha portato in terapia presso il Kessler
Institution.
Prof. Stefano Federici
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Sexuality Reborn
Partecipanti

Nel video 4 coppie di volontari, di cui uno dei partner è affetto
da lesione midollare, narrano e mostrano le tecniche che
hanno sperimentato per rendere migliore la loro vita sessuale.
–
–
–
–
75
Le 4 coppie sono di età compresa tra 24-37 anni.
Ci sono 4 uomini con lesione spinale con partner femminili.
3 donne non sono disabili e una ha una spina bifida.
C'è una coppia afro-americana, un afro-americano narratore e uno
ispanico. Tutti gli altri sono bianchi come lo sono i professionisti
medici. Il 50% degli uomini sono di colore.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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Sexuality Reborn
Sessualmente esplicito
 Non
si parla solo di sesso ma lo si
mostra anche.
Nell’introduzione Ben Vereen ci avverte che ci sarà
intimità esplicita.
– Vedere persone disabili divertirsi sessualmente è
prezioso.
– Sono rare le immagini di comportamenti sessuali da
parte di persone con disabilità.
–
76
Prof. Stefano Federici
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Sexuality Reborn
Contenuto dei dialoghi

Tutte le coppie hanno sottolineato che la
comunicazione è la chiave di un rapporto di
successo sia dentro che fuori dal letto.
–
–
77
Gli uomini hanno parlato francamente del modo in cui i
loro corpi sono stati colpiti dalla lesione, in particolare circa
l’erezione.
Due uomini parlano dello spostamento dei loro orgasmi dai
loro corpi alle loro teste: orgasmo mentale.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Sexuality Reborn
Basi teoriche


Le basi teoriche dell’uso di video sessualmente espliciti è
rintracciabile nella teoria socio-cognitiva di Bandura.
L’apprendimento per osservazione ha una funzione
informativa e motivazionale.
–
–
La funzione informativa consiste nel fornire uno standard sul quale
giudicare i propri risultati e nel consentire un giudizio di autoefficacia.
La funzione motivazionale consiste nell’attivazione indiretta o nella
creazione di aspettative, giudizi sulle probabili conseguenze che un
comportamento produrrà.

78
particolarmente forte quando l’osservatore si autopercepisce come molto simile al
modello.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Sexuality Reborn
Basi teoriche



La funzione motivazionale è particolarmente forte quando l’osservatore
si autopercepisce come molto simile al modello in relazione ad attributi
rilevanti. In particolar modo sono determinanti le comparazioni fra pari.
In questa teoria una grande importanza riveste il giudizio di autoefficacia,
definito da Bandura come “il giudizio che una persona dà sulla propria
capacità di organizzare ed eseguire i piani d’azione richiesti per
raggiungere determinati tipi di performance”
I giudizi di autoefficacia sarebbero determinanti nel pensiero, nel
comportamento, nelle reazioni emotive e costituirebbero una sorta di
ponte tra la conoscenza e l’azione.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Sexuality Reborn
Basi teoriche
«It is in sexually inhibited persons that erotica can have its
greatest effects by functioning both as a sex arouser and
disinhibitor… Sexual modeling has been shown to have
long-term effects when used for therapeutic purposes with
persons suffering from sexual anxieties and dysfunctions…
Modeling of mutual pleasure alleviates sex anxieties,
creates more favorable attitudes toward sex, and sparks
inactive sex lives».
Bandura (1986)
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Sexuality Reborn
Guida alla discussione

Tepper, M. S. (1997). Discussion guide for the sexually
explicit educational video Sexuality Reborn: Sexuality
following spinal cord injury. Sexuality & Disability, 15(3),
183-199.
–
–
81
Questo articolo fornisce delle linee guida per l’utilizzo di
Sessuality Reborn.
Fornisce inoltre una lista di argomenti di discussione
consigliati in riferimento alle scene chiave, domande di
discussione e commenti.
Prof. Stefano Federici
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Sexuality Reborn
Guida alla discussione

L’uso di video educativi che includono scene sessualmente esplicite è
vincolato al rispetto di alcune linee guida:
-
-
I partecipanti devono essere informati sulla presenza di scene sessualmente
esplicite;
La visione deve essere libera e volontaria;
Il conduttore del gruppo deve essere a suo agio e informato;
Il conduttore deve conoscere il video;
Il video deve essere proiettato in un setting confortevole e riservato;
Si deve poter impiegare tutto il tempo che occorre per la visione e la
discussione;
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Sexuality Reborn
Guida alla discussione

Sexuality Reborn mostra alcune delle situazioni che possono presentarsi
a persone con lesioni spinali e ai loro partner e fornisce informazioni che
possono permettergli di:
-
-
-
-
Discutere i diversi cambiamenti fisici ed emotivi associati all’attività sessuale
dopo la lesione midollare
Identificare strategie che possono aiutare le persone affette da lesione
midollare a vivere la sessualità
Informare sulle strategie disponibili per la gestione di preoccupazioni legate a
temi sessuali
Esplorare metodi alternativi per il soddisfacimento sessuale
Prof. Stefano Federici
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Università degli Studi di Perugia
Sexuality Reborn
Guida alla discussione

Argomenti
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
la comunicazione;
la sessualità come interazione tra aspetti fisici e psicologici;
i cambiamenti intervenuti nel corpo dopo la lesione e la riqualificazione delle proprie attività;
l’autostima e l’immagine del proprio corpo;
i cambiamenti fisici e le modificazioni intervenute nelle funzioni sessuali;
le reazioni alle scene esplicite mostrate nel filmato;
l’espressione sessuale diversamente dal rapporto sessuale completo;
i problemi derivanti dal controllo delle viscere e della vescica;
i rapporti con le altre persone, l’assertività ed il rifiuto;
Il partner disabile;
la masturbazione;
il sesso come forma di intimità e di comunicazione;
le posizioni;
la soddisfazione sessuale;
spontaneità, creatività ed intraprendenza.
Prof. Stefano Federici
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Università degli Studi di Perugia
Sexuality Reborn
Limiti

I limiti di Sexuality Reborn 
–
È un prodotto del suo tempo (1993) con una eccessiva medicalizzazione
dell’esperienza sessuale.

–
Tutte le coppie sono formate da un uomo disabile e da una donna. In un solo
caso la donna è disabile, ma con spina bifida.

–
–
–
Il ruolo dei medici nel descrivere e spiegare le esperienze sessuali delle persone con
disabilità è enfatizzato.
L’esperienza sessuale di una donna con lesione spinale non viene trattata.
Non vi è alcun riferimento ad altri orientamenti o esperienze sessuali.
Le coppie mostrate sono tutte stabili e di lunga durata: non viene fatto alcun
riferimento a rapporti di tipo occasionale o di breve durata.
Le persone nel video non praticano sesso sicuro.

Ciò ha condotto a far dichiarare esplicitamente al presentatore che il sesso sicuro è
raccomandato e da preferirsi.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Sex worker: definizione

Un sex worker è una persona che lavora nell’industria
del sesso [sex industry].
–
–
87
Il termine di solito è usato in riferimento a quelli nel sex
industry che in realtà forniscono tali servizi sessuali, al
contrario di manager e del personale di tali industrie.
Alcuni lavoratori del sesso sono pagati ad adottare un
comportamento sessualmente esplicito che coinvolgono vari
gradi di contatto fisico con i clienti.
http://en.wikipedia.org/w/index.php?title=Sex_worker&oldid=477053686 (è interessante notare che questa voce non ha
traduzione italiana).
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Sex work: critiche

Il termine fermamente contrastato, però, da molti che
sono moralmente contrari alla industria del sesso, come
ad esempio i conservatori sociali, le femministe antiprostituzione e altri proibizionisti.
–
88
Tali gruppi vedono diversamente la prostituzione come un
reato o come una vittimizzazione, e il termine sex work come
la legittimazione di un’attività criminosa o lo sfruttamento
come un tipo di lavoro.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Sex work: Legge e società

A seconda della legge locale, l’attività dei lavoratori del
sesso può essere regolata, controllata, tollerata o
proibita.
–
89
Nella maggior parte dei paesi, anche quelli in cui il lavoro
sessuale è legale, i lavoratori del sesso sono stigmatizzati ed
emarginati, che può impedire loro di fare ricorso al tribunale
per discriminazione (ad esempio, la discriminazione
razziale da un proprietario di strip club), per il non-pagamento
da parte di un cliente, per aggressione o stupro.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Sex work: Europa
International Committee on Rights of Sex Workers in Europe (ICRSE).
Sex Workers in Europe Manifesto. Presented at the European Conference
on Sex Work, Human Rights, Labour and Migration, Brussels, BE, 2005, Oct
15-17.
«Chiediamo che le nostre voci siano sentite, ascoltate e rispettate.
Le nostre esperienze sono diverse ma tutte valide; condanniamo
coloro che si appropriano della nostra voce e sostengono che non
abbiamo la capacità di prendere decisioni o di esprimere
consapevolmente i nostri bisogni».
90
http://www.sexworkeurope.org/
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Sex work: Europa

I diritti dei Sex Workers in Europe Manifesto 
–
–
Il diritto a non essere discriminati
Il diritto sui nostri corpi:

–
–
–
Il diritto di essere sentiti/e
Il diritto di associarsi e di radunarsi
Diritto alla mobilità:

–
–
stare in tutti i luoghi pubblici ed aperti al pubblico.
Gli abusi nel sex work:

91
Il sesso non consensuale non è sex work
Qualunque definizione del sex work come violenza rivela un’impostazione semplicistica
che nega la nostra diversità ed esperienza e ci riduce a vittime indifese
Abuso dei/delle minori nel sex work
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Sex work: Europa

La vita dei Sex Workers in Europe Manifesto 
–
Essere un/una sex worker:

–
–
Cittadinanza attiva
Vita privata e famiglia

–
–
–
–
92
–
Il sex work è un’attività sesso-economica e non ha nulla a che fare con le nostre
identità, il nostro valore e la nostra interazione sociale.
Il fatto che i servizi sociali e i tribunali ci qualifichino come genitori/genitrici inadatti/e e ci
portino via i figli unicamente perché forniamo servizi sessuali è ingiustificabile e
inaccettabile.
I media e l’istruzione
Combattere la violenza contro i/le sex workers
Salute e benessere
Registrazione e controlli sanitari obbligatori
Autorizzazione a viaggiare, a migrare e all’asilo
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Sex work: Europa

Il lavoro dei Sex Workers in Europe Manifesto 
–
Sviluppo professionale e personale:

–
–
Imposte e protezione sociale
Salute e sicurezza sul lavoro

–
93
I nostri corpi sono la nostra azienda. […] Chiediamo che gli articoli per il sesso
sicuro e l’accesso ai servizi sanitari siano gratuiti o abbiano prezzi modici.
Condizioni di lavoro

–
Affermiamo il nostro diritto di associarci e fondare sindacati.
Esigiamo il diritto di poter dire no a qualunque cliente o a qualsivoglia prestazione
richiesta
Depenalizzazione del sex work
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Sex work: Europa

Danna, D. (2006). Prostituzione e vita pubblica in quattro capitali
europee 
–
Il libro esamina l’evoluzione recentissima del mondo della prostituzione in quattro città
capitali europee in conseguenza del mutamento legislativo degli ultimi anni:




–
94
Parigi, nel 2003 è stato introdotto un proibizionismo in strada, reprimendo sia i clienti sia le persone che adescano;
Stoccolma, dal 1999 sono criminalizzati gli acquirenti di prestazioni sessuali;
Amsterdam, dal 2000 la prostituzione è stata riconosciuta come mestiere, però riservato a chi è cittadino olandese o
dell’UE, e
Madrid, dal 1995 al 2003 ha avuto un periodo di depenalizzazione dell’organizzazione della prostituzione al chiuso,
preceduto, ma anche seguito, da una tolleranza di fatto nei confronti dei clubes de alterne e degli altri locali dove si
esercita la prostituzione.
La ricerca presentata nel volume mostra come le diverse politiche convergano verso pratiche
comuni: ondate di repressione anti-straniere, successiva riorganizzazione (in condizioni peggiori)
della prostituzione di strada, difficoltà nell’entrare in contatto con le vittime di tratta, tolleranza di
fatto.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Sexual work industry:
La Legge in Italia

La Legge
–
Pagare per avere sesso è legale, se offerto privatamente in casa propria,
liberamente e nell’età consentita

95
(il pagamento non è riconosciuto da un contratto e non è dovuto)
–
È illegale per tutti andare in un bordello;
–
Favorire prestazioni sessuali come protettore o potenziale cliente è illegale;
–
Pubblicizzare prestazioni sessuali è illegale;
–
È illegale in qualità di assistente stabilire relazioni sessuali con persone
minorate psichiche (interdette);
–
Tutti i sex workers devono avere più di 18 anni.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Sexual surrogate: definizione
Il surrogato sessuale 
 È un membro di un team di terapia sessuale che si impegna in rapporti intimi fisici
o sessuali con un paziente, al fine di raggiungere un obiettivo terapeutico.
–
–

La pratica è stata introdotta da Masters e Johnson nel 1970 (Human Sexual Inadequacy).
La maggior parte dei surrogati sono donne, alcuni sono uomini, e ci sono coppie sposate
che praticano l’attività surrogata insieme.
I surrogati hanno certificazione professionale nel campo della sessualità,
psicologia o consulenza.
–
Questo permette loro di lavorare a stretto contatto con gli psichiatri, psicologi, sessuologi e
altri terapisti nel migliore interesse del paziente.
Il sesso surrogato 
 Utilizzare una combinazione di tre tecniche – parlare, ascoltare e dimostrazione
– per risolvere i problemi sessuali del paziente.
96
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Sexual surrogate: intervento

I problemi tipici: I pazienti presentano spesso questi problemi
specifici:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
97
10.
Problemi di intimità
Mancanza di fiducia
Problemi di comunicazione
Ansia da incontri (dating)
Inibizione sessuale
Disfunzione erettile
Eiaculazione precoce
Malattie che causano rapporti sessuali dolorosi.
Timidezza nell’amore
Disabilità acquisita
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Modelli di sexual surrogacy:
Interventi governativi

Danimarca – Australia (Tasmania) – Nuova Zelanda
–
I governi indipendentemente dal tipo di disabilità pagano dei
sex workers per fornire sesso una volta al mese per
persone disabili.
 Kristen
–
«Spendiamo una grossa percentuale delle nostre tasse per salvare le donne
dalla prostituzione. Ma allo stesso tempo incoraggiamo ufficialmente gli
assistenti ad agevolare i contatti con le prostitute»
 Stig
–
98
Brosboel portavoce dei socialdemocratici Danese dice:
Langvad della Associazione di Disabili Danese risponde:
«I disabili devono avere le stesse possibilità delle altre persone. I politici
possono dibattere se la prostituzione debba essere permessa in generale,
invece di impedire che solo i disabili abbiano accesso ad essa».
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
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Modelli di sexual surrogacy:
Associazioni di sexual surrogacy
 Olanda
– L’associazione
2.500
Zeist 
contatti all’anno
€ 85 per un’ora e mezzo
99
Prof. Stefano Federici
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Modelli di sexual surrogacy:
Infermieri

Earle, S. (2001). Disability, facilitated sex and the role of the nurse. Journal of Advanced Nursing, 36(3), 433-440.
–

L’articolo conclude argomentando che un approccio olistico all’assistenza infermieristica
dovrebbe includere un apprezzamento della sessualità dei pazienti. In particolare, suggerisce
che gli assistenti/infermieri possono giocare un ruolo importante nel percorso di facilitazione del
sesso.
Federici, S. (2002). Sessualità alterabili. Roma: Kappa.
Intervista al responsabile di Scuola Viva – Roma:
– «Alcuni anni fa, per esempio, spinti dalla necessità di affrontare il problema, abbiamo avuto degli
incontri con Lombardo Radice. In quell’occasione portavo la mia esperienza nell’insegnamento
della masturbazione ad un ragazzo che non riusciva a compierla. Ho pensato, allora, che non
sapesse come fare, che nessuno gli avesse detto come si faceva. Ero intervenuto con il ragazzo
facendogli vedere un pezzetto di legno e mostrandogli il movimento della masturbazione. Solo
dopo ho capito che lui aveva un altro modo di masturbarsi, strusciandosi sul materasso, senza
utilizzare le mani. Ora, Lombardo Radice diceva che il mio intervento era stato un intervento a
metà, perché avrei dovuto masturbarlo. Quella era secondo lui l’esperienza completa in cui il
ragazzo avrebbe appreso. Ma lì subentrano tanti altri fattori» (p. 80).
100
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Masturbazione Inappropriata in persone con severa disabilità
mentale /1




102
La masturbazione inappropriata spesso si presenta come un
comportamento sfidante
È un problema molto sentito dagli educatori e di cui si prova imbarazzo nel
parlarne e discuterne.
Pur tuttavia è spesso trattata con superficialità o ignorata del tutto.

Ne deriva di conseguenza un comportamento inappropriato assolutamente
irrazionale e punitivo.
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
Masturbazione Inappropriata in persone con severa disabilità
mentale /2

Per masturbazione inappropriata si intende
masturbarsi
–
–
–
–
–
103
In luoghi pubblici
Per lunghi periodi
Fino al punto di procurarsi escoriazioni
Sollecitando altri al fine di masturbarsi insieme
Diventare frustrati o violenti subito dopo
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
3 principi per fondare una risposta appropriata
1.
2.
La masturbazione è un’espressione normale e sana
della sessualità
Ogni comportamento umano è comunicativo

3.
Usare al minimo alternative restrittive

104
Chiedersi sempre ciò che quel comportamento sta comunicandomi
Chiedersi sempre: “questo intervento aumenta la qualità di vita
dell’utente?”
Prof. Stefano Federici
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione,
Università degli Studi di Perugia
IMPROVE & CARE
Investigate:
Meet the need:
un attento esame della situazione per determinane le cause
Planned education:
strutturare un programma educativo che prenda in
considerazione i bisogni di apprendimento dell’utente
Redirection:
ciò che è detto e fatto dall’educatore quando si manifesta un
comportamento di masturbazione inappropriata
guidare la persona i identificare i propri bisogni in un modo
più socialmente accettabile in un modo più positivo
Consistency:
Accuracy:
Respect:
Empowerment:
105
coerenza
accuratezza/professionalità
Optimism:
credere che un individuo può apprendere e cambiare un
proprio comportamento
Versatility:
Evaluation:
volontà di cercare una varietà di interventi non-restrittivi
un monitoraggio strutturato dei comportamenti base e di
ogni cambiamento
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