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Grazie, scusa, ti voglio bene!
San Protaso InForma E-mail: [email protected] Anno 5 Numero 38 Settembre-Ottobre 2014 Informatore mensile della Parrocchia San Protaso Vescovo in S.S. Protaso e Gervaso martiri SEGRETERIA da lunedì a sabato dalle 9 alle 12; da martedì a giovedì anche dalle 16 alle 18 Via Osoppo, 2 - 20148 MILANO - Tel. 02 40071324/5 - Fax 02 40092049 - E-mail: [email protected] Grazie, scusa, ti voglio bene! di don Paolo Zago NUMERI TELEFONICI SACERDOTI Don Paolo Zago 02 4042970 Don Luigi Giussani 02 4075922 Don Antonio Fico 02 4077474 Padre Giustino Oliva 02 40071324 RELIGIOSE Oblate M. V. Fatima via Osoppo, 2 02 4036244 Serve degli Infermi 02 48007302 via Previati, 51 Religiose di Nazareth 024814767 via Correggio, 36 SCUOLA DELL’INFANZIA “G. Beretta Molla”Tel./Fax 02 48750194 p.le Brescia, 3 E-mail: [email protected] ORATORIO via Osoppo, 2 Tel./Fax 02 4077474 SERVIZI Centro d’Ascolto Caritas 02 40071324 mercoledì dalle 10 alle 12 Casa d’Accoglienza V.le Murillo, 14 02 4980127 Patronato Acli 02 40071324 Centro Culturale 02 40071324 SANTE MESSE Vigiliare 18,00 Festive 8,00 - 10,00 - 11,30 - 18,00 Feriali 7,00 - 9,30 - 18,00 Più volte Papa Francesco ci ha ricordato queste tre parole: “permesso, scusa, grazie!” Mi permetto di farle mie, con una personale correzione: “grazie, scusa, ti voglio bene!” Sono le tre parole che, col cuore, a nome di tutta la comunità parrocchiale, vorrei rivolgere a don Antonio, a Suor Lorenza e a Suor Francesca, che ci hanno lasciato in questo mese di settembre, per proseguire il loro ministero in altre comunità. Il distacco è sempre faticoso, ha in sé il sapore del “morire”, cioè del lasciare, del rompere un legame che ci si illudeva potesse non finire mai. Certo, esisterà sempre la possibilità di rivederci e sentirci: ma, riconosciamolo onestamente, non sarà più la stessa cosa. Nella fede crediamo che il Signore ci parla nella sua Chiesa ed anche se facciamo fatica a comprendere il senso delle sue parole in questa circostanza, siamo certi che saranno, per tutti, nel prosieguo del tempo, parole di amore e di vita nuova. Lo crediamo. Lo vogliamo credere! E con questa fede desideriamo vivere questi momenti di passaggio epocale per la nostra comunità. Per la prima volta nella sua storia, infatti, San Protaso non avrà, per un intero anno, il prete dell’oratorio. Al posto di don Antonio verrà un diacono, futuro presbitero, che verrà ordinato sacerdote a giugno e che poi, speriamo, resterà con noi almeno per altri cinque anni. Diacono che resterà però in Parrocchia solo dal sabato pomeriggio al martedì. È un momento che ci fa toccare con mano quell’assenza di vocazioni di cui tanto si parla e, nel contempo, chiede a tutta la comunità un salto di corresponsabilità. Lo chiede a tutti i laici, ai genitori, ai giovani, alle catechiste, agli allenatori e agli animatori. A tutti. il saluto a don Antonio, suor Francesca e suor Lorenza Eravamo abituati a “collaborare” con chi aveva una “responsabilità”. Oggi, in unità col Parroco, responsabile per conto del Vescovo di questa Parrocchia, a tutti è chiesto non solo di “collaborare” ma di diventare “corresponsabili”. È un passo importante e decisivo, nella linea di quella maturità ecclesiale che già avevamo indicato come passo decisivo nel nostro progetto pastorale. “Suscitare la corresponsabilità dei laici è una scelta particolarmente urgente. Si tratta, infatti, di comprendere che non può essere solo il clero a condurre e proporre una pastorale, né soltanto alcuni laici di buona volontà, ma una comunità dove al prete viene chiesto di presiedere questa reale comunione ecclesiale. Tutto ciò porta con sé delle conseguenze pastorali di grande rilievo. Occorrerà fare in modo che le proposte di incontri (catechesi, corsi per fidanzati, eccetera) siano sostenute da un gruppo di laici che, in comunione col sacerdote, propongano l’annuncio del Vangelo a partire dalla loro concreta esperienza di vita di fede. L’unità, infatti, è non solo un obiettivo della vita cristiana, ma è anche un metodo, uno stile di vita non facoltativo, perché Dio stesso è comunione, unità tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Visto da un altro versante: coloro che si accostano alla Parrocchia, per le più diverse circostanze ed occasioni, dovranno incontrare una comunità viva ed accogliente, icona della Trinità stessa di Dio. A questo scopo bisognerà formare laici che siano non solo tecnicamente competenti sui vari temi da proporre, ma che vivano il Vangelo in una logica di fraternità e che per questo crescano in una “scuola” di comunione realmente vissuta e sperimentata. Solo in questo modo si eviterà il pericolo di ricadere nei soliti schemi e nella solita “clericalizzazione pastorale”. Sia questo l’obiettivo ed il percorso che ci deve vedere impegnati per l’anno che è iniziato. Il realizzarlo sarà il riconoscimento più bello e più vero del cammino che don Antonio, suor Francesca e Suor Lorenza ci hanno fatto percorrere in questi anni. A loro GRAZIE, per ciò che sono stati e ci hanno insegnato. A loro le nostre SCUSE, per non averli sempre seguiti e capiti come meritavano. A loro la manifestazione sincera di un affetto che non verrà mai meno: VI VOGLIAMO BENE! Don Paolo La comunità educante Nel testo intitolato “La comunità educante”, il nostro Arcivescovo, cardinal Angelo Scola, parte dalla constatazione che le «oggettive difficoltà» che incontra la Chiesa nel suo compito di evangelizzazione dipendono dal «contesto di frammentazione in cui viviamo». Pensando in particolare ai ragazzi impegnati nel percorso di iniziazione cristiana, egli osserva che «i nostri ragazzi passano ogni giorno dalla famiglia alla scuola, allo sport, alla musica, all’oratorio, al catechismo, attraversano comparti stagni senza potersi ancorare ad un filo rosso che unifichi la loro giornata. Al di là della dedizione encomiabile di decine di migliaia di educatori, il ragazzo sente il catechismo come una sorta di doposcuola che lo porterà al traguardo della Confermazione, giocoforza inteso dalla maggioranza con il termine di un percorso. Da qui l’emorragia che è sotto i nostri occhi. In questo modo, si fa sempre più forte la tentazione di rinunciare a educare e di abbandonarsi all’individualismo». Il cardinale spiega che «la proposta educativa consiste dunque nell’offrire un incontro effettivo con Gesù, per imparare a seguirLo. Nel mondo odierno, in cui la società non offre un orizzonte unitario, è la Chiesa stessa che si deve far carico di proporre questo vitale principio sintetico». Come fare? Non certo delegando l’educazione dei ragazzi agli specialisti, ma attraverso «la creazione di comunità educanti» in cui «l’incontro con Gesù venga vissuto e praticato effettivamente come principio d’unità dell’io e della realtà». Concretamente, suggerisce l’Arcivescovo, «non si tratta di aggiungere all’organigramma parrocchiale una ulteriore struttura o gruppo. La “comunità educante” emerge, starei per dire “naturalmente”, dal vissuto reale dei ragazzi/e, cioè da quelle figure educative che di fatto già sono in rapporto con loro e che vogliamo aiutare a riconoscere più consapevolmente questo loro compito educativo dentro la vita di comunità. Sacerdoti e diaconi, religiosi/e e consacrati/e, genitori e nonni, insegnanti, educatori ed animatori, allenatori sportivi, direttori di coro… Ogni ragazzo è già, di fatto, in rapporto con tutte queste figure, ma assai di rado esse si presentano come portatrici di una proposta unitaria e non vengono quindi percepite come parte di una stessa comunità. Invece una comunità viva e consapevole è la condizione imprescindibile perché i ragazzi incontrino personalmente Gesù come “centro affettivo”, cioè punto di riferimento stabile per la loro vita». Gli adulti che formano la comunità educante «non si incontrano solo per organizzare cosa fare con i ragazzi/e, ma per vivere in prima persona l’esperienza di fede e della comunione in funzione dello specifico compito educativo dell’iniziazione», «coinvolgendo le famiglie, genitori e nonni», con uno stile dove «si vive la carità fraterna». Oltre la cornice di Fausto Leali “Appena oltre la cornice, il mondo continuava a girare, Appena oltre la cornice, gli angeli erano pronti ad entrare, Non potevi immaginarlo perché la fotografia non mostra ciò che c’è fuori dalla cornice” (Jono Manson, The Frame, “Angels on the other side”) La prima immagine è una giovane donna in un mattino d’estate. E’ seduta sulle prime panche della chiesa, di domenica, e, colta di sorpresa, ha appena appreso dalle parole del parroco che don Antonio se ne andrà, chiamato dal vescovo a continuare a svolgere il suo compito altrove. Esclama “oh, no!” e richiama su di lei l’attenzione dei vicini, nonostante gli sguardi di tutti siano incollati su don Paolo, che sta dando quell’avviso che “non avrebbe mai voluto dare”. La seconda immagine è quella dei ragazzi e dei bambini. L’universo dell’oratorio, che riceve la notizia della partenza del coadiutore direttamente da lui. Grida e pianti che esplodono con fragore, perché la tristezza di chi è giovane é un urlo che attraversa l’aria, lacerante come il tuono di un temporale. La terza immagine è un’altra giovane donna, il sorriso che dipinge il suo viso di dolcezza ed ironia, sapientemente mescolate insieme. Ed è ancora una sera d’estate, una strana estate italiana, fatta di nuvole e di pioggia, che hanno preso il posto del sole e del calore. Un’estate che si è nutrita tutto il tempo di bollettini di guerra che giungono da lontano. Cristiani uccisi, cacciati di casa, in nome di un’ideologia che nulla a che fare con l’amore di Dio per gli uomini che Egli ha creato. Anche al sorriso di quella giovane donna è stato chiesto di continuare a servire il Signore altrove: come suor Francesca, così suor Lorenza deve fare i bagagli e cambiare casa, per raggiungere nuove consorelle. L’ultima immagine è il volto di don Antonio, davanti al consiglio pastorale cui è stata data in anteprima la notizia della sua partenza. Occhi solo appena rabbuiati, ma che non hanno perso la loro vivacità ed appaiono stranamente colmi di riflessi di luce. “Questa è la nostra vita”, raccontano quegli occhi, come a dire che quando Dio chiama, bisogna andare. E allora si va, liberi e sereni, perché se “la libertà ha guidato nella verità ogni passo”, allora il cuore non ha timore a spiegare le vele verso il largo, anche se non sa come sarà il mare. Ognuno potrebbe aggiungere altre immagini a questa storia, fotogrammi di un film che narra di pezzi di strada vissuti insieme a don Antonio, a suor Francesca e a suor Lorenza. Attimi di vita, personali e comunitari, trascorsi l’uno dopo l’altro con questi nostri compagni di viaggio. E che raccontano di una gratitudine infinita per la loro presenza in questi anni in mezzo a noi. Allora il rischio che potremmo correre è di fermarsi su ogni immagine così come si posa lo sguardo su una vecchia fotografia. Riempire il presente di ricordi e di malinconia, guardando ad essa senza vedere quello che sta intorno. Oltre la cornice, c’è tutto ciò che una fotografia non riesce a raccontare. La pienezza di una vita che scorre di continuo, di rapporti che si sono costruiti e di atti d’amore che, in quanto tali, non andranno mai perduti, perché continuano a camminare lungo il tempo della nostra vicenda umana, per rimanere nell’eterno. La storia di una vita che prosegue, qui ed ora, con la stessa ricchezza, se altro non è che la risposta del cuore di fronte alla pienezza che ha sperimentato nell’incontro con un Altro. C’è una grazia che non ci abbandona e non c’è spazio per la tristezza, anche nel momento del saluto a chi parte, perché è profondamente vero che l’unità permane e si va avanti a costruire a partire da ciò che c’è. La corresponsabilità a cui oggi don Paolo richiama ogni parrocchiano, nel proseguire il lavoro a San Protaso, è generata e sostenuta dalla consapevolezza di una gioia che non viene meno. E che fa fiorire a sua volta il desiderio di mantenere serenità e vigore. “E’ tutto vostro e voi siete di Dio”, recitano i versi di una dolce canzone, capace di far scorrere un brivido anche sulle pelli più dure. E allora di cosa mai potremmo avere paura? ✾ ✾ ✾ il saluto a don Antonio, suor Francesca e suor Lorenza ✾ ✾ ✾ La voce trema, la penna non sa scrivere ciò che ha nel cuore. Le parole non bastano per esprimere la gratitudine che accompagna il saluto che la nostra parrocchia rivolge in questi giorni a don Antonio, suor Francesca e suor Lorenza, dopo tanto tempo trascorso insieme. San Protaso InForma pubblica in queste pagine alcuni contributi, giunti in redazione nel corso dell’estate, consapevole che tante cose che raccontano di sguardi ed abbracci, gioie e dolori condivisi, non possono essere scritte, ma rimangono scolpite nei cuori di ciascuno. Siamo certi che nulla di ciò che si è costruito andrà perduto e che niente accade per caso, in questo nostro viaggio in cui ogni granello di sabbia ed ogni capello del capo è contato da un Altro, che ha a cuore il nostro infinito desiderio di felicità. Grazie di tutto, don Antonio, suor Francesca e suor Lorenza! E buona strada! A voi ed a ciascuno di noi. Continuiamo a camminare insieme. Un saluto e un grazie Suor Lorenza e Suor Francesca ci lasciano, altre arriveranno… È la vita delle Oblate di Maria Vergine di Fatima, è la vita di ogni consacrata o consacrato a Dio. Solo lui è roccia, fondamento, baluardo… Di Lui siamo, da Lui veniamo, a Lui andiamo, niente è nostro, tutto è suo… I nostri trasferimenti esprimono concretamente questa realtà che, del resto, è di ogni cristiano: siamo nel mondo, ma non siamo del mondo, la nostra vera appartenenza è Cristo e, come Lui, finché vivremo in questo mondo, non avremo dove posare stabilmente il capo. Ci affezioniamo profondamente al luogo dove siamo e alla gente e, pur nel nostro limite, cerchiamo di dare tutto, “standoci”, col cuore e con la mente, sapendo che Dio desidera proprio questo da noi: essere sue per donare il Suo Amore e rendere ancora visibile il suo abitare fra gli uomini. Quando però, per un suo misterioso disegno, ci chiama altrove… lo seguiamo, ricordando e imitando il suo andare di villaggio in villaggio… La fatica c’è, ma l’amore spinge! Questo è ciò che stanno vivendo, ora, Suor Lorenza e Suor Francesca: mosse dallo Spirito, vanno “oltre” la naturale fatica, per continuare il cammino di sequela intrapreso un giorno con il loro “sì” alla “Chiamata”. “San Protaso”: una tappa del cammino, brevissima per Suor Francesca, di più tempo per Suor Lorenza… tutto dentro il misterioso disegno di Dio, che sempre opera per il bene di tutti e di ciascuno. Grazie a Suor Lorenza e a Suor Francesca, per la testimonianza di questa scelta di vita, che parla da sé e va ben oltre le opere di apostolato svolte. E…grazie anche alla parrocchia che le ha accolte e ha dato loro la possibilità di esprimersi e di compiere un po’ di bene… (è sempre una grazia poter fare un po’ di bene!) Certamente è sempre una ricchezza grande incontrare e vivere dentro una comunità parrocchiale, e lasciarla è, in certo qual modo, vivere ogni volta in modo rinnovato il nostro voto di povertà, spogliandoci di ciò che Dio ci ha donato, perché il dono non diventi più importante del donatore. Andare significa, nella fede, lasciare il “certo” per “l’incerto”, aprire il cuore ad altri fratelli, senza dimenticare nessuno di coloro che Suor Lorenza e Suor Francesca hanno amato in Cristo; è un po’ aprirsi al miracolo del morire per vivere, per vivere una maternità spirituale sempre più profonda perché il cuore si dilata e… c’è posto per tutti! Sempre, con coraggio, avanti! La nostra preghiera e il nostro affetto riconoscente sono assicurati. E… ancora grazie, nella consapevolezza che chi parte e chi resta vive sempre in comunione con Cristo. Le Oblate di Maria Vergine di Fatima Don Antonio si chiama “Antonio”, come il famoso Santo da Padova. Proprio “Il Santo”, infatti, è il suo protettore e, cosa curiosa, del “Santo” ha alcune qualità che lo caratterizzano: la voce e la sincerità. LA VOCE. Si dice che S. Antonio da Padova fosse un gran predicatore e che la gente potesse udirlo molto bene grazie alla potenza della sua voce (non a caso si è conservata la sua lingua come reliquia). Don Antonio è così: voce potente (non ha bisogno di microfono), ben fondato nella fede, efficace nella comunicazione. L’ho visto all’opera con i bambini del catechismo e coi ragazzi dell’oratorio; a loro ha sempre comunicato l’amore per Gesù, per la Chiesa e l’amore, il rispetto e la stima verso ognuno di loro. Vivendo la sua vocazione con grande entusiasmo ed obbedienza, per i ragazzi e le famiglie con cui è stato in stretto rapporto, è stato un vero missionario, spendendosi senza riserve. LA SINCERITA’. Raccontano che S. Antonio sapesse parlare con schiettezza alla gente senza offenderla. Ecco, don Antonio non è mai stato ambiguo o compiacente; ha sempre detto la verità, senza troppi giri di parole, anche durante le omelie della messa delle dieci, sempre teso a far emergere il protagonista vero di tutto il nostro fare e di tutto il nostro andare, di tutto il nostro cercare: Gesù. Grazie, don Antonio, per questo pezzo di strada che hai accettato di percorrere con noi! Patrizia Rivera Con le tue parole semplici e dirette hai fatto vibrare i cuori di adulti, giovani e bambini e stimolato serie riflessioni sulla quotidianità del nostro vivere il messaggio evangelico. Con l’appassionato invito a un cristianesimo vissuto, fatto di azioni concrete e non di belle intenzioni, ci hai sottratto al rischio di scivolare in una religiosità pallida, stanca e a volte perfino un poco triste. Con l’entusiasmo e l’energico vigore, che hanno sempre contraddistinto il tuo servizio pastorale, ci hai trasmesso la gioia contagiosa del mettersi alla sequela di Cristo e fatto scoprire la meraviglia di una vita spesa al servizio dell’altro. Ora che per te é giunto il tempo di lasciare la nostra comunità, la tristezza che avvertiamo al pensiero che non sarai più tra noi é lenita dal sentimento di gratitudine per aver incontrato un sacerdote così speciale. Famiglia Aronica-Vinci È davvero difficile racchiudere in poche righe questi sette anni con e di Don Antonio. Per questo preferiamo affidarci a delle foto che parlano da sole. Per noi Don Antonio è stato e continuerà ad essere un AMICO di mille avventure, con cui ridere, scherzare e condividere esperimenti culinari... Un COMPAGNO DI VIAGGIO, capace di toccare il cuore di noi “giovani” con le sue riflessioni che sembrano sempre rivolte “proprio a te” e spesso portano le risposte alle domande della nostra quotidianità... Don Antonio è questo e tanto altro... più di tutto è entrato con l’impeto che lo contraddistingue nella nostra FAMIGLIA; famiglia nata sette anni fa, proprio prima del suo arrivo e con lui cresciuta. Famiglia diventata “autentica” (per usare una delle sue parole preferite) grazie alle occasioni che lui ci ha offerto. “Dove tu mi vuoi io sarò”... dopo questi sette anni di “formazione” e cammino insieme, non possiamo che continuare sulla strada da lui tracciata, nella certezza che nella nostra famiglia allargata per te, caro “Tototonio” (come ti chiama Andrea), ci sarà sempre un posto speciale! Annalisa e Mauro Mastronicola Caro Don Antonio... …non è la prima volta che saluto un sacerdote con il quale ho avuto rapporti di collaborazione ed ogni volta mi viene spontaneo pensare a che cosa ciascuno di essi mi ha lasciato. Sarebbe troppo lungo farne l’elenco, ad iniziare da un mio carissimo amico di infanzia che, una volta divenuto sacerdote, si è trovato a gestire una parrocchia italiana in Germania ed ora, pensionato come me, esercita il suo ministero nella chiesa cattedrale della nostra città di origine: ogni volta che ci rivediamo è come se ci fossimo salutati il giorno prima, in quanto riprendiamo i nostri confronti al punto in cui li avevamo lasciati, per continuarli aggiornati a quanto di nuovo è accaduto. Potrei continuare con gli assistenti delle varie associazioni cui ho partecipato, dagli Scout all’Azione cattolica ed alla Fuci, dai quali ho appreso come affrontare le problematiche che, via via, mi si presentavano nel progredire dell’età, per arrivare a quelli conosciuti nella nostra Parrocchia dal lontano 1964, quando sono approdato a Milano dalla provincia veneta: essi mi sono stati di riferimento nella vita di famiglia vista da genitore e non da figlio. E tu? Tu mi hai spiazzato in quanto hai dato a me, in teoria esperto del settore, un esempio unico di come stare vicino ad una persona bisognosa di aiuto dove pazienza, disponibilità, generosità e capacità decisionale non sono mai troppe. Come vedi anche tu hai lasciato un segno: ti auguro pertanto di cuore di inserirti rapidamente nella nuova realtà dove sei stato chiamato, per poter, come tuo costume, operare al meglio. Lino Trombetta Il nostro doposcuola per le medie inferiori ha ormai quasi un decennio di vita ed è nato sotto l’egida di don Piero Re e della Caritas parrocchiale, ma ha sempre avuto come riferimento autorevole don Antonio, fin dalla sua prima venuta. Don Antonio è stato la nostra stampella nei momenti di grande necessità, là dove bisognava prendere decisioni che esulavano dal nostro compito di insegnanti, ma è sempre stato anche disponibile alle nostre richieste, dalle più banali che però potevano comportargli qualche cambio di programma, alle più impegnative, fidandosi dell’opera che facevamo e lasciandoci liberi di agire. Ha partecipato a vari incontri che organizzavamo coi genitori del doposcuola, aiutandoci a chiarire e ad approfondire il nostro lavoro su vari livelli ed in particolare era evidente quanto ci tenesse al rapporto con i genitori dei ragazzi dell’oratorio che frequentavano il doposcuola e come fosse loro punto di riferimento. Pur nella limitatezza delle sue presenze, preso com’è dai molti impegni, è sempre stato capace di andare al fondo delle questioni. Un esempio è proprio un incontro fatto di recente con il gruppo di insegnanti universitari del doposcuola: una presenza breve in cui ha saputo però far emergere appieno il valore del loro volontariato in un ambito di fede e di educazione quale quello parrocchiale e ad esprimere la sua gratitudine nei loro confronti. In quest’ultimo anno, poi, è venuto al doposcuola un numero molto alto di ragazzi che frequentano anche l’oratorio e ci siamo accolti che, rispetto ad altri, si sono rapportati diversamente con noi, nonostante il carattere a volte vivace e poco incline alla concentrazione che lo studio richiederebbe. Infatti sono ragazzi più obbedienti, che riconoscono più facilmente un’autorità, in senso buono, che viene loro indicata ed accettano in maniera pronta le nostre proposte. Questa è stata una novità importante rispetto agli anni precedenti ed è potuta avvenire sicuramente per il lavoro educativo che don Antonio ha fatto con loro in questi anni della sua presenza. Un grazie sincero per la sua disponibilità ed affidabilità, nonostante qualche manchevolezza nostra. Siamo sicuri che riuscirà ad organizzare un oratorio altrettanto ricco di proposte interessanti ed educative anche nella nuova parrocchia a cui è stato destinato. Grazie don Antonio da Flavia, Cristina, Mara, Maria Augusta, Laura, Livia, Paola, Sergio, Alfredo, Riccardo, Matteo, dai volontari delle medie superiori della Spes e del Leone XIII e dagli universitari della facoltà di ingegneria del Politecnico e della Bovisa. Il rapporto tra don Antonio e la SPES ci ha messo un pò a decollare... io continuo a credere che questo sia dipeso da una sua valutazione della gestione della “Sportiva” (termine orribile, ma che a lui piace molto) che lo ha messo nelle condizioni di dedicarsi ad altro (sempre in termini di impegno pastorale, naturalmente): ha trovato una macchina oliata e ben funzionante e si è rivolto con successo alla ripopolazione dell’Oratorio. Se a questo aggiungiamo un dichiarato disinteresse per lo sport (almeno calcio e basket) e la convinzione che gli atleti ed i dirigenti/allenatori della Spes sapevano comunque dove trovarlo e che quindi non fosse mai necessaria la sua presenza sul campo, il quadro iniziale è completo! Da un certo punto in poi, diciamo a metà del suo ministero in San Protaso, deve essersi accorto che eravamo, per dirla evangelicamente, un gregge di pecore senza pastore (spirituale) ed ha modificato il suo atteggiamento, ritenendo fosse il caso di intervenire un po’ più decisamente nella vita della società dell’esagono, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto educativo e si è impegnato personalmente sia nel lavoro di verifica della comprensione del Patto Associativo che nel progetto di qualificazione umana degli allenatori, volto a fornire alle famiglie degli atleti/e un servizio educativo di qualità. Don Antonio è stato da subito (quattro anni fa) sostenitore della due giorni per collaboratori Spes, nella quale viene facilitato il raggiungimento della consapevolezza di una appartenenza e la riflessione sulla scelta di fare i volontari in una realtà illuminata dalla Parola del Signore; inoltre quando ci siamo trovati, come Consiglio Direttivo, a dover prendere delle decisioni impegnative, non ha mai mancato di farci conoscere la sua posizione. Adesso eravamo giunti ad un punto di equilibrio stabile ma gli viene chiesto di affrontare una nuova sfida.. E a noi cosa rimane di questi sette anni? Intanto l’insegnamento che i rapporti (tutti) debbano essere valutati sul lungo periodo e non solo in funzione della presenza o meno del “colpo di fulmine”. Poi che l’attenzione alla crescita dei ragazzi/e che ci vengono affidati deve essere il PUNTO 1 del nostro personale STATUTO di dirigenti e allenatori SPES. Infine che il cristiano è colui che sa stare di fronte alla realtà come qualcosa da PORTARE e non da SOPPORTARE... ci si presenta un cambiamento? Lo affrontiamo con coraggio, con umiltà e con la certezza che il Signore sarà con noi! Grazie e buon viaggio don! Enrico Molinari Eccoci a scrivere un contributo per salutare il “nostro” don Antonio che, dopo sette anni, ci lascia per andare a servire il Signore in un’altra Parrocchia. Sette anni sono proprio tanti, ma sono passati velocissimi! All’improvviso ci ricordiamo che il giorno di ingresso di don Antonio nella nostra comunità è coinciso con il giorno del Santo Battesimo della piccola di casa, Irene, e che, proprio il giorno del suo settimo compleanno, veniamo a sapere della triste notizia, che Irene ha così commentato: “oh no, allora chiude la Chiesa!” E allora ci viene in mente che quella di don Antonio per noi è stata una presenza discreta, ma allo stesso tempo fondamentale, nella nostra vita di sposi e di genitori. Sposi, perché da quattro anni frequentiamo il gruppo “giovani” coppie e con lui abbiamo maturato un bellissimo percorso di fede e di vocazione, grazie al suo instancabile lavoro di pastore; genitori, perché era la presenza costante ed il riferimento per le nostre figlie grandi al catechismo e alla Messa: le ha accompagnate per tutto il percorso dell’iniziazione cristiana, facendo loro conoscere ed amare Gesù, il loro Amico. Ringraziamo quindi il Signore per avercelo donato in questi anni e gli auguriamo di poter svolgere il suo nuovo compito così bene come ha fatto qui, certi dell’Amore che Dio ha per noi. Grazie don Antonio, sarai sempre nei nostri pensieri e nelle nostre preghiere! famiglia Agnoletto Sono passati quasi quattro anni dalla prima volta che due famiglie - diciamo “dell’oratorio” - decidessero di condividere la cena della domenica sera, in preparazione ad una lunga settimana lavorativa. Lo scopo iniziale era quello di unire le varie... rimanenze del pranzo di domenica... o gli abbondanti affettati, presenza perenne di uno dei due frigoriferi... per passare una serata insieme. Da quella sera, nata a culmine della festa dell’oratorio, sono stati pochissimi i forfait, e per la maggior parte delle volte a causa degli impegni scolastici dei nostri figli. Cosa c’entra tutto questo con Don Antonio? Beh, le serate sono diventate mitiche e, piano piano, prima si è unito a noi un giovane educatore dell’oratorio e sporadicamente ci ha degnato della sua presenza anche Don Antonio, incuriosito certamente dai numerosi episodi riferiti in merito... e poi le leggende, i filmati e gli sfottò estratti dalle nostre domeniche. Chiamarlo quando era assente era un obbligo... ed altrettanto scontate erano le sue risposte: “cosa volete?”, “siete brilli ?”, “adesso non posso... sono a casa di una famiglia” (come se noi non lo fossimo!), “non avete nulla da fare?”. Il culmine è stato raggiunto con l’organizzazione di una cenetta denominata “cena di riconciliazione”, con tanto di manifestini colorati su tutto l’androne, in cui si evidenziava in almeno 20 lingue differenti la frase: “Don Antonio, tu sia testimone della Cena di pacificazione”. La cenetta doveva rappresentare una presunta riconciliazione fra vicini di casa che certo non avevano mai litigato, ma è anche vero che non avevano mai condiviso un pasto... se non all’oratorio. Ho riso da solo al pensiero ed al ricordo della nostra folle stupidità. Ed ora come faremo se tu vai via? Ok, abbiamo coinvolto alle nostre cenette anche Don Ale, tuo predecessore, e siete stati nostri graditissimi ospiti... contemporaneamente... ma una cosa è stato mettere in competizione l’attuale Don con l’ex Don..... “...certo che quando c’era don Ale, l’oratorio il venerdì non era chiuso”... oppure: “ ma i fuochi d’ artificio alla fine della festa dell’ oratorio con Don Antonio non si erano mai visti prima” e di seguito così... anche per giustificare ogni proposta di brindisi... ma sarà diverso avervi di nuovo a cena... ma tutti e due oramai lontani dal nostro oratorio! Antonio, scriviamo con il cuore... sai che odiamo la retorica e le frasi stucchevoli. Ci mancherai e lo diciamo certi di non essere smentiti! i “Rivoluzionari della Domenica delle Cenette” Raccogliere l’eredità di don Alessandro, che aveva dovuto ricreare l’Oratorio partendo praticamente dal nulla, riuscendoci, non deve essere stato facile: don Antonio ha saputo proseguire l’azione ricostruttiva consolidandola con lo stile, l’entusiasmo e l’organizzazione che lo contraddistinguono. Oratorio colmo di bambini e gruppi giovanili vivi e propositivi: a nostra memoria erano decenni che tutto questo non accadeva. Credo che i nostri ricordi più belli con lui siano quelli legati alle vacanze comunitarie con i ragazzi: come dimenticare quella estiva del 2010 a Saint Barthelemy, con la presenza anche di un frugoletto di appena un mese? E infatti è proprio questo uno dei suoi pregi (oltre alla nota capacità organizzativa!): quello di saper creare sempre occasioni speciali... Sempre: dalle vacanze estive, ai ritiri, alle catechesi con i giovani e con gli adolescenti, fino ad arrivare ai nostri incontri con il “Gruppo giovani coppie”. È sempre riuscito a trasmetterci le Sue Parole, facendoci percepire la Sua Presenza, con un’intensità che è stata a volte così tangibile da impressionare. Credo sia questo che ci ha unito e legato così profondamente con lui. In tanti anni, però, rimane il rammarico per non essere riusciti, seppur con innumerevoli tentativi, a fargli pronunciare la parola SPES e non SPORTIVA: ma questo è rimasto sempre un suo vezzo. Grazie Don per averci non solo guidato, ma aver percorso con noi un pezzo importante, tu solo sai quanto, della nostra vita. Buona nuova avventura Don, di certo non ci perderemo di vista! Anna e Diego Vicario Caro Don, non arrabbiarti se piangiamo perchè tu vai via, perchè tu eri il centro per molti di noi, insegnante, educatore, padre, fratello, amico, guida, segno, eri PRESENZA. Riuscivi ad arrivare sempre, nel momento giusto, al centro di ogni persona. Non avevi un linguaggio diverso per ciascuno, avevi il linguaggio del Vangelo, che riuscivi a trasmettere a tutti nel modo in cui ognuno aveva bisogno di sentirselo dire. Poche parole, ma significative. Sempre. Quelle che ti incidono. È proprio il verbo giusto, perchè non passano più, non le scordi più, non ti vanno più via. Se penso ai nostri incontri del gruppo famiglia, posso dirti con sincerità che non ne ho scordato uno, li ho in mente tutti. Le parole che ci dicevi, sia quando leggevamo il Vangelo o facevamo scuola di preghiera, continuano a tornarmi alla mente, sempre, a distanza di tempo, come un’onda che continua a cercare la riva, quando lavoro, quando parlo con i miei bambini, quando sono con mio marito, la sera prima di dormire, quando prego. Ecco, per me le tue parole sono diventate vita, non sono “rimaste lì”. Con te e per l’unità che abbiamo creato con le altre famiglie, Cristo è entrato veramente nella mia vita, nel mio essere moglie, mamma, figlia, amica, nel mio rapportarmi con le persone che incontro nel lavoro. Ecco perchè di fronte ad un Incontro così grande, ad una gioia così speciale, non puoi chiederci di non piangere. Ma voglio anche dirti che, nonostante le umane e fragili lacrime, la gioia che hai portato nella mia vita è quella gioia che nessuno può togliermi, neanche il distacco. So che non rimango sola perchè la nostra amicizia e unità, quella che tu hai creato tra noi, sarà Presenza di Gesù vivo fra noi ogni giorno. Vorrei ringraziarti per tante altre cose che hai fatto, per me e anche per i miei bambini, ma cercherò di essere come te. Essenziale. Se guardi sul vocabolario, però, essenziale vuole anche dire “che costituisce l’Essenza di una cosa” oppure “piu importante”. Allora ho pensato che questo, fra tutti i doni che tu hai, che ci hai portato e che abbiamo avuto la fortuna di conoscere, questo è proprio il termine che descive meglio Don Antonio. Il Don è Essenziale, non insostituibile, come vuoi tu, ma almeno concedimi essenziale. Allora d’accordo, come hai detto tu, se la casa è costruita sulla roccia, lo Spirito è con noi e tutto andrà bene, e io credo di sì don, perchè la parte essenziale, le fondamenta, tu ce le hai date. Ora ti saluto con gioia, la gioia di chi ha avuto una grande grazia nella vita, e pensa che dopo sette anni, è Essenziale che anche altre persone abbiano l’occasione e l’opportunità di ricevere questa Grazia. Sara Castelletti ✾ ✾ ✾ vita della comunità ✾ ✾ ✾ vita della comunità ✾ ✾ ✾ PROPOSTA PASTORALE 2014-2015 “Solo insieme: la Chiesa comunità educante” Testo biblico di riferimento: Mc 3 “La chiamata dei dodici” Cammino pastorale per accompagnare all’incontro personale con Cristo nella comunità cristiana PER COGLIERE IL FILO ROSSO DELLA PROPOSTA PASTORALE DELL’ANNO Il tema di quest’anno muove le mosse dalla nota pastorale dell’Arcivescovo dal titolo: “La comunità educante”. Vogliamo aiutare a scoprire insieme il senso della Chiesa comunità educante, cioè presenza viva del Mistero di Cristo nella storia. Lo slogan che ci siamo dati, che ha come riferimento l’icona biblica della chiamata dei dodici apostoli da Gesù sul monte, è: “solo insieme!”. Sono cinque le proposte che qualificano l’anno che vivremo insieme: 1. La nuova iniziazione cristiana dei ragazzi, che prevede un nuovo metodo, nuovi contenuti e un diverso coinvolgimento dei genitori. 2. La realizzazione, con chi ci sta, di una comunità educante, cioè la relazione di adulti che formulano un patto educativo per accompagnare le giovani generazioni all’incontro con Cristo nella comunità cristiana. 3. La proposta di formazione per gli adulti. Proponiamo un cammino quindicinale di formazione permanente sul tema della chiesa, a partire dai contenuti proposti negli incontri della domenica mattina. Il cammino si articola in 4 tappe, introdotte da persone di qualità in un incontro unitario alla domenica mattina dalle 11 alle 12; i contenuti proposti verranno poi ripresi insieme in un percorso di catechesi per adulti, che si terrà il venerdì sera alle 21.00 ogni quindici giorni (in alternanza con la lectio divina). 4. I gruppi famigliari. Esistono già in parrocchia tre gruppi famigliari. Il loro cammino (e quello di nuovi gruppi che nasceranno) sarà coordinato in modo unitario: gli incontri saranno nella stessa sera, con una proposta comune e momenti di dialogo e di confronto distinti. 5. Oratorio. La partenza del coadiutore dell’oratorio e l’arrivo del nuovo Diacono sarà occasione per una rinnovata corresponsabilità dei genitori e degli educatori e per una significativa proposta vocazionale. Prima tappa: “NE CHIAMÒ DODICI…” Ovvero: lo smarrimento del senso della Chiesa Periodo: Settembre-ottobre Esperienze: Arrivo del Diacono 3/10; festa di accoglienza sabato 4/10. Festa della Zolla 5/10. Cresime. Giornata missionaria. Pellegrinaggio sulle orme di Mosè: dal 30/10 al 6/11. Gruppo famiglie: Inizio incontri sabato 11/10 (nella stessa sera, un’unica proposta, con tre momenti distinti di scambio), sul discorso ecclesiale di Matteo. Oratorio: Saluto a don Antonio 27-28/9 e festa Oratorio: “Solo insieme”. Inizio catechesi per tutte le età e incontri genitori. Inizio nuovo percorso di iniziazione cristiana: cammino coi genitori. Formazione adulti: Incontro unitario Domenica 19/10 alle ore 11: “La causa dello smarrimento del senso della Chiesa nella mentalità moderna. L’urgenza del passaggio da una ‘fede fai da te’ a una fede ecclesiale” (Mons. Francesco Braschi). Altri incontri sul tema in questi venerdì: 17/10; 24/10; 7/11. Comunità educante: Inizio cammino e primo annuncio ai genitori e alle varie figure educative Seconda tappa: “…PERCHÈ STESSERO CON LUI” Ovvero: Cristo vivo e presente nella Chiesa Periodo: Novembre-dicembre Esperienze: Giornata della carità 9/11. Processione decanale 15/11. Avvento. “L’incarnazione di Cristo nella storia di oggi”. Benedizione delle famiglie (sacerdoti, diacono, Suore). Ritiro parrocchiale di Avvento il 30/11 presso il convento dei frati. Novena. S. Natale. Gruppo famiglie: Uscita coppie a Roma 1-2/11. Incontri del sabato: 8/11; 13/12 (sul discorso ecclesiale di Matteo). Oratorio: Ritiri ragazzi, adolescenti e giovani. Vacanze invernali dell’oratorio. Formazione adulti: Domenica 16/11 alle ore 11: “La Chiesa incarnazione del Mistero di Cristo nella storia” (relatore: Sua Eccellenza padre Paolo Martinelli). Altri incontri sul tema in questi venerdì: 21/11; 5/12; 19/12. Comunità educante: Primo incontro delle varie figure insieme, individuando alcuni “riti familiari” e alcuni metodi educativi comuni. Terza tappa: “COL POTERE DI SCACCIARE I DEMONI” Ovvero: La novità che l’incontro con Cristo nella Chiesa produce nella vita Periodo: Gennaio - febbraio - marzo Esperienze: Giornate della famiglia; della vita; della solidarietà. Quaresima: “Un corpo preso, benedetto, spezzato, dato”. Triduo pasquale. Ritiro parrocchiale di Quaresima il 22/3, al PIME. Inizio del cammino per il rinnovo del Consiglio pastorale parrocchiale. Gruppo famiglie: Incontri del sabato: 10/1; 7/2; 14/2 (sul discorso ecclesiale di Matteo). Oratorio: Ritiri di quaresima per ragazzi, adolescenti e giovani. Formazione adulti: Domenica 18/1 alle ore 11: “La Chiesa segno e strumento di unità con Dio e con gli uomini. Lo stile: la reciprocità dell’amore”. Altri incontri sul tema in questi venerdì: 9/1; 23/1; 6/2; 20/2; 6/3; 20/3. Comunità educante: Settimana dell’educazione (fine gennaio): educare è dirigere verso una meta e un destino… o no? Quarta tappa: “…E PER MANDARLI A PREDICARE” Ovvero: Una Chiesa dalla carità e dalla missione Periodo: Aprile-maggio-giugno Esperienze: Expo. Elezioni Consiglio Pastorale Parrocchiale. Mese di maggio. Ordinazione presbiterale del Diacono. Gruppo famiglie: Incontri del sabato: 11/4; 9/5 (sul discorso ecclesiale di Matteo). Ritiro delle famiglie: 23/5. Oratorio: Oratorio estivo. Prime comunioni. Vacanze estive dell’oratorio. Formazione adulti: Incontro unitario Domenica 12/4 ore 11: “Cosa nutre l’uomo? La missione della Chiesa nel mondo”. Altri incontri sul tema in questi venerdì: 17/4; 15/5. Comunità educante: Incontro unitario e conclusivo di verifica e di rilancio dell’esperienza. Vogliamo vivere tutto ciò “solo insieme”. Anche con te! Viaggio a Ottmaring, Monaco e Dachau di Fausto Leali Strana gente, i parrocchiani di San Protaso. Vanno in pellegrinaggio in maggio nella terra dell’Oktoberfest. E va bene che se il campo è il mondo, pure la birra bavarese avrà il suo perché, ma alle sei di mattina, in una piazzale Brescia ancora grigia e deserta, riesce difficile capire perché ci stiamo recando proprio lì. E sì che il sottotitolo del viaggio è davvero accattivante: “tra la memoria delle fratture del passato, i semi di speranza del presente e i segni di un mondo unito futuro”. Ottmaring, Monaco e Dachau: cosa ci aspetta? Perché i segni di un doloroso passato sono chiari, ma quelli del mondo unito sembrano tutti da scoprire. E allora si va, senza indugio, e lungo il viaggio c’è tutto il tempo per sonnecchiare ancora un po’ e poi chiacchierare, ridere, scherzare, e scoprire che l’Adelaide non è per nulla la vegliarda che don Paolo prende sempre in giro, ma l’amica che ha il cuore più giovane di tutti noi. Prima tappa ad Ottmaring, che sarà anche la nostra casa, alle porte di Augsburg, nella cui cattedrale, il 31 ottobre 1999, cattolici e luterani giunsero alla storica firma della dichiarazione congiunta della dottrina della giustificazione, dopo secoli d’incomprensioni e reciproche scomuniche. Un grande passo nel dialogo tra cristiani, che ha le sue radici anche ad Ottmaring. Qui si trova infatti la cittadella ecumenica del Movimento dei Focolari, dove da quarant’anni evangelici e cattolici vivono insieme, uniti in Cristo pur nelle diversità di appartenenze ecclesiali, in un vero spirito di riconciliazione. Ogni giorno, per i 140 abitanti della cittadella ci sono occasioni di condividere gli aspetti semplici della vita ed anche i momenti di preghiera, comprese la Messa e la Santa Cena. Scendiamo dal pullman un po’ emozionati, prima di entrare al centro di accoglienza, il Begengnungszentrum (ma come caspita si pronuncia?), mentre don Paolo abbraccia monsignor Wilfried Hagemann, che molti di noi hanno conosciuto per la sua testimonianza lo scorso anno a San Protaso ed anche di persona, durante una giornata di ritiro delle coppie. Quella di Wilfried sarà una gioiosa presenza lungo tutto il nostro viaggio, ma non sarà la sola. Ad ogni tappa troveremo ad accompagnarci amici del luogo, capaci di farci da guida in un buon italiano, ma soprattutto sempre indossatori di uno splendido sorriso. La visita a Monaco, il giorno dopo, sarà una continua scoperta. Già abbiamo visto i semi di speranza e i segni del mondo unito, che stanno facendo breccia nel rapporto che si va costruendo tra di noi. Ma a Monaco incontriamo anche storie di chi ha saputo abbracciare la croce, che le vie della città raccontano ancora. Storie come quelle dei ragazzi della Rosa Bianca, gli studenti cristiani che pagarono con la vita la loro opposizione al regime nazista. Come non sussultare, mentre il pullman passa davanti all’università e risuonano le ultime parole della madre di Sophie Scholl, prima che venga condotta al patibolo: “penserai a Gesù, vero Sophie?” E quelle della risposta, pacata e serena: “Sì, ma anche tu”. Come entrare, di lì a poco, senza commozione, nella chiesa dove riposa Rupert Mayer, l’apostolo di Monaco, perseguitato dai nazisti e beatificato da Giovanni Paolo II? Eccola qui, la memoria delle fratture del passato, quella che incontreremo l’indomani a Dachau, tutta intera nella sua dolorosissima presenza. Dachau é un urlo nelle tenebre. Un grido nella notte oscura dell’umanità. Dachau é un pugno nello stomaco, il dolore della frusta, il morire un cappio al collo o di fame e di fatica.Varchiamo il cancello della menzogna di un passo lento. La mistificazione di quella frase - arbeit macht frei - perché non é il lavoro che rende liberi, ma la dignità dell’essere persona. E qui, invece, non sei un essere umano, ma un numero. Senza proprietà, né libertà. Privo di vestiti, di cibo. Senza diritto alla vita. Senza diritto a Dio. Attraversiamo tutto il campo, facciamo memoria di ciò che molti di noi non hanno visto mai. Ed arriviamo in fondo. Là dove la cappella del Carmelo del Preziosissimo Sangue ci attende per la santa Messa, e dove la preghiera ci raggruppa in unità. Dentro tutti gli inquietanti perché di questa nostra fragile umanità. Eppure anche a Dachau la croce di Cristo ha costruito semi di speranza. E’ la storia di Karl Leisner, ordinato sacerdote segretamente nel campo, dove celebrò la prima ed unica messa della sua vita. E la sua storia è uno dei tanti doni preziosi che ciascuno di noi si porta a casa. Quel che rimane, alla fine del viaggio, è ciò che si è visto e si è costruito, nel rapporto tra noi e con gli amici incontrati lassù. “Niente è più urgente nel mondo di una potente corrente d’amore”, disse Chiara Lubich, durante una delle sue ultime visite ad Ottmaring ed Augsburg. Non è forse questa l’unica strada da percorrere per l’uomo anche in questi ultimi e drammatici tempi di guerra? Stracolletta! “Ma avete sbagliato stagione?” di Annalisa e Mauro Mastronicola Il 14 Giugno si è svolta per la prima volta una Colletta Alimentare Straordinaria, dopo la classica edizione di Novembre. Questa iniziativa si è resa necessaria a causa della situazione economica, che sta facendo aumentare il numero delle famiglie bisognose. Purtroppo a questo si aggiunge una diminuzione degli “aiuti istituzionali” per questioni burocratiche. Un po’ scettici, abbiamo accettato il “nostro” posto al supermercato di Piazzale Siena. Il reclutamento dei volontari è risultato difficoltoso, a causa del periodo dell’anno e del poco preavviso... ma anche questa volta ce l’abbiamo fatta! Sabato pomeriggio eravamo presenti con i nostri volontari più affezionati, i ragazzi del basket, le nostre “veline” del gruppo 18-20enni e forze nuove e giovani! La provvidenza poi ha lavorato per riuscire a coprire tutti i turni. Al contrario delle aspettative, la risposta della gente, superata la diffidenza iniziale - “ma non l’avete già fatta la raccolta quest’anno?”, “ma non è a Novembre?”, “ma avete sbagliato stagione?” - è stata più che positiva; ci siamo stupiti nel vedere come quasi tutti abbiano dato qualcosa, anche se gli scatoloni non si sono riempiti come avremmo voluto. A livello nazionale è stato comunque un successo, dato che si è trattato di un “di più”, straordinario appunto! L’emergenza esiste e continua. Ma nello spirito di condivisione che è alla base dell’iniziativa della Colletta, ci sentiamo di proporre che ognuno si senta chiamato a dare il proprio contributo, dando “un’occhiata al frigorifero”, limitando così gli sprechi alimentari, ed un’occhiata alle iniziative mensili di raccolta proposte dalla nostra Parrocchia. archivio di giugno/settembre RIGENERATI NELLO SPIRITO La comunità parrocchiale accoglie nuovi figli del Padre e membra vive del Corpo di Cristo. E si impegna ad educarli nella fede. FRANCESCO DI GENNARO TOMAS CHIRICO ALESSIO TAMBURINI GIORGIO ALMASIO ALESSANDRA MERCADO ARMANDO BRANDOLESE ALICE LA MANUZZI YASSURY TARANZONA LOPEZ GINEVRA CAPORUSSO VITTORIA MONTEBELLI FEDERICO e GIADA BUFARINI TOMMASO MASTRANTUONO VIOLA VERGANI LORENZO CASELLA UNITI IN CRISTO Auguriamo gioia ai coniugi che hanno deciso di amarsi sempre e di educare i figli in una famiglia cristiana. RIVERA STEFANO con SANG NAYEON TREVISANO STEFANO con BIANCONI RITA BONOMI VALENTINO con SALIB ANGELA TRIASSI GIUSEPPE con SCIALPI CINZIA NELLA CASA DEL PADRE La vita non è tolta, è soltanto cambiata: erano pellegrini come noi, ora ci attendono da loro, nel posto preparato dal Risorto. DEL TENNO GIULIA, a. 74 GIANNINI SILVIA, a. 81 POGLIANI SANTA, A. 88 LUNGHI UMBERTO,a. 69 GRECO ANGELINA, a. 85 NICHOLS LILY, a. 72 BERETTA ANGELA, a. 78 ANZIL CRISTINA, a. 65 AMBROSELLI GIOVANNI, a. 87 ZINGALES LEONE, a. 89 PIONTINI PIERINA, a. 91 CANDELIERE FILIPPO, a. 84 COLOMBO ELIDE, a. 90 CAVAROCCHI LIVIO, a. 99 GAVITA ARMANDO, a. 54 CALTAGIRONE FRANCESCO, a. 95 SERMIDI AMEDEA, a. 82 AUGELLO ROSA, a. 86 GAZZOLA ATTE, a. 91 ROSSI IDA, a. 92 BINI GIULIANA, a. 75 CAPUANO ANTONIETTA, a. 88 ERLOC INES, a. 88 DE FELICE BETTINA, a. 83 CARUSO GIUSEPPE, a. 54 FABRELLO LUCIA, a. 74 FUCCIOLO WANDA, a.79 ZUROLO GIOVANNA, a. 61 ZAURITO RAFFAELLA, a. 64 GIOVENZANA GIUSEPPINA, a. 90 MALNI MARIO, a. 95 SALA ANNAMARIA, a. 84 SALERNO GRAZIA, a. 75 NICHETTI MADDALENA, a. 84 ZAMBELLI ERNESTO, a. 79 ✾ ✾ ✾ esperienze dal mondo ✾ ✾ ✾ esperienze dal mondo ✾ ✾ ✾ Per tutti, senza discriminazioni, rischiando anche la vita Sono Justin Nary, vengo dalla Repubblica Centrafricana, un paese fino a poco tempo fa piuttosto sconosciuto, da mesi teatro di una sanguinosa guerra civile tra musulmani, cristiani e animisti. Da tre anni sono parroco in una grande città. Quando sono arrivato in parrocchia, tutto il paese viveva già sotto la psicosi di un possibile conflitto tra musulmani e non musulmani (cristiani, animisti e pagani). Una cosa che mi ha scioccato molto era che noi sacerdoti e pastori di altre Chiese non ci conoscevamo, nè tra di noi nè con gli imam musulmani. Assieme ad alcuni pastori più aperti, siamo riusciti a coinvolgere tutti gli altri e poi anche i leader musulmani, nell'impegno di creare insieme uno spazio di fraternità. Cosicchè fra noi ministri cristiani ci siamo ritrovati ogni settimana per pregare e vedere insieme gli orientamenti da trasmettere ai nostri fedeli per una convivenza pacifica. Ogni quindici giorni circa ci siamo incontrati anche con gli imam della città. Tutto funzionava bene, finchè la minoranza musulmana ha organizzato un colpo di stato e ha preso il controllo del potere in tutto il paese, cominciando a massacrare i cristiani e tutti gli altri che non erano musulmani. Per noi come Chiesa è stata una botta terribile. Ero là, in quella città a forte influenza musulmana, per difendere i cristiani, anche al rischio della vita; e questo per quasi un anno. A poco a poco, ha preso consistenza u'altra ribellione, formata dai cosiddetti ribelli antibalaka, composta da cristiani, pagani e animisti, che è riuscita a rovesciare la situazione, prendendo il controllo di gran parte del Paese, con l'obiettivo dichiarato di farla finita con tutti i musulmani, per vendicarsi di tutte le violenze che avevano subito dai ribelli musulmani (seleka). Quanti hanno potuto, a questo punto, sono scappati dalla città. Altri musulmani sono venuti a rifugiarsi da me, nella parrocchia. Li ho accolti: più di 2000 persone. Ne ho subito informato il vescovo, che mi ha assicurato il suo appoggio. Quando i ribelli cristiani e animisti hanno saputo che stavo proteggendo i musulmani, sono venuti per ucciderli. Mi hanno chiesto più volte di farli uscire, cioè di consegnarli, ma io ho rifiutato, cercando di avviare una trattativa anche con i pochi soldi che avevo, ma tutto inutilmente. Allora hanno deciso di portare quaranta litri di benzina per dar fuoco alla chiesa e ucciderci tutti. Ci hanno indicato un giorno e un’ora, ponendoci un ultimatum. Davanti a questa minaccia ho cercato di far di tutto per ottenere protezione, chiamando il governo e le varie autorità per chiedere aiuto, ma senza successo. I miei confratelli che in quei giorni non erano in città, sapendo cosa stava accadendo, sono venuti per portarmi via. E' stato un momento molto difficile per me, perchè partire significava abbandonare più di duemila persone nelle mani dei ribelli. Restare voleva dire, invece, accettare di essere massacrato insieme ai musulmani. Restavano ormai poche ore. Prima di metterci a riflettere sul da farsi, siamo andati a dire velocemente la Santa Messa. Al momento di silenzio dopo la comunione, ho capito che Dio mi chiedeva di dare la cosa più importante che avevo: la mia vita. Veniva da pensare ai tanti progetti che avevo per il futuro. Anche se un fiume di lacrime mi usciva dagli occhi, ho deciso di rimanere, chiedendo ai miei confratelli di partire. Prima di andar via, però, ho chiesto loro di darmi il tempo per scrivere in fretta il mio testamento. Mentre lo scrivevo, uno dei miei confratelli mi ha detto: "Non posso lasciarti, io rimango con te". Dopo di lui, uno dopo l'altro, tutti e tre hanno deciso di rimanere. Nell'attesa dei ribelli, ci siamo guardati con le lacrime agli occhi, pregando ciascuno nel suo intimo. Avevo fatto tutto il possibile: avevo avvertito le autorità, l'esercito, ma non era successo nulla. Poi, all'improvviso, squilla il telefonino: è il capo dell'esercito dell’Unione africana, che era in Centrafrica per la sicurezza del Paese. Sapeva cosa stava accadendo e mi avverte che nei pressi della nostra città sarebbero passati i militari, diretti alla frontiera. Sono andato loro incontro per chiedere aiuto e insieme a loro siamo riusciti a tornare in parrocchia diciassette minuti prima dell'arrivo dei ribelli. E' così che siamo salvi. I ribelli hanno fatto un tentativo d'assalto, ma i militari che ci proteggevano erano più forti, ed è tornata la calma. Poi, piano piano, siamo riusciti a far andare una parte dei rifugiati in Camerun. Ora in parrocchia ne restano ancora 800, protetti dai militari. E' così che, come sacerdote, cerco di vivere nel quotidiano aperto a tutti, amando Dio e il prossimo senza discriminazioni, anche nei momenti difficili. Justin Nary CINEMA OSOPPO Stagione 2014-2015 In collaborazione con: CCC San Benedetto – CCC Carlo Calori – Fondazione Perini GLI AFFETTI, IL LAVORO E LA FESTA NEL CINEMA CONTEMPORANEO TUTTI i LUNEDÌ e MARTEDÌ alle 15.30 e 21.00 22-23 settembre 12 ANNI SCHIAVO 29-30 settembre LA MAFIA UCCIDE SOLO D’ESTATE 6-7 ottobre NOAH 13-14 ottobre AMERICAN HUSTEL 20-21 ottobre WALESA 27-28 ottobre PHILOMENA 3-4 novembre LA MOSSA DEL PINGUINO 10-11 novembre THE MONUMENTS MEN 17-18 novembre LE MERAVIGLIE 24-25 novembre UNA FRAGILE ARMONIA 1-2 dicembre LEI 8-9 dicembre SAVING MR BANCKS 15-16 dicembre IO SONO INFINITO 22-23 dicembre BELLE E SEBASTIEN 5-6 gennaio VADO A SCUOLA 12-13 gennaio SOTTO UNA BUONA STELLA 19-20 gennaio Il miglior film uscito in autunno 26-27 gennaio STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI 2-3 febbraio IL PASSATO 9-10 febbraio GRAND BUDAPEST HOTEL 16-17 febbraio SUPERCONDRIACO 23-24 febbraio CON CUORE PURO 2-3 marzo IDA 9-10 marzo QUESTIONE DI TEMPO 16-17 marzo QUEL CHE SAPEVA MAISIE 23-24 marzo FATHER AND SON 30-31 marzo UN DIOS PROHIBIDO 13-14 aprile Il miglior film uscito in inverno 20-21 aprile LA GRANDE ILLUSIONE 27-28 aprile IL SOSPETTO 4-5 maggio LA CUOCA DEL PRESIDENTE 11-12 maggio BLUE JASMINE 18-19 maggio SUGAR MAN 25-26 maggio NEBRASKA 1-2 giugno THE GREY 8-9 giugno LEVARSI LA CISPA DAGLI OCCHI 15-16 giugno Il miglior film uscito in primavera Biglietto: Intero € 5,00. Ridotto (over 65) € 3,50 - Abbonamento € 60,00 www.cccsanbenedetto.it www.parrocchiasanprotaso.org www.cinemateatroosoppo.org Parrocchia: www.parrocchiasanprotaso.org Oratorio: www.oratoriosanprotaso.it Gruppo sportivo: www.spes-mi.org Centro culturale: http://centroculturalesp.wordpress.com Scuola dell’infanzia: www.infanziagbmolla.org Coro: http://digilander.libero.it/pepe0dgl/